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LA SCRITTURA
di Alessandro Conti Puorger

I 22 SEGNI DELLA TORAH
Le Sacre Scritture, almeno quelle riconosciute come tali sia dai giudei, sia dai cristiani - ossia la Tanak degli ebrei, completamente entrata nella parte chiamata Antico Testamento tra i libri della Bibbia cristiana - com'è noto, hanno la prerogativa di riportare le prime rivelazioni da parte del "Creatore".
Tali rivelazioni cominciarono a essere colte da testimoni considerati affidabili, antenati degli Israeliti, tra cui Dio, fattosi conoscere, ispirò gli autori che produssero quelle scritture per oltre 1000 anni - tra il XIII e il II secolo a.C., ossia da XXXIV a XXIV secoli fa - in ebraico, con minime parti in aramaico, ma tutte con lo stesso sistema di scrittura, cioè usando i segni dell'alfabeto ebraico.
Le vicende del testo sono state tante, molte mutazioni di forma sono intervenute con cambiamento dei materiali di supporto e delle lettere (pur lasciando traccia dell'originaria grafica), che nei testi più antichi erano tutte separate tra loro, spaziate nello stesso modo, senza la definizione di parole complete, come se ogni lettera, peraltro tutte solo consonanti, avesse valore autonomo.
Possiamo considerare garantita la conservazione integrale del testo delle Sacre Scritture certamente a partire da qualche secolo prima di Cristo, visto il rispetto con cui sono trattate: prova di tale religiosa attenzione sono i rotoli trovati a Qumran sul Mar Morto, già monastero di Esseni, che per il contenuto non presentano variazioni apprezzabili rispetto a quelli usati oggi nelle liturgie sinagogali.

La TNK o Tanak è formata dalle tre parti seguenti, per complessivi 28 libri, ma parte essenziale della rivelazione, motore delle altre due, è la prima parte:
  • 1° "Torah" o Legge - 5 libri;
  • "Nevi'im" o Profeti - 10 libri (di cui in uniti in uno unico si trovano 12 profeti minori);
  • 3° "Ketuvim" o Altri scritti -13 libri.
A questi testi nell'Antico Testamento della Bibbia i cristiani cattolici aggiungono, fino a pervenire al complesso di 46 libri, i deuterocanonici in greco tutti nella Bibbia dei LXX - Giuditta, Tobia, Maccabei 1 e 2, Sapienza, Siracide (o Ecclesistico) e Baruk - assieme a parti di quella, pure in greco, aggiunte in libri della Tanak.
I credenti di entrambi le religioni sostengono che Dio con il documento scritto, il "Sofer" della "Torah", e poi con gli altri pure da Lui ispirati, ha rotto il silenzio per farsi conoscere nel mondo che con i fatti sin dai primordi l'ha rifiutato.
Per parlare con l'uomo usò evidentemente modi efficaci atti alla comunicazione col soggetto che poi l'ha captata, stante che qualsiasi tipo di trasferimento ha bisogno di definire prima una convenzione comune ai due che interloquiscono.
Il messaggio vocale, che implica una presenza fisica, o immaginata quando avviene nel sogno o sotto ipnosi, ossia il "parlare", è il modo primordiale insito con la natura e le possibilità umana di comunicare pensieri, basato su una convenzione o "lingua" che associa suoni a idee per creare corrispondenti immagini nella mente di colui con cui si desidera o è necessario interloquire, e il risultato è soddisfacente se chi parla può avere in qualche modo una riprova che le idee suscitate nell'altro paiono il più possibile analoghe a quelle proprie.
La scrittura è anch'essa il risultato di una convenzione per cui gli uomini con segni prestabiliti, "alfabeti, immagini, geroglifici, icone...", su supporti materiali riportano messaggi che, se inviati con un qualsiasi mezzo o scritti con modalità durature, riescono a superare i limiti di distanza e di tempo che impediscono di udire il messaggio vocale, ma il messaggio sarà incomprensibile a chi non conosce quella convenzione.
Vi possono perciò essere infinite convenzioni, sia per trasmettere messaggi vocali, sia per trasformarli in scritti.
Quando nell'ambito di una vigente convenzione di "scrittura" non si vuol far comprendere il messaggio a tutti, lo scritto viene "criptato", ossia è adottato un nuovo e diverso sistema di scrittura predefinito allo scopo e noto solo alla persona o al gruppo con cui si vuole interloquire, in modo che terzi siano esclusi e non comprendano il vero senso del messaggio.
Ogni scrittura, di fatto, è una criptatura o crittografia, così si definisce l'unione di - "kryptós" che significa "nascosto" e - "graphía", ossia in greco proprio "scrittura", in quanto, questa è comunque nascosta per chi non ha cognizione della convenzione di base e/o non è autorizzato a leggerla.

Ora, il Creatore, che l'uomo non può captare nella Sua intera essenza, nelle Scritture che ha suscitato ovviamente parla attraverso proprie emanazioni, direttamente con apparizioni, in visioni luminose e numinose, colonne di nubi e di fuoco, con aspetto anche umano e in sogni profetici, che contengono e trasferiscono la Sua energia in grado di venire colta dall'uomo.
Tali emanazioni di energia divina, di fatto, sono i suoi messaggeri o "angeli", "Malak", , la cui massima espressione, vale la Sua "presenza" captabile al massimo livello delle emissioni divine, è l'"Angelo del Signore", in ebraico "Malak IHWH", , epiteto con cui è definito 60 volte nell'Antico Testamento.

Nel libro dei Giudici 13,18, quando il padre del futuro Sansone incontrato tale Angelo chiese quale fosse il Suo nome "L'Angelo del Signore gli rispose: Perché mi chiedi il nome? Esso è misterioso"; in Isaia 45,15 poi c'è questa espressione: "Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore."

Ecco che queste tipiche considerazioni sono il risultato di un'esperienza provata dalla valutazione degli autori fisici di quei testi, di come Dio trasmette i propri messaggi ai "profeti" che sono da interpretare e da "decriptare", ossia da svelare, e di come da questi sono riportati cogliibili a pieno solo da parte di alcuni e non da tutti, una specie di lingua dei profeti.
Del resto, parlare per parabole ed enigmi è un metodo oratorio semitico che ha riflessi anche nella scrittura; è usato come tecnica esegetica dai rabbini nel Talmud avvertendo "non leggere come è scritto" passi della Bibbia, specie quando pur se non pare del tutto necessario qualche parola è ripetuta in modo ridondante come a destare l'attenzione di farla leggere pure in altro modo.

Rabbi Akiva, martirizzato a Tiberiade dai Romani nel 137 d.C., sapiente dell'epoca della "Mishnah", ritagliava la parola dei testi ebraici proprio in senso fisico con il metodo "'al-tikrei", "leggere in altro modo - non leggere" per dare al testo della Bibbia ebraica non ancora vocalizzato una diversa vocalizzazione o una diversa forma rispetto alla usuale, ma senza alterare l'ordine delle lettere.
L'uso di "'al tikrei'" non esclude in ogni caso la lettura originaria del testo, perciò, è un "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo".
Tale procedimento permette così una nuova interpretazione, perfino quando le leggi grammaticali e di sintassi proporrebbero lecita la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal versetto: "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte." (Salmo 62,12) e si può concludere che le parole della Bibbia ebraica si prestano ad altri significati rispetto al tradizionale" (Dizionari. Usi e Leggende Ebraiche Alan Unterman-Laterza), significati che però restano ingessati, quindi, non captabili nelle traduzioni in altre lingue.

Il metodo che uso personalmente, di cui poi parlerò, è un "'al tikrei" a tappeto, in cui ogni lettera può anche leggersi a se stante, in base della stretta rosa di significati che nel tempo del suo sviluppo risulta essere restato persistente nella grafica della singola lettera che ritengo d'aver individuato anche con l'ausilio di accostamento con alcuni geroglifici e segni sinaitici.

Del resto nel libro del profeta Isaia 29,11s si trova: "Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere", il che fa intuire anche l'esistenza di testi nascosti o di secondo livello estraibili oltre la rituale lettura per chiarire le visioni.

Pare allora poter ritendere che tra le comunicazione di Dio verso i "profeti" vi sono anche parti nascoste e misteriose che non tutti sono stati in grado di comprendere con la lingua "ufficiale".
Ciò detto, torno al campo della fede dei giudei e dei cristiani che considerano "Sacre Scritture" quanto è nei libri scritti in ebraico della Bibbia.
Nel libro del Genesi, il primo della "Torah" o Pentateuco dopo che:
  • Genesi 2,7 - Dio in terra e con la terra fece l'uomo, "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente".
  • Genesi 1,27 - "maschio e femmina li creò".
  • Genesi 1,28 - li benedì "...e Dio disse loro... Siate fecondi e moltiplicatevi..."
Ecco che il primo atto di Dio con la prima coppia umana fu di parlare con loro.
In definitiva, Dio, padre e madre dei progenitori, come in genere fa il padre e la madre terrena col proprio figlio, insegnò loro a parlare e diede elementi per trasferire la propria volontà con suoni o immagini che presentava facendoli associare con idee nelle loro menti.

Ciò è confermato dal successivo racconto quando riferisce "...il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici..." (Genesi 2,19s)

In ebraico "e disse" è "vai'omoer" e le lettere paiono dire che alla prima coppia Dio: "a portare fu a iniziare alla vita le teste - menti ".

Tra Dio e l'uomo, insomma, ci fu un modus di comunicazione che secondo la tradizione biblica fu proprio secondo i suoni della lingua ebraica che sarebbe la "lingua" degli angeli che usavano nel Paradiso terrestre prima d'essere cacciati.
La Bibbia insinua che questa è la lingua liturgica che secondo la tradizione Adamo imparò dal Creatore e la trasmise ai propri discendenti e rimase nella memoria dei primogeniti di Sem, fu passata a Noè con cui Dio parlava e da questi a Eber, quindi, ad Abramo, Isacco e, infine, a Israele.
Il colloquiare di Dio con l'uomo e viceversa poi si mutò anche in "scrittura".
Furono traslitterati con lettere i suoni, almeno questo è il processo logico che si pensa in termini umani del passaggio da un linguaggio a una scrittura convenzionale, o forse per analogia al mondo egizio, furono trasformati in mini immagini, in icone, dei concetti che ne costruiscono altri per associazione come elementi di un "meccano".
Questo è sicuramente il modo più semplice e universale, far vedere al bimbo il l'oggetto o il disegno dell'oggetto e vocalizzare un nome.

Per la Sacra Scrittura, il rotolo della Torah scritto con i 22 segni dell'alfabeto ebraico che fa presente il progetto di Dio sin dagli inizi, la tradizione fa risalire entrambi - Torah e segni - ai tempi di Mosè, un ebreo egizio nato XXXIV secoli orsono, quando la scrittura fenicia e cananea erano ancora di là da venire.
Quel rotolo che esalta uno stretto collegamento tra parola, scrittura e realtà, riferisce e rende concreta la creazione di tutto quanto esiste, iniziata e in coso, grazie al pronunciare da parte di Dio di parole che hanno potere di divenire realtà, da Mosè riportate e arrivate fino a noi.
Nella "Torah", infatti, grazie alla scrittura, tramite le lettere usate, si legge una parola che, detta da Dio, divenne e viene creata tanto che riappare efficace e nuova nella mente del lettore con un potere diverso rispetto a quello di ogni altro testo di origine terrena.
Ecco che la tradizione in questo modo annette un grande potere alle lettere dell'alfabeto ebraico che sono state capaci di sintetizzare per gli uomini di ogni tempo le parole del Signore che realizzarono la "creazione" in quanto così, se si crede a quelle Sacre Scritture, volle il Signore stesso.

