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RICERCHE DI VERITÀ...
IL GRANDE GIORNO DI DIO
di Alessandro Conti Puorger
IN PRINCIPIO
La Bibbia, il libro più letto al mondo, non esisterebbe se non ci fosse stata la "Torah", in ebraico
,
chiamata anche "Legge" o Pentateuco, i 5 libri - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - in un unico rotolo, che sono la fonte da cui sono nate tutte le Sacre Scritture giudaico-cristiane.
Le parti più antiche si trovano certamente in Esodo, con la chiamata di Mosè, seguito da Levitico, Numeri e Deuteronomio, poi dalla Genesi, pur se pare essere il primo.
Gli ultimi aggiornamenti di quel complesso di scritti ci furono nel VI-V secolo a.C. al ritorno dei Giudei dall'esilio babilonese ai tempi di Esdra e Neemia.
Ora, la "Torah", che in ebraico significa "insegnamento" dal radicale
del verbo "istruire, insegnare", non sarebbe esistita se qualcuno, appunto il profeta Mosè, ispirato da Dio, secondo la tradizione, o la sua scuola, non avesse riportato la rivelazione con una particolare scrittura, fornita dalle indicazioni di Dio stesso (Esodo 31,18 e 34,28; Deuteronomio 9,10) su tavole di pietra.
La rivelazione che aveva sapore di verità per la prova che a "un popolo non popolo" (1Pietro 2,10), XXXIV secoli fa, seguendo Dio che si rivelava, aveva visto aprirsi il mare e si trovarono liberati dalla schiavitù del potente Egitto.
Nel XIII secolo a.C. come avrebbe potuto scrivere in ebraico qualcosa il Mosè ebreo-egizio della tradizione visto che le più antiche iscrizioni con tale alfabeto risalgono solo (stele di Mesa) a IX secolo a.C., almeno 4 secoli dopo?
Per il nucleo originario della "Torah", indipendentemente da redazioni e ampliamenti successivi, è da dedurre che poterono essere impiegati solo segni tipo icone come del resto era in uso allora nell'area sinaitica e tale uso restò nella mente dei sapienti di quel popolo che meditando su quelle Scritture continuarono a produrle e ampliarle con i criteri del linguaggio e dello scrivere del loro tempo, ma usando lettere, peraltro tutte consonanti, che conservavano anche i significati grafici dei segni originari, la cui interpretazione aiuta a avvicinarsi al pensiero più autentico degli antichi estensori.
Per fare interessanti ricerche in quelle Scritture ho indagato sui significati grafici originari delle 22 icone di quell'alfabeto e li ho sintetizzati nella colonna a destra delle pagine di questo mio Sito.
Provo a fare assaporare qualche risultato riferendomi al capitolo della "creazione" in Genesi1,2-2,4 e molte questioni appariranno con aspetti nuovi, ma non fuori dal seminato della retta fede dei cristiani.
La prima volta nel libro più antico, l'Esodo, in cui si trova la parola "Torah" è in Esodo 12,49, un passo che riguarda proprio la Pasqua di liberazione: "Tutta la comunità d'Israele la celebrerà. Se un forestiero soggiorna presso di te e vuol celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni maschio della sua famiglia: allora potrà accostarsi per celebrarla e sarà come un nativo della terra. Ma non ne mangi nessuno che non sia circonciso. Vi sarà una sola
legge per il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi. Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere." (Esodo 12,47-51)
Nel libro della Genesi invece quel termine si trova in 26,5 quando Dio afferma: "Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi
"
ed ecco perché "tutte le nazioni della terra si diranno benedette nella tua discendenza." (Genesi 26,4)
Gesù di Nazaret nel discorso della montagna in merito alla legge o ebraico
ebbe a dire: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,17s)
Con tale dire si ricava che Gesù avvisa e conferma:
- la "Torah" è più di quanto credevano, è un progetto in corso di compimento;
- Lui stesso, Gesù, è l'attuatore del progetto;
- in quegli scritti sono importanti le singole lettere.
In definitiva, stante i significati grafici delle lettere di cui ho detto e richiamo, la "Torah" ebraico
data da Dio, da semplice "indicazione
che si porta
nella testa
a entrare
"
viene a essere il manuale d'istruzione, titolo del progetto dell'alleanza stabilita con l'uomo per cui per l'alleanza stessa, Lui, Dio, verrà nella carne, quindi, quella "Torah" è "indicazione
che si porterà
in un corpo
nel mondo
".
