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ATTORNO AL SANTUARIO VICINO ALL'OREB, LA MONTAGNA DI DIO
di Alessandro Conti Puorger

IL TRADIZIONALE MONTE SINAI
Se c'è un posto in cui s'è verificato un evento ritenuto sovrannaturale è certamente il monte Sinai, ove Dio s'è manifestato al popolo d'Israele.
Qui le Sacre Scritture d'Israele riferiscono che Dio con quel popolo ha sancito un patto ed in quel posto fu costruita la tenda del convegno e tutti gli arredi. Un Santuario smontabile a tutti gli effetti che conteneva le Tavole del Patto in una apposita Arca Santa?
Dove era quel monte su cui Mosè prima incontrò Dio nel roveto ardente e poi passò due volte 40 giorni e 40 notti per ricevere i Dieci Comandamenti e tutta la Torah scritta e orale?
A partire dal IV secolo d.C. è opinione che il Monte Sinai, conosciuto come Monte Horeb od Oreb, Monte Musa, Gebel Musa o Jabal Musa, Montagna di Mosè, sia una montagna dell'Egitto che si trova nella parte meridionale del Sinai, la montagna più alta della penisola; infatti, la sua vetta raggiunge i 2285 metri e troneggia sul monastero di Santa Caterina, meta di folle che vi vengono in pellegrinaggio.

Il libro dell'Esodo non tratta del viaggio, ma solo della sosta al Sinai e dopo la costruzione del Santuario conclude: "Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s'innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d'Israele, per tutto il tempo del loro viaggio." (Esodo 40,36-38)
Qualunque fosse quel posto s'allontanarono solo per la conquista della terra promessa; il girovagare se si verificava non avrebbe avuto altri scopi che salvare la pelle.
La conquista sarebbe potuta avvenire subito, ma di fatto, come ci raccontano i libri dei Numeri e del Deuteronomio, ci fu una sosta nello sviluppo del progetto, per mancanza di fede di chi aveva ricevuto il patto stesso.
Tale stasi, voluta da Dio, si concluse quando tutta la generazione degli adulti fuoriusciti dall'Egitto ebbe a perire per morte naturale nel deserto.
Prima del patto ci furono alcuni eventi come lo scontro con gli Amaleciti e la ribellione di Massa e Meriba, e lì c'era già l'Oreb (Esodo 17).
Varie domande si propongono al riguardo.

Perché un patto sarebbe stato concluso all'estremità sud della penisola del Sinai, così lontano dal paese che dovevano ricevere in dono da Dio?
Come mai c'è un posto che si chiama Meriba di Kades ed è in tutta altra posizione nella penisola del Sina circa a 250 Km a nord est ed il raggiungerla, passando dall'estremità sud del Sinai, avrebbe comportato un allungamento dei sensibile dei percorsi tra andata e ritorno?

La distanza dal monte Sinai tradizionale a Gerico, primo avamposto poi conquistato 40 anni dopo della terra promessa, è infatti veramente notevole, oltre 400 km in linea d'aria e 750 Km seguendo vie carovaniere.
Tappe di 30 km al giorno per una massa consistente di milioni di persone con donne vecchi e bambini, mi pare proprio incredibile...
E poi che ne potevano sapere i fuoriusciti di una terra promessa così distante?
Qualcuno la doveva pur vedere e descrivere, quindi gli esploratori dovevano partire da più vicino, come di fatto avvenne, ed era inutile promettere cose inimmaginabili!

Eppure, dopo il decalogo e le norme dati al Sinai dei capitoli 20-23 del libro dell'Esodo, al termine del capitolo 23 c'è un brano di 12 versetti che riguarda la promessa del territorio che pare promessa concretizzabile proprio con eventi possibili e prossimi: "Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato... ti farà entrare presso l'Amorreo, l'Ittita, il Perizzita, il Cananeo, l'Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò... l'Eveo, il Cananeo e l'Ittita. Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno... Li scaccerò dalla tua presenza a poco a poco, finché non avrai tanti discendenti da occupare la terra. Stabilirò il tuo confine dal Mar Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al Fiume... Ma tu non farai alleanza con loro e con i loro dèi..."

Ci si aspetterebbe che una dichiarazione del genere fosse stato pronunciata alle porte del territorio ambito o almeno a portata d'ispezione, invece con il sito del Sinai tradizionale, tutti i percorsi s'allungano e veramente tante sono le tappe, ognuna delle quali, tra l'altro, comportava smontaggio e montaggio del Santuario.
Ho così voluto approfondire la questione, verificare la consistenza delle prove sul sito tradizionale del monte ed esaminare eventuali altre possibilità alla luce della Sacra Scrittura.
Com'è mio solito, con intento del tutto personale, ho poi sintetizzato i risultati in questo articolo.

Ho appurato che, di fatto, sul luogo del monte Sinai tradizionale non si hanno notizie storiche né tracce di insediamenti precedenti l'evo moderno, quando divenne luogo di pellegrinaggio e di meditazione per i primi cristiani, infatti:
  • nel 330 d.C. S. Elena, madre dell'imperatore Costantino, vi fece costruire una piccola chiesa nel luogo ove fu ritenuto si trovasse il Roveto ardente;
  • il corpo di Santa Caterina fu inumato in un monastero sul monte;
  • nel 527 d.C. Giustiniano vi fece costruire la "Basilica della Trasfigurazione".
In pratica nulla di più.

L'ebraismo non è particolarmente attaccato al Monte Sinai nel sito tradizionale.
I midrash ci danno possibili più montagne disposte ad accogliere la Torah di Mosè e si basano sulle etimologie popolari dei nomi dei monti, il che fa intendere che tanto ne abbiano parlato e disquisito scrutando le parole della Torah e dei Salmi attingendo a pluralità di significati e di eventi associati alle montagne che per il loro elevarsi fanno presente il "sacro".
In ebraico, infatti, il cercare dalle parole , come lettere, sia pure che con diversa vocalizzazione è simile ad andare per il "deserto" che si scrive .
I midrash mostrano che la strada percorsa dagli Ebrei è ricca di nomi e di significati già frequentati e che gli esodi e le montagne sacre dei popoli della zona sono molteplici, come se molti monti potessero pretendere d'essere il monte Sinai.
Si pensi solo ai Samaritani che rivendicano per buono il monte Gherizim.
La Scrittura, dice che ce ne indica almeno cinque: "Har Ha'Elokim" - montagna divina, "Har Sinai", "Har Horev", "Montagna di Bashan", "Har Gevnunim" - monte dei picchi.
Secondo il midrash si chiamerebbe:
  • Sinai, perché su questo monte il Signore ha odiato, "sanah", gli angeli e amato il genere umano e da "Simanai", monte dei segni;
  • Horeb dalla parola "Herev", spada, perché la legge divina è una spada;
  • montagna di Bashan dall'espressione Be Shen, con i denti, perché ciascun cibo che l'uomo addenta è detto fu donato al Sinai;
  • monte Gevnunim, monte dai più picchi o monte formaggio da "gevinah", che sarebbe la vera montagna da cui nasce la storia dell'ebraismo.
Non fu, infatti, scelta la più alta delle montagne, ma la più bassa e umile, in onore all'umiltà, che è la virtù che precede la profezia.

Un Midrash su Genesi racconta che, mentre le nazioni ed i popoli si rifiutavano di accettare la Legge, i monti disputavano fra di loro contendendosi l'onore di essere prescelti come luogo della rivelazione. Il Tabor si vantava di essere il più alto, appunto perché aveva torreggiato sulle acque del diluvio; l'Hermon accampava diritti perché, al momento dell'Esodo, si era steso fra le due sponde del Mar Rosso permettendo agli Israeliti di passare; il Carmelo, sicuro della sua posizione, taceva e pensava: Se la presenza di Dio, la "Shekinah", deve sostare sul mare, sosterà su di me, e se deve sostare sulla terra ferma, sosterà su di me. Ma una voce risuonò dall'alto e dichiarò: la presenza divina non si fermerà su questi alti monti, che sono così superbi, bensì sul Sinai, che è il più piccolo ed il più insignificante di tutti. La stessa Midrash precisa che il Sinai fu preferito anche perché su di esso non erano stati adorati idoli.
Stesse considerazioni sulle pretese da parte dei monti del Tabor e del Carmelo sono ripetute nel Targum, nel Midrash su Numeri e sul Salmo 68 e nella "Pesikta Rabbati".

Ma il Sinai tradizionale è più alto di tutti quei monti!
Per gli ebrei la ricerca del luogo geografico pare di minore importanza in quanto il Sinai è più un'idea astratta che un luogo fisico.
Il succo è che le Scritture dicono che la Torah è stata da Dio, appunto, nel deserto e non in un paese specifico, perché così possa appartenere a tutti, chiunque la voglia.
Questo m'ha incuriosito e sono andato a cercare un po' nella geologia d'Israele.

Esiste un comprensorio con una struttura a denti costituito d'intrusioni di quarzo sienitico del Triassico o Jurassico, temperato in profondità ed estruso poi in superficie, detta Makhtesh Ramon.
Si trova nel deserto del Neghev e le sporgenze sono alte fino a 600 metri, detta anche Gevinam Valley con una forma particolare detta Shen Ramon, vicino c'è il villaggio di Mitzpe Ramon.
È una roccia formata da intrusioni di magma raffreddatosi sotto terra spinto in su, come un dente in eruzione, attraverso l'azione tettonica.
Il Cratere di Ramon è di 40 Km di lunghezza e di 2-10 Km di larghezza, a forma di cuore allungato.
Gli strati sedimentari adiacenti sono stati cotti e si trovano massi di sabbia liquefatta e riconsolidata.


