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ATTESA DEL MESSIA...

 
AMORE, NAVICELLA DELL'UOMO NUOVO,
ASTRONAUTA DEL CIELO

di Alessandro Conti Puorger
 

L'IPERSPAZIO E L'UOMO INTERIORE
I pensieri espressi in queste pagine trovano la loro continuità nel discorso che implica il domandarsi se abbiamo una conoscenza limitata di noi stessi e se viviamo non nel mondo a cui siamo destinati, ma in una sua proiezione.
Non nel senso che viviamo in un mondo immaginario, ma che abbiamo la non sensibilità d'alcune dimensioni e viviamo come un sottoprodotto di vita in cui c'è mancanza o estrema carenza di parti essenziali, pur se il mondo è soggetto a leggi precise, che però non conosciamo appieno.
Viviamo come in una cantina ove la percezione della luce è minima e il pericolo è che ci stiamo abituando a farci bastare la luce che trapela dalla porta.
Allo stesso modo che se qualcuno, di giorno, avesse abbassato le tapparelle in una stanza; in effetti, chi deve vederci in quella stanza siamo noi e dobbiamo provare a cambiare, ossia siamo noi che dobbiamo comprendere che sono da alzare le tapparelle, perché non stiamo utilizziamo a pieno le nostre doti e dobbiamo farle crescere per poter godere di quanto è a nostra disposizione.
È come per le capacità cerebrali, ne usiamo tutti solo piccole percentuali.

La creazione è un totale miracolo, Dio non compie miracoli invano e non si deve fare affidamento sui miracoli, il vero miracolo è che noi stessi ci apriamo alla Sua conoscenza.
L'uomo di fronte alla realtà di Dio, si può porre:
  • negandone l'esistenza;
  • dirsi che è come gli extraterrestri che non sono di qui e chi sa se ci sono;
  • pensarlo un padre e una madre buona che desidera che cresciamo.
In questo ultimo caso, poi, è molto discreto e si nasconde un poco per non opprimerci, ma appena cominciamo a cercarlo si rivela ed è certo perché ci ha dato anche, ma va utilizzata la curiosità e la capacità di penetrare oltre la buccia del mondo "fisico" per vedere la luce che brilla sul suo volto.
Quella poca luce che vediamo è comunque il suo sguardo su di noi.

Basta che ci venga in mente di provarci.
Stiamo in un luogo che serve ad educare la nostra vista e per non restare abbagliati abbiamo come lenti affumicate.
La conoscenza è accorgersi del suo sguardo e corrispondergli, cioè cercare di mettersi lenti sempre meno scure e con quel minimo di luce far crescere il discernimento per capire volta per volta quali siano le lenti più opportune da sostituire.
In ciò consiste la conversione cioè corrispondere al suo sguardo.
Il male esiste in quanto assenza di luce.
Il mondo interagisce con noi e noi col mondo e la sua percezione è modificata dalla nostra presenza.

