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RICERCHE DI VERITÀ...

 
L'EBRAISMO ANTICO
COPERTO DAL GIUDAISMO

di Alessandro Conti Puorger
 

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SACRIFICI UMANI
Nel libro dei Giudici al capitolo 11 è riportato un episodio che fa domandare se il racconto del sacrificio d'Abramo e d'Isacco narrato al capitolo 22 del libro della Genesi fosse noto a quei tempi o se piuttosto non sia stato inserito come monito a non dar seguito a sacrifici umani che venivano compiuti dai popolo limitrofi e che influivano a far deviare dalla retta fede il popolo d'Israele?
Si pensi al dio Molok e ai sacrifici nel fuoco di primogeniti per ingraziarselo.
Nel complesso dei testi inseriti nella Bibbia cristiana il nome di Abram o Abramo è inserito circa 325 volte di cui circa 125 nel Nuovo Testamento.
Nel Vecchio Testamento appare però per circa 150 volte nel libro della Genesi che racconta la sua storia e solo 18 volte negli altri libri della Torah.
Nel libro dei Giudici non è mai ricordato.

Solo una volta è citato nel libro di Giosuè 24,2 - "Giosuè disse a tutto il popolo: Dice il Signore, Dio d'Israele: I vostri padri, come Terach padre di Abramo e padre di Nacor, abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dèi. Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci percorrere tutto il paese di Canaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esaù e assegnai ad Esaù il possesso delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto." (Giosuè 24,2-4)

Restano poi citazioni dalle quali non appaiono espliciti riferimenti al sacrificio di Isacco e precisamente:

  • nei libri storici 1Re 18,36; 2Re 13,23; 1Cronache 1,27-32; 16,16; 29,18; 2Cronache 20,7 e 30,6;
  • in Neemia 9,7;
  • in Tobia 4,12 e 14,7;
  • nei profeti, Isaia 29,22; 41,8; 51,2; 63,16; Geremia 33,26; Baruc 2,34; Ezechiele 34,24; Daniele 3,34-36; Michea 7,20;
  • nei Salmi 47,10; 195,6-9,42;
  • in Siracide 44,19-21;
  • in Ester 4,17(f) e 4,17(y).
Solo nella Bibbia cristiana si trovano due brani nei libri deuterocanonici in cui risulta evidente un riferimento al libro della Genesi ed alla storia di Abramo:
  • Daniele 3,34-36 - "Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo tuo amico, di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo, ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia del mare." ove è evidente il riferimento a Genesi 22,17 "...io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici."
    (Il libro di Daniele descrive le vicende ambientate nell'esilio di Babilonia 587-538 a.C. del profeta Daniele, saggio ebreo che rimane fedele a Dio, e visioni apocalittiche preannuncianti il Figlio dell'Uomo-Messia e il regno di Dio. è scritto in ebraico con una sezione in aramaico e con inserimento di parti in greco. Vedi: "I geroglifici ebraici del libro di Daniele".
    Per la maggior parte dei bibblisti la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea attorno al 164 a.C.)
  • Giuditta 8,26 - "Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno.", riferimento che in qualche modo può riferirsi a quel sacrificio narrato in Genesi 22.
    (Giuditta è un libro deuterocanonico ambientato al tempo di Nabucodonosor; il testo c'è pervenutoci in greco datato II secolo a.C., accolto dalla Bibbia cristiana e non dalla Tenak ebraica)
Dopo questa parentesi sul racconto del sacrificio d'Isacco, tornando ai sacrifici umani, è da dire che nel libro dei Giudici si racconta di Iefte, giudice d'Israele (figlio di un certo Galaad) che sacrificò la sua unica figlia.
AH! Mi dimenticavo di dire al riguardo che l'unica nota che nel testo sacro potrebbe essere di commento negativo è che di questo Iefte viene sottolineato che era il figlio di una prostituta: "Ora Iefte, il Galaadita, era un guerriero forte, figlio di una prostituta; lo aveva generato Gàlaad." (Giudici 11,1)
Inoltre, cacciato di casa dai fratelli, figli regolari del padre, divenne capo "...di sfaccendati e facevano scorrerie con lui". (Giudici 11,3)
C'era una guerra contro gli Ammoniti ed Iefte fu scelto per il suo valore di combattente; poi fu giudice per 6 anni (Giudici 12,7) nella tribù di Manasse.
Era un periodo in cui, come risulta da Giudici 10,6-16, gli Israeliti avevano abbandonato il Signore e servivano dèi stranieri.
Quindi anche Iefte si presume avesse una spiritualità condizionata da tale situazione.
Il racconto però propone che "...lo spirito del Signore venne su Iefte..." (Giudici 11,29) il che evidentemente in favore del popolo, nota inserita per far capire che avrebbe vinto comunque con l'aiuto di Dio, ma non per questo, come risulta dai fatti, Iefte fu santo, infatti, senza nessun invito del Signore volle strafare secondo gli usi del tempo e del luogo come se non vi fosse Torah!
La vicenda di Iefte e della figlia è così narrata: "Iefte fece voto al Signore e disse: Se tu consegni nelle mie mani gli Ammoniti, chiunque uscirà per primo dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io lo offrirò in olocausto". (Giudici 11,30s)
Si proprio così "veha'littihu o'lah" , lo farò salire in olocausto.
Il corpo della povera figlia si sarebbe trasformato in fumo che saliva al cielo per offrirlo al "dio" che immaginava lui.
In Genesi 22,2 il comando del Signore che mette alla prova Abramo, usa proprio lo stesso verbo "fallo salire in olocausto"
La battaglia si svolse in favore degli Israeliti e Iefte batté gli Ammoniti.
Al rientro a casa a Iefte si fece incontro, danzando, per festeggiarlo, la sua unica figlia, restata senza nome.
Il padre disperato, si lacerò le vesti.
Sarebbe stato felice di sacrificare un altro!?
La fanciulla fu informata dal padre del voto che aveva fatto.
Ella chiese solo che le venisse permesso di trascorrere due mesi sulle montagne per piangere la propria verginità con le compagne e poi avrebbe aderito alla volontà del padre.
Il padre aveva fatto un voto sconsiderato, aveva giudicato il Signore come fosse un demone assetato di vite umane alla pare degli dèi dei popoli vicini.
Vinse l'orgoglio e non l'amore e Iefte non tornò indietro sulla propria decisione.
Trascorsi i due mesi la figlia fu sacrificata: "Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli compì su di lei il voto che aveva fatto. Ella non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza: le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni ogni anno." (Giudici 11,39s)
Assurdo per la Torah un sacrificio del genere.
Dice il libro del Levitico: "Dirai agli Israeliti: Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che dimorano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloc, dovrà essere messo a morte; il popolo della terra lo lapiderà. Anch'io volgerò il mio volto contro quell'uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloc, con l'intenzione di rendere impuro il mio santuario e profanare il mio santo nome. Se il popolo della terra chiude gli occhi quando quel uomo dà qualcuno dei suoi figli a Moloc e non lo mette a morte, io volgerò il mio volto contro quell'uomo e contro la sua famiglia ed eliminerò dal suo popolo lui con quanti si danno all'idolatria come lui, prostituendosi a venerare Moloc." (Levitico 20,2-5)

