BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2010  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheSan Giuseppe - Clicca qui per consultareParlano le lettere

Tutti gli articoli di BibbiaWeb ATTESA DEL MESSIA...

AMORE, NAVICELLA DELL'UOMO NUOVO, ASTRONAUTA DEL CIELO
di Alessandro Conti Puorger

L'IPERSPAZIO E L'UOMO INTERIORE
I pensieri espressi in queste pagine trovano la loro continuità nel discorso che implica il domandarsi se abbiamo una conoscenza limitata di noi stessi e se viviamo non nel mondo a cui siamo destinati, ma in una sua proiezione.
Non nel senso che viviamo in un mondo immaginario, ma che abbiamo la non sensibilità d'alcune dimensioni e viviamo come un sottoprodotto di vita in cui c'è mancanza o estrema carenza di parti essenziali, pur se il mondo è soggetto a leggi precise, che però non conosciamo appieno.
Viviamo come in una cantina ove la percezione della luce è minima e il pericolo è che ci stiamo abituando a farci bastare la luce che trapela dalla porta.
Allo stesso modo che se qualcuno, di giorno, avesse abbassato le tapparelle in una stanza; in effetti, chi deve vederci in quella stanza siamo noi e dobbiamo provare a cambiare, ossia siamo noi che dobbiamo comprendere che sono da alzare le tapparelle, perché non stiamo utilizziamo a pieno le nostre doti e dobbiamo farle crescere per poter godere di quanto è a nostra disposizione.
È come per le capacità cerebrali, ne usiamo tutti solo piccole percentuali.

La creazione è un totale miracolo, Dio non compie miracoli invano e non si deve fare affidamento sui miracoli, il vero miracolo è che noi stessi ci apriamo alla Sua conoscenza.
L'uomo di fronte alla realtà di Dio, si può porre:
  • negandone l'esistenza;
  • dirsi che è come gli extraterrestri che non sono di qui e chi sa se ci sono;
  • pensarlo un padre e una madre buona che desidera che cresciamo.
In questo ultimo caso, poi, è molto discreto e si nasconde un poco per non opprimerci, ma appena cominciamo a cercarlo si rivela ed è certo perché ci ha dato anche, ma va utilizzata la curiosità e la capacità di penetrare oltre la buccia del mondo "fisico" per vedere la luce che brilla sul suo volto.
Quella poca luce che vediamo è comunque il suo sguardo su di noi.

Basta che ci venga in mente di provarci.
Stiamo in un luogo che serve ad educare la nostra vista e per non restare abbagliati abbiamo come lenti affumicate.
La conoscenza è accorgersi del suo sguardo e corrispondergli, cioè cercare di mettersi lenti sempre meno scure e con quel minimo di luce far crescere il discernimento per capire volta per volta quali siano le lenti più opportune da sostituire.
In ciò consiste la conversione cioè corrispondere al suo sguardo.
Il male esiste in quanto assenza di luce.
Il mondo interagisce con noi e noi col mondo e la sua percezione è modificata dalla nostra presenza.

Per il Mosè Maimonide (1136-1204), detto Rambam, filosofo ebreo del XII secolo, l'era messianica sarà quella in cui tutti saranno a cercare di conoscere Dio (Mishneh Torah Hilchot Melchim 11.12).
I suoi seguaci raccontavano che nella notte in cui finì il suo capolavoro, la Mishneh Torah, Mosè in persona sarebbe apparso in sogno al Rambam per dirgli "Ben fatto!" e dicevano di lui che si chiamava Mosè: "da Mosè a Mosè non ci fu nessuno come Mosè".
Quello di Maimonide altri non è che il messaggio del profeta Isaia sui tempi messianici, quando, dopo aver parlato di una natura rappacificata, dice: "...la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare." (Isaia 11,9)
Il fatto è che qui alcune nostre capacità non vengono captate o, perché appiattite in questo mondo che è una sezione di un mondo più complesso, o perché certe capacità debbono prima crescere in quelle dimensioni che qui non vengono misurate.
Divenute sensibilmente grandi oltre un certo limite finalmente, qualche volta, fanno vedere qualcosa nel mondo che ci è noto e lasciano stupefatti, quasi fenomeni paranormali o extraterrestri.
Propongo a ritroso per chi trovasse qualche spunto interessante in questo sviluppo la lettura dei seguenti articoli che in effetti sono preparatori a questi pensieri:
La domanda che s'impone è: la dimensione spirituale dell'uomo è una dimensione reale o è solo un artificio mentale?
È materia che si può indagare con mezzi umani o fa parte dell'etereo e dell'extraterrestre?
Restando con i piedi per terra dobbiamo costatare che le dimensioni fisiche in cui noi viviamo sono le tre dimensioni spaziali e il tempo che provoca il cambiamento solo in un senso, cioè in avanti.
Ogni istante, però, lo viviamo in un mondo solo tridimensionale.
L'attimo dopo lo viviamo ancora in un mondo tridimensionale in cui però è cambiato qualcosa rispetto a prima, se non al di fuori di noi almeno all'interno di noi.
Essendo tutto in movimento, di fatto, poi non restiamo nella stessa sfera volumetrico spaziale di prima rispetto a un punto fisso esterno, ma siccome non possiamo definire questo punto fisso non possiamo definire coordinate assolute, ma solo relative.
L'attimo dopo, perciò, siamo nello spazio forse con le stesse coordinate relative, ma non con stesse coordinate assolute, che pur se variate restano assolutamente incognite.
Il dire perciò che il nostro mondo ha tre dimensioni è inesatto, ma è anche inesatto dire che ne ha quattro, perché il tempo è diverso da luogo a luogo. Se guardiamo il cielo vediamo ad occhio nudo circa 3000 stelle dal nostro emisfero e le stelle ancora visibili in tal modo in una sfera di 50 anni luce sono ancora circa 5%.
Quindi noi in contemporanea non vediamo un bel nulla, ma tutto è sfasato a seconda della distanza perché condizionato dal nostro strumento di ricezione che è buono solo per immagini vicine e che non cambino troppo velocemente.
Quindi nel creato c'è un tempo relativo ad ogni luogo che poi dipende da noi che lo misuriamo ed è quindi condizionato dal modo come lo misuriamo.
In definitiva se guardiamo lo spazio siderale vediamo come era, non come è, e questo "era" poi è diverso a seconda la distanza.
È stato così valutato che a 15 miliardi di anni luci vi sono stelle che stanno ancora nascendo.
Se in un punto dello spazio potessi avere i fotogrammi di tutti i cambiamenti che si verificano avrei in quella zona la quarta dimensione, cioè saprei esattamente cosa accade in quella zona spaziale nell'arco temporale considerato e avrei una visione storica dello spazio.
Si vedrebbe la crescita generale dell'originaria esplosione.
Per quella porzione forse non passerebbe mai nulla e forse siamo passati noi e prima di noi stelle che ora si trovano a miliardi d'anni di distanza.
Se si dilatasse questo arco di tempo all'infinito e per ogni zona avremmo lo spazio a 4 dimensioni spazio-eternità.
Tutto ciò per pensare la dimensione n+1 e il mondo a quattro dimensioni senza tempo.
È poi da considerare che due oggetti non possono stare simultaneamente nello stesso spazio, eppure l'amore trascende spazio e tempo e permette di mettersi in comunicazione e in relazione con persone lontane.
Tutto questo almanaccare è stato provocato non da un articolo scientifico, ma dalla lettura del brano della lettera agli Efesini di San Paolo, ove dice:

"Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio." (Efesini 3,14-19)

In questo discorso vi è chiara l'idea di un essere che portiamo nascosto in noi stessi, l'uomo interiore.
Ciascuno di noi è immagine di ciò che è internamente e non lo sa.
Quello che si vede di noi è l'uomo vecchio che vive in questo mondo a tre dimensioni schiavo del tempo, ma in noi è in gestazione un uomo interiore, sensibile allo spirito, un uomo spirituale che vive di vita propria.
L'uomo interiore è però nutrito dall'uomo esteriore, se n'accorga o no, e ha anche capacita di captare dimensioni che l'uomo della carne non può sentire, quelle dello spirito, perciò l'uomo della carne sotto questo aspetto se vuol far crescere l'uomo interiore deve dar retta, se ha ancora un po' di sensibilità, alla voce di quello interiore.
Prima o poi l'uomo interiore verrà alla luce come uomo nuovo.
Siamo quello che mangiamo, insomma, e ciò vale sia per l'uomo esteriore, sia per l'uomo interiore.
Quindi come sta aumentando l'attenzione sulla scienza della bio-alimentazione deve crescere la pratica ad una sana educazione spirituale, altrimenti siamo solo stelle cadenti.
Certe prassi e certe ricerche che sembrano stupide all'uomo della carne, perché non può comprenderle, sono invece una tavola imbandita per quello interiore, quindi... cerchiamo di volerci bene.
San Paolo è esploratore di questa realtà e ce la propone con quelle espressioni nelle sue lettere:
  • uomo vecchio in Romani 6,6; Efesini 4,22; Colossesi 3,9.
  • uomo interiore in Efesini 3,16.
  • uomo spirituale in 1Corinzi 2,15.
  • uomo nuovo in Efesini 2,14 e 4,24.
In quel brano della lettera agli Efesini che ho sopra riportato si coglie, infatti, una ridondanza: l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità.
Affrontare con considerazioni terrene un discorso spirituale non è il massimo, ma essendo umani e dovendo pur filtrare tutto attraverso l'uomo esterno dobbiamo pur partire da tale situazione per comprendere.
Si tratta di far arrivare il nostro uomo interiore, come dice nella lettera, alla dimensione adulta e la sua nascita sarà la risurrezione, la fine dell'uomo vecchio, ma la nascita dell'uomo interiore.
L'uomo vecchio, l'uomo esterno essendo condizionato dall'egoismo non riesce che a pensare a se stesso.
Se però usassimo un po' di astuzia "I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce." (Luca 16,8).
Amare se stessi d'amore vero, cercando di non precludersi il cibo necessario, implica il nutrire l'uomo interiore; infatti, per l'arte dell'amore occorre amare bene il se stesso integrale.
È una scala che inizia da sé, infatti:
  • "amerai il tuo prossimo come te stesso..." (Levitico 19,18)
  • "amerai il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." (Deuteronomio 6,5)
Conoscendo se stessi e i lati meno noti cresce l'uomo interno, che è capace di amare sia in senso orizzontale, gli altri, e verticale, Dio.
L'uomo nuovo è l'uomo completo, perché si forma nel tempo della vita come tempo di gestazione, ma nasce fuori dal tempo e la morte diviene il confine tra tempo e eternità, la dimensione in cui potremo accedere alla conoscenza faccia a faccia con Dio.
C'è anche un'altra possibilità quando l'uomo interiore riesce ad avere un po' di vigore e riesce ad avere per alcuni momenti il timone del battello della vita.
Nel cristianesimo, l'ascolto, il catecumenato degli antichi, serviva ad ammorbidire la buccia e a nutrire l'uomo dello spirito finché questi, assunto il timone, l'uomo vecchio era costretto ad ascoltare l'uomo interiore dello spirito e passavano al battesimo:

"...se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera." (Efesini 4,21-24)

Questo uomo interiore pare essere contenuto proprio in una buccia, in una placenta, il nostro io esterno che vive in questo mondo mutevole a tre dimensioni, mentre l'uomo interiore e come vivesse appunto in un iperspazio di cui noi siamo le dimensioni visibili in questo mondo.
Quando morirà l'uomo vecchio usciremo dalla placenta e saremo in un mondo nuovo.
Questo uomo interiore per San Paolo è proprio dei santi, cioè dei diversi che hanno preso coscienza di un'altra dimensione, quelli che hanno conosciuto e vogliono conoscere la fonte di tutto e risiedere a pieno titolo là.
Questi sono come sono e si vede che sono speciali.
Questi percepiscono non più tre, ma quattro dimensioni l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, ossia tutto ciò serve loro per poter conoscere la portata di dimensioni inconcepibili di un fatto: l'amore di Cristo cioè del Messia.
Questo permea tutti i tempi e tutti i luoghi, nessuno escluso, in modo inconcepibile per l'uomo, cioè entra nelle profondità.
Conoscere Dio è entrare in un mondo ad altre dimensioni, infatti, per poterlo cominciare ad esplorare dobbiamo fare una schematizzazione particolare del tempo raffrontandolo a Lui e tutto si relativizza, perché abbiamo attribuito in Lui il punto fisso che ci mancava.
Al proposito c'è questo aneddoto: "Caro nonno diceva un nipote - giovane studente - mi dicono i miei professori che potrei avere un gran futuro davanti, ma non mi sento felice. Il nonno prese un sasso e con un ramoscello tracciò per terra un cerchio attorno al sasso e disse: quando hai un centro fisso e stabile il tuo cerchio sarà perfetto... quando avrai stabilito il centro tutto il resto seguirà."

Un altro pensiero importante è che non dobbiamo cercare lontano o astruserie.
"Un filosofo discuteva con un rabbino e sosteneva che non c'erano prove definitive dell'esistenza di Dio. Il rabbino rispose che invidiava il filosofo perché pensava sempre a Dio, mentre lui, il rabbino, pensava sempre a se stesso. Il filosofo andò via soddisfatto, ma poi ci ripensò. Io passo molto tempo a ponderare l'esistenza di Dio, perché sono sicuro di esistere, mentre il rabbino si domanda se esiste e perché."
Il viaggio va fatto in se stessi e capire l'amore che Dio ha per me e... cavalcarlo.

L'uomo interiore però, prendendo atto della realtà di Cristo, dispone di un aiuto che gli permette di avere come un anticipo dell'uomo nuovo.
Prendere atto del morire in Cristo e del suo risorgere affidandosi a Lui per entrare in una dimensione nuova che riesce a viaggiare attraverso questa creazione ed entrare nella dimensione da cui siamo esclusi.
Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". (Giovanni 3,3)
Una vera e propria navicella spaziale.
Questa navicella è l'amore, ma un amore totale come l'amore di Cristo.
Questa è veramente una macchina del tempo, perché è capace di farci fare il salto da questo mondo al mondo della dimensione spirituale, all'eternità.
Non è necessario studiare, basta in qualche modo conoscere una persona e farsi portare sulla sua navicella che ha la rotta tracciata per arrivare nel santuario di Dio.
Con l'incontro la speranza del cristiano non è una speranza probabilistica è fondata in Dio:

"La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato." (Romani 5,5)

È una certezza futura è un'ancora in cielo a cui è collegata la navicella, la:

"...speranza che ci è posta davanti. In essa infatti noi abbiamo come un'ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek." (Ebrei 6,18b-20)

Non è quindi frutto di scienza e conoscenza, ma è frutto un incontro che cambia la vita e dà scienza, conoscenza e mezzo di trasporto.
D'altronde Cristo Gesù si dichiara venuto dal cielo:
  • "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo." (Giovanni 3,13)
  • "Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù." (Giovanni 18,36)
  • "E diceva loro: Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo." (Giovanni 8,23)
L'amore vero sulla terra, infatti, è merce rara; più raro dell'oro e dei diamanti e molto più prezioso.
Il nostro amare è imperfetto, e anche, se non sembra possibile perché se ne vede tanto, l'odio che è il contrario dell'amore non è mai anche quello completo.
L'amore e l'odio sono due estremi di una dimensione spirituale, solo che l'odio vale molto meno ed è più facile produrlo e coltivarlo e appena superato il limite di guardia del rispetto umano la sua dimensione è ben visibile sulla terra.
L'amore, per contro, ha bisogno di una particolare sensibilità di captazione, perché i nostri ricettori sono stati ottusi dalla rara esistenza dell'amore.
L'amore ha poi bisogno di un supporto, l'dea di eternità, di cui invece l'uomo, al massimo, non ne ha che una pallida teorica concezione.
In genere l'essere umano pensandosi limitato, ritenendo d'avere la vita erogata da un accumulatore d'energia, pensa che non può sprecarla; quindi non può amare d'amore vero.
"L'uomo non conosce né l'amore né l'odio; davanti a lui tutto è vanità" dice la letteratura sapienziale ebraica nel libro del Qoelet 9,1.
Amore vero è quello per il cui merito scientemente si vince l'istinto, la paura e l'egoismo e chi lo prova può dare la vita per l'altro e non tiene conto dei propri beni.
Spesso tale dono si confonde col perbenismo e il sentimento, ma questi ultimi messi a dura prova trovano un limite, l'io, e non riescono a colpire il mondo col miracolo dell'amore vero.
L'uomo è incapsulato come in una campana trasparente. ma impermeabile all'amore e al bene; non è in grado di riceverlo e di darlo.
Lo stesso Paolo ai Romani dice a tale riguardo: "Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato." (Romani 7,24s)
Il profeta Osea ci dice: "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce... poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti." (Osea 6,4b-6)
Pare proprio che l'amore porti alla conoscenza di Dio e la conoscenza di Dio porti l'amore.
"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore." (1Giovanni 4,8)
Il profeta Isaia per farci intuire come può essere lo paragona a quello di una mamma per il figlio:

"Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani." (Isaia 49,15s)

Come mai ci siamo persi e invece di conoscere l'amore di Dio ci siamo convinti che non c'è e se c'è che non ci ama?
Qui il discorso si fa duro, perché se è difficile per l'uomo, orgoglioso della propria mente e rafforzato dal pensiero dell'illuminismo, credere a Dio, diviene ancora più difficile credere che esista satana.
A questo però credono gli ebrei e i cristiani.
C'è stato un intervento che ha comportato una nostra istruzione che ci ha incanalato in un tunnel d'errore e di trasgressione che è riassunto in modo allegorico nel famoso racconto della tentazione e della caduta al capitolo 3 del libro della Genesi, il primo della Torah o Pentateuco: "Il serpente... disse... non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". (Genesi 3,1-5)
Il serpente ovviamente è la veste esterna visibile impossessata in quel momento da parte di un ente che odia l'uomo e il progetto di Dio nei suoi riguardi, creare un mondo per un essere, l'uomo appunto, dotato di libertà che scegliesse non stando inizialmente in cielo, ma in terra, di accogliere Dio con amore.
Questo essere ostile si presentò alla prima coppia come serpente tentatore; il suo nome nel testo ebraico è "hanachash".
La risposta a cui sono pervenuti i sapienti d'Israele è che siamo stati profondamente ingannati, perché abbiamo così solo conosciuto le profondità di satana che sono di più facile accesso e a portata di mano, anzi offerte senza bisogno di cercare.

Per la tradizione "shaitan", odia l'uomo ed è avversario del progetto che Dio ha per questi, quindi "satana", era l'arcangelo più splendente di luce, chiamato appunto Lucifero, ossia portatore di luce che peccò di superbia e fu precipitato dal "cielo" nelle profondità delle acque, il caos primigenio in cui si trovava allora ancora ricoperta la terra.
L'arcangelo fu ribelle a Elohim, l'Onnipotente, El-Sahddai, il Signore Adonai colui che è IHWH, Dio del cielo e della terra che lo scacciò con gli altri angeli coinvolti nella ribellione, i "demoni", dispensatori di mali, disgrazie e calamità, cioè i diavoli che si mettono di traverso per far inciampare, che dividono, calunniatori con la funzione di trascinare gli esseri umani al peccato e far loro fallire il bersaglio della vita.

"Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio". (2 Pietro 2,4)

I loro nomi sono quelli delle divinità venerate dalle popolazioni cananee Asmodeo, Astarte, Baal, Moloch e il Belzebùl, il cui nome è cambiato per ironia in Belzebub il dio delle mosche, ricordato nel Vangelo:

"Costui (Gesù) scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni" (Matteo 12,24).

Il potere di scacciare i demoni da Gesù fu dato anche ai discepoli:

"I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome. Egli disse: Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli." (Luca 10,17-20)

Gli uomini, come angeli, contrariamente agli animali sono stati dotati di "libero arbitrio" e possono scegliere, ma hanno scelto di dare ascolto allo spirito del mondo.
Ciò, ci ha precluso la dimensione dell'amore e stiamo in questo mondo come recisi e appiattiti in dimensioni diverse da quelle per cui siamo stati creati.
Certo è che siamo chiusi in un bozzolo in cui l'amore di Dio non può penetrare, perché rispetta la nostra libertà.
L'autarchia, il voler risolvere tutto con le nostre mani, il farsi Dio di noi stessi è la radice di una ribellione contro tutto ciò che invece non è sotto la nostra sensibilità, ma che nemmeno la fa crescere.
Se c'è Dio, se ci lascia liberi, non può non esserci la sua negazione e quindi anche ciò che può dividerci e opporci a Lui, cioè satana e il demonio, almeno provvisoriamente finché abbiamo compiuto la scelta definitiva di essere, cioè l'Essere.
L'arma più micidiale dell'avversario è far credere che non esiste in modo che così nega lo stessa idea che vi sia un Dio a cui si oppone.
Il suo scopo e mantenerci nelle tenebre; infatti, le lettere che compongono quel nome "ha nachash" si possono interpretare, v'è entrato un angelo/una energia che si nasconde o nasconde la luce .
Accade, infatti, che questo nemico si oppone agli uomini: "ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio." (2 Corinzi 4,4)
In definitiva, il nostro nemico che non vuole il nostro esistere, vuole che il nostro uomo esteriore o uomo vecchio faccia abortire l'uomo interiore e "Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo." (J. Wolfgang Goete)
Se si crede che Dio non c'è, siamo ormai senza speranza nella trappola di satana in questo mondo di tenebra, perché c'è un insidiatore che ci ha nascosto la luce dell'amore di Dio, e gli abbiamo creduto.
La conclusione di San Paolo che consigli a quanti l'ascoltano è:

"Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti." (Efesini 6,11.12)

SALIRE SULLA NAVICELLA SPAZIALE
Molti fenomeni descritti nella Bibbia ivi comprese le teofanie, lette con fantasia, potrebbero essere considerati fenomeni extraterrestri suscettibili di venire esaminati secondo i parametri fissati da Josef Allen Hynek, il grande ufologo, che ha classificati i tipi di avvistamenti ed incontri come in appresso:
  • Luci Notturne - LN - fenomeni aerei anomali notturni.
  • Dischi diurni - DD - fenomeni aerei anomali diurni.
  • Radarici - R - fenomeni aerei anomali riscontrati anche da radar.
  • Radar-Visuali - RV - fenomeni aerei anomali con visione di particolari.
  • Incontri Ravvicinati I tipo - IR1 - oggetti volanti anomali a distanza ravvicinata con visione di particolari.
  • Incontri Ravvicinati II tipo - IR2 - oggetti volanti anomali a distanza ravvicinata in cui vi è un'interazione dell'oggetto con l'ambiente e osservatore.
  • Incontri Ravvicinati III tipo - IR3 - oggetti volanti anomali a distanza ravvicinata nelle quali oltre all'oggetto vengono osservati esseri viventi intelligenti che interagiscono con l'osservatore.
  • Incontri Ravvicinati IV tipo - IR4 - come sopra con osservatore che sale a bordo dell'UFO.
Sarebbe interessante inserire in questa classifica gli avvistamenti della Bibbia.
Ad esempio, per far comprendere, consideriamo alcuni fenomeno descritti:
  • "Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento" (Luca 2.9) sarebbe un IR3.
  • "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo" (Matteo 2,2) sarebbe un IR1.
  • "...un uragano avanzare dal settentrione... un turbinio di fuoco... un balenare di elettro incandescente. Al centro apparve la figura di quattro esseri animati... Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro..." (Ezechiele 1,4-13) sarebbe un IR3.
  • "Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo." (2Re 2,11) sarebbe un IR4.
L'attesa del cristiano è che torni il Signore Gesù e ci porti via con lui nel suo Regno, Lui sarà la nostra navicella:
  • "...mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi... due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero... Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo." (Atti 1,9-11)
  • "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo." (Marco 13,26s)
Il sommo Dante conclude così la Divina Commedia "L'amor che move il sole e l'altre stelle" (Paradiso XXXIII, 145)
È percorrendo le vie dell'amore che il Creatore ha lasciato seminato ovunque a cemento della sua opera che si può andare oltre il tempo ad iper velocità e si può entrare a conoscere i segreti del Creatore.
Occorre entrare in un trasformatore che c'inserisca dal parametro tempo alla dimensione profondità di Dio, quindi nell'eternità.
Questa navicella è l'amore di Dio, che permette di entrare nelle Sue profondità.
Su questa navicella, anche se il viaggio è lungo, non termina con la morte.
Al riguardo dell'amore più forte della morte propongo le seguenti citazioni:
  • "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione:le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio." (Cantico dei Cantici 8,6.7)
  • "Quanti confidano in lui comprenderanno la verità; coloro che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell'amore, perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti." (Sapienza 3,9)
  • "Beati coloro che ti videro e che si sono addormentati nell'amore! Perché anche noi vivremo certamente." (Siracide 48,18)
La prima volta che si trova il verbo amare nella Bibbia è in occasione del sacrificio o "Akedah" di Isacco:

"Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: Eccomi! Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò." (Genesi 22,1-2)

È significativo che Abramo, come il primo uomo, viene messo alla prova.
La prova è sugli affetti più cari, ovviamente Dio non voleva la morte di Isacco, ma la morte in Abramo dei sentimenti falsi per il figlio primogenito che veniva idolatrato dal padre, infatti, nel Vangelo di Matteo si legge:

"...chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà." (Matteo 10, 37b-39)

Perdere la vita davanti agli occhi del mondo per Cristo, è spendere la propria vita per Lui, chi fa ciò ha sentito che è amato, infatti:

"Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: Io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello." (1Giovanni 4,19-21)

La risposta di Dio fu inequivocabile:

"Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione... Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce." (Genesi 22,16-18)

San Paolo commenta:

"...perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede." (Galati 3,14)

infatti, Cristo nella carne è figlio di Abramo.

Tutta la storia di salvezza portata avanti con Abramo e la sua discendenza è spinta dall'amore, come rivela ad Isacco:

"E in quella notte gli apparve il Signore e disse: Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza a causa di Abramo, mio servo". (Genesi 26,24)

I termine esatto usato è "ba'abur" che si può tradurre: a causa di Abramo, per amore di Abramo, per i meriti di Abramo.
Il grano, il prodotto della terra è anche detto "'abur" infatti in Giosuè si legge dopo l'attraversamento del Giordano: "Il giorno dopo la pasqua mangiarono i prodotti della regione..." (Giosuè 5,11)
C'è perciò uno stretto collegamento con Abramo, il sacrificio d'Isacco, i meriti d'Abramo e la Pasqua.

Come possiamo renderci conto dell'amore, come può avvenire l'incontro?
Sentiamo San Paolo grande esploratore dell'amore intergalattico del Creatore:

"Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno." (1Corinzi 2,11-15)

In definitiva o si ha o non si ha, e averlo non è un merito, ma solo la risposta ad una richiesta che occorre inoltrare, come fare il numero telefonico e attendere con pazienza.
Abbiamo in noi come un radar che pur se immersi nello spirito del mondo, se non lo teniamo spento, ci fa comprendere quando è il momento che la navicella spaziale dello Spirito del Signore ci viene incontro e, con una immagine allegorica, ci fa salire a bordo.
Cristo, per incontrarci prese tale astronave ed entrò nel mondo con l'aiuto di Maria, la stazione spaziale che s'era preparato per amore:

"Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio." (Luca 1,35)

Questa navicella nel Vangelo di Giovanni da Gesù è chiamata il "Consolatore", ma è appunto lo Spirito Santo, quello che viene del Padre e dal Figlio e che ha portato il Figlio nel mondo a Maria:
  • "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre..." (Giovanni 14,16)
  • "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto." (Giovanni 14,26)
  • "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza..." (Giovanni 15,26)
  • "Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò." (Giovanni 16,7)
La navicella era stata inviata in esplorazione sulla terra anche nei tempi antichi.
Dice la Prima Lettera di Pietro:

"Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata cercando di indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle." (1Pietro 1,10s)

Prova è l'amore cantato al Signore nei Salmi sotto l'impulso dello Spirito Santo:
  • "Alleluia. Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno." (Salmi 17)
  • "È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo, annunziare al mattino il tuo amore e la tua fedeltà lungo la notte, sull'arpa a dieci corde e sulla lira, con canti sulla cetra." (Salmi 92,1-3)
  • "Amore e giustizia voglio cantare, voglio cantare inni a te, o Signore." (Salmi 101,1)
  • "Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore." (Salmi 103,8)
LE PROFONDITÀ DI DIO
Ho provato a verificare l'idea di profondità nella Bibbia e ho trovato che la prima citazione si trova nel "Cantico di Mosè" del libro del Deuteronomio:

"Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà fino nella profondità degli inferi; divorerà la terra e il suo prodotto e incendierà le radici dei monti." (Deuteronomio 32,22)

Questo versetto apre tutto uno squarcio perché appunto ci porta "fino nella profondità degli inferi".
Le lettere ebraiche usate sono .
Se si leggono i segni senza vocalizzazione com'erano anticamente, dando valore alle singole lettere ebraiche come icone si ha questo risultato: l'Eterno la distruzione ( = ) porterà al serpente , alla fine strappato via () sarà da tutti .
L'idea della profondità porta all'idea degli inferi, lo "she'ol" .
Questo è il posto dove pensavano di andare gli uomini dopo morti.
Anche il patriarca Giacobbe riteneva di andare negli inferi:
  • lo dice lui stesso ai figli: "Ma egli rispose, "Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi." (Genesi 42,38)
  • lo ripetono i fratelli a Giuseppe in Egitto: "...appena egli avrà visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre." (Genesi 44,31)
Il libro dei Numeri racconta che addirittura "i ribelli" Core, Datan e Abiram furono accolti vivi negli inferi:

"Mosè disse: da questo saprete che il Signore mi ha mandato... se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini... ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore. Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi, la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba." (Numeri 16 28-32)

I "ribelli", figura di altri ribelli a cui sono destinati gli inferi!

Nella preghiera di Anna si trova "Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire." (1Samuele 2,6) e suggerisce una vita dopo la morte fuori o dentro gli inferi.
Davide rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dalla mano di tutti i suoi nemici, specialmente dalla mano di Saul e, giocando sul fatto che le lettere di Saul e di inferi sono le stesse , "Mi avviluppavano le funi degli inferi; mi stavano davanti i lacci della morte." (2Samuele 22,6)
Nel libro dei proverbi si trova: "I cieli per la loro altezza, la terra per la sua profondità e il cuore dei re sono inesplorabili." (Proverbi 25,3)
Il termine qui usato per profondità è "'omoeq" .
Le lettere ebraiche ci parlano di una cavità ove si "vedono le acque rovesciarsi ", quindi un abisso.
Nel libro di Giobbe si trova un collegamento che ci porta strettamente al nostro tema:

"Credi tu di scrutare l'intimo di Dio o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente? È più alta del cielo: che cosa puoi fare? È più profonda degli inferi: che ne sai?" (Giobbe 11,7-8)

Anche qui per profondità usa "'amuqqah".

Era perciò ritenuta impensabile per ogni sapiente la conoscenza dell'Onnipotente che si estende dai problemi più insondabili degli inferi e del cielo, infatti, Isaia lo ricorda indirettamente e lo sottolinea nella profezia dell'Emmanuele:

"Il Signore parlò ancora ad Acaz: Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto. Ma Acaz rispose: Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore. Allora Isaia disse: Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele." (Isaia 7,11-15)

È questa la profezia, che il Cristianesimo considera esplicita indicazione dell'intenzione dell'incarnazione da parte di Dio.
C'è un unico modo che fa pervenire alla conoscenza di Dio, parola del Signore: "Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare." (Matteo 11,27)
Alla luce di tale verità annunciata dal Vangelo di Cristo, nella Prima Lettera ai Corinzi, citando per rispondergli al versetto del profeta Isaia 40,13 che domanda: "Chi ha diretto lo Spirito del Signore e come consigliere gli ha dato suggerimenti?", San Paolo può affermare "Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo." (1Corinzi 2,16)
Il cristianesimo è una via lungo cui Cristo si fa incontrare.