Ora, le lettere originarie del primo rotolo della "Torah" non si sa quali e come realmente fossero, perché non ci sono state tramandate, ma è certo che se si da fede alla tradizione quelle che poi 4 secoli dopo, verso il 1000 a.C., divennero la prima forma di alfabeto ebraico hanno perlomeno conservato un barlume della traccia grafica originaria, in quanto le primitive erano più di lettere e numeri e suoni, ma erano vere e proprie immagini.
Del resto, stando a quei testi, a quel tempo solo gli ebrei avevano una cultura del "libro" col comando di leggere continuamente il contenuto dell'alleanza per cui da loro in qualche modo poteva venire la nascita dell'alfabeto che divenne poi lo strumento pratico dei mercanti fenici con l'aggiunta di vocali e la perdita di alcune consonanti quali , , , e , la "a", la "e", la "i", la "o" e la "u".

Ecco che, infatti, viene spontanea la domanda: come e quando ha avuto inizio la traslitterazione di parole della lingua ebraica con le lettere dell'attuale alfabeto per riportare suoni e concetti di quella lingua?
Quanto al riguardo su tale argomento dice il "Sefer Torah" , suggerito da Dio, scritto da parte del profeta Mosè, e lo stesso Gesù non l'ha negato, è importante.
Questo testo esplicitamente riferisce che Dio stesso fornì quelle che furono le molecole delle parole per formare il "Sefer" della Torah, 4 secoli prima, o giù di lì, di quando apparvero le prime scritture storiche in ebraico.
Vediamo di chiarire.
In primo luogo tale "Sefer" dice di sé che:
  • riporta, in svariati passi, le parole esatte di quanto è stato detto da Dio stesso e che vuole sia trasferito agli Israeliti;
  • proprio Dio, a Mosè vissuto nel XIV - XIII secolo a.C. in Egitto e nel territorio di Madian nel Sinai, conoscitore di geroglifici e segni sinaitici, per rendere comprensibile il proprio volere a tutto il popolo che lo seguiva, fornì il sistema di traslitterazione del proprio pensiero con lo scrivere direttamente le dieci "parole" del Decalogo su tavole di pietra che poi tutti gli Israeliti compresero.
Con gli stessi tipi grafici di quel modello, secondo la tradizione, Mosè scrisse poi tutto il "Sefer Torah" riportando quanto il Signore gli aveva detto sul Sinai e nei 40 anni di cammino nel deserto e quegli stessi segni furono usati poi negli altri scritti dagli altri autori dei libri che formano il "Tanak" o Bibbia ebraica.

In definitiva, per scrivere la "Torah" nel "Libro dei Libri", il "Sefer" , Dio stesso portò i segni, come del resto suggerisce in ebraico il termine di "segno", che si dice e si scrive "'ot" , e dice: "l'Unico portò i segni ".

A tale riguardo è da ricordare quando: "Il Signore impose a Caino un segno ("'ot" ), perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse." (Genesi 4,15b)

Quel "Sefer" è il Libro assoluto che rende pienamente merito sulla concezione e finalità dei segni originari che formano il termine di Sefer e di ciò che contiene, infatti, le lettere suggeriscono: "Riempie del Verbo - Parola le menti - teste ".

Ecco che le lettere di "Sefer Torah" in modo criptico sono espressive del seguente pensiero circa le stesse lettere ebraiche del messaggio di Dio, sono: "recipienti - riempiti dal Verbo - Parola , di corpi indicazione per portare i corpi nel mondo".

Nella "Torah", infatti, si legge:
  • Esodo 32,16 - "Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole."
  • Deuteronomio 5,22 - "Sul monte il Signore disse, con voce possente, queste parole a tutta la vostra assemblea, in mezzo al fuoco, alla nube e all'oscurità. Non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede."
Con il che, per chi crede in Dio e nelle Sacre Scritture, è assodato che proprio Lui sul Sinai fu l'ideatore di un modo innovativo per scrivere poi la "Torah", e non era ancora l'alfabeto ebraico, storicamente nato assai più tardi, ma consegnò dei segni che ebbero effetto e furono compresi da gente che usciva dall'Egitto.
(Vedi: "I più antichi reperti di scrittura ebraica" e il paragrafo " I più antichi reperti di scrittura ebraica")

Due sono i Decaloghi nella Torah, divergono per poche parole e sono in Esodo 20 e in Deuteronomio 5 e due sono le volte che il Signore le consegnò a Mosè, prima e dopo il peccato del "vitello d'oro".
Le feste principali d'Israele sono tutte imperniate su eventi della "Torah" e commemorano:
  • Pesach, il 15 di Nissan, il giorno in cui gli ebrei uscirono dall'Egitto;
  • Shavuot, il 6 di Sivan, il giorno in cui il Signore dette le prime tavole;
  • Rosh ha-shanà, il primo di Tishrì, il giorno in cui fu creato l'Uomo;
  • Jom Kippur, Il 10 di Tishrì, il giorno in cui Signore riconsegnò le Tavole;
  • Sukkot, il 15 di Tishrì, la festa che in Israele dura 8 giorni, festeggia il raccolto e ricorda la vita del popolo nel deserto.
Rashì, ossia Rabbi Shlomo Yitzhaqi commentatore biblico dell'XI secolo su Esodo 31,18 scrive: "Il 17 di Tamuz furono spezzate le Tavole ( per il peccato del vitello d'oro) e nel giorno di Kippur il Santo Benedetto si riconciliò con Israele" e nel commento a Esodo 33,11 scrive: "Il 17 di Tamuz le Tavole furono spezzate, il 18 (Mosè) bruciò il vitello e giudicò i colpevoli, il 19 salì (sul monte Sinai) e lì stette 40 giorni per chiedere misericordia (per il popolo); Rosh Chodesh Elul (il primo di Elul) gli fu detto di salire di nuovo per ricevere le seconde tavole e Mosè vi trascorse 40 giorni... Il 10 di Tishrì il Santo Benedetto si riconciliò con Israele con gioia e con integrità di cuore, disse a Mosè di aver perdonato e gli consegnò le seconde tavole; poi (Mosè) discese."

Dal decalogo o "dieci parole" di Deuteronomio 5 si deducono le 22 lettere dell'alfabeto ebraico, mentre da quello in Esodo 20 se ne ricavano solo 21 in quanto vi manca la 9a lettera, la la "tet", che invece appare in Deuteronomio 5,16 che recita: "Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice () nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà."

Quei 22 segni, ritenuti tutti col valore di consonanti, sono più che lettere, sono anche numeri e soprattutto immagini, che vengono invece poco considerate, capaci di aiutare in pieno a portare in vita in modo completo nella mente le parole che Dio intende far arrivare all'uomo.
Del resto all'origine pare proprio potersi sostenere che non erano suoni, mancando, di fatto, in quei 22 segni le vocali capaci di rendere sonore le consonanti.
Quelle "due Tavole" scritte da Dio furono, infatti, la prima parte certa di "Sacra Scrittura" che fornì il modello da usare per riportare il messaggio completo.
Le ho chiamate "molecole" della parola, ma sono piuttosto dei recipienti pieni della volontà divina per la realizzazione di quel concetto nella creazione e capaci anche di accendere le idee nella mente dell'uomo in modo indimenticabile, in quanto, colpiscono vista, udito, intelletto, insomma mente e cuore.
Ecco che quei 22 segni che hanno costituito la base della Torah e della creazione dalla tradizione ebraica sono considerate proprio delle ampolle d'energia divina chiamate "Sefirot" "ampolle - recipienti - riempiti dal Verbo lanciati () portati da segni ".

A queste 22 "Sefirot" la tradizione o Qabalah nel XII secolo nel "Sefer Yetzirà", il "Libro della Formazione" associò altre 10 Sefirot relative ai doni da portare all'uomo perfetto pensato a immagine e somiglianza di Dio, con il che si perviene a un numero complessivo di "Sefirot" pari 32, corrispondente al valore numerico della parola "leb" ( = 30 e = 2) che significa "cuore, mente, volontà" (sottintesa divina) e l'insieme porterà "la pienezza che il Verbo sarà ai corpi a recare alla fine " del progetto da considerare, ora, nella fase terminale del settimo giorno.
(Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" e "Vincere il rifiuto")

Il nome dell'alfa-beto ebraico di ventidue lettere contiene il nome delle due prime lettere "Alef" e "Bet" e queste in ebraico definiscono la parola di "'ab" ossia di "Padre" e il valore grafico delle lettere stesse suggeriscono "inizio della casa ", da intendere come una casa nuova che il Creatore intende portare avanti e che, come le altre 20, ha riempito di energia = per pervenire a tutto ciò che intendeva creare; in definitiva sono delle proprie e vere "pietre", in ebraico "'aben" , per la costruzione.
Tramite la sapiente combinazione di tali 22 porzioni di energia che, ripeto, non sono solo lettere di un alfabeto, il Verbo di Dio pronunciando delle parole le ha emesse portando all'esistenza tutto ciò che esiste.
Lo scritto di quelle Sacre Scritture ora nelle varie traduzioni sembra essere solo fatto di vane parole se le si affrontano con animo beffardo, ma leggerle non è mai invano, c'è in loro il potere di coinvolgere il lettore positivamente o negativamente, mai con indifferenza, e a maggior ragione ciò accade se si attinge al testo in ebraico in quanto attinge a quelle lettere originarie che hanno una energia non insita negli altri alfabeti.

LA TORAH VIENE DAL CIELO
Appena terminò di scrivere le 10 "Parole" sulle due pietre "l Signore disse a Mosè: Così dirai agli Israeliti: Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo!" (Esodo 20,22) ove per "dal cielo" il testo scrive "min hashamaim" e appunto nella "Mishnah" il "Sefer Torah" è chiamata "Torah min hashamayim" ossia "Torah dal Cielo" e quel testo di studio ebraico della Torah in "Sanhedrin" 10,1 è precisato: "Questi non hanno porzione nel Mondo a Venire: Chi dice... la Torah non viene dal Cielo".

Il Talmud poi in "Midrash tan?uma" sostiene: "Su cosa era scritta la Torah prima di essere data? Non poteva essere scritta su argento e oro, poiché non esistevano prima che il mondo fosse creato... (fu scritta) sul braccio del Santo, che sia benedetto."

Nei seguenti brani dell'Antico Testamento è citato lo , "ha-iad IHWH", questo "braccio del Signore" che allude alla "Torah":
  • Numeri 11,23 - "Il Signore rispose a Mosè: Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se la parola che ti ho detta si realizzerà o no".
  • Isaia 51,9 - "Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, o braccio del Signore. Svegliati come nei giorni antichi, come tra le generazioni passate. Non hai tu forse fatto a pezzi Raab, non hai trafitto il drago?"
  • Isaia 53,1,2 - parlando del Servo di IHWH, "Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto", brano ricordato nel Vangelo di Giovanni 12,38.
Il braccio del Signore è la Sua potenza, in particolare la sua "mano" "iad" che opera la creazione e crea l'uomo e il dito di quella mano ha scritto il Decalogo sulla pietra.



La potenza di Dio che crea questo mondo, la Sua mano è il Verbo, la "Parola" di Dio per cui "tutto è stato fatto per mezzo di lui" (Giovanni 1,3) "Parola di Dio", infatti, è "debar 'Elohim" (esempio in 1Samuele 9,27) e le lettere suggeriscono "con la mano creò il Potente il mondo con gli esseri viventi ".

