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VANGELI E PROTOVANGELI...
"TROVAI L'AMORE DELL'ANIMA MIA"
di Alessandro Conti Puorger
PENSIERI SULL'AMORE
In molti purtroppo converranno che la parola italiana "amore" è certamente abusata e assieme ad "amare" sono due termini veramente inflazionati.
Il concetto sotteso con tali parole da chi le usa spesso è tirato per la giacchetta tanto che comprende un'estesa gamma di valori capaci d'evocare pensieri controversi, perché vanno dal sentimento egoista e di possesso al massimo dell'altruismo, quando si da tutto se stessi, compreso la vita, per gli altri.
In italiano con la stessa parola "amore" sono identificati vari tipi di rapporti, fisici e sentimentali, in cui spesso s'insinua anche l'interesse.
Tanto per elencarne alcuni si parla di amore:
- tra i coniugi;
- tra il-la compagno-compagna, per l'amante, per il-la fidanzato-fidanzata, l'amore omosessuale,
- per i figli, per gli amici, per il prossimo,
- per la giustizia, il benessere,
- per gli spettacoli come teatro, cinema e altro, per luoghi cari, per la Patria,
- certi cibi, ecc....
- per Dio.
Con questi vocaboli "amore" e "amare", infatti, possono essere definiti svariati e variegati concetti e sentimenti come affetto, attaccamenti vari, stati d'animo impulsivi, erotici, di passione e sentimentali, infine, espressioni razionali e ragionate e poi moti d'animo di contenuto religioso verso Dio, mistici e d'altro tipo ancora come la compassione e il desiderare il bene per altre persone.
Ai tempi dell'antica Grecia non era così ed erano individuati quattro rami principali che spuntano del tronco dell'albero indistinto che in italiano definiamo amore.
Si riconosceva:
- "storge", amore parentale - familiare con rapporti basati sull'affetto caratterizzati da fiducia e sicurezza;
- "philia", amicizia tenerezza e affetto per la persona amata;
- "eros", impulso erotico e romantico che implica anche lussuria e desiderio di possesso;
- "agape", amore spirituale che comporta un sacrificio di sé che può raggiungere lo "svuotamento" o "kenosis" fino al livello incondizionato di autodistruzione.
Il greco poi è lingua flessiva ove i vocaboli sono declinati secondo i casi, il numero e il genere, perciò possono meglio sottolineare e moltiplicare le sfumature di significati del sentimento.
Riferendosi, infatti, all'amore più alto, quello "fraterno", in italiano si dice dare amore, trattare con amore, gesto d'amore, inno all'amore, ma la parola è sempre "amore", in greco invece amore come
"agàpe" è coniugato e, infatti, si dice: dare amore è
"agàpenu", trattare con amore e gesto d'amore è
"agàpes".
La derivazione etimologica della parola amore, apparsa nella lingua italiana che è nata nel XII secolo, è certamente dal termine latino "amor", dal verbo "amare", strettamente connesso al termine infantile legato al desiderio del neonato di nutrirsi e che si esprime col suo semplice modo vocale "amma" - "mamma", strettamente legato al pensiero della mammella o poppa.
Per "amare" si pensa anche a un derivato, la radicale sanscrito Kam per "desiderare" da cui la parola Kama "desiderio, passione, attrazione" (si pensi ad esempio al Kama Sutra).
Altra interpretazione etimologica della parola amore, fa risalire il termine al verbo greco "mao" che porta al desiderio, attrazione istintiva mentre il verbo "diligere" sanciva un desiderio risultato di un moto mentale o spirituale.
Ulteriore pensiero al riguardo è quello che fa derivare "l'amor" latino dal proto italico "ama" e all'antico avestico e dal protoindoeuropeo "h'mh'", col significato di "prendere, tenere", evolvendo in "prendere la mano di", quindi legarsi in amicizia, da qui il latino "amicus","amica" e "amasius" per amante dal sanscrito "amanti","amisi", col medesimo significato.
È poi da ricordare il pensiero antico dell'amore come ricerca del completamento di sé che si riscontra in Platone nel "Simposio" o "Convivio" nel mito narrato in quel Dialogo dal IV personaggio, Aristofane.
Il racconto mitico sostiene che all'origine del mondo gli esseri umani erano di tre generi, maschile, femminile e androgino vale a dire
"uomo-donna" come gli umani attuali, ma accostati tra loro di spalle, avevano quattro mani, quattro gambe, due volti una sola testa bifronte, quattro orecchie, due organi genitali ecc....
Zeus fu indotto a tagliare a metà questi esseri per la loro "tracotanza",
ybris
"eccesso", "superbia", "orgoglio" o "prevaricazione" che provocò la "némesis", in greco
"vendetta degli dei" per indebolirli ed evitare che attentassero al potere divino.
Ecco che dividendo gli esseri doppi di tre sessi si avrebbe avuto:
- dall'androgino, un uomo e una donna;
- dal maschile o dal femminile, due omosessuali ossia dello stesso sesso.
Leonardo - raffigurazione dell'androgino
Zeus, però, per evitare che gli uomini si estinguessero, mandò nel mondo Eros, il dio dell'amore fisico, del desiderio e della passione in modo che le due parti divise si ricongiungessero frontalmente e potessero ricostruire in qualche modo l'unità perduta, il che porta piacere e alla riproduzione.
Secondo quel mito la natura umana, allora, sarebbe di per sé incompleta e ha bisogno dell'altro per completarsi; insomma: " Ognuno di noi, in conclusione, è una contromarca d'uomo, in quanto che è tagliato come le sogliole, è due di uno; e però cerca sempre la proprie contromarca..."
Ciascuno, secondo quel mito, come in un puzzle dovrebbe trovare l'unico pezzo che si combina bene con lui per avere il perfetto completamento perché amore è completamento di sé ed è il sentimento che avvertiamo quando percepiamo nell'altra persona grande somiglianza con la metà che s'ipotizza perduta, insomma è da trovare "l'anima gemella".
L'amore, quale fusione tra due individui, è motivo centrale del romanticismo, la forza unificante del filosofo Hegel (1770-1831) che ebbe a dire:
- L'amore può aver luogo solo nel porsi dinanzi ad un nostro eguale, dinanzi allo specchio e all'eco della nostra essenza.
- L'amato non ci è opposto, è uno con la nostra essenza: in lui vediamo solo noi stessi, e tuttavia non è noi: miracolo che non siamo in grado di capire.
- Negli amanti non vi è materia, essi sono un tutto vivente.
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