"E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi." (2Corinzi 4,6-7)

Chi vuol farsi incontrare, cioè Cristo, sceglie la via più opportuna per ciascuno per l'incontro e può farlo dove e come vuole se scorge un anima che desidera veramente conoscerlo.
È da ricordare che Cristo può creati la strada anche in posti impensabili: "Forse non hai prosciugato il mare, le acque del grande abisso e non hai fatto delle profondità del mare una strada, perché vi passassero i redenti?" (Isaia 51,10)
Per Lui non è certamente un problema arrivare nel cuore di chiunque se questi desidera veramente incontrare la verità: "Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica." (Deuteronomio 30,13s)
L'amore di Cristo è capace di viaggiare in tutta l'altezza e profondità di Dio fino al più profondo degli inferi e strappare al nemico i prigionieri incatenati.
Quello, l'amore di Cristo, è la vera navicella spaziale che ci porta nel cuore stesso di Dio, infatti, se ci si domanda come si fa ad avere "una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla... di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Corinzi 2,7-9) la risposta è una sola come dice San Paolo.
La risposta è lo Spirito Santo, infatti: "...a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito, infatti, scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio." (1Corinzi 2,10)

PROFONDITÀ DI SATANA
Nel libro dell'Apocalisse, scritto per la Chiesa delle origini a fine del I secolo d.C. dopo 70 anni circa dalla prima pentecoste cristiana, si parla della "profondità di satana".
Come noto Giovanni, l'autore del libro, confinato nell'isola di Patos, dell'arcipelago del Dodecanneso nel Mar Egeo, ci racconta di questo incontro che ha veramente dell'extraterrestre.
Vide sette candelabri d'oro e in mezzo c'era "uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza." (Apocalisse 1,13-16)
Una visione come quella del carro di fuoco del profeta Ezechiele e di Daniele al capitolo 10, di cui ho evidenziato in colore i richiami.
Ho già presentato la decriptazione dei primi due capitoli del libro del profeta Ezechiele e di tutto il profeta Daniele, che sono profezie integrali sul Messia, in:
"Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo. Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d'oro, eccolo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese." (Apocalisse 1,17-20)
Una visione che restando nell'allegoria degli extraterrestri è da Incontri Ravvicinati III tipo - IR3 - oggetti volanti anomali a distanza ravvicinata, nei quali oltre all'oggetto vengono osservati esseri viventi intelligenti che interagiscono con l'osservatore.
L'allegoria poi si arricchisce con i simboli delle stelle, "nella destra teneva sette stelle", cioè il personaggio che si presenta è padrone delle costellazioni, queste avevano un Nome "Shem" e l'insieme dei Nomi era il cielo "Shemaim" e il Nome dei Nomi "Ha-Shem" è Lui il Signore dei Signori.
Il fatto che ha "potere sopra la morte e sopra gli inferi" è un voluto paragone con il dio Osiride ben conosciuto allora dai contemporanei e associato al Dionisio dei Greci.
Osiride e Dioniso erano stati uguagliati sin dal V secolo a.C. dallo storico Erodono.
Gnostici e Neoplatonici hanno poi incluso in questo sincretismo Adone, Mitra e altri dei delle religioni misteriche.
Il termine Osiride-Dioniso è stato trovato all'inizio del I secolo d.C. in "Aegyptiaca" di Ecateo di Abdera e nei lavori di Leone di Pella.
L'intento del libro dell'Apocalisse, quindi, è anche apologetico, perché i tanti contemporanei su cui facevano presa le religioni misteriche che condividevano varie analogie, divinità maschili, incarnate e legate a un ciclo di vita-morte-rinascita, entrassero in rapporto col cristianesimo.
Quelle religioni misteriche, però, avevano riti che per l'autore avevano il valore d'una ricerca delle profondità sataniche.

Ecco che la visione reca tra l'altro messaggi per le prime Chiese nell'ambito della sua predicazione, ma l'insieme è un testo unitario assieme all'intero libro. Queste Chiese sono Efeso, Smirne, Pergamo. Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea, tutte nell'attuale Turchia, e le cita in modo circolare destrorso come erano collegate tra loro da una strada proconsolare, un percorso postale, costruito intorno al 133-130 a.C. non appena l'Asia fu organizzata in provincia. (opinione dello studioso Sir William M. Ramsay)


Ad ognuna di queste Chiese chi parla nella visione si presenta con una sua caratteristica, fa almeno un'osservazione e reca la promessa di un dono.
  • Efeso: "...colui che tiene le sette stelle nella sua mano destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri" - detestare l'opera dei Nicolaiti - "al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita". (Apocalisse 2,1-7)
  • Smirne: "...colui che è il primo e l'ultimo, che fu morto e tornò in vita" - attenzione a quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma sono della sinagoga di satana - "il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte." (Apocalisse 2,8-11)
  • Pergamo: "...colui che ha la spada acuta a due tagli..." - hai seguaci della dottrina di Balaam... Nicolaiti - "darò da mangiare la manna nascosta..." (Apocalisse 2,12-17)
  • Tiatiri: "...colui che ha gli occhi come fiamma di fuoco..." - non lasciar fare a Iezabele - "al vincitore... darò la stella del mattino..." (Apocalisse 2,18-29)
  • Sardi: "...colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle" - se non sarai vigilante, io verrò come un ladro - "il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti". (Apocalisse 3,1-6)
  • Filadelfia: "...colui che ha la chiave di Davide..." - ancora sulla sinagoga di satana - "Verrò presto... il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio...". (Apocalisse 3,7-13)
  • Laodicea: "...L'amen, il testimone fedele e verace" - sii zelante - "...verrò da lui, cenerò con lui...". (Apocalisse 3,14-27)
In particolare nel messaggio alla Chiesa di Tiatira di cui riporto l'intero brano si parla delle profondità di satana:

"All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli. Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza. Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvedranno dalle opere che ha loro insegnato. Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana - come le chiamano - non imporrò altri pesi; ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno. Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese." (Apocalisse 2,18-29)

Tiatira era la più piccola di quelle 7 città (Plinio il vecchio 23 - 79 d.C. ne parlò come città insignificante) pur tuttavia era un importante centro commerciale con molte corporazioni d'artigiani (Lidia, commerciante di porpora era di Tiatiri, Atti 16,14).
Pare potersi arguire che i soci delle corporazioni in pranzi comuni sacrificassero agli dèi protettori a cui interveniva anche qualche cristiano, incoraggiato da una donna influente, irretita dall'insegnamento dei Nicolaiti, chiamata in modo simbolico Iezabel, personaggio perverso dell'Antico Testamento.
Era stata questa Iezabel, infatti, la fenicia sposa del re d'Israele Achab che indusse il marito e il popolo all'idolatria e alla persecuzione dei profeti di Iahwéh contro cui però operò il profeta Elia (1Re 16 e 1Re 21; 2Re 9).
Certo è che ci fu una grande lotta tra la chiesa cristiana che stava crescendo per non essere fagocitata dalle sette misteriche o e dagli gnostici considerato vi si trovavano "misteri" apparentemente simili - morte e vita di un semidio, come Mitra o Dioniso - uniti a facilità di costumi, più congeniali a nutrire la parte esteriore dell'uomo e quindi di più immediata comprensione.
Nel messaggio alla Chiesa di Efeso e di Pergamo che precedono quello alla chiesa di Tiatira ai versetti Apocalisse 2,6 e 2,15 è stato toccato il problema che costituiva la setta dei Nicolaiti.
Questa era una setta che secondo Sant Ireneo di Lione (Adversus haereses I,26) il fondatore sarebbe il diacono Nicola, uno dei primi setti nominati dagli apostoli: "Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia." (Atti 6,5)
Questa tesi non è accolta da Eusebio di Cesarea e da Clemente Alessandrino che sostiene non sia stata ben interpretata una parola di Nicola "bisogna trascurare la carne", perciò in effetti non erano suoi seguaci.
S. Clemente d'Alessandria e S. Agostino sostengono che del nome di Nicola abusarono con oscene invenzioni, mal interpretando qualche suo detto, quantunque con suo figlio e le figlie splendesse per castità. (Clem. Aless. "Stromi" 3. 4, p. 187; Eusebio, "Istor". 3. 29)
Pare, però, che proprio per una mal interpretata castità si sarebbe separato dalla moglie che poi riprese, e per difendere l'errore sarebbe passato ad astruse dottrine aventi dello gnostico, quindi i "Nicolaiti" dal suo nome.
La setta, di gnostici, invero, e non è il caso di Nicola, non ammetteva la divinità di Cristo, ma aveva solo una fede interiore senza culti esterni per un Dio non conoscibile, mentre il Dio degli ebrei, ritenuto un Demiurgo, era il disprezzato malvagio creatore dell'universo ove imprigiona le anime.
Ireneo, Tertulliano, e Agostino li accusarono d'idolatria e licenziosità per le tendenze immorali, perché, separando la natura fisica dalla spirituale, pare praticassero attività sessuale e tentassero d'avere incarichi ecclesiastici per schiavizzare gli adepti.
Ritenevano per comodo, facendosi forti o avendo mal digerito che la grazia supera le opere dalla legge, d'abbandonarsi a passioni terrene sostenendo che la loro spiritualità, a cui asserivano di rimanere fermi, potesse bastare a vincere l'astuzie del nemico pur lasciandosi andare all'impudicizia e all'idolatria esteriore per pervenire a conoscenza profonda e spirituale dei misteri.

Il termine nicolaismo tornò in auge nel Medioevo per i religiosi che vivevano in concubinato. In opposizione a tale situazione e alla simonia, piaghe del clero dell'epoca, in Lombardia nella Chiesa ambrosiana nell'XI secolo insorse anche con scontri sanguinosi il movimento dei patarini termine dispregiativo dal milanese "patée" - robivecchi, straccivendolo. Sotto Niccolò II il sinodo lateranense del 1059, emanò energici decreti per riforma ecclesiastica e al clero con cubinario fu comminata la scomunica e ai laici fu proibito di assistere alla loro messa.

Per fare un parallelo con oggi i Nicolaiti si dicevano cristiani, come ce ne sono tanti oggi, ma conformisti che per quieto vivere o per interesse s'adattano alla mentalità del mondo e fanno quello che fanno tutti gli altri, dicendo però che conservano la fede.
Giovanni, l'autore della lettera, invece è assertore che la Chiesa deve essere un faro contro il male e i cristiani debbono andare controcorrente, essere diversi ed essere attori per coadiuvare a realizzare il regno di Dio contro satana, padre della menzogna che nega il dono di Dio della Legge come via per la felicità, lo Spirito di fratellanza e comunione, il giudizio finale e il cercare di vivere nella luce e nella verità.
L'insegnamento delle Chiese era di fatto quello dava anche Paolo a Tito:

"È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo; il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!" (Tito 2,11-15)

Oltre ai Nicolaiti in quei messaggi alle sette Chiese si parla della dottrina di Balaam e di Sinagoga di Satana.
Il primo termine, dottrina di Balaam, si rifà al Balaam del libro dei Numeri, un profeta straniero che operava per interesse; quindi i Nicolaiti e seguaci di Balaam sono idolatri che cercano i propri profitti.
Con l'altro termine, Sinagoga di Satana, è da intendersi ogni assemblea in cui è predicato un Vangelo diverso da quello di Gesù Cristo che non riconosce che è vero Figlio di Dio, nato da Maria vergine, quindi vero uomo, il Salvatore che visse estraneo al peccato, sacrificò se stesso per noi, risuscitò, ascese al cielo con la promessa di tornare fisicamente per la vittoria finale.
Del pari altro errore era il pensare il poter giungere la salvezza compiendo riti particolari.
Si comprende così come la Chiesa primitiva con le sue piccole comunità s'è battuta veramente tra persecuzioni fisiche e in mezzo a leoni costituiti dalla congerie di culti e sette che potevano inquinarne le acque.
Solo lo Spirito Santo che raffino la qualità di alcuni che fu in grado di guidare la navicella tra quegli scogli e penetrare nella giusta teologia di Dio.

