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RICERCHE DI VERITÀ...

 
LA LUCE DEL SERVO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

IL SIMBOLISMO DEL NUMERO 8
Per quanto vado poi a esporre è utile una premessa pur succinta sul simbolismo del numero otto.
In ebraico, il numero otto si dice "shemonoeh" e, senza segni di vocalizzazione, si scrive con le seguenti lettere tutte consonanti, .
Quell'alfabeto di 22 segni, infatti, non contempla la presenza di vocali, che furono introdotte molto dopo che era stato completato il canone delle Sacre Scritture della Tanak o Bibbia ebraica con delle puntature sotto le singole lettere.
Otto, "shemonoeh", deriva dal radicale "essere grasso, diventare grasso, impinguarsi", da cui discende anche il termine "olio" "shoemoen", che quindi è come fosse una ridondanza del numero 7 numero che serve ad annunciare la pace dello "Shabbat", di grande importanza nel campo biblico.
L'olio d'olivo nella Bibbia la fa da padrone rispetto ad altri oli vegetali e serviva come nutrimento, per illuminare, in profumeria e nella cosmetica unito ad altre essenze, a curare le ferite e, infine, per l'unzione di sacerdoti e re.
Il numero 8 in campo biblico per i cristiani ha assunto anche un aspetto escatologico proprio perché viene connesso all'unzione, quindi all'Unto, in ebraico il Messia, in greco il Cristo, che deve completare la sua missione donandosi per tutti gli uomini da cibo, come luce e a curare le ferite.
Tale numero 8, infatti, porta a pensare oltre i limiti di questa creazione, che secondo il libro della Genesi, il primo della Torah o Pentateuco, ha la durata di un periodo convenzionale definito di 7 epoche chiamati giorni e fa così profilare l'uscita di un ulteriore giorno della creazione stessa, detto "Domenica Eterna", appunto l'ottavo, giorno senza tramonto, inizio di nuova creazione, in cui l'uomo, con piena dignità potrà vivere la vita in pienezza ed in cui non vi sarà più l'affronto della morte e ove verrà annullata la dimensione tempo.
Non a caso il numero 8 in matematica e in fisica, ruotato di 90°, è stato convenzionalmente usato per rappresenta l'infinito e se l'estrapoliamo alla dimensione tempo fa presente in modo sintetico l'idea della vita eterna, la pienezza, la vita senza confini, quella propria che si attribuisce a Dio.


La creazione, attuata in quei 7 giorni, ha trovato nel 6° giorno un inciampo e, mentre è parso che Dio nel 7° giorno si stesse riposando, con la storia che ha predisposto intende cancellare quell'inciampo ed è iniziata la fase finale di questa operazione che, infatti, impegna tutta la tensione del procedere della salvezza che sviluppano le Sacre Scritture dette "Bibbia".
Quanto connesso all'evento in Genesi 3, detto il "peccato originale", relativo all'inganno dell'uomo che, convintosi che Dio non lo ama, di fatto vive come se Dio non esistesse, verrà annullato da una prova inconfutabile, la risurrezione dai morti che alcuni hanno ricevuto e sigillato nel proprio cuore dallo Spirito Santo.
L'amore vero totale trova, infatti, un limite esistenziale in questa creazione... quello della morte.
Constatazione generale è che non si può passare all'altro più di tanto per paura di questa.
Un fatto nuovo, però, incontrovertibile come importanza, è intanto intervenuto quasi 2000 or sono: la risurrezione di Cristo e su questo furono tanti i testimoni di quell'evento.
Ecco perché questo dell'ottavo giorno ormai, oggi, è un pensiero del tutto "cristiano", perché legato all'evento della risurrezione di Gesù, primizia di un evento che coinvolgerà tutti.