Il nocciolo della "Torah" di fatto è l'alleanza "berit"
che Dio ha fatto col popolo d'Israele, cresciuto poi sotto la guida di tale "insegnamento" fino a divenire un regno, ma quella "berit", presa alla lettera, come si è poi bencompreso con l'evento di Gesu' di Nazaret, comportava anche l'impegno "dentro
al corpo
sarò
di un prescelto
".
Tutto ciò per dire che la Bibbia non è un libro scientifico o di propaganda religiosa per dimostrare che Dio esiste, ma il suo precipuo scopo è insegnare al fedele nato da quel popolo o comunque raggiunto dalla sua luce sul come rapportarsi con Dio che l'ha chiamato a interessarsi di Lui e ad attendere l'attuazione dei Suoi piani che inesorabilmente si compiono nei suoi tempi.
La pagina della "creazione" del primo capitolo del primo libro della Bibbia, detto della Genesi, il cui titolo in ebraico è "Ber'eshit"
,
la prima parola del testo, esordisce senza dilungarsi, ma da per scontata l'esistenza di Dio, in quanto, subito, senza fronzoli alcuno, precisa:
"In principio Dio
creò il cielo e la terra."
Quanto si traduce "Dio" nel testo in ebraico, infatti, è
"'oelohim", comunemente detto "Elohim", e dimenticando tutto ciò che viene detto su tale nome, proviamo a vedere cosa possano dire i significati grafici delle lettere:
- le prime due
dicono "il primo
dei potenti
",
"l'origine
della potenza
",
appunto Dio, "'El"
in ebraico;
- poi prosegue: "l'origine
della potenza
aprì
l'esistenza
della vita
".
Il verbo creò poi è
"bar'a" di cui si può dire "da dentro
i corpi
originò
"
o "dentro
i corpi
originò
"
tanto che San Paolo in Atti 17,26-28 sostiene: "Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..."
Il testo su fasi e modi della creazione non da informazioni, ma subito precisa: "La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque."
Non si sa nemmeno quando fu l'inizio, ma ci fu un "principio".
Del resto, non era necessaria una spiegazione su ciò, chi leggeva, infatti, non aveva dubbi, tutto quanto esiste non è per caso, ma è opera del Creatore che con la "Torah" lo stava istruendo per un giusto cammino nella vita come del resto sostiene San Paolo in 2Timoteo 3,16s: "Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona."
Tutta l'esposizione successiva del creare, descritta da 1,3 fino a 2,4, allora pare essere, e non è poco, il mettere ordine da parte di Dio stesso a quanto aveva fatto al versetto n° 1, ma che era nella situazione descritta dal versetto n° 2, su cui comunque vigilava il Suo Spirito.
Ora, cielo "shamaim"
,
terra "'arets"
,
tenebre "choshoek"
,
abisso "tehom"
e acque "maim"
sono realtà tutte date per create con l'atto ancestrale citato dai primi due versetti, il tutto ancora in "nuce", in forma indistinta, in definitiva alla stato in embrione, realtà in divenire in forma evolutiva sotto gli impulsi del Creatore.
I primi due versetti, allora, fanno pensare alla teoria del "Big Bang" che prova a descrivere come l'universo si sta evolvendo, ma non dice come ha avuto inizio.
Il tutto con cui inizia il versetto 3, insomma, pur se in una situazione incomprensibile per il pensiero dell'uomo, non era il caos secondo l'accezione concettuale ormai data ai nostri tempi a questo termine, ma un universo definito, ma non finalizzato.
Togliendo gli dei e con ogni rispetto attribuendo il tutto al Dio Unico, si può pensare a qualcosa di simile alla situazione determinata a valle dell'entità primigenia, della materia disorganizzata secondo il:
- Nun Egizio, da cui Geb terra e Nut cielo;
- ""
"Chaos", dei miti greci.
Riguardo al "Chaos", la "Teogonia" di Esiodo (VIII-VII secolo a.C.) in 116-125 dice:
"Dunque, per primo fu il Chaos e poi Gaia Gaia dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che tengono le vette dell'Olimpo nevoso, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampi strade e poi Eros, il più bello tra gli dei immortali, che rompe le membra, e tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio. Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx.
Da Nyx provennero Etere e Hemere Che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore."
Gaia o Gea era la dea primordiale o potenza "divina" della terra.
Tartaro era personificazione del tenebroso e del sotterraneo.
Eros era il principio divino che spinge alla bellezza.
Erebo, fratello di Nyx o Notte, erano le personificazioni di penombra e oscurità, nella cui sfera d'influenza entrano gli Inferi.
Emera il giorno e Etere il cielo ove c'è la luce pura, erano figli di Erebo e Nyx.
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