EZECHIELE SALE SUL CARRO DI FUOCO
In effetti, la retta fede era insegnata dalla Chiesa secondo le Sacre Scritture ed annunciando un fatto, la venuta nella carne, la morte e la risurrezione del Cristo, il Messia promesso.
Ho trovato un antico testo che dice quanto appresso sul Cristo e che si collega con quanto si è sviluppato.

"A riportare fu all'Unigenito ai viventi nel corpo la divinità. Essendo il Figlio dell'Unico in aiuto la vita gli rivenne; così rinato dentro il corpo fu, il primo risorto. Si vide che l'aiuto dentro al corpo di Dio c'era stato. La rettitudine rovesciò dal grembo nel cuore di chi piangeva riportandosi a casa l'Unigenito. Da questi agli apostoli fu la rettitudine accesa in seno. E la potenza anelata dalle origini che per il maledetto orgoglio del serpente uscì da Dio dentro rinviata fu in azione in un vivente che retto si portò. L'aiuto da dentro il corpo del Crocifisso, che Dio nel mondo era, ai viventi recò. Per l'Unigenito che visse nel corpo del Crocifisso la maledizione ad uscire fu dai viventi. La rettitudine uscì dall'Unigenito. La Madre si vide in aiuto inviata per essere da forza che la perversità iniziasse a strappare. Dai viventi il peccare portato dalle origini la Madre è nelle assemblee il liberare a recare. Reca il Crocifisso risorto ad incontrare nell'esistenza. Lo Spirito si porta dell'Unico ascoltandola. I fratelli in un corpo/Chiesa sono versati che porta sul serpente cattivo ad illuminare nel cammino. L'essere impuro del serpente dentro i corpi portando la rettitudine spegne e sbarra la forza della perversità nei viventi nel vivere, lo sperare nella vita reca. Portano lo sperare nel cammino gli apostoli che a parlare sono nel mondo; nelle assemblee sono a recare il Crocefisso che salva. Obbedienti vengono alla Donna, Dio Unico annunciano. Ai confini del mondo portano la voce. Esce il desiderare nelle persone di stare la parola a sentire che ai viventi la purezza riporta; a rovesciare reca il serpente cattivo. A chi sbaglia un aiuto recano dal Potente. E nella Chiesa si porta la grazia del Risorto Unigenito dalla croce. Gli apostoli sono a portare che il Crocifisso ha riversato la grazia che è stata portata con la divina rettitudine alla Madre nel di cui corpo vive. Dalle tombe i morti corpi riporterà in vita. Al riportarli sarà l'aiuto del Signore innalzato, sarà dalle tombe questi a rovesciarli fuori. E dal Padre ci porterà l'Unigenito. In Dio entreremo dall'esilio. Il Crocifisso in potenza dal Padre ove stava ad abitare uscirà. Sarà a risorgerci. Dentro sarà nei viventi la divina energia a rigenerare con la rettitudine dentro i corpi. Porterà l'Unigenito l'essere ribelle dai viventi ad uscire essendo stato portato il fuoco dentro che sarà a salvarli. I viventi porterà l'Unigenito risorto a casa risorti a vivere nel settimo alla fine dei giorni. I viventi vivi in cielo dentro il Crocifisso porterà così a vivere."

Ora vi dico dove e come ho trovato questa compatta profezia.
Secondo la classifica Hynek, ecco un altro "Incontro Ravvicinato IV tipo - IR4 - con osservatore che sale a bordo dell'UFO" che si trova nella Bibbia.
Questa volta il profeta Ezechiele addirittura è trasportato dal carro di fuoco:

"Mi disse ancora: Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico ascoltale con gli orecchi e accoglile nel cuore: poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Ascoltino o non ascoltino, dirai: Così dice il Signore. Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: Benedetta la gloria del Signore là dove ha la sua dimora! Era il rumore delle ali degli esseri viventi, i quali le battevano l'una contro l'altra, e contemporaneamente era il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono. Uno spirito mi sollevò e mi portò via; io me ne andai triste e con l'animo sconvolto, mentre la mano del Signore pesava su di me. Giunsi dai deportati di Tel-Abìb, che abitano lungo il fiume Chebar, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito." (Ezechiele 3,10-15)

Doveva Ezechiele recare un messaggio, un rotolo scritto sui due lati:

"Mi disse: Figlio dell'uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele." (Ezechiele 3,1).

Quando si manifesta la Merkabah, il carro di fuoco, è segno che una grande rivelazione di Dio è disponibile per l'uomo.
Cosa c'era scritto in quel rotolo?
Di certo una notizia importante se addirittura si sposta la Gloria del Signore.

Orbene, occorre andare a fondo alle lettere ebraiche impiegate.
Si parla là in quel testo, in modo colorito di visione e di messaggi scritti su due facce, quindi è possibile trovarsi di fronte un messaggio cifrato.
D'altronde è la prosecuzione dei capitoli 1 e 2 di Ezechiele che come ho dimostrato nell'articolo che ho segnalato sono criptati.
Con i criteri di cui il metodo di decriptazione "Parlano le lettere" nato dalle idee che espressi nel mio primo articolo in rete di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" implementato dalle considerazioni espresse in "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia", si ottiene dai quei versetti in ebraico Ezechiele 3,10-15 quel messaggio che ho sopra riportato in color seppia.

Presento come esempio la dimostrazione della decriptazione del versetto Ezechiele 3,13 che più accende la fantasia sotto l'aspetto ufologico.

Ezechiele 3,13 - Era il rumore delle ali degli esseri viventi, i quali le battevano l'una contro l'altra, e contemporaneamente era il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.




Ezechiele 3,13 - Portano lo sperare () nel cammino gli apostoli che a parlare sono nel mondo ; nelle assemblee sono a recare il Crocefisso che salva () . Obbedienti () vengono () alla Donna , Dio Unico annunciano (). Ai confini del mondo portano la voce . Esce il desiderare () nelle persone () di stare della parola () a sentire che ai viventi la purezza riporta ; a rovesciare reca il serpente cattivo . A chi sbaglia () un aiuto recano dal Potente .

Ora guardando il testo di quel versetto in ebraico si nota per tre volte la ripetizione della parola "voce, suono" che fa a venire a mente: "Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola." (Salmo 19,5) ricordato nella lettera ai Romani capitolo 10, subito dopo che è asserito che: "La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo." (Romani 10,17)

Il testo di secondo livello che ho trovato calza in modo impressionante con tutto il discorso.
Seguendo poi questo sentiero della voce ci troviamo come per incanto ad un'altra visione, un altro incontro ravvicinato, ove è - guarda caso - ripetuto con insistenza "voce" e si parla di un testo, libro, appunto sigillato, cioè criptato.

"Vidi poi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube, la fronte cinta di un arcobaleno; aveva la faccia come il sole e le gambe come colonne di fuoco. Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, gridò a gran voce come leone che ruggisce. E quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. Dopo che i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere quando udii una voce dal cielo che mi disse: Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo". (Apocalisse 10,1-4)

A questo punto riporto tutto di seguito il risultato della decriptazione eseguita dei capitoli 3 e 4 (27 e 17 versetti per complessivi 44) del libro di Ezechiele, ottenuta applicando rigidamente le regole e i criteri prima precisati.
Ezechiele, infatti, è il profeta che ha presentato l'idea del carro di fuoco di cui sto seguendo tracce e manifestazioni che portano alla conoscenza di chi ci può donare la conoscenza di Dio.
Per brevità non riporto la traduzione C.E.I. dei due capitoli.

EZECHIELE 3 - DECRIPTAZIONE
Ezechiele 3,1 - Per portarsi l'Unigenito a vivere in un corpo Dio fu in un figlio d'uomo. Venne da una donna dal corpo puro giù da primogenito che l'Unigenito conteneva. Dell'Unico della rettitudine portava la potenza a venire in un vivente per rivelarla al mondo. Con Questi veniva a portarsi in cammino la parola di Dio in una casa che era stata scelta in Israele.

Ezechiele 3,2 - E dall'Unico per liberare venne il Verbo che fu a recare la forza per mangiare l'angelo che era venuto nei viventi esiliati. Nel mondo per colpirlo venne.

Ezechiele 3,3 - Per portarsi a stare l'Unigenito in un vivente nel corpo, la divinità fu da dentro ad inviare dalla nube alla Madre dentro l'utero. Una angelo così indicò che l'Unigenito la sposa recherà, che il seno Le sarebbe stato di rettitudine completamente pieno. Venne alla madre rivelato che al mondo da questa veniva dell'Unico il principe da primogenito figlio. L'indicazione un angelo di Dio fu così a portare l'Unigenito alla sposa. Per la perversità finire nel mondo fu ad abitarvi il Verbo. Fu della rettitudine ad insinuare il fuoco per il serpente dagli uomini portare a rovesciare.

Ezechiele 3,4 - E fu a dire Dio: sarà in un figlio d'uomo la potenza della rettitudine ad abitare dell'Unigenito anelata dalle origini. Da Dio la casa era stata scelta in Israele per portarvi la Parola. In un arca la Parola stette; Dio fu ad entrare nella Madre.

Ezechiele 3,5 - Così fu il rifiuto di Dio in azione in un seno per la putredine che era stata accesa dal soffio della perversità. Con la rettitudine da solo fu un potente fuoco a recare all'angelo che venne il delitto a portare chiudendosi all'origine nei cuori ove fu a finirvi la rettitudine di Dio.

Ezechiele 3,6 - Il rifiuto di Dio agirà in un vivente per cambiare dentro l'esistenza dei viventi. All'azione della putredine che fu accesa dal soffio della perversità il peso ci sarà d'un potente fuoco che porterà l'angelo ad iniziare a bruciare nei corpi . Del Potente venne il Nome dell'Eterno da cibo ai viventi. Dall'Unigenito la pienezza della divinità fu nel mondo per salvare, il serpente strapperà via, sarà a spegnerlo nei viventi. Nel mondo sarà a bruciare nei viventi il peccare del maledetto. Sarà così!