Si trova, infatti, nella Torah in:
  • Esodo 31,18 - "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio."
  • Deuteronomio 9,10 - "il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea."
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La tradizione ebraica ritiene che le Tavole fossero incise da una parte all'altra e si potessero leggere sia davanti sia sul retro: miracolosamente si leggevano allo stesso modo su entrambi i lati e per la lettera "samek" che presenta un vuoto all'interno la pietra pur se incisa tutt'intorno restava sospesa.
Quella pietra, come vedremo, era preziosissima per valore.
I Vangeli parlano o alludono alla mano e al dito di Dio quando Gesù in:
  • Luca 11 20 - dice: "Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio."
  • Giovanni 8,6-8 - davanti all'adultera e a chi voleva lapidarla "Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra", Lui che per i cristiani è il Verbo di Dio che scrisse il Decalogo, intendeva ricordare in particolare in quel modo il comandamento di "Non uccidere".
Si trova poi nel libro del profeta Isaia 49,15s questo passo con un commento del Creatore, padre e madre dell'uomo, finalità dell'opera della sua mano assieme alla città che gli sta preparando, la Nuova Gerusalemme: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani, le tue mura sono sempre davanti a me."

Il Verbo, la Parola di Dio sta guardando al progetto, al modello che ha disegnato, che si trova nella Torah del Cielo, quindi, sulla sua mano, infatti, è scritto "a'l kaffim chqqotik" .

Il palmo della Sua mano è la faccia interna, , della lettera "Kaf" la 11a dell'alfabeto e "tatuato" è fissato con segni per cui con quel dire, seguendo i significati grafici delle lettere, è stato tratteggiato il radicale ebraico del verbo usato per dire "scrivere" , da cui la parola "katab" per "scrittura" e "ketubah" per documento scritto come quello d'uso per sancire gli obblighi del marito verso la moglie nei matrimoni ebraici.
Nell'Antico Testamento in ebraico oltre che in Esodo 32,16 "scrittura" su trova nel versetto Ester 8,9 e in Daniele 5,15 , mentre in Daniele 1,4 e 1,17 è usato il radicale impiegato in genere anche per citare un documento scritto.

Il termine "Sacre Scritture" si trova citata due volte nelle lettere di San Paolo quando scrive:
  • Romani 1,1-2 - "Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture..."
  • 2Timoteo 3,15-16 - "...fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura. Infatti. è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona."
Le Sacre Scritture, in cui c'è il Santo Spirito, insegna il rabbino Abraham Abulana (del XIII secolo vissuto in Spagna), in "Sefer sirte Torah" sono opera del Creatore che usò le: "Ventidue Lettere della Fondazione - Le incise, le intagliò, le permutò, le pesò e le trasformò. Con esse dipinse tutto ciò che è formato e tutto ciò che formerà."

Ecco come va trattata ogni lettera:
  • Incidere è guardarla e tenerne l'immagine nella mente senza che svanisca.
  • Intagliare è immaginarla anche da sola nello scritto.
  • Permutare cioè unirla, se occorre, a vicine nello scritto per formare parole.
  • Pesare le lettere ebraiche è usare la gimatria.
  • Trasformare le lettere presso i qabalisti vi sono varie regole, ma è sostituirla con un un'altra e ci sono molti codici, ma è variare il testo.
Di fatto quanto sopra tranne "Trasformare" pare descrivere come procedo col mio metodo di regole di decriptazione per ottenere pagine di 2° livello sull'epopea del Messia in "Parlano le lettere" con i significati grafici riportati sulle schede che s'ottengono cliccando sui simboli delle singole lettere sulla colonna, guardando a destra, delle pagine di questo mio Sito e in "Le 22 sacre lettere - appunti di un qabalista cristiano".

In effetti, il pesare con la gimatria non serve per avere pagine di 2° livello, ma per avere nuove idee, invece per "pesare" intendo il valutare il significato da dare alla singola lettera nella rosa ristretta dei suoi significati ideografici nel contesto del versetto.
Nel XIII secolo a.C. l'alfabeto fenicio, cananeo, ebraico, non erano ancora nati e secondo la "Torah", Esodo. 24,4a "Mosè scrisse tutte le parole del Signore".



(Vedi: "Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia")

Mosè scrisse tutte le "parole" udite e le "scrisse" , cioè "portò a esistere in un piano - liscio i segni dentro ", evidentemente con i segni del codice delle due tavole del Decalogo dategli da Dio.
È da pensare, infatti, che quel codice sia stato anche oggetto dell'istruzione ricevuta in quella lunga teofania.
Nella tradizione le "shefirot" dal radicale sono immaginate come ampolle riempite d'energia divina, infatti, dividendo quel radicale si ha "coppe per la mente ".
Tra le parafrasi possibili di "shefirot" o c'è anche: "girando la parola alla mente portano indicazione " e seguendo questo pensiero, girando la parola "shefirot" , si ottiene che si spezza in Torah (in quanto nello spazio tra una lettera e l'altra può sempre pensarsi una segno di spazio aperto), e , perciò "la Torah parla dal rotolo ".
Nell'altro modo di scrivere "shefirot" si trova la parola che in ebraico è usata per "zaffiro" e che si trova proprio in Esodo 24,10 e poi in 28,18 e 39,11 che contiene le lettere di quel radicale più la lettera di IHWH.

Nelle teofanie Dio è, infatti, su pavimenti o trono di zaffiro.
È ora chiaro che lo zaffiro sta a rappresentare la Sacra Scrittura che viene dal cielo come dal cielo paiono venire le lettere che la costituiscono:
  • Esodo 24,10 - "Videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso."
  • Ezechiele 1,26 - "Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane", nella visione del carro di fuoco di Ezechiele.
La nuova Gerusalemme è fondata sugli zaffiri:
  • Isaia 54,11 - "Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta".
  • Apocalisse 21,19 - "Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose... di zaffiro...".
Credevano gli antichi che il cielo, appunto, fosse una gigantesca pietra di zaffiro immacolato del blu più puro in cui è incastonata la terra.
Quando Mosè e gli anziani come racconta Esodo 24 salirono sul Sinai videro, infatti, Dio su un ripiano di zaffiro e le due Tavole erano fatte di quella pietra.
Blu o azzurro detto "teklet" che allude alla perfezione di Salmo 119,96 "teklah" , originariamente era un filo che usciva dalle frange o "tzitzit", degli scialli da preghiera ebraici detti "tallit", che s'indossano per ricordare il rispetto dei comandamenti di Numeri 15,38s e il legame col cielo.


Per tale motivo il colore azzurro è stato scelto dallo stato d'Israele per le due strisce e per la stella di David su sfondo bianco della bandiera.

ASCOLTARE E VEDERE
"Ascolta Israele", in ebraico "Schema' Israel", sono le prime parole della preghiera che l'ebreo praticante recita mattina e sera coprendosi gli occhi, "Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno", si trova due volte "il Nome", - "ha-Shem" del "Signore", il Tetragramma Sacro, , HWH, non pronunciabile, sostituito con "Adonai" corrispondente a "Signore" le cui vocali, secondo la tradizione, sono quelle con cui a Yom Kippur il Sommo Sacerdote nel Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme, osava vocalizzare il Tetragramma.
È da riflettere sul perché dell'atto di coprirsi gli occhi durante lo "Schema'".
Ora, in ebraico, per il verbo "ascoltare", oltre vi è un altro verbo, il radicale che coinvolge prettamente l'udito e l'orecchio "'ozoen", quindi, è prettamente un "udire", ascoltare con le orecchie.
Il primo radicale, , quindi, è così da intendere in modo ampio e integrale, ossia coinvolge l'intera persona, non solo l'organo dell'udito, ma in toto colpisce sensi, mente, cuore e spirito dell'uomo.
Del resto, l'inizio della preghiera dello "Shema'" prende spunto da Deuteronomio 6,4-5 che recita: "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze."

Si è però ancora lontani dal perché si coprono gli occhi.
Poco prima, nello stesso libro del Deuteronomio, in 4,35.36 il Signore commenta e ammonisce ricordando brevemente di come con segni e prodigi ha raccolto il suo popolo e dice: "Tu sei stato fatto spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui. Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti ; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco."

Quel "Tu sei stato fatto spettatore" nel testo ebraico è "'attah har'etta lada't" "Hai visto per esperienza queste cose" quindi sei "testimone" che in ebraico si scrive "e'd" con le stesse lettere di conoscenza e esperienza "dea'" , ma al contrario.

Attenzione, il Libro è scritto per i fedeli d'Israele, ma il soggetto della frase di fatto è "Tu", ossia, tu chiunque sei che leggi questo testo, sei chiamato a ricordare i segni nella tua vita fatti dal Signore.
Ogni fedele d'Israele del resto è come se avesse percorso il cammino nel deserto ed è chiamato come testimone che ha visto, ha recepito, ha compreso le opere che ha fatto Dio nella propria vita ed ogni mattina e sera è invitato a portarle alla memoria e a ricordarsele.

Scrive al riguardo San Paolo in 1Corinzi 10,1-4: "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo."

Ora, le lettere di "testimone" "e'd" e di "eternità" "a'd" sono le stesse ; perciò a chi ha fatto quella esperienza l'Eterno gli si si è presentato.
Il Signore lo sta "educando" , come dice il testo ebraico, ossia è a correggere e a portarlo "è alla pienezza la mente e il corpo " per potersi far presente in modo più completo in un elemento più ricettivo.
"Tu", allora, prendi atto che sei nell'ambito di un cammino di salvezza e prosegui integro davanti al tuo Dio.
Ecco che i saggi ebrei ricordano questo fatto in due modi:
  • scrivendo con lettere più grandi la terza e l'ultima lettera del testo in ebraico scritto da destra a sinistra di "Shema' Ishrael IHWE 'alohenu IHWE 'oechad"


    per confermare che sono testimoni , hanno visto il Suo aiuto , hanno visto la Sua mano , cioè il Suo braccio Santo e tendono all'eternità ;
  • ponendosi la mano sugli occhi come a ricordare i prodigi del Signore.
Al tale ultimo riguardo c'è di più.
Tutto ebbe inizio con l'episodio detto del "roveto ardente" in Esodo 3: "Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia? Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi! Riprese: Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo! E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: Ho osservato (ho visto e rivisto) la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele..." (Esodo 3,1-8)

Mosè prima vide, poi preso atto che era Dio che si rivelava, per timore di morire si coprì gli occhi.
Per prima cosa Mosè prende atto anche Dio, alla stregua di un uomo che ha gli organi del sentire, ha visto, ha udito e conosce le sofferenze del popolo in Egitto, e quindi anche di lui fuoriuscito, come gli dicesse, comprendo bene quanto hai nell'animo.

Mosè un fuoco " vivo vide ", poi il "Nome sentì ( = )" e in tal modo è tratteggiato quel radicale di "Shema'" .

L'ebreo che recita lo "Shema'" è come se fosse proprio lui stesso Mosè che sta davanti al roveto ardente.
Ecco, allora, che ascoltare è anche vedere il fuoco e la luce che Lui ha promanato alla vita di chi ha iniziato a pregare.
È anche da poter concludere che chi come Mosè ascolta poi vede; infatti, il Signore poi a Mosè fece vedere il modello della Tenda del Santuario celeste.
Gli disse, infatti, in Esodo 25,40: "Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte".

