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ATTESA DEL MESSIA...

 
IL REGNO DEI CIELI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

L'ISTINTO DI PRIMEGGIARE
Il "midrash" è un metodo ebraico d'interpretazione e commento della Sacra Scrittura che in modo sintetico intende tutto un insieme di operazioni sulla Tenak o Bibbia ebraica, come fanno i rabbini, quali il ricercare, lo scrutare, l'esaminare, lo studiare e riguarda anche esplicitare lo studio con la forma omiletica di racconto, cioè a modo di parabola, a fine di ricerca, simile alle parabole dei Vangeli, considerato che molti brani di quelle Scritture hanno utilizzato un modo di tal genere.
Il termine "midrash" discende dal radicale ebraico DRSh del verbo che, appunto, indica il ricercare e tale termine si trova in 2Cronache 13,22 e 24,27 nonché in Siracide 51,23 ove si parla di una "casa del midrash" che è tradotto in genere come "Scuola", detta anche "Yeshivah" , ossia dove si sta seduti, oggi Accademia Talmudica nelle quali gli studenti si consacrano solo allo studio della Torah e ad intraprendere gli studi rabbinici.

Grande importanza in tali studi, per antica tradizione, sono anche strumenti particolari, tipo la "gimatria", cioè usando sia i valori numerici delle lettere ebraiche e delle parole da quelle formate per cercare analogie tra parole dello stesso numero, sia le lettere stesse anche svincolate dalle parole per i loro significati intrinseci tenuto conto che le 22 lettere ebraiche sono solo consonanti o leggere le parole anche spezzandole con altre vocali.

Nel mio ricercare nelle Sacre Scritture nei testi scritti con tali lettere pagine di secondo livello considerando il testo originario in ebraico in qualche modo criptato, dopo aver enunciata l'idea di fondo in Internet nel 2004 con "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", ho utilizzato anche io tali potenti strumenti per l'interpretazione e la lettura dei testi antichi e mi sono dotato anche di un personale strumento di decriptazione che ho presentato con "Parlano le lettere", ma che avevo già qualificato con dei documenti alla SIAE nel 1996 e poi ancora nel 1998.
Tutto ciò, per poi dimostrare tale attitudine intrinseca di quei testi, mi ha portato ad anni di comunione con le Scritture e a valutare aspetti che ogni volta mi si presentano come nuovi e che mi chiamano a divulgare le mie meditazioni.

Ora, la lettura attenta e meditata dei capitoli introduttivi alla storia della salvezza del libro della Genesi, che in forma sintetica, ma ispirata e "midrashica", sostengono che tutto ciò che esiste è opera in sette tappe da parte di un Creatore, non fa escludere la teoria dell'evoluzione come ormai da tempo è discusso in ambito teologico.
Ciò, sia perché quanto lì descritto come creazione potrebbe voler indicare per allegoria un particolare percorso evolutivo dell'uomo che arriva al monoteismo e non la creazione vera e propria di tutto il creato, visto che in effetti questo creare inizia con la lettera "bet" b = = 2 (Vedi: "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico"), sia in quanto, pur prendendo quel testo della Sacra Scrittura nel senso che vuole far intendere, c'è comunque un fatto che in qualche modo potrebbe considerarsi a favore dell'evoluzionismo, ma guidato da una mente creatrice.

Dio, infatti, in Genesi 1 procede con un ritmo evolutivo; prima nel V giorno creò pesci e uccelli, poi nel VI i rettili e il bestiame della terra e solo dopo formò l'uomo da materia preesistente; è scritto, infatti: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente." (Genesi 2,7)

Adamo ADM nasce per opera di Dio da questa "polvere del suolo" ove per suolo è scritto ADMH "'adamah" , la terra rossa già lavorata che può essere una metafora, come una matrice di Adamo ADM e, allora, non impone l'esclusione che il Creatore abbia insufflato il suo alito in un primate, visto che in polvere si convertono tutti i corpi della fauna esistente, ivi compreso il corpo dello stesso uomo, perché "...polvere tu sei e in polvere ritornerai." (Genesi 3,19)

Ci fu comunque un momento - il VI giorno della creazione - in cui Dio provocò un altro salto nella propria opera e formò un essere speciale, diverso e unico come intelligenza, capacità potenziali e attitudini a ogni essere preesistente, in quanto, disse "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza" (Genesi 1,26)

Nel testo quella "nostra immagine" è "tsalemenu" e "nostra somiglianza" è "demutenu" .
Ciò che risulta evidente è che nel primo di quei due termini spicca la parola "tsel" che vuol dire ombra e nel secondo sia la parola "mut" morire/morte, sia la parola "dam" ossia sangue.
L'essere a sua immagine implica allora come che Dio avesse detto: nell'uomo c'è "un'ombra della vita Nostra " oppure, lettera per lettera, è un essere in cui è "scesa la potenza della vita Nostra ".
L'essere a sua somiglianza, comporta che nell'uomo, da Dio pensato prima del peccato, c'era un "impedimento alla morte da (parte) Nostra " e implica una profezia, che questa somiglianza "demut" si esplicherà a pieno per il "sangue Portato da un Crocifisso o dalla Croce ".