Un posto di orridi e dirupi, ideale per nascondersi: "O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro". (Cantico dei Cantici 2,14)
Questa colomba era Israele e quel posto non è lontano da Kades Barnea.

KADES BARNEA
La Torah è perentoria sul numero degli Israeliti usciti dall'Egitto:
  • "Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini. Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero." (Esodo 12,37s)
  • "Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dal paese d'Egitto, e disse: Fate il censimento... Tutti gli Israeliti dei quali fu fatto il censimento secondo i loro casati paterni, dall'età di vent'anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra, quanti furono registrati risultarono (603.550) seicentotremilacinquecentocinquanta. Ma quanti erano leviti, secondo la loro tribù paterna, non furono registrati insieme con gli altri." (Numeri 1,1-47)
  • "Tutti i leviti di cui Mosè e Aronne fecero il censimento secondo le loro famiglie per ordine del Signore, tutti i maschi dall'età di un mese in su, erano ventiduemila." (Numeri 3,34)
Se agli uomini abili alle armi da 20 anni in su s'aggiungono i bambini, i giovani d'età inferiore di 20 anni, gli anziani, le donne e "la grande massa di gente promiscua", si può concludere che secondo quei testi il popolo in cammino per 40 anni nel territorio tra Egitto e Canaan era pari a circa 3 milioni di persone, la popolazione, quindi, di una grande città come Roma attuale.
Il numero però potrebbe essere preso in senso allegorico; infatti, nella tradizione ebraica è consolidata l'idea che il numero delle lettere della Torah corrisponde alle seicentomila anime del popolo d'Israele.

Secondo la Bibbia, di quei 40 anni di peregrinazioni nel deserto quei 3 milioni di per quasi 38 anni sono stati in un posto che era chiamato Kades Barnea.
Attorno a quella zona si dovrebbero trovare tracce e resti del loro passaggio e del loro permanere considerato che vi saranno almeno 2 milioni di cadaveri, perché non sono da contare i giovani che poi, poterono entrare nella terra promessa.
Ciò s'arguisce da:
  • Il popolo mormorò al sentire il racconto degli esploratori, ebbe paura e non confidò nell'aiuto divino tanto che esplose l'ira del Signore: "...tornate indietro, incamminatevi verso il deserto, per la via del Mare Rosso. Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: Fino a quando sopporterò io questa comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me. Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall'età di venti anni in su e avete mormorato contro di me, potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. I vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato. Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. I vostri figli saranno nòmadi nel deserto per 40 anni e porteranno il peso delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto." (Numeri 14,25-33)
  • "Così rimaneste in Kades molti giorni, per tutto il tempo in cui vi siete rimasti. Allora cambiammo direzione e partimmo per il deserto verso il Mare Rosso, come il Signore mi aveva detto, e girammo intorno al monte Seir per lungo tempo. Il Signore mi disse: Avete girato abbastanza intorno a questa montagna; volgetevi verso settentrione. Dà questo ordine al popolo: Voi state per passare i confini dei figli di Esaù, vostri fratelli, che dimorano in Seir; essi avranno paura di voi; state bene in guardia: non muovete loro guerra, perché del loro paese io non vi darò neppure quanto ne può calcare la pianta di un piede; infatti ho dato il monte di Seir in proprietà a Esaù." (Deuteronomio 1,46-2,5)
  • "Ora alzatevi e passate il torrente Zered! E attraversammo il torrente Zered. La durata del nostro cammino, da Kades-Barnea al passaggio del torrente Zered, fu di trentotto anni, finché tutta quella generazione di uomini atti alla guerra scomparve dall'accampamento, come il Signore aveva loro giurato." (Deuteronomio 2,13s)
Il torrente, Zered il cui corso si getta nell'estremità sud del Mar Morto, è oggi chiamato il Wadi-Hasa, ed è situato nella parte occidentale di Giordania.
Ai tempi di Mosè era il confine tra Moab e Edom.
Kades Barnea era chiamato anche Kadesh, En Mispat, Meriba di Kades ed era al confine con Edom (Numeri 20,16).
Nell'Antico Testamento il nome Kades da solo è usato 18 volte, mentre Kades-Barnea lo è per 10 volte, ma Barnea da solo non è mai usato.
Il nome En Mispat, specificando che è Kades, è usato 1 sola volta ai tempi di Abramo, in Genesi 14,7 quando tratta della campagna dei 4 re - Amrafel re di Sennaar, Arioch re di Ellasar, Chedorlaomer re di Elam e Tideal re di Goim - contro le città della valle di Siddim: "Nell'anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto. Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar."
Mi soffermo su alcune indicazioni:
  • I Refaim sono i giganti di cui Og era un sopravvissuto dopo che Amrafel li aveva uccisi in quella guerra (Tankhumà Khukkat 25).e Og fu sconfitta da Mosè come ricordata nella storia d'Israele in Numeri 21,33-35 e Deuteronomio 1,4; 3,1-11; 29,6; 31,4.
  • Astarot-Karnaim sarebbero due antiche città gemelle a 35 km a sud del lago di Tiberiade sulle attuali alture del Golan (Rav Kaplan).
  • Seir è una montagna nella regione di Edom, sinonimo di Edom stesso (2Cronache 20,10; Siracide 50,26; Isaia 21,11; Ezechiele 25,8) ed era il nome di un paese, vicino alla montagna, dove abitava Esaù. (Genesi 32,3; 33,14-16; 36,8-9; Deuteronomio 2,12; 2,22-29; Giosuè 24,4).
  • Paran è il nome del deserto ad est della penisola di Sinai, con una montagna (Deuteronomio 33,2) ove Ismaele ed Agar vi si stabilirono (Genesi 21,21), gli Israeliti dopo l'esodo vi si fermarono più volte (Numeri 10,12 2,16) e Mosè da là mandò gli esploratori (Numeri 13,3).
  • Kades "nel deserto di Paran, a Kades." (Numeri 13,26), quindi una parte del deserto di Paran è detto anche deserto di Kadesh: "...il tuono scuote la steppa, il Signore scuote il deserto di Kades." (Salmo 29,8) Il termine Meriba di Kades si trova 5 volte, alcune con la precisazione "nel deserto di Sin" in Numeri 27,14 Deuteronomio 32,51; 33,2 ed in Ezechiele 47,19; 48,28.
In quelle due prime citazioni si legge nelle traduzioni deserto di Sin, ma in effetti è deserto di Sin; infatti, il deserto di Sin è scritto mentre lì il testo ebraico è , cioè Sin.
Quasi tutta la penisola del Sinai è desertica, il deserto è chiamato di Sin ( = ), appena il popolo ebraico vi entra come in Esodo 16,1 e 17,1 ed in Numeri 33,11-12.
In tale penisola si distinguono però vari sub deserti, Sur a occidente e Paran a oriente che s'estendeva fin quasi alla terra promesse come s'evince dall'episodio degli esploratori "Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese dal deserto di Sin , fino a Recob, in direzione di Amat. Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron... Alla fine di quaranta giorni tornarono dall'esplorazione del paese e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades..." (Numeri 13,21-25).
Il nome Sin è quello della parte settentrionale del Paran.
Si trova pure in Numeri 13,21; 20,1; 27,14; 33,36; 34,3-4 e Deuteronomio 32,51.
In particolare Kades era proprio in quella parte di deserto di Paran detta di Sin: "Partirono da Ezion-Gheber e si accamparono nel deserto di Sin , cioè a Kades. Poi partirono da Kades e si accamparono al monte Or all'estremità del paese di Edom." (Numeri 33.36)

La prima volta che si trova il nome completo di Kades Barnea è in Numeri 32,8; parla Mosè: "...i vostri padri, quando li mandai da Kades-Barnea per esplorare il paese." (Numeri 32,8)
In ebraico "Qadesh Barne'a" , ove Qadesh significa santo e santuario, quindi, il luogo del Santuario e Barnea può significare "luogo di peregrinazioni nel deserto o deserto di vagabondaggio".
In definitiva per Kadesh Barnea si profilano due ipotesi:
  • non è detto che sia il nome di una località preesistente, ma è modo per indicare il luogo di principale ubicazione del Santuario nel tempo dell'Esodo;
  • fosse il luogo dei santuari dei nomadi che percorrevano il deserto.
Di fatto in tale località avvennero vari fatti:
  • Da lì Mosè inviò dodici uomini ad esplorare il paese di Canaan (Numeri 13,17-30).
  • Fu campo base nei 38 dei 40 anni dell'Esodo nel deserto (Deuteromnomio 2,14).
  • Lì morì e fu sepolta Maria, sorella di Mosè (Numeri 20,1).
  • Fu lo scenario della ribellione di Core (Numeri 16).
  • Fu dove fiorì la verga di Aaronne (Numeri 17).
  • Lì vicino Mosè colpì una roccia e ne scaturì dell'acqua (Numeri 20,7-11).
Kades Barnea era appena adiacente al confine del paese promesso a Israele.