Quel "modello" nel testo ebraico è chiamato "tabenit" da cui Mosè fece la Tenda del Convegno o della Testimonianza, ove pose le due tavole con le "dieci parole" nell'arca della alleanza, il primo Tempio mobile.
Quelle lettere di "tabenit" profeticamente suggeriscono "indicava il Figlio che sarà crocefisso " e Gesù conclude: "Ma egli parlava del tempio del suo corpo." (Giovanni 2,21)

La lettera "'ajin" , la 16a dell'alfabeto, come ho riportato sulla scheda di quella lettera che si ottiene cliccando sul suo simbolo nella colonna a destra delle pagine di questo mio Sito, ha origine da un segno egiziano, un avambraccio teso con la mano rivolta in alto a"vin 3 indicante azione, ma anche "toccare con mano", quindi, vedere, la cui icona in egiziano è un occhio come nei segni sinaitici, vale a dire organo della vista e i rotoli di Qumran presentano , per cui si conclude che il segno riguarda gli organi del sentire in genere, udito, vista, tatto, ecc..
Paiono proprio riferirsi allo "Shema'". i primi versetti della 1 lettera di Giovanni quando dice: "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita, infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi - quello che abbiamo veduto e udito , noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena." (1Giovanni 1,1-4), Tenuto conto dei suddetti pensieri, visto che "Quello che era da principio", appunto, è il Verbo, la Luce, il Nome più alto, che si è portato nel mondo, il Signore, come conclude anche San Paolo in Filippesi 2,9 " Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome" paiono proprio annunciare lo "Shema'" del Signore, che si è fatto carne in risposta alle invocazioni del Suo popolo.

Maria di Nazaret, vide un angelo inviatole da Dio, ascoltò, "Shema'" , sentì il Nome , accolse in se stessa quanto le diceva, le si accese il seno () e nacque il Messia, Figlio di Dio.

LEGGERE E VEDERE
In italiano il verbo "leggere" dal punto di vista etimologico è fatto risalire al latino "legere" e al greco , "lego", che a loro volta per il radicale "leg" sono collegabili con il greco "logos", che nel Vangelo di Giovanni è tradotto con il "Verbo".
Il grande filosofo Platone (427 - 347 a.C.), credibile testimone del pensiero del suo tempo, in "Teeteto" (206d ss), propone che una proprietà del "logos" è l'espressione tramite suoni linguistici del pensiero per cui il significato di leggere si avvicina ai concetti di raccogliere, d'udire e di dire.
Questa è la visione del mondo greco e latino e l'influsso per secoli della Bibbia detta dei LXX, tradotta in greco, ha favorito il pensiero del modo greco di vedere la scrittura a svantaggio di quello delle immagini.
La realtà storica del bacino del mediterraneo e dell'Asia minore invece è che vi si incontrano due criteri di scrittura, con:
  • segni che evocano suoni, come nel mondo greco e latino;
  • segni che evocano immagini e anche suoni, in modo prossimo al pensiero egizio e alla scrittura pittografica sumerica e cuneiforme pure senza vocali.
Seguendo tali considerazioni mi sono chiesto se non si potesse trovare nel testo in ebraico qualche spunto per confermare questa teoria di una lettura per immagini.
Vediamo alcuni versetti in cui si parla di leggere le Sacre Scritture.
Inizio con Esodo 24,7, il soggetto è Mosè: "Quindi, prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto." e evidenzio le seguenti parole:
  • "libro dell'alleanza", il patto scritto, "sefoer ha-berit",
  • "lo lesse alla presenza del popolo" ossia "lo lesse agli orecchi del popolo", "vaiiqr'a b'aznei ha-a'm" .
Lo scritto "sefoer" è "letto" e per tale azione il testo usa il radicale dei verbi "chiamare" e simili e anche di "leggere, annunciare, proclamare" e pure di "incontrare".

Giosuè 8,34-35 - Ancora: "Giosuè lesse poi tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto sta scritto nel libro della legge. Di tutto quanto Mosè aveva comandato, non ci fu parola che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea d'Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che camminavano con loro" e anche qui evidenzio le seguenti parole:
  • "libro della legge", il patto scritto, "sefoer ha-berit", ;
  • "tutta l'assemblea d'Israele" "kal qehal Ishra'el" ;
  • "lesse" e "leggesse", anche qui, entrambe le volte, "qara'" .
Questo "qara'" si trova ancora in:
  • 2Re 19,14 - "Ezechia prese la lettera dalle mani dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio e, svolgendo lo scritto davanti al Signore."
  • 2Re 22,8 - "Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safàn: Ho trovato nel tempio il libro della legge. Chelkia diede il libro a Safàn, che lo lesse."
Così pure in Geremia 51,61.63.
In Isaia 29,11-12, infine, che ho già citato parlando di testi sigillati, si trova tradotto in italiano (C.E.I. 2008) per cinque volte il verbo "leggere" come ho evidenziato: "Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere..."

Nel testo ebraico, invero, solo due volte in "leggilo" appare , invece dov'è tradotto "sappia leggere" o "non sa leggere" o "non so leggere" testualmente è chi conosce o non conosce la scrittura "sefoer" .

Poi, quel "Non posso" equivale a un non lo digerisco, non lo riesco a mangiare, "l'o 'o 'okel" .
Si può concludere che il radicale la fa da padrone assoluto per il "leggere" la Scrittura in ebraico.
Quei segni di per il "leggere" propongono, in primis, l'atto di piegare la testa - la lettera "qof" , infatti, indica la parte posteriore della testa , la nuca evidentemente nella fattispecie su ciò che è scritto.
Si piega la testa per "vedere" e le lettere con i loro significati grafici ancora ci aiutano: "corpi iniziano a uscire ".
Avviene come una visione (Isaia 28,7), uno spettacolo "r'ai" (Giobbe 33,21; Naum 3,6) e si realizza un "incontro" "qir'a" con una persona viva il cui spirito circola nella Scrittura e non con delle lettere solo fonetiche, inerti e sterili, ma vive piene di energia capaci di attivare tutti i sensi come in un incontro reale.

Prima di morire "Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figli di Levi, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, e a tutti gli anziani d'Israele. Mosè diede loro quest'ordine: Alla fine di ogni sette anni, al tempo dell'anno della remissione, alla festa delle Capanne, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge ( ) davanti a tutto Israele, agli orecchi di tutti. Radunerai il popolo, uomini, donne, bambini e il forestiero che sarà nelle tue città, perché ascoltino, imparino a temere il Signore, vostro Dio, e abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge. I loro figli, che ancora non la conoscono, la udranno e impareranno a temere il Signore, vostro Dio, finché vivrete nel paese in cui voi state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano." (Deuteronomio 31,9-13)

Dal radicale viene il termine "miqra'" per lettura, usato in Neemia 8,8: "Essi leggevano () nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura ()" termine che per estensione è stato usato per dire allusivamente assemblea convocazione per una pubblica lettura o assemblea liturgica.

Quel libro che evidentemente era custodito dai Leviti accanto all'Arca dell'alleanza fu fatto rileggere da Giosuè ogni sette anni durante la conquista della terra promessa e seguì le vicende dell'arca finché fu custodita nel Tempio a Gerusalemme che fece costruire Salomone.
Questi (1Re 1,1-2,12) dopo il padre Davide regnò per 40 anni dal 970 al 930 a.C. in Gerusalemme, la costruzione del Tempio iniziò nel IV anno di regno (1Re 6,1), terminò nell'XI (1Re 6,38) e fu distrutto nel 586 a.C. (2Re 25) da parte delle truppe di Nabucodonosor.
Con Salomone che in vecchiaia si adeguò alle tendenze delle sue molti mogli e concubine che lo fecero aderire anche a culti idolatri, vi fu un crescente allontanamento dalla fede in IHWH e si perdette la cognizione delle vere parole del Signore.
Alla morte di Salomone si aggiunse la ribellione delle altre tribù a quella di Giuda, cui rimase unita solo quella di Beniamino, e la successiva divisione nel regno di Israele o del Nord con re Geroboamo, uno dei rivoltosi, e nel regno di Giuda, del Sud con re Roboamo, figlio di Salomone, e ciascuno propose una propria città santa, Samaria o Gerusalemme.

RITROVAMENTO DEL LIBRO
Del vero testo di quel libro originario di Mosè se ne perse memoria.
Del resto ogni re di Giuda aveva avuto modo di apportare, tramite i sacerdoti che sceglieva, aggiunte alla legge del regno e ampliava il testo base che restava sempre più remoto e il libro era divenuto un codice di leggi e così è rimasto nel pensiero generale.
Nel frattempo pochi erano rimasti i fedeli al culto di IHWH.

Ora, al tempo del XVII re di Giuda, Giosia, nel 622 a.C., circa 340 anni dopo la costruzione, nel Tempio ci fu il ritrovamento di un antico rotolo della Legge, forse quello che Salomone aveva fatto deporre nel Tempio, e lo spinse a una radicale riforma del culto e al rinnovò l'alleanza con IHWH e si stabilì che i sacrifici prescritti potessero aver luogo solo a Gerusalemme.
Questo re Giosia "Y'oshiiah", in ebraico il cui nome significa "È un fuoco del Signore ", fu proprio tale, in quanto, fu spinto da fervore e fede sinceri, rafforzato nei suoi intenti da tale evento, del ritrovamento del libro, spinse a una profonda riforma del culto nel cui ambito il popolo rinnovò l'alleanza con IHWH, ma da parte del popolo divenuto in gran parte idolatra, la conversione fu soprattutto formale.

Gesù che disse: "Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!" (Luca 12,49) riprese alla radice l'opera di quel consacrato e anche Lui sarà trafitto e ucciso.
Nel 609 a.C., infatti, a capo del proprio esercito, Giosia cercò di contrastare il passaggio in Palestina dell'esercito egizio comandato dal faraone Necao che si dirigeva in aiuto dell'Assiria contro Medi e Babilonesi, ma in uno scontro presso Megiddo, località nei pressi del monte Carmelo, fu colpito da un arciere e trasportato a Gerusalemme vi morì.
Il fatto, che un unto del Signore venisse trafitto e ucciso, destò grande scalpore e scandalo; tale fatto assieme all'esilio in Babilonia, avvenuto alcuni decenni dopo, aveva segnato una grave vittoria del male proprio là a Megiddo presso il torrente Kison, ove si era verificata secoli prima la vittoria di Debora e Barak (Giudici 4) sull'esercito cananeo di Sisara.
Il libro cristiano dell'Apocalisse 16,16 e 20,7-10 alla fine del mondo colloca proprio a Megiddo, ossia presso Armaghedon, "Har Megid", il monte di Megiddo, la battaglia finale vittoriosa dell'esercito guidato dal Messia, il Cristo e le armate di Satana.
Il fatto del libro e la storia della vita di Giosia sono raccontati in 2Re 22 (2Cronache 34) che in appendice presento decriptato con i miei criteri e in 2Re 23 che ho riportato in "Ezechia e Giosia, re di Giuda - La Pasqua secondo la Torah".

In estrema sintesi "un fuoco nel mondo " che auspicava Cristo è proprio la Donna dell'Apocalisse, la Sposa di Cristo che uscì dal suo costato trafitto come del resto ben si evince dal decriptato proposto in Appendice.