Com'è noto, per le scienze naturali la specie umana, peraltro l'unica vivente in questo mondo, è quella dell'Homo Sapiens (uomo sapiente) facente parte, appunto, della specie dei primati (in latino da "primus", il migliore), dell'ordine dei mammiferi placentati, la stessa dei lemuri e delle scimmie.
La paleontologia informa che i primati sarebbero apparsi sulla terra 60 milioni di anni fa, i primi ominidi 250-500.000 anni orsono, mentre l'Homo Sapiens sarebbe presente sulla terra da 150-200.000 anni.
L'organismo dell'uomo, come di ogni altro essere vivente, quindi, è stato soggetto a evoluzione, alle leggi naturali e alla lotta per l'esistenza.
I principi della selezione naturale furono enunciati nel 1859 da Darwin che rese evidente il meccanismo dell'evoluzione dovuto al progressivo affermarsi d'individui con caratteristiche ottimali per l'ambiente di vita per contenuti di vitalità e fertilità.

Al riguardo, infatti, tra l'altro Darwin affermò: "La conservazione delle differenze e variazioni individuali favorevoli e la distruzione di quelle nocive sono state da me chiamate selezione naturale o sopravvivenza del più adatto. Le variazioni che non sono né utili né nocive non saranno influenzate dalla selezione naturale, e rimarranno allo stato di elementi fluttuanti, come si può osservare in certe specie polimorfe, o infine, si fisseranno, per cause dipendenti dalla natura dell'organismo e da quella delle condizioni." (L'origine delle specie)

L'evoluzione premia gli individui più adatti e/o adattati alle condizioni ambientali esistenti che riescono perciò a nutrirsi e ad accoppiarsi con vantaggio rispetto agli altri con la conseguenza di una favorita trasmissione dei loro geni provocando continui affinamenti e miglioramenti nelle generazioni successive almeno fino a quando dovesse verificarsi un cambiamento delle condizioni di contorno che chiederà nuovi adattamenti.
L'evoluzione ha comportato anche l'insorgere in varie specie di animali di comportamenti "sociali", utili per la difesa del singolo e della specie.
Nei gruppi di questi animali taluni, detti "alfa", individui che nella comunità occupano il rango più alto ed eccellono per caratteristiche e si affermano nel comando e nella guida.
Ecco che similmente come organismo vivente l'uomo oltre alle pulsioni per soddisfare i bisogni primari - fame, sonno, sesso - ha comportamenti innati come l'istinto di sopravvivenza o di autoconservazione, di autodifesa, di fuga, l'istinto materno e anche d'autoaffermazione.
Gli istinti formatisi nell'evoluzione quali comportamenti utili alla sopravvivenza della specie vengono, infatti, "registrati" nel DNA o Codice Genetico che passa alle generazioni successive, perché utile alla sopravvivenza dell'organismo.
L'istinto d'autoaffermazione è passato così nel patrimonio genetico, ma è causa anche di atti che si oppongono alle autorità costituite con atti limiti deprecabili fino ai furti, omicidi, tradimenti ecc..

Nei racconti biblici della creazione l'autoaffermazione è personificata in un animale, il famoso serpente di Genesi 3, proprio come a ricordare che dagli animali ci proviene tale istinto che l'uomo deve dominare:
  • "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino." (Genesi 3,1)
  • dice Dio a Caino, "...se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai." (Genesi 4,6b)
Aristotile (IV secolo a.C.) nella sua "Politica" sostiene che "L'uomo è per natura un animale politico" nel senso di sociale, ma a un livello più consapevole e "ragionato" di quello di api, formiche e gorilla, tanto per fare degli esempi, grazie al dono dell'intelletto che in grado di far distinguere almeno il bene e male relativi.
Ecco che in genere ciascuno individuo del consesso umano, per consolidate pregresse esperienze, è ben inserito nel proprio gruppo nella misura di quanto è disposto a concedere di parte della propria libertà per ottenere i vantaggi di vivere in società.
Da tempo atavico, perciò, nell'uomo, s'è formato una specie di istinto sociale che ha portato a varie forme associative - patriarcati, tribù, regni - ma è diverso da quello degli animali in quanto gradualmente s'è evoluto pure con forme democratiche che implicano in qualche modo anche la difesa dei deboli e meno provveduti che il semplice processo naturale con le proprie ferree leggi tende a eliminare.

La storia ci ha proposto forme di oligarchie e aristocrazie e su queste forme di governo ebbero la supremazia le monarchie che affondano le radici nella remota antichità, dal greco "monarkhía", composto da "mónos" "solo" e di un derivato di "comando", consistente nell'accentramento dei supremi poteri in una sola persona, sovrano, monarca, re da "rex" dal verbo latino "regere", governare, comandare, regnare e il regno è il territorio sul quale il re esercita il proprio potere e lo tramanda ai discendenti.
In questa forma di governo i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono esercitati da una sola persona.
Ovviamente come tutte le cose umane questo regnare può essere fatto bene o male, quindi, oscillare tra il curare, guidare e il dominare, il prevalere e il tiranneggiare.
Tra il III e il I millennio a.C., in Egitto, in Assiria, a Babilonia e poi anche a Roma vi fu l'esaltazione del monarca, attraverso vari stadi, re-sacerdote, poi ministro di dio, fino alla divinizzazione considerandolo emanazione di dio o dio stesso.

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