Ezechiele 3,7 - E nella casa che era stata scelta in Israele il rifiuto stava il padre per portare. Il Potente l'illuminò che nel seno Dio le stava rettamente; così era l'Unigenito che era stato inviato ai viventi. Il padre fu la parola ad ascoltare che Dio era così a stare nella sposa e che la casa era stata scelta per starvi il principe di Dio. Si chiudeva (infatti) nei ceppi per stare dai viventi giù nella prigione per portare a rovesciare un fuoco onde sarà la potenza bestiale ad uscire. (Pare simile all'annuncio a San Giuseppe che voleva inizialmente rimandare la sposa)

Ezechiele 3,8 - Nel mondo inviato entrò per l'angelo finire. Scelto fu per venire il Verbo. L'energia era della rettitudine racchiusa in questi che vomiterà da vivente al serpente che vedrà un uomo. Il Verbo inviato è stato al mondo dai viventi, ma venne tra i viventi giù un amo, nella tomba questi rovesciato dal serpente si vedrà tra i morti, vivo si rialzerà dalla tomba tra i viventi.

Ezechiele 3,9 - Così risorto in vita risarà col corpo. Nel petto si rovescerà la vita. Giù nel corpo l'energia finita completamente ci risarà.
Vivo si rialzerà dalla tomba, per la rettitudine la potenza gli riverrà.
Sarà visto l'Unigenito riportarsi dalla croce vivo per la riportata potenza.
Rivenne dalla tomba integra la persona, fu a riuscire con le piaghe, rifurono dentro le forze, l'integrità nel corpo fu a rientrare, vivo riuscì.

Ezechiele 3,10 - A riportare fu all'Unigenito la vita nel corpo la divinità. Essendo il Figlio dell'Unico in aiuto la vita gli rivenne; così rinato dentro il corpo fu, il primo risorto. Si vide che l'aiuto dentro al corpo di Dio c'era stato. La rettitudine rovesciò dal grembo nel cuore di chi piangeva riportandosi a casa l'Unigenito. Da questi agli apostoli fu la rettitudine accesa in seno.

Ezechiele 3,11 - E la potenza anelata dalle origini che per il maledetto orgoglio del serpente uscì da Dio dentro rinviata fu in azione in un vivente che retto si portò. L'aiuto da dentro il corpo del Crocifisso, che Dio nel mondo era, ai viventi recò. Per l'Unigenito che visse nel corpo del Crocifisso la maledizione ad uscire fu dai viventi. La rettitudine uscì dall'Unigenito. La Madre si vide in aiuto inviata per essere da forza che la perversità iniziasse a strappare. Dai viventi il peccare portato dalle origini la Madre è nelle assemblee il liberare a recare.

Ezechiele 3,12 - Reca il Crocifisso risorto ad incontrare nell'esistenza. Lo Spirito si porta dell'Unico ascoltandola. I fratelli in un corpo/Chiesa sono versati che porta sul serpente cattivo ad illuminare nel cammino. L'essere impuro del serpente dentro i corpi portando la rettitudine spegne e sbarra la forza della perversità nei viventi nel vivere, lo sperare nella vita reca.

Ezechiele 3,13 - Portano lo sperare nel cammino gli apostoli che a parlare sono nel mondo; nelle assemblee sono a recare il Crocefisso che salva. Obbedienti vengono alla Donna, Dio Unico annunciano. Ai confini del mondo portano la voce. Esce il desiderare nelle persone di stare la parola a sentire che ai viventi la purezza riporta; a rovesciare reca il serpente cattivo. A chi sbaglia un aiuto recano dal Potente.

Ezechiele 3,14 - E nel corpo/popolo/Chiesa si porta la grazia del Risorto Unigenito dalla croce. Gli apostoli sono a portare che il Crocifisso ha riversato la grazia che è stata portata con la divina rettitudine alla Madre nel di cui corpo vive. Dalle tombe i morti corpi riporterà in vita. Al riportarli sarà l'aiuto del Signore innalzato, sarà dalle tombe questi a rovesciarli fuori.

Ezechiele 3,15 - E dal Padre ci porterà l'Unigenito. In Dio entreremo dall'esilio. Il Crocifisso in potenza dal Padre ove stava ad abitare uscirà. Sarà a risorgerci. Dentro sarà nei viventi la divina energia a rigenerare con la rettitudine dentro i corpi. Porterà l'Unigenito l'essere ribelle dai viventi ad uscire essendo stato portato il fuoco dentro che sarà a salvarli. I viventi porterà l'Unigenito risorto a casa risorti a vivere nel settimo alla fine dei giorni. I viventi vivi in cielo dentro il Crocifisso porterà così a vivere.

Ezechiele 3,16 - Portati saranno ad entrarvi per starvi a vivere alla fine del settimo segno dei giorni. Vivi portati saranno fuori essendosi insinuati nel corpo del Signore all'inizio della notte. Dall'Unico vivi col corpo i viventi nel Figlio dell'Uomo saliranno; in faccia gli usciranno tra gli angeli. Del Crocifisso tutti saranno così nel cuore. Saranno tutti a stare nel Risorto. Vedendolo vi guizzeranno.

Ezechiele 3,17 - E risorti in seno tutti a vivere nel Verbo staranno. Li aiuterà dentro il corpo a portarli ad entrare. Questi dal mondo col corpo il Crocifisso all'Unico li condurrà integri. I viventi a vivere con gli angeli staranno...

Ezechiele 3,18 - ...dentro l'Unico. Il ribelle serpente nei corpi bruciato morirà. Il Crocifisso alla morte ha portato il rifiuto nel mondo. Questi, che nel mondo il corpo in croce portarono si riporterà potente sulle nubi, dentro col corpo su un colle uscirà. Questi nel mondo lancerà nei corpi la risurrezione. Per risorgere i corpi la rettitudine porterà che li rigenererà. Bruciando il peccare del serpente, in vita tutti riporterà Lui. Il malvagio che dentro il peccato portò sarà alla morte condotto per il sangue portato dai viventi sarà fiaccato dall'Unico che dentro lo rovescerà nel fuoco.

Ezechiele 3,19 - E verranno retti ad essere. Entrerà in questi a rigenerarli del Crocefisso nei corpi la risurrezione che agirà portandosi da rifiuto. La risurrezione dentro all'essere ribelle da fuoco l'azione porterà ed a rivestire i corpi di rettitudine porterà. Li partorirà simili a Lui retti. Per la colpa portata ci fu la morte, ma verrà dall'Unigenito finita con l'angelo superbo dalla rettitudine uscita che l'arrostirà completamente.

Ezechiele 3,20 - E dentro torneranno giusti i viventi per la giustizia che si riporterà. E per l'azione della risurrezione entrata, del peccare, dal serpente recato, l'energia finirà, tutti risaranno i viventi retti, simili al Potente per potenza nelle persone che sarà stata portata da Lui. Saranno i viventi portati dall'oppressione dove stavano per il serpente nell'Unico ad entrare. Questi dal mondo nel corpo il Crocifisso li porterà dentro a chiudere nel cuore dell'Unico. Tutti riporterà che erano nella morte portativi dal serpente. Riverranno con puri corpi. Tra gli angeli a salire li aiuterà a riversare il Crocifisso e tra i beati si vedranno nella luce della maestà i viventi portati. I viventi loderanno così il Padre seduti/versati tra i risorti.

Ezechiele 3,21 - E venuta la rettitudine, saranno ad uscire questi rigenerati; tutti riportati giusti nel cuore. Del Potente alla fine saranno ad entrare a chiudersi nel cuore. L'Unigenito che scese per aiutarli ad obbedire li riporterà a Lui. Nel Potente Unico chiuderà nel cuore i fratelli, che saranno stati portarti a stare nell'esistenza dei retti dall'affliggere di questi nel mondo. Nei corpi, il portatosi a venire all'origine a confinarsi, l'angelo superbo, l'avrà spento giù la potenza del Crocifisso.

Ezechiele 3,22 - E tutti del mondo staranno in alto l'esistenza dei risorti a vivere, lodando il Signore, e saranno dell'Unico, da vivi, a vederne la potenza. Erano a sperare i viventi che lo sterco che il maledetto dentro rovesciò, che agisce con perversità, bruciasse nei viventi l'Unico con la mano che creò; recando a tutti la rettitudine.

Ezechiele 3,23 - E l'Unigenito i risorti porterà dall'Unico su, (ma) il maledetto dentro rovescerà. Dall'azione della perversità l'energia uscirà con la risurrezione. Dalla piaga da dentro porterà per aiutare il Signore risorto la rettitudine che spengerà e sbarrerà il principio insidiatore con i guai che alla fine ne spazzerà la potenza. Per l'energia che entrerà nei corpi spento lo porterà ad abortire, ne consumerà nelle persone la forza.

Ezechiele 3,24 - Ed a tutti da casa del Padre sarà lo Spirito a portare che sarà a risorgerli. L'energia spazzerà del serpente dai corpi che scapperà per la potenza che sarà portata. Fu ad insinuarsi nei corpi ove venne a stare, a portarvi fu all'origine l'essere ribelle, che maledetto fu. Da casa l'Unigenito uscì per chiudersi dentro al Crocifisso per portare a spengere dall'esistenza l'oppressione.

Ezechiele 3,25 - E venne in un figlio d'uomo ad entrare l'energia nel mondo per l'angelo da tutti rifiutare. Dal serpente fu per la rettitudine con cui agiva dentro portato in croce. Fu con l'acqua a portare ad originare da un foro del corpo per un'asta la rettitudine che al bestiale portò il rifiuto. Dal Crocifisso giù il Padre dalla croce recò la rettitudine ai viventi.

Ezechiele 3,26 - Ed al serpente la risurrezione portò per ucciderlo l'Unigenito, che aiuterà dentro essendo a riversare l'originario vigore della rettitudine, che ristabilendo la divinità in un uomo, gli porterà il rifiuto completo dall'esistenza. La potenza rientrerà in pienezza ad essere riaccesa nei viventi portandosi la rettitudine a riessere racchiusa. Così sarà che da dentro, dove s'è confinato il ribelle entrando, dai viventi uscirà.

Ezechiele 3,27 - Portandosi dentro ad insinuarsi in un corpo fu all'origine a recare la fine della rettitudine. Dall'Unico per liberare venne il Verbo onde fosse la rettitudine riportata in un primo vivente. Nel Crocifisso la divinità fu ad entrare, dalla piaga gli uscì. L'Unigenito gli viveva nel corpo, il Signore era! Dal Signore uscirà la risurrezione dal seno. Sarà a bruciare nei viventi il peccare. Dai sepolcri dove sono rinchiusi li libererà. Retti essendo a casa saranno col Crocifisso a vivere con i corpi. Saranno ad uscire vivi dal mondo.

