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Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheSan Giuseppe - Clicca qui per consultareParlano le lettere

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TETRAGRAMMA SACRO NELLA TORAH
di Alessandro Conti Puorger

NOZIONI GENERALI
Le quattro lettere ebraiche Yod, Hei, Waw, Hei, , che scriverò YHWH, sono definite il "Tetragramma Sacro", dal greco Tetragrammaton, tetra "tetra" quattro e grammata "grammata" lettera.
È questo uno dei modi principali con cui nell'ebraismo è definito Dio.
La parola che formano quelle lettere nella loro tradizione, per rispetto, non è pronunciabile ed in genere, per convenzione, è tradotta in italiano come "il Signore".
C'è chi ha considerato che la stessa parola "Dio" sia un anagramma della prima lettera, la Yod, di quel Tetragramma e anche tale parola in quel ambito è evitato di scriverla e se non se ne può fare a meno gli ebrei più ortodossi scrivono D-o.
Tutte le 22 lettere dell'alfabeto ebraico, peraltro, sono solo consonanti, quindi per la pronuncia delle parole scritte avendosi bisogno di vocali si sopperisce con segni aggiuntivi, puntini di vocalizzazione, che però nello scrivere sono divenuti prassi solo nei primi secoli dell'evo moderno, quindi anche la pronuncia dell'insieme di quelle quattro lettere, scritte secoli e secoli prima, non è certa e comunque era lasciata alla tradizione.
Che le lettere ebraiche sono solo consonanti è un fatto che di per sé interroga e fa propendere a pensare che inizialmente quelle lettere avessero funzione ideografica più che logografica, quindi, fossero icone che conservano all'interno un segno grafico che identifica un oggetto, un atto, un pensiero e che la funzione fosse quella di trasmettere concetti per immagini.
Sotto questo aspetto quel nome YHWH forse non ha espressione come parola, ma considerata l'estrazione, cioè l'ambito sinaitico, così almeno vuol far ritenere chi ha scritto i primi testi, potrebbe essere un concetto espresso in modo antico con segni convenzionali. (Vedi: "Scrivere sulla pietra al Horeba")
Nei più antichi frammenti pervenutici della versione greca detta la Bibbia dei Settanta il tetragramma è riportato non vocalizzato (frammento Papiri Fouad 266 II secolo d.C.) e in molti manoscritti più recenti il nome divino è invece reso con "Kyrios", cioè "Signore".

Nelle religioni misteriche il dio trascendente non era nominato, e si diceva "colui di cui non si conosce il nome", erano così usate circonlocuzioni onde i più iniziati cercavano d'evitare fosse conquistato il nome della divinità, perché significava avere la possibilità di manipolare e di nominare a proprio vantaggio la potenza di Dio in modo magico.
Il conoscere il vero nome delle divinità implicava possedere almeno in parte l'identità del dio e averne così carpito alcune potenzialità.
Nell'ebraismo il solo che poteva pronunciare il Tetragramma era il Sommo Sacerdote nel giorno dell'espiazione, "Iom Kippur", all'interno del" Qodesh haQodashim", il Sancta Sanctorum o Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme, mentre i Leviti all'esterno, intanto, suonavano le trombe e di fatto come conseguenza impedivano che orecchio d'uomo potesse udire quel Nome.
Il Sommo Sacerdote lo pronunciava con la benedizione sacerdotale sul popolo d'Israele secondo il comando di Numeri 6,22-23 "Il Signore YHWH parlò a Mosè e disse: Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: Così benedirete gli Israeliti: direte loro...".

La successione del Tetragramma, nel senso destra-sinistra, com'è la lettura dell'ebraico, con riferimento al numero della singola lettera che lo forma è YHWH e il suo numero somma è 26.
Sono perciò solo tre le lettere diverse tra loro perché la He è ripetuta.
Di fatto l'esatta vocalizzazione di quelle 4 consonanti è ancora un mistero e forse non vanno vocalizzate affatto.
In campo cristiano, soprattutto protestante, fino al XIX secolo prese consistenza esprimere quelle quattro lettere con Jehova o Geova.
Si ritiene più verosimile Yahweh da Clemente Alessandrino, che ne deriva la fonetizzazione dal verbo essere in ebraico.
Potrebbe essere una conferma il fatto che Teodoreto (V secolo d.C.) tradusse con Jave in greco il Tetragramma perché "a" ed "e" sono le vocali, sostiene, pronunciate dei samaritani in YHWE, quindi YaHWeH.
È pure da considerare l'ipotesi che le due He hanno suono semivocalico e Y e W possono anche essere di pronuncia muta (matres lectionis), onde l'insieme YHWEH, allora, al limite si può pensare esprimibile con una pronuncia di sole vocali quale invocazione, un'emissione modulata ininterrotta di fiato, il soffio di Dio.
Per tutto ciò nell'ebraismo ogni supporto con scritto o inciso il Tetragramma, è sacralizzato e, in caso di definitivo cessato uso per vetustà o rottura, non può essere gettato via, ma va custodito in un deposito detto "Ghenizah", o sotterrato in un terreno riservato allo scopo.

Il Tetragramma compare 5.410 volte nella Bibbia:
  • nella "Torah", 1.419;
  • nei "nebi'am" o profeti 2.696;
  • negli "Agiografa" 1.295.
Per frequenza il secondo termine con cui spesso Dio è nominato, "'Elohim" è presente per 2.550 volte.