Per il Mosè Maimonide (1136-1204), detto Rambam, filosofo ebreo del XII secolo, l'era messianica sarà quella in cui tutti saranno a cercare di conoscere Dio (Mishneh Torah Hilchot Melchim 11.12).
I suoi seguaci raccontavano che nella notte in cui finì il suo capolavoro, la Mishneh Torah, Mosè in persona sarebbe apparso in sogno al Rambam per dirgli "Ben fatto!" e dicevano di lui che si chiamava Mosè: "da Mosè a Mosè non ci fu nessuno come Mosè".
Quello di Maimonide altri non è che il messaggio del profeta Isaia sui tempi messianici, quando, dopo aver parlato di una natura rappacificata, dice: "...la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare." (Isaia 11,9)
Il fatto è che qui alcune nostre capacità non vengono captate o, perché appiattite in questo mondo che è una sezione di un mondo più complesso, o perché certe capacità debbono prima crescere in quelle dimensioni che qui non vengono misurate.
Divenute sensibilmente grandi oltre un certo limite finalmente, qualche volta, fanno vedere qualcosa nel mondo che ci è noto e lasciano stupefatti, quasi fenomeni paranormali o extraterrestri.
Propongo a ritroso per chi trovasse qualche spunto interessante in questo sviluppo la lettura dei seguenti articoli che in effetti sono preparatori a questi pensieri:
La domanda che s'impone è: la dimensione spirituale dell'uomo è una dimensione reale o è solo un artificio mentale?
È materia che si può indagare con mezzi umani o fa parte dell'etereo e dell'extraterrestre?
Restando con i piedi per terra dobbiamo costatare che le dimensioni fisiche in cui noi viviamo sono le tre dimensioni spaziali e il tempo che provoca il cambiamento solo in un senso, cioè in avanti.
Ogni istante, però, lo viviamo in un mondo solo tridimensionale.
L'attimo dopo lo viviamo ancora in un mondo tridimensionale in cui però è cambiato qualcosa rispetto a prima, se non al di fuori di noi almeno all'interno di noi.
Essendo tutto in movimento, di fatto, poi non restiamo nella stessa sfera volumetrico spaziale di prima rispetto a un punto fisso esterno, ma siccome non possiamo definire questo punto fisso non possiamo definire coordinate assolute, ma solo relative.
L'attimo dopo, perciò, siamo nello spazio forse con le stesse coordinate relative, ma non con stesse coordinate assolute, che pur se variate restano assolutamente incognite.
Il dire perciò che il nostro mondo ha tre dimensioni è inesatto, ma è anche inesatto dire che ne ha quattro, perché il tempo è diverso da luogo a luogo. Se guardiamo il cielo vediamo ad occhio nudo circa 3000 stelle dal nostro emisfero e le stelle ancora visibili in tal modo in una sfera di 50 anni luce sono ancora circa 5%.
Quindi noi in contemporanea non vediamo un bel nulla, ma tutto è sfasato a seconda della distanza perché condizionato dal nostro strumento di ricezione che è buono solo per immagini vicine e che non cambino troppo velocemente.
Quindi nel creato c'è un tempo relativo ad ogni luogo che poi dipende da noi che lo misuriamo ed è quindi condizionato dal modo come lo misuriamo.
In definitiva se guardiamo lo spazio siderale vediamo come era, non come è, e questo "era" poi è diverso a seconda la distanza.
È stato così valutato che a 15 miliardi di anni luci vi sono stelle che stanno ancora nascendo.
Se in un punto dello spazio potessi avere i fotogrammi di tutti i cambiamenti che si verificano avrei in quella zona la quarta dimensione, cioè saprei esattamente cosa accade in quella zona spaziale nell'arco temporale considerato e avrei una visione storica dello spazio.
Si vedrebbe la crescita generale dell'originaria esplosione.
Per quella porzione forse non passerebbe mai nulla e forse siamo passati noi e prima di noi stelle che ora si trovano a miliardi d'anni di distanza.
Se si dilatasse questo arco di tempo all'infinito e per ogni zona avremmo lo spazio a 4 dimensioni spazio-eternità.
Tutto ciò per pensare la dimensione n+1 e il mondo a quattro dimensioni senza tempo.
È poi da considerare che due oggetti non possono stare simultaneamente nello stesso spazio, eppure l'amore trascende spazio e tempo e permette di mettersi in comunicazione e in relazione con persone lontane.
Tutto questo almanaccare è stato provocato non da un articolo scientifico, ma dalla lettura del brano della lettera agli Efesini di San Paolo, ove dice:

"Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio." (Efesini 3,14-19)