EZECHIELE 4 - DECRIPTAZIONE
Ezechiele 4,1 - E verrà il Figlio dell'Unico dal sangue a rovesciare l'ammalare con la rettitudine che, nei cuori inviata, la perversità dell'angelo finirà. Nel Crocifisso dall'apertura desidereranno tutti entrare. Dal Potente le persone saranno tra i retti portate. I racchiusi a riversare porterà tutti dall'Altissimo. Entreranno nella città dell'Unico; l'indicata (nuova) Gerusalemme.

Ezechiele 4,2 - E tra gli angeli finalmente tutti entreranno dell'Altissimo. Dal mondo i viventi su portati con i corpi li condurrà da figli a starvi. Per il Crocifisso dall'Altissimo entreranno per l'aiuto che sarà a riversare recando la risurrezione. Scaturirà dal Crocifisso innalzato una forza dall'aperto foro dal serpente che con potenza gli aprì con un'asta che con energia lo segnò. Dal Crocifisso aperto innalzato fu ad uscire per i viventi la grazia ed alla fine sarà portarvi la risurrezione che sarà dal seno a guizzare; saranno (poi) ad entrare nel retto corpo a starvi i viventi per il ritorno che ci sarà a casa.

Ezechiele 4,3 - E verranno riversati nell'assemblea del Potente, che anelavano di chiudervisi dentro tutti, per abitarvi con i corpi. Questi accompagnerà tra gli angeli tutti il Crocifisso, che dal mondo all'Unico porterà alla fine. Del mondo a versarvi sarà le moltitudini. Dentro nei corpi avrà colpito il serpente che vi abita con la forte energia della rettitudine portata. Da dentro chi opprime con la rovina dei corpi si porterà fuori con bruciature. Per l'angelo finalmente uscito verranno le persone ad essere rette per la divinità del Signore che sarà in tutti ad entrare. A casa i viventi saranno su portati a saziarsi sollevati con i corpi dal Crocifisso all'Altissimo. Nel mondo a desideravano tutti d'entrare a stare da Dio a casa erano, tutti vi staranno per la risurrezione dei corpi da Dei.

Ezechiele 4,4 - E verranno i risorti così alla casa in alto dei giusti. Entreranno nella luce a vivere di Dio, essendo stata portata la risurrezione dei morti, verranno a vederlo. Portati da angeli a casa saranno stati dal Crocifisso che sarà Risorto alla vista potente dall'alto ad essersi riportato tra i viventi. Il conto uscirà dei giorni di vivere tra i beati tutti risorti dei retti alla casa, (mentre) si vedrà il serpente essere portato dal Crocifisso nella distruzione venutagli per le iniquità sui viventi.

Ezechiele 4,5 - Portati dall'Unigenito, figli tutti finalmente saranno del Potenti per la rettitudine venuta. La risurrezione l'angelo avrà spazzato la portata energia nei viventi. La potenza nei viventi, contati i giorni di vita tre (dopo il 6° giorno della creazione), ai viventi l'Unico riporterà. A finire porterà tutta la rovina. Nel giorno porterà all'angelo la distruzione. Finirà l'iniquità che dentro fu a crocifiggere colui che è il principe di Dio.

Ezechiele 4,6 - E del maligno la fine verrà che la maledizione gli porterà con la risurrezione che lo spengerà. Completamente si vedrà il serpente cacciato dalla rettitudine fuori dei giorni. L'angelo sarà bruciato dall'energia che sarà dal Crocifisso portata che l'innalzò, lo crocifisse, da cui venne la colpa che dentro fu in croce. Giuda l'insidiò, l'aveva sentito nei giorni portar la parola, illuminò l'angelo che fuori era e viventi potenti illuminò. Tra lamenti l'inviarono a crocefiggere. In croce furono a portarlo i potenti per la rettitudine.

Ezechiele 4,7 - Portò il maledetto alle mura di Gerusalemme in croce un retto. Fu su un'altura inviato a stare; così per un'asta d'uno straniero si vide il retto nella tomba. Risorto si riportò. Nel Verbo a rientrare si riportò l'energia, a casa rivenne, si vide potente ristare al mondo.

Ezechiele 4,8 - E per il mondo con gli apostoli usci l'energia del Crocifisso. Ai confini ad aiutare furono con la rettitudine con cui agivano. Dentro portano che il Crocifisso sarà in vita a riportarsi, che con potenza verrà a soffiare la rettitudine che dai viventi caccerà chi li affligge. Il serpente giù fiaccherà per sempre che a tutti portò l'oppressione nei giorni dei viventi giù portando la debolezza.

Ezechiele 4,9 - E venne nel mondo per rovesciare l'angelo con la potenza della rettitudine. A chiudere nel cuore fu l'energia a Gesù. Nel corpo d'un vivente fu a portarsi il Verbo e la potenza recò dell'Eterno della risurrezione che sarà ai viventi a recare d'aiuto. Di grazia recò così a riempire una matrice che gli sarà da Madre. Si portò un angelo dalla scelta ad indicarLe che desiderava in una integra famiglia/casa della sposa essere nel primogenito a chiudersi per aiuto recare. Sentì; il dono completo desiderò. Le indicò che il Re Potente la potenza avrebbe racchiuso per vivere nella Madre che riempì per far frutto. Nei giorni a vivere dalla Donna il corpo venne alla luce portandosi così dentro dall'alto giù per aiutare. La rettitudine con la risurrezione del Potente accese in un vivente. L'Unigenito portò l'indicazione che si portava. Una luce alla vista nei giorni recò. Che si portava all'uomo da primogenito della sposa l'angeli portò.

Ezechiele 4,10 - Si portò in un vivente l'Unigenito così in cammino da Donna dal corpo, finalmente primo di sposa frutto. Una viva luce con una voce si sentì per il Principe che era in vita. Il fuoco da rovesciare con potenza al serpente era recato da un vivente in seno per finirlo per l'eternità. Il tempo finirà che iniziò per tutti per l'angelo (ribelle) a portarsi.

Ezechiele 4,11 - A portarsi nei viventi fu per vivere. Dentro per salvarsi si portò nei corpi.
Ad entrare finì con Set nel mondo; nel sesto (giorno) dei segni. Entrato nel mondo oppresse i viventi. Un tempo l'Eterno per agire indicò; alla fine un fuoco lo finirà nel mondo.

Ezechiele 4,12 - Portandosi ad agire nel cammino finì di fare dei corpi esseri morti. Iniziò in tutti l'energia della perversità. Fu padre dello sterco che fu giù a venire nell'uomo. Finì la vista dello splendore del Potente. La rovina per l'angelo fu ad entrare nei viventi.

Ezechiele 4,13 - A recare era l'Unigenito al ribelle per la perversità la rettitudine per spengerla a stare nel primogenito della sposa che portò un figlio nell'esistenza che era il principe di Dio (in Israele). Venne per la guerra tra i viventi, nel cuore vive il Padre che in cammino l'aveva portato a stare in un vivente.
Di una donna nel corpo l'Unigenito per aiutare s'era chiuso per salvare i viventi.

Ezechiele 4,14 - A portare fu l'Unico all'essere ribelle l'Unigenito nel mondo che usci dalla nube dagli angeli dove stava. Il Signore al mondo da inviato entrò, dall'angelo superbo fu con il rifiuto in un vivente nel cuore alla (sua, del serpente) vita. L'Unigenito la perversità dell'angelo a distruggere porterà. I cuori guarirà dal negativo mangiandolo in tutti ove sta. Ai viventi in cammino nella pelle sarà a riportare nell'eternità. Il tempo al mondo portato per il serpente dal Padre all'origine, in casa il Verbo sarà dentro a bruciare, guarendo dall'orgoglio del serpente.

Ezechiele 4,15 - Portò l'Unico a vivere in un corpo la divinità che sarà in vista nel mondo dell'angelo segnandogli i limiti dell'esistenza nel cammino, venendo da sentinella per portare dalle rovine fuori un mattino tutti, strappando via dallo sterco del mondo gli uomini. Portando in azione la risurrezione sarà in tutti a rivenire il vigore della vita retta. Ad innalzare sarà dal mondo i viventi.

Ezechiele 4,16 - E fu con l'Unigenito a vivere in un corpo la divinità che fu in un figlio d'uomo. Nel mondo l'energia inviata fu ad accendere dentro un corpo del ceppo di Betlemme (Betlemme = casa del pane e c'è: pane casa) che erano poveri perché lo portasse da primogenito la sposa. Ed il Potente si chiuse nella Madre dentro per salvare rovesciando il serpente e da solo l'incontra portandosi in un vivente. Sarà i viventi dentro a salvare portando nei corpi alla perversità che vi abita il fuoco nei viventi; ai viventi reca l'energia che sarà tra risorti tutti a portare.

Ezechiele 4,17 - La potenza in seno inviata è nascosta a riempire un corpo che reca il vigore della vita. La reca ai viventi onde sia la vita a riportarsi nell'anima e l'uomo, portandola, tra i fratelli sarà a riportare e non si consumino nella loro iniquità.

È il testo ebraico, grazie alle lettere usate, come una sorgente da cui scaturisce in continuo un getto d'acqua purissima capace di portarci in presenza della storia della salvezza.
Torrenti d'acqua fresca a cui certamente si sono abbeverati gli antichi lettori e i cristiani della prima ora che cercavano le profezie su Gesù Messia.
Continuo a restare affascinato dei testi che si producono grazie alla lettura che si può fare delle singole lettere.
Questo modo di leggere, oltre ad essere un potente aiuto per meditare, fa restare in continua comunione con quei testi sacri in modo piacevolissimo, perché il sistema adottato è capace di far entrare in quegli antichi testi suscitando lo spirito dell'esploratore e l'attesa di chi entra in stanze inesplorate colme di grandi tesori.

I NEONATI PORTERÀ IN CIELO - SALMO 19
Nel precedente paragrafo, nel seguire il discorso sulla parola "voce, suono" si è presentato il versetto 5: "Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola" del Salmo 19, che dalla lettera ai Romani 10,18 è applicata agli apostoli.
Questo Salmo, attribuito a Davide, celebra il Signore del cielo e pone in evidenza due elementi che ne manifestano la gloria:
  • la prima parte, di 7 versetti presenta, il creato, i cieli e il sole;
  • la seconda parte la Torah, la legge.
Nella prima parte si trovano 4 elementi che parlano di una notizia, infatti, si trova due volte annuncio, voce e messaggio.
Il testo della più recente traduzione C.E.I. del Salmo 39 è la seguente:

Salmo 39,1 - Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

Salmo 39,2 - I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.

Salmo 39,3 - Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Salmo 39,4 - Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce,

Salmo 39,5 - per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio. Là pose una tenda per il sole

Salmo 39,6 - che esce come sposo dalla stanza nuziale: esulta come un prode che percorre la via.

Salmo 39,7 - Sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore.

Salmo 39,8 - La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice.

Salmo 39,9 - I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi.

Salmo 39,10 - Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti,

Salmo 39,11 - più preziosi dell'oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante.