SINCRETISMI ANTICHI IN UNO SCENARIO DI MITI
L'ebraismo s'interroga in ogni generazione come rapportarsi con la cultura occidentale e in generale con le culture che incontra.
Nel Talmud si legge che Rabbì Jochanan: "Ha detto la Torah: Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem... (Genesi 9,27) , cioè le parole di Jefet siano nelle tende di Sem..." (Talmud Bavlì, Meghillah 8b)
Lo stesso problema si presenta al cristianesimo e direi anche all'islamismo.
Il che fa comprendere che non vi sono preclusioni a priori.
Il problema è fino a che è lecito inserire il bello di Jefet, la cultura greca allora o, direi oggi, occidentale in genere, nelle tende di Sem, cioè nell'insegnamento ebraico o cristiano o islamico visto che si chiamano tutti figli nella fede di Abramo.
Di fatto ciò è accaduto.
È però un falso problema, e si presenta solo se a monte non c'è una salda preparazione di Torah e di Talmud per l'ebreo, o una salda fede nel Vangelo per il cristiano, o una scorretta interpretazione del Corano.
È ciò che preclude a priori di poter prendere usi e comportamenti, estetica e cultura in genere, per fonderli con quelli tradizionali e ne siano parte integrante.
È possibile invece apprendere ed inserire, dopo ben filtrato e valutato se opportuno, a patto che il soggetto sia consapevole dell'appartenenza e che serva per rafforzare "le tende di Sem", dei nostri figli e dei nostri nipoti onde siano cittadini del mondo, ma soprattutto nel contempo portatori di luce e non di tenebre.

L'atto sostanziale di nascita dell'ebraismo, dice di sé la Bibbia, è l'uscita dall'Egitto, avvenuta per la maggior parte dei bibblisti nel XIII secolo a.C..
Il proto ebraismo, quello dei patriarchi, vissuti tra popoli più diversi, anatolici, sumeri, cananei, madianiti, moabiti, egiziani, s'era sviluppato facendosi strada tra le religioni più svariate e aveva inevitabilmente, per induzione, assorbito idee ed usi, ma su ciò si possono fare solo supposizioni.
I grandi miti mesopotamici, egizi e poi greci erano lo sfondo, la fornace, in cui si formavano i popoli e i progenitori degli ebrei vivevano attivamente in quegli ambienti, era: "Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti. Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe è sua eredità. Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali. Il Signore lo guidò da solo non c'era con lui alcun dio straniero." (Deuteronomio 32,8-12)
Dell'influsso che ebbero poi le popolazioni locali sui discendenti dei patriarchi v'è però traccia nei racconti della Bibbia nel periodo della conquista della terra promessa.
Il sincretismo, vale a dire la tendenza di conciliare elementi culturali, filosofici o religiosi di culture diverse, di fatto, ebbe freno solo quando l'ebraismo passò a giudaismo, cioè al ritorno dall'esilio babilonese dopo l'editto di Ciro, 538 a.C..
Nel periodo dei Giudici l'ebraismo fu, infatti, fortemente tentato dai culti di Baal coi suoi violenti riti e Canaan cercò di conquistare i conquistatori col culto sulle alture, le feste agricole, i templi coi prostituti d'ambo i sessi e con bambini dati in sacrificio umano al dio Moloc (Levitico 18,21; 20,2-5; 1Re 11,7; Geremia 32,35).
Il tentativo di soppiantare YHWH con Baal fu sventato a stento solo per l'intervento di Elia (2Re 18,1-46).
Gli scavi nelle antiche città abitate dagli Israeliti, peraltro, sovente rivelano anche amuleti ed idoli di Asera, Astante ed Anat.
Sono segnalati dalla Bibbia stessa culti ritenuti idolatrici addirittura nel Tempio di Gerusalemme come al serpente di bronzo (2Re 18,4) e di vitelli d'oro nei santuari del Nord, introdotti da Geroboamo dopo lo scisma dei due regni per distogliere i sudditi del suo regno dal sentito vassallaggio con Gerusalemme capitale del regno del Sud.
Risultato fu un monoteismo con qualche sincretismo in cui, uniti all'idea di fondo, s'introdussero pensieri d'altre religioni, come le immagini angeliche persiane, babilonesi ed egizie.
La Bibbia, in effetti, nel suo sviluppo ci manifesta la storia di un lento svelarsi di Dio per graduale rivelazione, attraverso tempi d'oscurità; da qui le pagine violente di vicende umane tormentate e insanguinate dall'odio e dalla guerra anche in nome di Dio.
La rivelazione di Dio è progressiva ed Israele passa e si evolve per e da forme di religiosità primitiva.
Dal politeismo mesopotamico ed egiziano i patriarchi sono condotti a percepire una divinità che si mischia attivamente con la loro vita e provoca atti spontanei facendo concludere che è il "Dio dei nostri Padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe", ma sempre e solo lo stesso Dio.
Più che un monoteismo fu enoteismo, ossia un tipo di religiosità che comportava la preminenza di un dio sugli altri, tanto da concentrare su questi tutto il culto senza a priori negare l'esistenza di altri dèi stranieri accanto ad essa, che comunque gli sono assolutamente inferiori.
Solo al Sinai emergerà la tendenza ad una chiare scelta monoteistica col comandamento: "Non avrai altri dèi fuori di me", tendenza che però per affermarsi in ambito ebraico ebbe bisogno di secoli e secoli di storia.

Riporto ora alcuni cenni che preludono al Tetragramma.
Pare che la divinità principale adorata dagli Habiru, i semiti a cui sono considerati appartenuti anche i progenitori degli ebrei, fosse un dio luna Yah.
La Qabbalah o tradizione ebraica da sempre sostiene che la luna è il simbolo per eccellenza del popolo d'Israele: come la luna indica di notte in che direzione è il sole, così Israele, durante il buio delle prove della vita, indica la presenza del Signore.
Al tempo di Mosè in Egitto la parola luna era Yah, dunque Yah-wah poteva essere il termine preciso per luna-crescente.
La Pasqua, strettamente legata alla luna piena, evento culminante per la liberazione del popolo, è effettivamente connessa fortemente all'ebraismo.
Abramo proveniva da Harran ove c'era il culto al dio Luna, chiamata SIN nella Mesopotamia nord-orientale e YAH in quella occidentale, mentre ad Ugarit, era chiamato YAHO.
Se poi guardiamo all'Egitto, grande influenza aveva Thot il loro dio della scrittura, e i geroglifici erano ben noti ad un egiziano come Mosè che "era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo" (Esodo 11,3) educato come figlio di Faraone.
Per dare attendibilità alla tradizione, la scrittura ebraica deve perciò affondare le radici nell'egiziana, la più antica forma di scrittura affacciatasi sul mediterraneo.
Tenuto conto che la scrittura ebraica non era ancora nata, - o per lo meno era in mens Dei - come avrebbe dovuto essere scritto il decalogo per essere compreso da un ebreo-egiziano?
La risposta deve essere congruente con questi dati.
Anche se la critica dei testi dice che la Torah, come c'è pervenuta, fu scritta solo molto più tardi, lei stessa afferma che è figlia della prima stesura, scritta da Mosè dopo che Dio diede le tavole della legge.
In effetti, essendo la scrittura dono di Dio, che s'era preparato anche a chi rivelarla, i segni sulle tavole dovevano essere comprensibili a Mosè, congruenti con la cultura di quel personaggio, perciò con segni semplificati della cultura egiziana veicolati nel sinaitico.
Dio e non Toth, infatti, aveva provocato i geroglifici, essendo anche gli alfabeti delle scritture umane oggetto di creazione, almeno questo è il pensiero della scuola degli autori della Torah.
La Bibbia stessa attesta, perciò, che quei segni, usati da Dio, furono conservati con sacralità, ed integro fu lasciato il messaggio grafico, se vi fosse stato, in quanto il prototipo delle lettere fu conservato con le tavole nell'arca dell'alleanza (Esodo 25,21; 40,20; 1Re 8,9).