Gesù ha dato un comandamento nuovo da Lui compiuto e ha donato lo Spirito per compierlo nella gratuità: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". (Giovanni 13,34s)
E ancora: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici." (Giovanni 15,12s)
Sull'amore vero è facile ingannarsi.
La parola amore risulta ormai abusata nel significato in quanto il suo contenuto viene spesso confuso con questioni che poco hanno a vedere con tale nobile concetto che comporta il dare gratuitamente vita, tempo, denaro, per una altra persona come per se stesso.
L'amore di Gesù Cristo è stato tanto grande che ha donato la propria vita per gli uomini che l'hanno ucciso e chiama i suoi discepoli a essere oggettivi e a non ingannarsi sull'amore che spesso si ritiene di provare e a verificare... se si darebbe la vita per quello che si ama come ha fatto lui?
Con ciò ha fatto divenire un fatto concreto quanto è impossibile all'uomo, l'amore vero.
D'altronde l'amore di Dio è infinitamente giusto e ama buoni e cattivi.
Solo un amore che ha del divino supera i sentimentalismi umani pieni di inganni e di lacci e l'evento della risurrezione se passa a certezza, cancellando la paura della morte, aiuta l'uomo a passare all'amore nella dimensione divina.
Solo l'amore al nemico poi è la cartina al tornasole, ossia la prova rivelatrice, che è stato raggiunto il livello dell'amore vero, perché è certo che se si prova, supera la paura della morte.
Chi ama fa il bene dell'altro gratuitamente, inteso a un'unione che supera ogni limite, onde manifesta i carismi Trinitari, il buono del Padre, la gratuità del Figlio e l'unione che dona lo Spirito Santo.
In ogni atto d'amore vero si dovrebbero trovare quei tre aspetti.
Un amore del genere è ora a disposizione per tutti, anche per chi fosse debole caratterialmente, infatti, non è un vestito o un'attitudine che si può conseguire con lo sforzo o andando a scuola, ma quando viene dato è un anticipo e dono del Regno dei Cieli.
Tale amore totalizzante apre il tempo di una nuova creazione e a prova di ciò c'è il segno della risurrezione.
Chiave di volta del mondo nuovo è la pace, frutto dell'amore.
In ebraico, "amare", ha il radicale e il numero che s'ottiene dal valore numerico di quelle lettere è proprio il numero = ( = 2) + ( = 5) + ( = 1) = 8.
Quel verbo presenta l'Uno che esce da se stesso, che si espande che entra dentro al secondo per diventare una unità.
Disse Gesù nell'ultima cena agli apostoli rimasti dopo l'uscita del traditore Giuda: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi." (Giovanni 15,15)
Siamo ora suoi amici e in ebraico amico è amato.
Quella è la sua sposa e Lui è lo sposo!
Nei primi tempi della Chiesa, sin dai primi secoli vi fu l'attesa della liberazione finale e per i battisteri e le fonti battesimali era preferita la forma ad ottagono.
Tale attesa evidentemente ha più antiche radici.
Nel così detto Antico Testamento il numero 8 in più occasioni è collegato a pensieri di consacrazione o d'attesa messianica, come:
  • Enoc, l'ottavo dopo Adamo, scomparve, preso da Dio (Genesi 5,22);
  • 8 furono le persone salvate nel mondo nuovo che esce dal Diluvio;
  • Davide è l'ottavo figlio di Jesse;
  • la purificazione del Tempio avviene all'ottavo giorno, dura otto giorni e termina al sedicesimo (2Cronache 29,17);
  • i figli di Abramo erano sette nati dalla carne, Ismaele da Agar (Genesi 16,15), Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach da Chetura (Genesi 25,1-2) e uno, il figlio dalla promessa, Isacco, nato dalla vecchia e sterile Sara (Genesi 21,2.3);
  • la circoncisione, richiesta da Dio ad Abramo per lui e per i suoi figli, che gli Ebrei continuano ad osservare, deve avvenire l'ottavo giorno dopo la nascita;
  • la consacrazione di Aronne e dei suoi figli avveniva nell'ottavo giorno dopo sette giorni di attesa nella Tenda del Convegno (Levitico 8,35; 9,1);
  • in Israele la festa di "Sukkot", ossia delle Capanne, detta anche dei Tabernacoli, dura otto giorni, incluso il "Shemini Atzeret" (Levitico 23,36);
  • in 2Cronache 6,21 e nel parallelo in 1Re 8, proprio otto sono gli appelli di Salomone perché la sua preghiera sia ascoltata;
  • in Isaia 5,1-2 sette sono le frasi descrivono la viga e una ne indica il risultato.
Nel Vangelo di Matteo si trova questo importante detto di Gesù: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele." (Matteo 19,28)
Gesù lì sostiene che sta lavorando per una nuova creazione, l'avvento del Regno, e la nuova creazione certamente si apre con l'evento della sua gloriosa risurrezione, che in termini del genere, non fu come il tornare semplicemente in vita dalla morte per poi morire di nuovo in altro tempo, ma fu un rialzarsi con un corpo radioso che anticipò nell'episodio della Trasfigurazione.
Gesù parlava in quel modo agli ebrei del suo tempo in cui la fede nella risurrezione dai morti pur se era viva, almeno nella setta dei Farisei, era ancora vaga, ma tale fede nella resurrezione dei morti, era stata colta come una conseguenza della fede nel Dio Creatore.
Onde la resurrezione è intesa come una nuova creazione dell'uomo per portarlo o riportarlo al disegno finale.
Del resto l'attesa del Regno di Dio era una forte speranza per Israele.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica accoglie pienamente l'idea dell'ottavo giorno e di una creazione nuova come ben si coglie da vari articoli del suo Catechismo, quali i seguenti.

