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RICERCHE DI VERITÀ...
L'UOMO, STRUMENTO SENSIBILE NELL'UNIVERSO "IO" E IL TEMPO
di Alessandro Conti Puorger
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L'UOMO, STRUMENTO SENSIBILE NELL'UNIVERSO - "IO" E IL TEMPO »
COSA È IL TEMPO? »
QUALE IMPORTANZA ANNETTO AL TEMPO?
Un giorno l'individuo inizia la propria storia e prende coscienza: sono io!
È veramente grande mistero l'esistenza individuale, il fatto cioè che uno si riconosca come un essere distinto da un altro.
S'inizia a prendere conoscenza di sé e ad addentrarci nella propria esistenza e ad affezionarsi a se stesso senza ancora accorgersi delle scelte, ma in genere con l'attenta protezione di genitori ed educatori, strumenti di controllo e taratura eccezionali, che trasmettono pacchetti d'esperienza con verità che vengono da lunghe verifiche di generazioni e generazioni di esseri intelligenti e le scelte appunto non sono solo personali, ma anche di altri precedenti e sono condivise da loro e dall'individuo stesso; cioè un compromesso, bene o mal riuscito, un essere unico irripetibile.
Tali scelte sono però determinanti per l'esistenza di ciascuno e, con scelte successive, si diviene l'individuo che si è.
Ci s'inoltra così nella propria vita, eliminano tutte le altre possibili.
La vita è una meravigliosa avventura con infiniti modi per esistere, infiniti modi per essere infelici e per essere felici, ma vi si entra senza poter scegliere la propria condizione, e dovunque e comunque ci si trovi, davanti a sé c'è il problema esistenziale.
Grande tentazione è non accettare una qualche parte della propria storia o della propria realtà, ma insegnamento di vita, consolidato da esperienze di anime elette, è rimanere saldi usando al meglio di quanto si deduce dalla realtà in cui ci si trova.
In definitiva è come se ci fosse un distributore d'esistenza, così curioso d'esistere, che è felice di fare qualsiasi esperienza, perché ama la vita, n'è pieno e non ha timore di perderla e che ne consente lo sviluppo.
Usciti da tale contenitore si ha parte di questo flusso vitale che fa prendere coscienza di essere meritevoli di vita e in genere porta a considerare grande il dono di vivere.
Il tempo perciò è fondamentale essendo tale dimensione che permette d'essere quello che si è, ed avere un io particolare, diverso da qualsiasi altro.
Il tempo è l'unica dimensione in cui si può vivere, ma nell'intimo si ha anche l'idea d'una dimensione di vita in cui il tempo potrebbe essere eliminato, quella che viene definita dimensione eternità, nella quale a ciascuno piacerebbe vivere con la massima dignità personale possibile che si consegue sviluppando il proprio se stessi nel tempo, da usare, se è possibile senza nevrosi, per assolvere i compiti essenziali, ma tesi a conseguire la crescita personale per ampliare il personale contenitore d'esistenza.
Questa idea nasce come estrapolazione, desiderio, speranza, ma dopo verifiche molti assodano l'idea come realtà, cioè che, morto l'individuo, esisterà una dimensione asintotica ove il tempo non ha più rilevanza con unico timore: nell'eternità ci s'annoierà?
Esiste, cioè, un ricettore delle esistenze che registra l'essere vissuto e lo conserva e gli consente poi di continuare ad esplicitarsi in altra dimensione, oppure c'è uno spreco generale, un'entropia totale, ed alla morte si cade come un "file" inutile nel cestino e siamo cancellati, o invece siamo sistemi operativi da utilizzare?
Ritengo che il contenitore padre è curioso e pieno d'immaginazione e ci sarà sempre una nuova occasione: può morire la vita?
La risposta condiziona il come si esplica il proprio rapporto con gli altri.
Ha senso con il prossimo, aldilà del rapporto civile e sociale per la crescita ordinata, avere una dimensione di dono del tempo; che in fondo sarebbe tutta e sola la propria vita se non s'avesse l'idea di un deposito infinito di tale dimensione?
Molti rispondono che lo richiede il senso del dovere e del sacrificio, però, se s'accetta l'idea che in definitiva ciascuno cerca la soddisfazione del proprio essere, il tornaconto ci deve essere comunque, e certe cose non si possono fare a lungo se non è consolidato il ritorno più o meno futuro in termini di resa spirituale.
Cioè l'egoismo sembra nascere dall'idea che il tempo finisce, l'altruismo da quella che il tempo può dilatarsi e che usare il tempo per gli altri non è spreco, ma modo di moltiplicare il proprio vivendo anche la vita di altri, leggendo un libro vivente avvincente perché si può partecipare alla sua storia.
Un fatto certo è che se altri non avessero regalato il tempo che è stato l'essenza della loro vita, non esisteremmo e non saremmo come di fatto siamo; non parlo solo d'antenati e genitori, ma d'insegnanti, amici, colleghi e avversari, insomma in varia misura tutti i contatti contribuiscono all'esistenza ed alla continua formazione dell'individuo.
Le esistenze in definitiva sono frutto d'altre vite e da ciò si ricava che tanti hanno creduto positivo dare quanto di sé per gli altri e ciò è entrato nei geni, è passato alle generazioni e hanno incrinato l'egoismo, retaggio di vita bestiale, che perciò è sempre più contro natura.
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