Apro ora una parentesi sul mito d'Osiride dell'antico Egitto.
Osiride comparve per la prima volta a Busiris, dove prese il posto del dio-pastore Andjeti assimilandone tutti gli attributi.
Quel sito, in effetti, era chiamato Pr wsr - Per Usir - ossia Casa di Osiride e il nome più antico fu Djedu, uno dei principali centri del culto di Osiride, ove era adorato Andjeti, divinità raffigurata attraverso il pilastro "djed" che nel mito di Osiride fu il luogo di sepoltura della sua colonna vertebrale.
Le gesta di Osiride, ormai ben note e con varie varianti espesse, si trovano nei Testi delle Piramidi ove il dio è presentato come figlio di Geb e di Nut e fratello di Iside e poi di Seth e Nefti.
Lo tratteggio rapidamente per far notare certi aspetti.
La dea Nut, cielo, s'univa di nascosto con Geb terra, ma Ra, il sole, se n'accorse e la maledì onde non c'era giorno che potesse generare figli.
Thoth giocando con la dea della luna e strappandole 1/70 parte d'ogni giorno, le sommò e ottenne 5 giorni che aggiunse ai 360 giorni dell'anno e ottenne 5 giorni fausti festeggiati come genetliaco degli dèi e in cui Nut e Geb poterono avere figli e il primo a nascere fu Osiride, poi Iside, quindi Seth e Nefti.
Osiride succedette al padre Geb, fu il signore di tutte le cose e sposò Iside, ma Seth invidioso con uno stratagemma fece morire Osiride per usurpagli il trono celeste e lo tagliò a pezzi e lo gettò nel Nilo.
Iside cercò e ritrovò il corpo del fratello/marito, li ricompose magicamente, s'accoppiò e nacque Horo che vendicò il padre.
Osiride, intanto, trasferito nell'aldilà fu il dio dei morti quindi della risurrezione.
Osiride fu così anche identificato con la luna Yah, considerato che il sole illumina il mondo dei vivi e la luna quello dei morti.
Thot era anche la divinità egizia di sapienza, scrittura, magia, misura del tempo, matematica e geometria, rappresentato sotto forma di ibis, uccello che vola sulle rive del Nilo.


Secondo la mitologia egizia, Iah era la divinità che rappresentava la luna presso l'antico Egitto e aveva la sua associazione con Thot, il sole morto (la luna).
Tra l'altro gli Egizi associavano il lungo becco arcuato dell'ibis alla luna.
Thoth fu il dio che vinse la maledizione di Ra, permettendo a Nut di dare alla luce i suoi figli da cui Osiride, quindi tra Osiride e la luna c'è stretta correlazione tanto che ne assunse anche una personificazione.
Questi, come detto, sposò la sorella Iside ed insediandosi sul trono terrestre del padre Geb governando con saggezza, aiutò il popolo d'Egitto nell'agricoltura e nell'applicazione di un governo stabile e di una religione, percorrendo la terra del Nilo e civilizzandone le genti e come luna diede calendario e tempi per seminare e raccogliere.
Tra Osiride ed Iside c'è come un'inversione di ruoli.
Prima dell'uccisione di Osiride da parte di Seth, Osiride è un dio solare e Iside lunare poi con Osiride morto Osiride è lunare.
L'altro fratello, Seth, riuscì con uno stratagemma ad ucciderlo e ne smembrò il corpo in quattordici pezzi, ma Iside riuscì a recuperare tredici dei quattordici pezzi, il quattordicesimo pezzo, il fallo, rimase però nel Nilo e dette al fiume forza fecondatrice, ciò nonostante, in modo magico Iside lo ricostruì, s'accoppiò ed ebbe il figlio Horo, destinato a vendicarsi di Seth.
I quattordici pezzi sono i 14 giorni della fase per arrivare alla luna piena e che si perdono in fase calante, onde la Luna è considerata contribuire alla potenza procreatrice del corpo femminile.
Iside, ritrovati i pezzi del corpo di Osiride dilaniato e disperso da Seth, riportò Osiride indietro dai morti, con la barca sacra.