349 - L'ottavo giorno. Per noi, però, è sorto un giorno nuovo: quello della Risurrezione di Cristo. Il settimo giorno porta a termine la prima creazione.
L'ottavo giorno dà inizio alla nuova creazione. Così, l'opera della creazione culmina nell'opera più grande della Redenzione. La prima creazione trova il suo senso e il suo vertice nella nuova creazione in Cristo, il cui splendore supera quello della prima.
(Messale Romano, Veglia Pasquale: orazione dopo la prima lettura)

1166 - Secondo la tradizione apostolica, che trae origine dal giorno stesso della Risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il Mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente Giorno del Signore o domenica. (Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 106) Il giorno della Risurrezione di Cristo è ad un tempo - il primo giorno della settimana - memoriale del primo giorno della creazione, e l'ottavo giorno in cui Cristo, dopo il suo "riposo" del grande Sabato, inaugura il Giorno "che il Signore ha fatto", il "giorno che non conosce tramonto" (Liturgia bizantina).

2174 - Gesù è risorto dai morti "il primo giorno della settimana". (Marco 16,2) In quanto primo giorno, il giorno della risurrezione di Cristo richiama la prima creazione. In quanto ottavo giorno, che segue il sabato, esso significa la nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo. È diventato, per i cristiani, il primo di tutti i giorni, la prima di tutte le feste, il giorno del Signore, la domenica, "dies dominica: Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno" (dopo il sabato ebraico, ma anche il primo giorno) nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in questo giorno Gesù Cristo, nostro Salvatore, risuscitò dai morti." (San Giustino, Apologia, 1,67)

Sant'Agostino d'Ippona (V secolo) ebbe a scrivere quanto segue riguardo all'ottavo giorno: "La domenica invece è stata indicata chiaramente come giorno sacro non per i Giudei, ma per i Cristiani per causa della risurrezione del Signore e da allora si cominciò a celebrarla come giorno di festa... Di questa attività è simbolo l'ottavo giorno, ch'è pure il primo, poiché la risurrezione non elimina, ma glorifica il riposo... Prima della risurrezione del Signore ai santi patriarchi pieni di spirito profetico non era certo nascosta l'allegoria dell'ottavo giorno con cui viene significata la risurrezione; infatti qualche salmo è intitolato "per l'ottava" e i bambini venivano circoncisi l'ottavo giorno dopo la nascita, e nell'Ecclesiaste (Qoelet 11,2), per simboleggiare i due Testamenti, si dice: Dà loro sette parti e a quelli otto. Tale significato simbolico però rimane riservato e segreto e fu insegnato solo che si doveva celebrare il sabato. Infatti i morti godevano già il riposo, ma non v'era ancora la risurrezione di nessuno fino a quando venisse chi risorgendo dai morti ormai non morisse mai più e la morte non dominasse più su di lui. Solo dopo avvenuta la risurrezione del corpo del Signore... si sarebbe cominciato a celebrare ormai la Domenica, ossia l'ottavo giorno, che è pure il primo." (Epistolae, IV, 13)

Quando Gesù, in quel Vangelo di Matteo prima citato, dice "siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele" parla evidentemente del Messia e richiama certamente alla mente dei discepoli, tutti ebrei, la Nuova Gerusalemme, la città del Messia figlio di David ove "Là sono posti i seggi del giudizio, i seggi della casa di Davide." (Salmo 122,5 detto delle ascensioni)
In definitiva ebrei e cristiani hanno una comune attesa, l'avvento nella gloria del Messia, che per i cristiani è già venuto una prima volta assumendo la condizione del Servo di IHWH di cui ai 4 canti del profeta Isaia (1° in 49,1-11; 2° in 49,1-11; 3° in 50,4-11; 4° in 52,13; 53,12).

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