Giosia fu uno dei pochi re d'Israele che "Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, seguendo in tutto la via di Davide, suo padre, senza deviare né a destra né a sinistra." (2Re 22,2) ..."Prima di lui non era esistito un re che come lui si fosse convertito al Signore con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima e con tutta la sua forza, secondo tutta la legge di Mosè; dopo di lui non sorse uno come lui." (2Re 23,25)

Tornando al libro ritrovato, Giosia lo "Lesse alla loro presenza tutte le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio del Signore." (2Re 23,2)

Quel libro certamente era con segni antichi ormai superati dalla scrittura del tempo, come si trova ad esempio sulla stele moabita di Mesa del IX secolo a.C..
Al 538 a.C. risale il "Decreto di Ciro" che permise agli ebrei di tornare a Gerusalemme e tra il ritrovamento del libro ai tempi di Giosia e la distruzione del Tempio ci fu tempo modo e maniera di copiare quel testo che superò, passando da padre in figlio, gli anni neri dell'esilio.
Poi, al tempo di Esdra e Neemia come racconta Neemia 8, dopo il ritorno dall'esilio a Babilonia per la prima volta ci fu la rilettura del "libro" davanti a tutti i reduci e lo traducevano in aramaico perché la maggior parte di questi non conosceva più l'ebraico.
A Rosh Hashanah con l'aiuto dei traduttori e Leviti lesse l'intero rotolo della Torah e dettero spiegazioni e interpretazione dei vari passi della Torah e la feste si concluse con la celebrazione dei sette giorni di Succot e con la festa dell'ottavo giorno, quindi, ci fu un rituale penitenziale e fu rinnovato il Patto della Torah, data da Dio a Mosè, quindi e ne seguì un grande risveglio religioso.

ADAMO IMPARA A LEGGERE
Il radicale ebraico , come abbiamo visto, si usa per "chiamare", "leggere" è "incontrare", si trova ripetuto cinque volte nel racconto della creazione in 7 tappe di cui in Genesi 1-2,4a, precisamente quando:
  • Genesi 1,5 - "Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte."
  • Genesi 1,8 - "Dio chiamò il firmamento cielo."
  • Genesi 1,10 - "Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare."
Dio, che in quel racconto è definito col nome di "'Elohim" , è da intendere che chiamò all'esistenza tutte quelle realtà.
Secondo il pensiero della tradizione ebraica, il Creatore avrebbe proceduto alla sua opera seguendo un progetto che aveva preparato.
Questo progetto era la stessa Torah che poi dette a Mosè e a Israele.
Questa era presso di Lui, preesistente alla creazione, nella sua mano, e pare come se vi "leggeva" e "creava" quanto occorreva per portare a compimento il progetto stesso, con tutto il Suo amore, ossia il mondo e quanto poteva necessitare per il vivere e formarsi della creatura perfetta da Lui pensata, l'uomo che, se avesse voluto sarebbe potuto essere a Sua immagine e somiglianza.
(Vedi: "Vincere il rifiuto", in particolare, il paragrafo "Compimento della Creazione",)

Dopo quei sette giorni, il racconto continua in Genesi 2, ma chi vi opera è ora chiamato non più solo "'Elohim" , ma , "IHWH 'Elohim", il che per l'ipotesi di Julius Wellhausen (1844 - 1918) delle varie fonti che avrebbero formato la "Torah" - Eloista, Iavista, Sacerdotale e Deuteronomista - ha dato adito all'idea di una tradizione Eloista ed una Iavista per i racconti della creazione e di essere in presenza di due racconti diversi, non perfettamente combacianti, tesi considerata ormai superata da molti biblisti.
Ciò che non è detto, ma è insito nella tradizione ebraica è che "'Elohim" che opera la creazione di "sette giorni" è Dio in persona, ma a nome dell'Assemblea divina celeste pensata come un consesso in cui Dio stesso presiede come un re che comanda il Regno dei Cieli delle creature angeliche ove, tutte, di comune accordo avevano accolto e accettato di portare a termine il progetto che il Presidente aveva presentato.
A monte di tali eventi, poi la stessa tradizioe considera possibile la rivolta di una parte degli angeli, quando furono portati a conoscenza del progetto con l'intenzione divina sull'uomo, la nuova creatura pensata da Dio cui intendeva sottoporre il mondo futuro.
Di questa rivolta oltre che in libri apocrifi come quelli di Enoc, v'è traccia in 2Pietro 2,4; Giuda 1,6; Apocalisse 12,7-9 e pare alludervi anche Isaia 14,12.
Quello che può sembrare il secondo racconto della creazione del capitolo Genesi 2 invero è da considerare alla stregua di una dissolvenza del regista che torna indietro e far vedere alcuni dettagli del 6° giorno puntando lo zoom sulla creazione dell'uomo a cui ha provveduto direttamente Il Signore IHWH, il Signore dell'assemblea "'Elohim".
Elementi che hanno indotto a ritenere quello di Genesi 2 come un racconto di due tradizioni diverse, oltre al nome di chi opera, sono principalmente due:
  • i vegetali, che lì paiono come non ancora creati;
  • gli animali, che sembrano creati dopo l'uomo, in quanto, in Genesi 2,19 si trova, "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici...".
Al riguardo del primo punto si risponde che i vegetali di cui parla, in effetti, sono quelli coltivati che mancavano, perché l'uomo ancora non li aveva ancora lavorato la terra, come si evince dallo stesso versetto Genesi 2,5 Per il secondo punto è da andare al testo di Genesi 2,19 che è così scritto in ebraico:



Quel "Allora il Signore Dio plasmò..." lo confronto con Genesi 2,7 relativo alla formazione dell'uomo che è così scritto in ebraico, "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo..." .

Ci si rende conto che, pur se tradotti nello stesso modo il verbo "allora plasmò" è scritto in maniera differente, infatti, in 2,19 è , ma in 2,7 è .

Il commentatore biblico Rashi, sul fatto della presenza delle 2 "iod" in di Genesi 2,7 propone: «plasmò (vayyitsèr) è scritto con due "iod", perché ci sono due plasmare: quello dell'uomo in questo mondo e quello dell'uomo nel mondo futuro (Beréchith raba 14, 5); mentre per gli animali, la stessa parola è scritta con un solo "iod".»

È certamente vero che Dio plasmò in modo diverso l'uomo rispetto agli animali, ma ciò si evince ed è implicito proprio nel versetto Genesi 2,7 in quanto, all'uomo, oltre la vita "noefoesh", Dio dette anche il proprio soffio divino "nishmat". È scritto, infatti, "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò ("nishmat") nelle sue narici un alito di vita (noefoesh) e l'uomo divenne un essere vivente."

Ora di Genesi 2,7, in effetti, è certamente un passato remoto messo ben in evidenza "fu a plasmare ", mentre in Genesi 2,19 potrebbe essere un gerundio e allora si potrebbe vedere la lettera come avversativo e il radicale come "avendo formato", quindi il discorso allora sarebbe, "Ma avendo formato il Signore Dio... gli animali selvatici...".
Sarebbe un modo per far ricordare ciò era avvenuto ed era stato raccontato in Genesi 1 e quanto aveva allora creato tra gli animali Dio, ora, lo fece vedere all'uomo, perché scegliesse un aiuto.

Era, infatti, accaduto come racconta Genesi 2,8 che Dio, appena plasmato l'uomo, l'aveva messo nel giardino che aveva piantato in Eden, dove non c'erano gli animali.
Se, infatti, s'interpreta come se gli animali fossero creati in precedenza questi, essendo animali selvatici , erano stati lasciati fuori.
La parola selvatico "ha-ssheddaoeh" al suo interno, del resto, ha le lettere "shed" di "demonio", da cui era bene che la prima coppia, ancora impreparata, stesse lontana.
Del resto, se a monte si considera incombente la questione degli angeli ribelli, è comprensibile da parte di Dio il voler mettere l'uomo, ossia la prima coppia dei progenitori, maschio e femmina di Genesi 1,27 in quel posto riservato del "Gan Eden", proprio per evitargli brutti incontri prima di un'adeguata preparazione.

Ora, quei due, la coppia Adamo, doveva essere formata per accogliere con coscienza di voler acconsentire alla propria creazione secondo il progetto di Dio e dovevano, perciò, venire preparati ad hoc.
Erano stati posti in un luogo speciale, protetto, e iniziava la scuola con l'esposizione della "Torah" che in ebraico sta proprio a significare "insegnamento".
Adamo, insomma, doveva imparare a leggere nella "Torah"!
Ecco che Dio stesso li iniziò alla lettura, come a un fanciullo, che impara con l'abecedario.
Cominciò loro a far vedere le immagini degli animali e gli insegnò le lettere per leggere e l'uomo le lesse e li chiamò con il loro nome, che poi in effetti sono quelli che si trovano nella "Torah" stessa.

In questo senso si possono interpretare questi due versetti: "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati : in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile." (Genesi 2,19-20)

La prima coppia non doveva mangiare dell'albero della conoscenza.
Dio intendeva di evitar loro di venire istruiti su vie false e ambigue con frutti duplici dalla stessa radice, bene e male, ma intendeva istradarlo alla via della santità in modo che fosse pronto a scegliere la via giusta quando si fosse loro presentato un bivio.
Li voleva istruire sulla via dell'amore e dell'unità ed ecco che subito dopo Dio fece con l'uomo un altro passo importante che lo portava a livello superiore rispetto al maschile e femminile inteso nel senso animalesco.
Presentò loro la soluzione di un aiuto che gli fosse simile, il patto "marito - moglie" e la prima coppia fu legata da Lui con un tale patto; i due si riconobbero e si accolsero come tali come una unica nuova creatura il cui vincolo era l'amore e il servizio.

GESÙ E LA SCRITTURA
Lo scrivere, gli scribi e la scrittura hanno una parte importante nei Vangeli.
Gli scribi derivano il loro nome dal latino "scriber", ossia "scrivere", in ebraico sono i "soferim" (1Re 4,3), al singolare "sofer", da "sefoer", , "libro".
In genere erano copisti delle Scritture, esperti della Legge o "Torah", "segretari" di autorità, in greco , "grammatèus", termine che indica persona istruita e pubblico insegnante.

Nella "Torah" o Pentateuco, ovviamente non si trovano ancora scribi, come curatori e copiatori di libri, il cui formale inizio è connesso a funzioni date loro all'epoca dei Re, e anche se nella "Torah" si trova tradotto in italiano il termine "scriba", l'ebraico riporta "shoter" che, di fatto, erano funzionari, guardiani, sorveglianti.
I personaggi degli scribi, quindi, dei "soferim" , quelli connessi alle scritture, sono, infatti, nominati molte volte nei Vangeli, spesso assieme ai farisei, anche loro esperti di scrittura, e più raramente sono ricordati i sadducei, la parte più aristocratica tra cui erano reclutati i sacerdoti dei ranghi più alti.
Questa nei Vangeli è la frequenza con cui tali personaggi s'incontrano:
  • scribi, 58 volte, di cui 22 in Matteo, 14 in Luca, 21 in Marco e 1 volta in Giovanni;
  • farisei, 88 volte, di cui 29 in Matteo, 27 in Luca, 12 in Marco e 20 volte in Giovanni;
  • sadducei, 9 volte, di cui 7 volte in Matteo, 1 in Luca, 1 in Marco.
Vediamo ora come i quattro Vangeli canonici parlano di Scrittura, di scrivere e simili.