La luna Yah, infatti, è maschile in egiziano

Questo è il geroglifico di Yah in cui è evidente il primo segno, il giunco fiorito, la YOD.
(Vedi: "Chi ha scritto l'Esodo conosceva i geroglifici")
Il culto di Iah era praticato nei pressi di Tebe, sulla riva occidentale del Nilo ed è entrato durante la XVIII dinastia, anche nei nomi di re e regine, con ms = "nato, sorto", come ad esempio nel nome di Ahmose, "Iah è sorto, è nato".
Questi era della stessa dinastia di Akhenaton e visse circa 100 anni prima del famoso "faraone eretico".
Akhenaton e la sposa Nefertiti, in effetti, pare che avessero pari dignità, fatto insolito tra i faraoni, nel senso che lei era co-reggente con Osiride e lui con Iside sono come il Sole e la Luna (risuona nella mente a "...immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò" con pari dignità).
S'è parlato che il Faraone eretico adorasse il disco solare fisico, ma forse era il Dio unico trascendente, ciò la fa suppore la somiglianza tra il famoso inno al sole scritto da quel faraone e il Salmo 104.
È la prima volta ed unica volta che ciò accade in Egitto, poi gli antichi culti ai vari dèi furono ripristinato dai sacerdoti del culto di Ra.
In quel geroglifico di YAH, che era considerato un dio morto e minore in Egitto, comunque vi sono i segni della esistenza della vita, il fiore di loto, la Yod, poi di una mano, indi la corda intrecciata, quindi il senso di chi sopravvive agendo di nascosto e questo fu l'operare degli ebrei nel periodo dopo Akenaton e fino all'esodo con Mosè.
Se connettiamo alle suddette idee l'origine del Tetragramma agirebbe di notte ed è così paragonato al sole vero spirituale.
Riporto un pensiero che ho trovato al riguardo di Rabbi Nachman di Breslov che afferma che nel Mondo Futuro, l'era messianica o la Fine dei giorni, "il Suo Nome sarà Uno" in corrispondenza al tikkun della luna, una delle rettifiche spirituali: in questo mondo così come è formato "il sole non può infatti vedere il difetto della luna". Per difetto si vuole intendere che per l'ammonizione che Dio fece ad essa quando, nei primi sei giorni della Creazione, la luna si dimostrò gelosa del sole e, dopo una discussione tra essa e Dio, venne rimpicciolita: essa "si lamentava" del fatto che vi fossero due potenze, essa stessa, la luna, ed il sole; così Dio decise di rimpicciolirla indicando comunque che entrambi sarebbero stati necessari al Mondo uno per il giorno e l'altra per la notte e che anche la luna avrebbe avuto anche il merito di servire per il conto del ciclo dei mesi secondo il Calendario ebraico.
C'è, infatti, un midrash sulla luna che la propone come uno dei due grandi luminari creati nel 4° giorno, ma si rifiutò di collaborare assieme al sole e fu da Dio notevolmente rimpicciolita.
Speranza è che all'epoca del Messia la luna, e quindi Israele avranno lo splendore che aveva prima. (Vedi: "Luna" in "Dizionario usi e leggende ebraiche - A.Unterman)

Dice, infatti, Isaia 30,26 "La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse."
Nell'Apocalisse 21,23 c'è un perché dice. "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."

Perciò mentre il popolo era schiavo in Egitto viveva nella notte, ma quello che poteva essere un dio minore vinse il dio maggiore degli egizi e divenne il sole spirituale degli ebrei. Perché?
Prima di proseguire l'esame biblico del Tetragramma mi sono, infatti, riportato al pensiero egiziano e avvicinato ai discorsi di Mosè il che è particolarmente facile proprio nel libro dell'Esodo che tratta tra l'altro di Mosè egiziano.
Si veda al riguardo:
In questo ultimo, tra l'altro, mi riferisco all'episodio del roveto ardente: "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo al roveto. Egli guardò ed ecco; il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: voglio avvicinarmi per vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia. Il Signore vide che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse..." (Esodo 3,2-4a) e osservo che vi si trovano due volte Signore e fiamma e cinque volte roveto.

Fuoco: una fiamma il geroglifico egiziano è (UJA)


Ed indica "essere sano ", "essere libero".
Signore, YHWH

YHWH =YH+WH in egiziano significa:

"I miseri YH " "fa scappare WH"

Roveto in ebraico SNH; in egiziano "rivelazione"

Cartiglio bianco
Cartiglio scritto

Poi il Signore fa chinare Mosè perché si tolga i sandali; si realizza, così, in base ai geroglifici la parola "fratello" individuabile dalla biconsonante SN unita al determinativo d'un uomo (seduto) non in piedi (i sandali per chi camminava a lungo avevano parecchi legacci e per toglierli bisognava sedersi).
Nel complesso dei versetti Esodo 3,2-4 però la parola roveto è ripetuta cinque volte, una volta per "rivelazione" una volta per indicare la parola "fratello" e tre volte per indicare una quantità enorme di fratelli (tre elementi nei geroglifici è indicazione del plurale).
Il messaggio che se ne ricava è l'anticipazione di tutto lo sviluppo della storia, infatti:

Rivelazione!
Il Signore farà scappare sani e liberi i miseri fratelli.