È chiaro che Iefte per orgoglio non aveva rispettato il comandamento fondamentale dell'amore, quello di cui dice Gesù i questo estratto di Vangelo: "...un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento? Gli rispose: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti." (Matteo 22,35-40)

In definitiva i sacrifici umani rientrano tra le colpe punibili con pena di morte dalla Torah come:
  • l'omicidio premeditato (Esodo 21,12; Levitico 24,7);
  • il rapimento e vendita di persona (Esodo 21,16; Deuteronomio 24,7);
  • la stregoneria (Esodo 22,17);
  • maltrattamenti e percosse ai genitori (Esodo 21,15; Levitico 20,9);
  • l'adulterio e l'incesto (Levitico 20,10-12; Deuteronomio 22,22);
  • l'idolatria (Deuteronomio 17,2-5; 19,17-18).
È, quindi, per la Torah, quello di Iefte un comportamento abominevole, eppure nessun commento negativo!
Si trovano, infatti, le seguenti norme nel libro del Deuteronomio:
  • 12,31 - "Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore, tuo Dio; perché esse facevano per i loro dèi ciò che è abominevole per il Signore e ciò che egli detesta: bruciavano nel fuoco perfino i loro figli e le loro figlie in onore dei loro dèi."
  • 18,10 - "Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia."
Nel libro del profeta Geremia 7,21-31, vissuto durante il regno degli ultimi re di Giuda - Giosia (640-609 a.C.), Jehoahaz (609), Jehoiakim (609-598), Jehoiakin (598-597), e Sedechia (597-586) - si trova questo anatema da parte del Signore anche contro i sacrifici umani: "Dice il Signore degli eserciti, Dio d'Israele: Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne! Io però non parlai né diedi ordini sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dalla terra d'Egitto, ma ordinai loro: Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici. Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola... i figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi, oracolo del Signore. Hanno collocato i loro idoli abominevoli nel tempio, sul quale è invocato il mio nome, per contaminarlo. Hanno costruito le alture di Tofet nella valle di Ben-Innòm, per bruciare nel fuoco i loro figli e le loro figlie, cosa che io non avevo mai comandato e che non avevo mai pensato."

A Gerusalemme nella valle dell'Hinnom i re eretici di Giuda, Acaz e Manasse, consentivano e praticavano il culto al dio Moloch, al quale dei bambini, dopo sgozzati, venivano offerti in olocausto, cioè bruciati integralmente. (2Cronache 28,1-3; 33,1-6)
Per bocca del profeta Geremia 7,32-33; 19,2-11 Dio decretò che la valle di Hinnom, cioè la Geenna, divenisse luogo di raccolta di immondizie della città.
Così fu e come tale è ricordata spesso anche nei Vangeli.
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