Vangelo di Matteo
Nel Vangelo di Matteo, esclusi gli scribi, si trovano 17 passi in cui si parla:
  • 10 volte di "scritto", di cui 8 volte nella forma "sta scritto", citando la prescrizione della Tenak,
  • 4 volte di Scritture,
  • 3 volte poi si trova un "prescritta da Mosè", una "prescrizioni della Legge" e una "iscrizione" su una moneta.
Le 4 volte relative alle citazione di Scritture sono tutte riferite alla Sacre Scritture e parla Gesù stesso in questo modo:
  • Matteo 21,42 - ai capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo: "E Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi?"
  • Matteo 22,29s - parla a dei sadducei: "E Gesù rispose loro: Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione, infatti, non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo."
  • Matteo 26,53s - a Pietro: "O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?"
  • Matteo 26,56 - "Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti. Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono."
In sintesi da parte di Gesù è posta in evidenza un'incomprensione o una inadeguata lettura nei riguardi delle Sacre Scritture.
È in questo Vangelo che Gesù pone in evidenza l'importanza di ogni lettera nelle Sacre Scritture quando dice: "In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,18)

In definitiva, Gesù sostiene di essere più ligio nell'interpretazione della Legge degli scribi e dei farisei, in quanto va all'anima della "Torah", non trascurando nemmeno una lettera, infatti, subito dopo in quel Vangelo dice: "Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel regno dei cieli." (Matteo 5,20)

L'interpretazione essenzialmente leguleia dei maggiorenti ebrei soffocava lo spirito fondamentale che ha ispirato la prima incarnazione dello Spirito di Dio nei testi scritti della "Torah", foriera di nuovi sviluppi e dell'incarnazione del Verbo per la conclusione del progetto della creazione.

Vangelo di Marco
Nel Vangelo di Marco, esclusi gli scribi, si trovano 16 passi in cui si parla:
  • 9 volte di "scritto", di cui 7 volte nella forma "è scritto", "sta scritto" e una "non sta forse scritto" citando la prescrizione della Tenak;
  • 3 volte di Scritture;
  • 4 volte poi si trova un "Mosè ha prescritto", uno "scrivere un atto di ripudio", una "iscrizione" su una moneta e una scritta col motivo della condanna.
Le 3 volte relative alle citazione di Scritture - Scrittura sono tutte riferite alla Sacre Scritture e trovano il loro parallelo nel Vangelo di Matteo:
  • Marco 12,10, a Matteo 21,42;
  • Marco 12,24, a Matteo 22,29s;
  • Marco 14,49, a Matteo 26,59.
Questo Vangelo che riporta praticamente le catechesi di Pietro essenzialmente rivolta ai romani.
Papia, vescovo di Ierapoli (70-130 d.C.), citato da Eusebio in Storia Ecclesiastica, sostiene, infatti, che Pietro accompagnato da Marco, suo segretario e aiutante, predicò a Roma all'inizio del regno di Claudio (42 d.C.), e che i catecumeni chiesero a Marco che mettesse per iscritto le catechesi; pure Ireneo riporta che Matteo aveva scritto il suo vangelo mentre predicava a Roma.

Vangelo di Luca
Nel Vangelo di Luca, esclusi gli scribi, si trovano 32 passi in cui si parla:
  • 12 volte di "scritto", di cui 7 volte nella forma "sta scritto" e 3 come "è scritto o era " scritto" citando la prescrizione della Tenak;
  • 1 volta: "i vostri nomi sono scritti nei cieli";
  • 6 volte di Scrittura - Scritture,
  • 13 volte poi si trova un: "scriverne un resoconto", "prescrizioni del Signore", "chiese una tavoletta e scrisse", "prescritti per la circoncisione", "prescrive la legge del Signore", "la legge prescriveva", "prescritto, a testimonianza per loro", "scrivi 50", "scrivi 80", "iscrizione su una moneta", "Mosè ci ha prescritto", "Sopra di lui c'era anche una scritta", "il riposo come era prescritto".
Le 6 volte relative alle citazione di Scrittura - Scritture sono tutte riferite alla Sacre Scritture e vi sono nuovi spunti rispetto agli altri due sinottici, nell'episodio dei discepoli di Emmaus e infine con gli apostoli:
  • Luca 4,21 - Nella sinagoga di Nazaret, "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato", si trattava di Isaia 61,1-2;
  • Luca 20,17; 12,10 a Matteo 21,42;
  • Luca 22,37 - "Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti, tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento."
  • Luca 24,27 e 32 - Episodio dei discepoli di Emmaus, "E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui... Ed essi dissero l'un l'altro: Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?"
  • Luca 24,45-47 - "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme."
Da questi ultimi due casi viene evidente come il rabbi Gesù fosse molto attento a collegare i segni che faceva alle Scritture e come queste per comprenderli dovevano venire spiegati come se quanto scritto non apparisse chiaro ad una lettura usuale.

Si stava verificandola profezia di Isaia 6,9-10: "Ascoltate pure, ma non comprenderete, osservate pure, ma non conoscerete. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendilo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi, e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da essere guarito."

Ecco, che Luca in 18,31-34 propone l'incomprensione delle profezie sul Messia: "Poi prese con sé i Dodici e disse loro: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà. Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto."

Il seguente episodio precisa che molte profezie sono esposte in modo diffuso nelle Sacre Scritture e vanno sapute trovare e collegare tra loro, ma non tutti erano in grado, ormai accecati finché come propone Apocalisse 5 non fosse a venire, come stava accadendo, "il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide" ad aprire i sette sigilli del libro sigillato.

I Vangeli con il racconto delle vicende del Messia rendono esaustive quelle profezie che a ritroso ci si rende conto sono anche parti "sigillate" dell'Antico Testamento nascoste nelle stesse lettere.

Vangelo di Giovanni
Nel Vangelo di Giovanni, esclusi gli scribi, si trovano 38 passi in cui si parla:
  • 11 volte di "scritto", di cui 5 volte nella forma "sta scritto" citando la prescrizione della Tenak;
  • 13 di cui 3 come "scritti", 3 "scrivere", 3 volte "scritte", 2 "scriveva per terra", 2 "iscrizione", 1 volta "scritta"
  • 13 volte di Scrittura - Scritture.
Le 13 volte relative alle citazione di Scrittura - Scritture sono le seguenti:
  • Giovanni 2,18-22 - "Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù."
  • Giovanni 5,39 - "Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me."
  • Giovanni 7,15-17 - "I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato? Gesù rispose loro: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso."
  • Giovanni 7,37s - "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva."
  • Giovanni 7,40 - "All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: Costui è davvero il profeta! Altri dicevano: Costui è il Cristo! Altri invece dicevano: Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?"
  • Giovanni 10,34s - "Disse loro Gesù: Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata."
  • Giovanni 13,18 - "Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno."
  • Giovanni 17,12 - "Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura."
  • Giovanni 19,23s - "I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato - e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così."
  • Giovanni 19,28 - "Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: Ho sete."
  • Giovanni 19,36 - "Questo, infatti, avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso."
  • Giovanni 19,37 - "E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto."
  • Giovanni 20,9 - "Infatti, non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti."
Per quanto relativo al tema che interessa l'articolo evidenzio:
  • Giovanni 10,35 - ..."la Scrittura non può essere annullata".
  • Giovanni 5,39.46-47 - "Voi scrutate le Scritture... Se, infatti, credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?"
Certo è che se lo scritto originario della "Torah" era per immagini quanto era insito nelle lettere era stato dimenticato dai più, ma non per questo ciò che era stato scritto a suo tempo poteva essere annullato, quindi, pur se veniva letto in un modo o nell'altro, di fatto, non era creduto dai contemporanei, ma non da Lui il virgulto di Davide.
Rispettivamente il testo greco e latino di Giovanni 5,39 per "Voi scrutate" rispettivamente porta e "scrutamini".
Sembra che tale scrutare sia un'esperienza che supera la semplice lettura, ma è un'attività che deve tendere alla ricerca di un secretum che non appare al leggere normale.
"Scrutare" è parola usata da Gesù che il Vangelo di Giovanni riporta in greco quando dice di dar credito a Mosè, però Gesù spesso lo contraddice, alcune volte stravolge i suoi insegnamenti, ma nel contempo asserisce che non cambia quanto Mosè ha scritto ed incita con lo "scrutate le Scritture... sono proprio esse che mi rendono testimonianza". (Giovanni 5,39)

Rispettivamente il testo greco e latino di quel Vangelo indica per "scrutare" l'azione per cercare nelle sacre Scritture ebraiche l'indicazione sulle Sue vicende e le prove che Lui rispetta ogni iota, perché, infatti, di singola lettera, o segno ('ajot) della Legge.
Mi sono chiesto quale parola in ebraico avrebbe usato Gesù.
La parola scrutare in ebraico si può dire in vari modi:
  • per "cercare, indagare", come in 1Cronache 28,9, "il Signore scruta ("doresh" ) i cuori e penetra ogni intimo pensiero", e le lettere spiegano, "aiuto alla mente - testa con la luce - illuminando ";
  • per "esaminare, saggiare, accertare", come in Salmo 26,2 "Scrutami ("bechaneni" ), Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente", e le lettere spiegano, occorre provare perché "vi abita una nascosta energia ";
  • per "indagare, scrutare, esaminare minuziosamente" e simili come in Giobbe 11,7: "Credi tu di scrutare l'intimo di Dio () o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente?" e Giobbe 13,9: "Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse ("iacheqor" )? C'è poi il Salmo 139 che si recita nelle lodi mattutine, sinteticamente ricordato come: "Signore tu mi scruti e mi conosci", ove "Tu mi scruti" è .
Il radicale ebraico del verbo scrutare e è espressivo proprio usando le lettere come icone, perché ci dice "nel nascosto piegare - riversare la testa sui segni ".

L'attività specifica del decriptare è così disegnata come in un espressivo geroglifico e pare proprio di vedere uno che cerca con la testa piegata sullo scritto pronto a valutare ogni segno delle lettere, ogni iota.

Dopo lo scrutare il nascosto si toglie e resta il risultato dei risultati l'Unico risultato assoluto, il primo e ultimo l' e si ha .

Chiaramente dopo aver scrutato la Sacra Scrittura in quel modo, lettera per lettera, essendo i segni riferiti al Verbo, l'Unigenito di Dio, ed essendo Suoi annunciatori si legge di Lui e sui sente la Sua chiamata.

LA "SCRITTURA" NEGLI ATTI E NELLE LETTERE DEL NUOVO TESTAMENTO
Prosegue la ricerca di citazione di scrivere, scrittura e simili negli altri scritti del Nuovo Testamento, sintomi della ricerca continua dei primi tempi del cristianesimo di profezie nell'Antico Testamento che Gesù aveva compiuto e di argomenti nella predicazione propedeutici all'evento dell'incarnazione e per convincere i giudei nelle discussioni che già nascevano nei primi rapporti.

Atti degli Apostoli
Nel libro degli "Atti degli Apostoli" si trovano:
  • 3 volte citati gli "scribi";
  • 7 volte il termine "Scrittura - Scritture";
  • 9 "scritto" di cui 7 volte "è scritto o sta scritto";
  • 2 "scrivere";
  • 2 "scrissero e scrisse";
  • 1 "iscrizione... a un dio ignoto".
Le prime 5 delle 7 citazioni di "Scrittura - Scritture" sono le seguenti:
  • Atti degli Apostoli 1,15s - "In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli - il numero delle persone radunate era di circa centoventi - e disse: Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù."
  • Atti degli Apostoli 8,32 - "Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa..."
  • Atti degli Apostoli 8,35 - "Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù."
  • Atti degli Apostoli 17,2s - "Come era sua consuetudine, Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti. E diceva: Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio."
  • Atti degli Apostoli 17,11 - "Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalònica e accolsero la Parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così."
Le altre due citazioni di "Scritture" si trovano in 18,24-28 nel seguente episodio: "Arrivò a Èfeso un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, esperto nelle Scritture. Questi era stato istruito nella via del Signore e, con animo ispirato, parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. Poiché egli desiderava passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto là, fu molto utile a quelli che, per opera della grazia, erano divenuti credenti. Confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo."

