LE BENEDIZIONI DI GIACOBBE E DI MOSÈ
di Alessandro Conti Puorger
parti precedenti:
LE BENEDIZIONI DI GIACOBBE (Genesi 49) »
IL CANTICO DI MOSÈ (Deuteronomio 32) »
CANTICO E BENEDIZIONI DI MOSÈ (Deuteronomio 32 e 33) »
LA MORTE DI MOSÈ (Deuteronomio 34)
Riporto per comodità il testo della traduzione CEI del Capitolo 34 del Deuteronomio:
"Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Galaad fino a Dan, tutto Neftali, il paese di Efraim e di Manasse, tutto il paese di Giuda fino al Mediterraneo e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Zoar. Il Signore disse: Questo è il paese per il quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: Io lo darò alla tua discendenza. Te l'ho fatto veder con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai! Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l'ordine del Signore. Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet - Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. Mosè aveva 120 anni quando morì; gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni; dopo furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè. Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva imposto le mani su di lui; gli Israeliti gli obbedirono e fecero quello che il Signore aveva comandato a Mosè. Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè - lui con il quale il Signore parlava faccia a faccia - per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nel paese d'Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutto il paese, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele."
È stato trovato un sito sul Monte Pisgah di fronte a Gerico da dove nelle giornate favorevoli si può effettivamente vedere anche il Mediterraneo, ciò in linea con l'idea: la Bibbia aveva ragione.
Mosè morì alle pendici del Nebo di fronte a Bet-Peor e nessuno fino ad oggi ha trovato dov'è la sua tomba.
Il libro deuterocanonico, II Maccabei (2,4-8 ) immagina che in una caverna in quella zona sia stata nascosta anche la Tenda e l'Arca e l'altare degli incensi.
È da osservare che nel racconto della morte Mosè è chiamato il "servo di Iahwèh"
perché ha interceduto molte volte per il popolo, ed ha preso su di sé i suoi peccati, prendendo su di sé la maledizione che spettava loro, pagando di persona purché ricevessero salvezza e benedizione.
Dice un Salmo(116,15) che "Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli" e così che va filtrato alla luce della considerazione del versetto di questo Salmo che "Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nel paese di Moab, secondo l'ordine del Signore" (Deut. 34,5) in cui i segni ebraici usati sono:
Con soggetto Mosè quei segni si possono leggere:
"A portarsi
fu
da uomo
illuminato
tra i viventi
Mosè
che servì
il Signore
dentro
la terra
.
A vivere
lo portò
dal Padre
al venir meno
fu
col Signore
."
Che Mosè, come Elia, fu portato in cielo, è raccontato nell'apocrifo Ascensione di Mosè, è in linea con l'episodio della trasfigurazione raccontato dai Vangeli sinottici in cui Gesù appare con vesti sfolgoranti tra Mosè ed Elia.
C'è un commento rabbinico legato ai segni
a fine di quel versetto, che s'è soffermato a considerare che in linea col mio metodo possono essere interpretati come "sopra
la bocca
ci fu
il Signore
",
come se Dio stesso l'avesse baciato.
Da questa idea produsse un midrash: "Si udì una voce dal cielo che disse a Mosè: Mosè, è la fine, il tempo della tua morte è venuto. Mosè disse a Dio:
Ti supplico, non mi abbandonare nelle mani dell'angelo della morte. Ma Dio scese dall'alto dei cieli per prendere l'anima di Mosè e gli disse: Mosè, chiudi gli occhi e Mosè li chiuse; poi disse: Posa le mani sul petto e Mosè così fece; poi disse: Adesso accosta i piedi e Mosè li accostò. Allora Dio chiamò l'anima di Mosè dicendole: Figlia mia, ho fissato un tempo di 120 anni durante il quale tu abitassi nel corpo di Mosè. Ora è giunta la tua fine; parti, non tardare. E l'anima: Re del mondo, io amo il corpo puro e santo di Mosè e non voglio lasciarlo. Allora Dio baciò Mosè e prese la sua anima con un bacio della sua bocca, poi Dio pianse per la morte di Mosè."
Rispetto a questo racconto Daniel Lifschitz in Mosè lotta con la Morte (EDB) aggiunge: "...Rispose l'anima: Signore dell'universo, esiste forse un corpo più puro di quello di Mosè? Perciò lo amo e non voglio lasciarlo. Ti porrò sotto il mio trono celeste, insieme agli angeli, promise il Signore. Meglio per me rimanere nel corpo di Mosè che trovarmi con gli angeli, protestò l'anima. È puro tanto quanto gli angeli, benché viva sulla terra. Ti prego, lasciami nel corpo di Mosé. Dopo che il Santo, benedetto sia, ebbe udito l'anima di Mosè attestare la purezza del suo corpo, baciò Mosè, e l'anima fece l'esperienza dell'indicibile gioia della Sheckinah del Signore (l'aspetto femminile di Dio), gioia incomparabilmente più grande di quella provata rimanendo nel corpo di Mosè e tornò, senza più resistere nel seno del Santo, benedetto sia."
Faccio notare come in questo midrash Mosè supplica Dio di "
non mi abbandonare nelle mani dell'angelo della morte", raccogliendo una tradizione corrente di cui v'è traccia anche nella lettera di Giuda (capo della corrente giudaico-cristiana cugino di Gesù).
Questa lettera pare riportare cenni di apocrifi in auge in quel momento come Il libro di Enoch e l'Ascensione di Mosè e dice "L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: 'Ti condanni il Signore'!" (Giuda 9)
L'arcangelo Michele è nella tradizione ebraica colui che porta le anime degli uomini pii in cielo, nemico di Sammaele, l'angelo caduto, il diavolo che guida le forze del male.
In definitiva tanti sono gli aspetti che incuriosiscono in tale brano e anche di questo in
APPENDICE D riporto la decriptazione.