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IL PADRE NELLA FEDE DI GESÙ
La lettera agli Ebrei in 12,2 definisce "Gesù, autore e perfezionatore della fede".
Come Dio è l'autore che l'ha suscitata ed è il perfezionatore come uomo che l'ha resa tangibile con la propria storia, le vicende che lo riguardano e lo spirito con cui le ha affrontate e soprattutto con la vittoria sulla croce, col dono della sua vita, con la sua morte e la sua risurrezione, e l'assunzione al cielo di un primo uomo, assieme all'effusione del dono dello Spirito Santo, tutti atti fondanti della fede cristiana innestatasi su un antico ceppo, quello dell'ebraismo.
Si tratta, peraltro, del ceppo della fede che viene dall'alleanza che Dio fece con Abramo, quella nel Dio Unico, il creatore del cielo e della terra, che ama l'uomo che ha creato e vuole liberarlo dal peccato e dall'errore dalla schiavitù del maligno che lo affligge con la paura della morte che si è abbattuta su di lui.
La fede in ebraico dal radicale
"dell'Unico
la manna
",
lo "spirito e vita" che Gesù di Nazaret ha dato da mangiare col proprio corpo e da bere col proprio sangue, il pane e il suo vino, come nuovo Melchisedek.
Sotto tale aspetto è Gesù veramente figlio di Abramo e frutto venuto da lui!
Se si va al sodo l'incarnazione è avvenuta grazie ad Abramo che ha risposto sì alla chiamata e con la disposizione al sacrificio, con unità d'intenti col figlio Isacco, figura della più alta e divina comunione del Padre col Figlio.
Col suo esempio e i suoi insegnamenti ha fatto nascere nei propri discendenti la fede che ha portato XIX secoli dopo dalla sua discendenza a una coppia di sposi perfetta ove entrambi, come lui, acconsentirono di donare la propria intera vita per il piano di salvezza pensato da Dio per gli uomini.
Questa coppia perfetta è quella degli sposi vergini della famiglia di Nazaret, Maria e Giuseppe, nella cui matrimonio pur senza congiunzione umana nacque il Cristo educato come figli Israelita e carpentiere nella loro casa.
Il Vangelo di Matteo 1,24 ci dice del sì di Giuseppe che ricevette l'annuncio nel sogno della gestazione di Maria ad opera soprannaturale e del sì di Maria in Luca 1,38.
Il Vangelo di Matteo poi in 1,1.16 associa subito il Messia, figlio di Davide, ad Abramo e compiute 14x3 generazioni a Giuseppe e a Maria, infatti, inizia in questo modo: "Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo... generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo."
Del resto la stessa lettera agli Ebrei in 2,14-16 ha detto: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura."
Cristo, insomma era nelle reni di Abramo e si è fatto suo figlio secondo il disegno che Dio aveva appena lo chiamò, ma che si rivelò solo in sogni e parole misteriose.
C'è una pagina molto importante in Genesi 15 quando il Signore fa alleanza con Abram.
Questa alleanza è come quella che fu fatta da Dio con la prima coppia, Adamo, di un maschio e di una femmina, quando in Genesi 2,21 lo addormentò e usci dal suo costato la Donna-Moglie, la generatrice di tutti gli uomini che purtroppo nacquero quando rotto era stato rotto il patto d'alleanza con Dio, quindi in opposizione aperta e non sanata degli uomini verso Dio.
Avverte il primo versetto di Genesi 15 che Abramo ebbe una visione "machezoeh"
ossia "della vita
il nascosto
di colpo
s'apri
"
e il Signore gli fece intravedere la sua discendenza, e come abbiamo già sottolineato, dice il versetto 15,6 "credette" e dal Signore gli fu "accreditato come giustizia".
Gli fu detto di preparare degli animali come per un banchetto com'era usanza del tempo per "tagliare un'alleanza", quindi secondo il versetto 15,12 scese un torpore "tareddamah"
su Abram e viene infatti usato lo stesso raro termine usato per il torpore caduto su Adamo in Genesi 2,21.