Qadesh Barnea era appena fuori dal confine meridionale, più o meno dove indica la freccia, non lontano da Makhtesh Ramon, meno della distanza di una tappa di 30 Km.
Questi, infatti sono i confini della Terra Promessa descritti in Numeri 34,1-12:
  • "Il Signore disse a Mosè: Dà questo ordine agli Israeliti e riferisci loro: Quando entrerete nel paese di Canaan, questa sarà la terra che vi toccherà in eredità: il paese di Canaan. Il vostro confine meridionale comincerà al deserto di Sin, vicino a Edom;
  • così la vostra frontiera meridionale partirà dall'estremità del Mar Morto, a oriente; questa frontiera volgerà al sud della salita di Akrabbim, passerà per Sin e si estenderà a mezzogiorno di Kades-Barnea; poi continuerà verso Cazar- Addar e passerà per Asmon. Da Asmon la frontiera girerà fino al torrente d'Egitto e finirà al mare.
  • La vostra frontiera a occidente sarà il Mar Mediterraneo: quella sarà la vostra frontiera occidentale.
  • Questa sarà la vostra frontiera settentrionale: partendo dal Mar Mediterraneo, traccerete una linea fino al monte Or; dal monte Or, la traccerete in direzione di Amat e l'estremità della frontiera sarà a Zedad; la frontiera continuerà fino a Zifron e finirà a Cazar-Enan: questa sarà la vostra frontiera settentrionale.
  • Traccerete la vostra frontiera orientale da Cazar-Enan a Sefam; la frontiera scenderà da Sefam verso Ribla, a oriente di Ain; poi la frontiera scenderà e si estenderà lungo il mare di Genèsaret, a oriente; poi la frontiera scenderà lungo il Giordano e finirà al Mar Morto. Questo sarà il vostro paese con le sue frontiere tutto intorno."
Tale passo è ripreso del profeta Ezechiele 47,15-20 con precisazioni:
    "Ecco dunque quali saranno i confini del paese.
  • A settentrione, dal Mar Mediterraneo lungo la via di Chetlòn fino a Zedàd; il territorio di Amat, Berotà, Sibràim, che è fra il territorio di Damasco e quello di Amat, Cazer-Ticòn, che è sulla frontiera di Hauràn. Quindi la frontiera si estenderà dal mare fino a Cazer-Enòn, con il territorio di Damasco e quello di Amat a settentrione. Questo il lato settentrionale.
  • A oriente, fra l'Hauràn, Damasco e Gàlaad e il paese d'Israele, sarà di confine il Giordano, fino al mare orientale, e verso Tamàr. Questo il lato orientale.
  • A mezzogiorno, da Tamàr fino alle acque di Meriba-Kadès, fino al torrente verso il Mar Mediterraneo. Questo il lato meridionale verso il Negheb.
  • A occidente, il Mar Mediterraneo, dal confine sino davanti all'ingresso di Amat. Questo il lato occidentale."
Passati i 40 anni, si apprende che alla ripresa del loro cammino alla volta di Canaan, un re di Edom negò il permesso ai figli d'Israele (Numeri 20,19) di passare attraverso le sue terre, perciò dovettero aggirarle.

Anche ai tempi di Davide 2-3 secoli dopo fu fatto un censimento.
"Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti. Davide disse a Ioab e ai capi del popolo: Andate, contate gli Israeliti da Bersabea a Dan; quindi portatemene il conto sì che io conosca il loro numero. Ioab disse a Davide: Il Signore aumenti il suo popolo sì da renderlo cento volte tanto! Ma, mio signore, essi non sono tutti sudditi del mio signore? Perché il mio signore vuole questa inchiesta? Perché dovrebbe cadere tale colpa su Israele? Ma l'opinione del re si impose a Ioab. Questi percorse tutto Israele, quindi tornò a Gerusalemme. Ioab consegnò a Davide il numero del censimento del popolo. In tutto Israele risultarono un milione e centomila uomini atti alle armi; in Giuda risultarono quattrocentosettantamila uomini atti alle armi. Fra costoro Ioab non censì i leviti né la tribù di Beniamino, perché l'ordine del re gli appariva un abominio." (1Cronache 21,1-6)
Un recente censimento della popolazione nello stato di Israele ha fornito il risultato di 7.409.000 persone.

MONTE SINAI, DETTO ANCHE OREB
Il monte Sinai od Oreb è noto soprattutto perché Dio si rivelò a Mosè consegnando la Torah scritta ed orale con le Tavole della Testimonianza, i Dieci Comandamenti, e lì stabilì un patto con Israele: Esodo 19; 31,18; Levitico 7,38; 25,1; 27,34; Deuteronomio 5,2; 28, 69.
È da premettere che del viaggio dell'Esodo le uniche tappe certe sono l'inizio, Pitom e Ramses, e la fine Kades Barnea.
Si trova che: "Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Kades-Barnea" (Deuteronomio 1,2) e ciò ha portato a consolidare l'idea della posizione tradizionale del monte con quella a sud del Sinai, ma ha portato anche alcuni a pensare pure ad una diversa ubicazione del monte Sinai rispetto a quella tradizionale.
Il Monte Seir che è ricordato 8 volte nell'Antico Testamento, di cui 4 in Ezechiele 35, è una catena di monti, ed il suo nome significa "montagne pelose", nel senso, ritengo, di alberate.
L'antica città di Bosra era situata sul Monte Seir che si trova sulla parte occidentale dell'antica Edom, che va da sud-est del Mar Morto fino alla città di Akaba e sovrasta l'Arabah, parte della profonda valle che va dal Mar Morto al Golfo di Eilat.
La ricorda tra l'altro Isaia: "Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? Io, che parlo con giustizia, sono grande nel soccorrere. Perché rossa è la tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi pigia nel tino?" (Isaia 65,1s)
La città è ora conosciuta con il nome di Petra.
Che fosse Petra la città incisa e l'Oreb l'altura circostante?
La cima del monte Umm al-Biyara, nel centro di Petra, con gli scavi di un villaggio del VII secolo a.C., è identificata da alcuni studiosi come l'antica Sela "roccia".
Il Re Amazia di Giudea "sterminò diecimila edomiti nella Valle di Sale e prese d'assalto Sela" (2Re 14,7, Isaia 16,1).
L'antica Sela è anche identificata con la roccaforte sulla cima di un monte, oggi conosciuta come Selè, a nord di Petra e vicino a Busayra.
L'area si trova nella Giordania meridionale, sarebbe compatibile perché vicina ai territori di Amalek e di Madian, ma è fuori dalla vera e propria penisola del Sinai.

Ora il primo versetto del Deuteronomio recita: "Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nella valle dell'Araba, di fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Cazerot e Di-Zaab" zone tutte del deserto di Paran, che è parte del deserto del Negev da Beer Karkom fino a Ein Kuderait, nell'area di Kades.
Vi si trovava anche Har Karkom da taluni studiosi considerato il Monte Sinai della Bibbia di cui parlerò in altro paragrafo.
Le attuali carte topografiche posizionano pertanto il "Deserto di Paran" in Israele, subito a nord del Golfo di Aqaba, tra Eilat e Mitzpe Ramon, ai piedi del versante meridionale di Har Karkom.
Il Deserto di Paran era abitato da tribù amalechite, beduini, seminomadi, e il giorno dell'arrivo degli Ebrei, durante l'esodo gli Amalechiti li attaccarono, come vedremo, considerandoli invasori in quanto avevano abbandonato la pista principale, la via dei Re, considerata via franca. (Esodo 17,1-14)

Occorre però guardare bene quel versetto 1,2 del Deuteronomio che forse è da intendere: "11 giorni dall'Oreb il cammino per il monte Seir fino a Kades Barnea."
Tutto il libro del Deuteronomio di fatto è composto da tre discorsi di Mosè al popolo, il primo da 1,1 a 4,43, il secondo da 4,44 a 11,32, il terzo da 11,32 a 33,29.
Poco dopo, infatti, Mosè dice "Il Signore nostro Dio ci ha parlato sull'Oreb e ci ha detto: Avete dimorato abbastanza su questa montagna; voltatevi, levate l'accampamento e andate verso le montagne degli Amorrei e in tutte le regioni vicine: la valle dell'Araba, le montagne, la Sefela, il Negheb, la costa del mare, nel paese dei Cananei e nel Libano, fino al grande fiume, il fiume Eufrate." (Deuteronomio 1,6s)
Se l'Oreb fosse stato come alcuni pensano già tra le montagne degli Amorrei non avrebbe avuto senso quel comando che si concretò con Giosuè "Io vi condussi poi nel paese degli Amorrei, che abitavano oltre il Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere; voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi dinanzi a voi." (Giosuè 24,8)

Del pari occorre guardare attentamente i seguenti versetti:
  • "Levarono l'accampamento da Elim e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elim e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dal paese d'Egitto." (Esodo 16,1)
  • "Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo." (Esodo 17,1)
Qui a Refidim, in pratica, secondo il racconto di Esodo 17, si era già all'Oreb, infatti: "Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo. Il popolo protestò contro Mosè: Dateci acqua da bere! Mosè disse loro: Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore? In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame? Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno! Il Signore disse a Mosè: Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele. Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Esodo 17,1-7).