Anche qui Dio si manifesta con una scena che parla come un geroglifico vivente, cioè la parola in ebraico è, o vuol sembrare, sottesa dal pensiero egiziano dell'autore:
  • la Bibbia vuole là iniziare ad istruirci sui messaggi criptati;
  • quando ci sono parole ripetute è l'avviso d'un messaggio;
  • nel Pentateuco, di certo nell'Esodo, vi sono letture miste ebreo-egiziane.
LA PRIMA VOLTA DI YHWH
La prima domanda che nasce spontanea è quando tale "NOME" di Dio appare per la prima volta nella Bibbia.
Ora la tradizione più ortodossa ritiene Mosè, ispirato da Dio, unico autore della Torah degli Ebrei, costituita da cinque libri Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, per questo motivo la Torah è detta anche Pentateuco.
Da ciascuno di quei libri riporto il versetto ove si trova per la prima volta il Tetragramma sacro YHWH nascosto sotto la parola il Signore:
  • Genesi 2,4b - "Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo..."
  • Esodo 3,2 - "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava."
  • Levitico 1,1 - "Il Signore chiamò Mosè e dalla tenda del convegno gli disse..."
  • Numeri 1,1 - "Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dal paese d'Egitto, e disse..."
  • Deuteronomio 1,3 - "Nel quarantesimo anno, l'undicesimo mese, il primo giorno del mese, Mosè parlò agli Israeliti, secondo quanto il Signore gli aveva ordinato di dir loro."
Secondo l'ordine con cui è presentata la Tenak o Bibbia ebraica che inizia con la Torah e secondo la Bibbia cristiana che del pari pone il Pentateuco agli inizi, se si considera l'insieme un solo libro uscito in una prima edizione e mai modificato è da concludere quel Nome YHWH per la prima volta compare nel versetto Genesi 2,4b.
Ciò dal punto di vista come si presenta, ma dal punto di vista storico?
Anche se i più tradizionalisti considerano il Pentateuco scritto da Mosè, secondo l'ipotesi condivisa da più bibblisti l'insieme di quei cinque libri è stato formato alcuni secoli dopo da scuole che si rifacevano a Mosè, utilizzando antichi documenti e ha subito anche più revisioni.
La redazione o l'ultimo consistente d'aggiornamento del libro della Genesi, comunque, è tardivo, opera d'autori ignoti, di 6-7 secoli posteriori a Mosè, nel VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte.
Più studiosi poi nel XX secolo hanno accolto le conclusioni del tedesco Julius Wellhausen che, riprendendo studi di Baruch Spinoza in "Tractatus theologico-politicus 1670", formulò l'ipotesi detta JEDP secondo la quale il Pentateuco sarebbe una raccolta tardiva di quattro fonti o gruppi di documenti e/o tradizioni tramandati nel tempo in parte orale e in parte per iscritto:
  • J, tradizione Jahvista;
  • E, tradizione Elohista;
  • D, tradizione Deuteronomista;
  • P, "Priestercodex" tradizione Codice Sacerdotale.
Le tradizioni "J" o "Jahvista" e la "E" o "Elohista" sono dette così per il modo di scrivere il nome di Dio.
La fonte Jahvista sarebbe del periodo monarchico X-IX secolo a.C. e ha una visione più antropomorfica della divinità.
La fonte "Elohista" sarebbe d'epoca successiva, VIII secolo, del Regno del Nord dopo la divisione dello stato di Israele in due Regni e Dio v'è visto più trascendente e appare tramite angeli.
La "D" o "Deuteronomista" del VII secolo nel Regno del Sud discenderebbe dal rotolo ritrovato nel Tempio ai tempi del re Giosia, testo che fu poi a base della riforma religiosa nel periodo post esilio babilonese.
La tradizione "P", o "Codice Sacerdotale" riguarderebbe norme liturgiche e rituali da testi antichi pure sviluppati in epoca post esilio e travasate specialmente nel libro del Levitico.

Tutto ciò ci porta a considerare come edizione più antica il libro dell'Esodo che tra l'altro presenta la nascita del popolo d'Israele quando usci dalle acque con il miracolo del mare, onde, allora, il primo apparire del Tetragramma è proprio al versetto Esodo 3 nell'episodio del roveto ardente.

IL RACCONTO DEL ROVETO
Quel racconto inizia così: "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb." (Esodo 3,1)
Dio lì è "'Elohim" , e il modo più preciso per tradurlo forse è "le Potenze".
Nel semitico dal radicale / "essere potente, essere forte" discende "'El" che è "il Potente", da cui Dio; infatti, il nome "'El" era un dio cananeo.
La lettera "lamed" ebraica esprime potenza, infatti, è l'unica delle 22 lettere dell'alfabeto che supera la riga orizzontale superiore delle altre, mentre la lettera "'alef" è origine, primo, uno.
Per 'El si può avere, allora, una lettura relativa ed una assoluta:
  • la prima, relativa, è "il primo dei potenti " di un certo ambito;
  • la seconda, assoluta, è "l'origine della potenza ".
Tutti i popoli hanno così i loro dèi che chiamano con vari nomi, ma comunque sono i loro "'el", ma o sono falsi o hanno qualche parvenza di verità, comunque sia sono sicuramente inferiori a il Dio degli dèi, le Potenze, "'Elohim" .
"Ber'eshith bar'a 'Elohim...", in principio Dio creò.
"'Elohim" pare essere parola maschile plurale per la desinenza in " im", eppure non crearono, ma creò; chi compie la creazione pare un plurale solo di estensione.
Ciò ha portato ad infinite discussioni che oscillano da, sono più di uno, ad un plurale maiestatico.
E se non fosse così? Se fosse parola costruita così?
Per far capire una tale eventualità faccio l'esempio che in italiano "ipotesi, tesi, antitesi e sintesi" hanno la desinenza di un plurale maschile, ma sono singolari femminili.
Vi sono nomi ebraici che finiscono in "im", ma non paiono essere dei plurali puri:
  • "panim": il volto, forse i due profili;
  • "tzawarim": la nuca;
  • "achorim": la schiena, forse come le terga.
Quando brindano, inoltre, dicono "Lechaim" alla vita, al vivere e in questo caso è con "im" finale e non è plurale, forse è un duale, come se dicessero "alle due vite" quella presente e quella futura, come l'albero della vita del Gan Eden, l'albero delle due vite, e la seconda sottende e sottintende la risurrezione.
S'affaccia allora l'idea che anche "'Elohim" sia un duale contratto come intendere dei due mondi "Dio del cielo e della terra", duale come le due facce "panim" di una medaglia "...a sua immagine lo creò, maschio e femmina li creò".
Giuseppe quando divenne vice faraone d'Egitto (Genesi 42,30), divenne "'Elohim" eppure era uno solo era il secondo del primo.
In "Decriptazione Bibbia" l'articolo in .pdf "Dio e le acque - midrash "Sulla riva del mare" spezza le lettere di "'Elohim" in più modi e le varie letture sono calzanti a vari episodi della storia d'Israele.
Il Tetragramma, che come vedremo distingue Dio e solo lui, mentre "'Elohim" ha il carattere di un nome comune, che distingue, ma non necessariamente solo Dio, ma uno che in un certo ambito viene considerato il Supremo.