Al riguardo è da premettere un altro importante evento riferito da Atti 9,17-20.
Gesù sbarrò la via per Damasco a Saulo, l'abbagliò e lo fece cadere letteralmente folgorato, poi fu battezzato Paolo, perché perfettamente iniziato e illuminato dal Signore, e subito, nelle sinagoghe, quindi appoggiandosi alle Scritture, proclamava Gesù Figlio di Dio; siamo nel 36 d.C..
Gli erano cadute delle squame dagli occhi, cioè l'impedimento a credere che quello che leggeva nelle scritture come epopea di secondo livello fosse vera e non una lettura per ubriachi che vedevano doppio.
Saulo il fariseo che leggeva anche in modo non usuale le Scritture, avendo avuto l'illuminazione, aveva riferito a Gesù di Nazaret un corpus di profezie riferibili al Cristo ed alla sua passione morte e risurrezione presenti e leggibili in qualche modo nella Legge e nei Profeti altrimenti non avrebbe detto: "Vi ho dunque trasmesso, anzitutto, quello che ho ricevuto, che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, e che fu sepolto e risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture" (1Corinzi 15,3-4), profezia che così compatta non si trova.

Di fatto, diceva: è proprio Lui quello di cui si legge nelle Scritture, nella grande epopea del Cristo e lo proclamò subito nelle Sinagoghe senza ave ricevuto altri insegnamenti, diceva in pratica, quelle profezie sono vere, non sono una favola, non è un racconto d'ubriachi che leggono vedendoci doppio, come avessero bevuto vino!

Simile a quella di Paolo fu in un certo senso l'esperienza di Apollo, di cui al brano Atti 18,24-28 che ho sopra riportato.
Questi era "esperto di scritture" e "parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni" era in grado di predicare il Cristo, di cui evidentemente ne leggeva tutta l'epopea profetizzata nelle Scritture stesse ed era così in grado di dimostrare "pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo", perché tutta quella epopea calzava con le vicende di Gesù.

In definitiva, il primo atto che la Chiesa nascente compì alla luce della resurrezione fu di scrutare i testi dell'Antico Testamento per cogliere che anche le stesse lettere si riferiscono proprio a Gesù di Nazaret.
Solo che pochi provenienti dai pagani se conoscevano la Bibbia la conoscevano in greco, quella dei LXX, e molto pochi, invero, erano i conoscitori della parola ebraica, i lettori della Tenak, come Paolo e Apollo, infatti, lo stesso Paolo, infatti, ebbe ad osservare: "Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili." (1Corinzi 1,26)

Più ci si allontana dall'origine, più si perde traccia di questo tipo d'investigazione basata sull'attento esame delle lettere del testo canonico ebraico.
Certo è che l'impatto con popolazioni incolte rese necessaria per la Chiesa più la forma omiletica dell'interpretazione dei testi antichi che andare a guardare le lettere ebraiche.

Lettere di San Paolo
Riporto le citazioni relative a "Scritture".

Lettera ai Romani, 7 citazioni:
  • Romani 1,1-3 - "Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio - che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture - e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne..."
  • Romani 4,3 - "Ora, che cosa dice la Scrittura? Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia."
  • Romani 9,17 - "Dice, infatti, la Scrittura al faraone: Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra."
  • Romani 10,11-13 - "Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato."
  • Romani 11,2-5 - "Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. Non sapete ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita. Che cosa gli risponde però la voce divina? Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. Così anche nel tempo presente vi è un resto..."
  • Romani 15,4 - "Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza."
  • Lettera ai Romani 16,25-27 - "A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen."
Al riguardo, di mistero o segreto propongo il paragrafo "Chi legge doppio è brillo" di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".

Lettera 1Corinzi, 3 citazioni:
  • 1Corinzi 15,3-4 - "A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che 4fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture..."
  • 1Corinzi 15,54 - "Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria."
Lettera ai Galati, 4 citazioni:
  • Galati 3,8 - "E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: In te saranno benedette tutte le nazioni."
  • Galati 3,16 - "Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furono fatte le promesse. Non dice la Scrittura: E ai discendenti, come se si trattasse di molti, ma: E alla tua discendenza, come a uno solo, cioè Cristo."
  • Galati 3,22 - "la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché la promessa venisse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo."
  • Galati 4,28-31 - "E voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. Ma come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera."
Lettera 1 e 2 a Timoteo, 3 citazioni:
  • 1Timoteo 5,18 - "Dice infatti la Scrittura: Non metterai la museruola al bue che trebbia, e: Chi lavora ha diritto alla sua ricompensa."
  • 2Timoteo 3,14-17 - "Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona."
Lettere cattoliche
Riporto le citazioni relative a "Scritture".

Lettera di Giacomo, 3 citazioni:
  • Giacomo 2,8 - "Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene."
  • Giacomo 2,23 - "E si compì la Scrittura che dice: Abramo credette a Dio e gli fu accreditato come giustizia, ed egli fu chiamato amico di Dio."
  • Giacomo 4,4s - "Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi?"
Lettera 1 e 2 Pietro, 3 citazioni:
  • 1Pietro 2,6 - "Si legge infatti nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra d'angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso."
  • 2Pietro 1,20 - "Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio."
  • 2Pietro 3,15s - "La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza: così vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, secondo la sapienza che gli è stata data, come in tutte le lettere, nelle quali egli parla di queste cose. In esse vi sono alcuni punti difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli incerti travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina."
Libro dell'Apocalisse
Il libro dell'Apocalisse, pur se ha continui richiami e allegorie che ricordano le Sacre Scritture non cita mai la parola "Scrittura o Scritture", ma inizia in questo modo "Rivelazione di Gesù Cristo... Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino."

Vi si trovano poi invece per 11 volte "scrivi", 10 "scritto", 2 "scriverlo", poi 1 "scrivilo" e 1 "scrivere".
L'autore, che si dichiara essere, Giovanni precisa in Apocalisse 1,10s - "Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa".

Chi parlava, dichiarò Apocalisse 1,17s - "...posando su di me la sua destra, disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito".

Gli dette messaggi per sette chiese, "scrivi....scrivi", poi lo fece salire in cielo e tra l'altro Apocalisse 5,1 "...vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli."

Questo scritto che era sigillato con sette sigilli fa andare il pensiero alle tavole scritte da Dio sul monte che erano leggibili sulle due facce, infatti "Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra" (Esodo 32,15) e al libro della Torah che nasconde altri messaggi che si aprono solo grazie alla storia del Messia ma questo.

Sigillo, in ebraico è "chotam" da "sigillare" e le lettere dicono "al nascosto portare con i segni la vita (nel caso specifico di quanto scritto)".
Sette sigilli in ebraico è "shoeba' chotam" e i significati grafici delle lettere suggeriscono che di quel libro, il "Sefoer Torah" "una luce dentro si vede nascosta portando i segni a vivere ".

APPENDICE - DECRIPTAZIONE 2RE 22
Riporto il Testo C. E. I. 2008 di 2Re 22.

2Re 22,1 - Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun anni a Gerusalemme. Sua madre, di Boskat, si chiamava Iedidà, figlia di Adaià.

2Re 22,2 - Fece ciò che è retto agli occhi del Signore, seguendo in tutto la via di Davide, suo padre, senza deviare né a destra né a sinistra.

2Re 22,3 - Nell'anno diciottesimo del re Giosia, il re mandò Safan, figlio di Asalia, figlio di Mesullàm, scriba, nel tempio del Signore, dicendo:

2Re 22,4 - Sali da Chelkia, il sommo sacerdote, perché metta assieme il denaro depositato nel Tempio del Signore, che i custodi della soglia hanno raccolto dal popolo.

2Re 22,5 - Lo si dia in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al Tempio del Signore; costoro lo diano agli esecutori dei lavori che sono nel Tempio del Signore, per riparare le parti danneggiate del Tempio,

2Re 22,6 - ossia ai falegnami, ai costruttori e ai muratori, per l'acquisto di legname e pietre da taglio per riparare il tempio.

2Re 22,7 - Tuttavia non si controlli il denaro consegnato nelle loro mani, perché lavorano con onestà.

2Re 22,8 - Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safan: Ho trovato nel tempio del Signore il libro della legge. Chelkia diede il libro a Safan, che lo lesse.

2Re 22,9 - Lo scriba Safan quindi andò dal re e lo informò dicendo: I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno consegnato in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al tempio del Signore.

2Re 22,10 - Poi lo scriba Safan annunciò al re: Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro. Safan lo lesse davanti al re.

2Re 22,11 - Udite le parole del libro della legge, il re si stracciò le vesti.

2Re 22,12 - Il re comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikàm figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Michea, allo scriba Safan e ad Asaià, ministro del re:

2Re 22,13 - Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro, mettendo in pratica quanto è stato scritto per noi.

2Re 22,14 - Il sacerdote Chelkia, insieme con Achikàm, Acbor, Safan e Asaià, si recò dalla profetessa Culda, moglie di Sallum, figlio di Tikva, figlio di Carcas, custode delle vesti, la quale abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme; essi parlarono con lei

2Re 22,15 - ed ella rispose loro: Così dice il Signore, Dio d'Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me:

2Re 22,16 - Così dice il Signore: Ecco, io farò venire una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, conformemente a tutte le parole del libro che ha letto il re di Giuda,

2Re 22,17 - perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dèi per provocarmi a sdegno con tutte le opere delle loro mani; la mia collera si accenderà contro questo luogo e non si spegnerà!

2Re 22,18 - Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete questo: Così dice il Signore, Dio d'Israele: Quanto alle parole che hai udito,

2Re 22,19 - poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti al Signore, all'udire quanto ho proferito contro questo luogo e contro i suoi abitanti, per farne motivo di orrore e di maledizione, e ti sei stracciato le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ho ascoltato, oracolo del Signore!

2Re 22,20 - Per questo, ecco, io ti riunirò ai tuoi padri e sarai loro riunito nel tuo sepolcro in pace e i tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò venire su questo luogo. Quelli riferirono il messaggio al re.

A titolo d'esempio per un versetto, ho scelto il 2Re 22,13, presento anche il testo ebraico e la decriptazione giustificata.

2Re 22,13 - Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro, mettendo in pratica quanto è stato scritto per noi.






2Re 22,13 - La potenza della rettitudine recò aiuto , al corpo la risurrezione riportò , rivenne () il Signore a casa , lo videro , dalla porta fu a recarsi . Dentro testimoni del mondo lo videro vivo riportarsi . Per servire tutti fu lo splendore a uscire dall'innalzata () Parola . Rifù al mondo con il foro il Verbo nel corpo aperto da cui l'energia spuntò . Da questi uscì la rettitudine per affliggere () l'essere impuro (). Del serpente nel mondo il veleno finirà . Dal Signore una Donna () dal corpo uscì . Fu dall'Unico inviata giù dalla croce nel mondo per figli recare . L'innalzato () una Donna () dal corpo al serpente l'Unigenito risorto dal seno () recò . L'Unigenito da casa portò ai confini gli apostoli e dell'innalzato () la parola fu a uscire in giro a far frutto con questi . Al mondo con potenza sentirono del risorto portato in croce . Così una sposa retta al Crocifisso portarono ; il marito sarà tra gli angeli a portarla .

Riporto ora il decriptato tutto di seguito.