In questo discorso vi è chiara l'idea di un essere che portiamo nascosto in noi stessi, l'uomo interiore.
Ciascuno di noi è immagine di ciò che è internamente e non lo sa.
Quello che si vede di noi è l'uomo vecchio che vive in questo mondo a tre dimensioni schiavo del tempo, ma in noi è in gestazione un uomo interiore, sensibile allo spirito, un uomo spirituale che vive di vita propria.
L'uomo interiore è però nutrito dall'uomo esteriore, se n'accorga o no, e ha anche capacita di captare dimensioni che l'uomo della carne non può sentire, quelle dello spirito, perciò l'uomo della carne sotto questo aspetto se vuol far crescere l'uomo interiore deve dar retta, se ha ancora un po' di sensibilità, alla voce di quello interiore.
Prima o poi l'uomo interiore verrà alla luce come uomo nuovo.
Siamo quello che mangiamo, insomma, e ciò vale sia per l'uomo esteriore, sia per l'uomo interiore.
Quindi come sta aumentando l'attenzione sulla scienza della bio-alimentazione deve crescere la pratica ad una sana educazione spirituale, altrimenti siamo solo stelle cadenti.
Certe prassi e certe ricerche che sembrano stupide all'uomo della carne, perché non può comprenderle, sono invece una tavola imbandita per quello interiore, quindi... cerchiamo di volerci bene.
San Paolo è esploratore di questa realtà e ce la propone con quelle espressioni nelle sue lettere:
  • uomo vecchio in Romani 6,6; Efesini 4,22; Colossesi 3,9.
  • uomo interiore in Efesini 3,16.
  • uomo spirituale in 1Corinzi 2,15.
  • uomo nuovo in Efesini 2,14 e 4,24.
In quel brano della lettera agli Efesini che ho sopra riportato si coglie, infatti, una ridondanza: l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità.
Affrontare con considerazioni terrene un discorso spirituale non è il massimo, ma essendo umani e dovendo pur filtrare tutto attraverso l'uomo esterno dobbiamo pur partire da tale situazione per comprendere.
Si tratta di far arrivare il nostro uomo interiore, come dice nella lettera, alla dimensione adulta e la sua nascita sarà la risurrezione, la fine dell'uomo vecchio, ma la nascita dell'uomo interiore.
L'uomo vecchio, l'uomo esterno essendo condizionato dall'egoismo non riesce che a pensare a se stesso.
Se però usassimo un po' di astuzia "I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce." (Luca 16,8).
Amare se stessi d'amore vero, cercando di non precludersi il cibo necessario, implica il nutrire l'uomo interiore; infatti, per l'arte dell'amore occorre amare bene il se stesso integrale.
È una scala che inizia da sé, infatti:
  • "amerai il tuo prossimo come te stesso..." (Levitico 19,18)
  • "amerai il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." (Deuteronomio 6,5)
Conoscendo se stessi e i lati meno noti cresce l'uomo interno, che è capace di amare sia in senso orizzontale, gli altri, e verticale, Dio.
L'uomo nuovo è l'uomo completo, perché si forma nel tempo della vita come tempo di gestazione, ma nasce fuori dal tempo e la morte diviene il confine tra tempo e eternità, la dimensione in cui potremo accedere alla conoscenza faccia a faccia con Dio.
C'è anche un'altra possibilità quando l'uomo interiore riesce ad avere un po' di vigore e riesce ad avere per alcuni momenti il timone del battello della vita.
Nel cristianesimo, l'ascolto, il catecumenato degli antichi, serviva ad ammorbidire la buccia e a nutrire l'uomo dello spirito finché questi, assunto il timone, l'uomo vecchio era costretto ad ascoltare l'uomo interiore dello spirito e passavano al battesimo:

"...se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera." (Efesini 4,21-24)

Questo uomo interiore pare essere contenuto proprio in una buccia, in una placenta, il nostro io esterno che vive in questo mondo mutevole a tre dimensioni, mentre l'uomo interiore e come vivesse appunto in un iperspazio di cui noi siamo le dimensioni visibili in questo mondo.
Quando morirà l'uomo vecchio usciremo dalla placenta e saremo in un mondo nuovo.
Questo uomo interiore per San Paolo è proprio dei santi, cioè dei diversi che hanno preso coscienza di un'altra dimensione, quelli che hanno conosciuto e vogliono conoscere la fonte di tutto e risiedere a pieno titolo là.
Questi sono come sono e si vede che sono speciali.
Questi percepiscono non più tre, ma quattro dimensioni l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, ossia tutto ciò serve loro per poter conoscere la portata di dimensioni inconcepibili di un fatto: l'amore di Cristo cioè del Messia.
Questo permea tutti i tempi e tutti i luoghi, nessuno escluso, in modo inconcepibile per l'uomo, cioè entra nelle profondità.
Conoscere Dio è entrare in un mondo ad altre dimensioni, infatti, per poterlo cominciare ad esplorare dobbiamo fare una schematizzazione particolare del tempo raffrontandolo a Lui e tutto si relativizza, perché abbiamo attribuito in Lui il punto fisso che ci mancava.
Al proposito c'è questo aneddoto: "Caro nonno diceva un nipote - giovane studente - mi dicono i miei professori che potrei avere un gran futuro davanti, ma non mi sento felice. Il nonno prese un sasso e con un ramoscello tracciò per terra un cerchio attorno al sasso e disse: quando hai un centro fisso e stabile il tuo cerchio sarà perfetto... quando avrai stabilito il centro tutto il resto seguirà."