Subito dopo al versetto 2 è detto: "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava."
L'angelo del Signore è "mal'ak" YHWH , e così, ecco che, avendo considerato il libro della Genesi più tardivo, è questa la prima volta che nella Sacra Scrittura esce il Tetragramma YHWH.
Pur se è la prima volta, ciò non è sufficiente, ma è da trovare se e quando così si definisce proprio Dio stesso o la Sua manifestazione.
Ecco che comunque in quel versetti consecutivi Esodo 3,1 e 3,2 troviamo uniti i due modi principali per definire Dio delle ipotesi E e J di cui ho detto.
In tale occasione l'angelo che parla da un fuoco che non si consuma in un roveto, vale a dire quanto è visibile per Mosè di Dio stesso, si presenta "E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". (Esodo 2,6)
Il modo di presentarsi è speciale, "Io sono" è sintetico, il verbo essere è qui sottinteso, in effetti, c'è solo "'anoki" "io" e da quel momento anche solo 'anoki nei discorsi biblici lo definisce come "Io sono".

Chi può, infatti, dire "Io sono" se non Lui; altri possono solo dire "io vivo", ma essere è molto di più!
Dalla traduzione poi risulta che ripete per quattro volte la parola Dio, ma dobbiamo vedere quali sono le lettere che usa, perché lo dice in un modo speciale.
Io sono il Dio "'anoki 'Elohe".
Questo "'Elohe" si può pronunciare anche 'Alah, il nome con cui i cristiani di lingua araba chiamano Dio ed i musulmani nell'Islam definiscono appunto con Allah.
Nello specifico non è usato il termine convenzionale di prima "'Elohim" che è stato scritto anche nel capitolo 1 e 2 dell'Esodo, che pare plurale di "'El", quindi l'insieme delle potenze angeliche.
Ciò potrebbe far concludere che chi si presenta è un angelo di Dio tra i tanti, ma c'è un particolare, le lettere "'El" di Dio al singolare sono completate con le lettere He e Yod , quindi, "'Elohe" che in definitiva pur se invertite sono due lettere del Tetragramma; inoltre, il radicale di "esistere" in ebraico è quindi posso vedere come esistenza e allora è proprio Lui il Dio delle esistenze , che ha creato tutto ciò che esiste.
Quel angelo di Dio allora è proprio tutto ciò di captabile dall'uomo di Lui, il Dio di tutte le esistenze, un dio appunto unico e proprio Lui con "'Elohe" si definisce come quello che s'è presentato e quindi fatto conoscere da Amram, padre di Mosè, e dai patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe.

Ciò è da tenere in gran considerazione visto che è così che si definisce direttamente l'angelo del Signore e pare con ciò indicare la fusione in , quindi, in una unità dei due Nomi e .
A questo punto il testo poi lo definisce col solo nome di YHWH e non di "'Elohe" infatti: "Il Signore disse: Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo..." (Esodo 3,7s)
È importante sottolineare che la prima cosa che dice questo "Nome", YHWH, è che chi lo porta è ha avuto misericordia, in quanto s'è soffermato sulle pene di quella gente.
Ciò venne notato da Nachmanide (1194-1270 d.C.) detto Ramban, acronimo di Rabbi Moshe ben Nachman (da non confondere con il Maimonide detto Rambam vissuto prima di lui), fu uno spagnolo medico e gran studioso mistico di Torah i cui commentari biblici sono attentamente considerati dai mistici della Qabbalah.
Questi scrisse: "Nel punto in cui è ricordata la misericordia divina a differenza che nel resto del brano viene impiegato il Nome haShem che indica appunto tale attributo".
Lui stesso, ordina a Mosè d'andare ad annunciarlo al suo popolo in schiavitù in Egitto con la promessa che lo farà uscire.
Mosè, afferra il succo, nota differenza tra "'Elohim" e "'Elohe", come pare evidente dal versetto 13, ma sapendo che il popolo l'avrebbe potuto prendere per visionario, "...disse a Dio ('Elohim): Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio ('Elohe) dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?" (Esodo 3,13)
Non gli basta la prima dichiarazione che è il Dio dei padri, vuole portare una testimonianza maggiore, avere come una copia del documento d'identità di chi gli si è presentato, vuole il vero Nome.
Questa fu la risposta: "Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono!" (Esodo 3.14a)
Colui chi parla viene ridefinito , infatti, "Dio disse a Mosè" è scritto:



Questi dice in ebraico: "'Ehiè 'asher 'Ehiè"
La traduzione Alessandrina fu Io sono colui che sono, ma letteralmente, essendo "'Ehiè" il futuro del verbo è:

"Sarò colui che sarò!"

Con le lettere conferma che è l'origine dell'essere , dell'esistenze, di tutto ciò che esiste, quindi in modo traslato è L'ESISTENTE.

Oltre a questioni ontologiche e teologiche che rimangono nel campo delle idee chi parla a Mosè chiama, lui e il popolo a cui lo dovrà annunciare, ad una fede pratica in quanto vuole che siano dei testimoni, perché in pratica dice loro: vedrete chi sono io da ciò che sarò, ossia da cosa farò per voi!
Come a dire a che serve il mio Nome, vedrete chi sono da ciò che compirò per voi e allora poi potrete dire che mi avete conosciuto se attribuirete a me la vostra liberazione, che in questo momento ritenete impossibile.
Ribadisce, vengo ad annunciare il vostro futuro "io mostrerò d'essere ciò che mostrerò d'essere" e con ciò dice a Mosè d'essere colui che:
  • è presente per salvare il suo popolo dalla schiavitù d'Egitto;
  • sempre lo salverà;
  • esiste di per sé, in quanto l'Essere, immutabile, incorruttibile, eterno.
La Qabbalah ritiene che i nomi hanno un gran significato in quanto sono il "codice spirituale della vita" e il chiamare qualcuno col proprio nome attira su lui la benedizione dalla sorgente Divina, infatti, quando si prega per un malato, si cita il suo nome, e quando qualcuno perde i sensi lo si chiama per nome, poiché il nome suscita la forza vitale dell'uomo.
In definitiva chi pregando o leggendo dalla Torah menziona il nome di Dio apre su di sé un canale per di flusso Divino di benedizione.
Dio di facoltà infinite, ha anche infiniti nomi e ciascun patriarca lo chiamò con nomi particolari come Abramo - "HaGadol", Isacco - "HaGhibòr", Giacobbe - "HaNorà" in relazione al particolare potere che aveva conosciuto.
Abramo per la benevolenza lo chiamò "Gadol", Isacco ne conobbe il rigore e Giacobbe vide l'attributo della verità e della misericordia.
Un nome di Dio in particolare non può venir dimenticato.
La Ghemarà cita il nome "Io Sarò" "Ehyiè", costante ed eterno cioè Dio sarà e potrà essere trovato ovunque, sempre ed in ogni circostanza, nome unico e meraviglioso che accompagna e protegge in ogni situazione.
Con l'avvento del Messia vedremo la realtà del nome "Io Sarò", lo disse a Mosè, che "Io Sarò" ci avrebbe ricondotto dall'esilio.

Qui al roveto ardente nel deserto di Madian s'apre lo Jahvismo, cioè la scoperta di un Dio personale in dialogo con l'uomo, non più un essere misterioso, ma un Dio col quale dialogare, un Dio da amare.
Il termine "Io sono colui che sono" echeggia e lo sottolinea nel suo Vangelo Giovanni citando in modo particolare "Io sono", e per due volte, infatti "giunta l'ora", Gesù domanda: "Chi cercate? Gli risposero: Gesù, il Nazareno. Disse loro Gesù: Sono io! Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse Sono io, indietreggiarono e caddero a terra." (Giovanni 18,4-6)

Riprendendo il discorso del roveto, Dio, il padrone del futuro annuncia: viene da voi, infatti "Poi disse: Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi." (Esodo 3.14b) che per quanto detto sarebbe Io-Sarò, appunto "il futuro, mi ha inviato!"
Mosè è quindi il profeta per antonomasia perché annuncia il futuro che è Dio, il padrone della storia!
Ciò detto, il testo continua e dà, comunque, soddisfazione al richiedente perché: "Dio aggiunse a Mosè: Dirai agli Israeliti: Il Signore , il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione." (Esodo 3,15)
Il testo, di fatto, annota ancora che il "Dio" che parla è proprio "'Elohim" cioè l'autorità in pienezza di tutti gli angeli del cielo e rivela ora proprio che Lui, stesso è proprio .
È questo, così, il versetto Esodo 3,15 il momento dei momenti, la Sua rivelazione.
Quello è proprio "haShem" il Nome di Dio che si presentò ai padri che si presenta ora e che sarà il futuro d'Israele.
Più avanti al versetto 18 si definisce proprio ancora YHWH e suggerisce cosa dovranno dire al Re d'Egitto "Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi".

IHWH 'Elohe i'briim,

La domanda è, ma se è il Signore, il Dio degli Ebrei, popolo che allora nemmeno esisteva, perché senza terra, un capo, una legge, i cui figli venivano uccisi, perché è da parlarne ed è così importante saperne di più?
Implicito in quella definizione c'è che il Re d'Egitto non lo riconoscerà, per il Faraone resterà sarà solo il Dio degli ebrei.
In questo versetto Esodo 3,18 si presenta così come Signore cioè YHWH e Dio "'Elohi" per ben due volte, e lo riporto anche in ebraico, indi lo decripto col mio metodo presentando anche la dimostrazione.

Esodo 3,18 - "Essi ascolteranno la tua voce e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re di Egitto e gli riferirete: Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio."






"Porterà la risurrezione ; dal seno () porterà la potenza . Rovesciandola il serpente arderà (). A casa dall'Unico tutti verranno condotti . Questi , versati tra gli angeli saranno per la rettitudine divina da Dio nei viventi guizzata . La rettitudine nei viventi scesa nei corpi sarà ai viventi a recare l'origine dell'amarezza a finire . Nei viventi la divinità sarà riportata ; la forza della perversità del maledetto sarà uscita . Nell'aldilà saranno a stare i viventi tra gli angeli . Avverrà che li porterà dal tempo fuori ; finirà () per la rettitudine entrata l'angelo . Dall'Unico le generazioni ( = ) rette nel terzo (giorno = l'ottavo, il terzo dalla creazione dell'uomo), finiti i giorni vivranno a casa rivestiti a banchettare (). E sacrificato nel mondo il serpente dal Signore ; in Dio entreranno a stare tra gli angeli i portati ."

Implicito allora è il prendere una decisione: da quale parte stare?
O si è parte della sua squadra o di quella che lo rifiuta che ha per simbolo di nemico, il Re d'Egitto?
C'è poi un'altra considerazione "Dio degli ebrei ", ma se si spezza tale parola, è il radicale del verbo "passare" e è "iam" è mare, cioè sono quelli che "a passare saranno il mare " profezia che si avvererà contro ogni aspettativa del Faraone.
Ecco che subito mi sento anch'io partecipe e coinvolto come anche San Paolo attesta ed ha interpretato: "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo." (1Corinzi 10,1-4)
Chiunque nato da madre ebrea è ebreo, e chi vuol far parte dei discepoli di Gesù sa che ha una madre ebrea, Maria, affidatagli sotto la croce, perciò è ebreo e quel dio degli ebrei è il suo Dio.
Dalla croce, infatti, "Gesù, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa." (Giovanni 19,26s)
Mosè non poté vedere il volto del Signore anche se lo chiederà con insistenza in un'altra occasione nel medesimo libro dell'Esodo si legge che Mosè disse al Signore: "Mostrami la tua Gloria!" Il Signore rispose: "tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. Aggiunse il Signore: Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere." (Esodo 33,18-23)
In questo caso per "spalle " è "'acharì" .
Una lettura postuma di con l'evento di Cristo che ha detto "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Giovanni 14,9) è: "in un fratello nel corpo sarò ".