Questo sonno pesante porta a vedere doppio e a sogni e visioni non fallaci che solo i profeti comprendono se aiutati da Dio che nel caso specifico "indica
alla mente - testa
che un aiuto
ai viventi
entrerà
"
e questo aiuto comporta in legame nel sangue "dam"
e un essere simile
a chi ha provocato quel torpore, ossia profila una precisa divina volontà, che ora, a posteriori, appare chiara, una profezia d'incarnazione della divinità che fu impedita dalla prima coppia.
Si pensi che quel termine "tareddamah"
oltre che quelle due volte non è più usato nella Torah e si ritrova nella Tenak altre 5 volte in 2Samuele 26,12; Giobbe 4,13 e 33,15; Proverbi 19,15 e in Isaia 29,10.
Quest'ultimo, Isaia 29,10, fa comprende che lo spirito di torpore impedisce ai veggenti e ai profeti di leggere il sigillato, cioè quanto è velato nella Scrittura, e questo accade ai profeti delle nazioni che si accalcano per il giorno del giudizio, il che ovviamente non può accadere ai veri profeti che interpretano le parabole e gli enigmi per grazia di Dio.
Dice, infatti, Isaia 29,10-12: "uno spirito di torpore, ha chiuso i vostri occhi, cioè i profeti, e ha velato i vostri capi, cioè i veggenti. Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere."
In definitiva propone in modo chiaro che le Sacre Scritture in ebraico vanno anche decriptate, perché spesso hanno almeno una faccia nascosta.
Il mistero, invece, certamente il Signore lo fece vedere al suo amico e amato Abramo eletto a capostipite degli uomini di "fede".
Leggiamo allora con questo sistema il versetto dell'alleanza Genesi 15,18: "In quel giorno il Signore concluse quest'alleanza con Abram: Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate."
Il testo in ebraico è:
La decriptazione giustificata è la seguente:
"Dentro
si sarebbe
portato
in un vivente
al mondo
Lui
,
in un retto
corpo
.
Indicò
il Signore
che verrà
()
da Abram
in un figlio
.
Sarà
la fine
con rifiuto
dell'essere ribelle
().
Del Potente
la stirpe
retta
l'angelo
(ribelle) finirà
.
In croce
sarà
a venire
dell'Unigenito
il corpo
.
Giù
aperto
da un colpo
verrà
()
della vita
l'energia
che rigenererà
()
i viventi
.
A scendere
dal corpo
sarà
la vita
eterna
.
Uscirà
d'inviati
nel mondo
un corpo
.
Uscirà
un grande
fiume
dal Verbo
dal corpo
crocefisso
."
E tutta di seguito si legge:
"Dentro si sarebbe portato in un vivente al mondo Lui, in un retto corpo.
Indicò il Signore che verrà da Abram in un figlio.
Sarà per la fine con rifiuto dell'essere ribelle.
Del Potente la stirpe retta l'angelo (ribelle) finirà.
In croce sarà a venire dell'Unigenito il corpo.
Giù aperto da un colpo verrà della vita l'energia che rigenererà i viventi.
A scendere dal corpo sarà la vita eterna.
Uscirà d'inviati nel mondo un corpo.
Uscirà un grande fiume dal Verbo dal corpo crocefisso."
Anche Giuseppe, "il giusto", discendente di Abramo, vide tutto in sogno e accolse per moglie Maria già incinta; ebbe, quindi, fede oltre ogni speranza, perciò certamente il suo "sì" fu accreditato come giustizia.
Gesù uomo, ha avuto, com'è normale per i figli d'Israele, l'iniziazione alla religione dei padri da parte dei genitori a cominciare da Maria con le preghiere iniziali e i "midrash" per passare poi alla lettura delle Sacre Scritture sotto la guida di Giuseppe, il "giusto", erede della fede di Abramo che l'avrà introdotto anche alle usanze sinagogali.
(Vedi: "Giuseppe, padre nella fede del Figlio di Davide")