Salmo 39,12 - Anche il tuo servo n'è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto.

Salmo 39,13 - Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti.

Salmo 39,14 - Anche dall'orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato.

Salmo 39,15 - Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore.

Il neo direttore della Specola Vaticana, a inizio 2009, tornò nuovamente sul rapporto Chiesa ed Extraterrestri nel corso di una breve intervista, concessa al giornalista e vaticanista della Rai Aldo Maria Valli, e andata poi in onda in prima serata durante l'edizione del TG1 delle ore 20,00, lo scorso 13 gennaio.
Ecco la trascrizione del servizio curato da Valli:

"I Cieli narrano la Gloria di Dio" ha detto giorni fa il Papa, ricordando il 2009 anno internazionale dell'astronomia, ma per il Vaticano non è solo un'immagine poetica. Da secoli ci sono astronomi che proprio a nome e per conto del Papa scrutano lo spazio infinito. Per verificarlo basta venire qui alla Specola Vaticana di Castel Gandolfo uno degli osservatori più antichi al mondo. "Un argomento - dichiara Funes - molto interessante di ricerca è la ricerca proprio dei pianeti simili alla Terra. E questa possibilità apre delle domande molto interessanti che riguardano la scienza ma anche riguardano la filosofia e la teologia". Astrobiologia, si chiama così la scienza che studia la possibilità di vita intelligente extraterrestre e Padre Funes in proposito non ha prevenzioni: "Siamo aperti a quello che si scoprirà e non comporta nessuna difficoltà, penso io, per la teologia cattolica la possibilità dell'esistenza di altri esseri intelligenti"

Il mese successivo il gesuita argentino ribadì grosso modo lo stesso concetto in una breve intervista rilasciata al mensile "Focus", uscito il 20 Febbraio scorso:

"Si calcola - afferma Funes - che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell'universo altre forme di vita, magari intelligenti. Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti, e mettete per favore questo "se", non ci sarebbero contraddizioni. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L'umanità terrena andrebbe vista quindi come l'evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all'ovile per farla stare con le altre 99. Nelle Sacre Scritture non mancano passi che si possono accordare con le nuove scoperte scientifiche."

Il primo versetto decriptato del Salmo 19 è accattivante, proprio per quanto si va dicendo dell'uomo nuovo, che può nascere in questo mondo, ma che cerca il cielo.

Salmi 19,1 - Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.



Salmi 19,1 - Il Potente ai viventi in eternità la vita di questi cambierà . A rinati () porterà l'aiuto .

Il Potente ai viventi in eternità la vita di questi cambierà.
Ai rinati porterà l'aiuto.


Porterà l'aiuto per condurli nell'eternità come dice San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi:

"Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario, infatti, che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?" (1Corinzi 15,51-55)

Gesù, venuto dal cielo, ha portato con sé il dono della divinità:

"A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo." (Efesini 4,7-13)

Alcuni in questa vita sentono di non essere di quaggiù e sentono il richiamo dei cieli, sanno che sono stati trapiantati in questo mondo dove sono in stato di crescita perché:
  • "...non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo..." (Giovanni 15,19)
  • "A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati." (Giovanni 1,12s)
  • "E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia." (2Pietro 3,13)
  • "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura." (Efesini 13,14)
Le decriptazione tutta di seguito di questo salmo è un'ulteriore prova della presenza di pagine di secondo livello nelle Sacre Scritture della Bibbia in ebraico e della forza del metodo adottato.
Sembrano queste pagine della Tenak come una raccolta dei migliori temi svolti di criptatura da parte di studenti che in di secoli e secoli di approfondimento dei primi testi e nella spiritualità del Tempio hanno prodotto alla scuola di scribi e profeti.
Un florilegio, una antologia dei migliori temi svolti di allievi.
Pagine che avessero la duplice proprietà, di far parte di un tema biblico esternamente e di un storia del Messia internamente.
Presento a conclusione il decriptato.

Salmi 19,1 - Il Potente ai viventi in eternità, la vita di questi cambierà. I neonati porterà per mano.

Salmi 19,2 - Uscirà dal cielo, la madre riempirà. Il frutto di un vivente retto dentro le recherà. L'aiuto di Dio recherà dal seno alla luce nel mondo e l'aiuto un giorno nel cammino ci sarà. L'aiuto partorito verserà, sarà alla vista.

Salmi 19,3 - Un giorno il Potente fu portato dalla madre. Fu in una casa ad essere in vista, il primogenito; la madre lo saziò nella notte. A splendere è il Potente nel mondo. È l'annuncio della conoscenza completa.
(È l'annuncio dell'aiuto nel tempo)

Salmi 19,4 - L'Unico fu dall'angelo, che all'origine da essere ribelle si portò, per annullarlo con la Parola che fu in un vivente. Per la non esistenza dell'angelo un fuoco dal seno verserà, riporterà la potenza ai viventi.

Salmi 19,5 - A casa dalla sposa l'Unico in un corpo scese. Fu giù un primo a risorgere. Si riporterà dentro alla fine del mondo per finire di consumare nei viventi il serpente che fu ad entrare a vivere. Il Potente col fuoco li salverà, risorgerà i viventi. Lo splendore dentro rientrerà nei viventi.

Salmi 19,6 - Riporterà Lui il vigore che finì per l'angelo (ribelle) che fu giù alle origini nei viventi a nascondersi. Il Verbo a finire lo porterà. Sarà a bruciarlo col forte fuoco della rettitudine. Scapperà da dentro. Si riporterà nei corpi la potenza. I corpi riporterà su a camminare.

Salmi 19,7 - Dalla putredine i rialzati n'usciranno. Entrerà nel fuoco vivo nelle acque bollenti chi si portò giù all'origine e lo porterà alla fine. A versarsi si porteranno nel Verbo che dalla croce li porterà ad innalzare. Li verserà su portandoli integri avendo portato ad annullare l'angelo che nascondendosi nelle midolla tra i morti li portava.

Salmi 19,8 - In croce, portata dal corpo crocifisso del Signore pura sarà un'acqua ad uscire che a salvare sarà, dentro finirà dell'angelo l'orgoglio. L'eternità porterà dalla croce il Signore. L'energia in verità rientrerà nelle midolla. Retti saranno gli uomini che col Verbo alla fine staranno.

Salmi 19,9 - Col Verbo lo sperato aiuto ci sarà stato. Dal Signore saranno risorti i corpi. Saranno i viventi salvati. Vivi dalle tombe risaranno. La potenza dentro i viventi scenderà e tutti nel Signore dentro al corpo entreranno (da dove) ai viventi prima aveva lanciato dalla croce una sorgente di forti acque.

Salmi 19,10 - Saranno con i corpi a venire nel Signore nel cuore aperto con l'asta (quando) nel corpo entrò al Risorto sul colle. All'Eterno vivi i risorti dal Verbo nel cuore saranno. Il Signore fedele, giusti riporterà (coloro in cui) era nascosto l'essere impuro.

Salmi 19,11 - Del mondo ha avuto compassione. Ha aiutato l'esistenza dei viventi. Vivi questi entreranno a casa portati a vivervi dal Verbo. (Anche) gli stranieri a casa condurrà. Di uomini porterà a riversare un mare. Col vestito a casa di simili ad angeli il Verbo tutti su porterà, Col Verbo staranno a vivere.

Salmi 19,12 - Scorrerà nei viventi dal Servo la retta energia, per questa uscirà dai corpi il bestiale, dentro il Nome nei corpi in seno si riverserà, ciò che è puro li abiterà.

Salmi 19,13 - Rinnovati saranno all'Unico portati da innocenti a stare essendo stata l'intelligenza ai viventi, dall'angelo (ribelle) nascosta, riportata. Tutti puri tra gli angeli staranno.

Salmi 19,14 - Scapperà dai viventi il vivere empio che c'è nelle midolla bruciato dalla rettitudine. Il Servo avrà afflitto il serpente che c'era, i salvati, ha accompagnato a casa ove staranno uniti questi all'Unico essendo stata dal Crocifisso la vita portata pura essendo finita la forza del grande peccato.

Salmi 19,15 - Chi era nel mondo sarà portato dal Potente. Con i corpi saliranno portati belli i viventi che nel corpo saranno del Verbo che sarà a condurli. Entrata la colomba (Spirito Santo) nei cuori sarà stata. Per il Potente le persone saranno rette. Il Signore che giù si portò nel corpo sarà a ricondurli; il Redentore è.

CONCLUSIONE
Per concludere propongo un versetto fondamentale della Torah.
È l'inizio del credo d'Israele, il versetto Deuteronomio 6,4:

Shem'a Ishra'el IHWH 'Oelohenu IHWH 'oechad



Traduzioni C.E.I. precedente, ultima e della Bibbia di Gerusalemme:
  • "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo."
  • "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore."
  • "Ascolta, Israele: Ihwh è il nostro Dio, Ihwh solo."
Sottigliezza di parole, concetti profondi, tutti da comprendere e digerire.
Il mondo è un sottile equilibrio di luce e assenza di luce - tenebre, di bene e assenza di bene - male.
Ogni uomo è santo e peccatore, angelo e demonio.
Al riguardo, il Mosè Maimonide, che tra l'altro scrisse gli "ikkarim", "articoli di fede" dell'ebraismo dice nel suo "Mishneh Torah": "È necessario che ciascuno si consideri metà meritevole e metà colpevole come il mondo intero. Se eseguisse anche un solo comandamento inclinerebbe la sua bilancia e quella del mondo intero dalla parte del merito." (Hilchòt Teshivah 3,4)
Bene, il Signore Dio, venendo come Messia intende dare un colpo decisivo alla bilancia, aggiunge ciò che manca e lo fa da uomo vero in aiuto degli uomini.
Per i cristiani ciò è accaduto, perché i meriti di Cristo Gesù sono tali che il giudizio sull'umanità è con certezza a pendere dalla parte dei meriti, come dice il Preconio Pasquale "Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo e con il sangue sparso per amore ha cancellato la condanna della colpa antica."
Quelle lettere ebraiche dell'inizio dello "Shem'a" si possono, peraltro, leggere con le lettere singole come segue:

"Una luce dai viventi veduta sarà , illuminerà le menti , Dio nel mondo sarà a portarsi , entrato , la divinità al mondo sarà ad inviare , la porterà il Signore ai fratelli per aiutarli ."

"Una luce dai viventi veduta sarà, illuminerà le menti, Dio nel mondo sarà a portarsi, entrato, la divinità al mondo sarà ad inviare, la porterà il Signore ai fratelli per aiutarli."

l trionfo del Signore risorto ha inondata la terra di nuova luce!
"Lo splendore del re ha vinto le tenebre, le tenebre del mondo...!"

a.contipuorger@gmail.com

Tutti gli articoli di BibbiaWeb

vai alla visualizzazione normale di inizio articolo     invia questa notizia ad un amico

 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy