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RICERCHE DI VERITÀ...

 
LA STRAGE DEGLI INNOCENTI E LA FUGA IN EGITTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SUI VANGELI CANONICI "DELL'INFANZIA" DI GESÙ »
VESCOVI AFRICANI E LA PREDICAZIONE SUI SANTI INNOCENTI »
LA FUGA IN EGITTO DELLA SACRA FAMIGLIA »

IL PROTOVANGELO DI GIACOMO
Il Protovangelo o Vangelo di Giacomo è un testo molto antico, scritto in greco tra il 140 - 170 d.C., ma definito "apocrifo" dalla Chiesa.
Origene (185-254), infatti, nel suo "Commentario al Vangelo di Matteo" del 247 accenna a un "Libro di Giacomo".
Questo documento apocrifo in XXV,1 intende suggerire d'essere stato scritto da un certo Giacomo e si pensa all'apostolo identificato come Giacomo il Minore per distinguerlo dal suo omonimo, Giacomo il fratello di Giovanni.
Giacomo il Minore sarebbe Giacomo il Giusto, "fratello del Signore", morto nel 62 e nato attorno al 5 d.C., quindi, non testimone dei fatti che racconta nel testo che è posteriore di 80-110 anni alla sua morte.
L'attribuzione non è accettata e molti ritengono quella di Giacomo una pseudo epigrafia per valorizzare il testo.
È comunque il più antico testo che sostenga la verginità di Maria prima, durante e dopo la nascita di Gesù.

Questo Protovangelo che si sviluppa in 25 capitoletti riporta e rielabora i racconti dell'infanzia di Gesù dei Vangeli canonici secondo Matteo e Luca e li allarga con l'infanzia e l'educazione di Maria.
Il testo in origine era chiamato, infatti, "La Natività di Maria", ma l'umanista Guillaume che lo trovò a metà del cinquecento lo definì "protovangelo", cioè "primo vangelo", ma parla poco di Gesù ed è soprattutto un vangelo essenzialmente "mariano".
La tradizione cristiana pur se l'ha ritenuto apocrifo da questo ha comunque acquisito alcune delle informazioni in esso contenute, in particolare relativamente alla vita di Maria e dei suoi genitori, Anna e Gioacchino, al fatto che Maria e Giuseppe furono sottoposti alla prova delle acque amare; inoltre asserisce che Giuseppe aveva altri figli, vi si parla della grotta di Betlemme, ma non vi sono ancora il bue e l'asinello che appaiono nel vangelo apocrifo del pseudo Matteo detto anche "Vangelo dell'infanzia di Matteo" o con la dicitura medievale "Libro sulla nascita della Beata Vergine e sull'infanzia del Salvatore" anche esso databile come scritto nel II secolo.

Per quanto riguarda la questione della strage degli innocenti riporto il testo del Protovangelo di Giacomo dal capitolo XXI alla conclusione capitolo XXV.

XXI - Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: Dov'è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell'Oriente e siamo venuti ad adorarlo. Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere? Gli risposero: In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto. E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: Quale segno avete visto a proposito del re che è nato? I magi gli risposero: Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. È così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo. Andate e cercate, disse Erode e se troverete fatemelo sapere affinché anch'io venga a adorarlo. I magi poi se ne andarono. Ed ecco che la stella che avevano visto nell'oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra. Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un'altra via.

XXII - Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: Ammazzate i bambini dai due anni in giù. Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio. Subito il monte si spaccò e l'accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.

XXIII - Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: Dove hai nascosto tuo figlio? Rispose loro: Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio. I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: È suo figlio colui che regnerà su Israele! Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: Dì proprio la verità: dov'è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano. Zaccaria rispose: Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore. Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.

XXIV - All'ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l'Altissimo. Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l'altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore. All'udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti. Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall'alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti. Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.

XXV - Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia. La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Il capitolo XXI indubbiamente rispecchia il racconto di Matteo sui Magi.
Nel capitolo XXII Erode manda i sicari a uccidere i bambini di due anni in giù, non si parla della fuga in Egitto, ma inopinatamente vi si racconta di Elisabetta e Giovanni che secondo questo protovangelo Erode voleva anche uccidere.
Nel capitolo XXIII Erode addirittura fa uccidere Zaccaria padre di Giovanni.
Nel capitolo XXIV viene fatta una grande confusione tra il Zaccaria di cui parlano i Vangeli Matteo 23,35 e Luca 11,51 "Zaccaria, figlio di Barachia, ucciso tra il santuario e l'altare" e Zaccaria il padre di Giovanni e viene asserito che il sacerdote Simeone che appare al momento della presentazione di Gesù al Tempio era stato eletto per sostituire Zaccaria che era stato ucciso.
Nel capitolo XXV Giacomo, che scrive il protovangelo, dice di sé che si nascose nel deserto certamente quello vicino al Mar Morto probabilmente facendo capo alla residenza a Qumran degli Esseni, territorio non lontano da Gerico e dai guadi del Giordano dove operava il Battista e dove Gesù fu tentato dal demonio per 40 giorni e 40 notti.

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