Un altro pensiero importante è che non dobbiamo cercare lontano o astruserie.
"Un filosofo discuteva con un rabbino e sosteneva che non c'erano prove definitive dell'esistenza di Dio. Il rabbino rispose che invidiava il filosofo perché pensava sempre a Dio, mentre lui, il rabbino, pensava sempre a se stesso. Il filosofo andò via soddisfatto, ma poi ci ripensò. Io passo molto tempo a ponderare l'esistenza di Dio, perché sono sicuro di esistere, mentre il rabbino si domanda se esiste e perché."
Il viaggio va fatto in se stessi e capire l'amore che Dio ha per me e... cavalcarlo.

L'uomo interiore però, prendendo atto della realtà di Cristo, dispone di un aiuto che gli permette di avere come un anticipo dell'uomo nuovo.
Prendere atto del morire in Cristo e del suo risorgere affidandosi a Lui per entrare in una dimensione nuova che riesce a viaggiare attraverso questa creazione ed entrare nella dimensione da cui siamo esclusi.
Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". (Giovanni 3,3)
Una vera e propria navicella spaziale.
Questa navicella è l'amore, ma un amore totale come l'amore di Cristo.
Questa è veramente una macchina del tempo, perché è capace di farci fare il salto da questo mondo al mondo della dimensione spirituale, all'eternità.
Non è necessario studiare, basta in qualche modo conoscere una persona e farsi portare sulla sua navicella che ha la rotta tracciata per arrivare nel santuario di Dio.
Con l'incontro la speranza del cristiano non è una speranza probabilistica è fondata in Dio:

"La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato." (Romani 5,5)

È una certezza futura è un'ancora in cielo a cui è collegata la navicella, la:

"...speranza che ci è posta davanti. In essa infatti noi abbiamo come un'ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek." (Ebrei 6,18b-20)

Non è quindi frutto di scienza e conoscenza, ma è frutto un incontro che cambia la vita e dà scienza, conoscenza e mezzo di trasporto.
D'altronde Cristo Gesù si dichiara venuto dal cielo:
  • "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo." (Giovanni 3,13)
  • "Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù." (Giovanni 18,36)
  • "E diceva loro: Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo." (Giovanni 8,23)
L'amore vero sulla terra, infatti, è merce rara; più raro dell'oro e dei diamanti e molto più prezioso.
Il nostro amare è imperfetto, e anche, se non sembra possibile perché se ne vede tanto, l'odio che è il contrario dell'amore non è mai anche quello completo.
L'amore e l'odio sono due estremi di una dimensione spirituale, solo che l'odio vale molto meno ed è più facile produrlo e coltivarlo e appena superato il limite di guardia del rispetto umano la sua dimensione è ben visibile sulla terra.
L'amore, per contro, ha bisogno di una particolare sensibilità di captazione, perché i nostri ricettori sono stati ottusi dalla rara esistenza dell'amore.
L'amore ha poi bisogno di un supporto, l'dea di eternità, di cui invece l'uomo, al massimo, non ne ha che una pallida teorica concezione.
In genere l'essere umano pensandosi limitato, ritenendo d'avere la vita erogata da un accumulatore d'energia, pensa che non può sprecarla; quindi non può amare d'amore vero.
"L'uomo non conosce né l'amore né l'odio; davanti a lui tutto è vanità" dice la letteratura sapienziale ebraica nel libro del Qoelet 9,1.
Amore vero è quello per il cui merito scientemente si vince l'istinto, la paura e l'egoismo e chi lo prova può dare la vita per l'altro e non tiene conto dei propri beni.
Spesso tale dono si confonde col perbenismo e il sentimento, ma questi ultimi messi a dura prova trovano un limite, l'io, e non riescono a colpire il mondo col miracolo dell'amore vero.
L'uomo è incapsulato come in una campana trasparente. ma impermeabile all'amore e al bene; non è in grado di riceverlo e di darlo.
Lo stesso Paolo ai Romani dice a tale riguardo: "Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato." (Romani 7,24s)
Il profeta Osea ci dice: "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce... poiché voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti." (Osea 6,4b-6)
Pare proprio che l'amore porti alla conoscenza di Dio e la conoscenza di Dio porti l'amore.
"Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore." (1Giovanni 4,8)
Il profeta Isaia per farci intuire come può essere lo paragona a quello di una mamma per il figlio:

"Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani." (Isaia 49,15s)

Come mai ci siamo persi e invece di conoscere l'amore di Dio ci siamo convinti che non c'è e se c'è che non ci ama?
Qui il discorso si fa duro, perché se è difficile per l'uomo, orgoglioso della propria mente e rafforzato dal pensiero dell'illuminismo, credere a Dio, diviene ancora più difficile credere che esista satana.
A questo però credono gli ebrei e i cristiani.
C'è stato un intervento che ha comportato una nostra istruzione che ci ha incanalato in un tunnel d'errore e di trasgressione che è riassunto in modo allegorico nel famoso racconto della tentazione e della caduta al capitolo 3 del libro della Genesi, il primo della Torah o Pentateuco: "Il serpente... disse... non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". (Genesi 3,1-5)
Il serpente ovviamente è la veste esterna visibile impossessata in quel momento da parte di un ente che odia l'uomo e il progetto di Dio nei suoi riguardi, creare un mondo per un essere, l'uomo appunto, dotato di libertà che scegliesse non stando inizialmente in cielo, ma in terra, di accogliere Dio con amore.
Questo essere ostile si presentò alla prima coppia come serpente tentatore; il suo nome nel testo ebraico è "hanachash".
La risposta a cui sono pervenuti i sapienti d'Israele è che siamo stati profondamente ingannati, perché abbiamo così solo conosciuto le profondità di satana che sono di più facile accesso e a portata di mano, anzi offerte senza bisogno di cercare.

Per la tradizione "shaitan", odia l'uomo ed è avversario del progetto che Dio ha per questi, quindi "satana", era l'arcangelo più splendente di luce, chiamato appunto Lucifero, ossia portatore di luce che peccò di superbia e fu precipitato dal "cielo" nelle profondità delle acque, il caos primigenio in cui si trovava allora ancora ricoperta la terra.
L'arcangelo fu ribelle a Elohim, l'Onnipotente, El-Sahddai, il Signore Adonai colui che è IHWH, Dio del cielo e della terra che lo scacciò con gli altri angeli coinvolti nella ribellione, i "demoni", dispensatori di mali, disgrazie e calamità, cioè i diavoli che si mettono di traverso per far inciampare, che dividono, calunniatori con la funzione di trascinare gli esseri umani al peccato e far loro fallire il bersaglio della vita.

"Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio". (2 Pietro 2,4)

I loro nomi sono quelli delle divinità venerate dalle popolazioni cananee Asmodeo, Astarte, Baal, Moloch e il Belzebùl, il cui nome è cambiato per ironia in Belzebub il dio delle mosche, ricordato nel Vangelo:

"Costui (Gesù) scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni" (Matteo 12,24).

Il potere di scacciare i demoni da Gesù fu dato anche ai discepoli:

"I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome. Egli disse: Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli." (Luca 10,17-20)

Gli uomini, come angeli, contrariamente agli animali sono stati dotati di "libero arbitrio" e possono scegliere, ma hanno scelto di dare ascolto allo spirito del mondo.
Ciò, ci ha precluso la dimensione dell'amore e stiamo in questo mondo come recisi e appiattiti in dimensioni diverse da quelle per cui siamo stati creati.
Certo è che siamo chiusi in un bozzolo in cui l'amore di Dio non può penetrare, perché rispetta la nostra libertà.
L'autarchia, il voler risolvere tutto con le nostre mani, il farsi Dio di noi stessi è la radice di una ribellione contro tutto ciò che invece non è sotto la nostra sensibilità, ma che nemmeno la fa crescere.
Se c'è Dio, se ci lascia liberi, non può non esserci la sua negazione e quindi anche ciò che può dividerci e opporci a Lui, cioè satana e il demonio, almeno provvisoriamente finché abbiamo compiuto la scelta definitiva di essere, cioè l'Essere.
L'arma più micidiale dell'avversario è far credere che non esiste in modo che così nega lo stessa idea che vi sia un Dio a cui si oppone.
Il suo scopo e mantenerci nelle tenebre; infatti, le lettere che compongono quel nome "ha nachash" si possono interpretare, v'è entrato un angelo/una energia che si nasconde o nasconde la luce .
Accade, infatti, che questo nemico si oppone agli uomini: "ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio." (2 Corinzi 4,4)
In definitiva, il nostro nemico che non vuole il nostro esistere, vuole che il nostro uomo esteriore o uomo vecchio faccia abortire l'uomo interiore e "Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo." (J. Wolfgang Goete)
Se si crede che Dio non c'è, siamo ormai senza speranza nella trappola di satana in questo mondo di tenebra, perché c'è un insidiatore che ci ha nascosto la luce dell'amore di Dio, e gli abbiamo creduto.
La conclusione di San Paolo che consigli a quanti l'ascoltano è:

"Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti." (Efesini 6,11.12)
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