Eppure così inizia il Capitolo 19 dello stesso libro dell'Esodo: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte." (Esodo 19,1)
Quindi Refidim era a un giorno di cammino dal monte Sinai.
Il Sinai era evidentemente un monte nella penisola del Sinai nel mar Rosso, chiamato anche Oreb ed Horeb; come "Monte Sinai" nell'Antico Testamento è citato 17 volte di cui 10 in Esodo, 4 nel Levitico, 2 nei Numeri e 1 in Neemia, mentre come "Oreb" è richiamato 25 volte.
Mosè vide Dio su questo monte quando fuggì dall'Egitto, infatti, l'Oreb fu dove Dio si manifestò la prima volta a Mosè nel roveto ardente: "Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb." (Esodo 3,1)
La maggior parte degli studiosi identificano il Monte Sinai con Jebel Musa e individuano Refidim a Wadi Firan nella parte meridionale della penisola del Sinai, ma questo sito non ha spazi pianeggianti utili ad ospitare sia pure nel modo più spartano possibile 3.000.000 di persone e non vi sono pascoli per il bestiame; ecco perché tale posizione tradizionale non soddisfa tanto più che non vi sono tracce di frequentazioni antiche del periodo dell'Esodo.

Nessuna prova definitiva c'è poi sul sito esatto chiamato Refidim, che dipende dalla posizione finale del vero monte Sinai.
Pare veramente strano che Mosè dalla terra di Madian, a nord est del Sinai, dovesse percorrere così tante miglia con un gregge per portarsi in definitiva in zone inospitali, quando nel deserto di Paran poteva trovare pascolo.
Accade poi che nel libro dei Numeri 20,1-13 si trova un episodio analogo a quello dell'acqua uscita dalla roccia all'Oreb, ma raccontato con modalità diverse.
Con quella soluzione del monte Sinai nel luogo tradizionale nel percorso dell'esodo vi sarebbero così due luoghi chiamati "Meriba", uno a Refidim prima che arrivassero al Sinai, il secondo è a Kadesh Barnea.

Di tale capitolo Numeri 20 presento la completa decriptazione che fornisce un testo messianico, ottenuta col mio metodo presentato in "Parlano le lettere".
Le lettere ebraiche sono, infatti, portatrici di significati grafici e, di fatto, icone di concetti.
I significati che sono intrinseci alla loro espressività grafica li ho definiti nelle schede a destra nelle mia pagine di "lettera NUN".

Ciò che è strano è che è Dio che guida il popolo nel deserto, di tappa in tappa, lo fa fermare in un posto, ma non c'era acqua da bere.
Non era stato uno sbaglio, era intenzione lì di dare loro acqua da bere, occorreva che però conservassero la fede.
Il nome Refidim o si può intendere un posto ove si può guarire dal radicale , si riposa e vi è sufficienza d'acqua cioè un posto di riposo, tipo un oasi in mezzo al deserto con acqua ed ombra.
Se fosse vero questo pensiero ogni sosta d'Israele durante l'Esodo che non fosse in una località già conosciuta con un nome precedentemente consolidato sarebbe un Refedim e Kades Barnea fu il "Refidim" più prolungato.

C'è poi un interessante commento su questi versetti: "Al terzo mese dall'uscita degli Israeliti dal paese di Egitto, proprio in quel giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levato l'accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte." (Esodo 19,1s)
In effetti sottolineano i commentatori ebrei non dice "in quel giorno", ma "in questo giorno".
Rashì al riguardo di "in questo giorno", parafrasando il noto motto del Seder di Pesach commenta così: "Ognuno di noi ha il dovere di considerare se stesso come personalmente presente nel giorno della promulgazione della Torah".
"In questo giorno" serve a far sentire tutti partecipi all'evento; ecco che i presenti allora potrebbero essere ben più dei 3.000.000 di persone, forse allegoriche, di cui abbiamo detto.
Il senso è che sei uscito dall'Egitto e sei un uomo libero, è perché devi arrivare "oggi" a ricevere nuovamente la Torà.
Questo discorso ci avvicina ad un luogo, a Massa e Meriba, a Meriba di Kades, come dice il Salmo: "Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore, come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere. Per quaranta anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie; perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo". (Salmo 95,8-11)
Il Midrash Mechiltà interpreta il nome "Refidim" come "Rafu Yedeem Min HaTorà" ossia in Refidim indebolirono le loro mani verso la Torah, da cui la seguente meditazione.
Secondo questa interpretazione la guerra contro Amalek e la sfiducia per mancanza d'acqua sono causati da un indebolimento di studio e osservanza della Torah detto "indebolimento delle mani" che non compiono più le mizvot, mentre ciò che conta è l'attuazione da parte dell'uomo delle mizvot.
La guerra con Amalek è vinta, infatti, per un "rafforzamento" delle mani di Moshè che tiene, appunto, alte le mani con l'aiuto di due del popolo.
Il popolo allora lascia lo stato di abbandono morale di Refidim e si pone nel deserto e "si accampò Israele di fronte al Monte "in grado così di ascoltare la Voce dell'Eterno che proclama la Legge.

GLI AMORREI, GLI AMALECITI, i MEDIANITI E GLI HURRITI
Ai tempi d'Abramo, nel libro della Genesi al capitolo 14 abbiamo letto e lo riporto per comodità: "...arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto. Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar." (Genesi 14,5-7)
Siamo nel teatro che ci interessa:
  • si trovano le montagne di Seir;
  • c'è il deserto di Paran e un posto elevato El-Paran;
  • siamo a Kades;
  • ci sono Amaleciti e Amorrei.
Amorrei è il nome con cui la Bibbia designa in genere gli abitanti della Palestina e della Transgiordania.
Era un'antica popolazione nomade del gruppo semitico nord occidentale originario della Siria settentrionale che occupò le terre ad ovest dell'Eufrate, a partire dalla seconda metà del III millennio a.C. e nei secoli XXII-XXI a.C. penetrarono nei territori che saranno poi dell'impero Babilonese ove fondarono nella capitale Babilonia una dinastia il cui esponente più noto fu Hammurabi, XVIII secolo a.C. e si diffusero in Siria e in Palestina ove si sovrapposero ai cananei; le terre ad ovest del fiume Eufrate, comprese Siria e Canaan, erano, infatti, conosciute come la terra degli amorriti.

Gli Amaleciti sono un popolo ricordato più volte nella Bibbia.
Amalek fu un fglio di Elifaz e della concubina Timna, nipote di Esaù (Genesi 36,12-16; 1Cronache 1,36), i suoi discendenti, gli Amalechiti, abitavano nel sud del Canaan (Numeri 13,29; 14,25; 14,43-45).
Questi furono i primi nemici che Israele trovò sulla propria strada all'uscita dell'Egitto e furono vessillo delle nazioni nemiche, i discendenti di Edom cioè Esaù: "Ed Esaù abitò sulla montagna di Seir, Esaù è Edom." (Genesi 36,8).
Si sostiene che fu un attacco di predoni alle retrovie.
Combatterono contro Israele appena uscito dall'Egitto in quella occasione di estrema debolezza, per cui la loro distruzione fu profetizzata (Esoso 17,8-16; Deuteronomio 25,17-19; 1 Samuele 15,2-3) e ribadita da Balaam. (Numeri 24,20)
Mosè ordinò a Giosuè di raccogliere uomini per combattere gli Amaleciti a Refidim, mentre Mosè pregava con le mani sollevate durante tutto il corso della battaglia: "Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada. Allora il Signore disse a Mosè: Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo! Allora Mosè costruì un altare, lo chiamò: Il Signore è il mio vessillo e disse: Una mano s'è levata sul trono del Signore: vi sarà guerra del Signore contro Amalek di generazione in generazione!" (Esodo 17,13-15)
Non è presentata come una scaramuccia ma come il combattimento contro un gruppo armato consistente, come se si fosse proprio nei pressi del territorio di Edom.
Il re degli Edomiti circa 40 anni dopo non permise ad Israele di passare sul suo territorio (Numeri 20,14-23) e Balaam profetizzò che Israele si sarebbe impadronito di Edom.

C'è poi un fatto da non sottovalutare che si verifica presso la montagna di Dio nel capitolo Esodo 18, successivo a quello dello scontro contro gli Amaleciti.
Mosè incontra la moglie, i figli e il suocero Ietro: "Ietro, sacerdote di Madian, suocero di Mosè, venne a sapere quanto Dio aveva operato per Mosè e per Israele, suo popolo, come il Signore aveva fatto uscire Israele dall'Egitto. Allora Ietro prese con sé Zippora, moglie di Mosè, che prima egli aveva rimandata, e insieme i due figli di lei, uno dei quali si chiamava Gherson, perché egli aveva detto: Sono un emigrato in terra straniera, e l'altro si chiamava Eliezer, perché Il Dio di mio padre è venuto in mio aiuto e mi ha liberato dalla spada del faraone. Ietro dunque, suocero di Mosè, con i figli e la moglie di lui venne da Mosè nel deserto, dove era accampato presso la montagna di Dio. Egli fece dire a Mosè: Sono io, Ietro, tuo suocero, che vengo da te con tua moglie e i suoi due figli!" (Esodo 18,1-5)

Ora, i Madianiti erano discendenti di Madian, figlio di Abramo, dalla moglie Chetura presa in vecchiaia dopo la morte di Sara.
Il paese di Madian era nel deserto ad est di Canaan e del mar Rosso in Arabia settentrionale, in prossimità di Moab tra Edom e Paran, sulla via per l'Egitto, la via dei Re. (I Re 11,18) ove furono sconfitti da Adad re di Edom. (Genesi 36,35)
Quando Mosè fuggì da Egitto, andò in Madian dove sposò Zippora, una madianita (Esodo 2,15-21; 3,1; 4,19; 18,1; Numeri 10,2).
Anche ciò porta a una soluzione Sinai a sud della Palestina e non al sud del Sinai.
Il profeta Elia, del pari, scampò da Izebel su questo monte 1Re 19,8 come aveva fatto Mosè scappando dal Faraone.
Letti sotto queste idee i seguenti versetti sembrano proprio una conferma:
  • "Ed ecco la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse gli Israeliti prima di morire. Egli disse: Il Signore è venuto dal Sinai, è spuntato per loro dal Seir; è apparso dal monte Paran, è arrivato a Mèriba di Kades, dal suo meridione fino alle pendici." (Deuteronomio 33,1s)
  • "Signore, quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla steppa di Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si sciolsero in acqua." (Giudici 5,4)
Gli Hurriti nella Bibbia era il popolo che abitava a Seir prima che Edom cioè Esaù lo sconfiggesse ed erano discendenti di Seir (Genesi 36,20-21 e 29-30).
La nazione fu sconfitta da Chedorlaomer (Genesi 14,6) prima dell'invasione da parte di Edom (Deuteronomio 2,12-22).
Il fatto di Chedoarlaomer collega l'evento con la Mesopotamia da cui veniva quel re che evidentemente voleva combattere degli Hurriti che si erano spostati in Palestina, mentre la loro patria d'origine era la Mesopotamia, terra dei Mitanni e degli Ittiti.

Gli Hittiti o Hitta e gli Hurriti - Stato dei Mitanni assorbito dagli Hittiti nel XV secolo a.C. - erano di origine indoeuropea, migrati in iAsia Minore verso il 2500 a.C., detti "popoli delle montagne" che dalla condizione di proto barbari nomadi, scesero a valle, portando con sé una struttura sociale basata sul predominio di una ristretta classe dominante militare e religiosa e fondarono un impero durato fino all'XI secolo a.C..

I PREDECESSORI DEGLI EBREI
Del XIII secolo a.C., ritenuto periodo dell'Esodo, è stata ritrovata nel 1896 da Flinders Petrie presso il tempio funerario di Merenptah, a Tebe, una stele che riporta il resoconto di una vittoria militare contro i popoli Libu e Mashuash nell'attuale Libia e di una spedizione militare di Merenptah verso la terra di Canaan.
È una stele di granito nero fatta erigere dal sovrano egizio Amenhotep III, ma modificata successivamente da Merenptah.
Tra i popoli e le città sconfitti è elencato "ysrir".
Yesrir (è) desolato non (c'è) più seme.


Vari studiosi hanno identificato quel nome ysrir con Israele.
Questa così sarebbe la più antica testimonianza fuori dalla Bibbia sul popolo ebraico.
Era una popolazione nomade, perché il geroglifico non ha per determinativo un segno di Stato, ma solo di gruppo umano indicato da un uomo e una donna.
Nel libro del Deuteronomio, si legge: "Quando sarai entrato nel paese che il Signore tuo Dio ti darà in eredità e lo possiederai e là ti sarai stabilito, prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nel paese che il Signore tuo Dio ti darà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore tuo Dio avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: ... Mio padre era un Arameo errante (Per Genesi 10,21 Aram è un figlio di Sem, zio di Eber; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa." (Deuteromio 26,1-5)
Abramo, che con le sue vicende occupa i capitoli 11-25 del libro della Genesi, apparteneva così ad una tribù seminomade del ramo semitico che si era allontanata dalle falde dell'Ararat per portarsi nella bassa Mesopotamia, a Ur dei Caldei.
Interessante sono le prime lettere 'A B R del nome di Abram che ricordano gli Habiri tribù semitiche nomadi in Siria, Fenicia e Canaan conosciuti appunto anche come "aramei erranti".
Sui Habirù vedasiil paragrafo "Canaan prima dell'Esodo" nel mio articolo "Abramo, l'arameo errante ed i pastori di Betlemme".

IL MONTE KARHOM O DELLO ZAFFERANO
Il termine "monte di Dio" o "montagna di Dio" è citato 7 volte, Esodo 3,1; 4,27; 18,5; 24,13; 1Re 19,8; Salmo 68,16; Ezechiele 28,16.
Le 4 citazioni del libro dell'Esodo riguardano:
  • Esodo 3,1 - il roveto ardente: "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb."
  • Esodo 4,27 - l'incontro di Mosè con il fratello Aronne: "Il Signore disse ad Aronne: Và incontro a Mosè nel deserto! Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò."
  • Esodo 18,5 - l'incontro con Ietro: "Ietro dunque, suocero di Mosè, con i figli e la moglie di lui venne da Mosè nel deserto, dove era accampato, presso il monte di Dio."
  • Esodo 24,13 - la prima salita di Mosè sul monte: "Mosè si alzò con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio."
Ci si domanda perché l'Esodo dice al versetto 3,1 "il monte di Dio" e la risposta è per uno dei seguenti motivi:
  • anticipa per informare che quel luogo sarà quello ove Dio si presenterà con le Tavole;
  • perché era un luogo già considerato sacro dalle popolazioni del luogo?
Aronne perché sarebbe andato fuori dai cammini rituali nel deserto del Sinai e non ha seguito le vie dei carovanieri, cioè la via del mare a nord, o la via mediana di Sur, o quella che va verso Eliat, estremità nord del ramo orientale del Mar Rosso e invece sarebbe andato verso l'inospitale sud del Sinai?
Egualmente perché Ietro da Madian doveva portarsi così lontano al Sud del Sinai?
Pare più calzante che il luogo fosse già ritenuto "sacro".

Nelle religioni delle origini la morfologia del territorio era fondamentale.
Ad esempio un posto con due colline come fossero il seno di una grande madre, i dirupi al lato che scavavano come un corpo e tra le gambe divaricate c'era la valle del "santuario" forse con una sorgente, e per di più ove si poteva trovare della pietra dura era il posto ideale per immaginare il "sacro".
C'è una località considerata sacra dai tempi preistorici come testimoniano tracce di numerose incisioni rupestri, che l'avevano consacrata alla divinità lunare da cui deriverebbe il nome Sinai che significherebbe letteralmente "appartenente a Sin".
Sin era il dio lunare della mitologia mesopotamica, protettore del ciclo lunare; le sedi principali del culto del dio erano ad Ur ed a Carran.
Pare che la divinità principale adorata dagli Habiru, i semiti a cui sono considerati appartenuti anche i progenitori degli ebrei, fosse un dio luna Yah.
La Qabbalah o tradizione ebraica da sempre sostiene che la luna è il simbolo per eccellenza del popolo d'Israele: come la luna indica di notte in che direzione è il sole, così Israele, durante il buio delle prove della vita, indica la presenza del Signore.
Al tempo di Mosè in Egitto la parola luna era Yah, dunque Yah-wah poteva essere il termine preciso per luna-crescente.
La Pasqua, strettamente legata alla luna piena, evento culminante per la liberazione del popolo, è effettivamente connessa fortemente all'ebraismo.
Abramo proveniva da Harran ove c'era il culto al dio Luna, chiamata SIN nella Mesopotamia nord-orientale e YAH in quella occidentale, mentre ad Ugarit, era chiamato YAHO.
Il punto d'incontro con tali caratteristiche del genere è quello indicato nella mappa del Sinai qui sotto riportata dove ho inserito una freccia nera.


Nei millenni gli uomini dove hanno trovato la pietra silice e la raccoglievano per fare manufatti soprattutto coltelli e asce e per scheggiare altre pietre, ritenevano quel posto un luogo "sacro", perché dono della divinità in quanto quegli attrezzi consentivano loro di vivere e superare le avversità.
La pietra dura con le incisioni che provocava era simbolo di forza e d'Eternità.
E il monte Horeb, monte inciso, può anche essere un monte cava di silice da tempi protostorici, vale a dire dal neolitico.
Un luogo nel Neghev, un altopiano con due alture a metà strada in linea d'aria tra la città marittima di Eliat all'estremità nord del ramo orientale del Mar Rosso e Kades Barnea ha attirato l'attenzione dell'archeologo Emmanuel Anati.
È questo il Har Korum o monte dello Zafferano, in ebraico "Monte Zafferano" e in arabo Gebel Ideid, "Montagna delle celebrazioni" o "delle moltitudini" un comprensorio, cava di silice, dai tempi del neolitico e quindi considerato sacro anche nei tempi pre-biblici come s'è trovato per incisioni e ritrovamenti.
Questa altura è l'unica nel deserto di Paran e ha il diritto di chiamarsi monte questi è l'El-Paran, ove El vuol dire grande albero, le Querce di Paran, perché in lettere ebraiche è .
La lettura delle lettere ci suggerisce che là:
  • "Per la prima volta fu il Potente parole di iniziazione alla mente ad inviare ";
  • "Al Potente dalle bocche iniziano canti ".
Ci parla di un posto dove si potevano ricavare oracoli e dove si facevano feste.
La parola "Paran" da "pa'ar", "scavare", è un "luogo in cui le grotte abbondano".
"Luogo delle Caverne", era luogo degli Hurriti già popolo delle caverne, da Hor "caverna, buco, grotta". Per altri Paran è "bellezza".
"Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paràn." (Abacuc 3,3)

Il Deuteronomio propone una marcia trionfale dell'Arca di Yhwh con il suo popolo: "Il Signore è venuto dal Sinai, è spuntato loro da Seir; è apparso dal monte Paran, è arrivato a Meriba di Qadesh, dal meridione fino alle sue pendici." (Deuteronomio 33,2) ripresa dal libro dei Giudici "Signore, quando uscivi dal Seir, quando avanzavi dalla steppa di Edom, la terra tremò, i cieli si scossero, le nubi si sciolsero in acqua. Si stemperarono i monti davanti al Signore, Signore del Sinai, davanti al Signore, Dio d'Israele." (Giudici 5,4-5)
La lettura dei suoi rapporti e dei suoi libri, in particolare "La riscoperta del Monte Sinai" (Edizioni Messaggero Padova) fa proprio pensare che quel luogo possa essere effettivamente quello a cui si riferiscono i racconti biblici, che come è ormai assodato, sono pieni di allegorie antiche.
In zona hanno posto gli accampamenti generazioni e generazioni di pastori, ed è evidentemente luogo di antichi culti.
Su questo masso ad esempio è inciso da tempo memorabile una scena familiare, un bastone che si trasforma in serpente.


Vi sono poi "geoglifi", cioè figure a terra formate da pietre accostate e pietre incise.
Sono stati trovati 12 menhir accostati come le 12 mitiche tribù, strumenti di selce, una sorgente con poca acqua, ma di ritrovamenti di una grande insediamento nel periodo del XIII secolo a.C. non si trovano, ma solo tracce precedenti o posteriori di alcuni secoli il che fa ritenere che l'Esodo non fu così plateale, cioè tutto in una volta, ma non fa escludere esclude che si siano verificate più sortite di cui una particolarmente importante oppure l'Esodo va annoverato alcuni secoli prima.
Sulla sommità c'è una caverna dove si rifugio Elia e dove Mosè nascose il capo perché non poteva vedere Dio in volto?
È stato trovato anche un grande tumulo sotto togliendo i massi s'è trovato un antico altare con resti di fuoco e sopra una pietra a forma di mezzaluna, bianca, lunga 60 centimetri, pesante 44 chili. Il simbolo del dio della Luna, Sin, quindi una conferma... monte di Sin.

La selce ci porta a guardare nella Bibbia e la prima volta che si trova la parola che viene tradotta con selce è in Esodo 4,25 in un episodio strano: "Allora Zippora prese una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: Tu sei per me uno sposo di sangue".
È da tenere presente che siamo nell'ambito del libro dell'Esodo il libro che per antonomasia fa da raccordo tra la cultura egiziana ed ebraica e in ebraico selce SR richiama alla memoria il geroglifico che è all'ariete del sacrificio di Isacco


e del roveto (le stesse consonanti S e R col determinativo di punta).
Di ciò ho discusso in "Bibbia - Tracce di geroglifici nel Pentateuco (2° parte)" articolo in .pdf in "Lettere ebraiche e codice Bibbia".
Appena si parla di selce ecco che esce il monte di Dio "Il Signore disse ad Aronne: "Va' incontro a Mosè nel deserto!". Andò e lo incontrò al monte di Dio e lo baciò." (Esodo 4,27)
Del pari, se si cerca la parola roccia la prima volta che appare, e per due volte nello stesso versetto è per il monte di Dio: "Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà" (Esodo 17,6)
Questa roccia è "hassur" e ricorda "selce" ma implicitamente porta al pensiero enigmistico, "escono precetti per la mente/testa ".

La parte sommitale del monte è di rocce calcaree giallastre... monte del formaggio?
Vi sono "piattaforme bruciate" su cui un fuoco sarebbe stato visibile a grande distanza, un picco visibile su cui si poteva bruciare bitume zolfo e potassio nitrato reperibili in zona.


Un monte ardente!
Qui viene in mente (Vedi "Scrivere sulla pietra al Horeba") che il dio che forse serviva Ietro come sacerdote di Madian, potesse essere un dio antico, SePDu, sposato con la dea SePDeT, emanazione d'Ammon-Ra, manifestazione particolare di Horus, la stella Sirio, Sotis per i greci, che ogni anno, dopo essere rimasta invisibile, quando avveniva la levata eliaca all'aurora nella costellazione del "cane" si credeva provocasse l'inondazione del Nilo.
In concomitanza di tale evento, infatti, a memoria d'uomo si verificava la grande piena del Nilo che usciva dall'alveo e portava la terra nera, il limo fertile lungo la sua valle e consentiva la vita a tutto il popolo.
L'Egitto, appunto, si chiamava la terra nera, Chemet.
I contadini, appena avvertiti dell'inondazione, predisponevano l'apertura dei canali di derivazione, tagliavano le dighe provvisorie delle piane intorno al Nilo per far arrivare le acque anche lontano onde allagassero così le zone basse lontane e depositassero il limo fertilizzante sulle più vaste aree possibili.
Per questo Ietro era forse uso guardare le stelle per anticipare al massimo l'evento e forse come facevano da secoli avvertiva con grandi fuochi a distanza dell'evento stesso: "Il monte Sinai era tutto fumante." (Esodo 19,18)
Ciò collegherebbe la storia di Mosè con Ietro e quel monte che faceva da faro per le comunicazioni con l'Egitto.

CONCLUSIONI
"Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb." (Esodo 3,1)
Beh il gregge era di Ietro ed evidentemente fu Ietro a dire a Mosè dove portare a pascolare il gregge.
Gli disse di portarlo al - "har ha 'elohim", il monte delle divinità, di tutte le divinità, perché Ietro era un sacerdote di un dio che aveva evidentemente espressione in quel monte.
Quel nome "har ha 'elohim", si ritrova in Esodo 18,5, prima della manifestazione di IHWH sull'Oreb e anche questa volta c'entra Ietro: "Ietro dunque, suocero di Mosè, con i figli e la moglie di lui venne da Mosè nel deserto, dove era accampato, presso la montagna di Dio."
Era il monte della divinità di Ietro, il monte delle divinità!
Ietro lo sapeva bene che Mosè sarebbe andato là!
Evidentemente glielo aveva fatto conoscere lui.

Ecco che appare un luogo sacro, dimenticato... forse volutamente... da quando l'homo sapiens vi mise piede, almeno da 40 mila anni fa, dicono i ritrovamenti, ma tra il 4000 e il 2000 a.C., nell'antica età del Bronzo, per ben due millenni c'è una vera esplosione di sacralità, questi è il Monte Harkom nel deserto di Paran che l'esercito Israeliano fino ad alcuni anni fa usava come campo di esercitazione e di tiro e che ora ha definito campo di ricerca archeologica.
In vari graffiti sul monte c'è lo stambecco, animale sacro a Sin.
Il geroglifico del dio egizio SePDu, sposato con la dea SePDeT, di cui ho detto prima, riporta uno stambecco.
Quello era dunque il vero Sinai, montagna sacra per le popolazioni locali, già da millenni e sacro per Ietro sacerdote di un dio locale.
Oreb, Sinai e Monte di Dio sono la stessa montagna.
Le tradizioni locali lo hanno ubicato in varie parti, ma tutto porta a concludere che fosse nella zona di Kades dove il popolo rimase vari anni: "Così rimaneste in Kades molti giorni, per tutto il tempo in cui vi siete rimasti." (Deuteronomio 1,46)
Lungo tutto l'altopiano, là, al monte dello Zafferano ci sono tracce che lo manifestano come luogo considerato santo da generazioni e generazioni.

La spedizione del professor Anati ha trovato tracce di accampamenti come quelli dell'uscita degli ebrei dall'Egitto sotto la guida di Mosè, ma di alcuni secoli prima del tempo ritenuto dai biblisti per l'Esodo.
Sono stati trovati fondi di capanne in pietra e fondi scavati nel terreno, almeno 120 accampamenti capaci di ospitare diverse migliaia di persone, ma non i milioni deducibili dalla Bibbia che evidentemente li ha indicati in modo pletorico e allegorico.
Questi sono ai piedi del rilievo mentre gli altari e i luoghi d'adorazione sono sulla sommità, il che fa pensare che solo gli iniziati erano ammessi a salire sulla montagna e ciò conferma la narrazione biblica di un solo uomo, Mosè, che salì oltre l'altopiano sul monte vero e proprio:
  • "Voi vi avvicinaste e vi fermaste ai piedi del monte; il monte ardeva nelle fiamme che si innalzavano in mezzo al cielo; vi erano tenebre, nuvole e oscurità. Il Signore vi parlò dal fuoco; voi udivate il suono delle parole ma non vedevate alcuna figura; vi era soltanto una voce." (Deuteronomio 4,11s)
  • "Il Signore disse a Mosè: Và dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde." (Esodo 19,10-12)
Questo ultimo versetto ci parla di acqua e anche abbondante per purificare e lavare le vesti, ma al Sinai tradizionale c'è una piccola sorgente, ma in alto non alla pendice disponibile per chi vi stesse accampato.
Ai piedi del monte Har Karkom c'è una sorgente!


Vicino, sempre lì, nei pressi di quella sorgente ai piedi del monte Harkom, si trova una incisione su una pietra che raffigura animali velenosi, serpenti, scorpioni e la lucertola "saraf", che pare rendere attuale il versetto "...ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima." (Deuteronomio 8,15.)
Pure ai piedi della montagna, vicino ai resti di un antico insediamento si notano dodici grosse pietre erette come rudimentali steli.


Fanno ricordare che: "Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore." (Esodo 24,4s)

L'altopiano è fatto di selce durissima spazzata dai venti.
Essendo levigata, in certi momenti a seconda di come è colpita dai raggi solari, abbaglia con strana luce scura e porta a ricordare: "Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. Essi videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso". (Esodo 24,9s)
Non è proprio zaffiro, ma quei versetti paiono proprio descriverlo.
Forse l'ortodossia d'Israele del dopo esilio che voleva esaltare la purità delle proprie origini come ricorda ila Torah "Il Signore IHWH lo guidò da solo, non c'era con lui alcun dio straniero. Lo fece montare sulle alture della terra..." (Deuteronomio 32,12s) ha dimenticato o voluto dimenticare quel posto, che invece ci parla di un iniziale sincretismo religioso.
Proprio lì gli altri dèi hanno taciuto, solo IHWH ha parlato!
Come ho accennato vi sono là come due cime contrapposte, i seni della grande madre, uno sarebbe il monte della Torah, l'altro l'Oreb quello del miracolo dell'acqua.

In conclusione, pur se le vicende bibliche per secoli sono state tramandate oralmente ed i sacri testi ci sono arrivati tardivamente, rimaneggiati e assemblati nella forma attuale solo nel periodo VI-II secolo a.C. dopo l'esilio babilonese, quelle Scritture hanno però conservato un fondamento di realtà e tra le righe, vi sono elementi di una testimonianza storica.
Tutto ciò porta a concludere che effettivamente il "vero" monte Sinai è nel Neghev vicino a Kades.
È qui presente la decriptazione del Capitolo 20 dei Numeri, da cui si ricava che il testo nasconde l'attesa di una manifestazione messianica e il vero monte è il Calvario vicino a cui ci fu il Suo sepolcro, su cui manifestò la Sua santità, con la Sua morte in croce e la Sua gloria con la risurrezione.

NUMERI 20 - TESTO C.E.I.
Numeri 20,1 - "Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese, e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria.

Numeri 20,2 - Mancava l'acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne.

Numeri 20,3 - Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore!

Numeri 20,4 - Perché avete condotto l'assemblea del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame?

Numeri 20,5 - E perché ci avete fatto uscire dall'Egitto per condurci in questo luogo inospitale? Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, no melograni, e non c'è acqua da bere.

Numeri 20,6 - Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall'assemblea per recarsi all'ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro.

Numeri 20,7 - Il Signore parlò a Mosè dicendo:

Numeri 20,8 - Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame.

Numeri 20,9 - Mosè dunque prese il bastone che era davanti a Signore, come il Signore gli aveva ordinato.

Numeri 20,10 - Mosè e Aronne radunarono l'assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?

Numeri 20,11 - Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame.

Numeri 20,12 - Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete questa assemblea nella terra che io le do.

Numeri 20,13 - Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro.

Numeri 20,14 - Mosè mandò da Kades messaggeri al re di Edom, per dirgli: Così dice Israele, tuo fratello: Tu conosci tutte le tribolazioni che ci hanno colpito.

Numeri 20,15 - I nostri padri scesero in Egitto e noi in Egitto dimorammo per lungo tempo e gli Egiziani maltrattarono noi e i nostri padri.

Numeri 20,16 - Noi gridammo al Signore ed egli udì la nostra voce e mandò un angelo e ci fece uscire dall'Egitto; eccoci ora a Kades, città al confine del tuo territorio.

Numeri 20,17 - Permettici di passare per il tuo territorio. Non passeremo per campi né per vigne e non berremo l'acqua dei pozzi; seguiremo la via Regia, non devieremo né a destra né a sinistra, finché non avremo attraversato il tuo territorio.

Numeri 20,18 - Ma Edom gli rispose: Tu non passerai da me; altrimenti uscirò contro di te con la spada.

Numeri 20,19 - Gli Israeliti gli dissero: Passeremo per la strada maestra; se noi e il nostro bestiame berremo la tua acqua, te la pagheremo: lasciaci soltanto transitare a piedi.

Numeri 20,20 - Ma quegli rispose: Non passerai! Edom mosse contro Israele con molta gente e con mano potente.

Numeri 20,21 - Così Edom rifiutò a Israele il transito nel suo territorio e Israele si tenne lontano da lui.

Numeri 20,22 - Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento da Kades e arrivò al monte Or.

Numeri 20,23 - Il Signore disse a Mosè e ad Aronne al monte Or, sui confini del territorio di Edom:

Numeri 20,24 - Aronne sta per essere riunito ai suoi padri e non entrerà nella terra che ho dato agli Israeliti, perché siete stati ribelli al mio ordine alle acque di Merìba.

Numeri 20,25 - Prendi Aronne e suo figlio Eleàzaro e falli salire sul monte Or.

Numeri 20,26 - Spoglia Aronne delle sue vesti e rivestine suo figlio Eleàzaro. Là Aronne sarà riunito ai suoi padri e morirà.

Numeri 20,27 - Mosè fece come il Signore aveva ordinato ed essi salirono sul monte Or, sotto gli occhi di tutta la comunità.

Numeri 20,28 - Mosè spogliò Aronne delle sue vesti e ne rivestì Eleàzaro suo figlio. Là Aronne morì, sulla cima del monte. Poi Mosè ed Eleàzaro scesero dal monte.

Numeri 20,29 - Tutta la comunità vide che Aronne era spirato e tutta la casa d'Israele lo pianse per trenta giorni.

NUMERI 20 - DECRIPTAZIONE
Numeri 20,1 - E fu da casa l'Unico a portare dentro un angelo, fu in Israele dalla sposa alla vista. Dalla porta entrò dalla Madre per parlare che giù l'energia dentro le si chiudeva per aiutare, l'illuminò che avrebbe partorito l'Unigenito. Ed una luce si portò d'angeli e fu la Luce dentro al mondo alla vista dei viventi, una casa santa portava ad indicare. Un uomo sorgeva in vita da Maria ed al segno/tempo si versò dentro un corpo il Nome.

Numeri 20,2 - Ed il rifiuto nell'esistenza a vivere fu in un vivente per il serpente. L'Eterno al mondo si portò, fu a versarsi al mondo, il Potente si portò dall'alto, per i viventi una luce fuori si portò, dall'alto dell'Unigenito entrò in un corpo l'energia.

Numeri 20,3 - E fu nel corpo dentro ad entrare tra la gente, alla vista dei viventi in vita alla luce uscì e fu l'Unigenito a vivere nel corpo affinché il rifiuto all'essere ribelle si portasse. E dal serpente si recò in cammino recandosi in una misera casa per morire per i fratelli nell'opprimere che porta il serpente; in una persona fu il Signore.

Numeri 20,4 - Ed il Potente in un vivente entrò, nel mondo ad abitare venne dai viventi, venne a versarsi al mondo dal serpente, il Signore Dio uscì dalla Madre, per aiutare dentro un corpo entrò. Questi uscì perché si portasse un segno luminoso ai viventi, l'Unico l'inviò per la grazia portare e per le preghiere; in un corpo abitò.

Numeri 20,5 - Si portò dal serpente. A vivere entrò nel mondo. Per finire l'angelo si portò a vivere nell'angustia in cui stava la Madre. Una fiamma fu dall'Unico a venire per rifiutare il serpente. Al mondo nella putredine si portò, la Madre lo partorì, alla vista uscì. In questa entrò la potenza dell'Unigenito, nella Madre sorse il seme ed al segno/tempo iniziò i lamenti a portare all'angelo in persona. E il verme che portò ad abitare nei viventi sarà nei viventi annullato. Al serpente risorgendo dalla croce gli porterà la fine.

Numeri 20,6 - E fu della casa l'Unigenito dalla Madre alla luce uscire da primogenito. Uscirono canti perché la Parola dagli angeli era uscita per versarsi al mondo, del Potente le migliaia tutte dell'assemblea con (tutto) lo splendore ai viventi portò l'Eterno e furono la Parola ad accompagnare che dall'alto in persona era entrata in un vivente a portarsi. Fu nel corpo l'Unigenito, la gloria del Signore Dio era entrata in un vivente.

Numeri 20,7 - E fu la Parola ad essere nel mondo per portare in campo la maledizione per salvare dal serpente che dalle origini vive nei corpi.

Numeri 20,8 - Si versò, si chiuse l'Unigenito alla fine nel mondo, in un vivente nel cuore entrò, e in campo convocato venne dall'Eterno. Uscì dall'Unico alla fine Lui , entrò in un corpo l'energia dell'Unigenito, completa fu la rettitudine a portare dentro al corpo con la purezza. Di Dio entrò in pienezza la potenza per agire. Dal serpente la rovina inviata fu al mondo, la Madre la recò in dono ai viventi, nei giorni si portò affinché la perversità giù venuta dal serpente uscisse dal vivere dei viventi. Acque bollenti per l'angelo si apriranno, calpesterà il peccare, nel fuoco lo verserà a stare alla fine, l'Unigenito lo finirà dal mondo per sempre , di lui finirà dentro l'azione che c'è nei corpi dei viventi.

Numeri 20,9 - E fu a versarsi nella prigione, per salvare venne i viventi per amore, nel mondo visse il Potente. In persona fu il Signore per affliggere il rettile che portò la perversità.

Numeri 20,10 - E fu per abbattere dal mondo il serpente a portarsi a vivere per bruciare la perversità che alle origini entrò nei corpi per l'angelo che venne a versarsi nel mondo. Il rifiuto al serpente in una persona fu ad uscire, a calpestare per il peccare sarà l'Unigenito l'essere ribelle, dal serpente il mondo salverà i viventi in cui il peccato alle origini entrò. Per Maria entrò nella vita l'energia nel mondo, in pienezza il Potente agì. Da Questi fuori l'energia si portò giù, era Dio! La rettitudine in un vivente a vivere fu per la Madre.

Numeri 20,11 - E fu dal corpo della Madre per salvare a venire la forza. All'essere impuro portò la forza della rettitudine. Con l'Unigenito finalmente uscì in pienezza la potenza in azione. Dentro un vivente nel cuore entrò ed il Verbo ad agire in vita fu in un vivente. E fu giù l'Unigenito a portarsi in un vivente. Per cambiare dentro è la morte con la risurrezione. Completo entrerà in azione l'aiuto, fuori porterà da dentro l'azione che c'è del verme.

Numeri 20,12 - E fu alle origini il ribelle al mondo a portarsi. Entrò il maledetto nei viventi, vi accese la perversità, per l'Unico il rifiuto entrò nei corpi, l'angelo spazzò con energia la potenza alle origini entrata, la fede finì nei viventi, da dentro fu del Potente ad uscire il santo, ad inviare fu il serpente rovine. Inviato il Figlio fu con la rettitudine di Dio in cammino, l'energia del Potente venne dentro ad essere con l'Unigenito riportata. Venne convocato, entrò questi nel mondo, Dio entrò in terra, da una Donna il corpo donato fu. Il Potente entrò in un vivente.

Numeri 20,13 - Ed entrò a vivere nel mondo, in un vivente fu, dal ribelle a casa fu, una donna dal corpo un corpo da dentro portò, il Figlio fu in Israele a venire. Il Signore a riportare fu la santità dentro un vivente.

Numeri 20,14 - E fu acceso il vigore in un vivente, alla luce uscì la pienezza della rettitudine a stare in un vivente con la santità di Dio. In un vivente in cammino l'Unigenito per aiuto portare visse dentro al mondo. Dell'Unico visse nel corpo di un fratello la forza della rettitudine, in Israele venne a stare per aiutare nel tempo; venne dalla sposa. Alla fine il rifiuto uscì da una donna con il corpo, la contesa venne all'angelo (ribelle) a portare.

Numeri 20,15 - Ed a scendere lo portò il Padre. Totale fu all'angelo a portare la contesa col corpo. Sarà nei viventi la perversità dell'angelo a bruciare dentro, abiterà nell'angustia nei giorni con la Madre (dove) era a vivere. Dal corpo dentro fu la Madre a portarlo, fu nel corpo di un fanciullo l'energia a recare, dai viventi il nemico sarà a recidere, per il Padre la fine era all'angelo a recare.

Numeri 20,16 - Ed all'angelo giù in azione si versò la maledizione del Signore, portò a stare un fuoco nel seno, una voce energica portò e fu riacceso il vigore in un vivente, il rifiuto con la rettitudine gli portò. E giù ad incontrare si portò la Madre nell'angustia, fu a vivere portato al mondo, l'angelo uscì ad incontrare, la grazia gli portò a casa la santità in azione, fu nel corpo a versare giù nel mondo in cammino il prodotto della rettitudine.

Numeri 20,17 - L'energia in azione dentro ad un corpo nel mondo inviò il Padre con l'Unigenito dentro la terrà, prigione dell'angelo. In azione la purità a casa del demonio entrò per riportare dentro, così nel corpo circonciso di un uomo alla fine entrò a vivere. Fu dentro l'Unigenito in un corpo in giro per spengere il serpente nei viventi con la rettitudine, l'energia in cammino per il rifiuto gli invierà, dal cuore gli uscirà dalla parte destra recherà della risurrezione dei viventi, con i corpi nell'eternità felici li invierà nell'aldilà in alto dal Potente retti.

Numeri 20,18 - E saranno a riiniziare a vivere col corpo, da Dio saranno portati sulla nube ed alla pienezza tutti dell'aldilà dentro saranno in persona. Dentro si chiuderanno nel corpo, abiteranno nell'Unigenito che su di Dio li verserà alla vista tutti retti.

Numeri 20,19 - E saranno dall'Unigenito i viventi nel corpo portati da Dio e li condurrà a casa dagli angeli a stare. Saranno risorti con i corpi, dell'origine nei cuori dei viventi la pienezza della potenza rientrerà. Riinviato per agire il vigore, li porterà dall'Unico a vivere i giorni. Tra gli angeli alla luce tutti entreranno, ad incontrarlo saranno portati i viventi nel nido della colomba finalmente. Dal Crocifisso saranno dalla piaga del corpo i viventi col corpo versati all'Unico. Saranno angeli per l'aiuto con la purità dentro a corpi. A rivelarsi sarà l'Unico, nell'aldilà entreranno.

Numeri 20,20 - E saranno dall'Unico a vivere col corpo con la potenza rivenuta, nell'aldilà portati, saranno su dall'Unigenito nella nube condotti a vivere, del Potente all'incontro tutti porterà. Dentro i popoli alla gloria porterà di casa con forte mano. Dalla prigione questi verserà fuori.

Numeri 20,21 - E saranno i viventi dall'Unico con gli angeli alla nube portati a vivere, per dono dell'Unigenito tutti saranno risorti con i corpi, da Dio nell'aldilà a casa in alto accompagnandoli li porterà a stare, da Israele a vivere nell'Altissimo li porterà.

Numeri 20,22 - E saranno la pienezza a vedere i viventi del Santo portati, saranno a casa dell'Unico e figli saranno a stare nella luce alla vista del Potente. La sposa della comunità rigenerata gli entrerà nel corpo.

Numeri 20,23 - Portati saranno dall'originaria amarezza che c'è nel mondo fuori, Dio salvati li porterà. Il rifiuto dall'Unigenito uscirà dai corpi per l'angelo, dentro la rigenerazione entrerà nei corpi, in alto in cammino il prodotto della terra sulla nube porterà alla pienezza a vivere col corpo.

Numeri 20,24 - Saranno accolti dall'Unico, entreranno con canti di Dio alla vista i viventi, saranno portati alla retta esistenza. Il serpente nemico, dall'Unico maledetto in terra, l'Unigenito brucerà nei corpi, l'angelo finito completamente sarà dai cuori, tra i lamenti sarà bruciato nei corpi il primo serpente. Dell'azione del serpente l'Unigenito brucerà il verme nei corpi, risarà la purezza delle origini in tutti, il soffio ci risarà del Potente nei viventi, a cambiarli sarà dentro entrando.

Numeri 20,25 - Versati nell'assemblea verranno dell'Unico, rigenerati per l'energia portata a venire da Dio. Alla vista questi delle moltitudini degli angeli porterà. Dal mondo innalzati all'Unico dal Crocifisso i viventi, sul monte dal mondo gli entrarono nel corpo.

Numeri 20,26 - E nel mondo la superbia dai cuori venne alle origini ad entrare nei corpi con l'angelo. Per l'Unigenito finirà la perfidia che fu portata, uscirà dai cuori con la risurrezione che alla fine nei viventi verrà. Di Dio l'aiuto il Figlio porterà e riinizierà ad entrare nei corpi l'energia che c'era all'origine, la pienezza del soffio riporterà i morti, li risorgerà in vita.

Numeri 20,27 - E saranno a veder la luce i viventi risorti dal mondo a casa dell'Unico. Del rettile avrà portata fuori l'esistente perversità. E saranno in alto portati, la maledizione dai corpi uscita, rientrerà nei corpo la potenza. Dalle rovine dell'angelo saranno tutti ad uscire per sempre fuori.

Numeri 20,28 - E belli, illuminati nei cuori, vivi, risorti, usciranno. Verrà delle origini fuori dai corpi l'angelo da cui venne la perfidia ad essere portata. Ce nei sarà stata nei cuori la distruzione. La purezza riverrà di Dio in questi in azione nei corpi che figli li riporterà e saranno dai morti per l'Unigenito ad uscire con i corpi angeli per la risurrezione. I viventi ricreerà la risurrezione entrando, il rigenerare porterà, sarà per l'aiuto il verme bruciato da Lui che con potente azione colpirà il verme che tra i lamenti uscirà dai corpi.

Numeri 20,29 - E sarà col corpo l'Unigenito a portare la sposa nell'eternità dal mondo. Retta sarà in cammino portata alla vista dell'Unico. Entrerà tra i canti e sarà a casa così condotta dell'Unico alla fine dall'Unigenito. Dal mondo col corpo l'invierà il terzo che è per i viventi il giorno. (Cioè l'ottavo in quanto creati nel sesto e nell'eternità nell'ottavo; il giorno eterno.) Così nel cuore saranno tutti retti in Dio.

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