2Re 22,1 - In una casa l'angelo del Nome inviato nel mondo, luminoso di energia, entrò dove stava una donna che IHWH dentro da madre in cammino recherà e l'illuminò che il Potente si porrà, entro un anno uscirà, regnerà dentro Gerusalemme e del Nome madre si porterà, sarà l'Amato ad uscirle da dentro alla fine, dell'Eterno sarà nel mondo la madre; che si gonfierà il segno!

2Re 22,2 - Si porterà a spazzarlo col fuoco nel mondo. Sarà a bruciarlo nelle moltitudini tra rovine con lamenti. Il Signore si porterà a stare in cammino in una casa retta. Il Potente nella via di Davide il padre sarà a portarsi, ma del Potente il primogenito riempirà il corpo nei giorni. L'energia ne porterà ad accendere nella madre il corpo.

2Re 22,3 - Che a recarsi era nel mondo fu in casa a illuminare la madre. Un angelo entrò, ne vide il luminoso corpo, ne uscirà illuminata: l'energia le entrerà del Potente, madre nel cammino sarà, il primogenito le accenderà IHWH, manderà al mondo il Re, sorgerà in persona nella casa, l'energia dell'Unico da ombra le sarà. Nel mondo si porterà il Figlio per salvare dal serpente i viventi. Uscirà dal Libro, (della Torah) (Lei sarà) Tempio del Signore nel mondo. Per il Potente (ciò) le dirà.

2Re 22,4 - Dall'alto uscirà la divinità. Si chiuderà il Potente. Si verserà il Signore per spegnere l'angelo (ribelle) nel mondo. La Gloria porterà a stare in una prescelta madre. Verrà la rettitudine in pienezza col Verbo nel mondo. In un vivente si porterà dentro. Al padre fu ad indicare il Signore che la moglie vedrà riempirsi. Del Verbo si porterà da custode Giuseppe, che a vivere verrà, avendo ciò sentito, con la madre.

2Re 22,5 - A portare fu ai prescelti un angelo, che uscì dall'Altissimo, laconoscenza che alla luce sarà ad uscire in pienezza la rettitudine; nel mondo entrerà in un vivente. Il Verbo si verserà, in aiuto sarà dei viventi, dentro una casa sarà finalmente il Signore che un bastone sarà al drago a recare. Verrà a recare dal serpente in azione la risurrezione da forza per l'uscita dell'angelo (ribelle) dal mondo. Di una donna nel corpo abiterà, Tempio del Signore. Il vigore in questa verserà. Da solo si verserà. Entrerà dentro a stare nella prescelta.

2Re 22,6 - Di un carpentiere fu la matrice a portarlo, ma del Potente il figlio era. Ai viventi recherà del Potente in cammino l'aiuto, dai corpi sarà a recidere, rovescerà l'angelo (ribelle), gli recherà la fine. L'albero che e della vita è ai viventi a riportare il Padre. L'energia risarà nei viventi alla fine, dentro il vigore in questi verserà, riverranno un tempio (del Signore).

2Re 22,7 - L'Unico nella prigione sarà a chiudersi. A stare in esilio verrà tra i viventi del mondo. Così nel buco il Verbo entrerà dell'angelo. Tutta l'energia dell'Altissimo nel sangue con la rettitudine sarà. Dentro un primo vivente porterà l'energia ad entrare. Uscirà tra i viventi ad operare. A risorgere sarà i viventi.

2Re 22,8 - Portò l'Unico a vivere in un corpo racchiusa la potenza. Si riversò il Signore nel mondo da sacerdote per la fortuna riportare. Il Potente, dall'alto sorse in una persona, ne riempì il Verbo il corpo, in pienezza fruttò, la Torah tra i viventi spuntò. Venne a stare loro in casa, in un Tempio il Signore si portò. Sarà del drago l'ammalare a vomitare. Di Lui in tutti rientrerà la pienezza. Il Verbo nei corpi la divinità ad accendere nelle persone recherà. Il diletto Unigenito nel mondo la recherà.

2Re 22,9 - E fu dentro dell'Unico il fuoco in una persona. Riempì il Verbo un corpo con la divinità. Entrò tra i viventi in cammino la Parola e fu ad iniziare all'essere ribelle l'oppressione a recata. Il Servo fu ad affliggerlo con segni al mondo di rettitudine. in giro a parlare usci con energia ai viventi che scendeva dal Padre. Dentro fu segni a recare, del drago la perversità con azioni potenti era a sbarrare. Si vedeva una luce uscire in pienezza, la rettitudine nel mondo usciva ai viventi con la parola riversava aiuto, era in un vivente il Tempio di IHWH.

2Re 22,10 - E fu nel cammino a sbarrarlo mettendo allo scoperto l'angelo (ribelle) del mondo. In giro fruttificava perché nel cammino rifiutava l'essere ribelle. Strappava via dai corpi l'energia del drago. Con potenza era l'ammalare a rovesciare. Il Signore a spegnerne l'energia lo portava, era a rovesciarlo dai corpi, l'origine della perversità bruciava nelle persone. Del Potente le persone erano a entrare nel Regno.

2Re 22,11 - E fu nel mondo a essere da quel retto ascoltato che a riaprire il Regno veniva. La Parola era dal Libro uscito dalla "Torah", ma fu rovesciato, male ne venne all'Unigenito, da un prescelto il tradimento fu recato.

2Re 22,12 - A portarlo fu un comandato vivente dai potenti. Per affliggerlo in croce in prigione i potenti lo versarono. Fu a riuscire per entrare dal (sommo) sacerdote, ma venne l'Unigenito in prigione a essere riversato. Nei viventi abitava l'angelo (ribelle)! Messo a nudo, rifiutato, in croce si vide a spengere portare il corpo. Da dentro l'energia con l'acqua che c'era della rettitudine fu da Lui crocifisso dal nascosto a uscire da un foro del Verbo nel corpo per un'asta venuto. Si vide il dono uscire dal Servo; uscì per i viventi in cammino il rifiuto per l'essere ribelle.

2Re 22,13 - La potenza della rettitudine recò aiuto, al corpo la risurrezione riportò, rivenne il Signore a casa, lo videro, dalla porta fu a recarsi. Dentro testimoni del mondo lo videro vivo riportarsi. Per servire tutti fu lo splendore a uscire dall'innalzata Parola. Rifù al mondo con il foro il Verbo nel corpo aperto da cui l'energia spuntò. Da questi uscì la rettitudine per affliggere l'essere impuro. Del serpente nel mondo il veleno finirà. Dal Signore una Donna dal corpo uscì. Fu dall'Unico inviata giù dalla croce nel mondo per figli recare. L'innalzato una Donna dal corpo al serpente l'Unigenito risorto dal seno recò. L'Unigenito da casa portò ai confini gli apostoli e dell'innalzato la parola fu nel ad uscire in giro a far frutto con questi. Al mondo con potenza sentirono del risorto portato in croce. Così una sposa retta al Crocifisso portarono; il marito msarà tra gli angeli a portarla.

2Re 22,14 - E ci fu un cammino che stringeva il serpente. A rovesciarne erano la perversità con la rettitudine che usciva dagli apostoli che recavano fratelli a essere riversati nelle acque e con l'agire retto dentro portavano un corpo/popolo /Chiesa. Portavano illuminazione alle persone. Recavano il sentire del Risorto che era stato nel mondo. In Dio nelle assemblee rinati uscivano. Entrava l'energia dentro a stare delle origini. Entrava dell'Unico il fuoco in tutti. Nella pace del Figlio crocifisso speravano. Dentro gli apostoli guidavano il corpo affidatogli custodendolo dai tradimenti che erano i viventi a portar nel mondo. Erano a unirsi (quando) era sabato nelle case ove erano a saziarsi del Risorto perché dentro del Risorto l'energia usciva. Portavano la forza della Parola e la divinità era a entrare (in loro).

2Re 22,15 - Aveva recato il Crocefisso a originare con la vita dal corpo la divinità che fu a uscire dalla piaga originata dal ribelle che l'aprì con un'asta. Uscì la divinità nel mondo. Fu la rettitudine di Dio originata con l'acqua dal corpo e guizzo dall'uomo la Donna. Dal corpo sorse una potenza nascosta venne così la madre da cui la divinità ci sarà.

2Re 22,16 - Spengerà dell'origine il ribelle con la perversità, uscirà l'angelo (ribelle) per l'energia che ci sarà nelle acque che sarà dell'Unigenito. Il male uscirà, di Dio entrerà la vita sperata. Dalle acque usciranno questi, fuori porterà l'Altissimo l'illuminazione dentro. Saranno portati a venire sposa del Verbo. Entreranno pienamente del Verbo nel corpo. L'Unico un fuoco nei corpi avrà versato. Vedranno da vivi in un cammino il Signore che li aiuterà nel mondo.

2Re 22,17 - Di tutti nelle tombe alla fine l'Unico risorgerà i corpi. Una forza dentro rporterà, l'energia sarà a recare, sarà a riversarla nei cuori, ai corpi porterà potenza, la divinità entrerà a stare, la vita delle origini a chiudersi nei corpi risarà. La vita il Potente dal seno invierà, entrerà la rettitudine che ad agire sarà in pienezza. Il frutto in tutti della vita agirà, risorti usciranno, saranno aiutati a ristare nel mondo. Vivi e energici si rialzeranno tutti. Usciranno dalle tombe i morti, Saranno da dentro la putredine a riportarsi. Rivivranno nel mondo questi. La perversità rifiutata in tutti spenta.

2Re 22,18 - Li porterà Dio nel Regno. Saranno nello splendore a entrare. Entrato con la risurrezione il vigore, venuti retti, vivranno dal Potente. Le generazioni alla luce verranno, saranno dal mondo portati fuori. In quel retto che nel mondo crocefissero l'Unico viveva nel corpo e Dio era e per spegnere il primo essere ribelle era nel mondo per portargli la maledizione nell'esistenza. Gli fu risorto il corpo dalla divinità che gli uscì in aiuto, dentro al corpo rifù in vita, il primo risorto. I corpi risorgere dei viventi si vedrà alla fine.

2Re 22,19 - Avrà spazzato l'angelo (ribelle) dai corpi la rettitudine. Nel cuore dentro l'avranno arso completamente. Come angeli si vedranno dei viventi le persone essere. Il Signore dentro avrà riacceso in seno la rettitudine delle origini. La luce nelle menti della Parola in tutti risarà, rigira' la potenza entrata nei viventi in alto usciranno questi e l'Altissimo li illuminerà. A casa saranno portati del Potente. Dal mondo saranno condotti dal Crocefisso. Il serpente avrà bruciato vivo per la perversità, il serpente aveva maledetto. Al mondo aveva recato la scelta di piegarsi al male, e vennero tradimenti. Fu la rettitudine portata a finire dentro. Spense la potenza delle persone, fu a portare nel cammino il rifiuto del Retto che è risorto che a vivere nel tempo è stato.

Oracolo del Signore

2Re 22,20 - Dal Potente come angeli entreranno tra gli angeli. Agli angeli saranno aggiunti così in alto. Al Padre il Crocefisso sarà tra i retti a portarli belli, strappati via dalla maledizione del sepolcro. Saranno così dentro al risorto dal Potente condotti a vivere e la divinità del Crocefisso vedranno. Fu l'energia a uscire dalla sorgente dov'era la rettitudine. Da dentro la sposa compagna uscì. Per la Donna un corpo/popolo/Chiesa unita agli apostoli fu tra i viventi dentro ad essere iniziata avrà innalzato per vivere in alto dal mondo. Questi dal mondo, dallo stare in esilio sarà portati. Verranno ad entrare nel Regno della Parola.

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