YHWH - 'ADONAI
Come ho accennato, nell'ebraismo, alla proclamazione comunitaria o individuale della Sacra Scrittura il Tetragramma è letto solo con gli occhi e con la mente, ma è vocalizzato con la parola "'Adonai".
È questo un altro termine citato nell'Antico Testamento per 439 volte con cui è definito sia il Signore che alcune volte i potenti della Terra.
Dal I secolo d.C., da quando cioè cominciarono ad aggiungersi segni per le vocali alle lettere dei testi biblici ebraici già solo consonantici fino a pervenire alla Bibbia masoretica che fu un fatto compiuto nel X secolo d.C., per ricordare al lettore quando incontrava il Tetragramma di pronunciare al suo posto un'altra parola e precisamente "'Adonai", nei testi sacri fu dato alle lettere di YHWH le stesse vocali di un altro Tetragramma costituito dalle consonanti 'ADNI che è letto 'ADoNaI, da cui è nacque la falsa lettura YHoWaH, mentre, in effetti, la vera vocalizzazione resta incognita.
Il termine "'Adonai", che può avere due forme di scrittura analoghe o come in Giudici 13,8 , vuol dire "mio Signore".
Signore in ebraico è 'Adon come il greco Adonis, che corrisponde alla divinità fenicia Tammuz, mentre in greco è tradotto con Kirios.
Questa di Kirios è parola che ha un pathos particolare che gli viene dal mondo pagano e comporta sempre l'aspetto della legittimità e dell'autorità ed implica il concetto di despota e di padrone di vita e di morte.
Chi si rapporta a lui è come lo schiavo nei confronti del padrone.
Si pensi che l'imperatore Augusto in Egitto (12 a.C.) fu definito "Teos kai kyrios" cioè "dio e signore", così Nerone, e lo stesso Erode il grande fu detto Kyrios.
Pure la parola ebraica o , coglie questo aspetto in quanto vi si trova o ove = , quindi equivalente a che è il radicale del verbo "giudicare, dominare, punire" e anche "contendere".
Se come abbiamo fatto per il Tetragramma YHWH consideriamo precedente nel processo d'elaborazione delle Scritture il libro dell'Esodo rispetto a quello della Genesi, la prima volta che appare il Tetragramma 'ADNI è in Esodo 4,10-13: "Mosè disse al Signore YHWH: Mio Signore 'ADNI, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua. Il Signore YHWH gli disse: Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore YHWH? Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire. Mosè disse: "Perdonami, Signore mio 'ADNI, manda chi vuoi mandare! Allora la collera del Signore YHWH si accese contro Mosè..."
In questo breve brano è da notare.
  • il Signore sia quando parla che quando ascolta è YHWH;
  • Mosè lo chiama sempre e soltanto 'ADNI e n'esalta così la figura di Giudice;
  • il Signore afferma che "Io sarò" ;
  • in tale occasione, dopo che Mosè ribatte insensatamente per la seconda volta con 'ADNI, scoppia la collera del Signore.
In definitiva a questo punto resta nell'idea generale che 'ADNI cioè "'Adonai" evoca l'aspetto di giustizia e punizione e della collera che implica l'ira e la punizione da parte di Dio, mentre YHWH quello già detto dell'aspetto della misericordia.
La prima volta, invece, che si trova "'Adonai" nel libro della Genesi è al capitolo 15; è così che Abram apostrofa YHWH per due volte al versetto 2 ed 8 che gli si presenta sempre e solo come YHWH.
Questo è l'inizio dell'importante capitolo in cui il Signore fa un'alleanza con Abram: "Dopo tali fatti, questa parola del Signore YHWH fu rivolta ad Abram in visione: Non temere, Abram. Io sono ; il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande. Rispose Abram: Mio Signore 'ADNI Dio YHWH, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco.Soggiunse Abram: Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede. Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore YHWH: Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede. Poi lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle, e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore YHWH, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: Io sono il Signore YHWH che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese. Rispose: Signore mio 'ADNI Dio YHWH, come potrò sapere che n'avrò il possesso?" (Genesi 15,1-8)
Qui Abramo non fa l'errore, che abbiamo visto farà poi Mosè di chiamarlo 'Adonai, ma come ho evidenziato nel testo, lo chiamerà 'ADNI-YHWH e così risulta che non evoca alcuna collera, anzi ne discende una alleanza perenne.
Se ne conclude che i due termini in effetti si completano:
È vero che Dio è 'Adonai e può esercitare come e quando vuole il diritto di giudice supremo, ma gli piace anteporre la propria misericordia e longanimità, implicita in YHWH.
Gesù spesso nei Vangeli è usuale che sia chiamato mio Signore, quindi "'Adoni". È da ricordare al proposito il Salmo 110,1: "Di Davide Salmo Oracolo del Signore YHWH al mio Signore 'ADNI: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi" che propose lo stesso Gesù in Matteo 22,41-46, perché i farisei s'interrogassero sulla figura del Messia.
A questo punto propongo quanto dice di specifico il testo dello Zohar.
È quello del Sefer ha-Zohar - Libro dello Splendore o semplicemente Zohar il testo importante della tradizione qabbalistica, si presume di Mosè di Leon, intellettuale ebreo del XIII secolo vissuto in Castiglia nel XIII secolo d.C..
Quel testo, tra l'altro, si interroga su quale differenza ci sia tra "pietoso" e " giudice" e così commenta:

"Tutti i Suoi nomi sono appellativi con cui viene chiamato solo a causa delle creature presenti nel mondo. È questo il motivo per cui, quando la generazione degli uomini è buona egli è chiamato nei loro confronti YHWH, con l'attributo della misericordia, mentre quando la generazione degli uomini è malvagia egli è chiamato 'ADNI, con l'attributo della giustizia; per ogni generazione e per ogni uomo secondo il suo attributo. Ma non si deve così intendere che egli possieda un attributo né un nome conosciuto."

In definitiva, è prerogativa dell'uomo suddividere per cercare di comprendere, ma il Creatore è unico, in sé e possiede tutte le qualità.
Ne discende però che seconda a come l'uomo risponde nell'ambito del prprio libero arbitrio gli sarà rivolta la faccia del Creatore che gli si confà.
Mosè, ad esempio, non ci si deve dimenticare che avendo ucciso un uomo (Esodo 2,12) evidentemente aveva maturato dentro di sé negli anni in Madian la coscienza dell'errore di quel atto, per cui incontrando il Signore esalta in sé l'aspetto della attesa di giudizio e di punizione e l'Adonai con cui egli risponde più volte al Signore indica che risente di tale precedente, pur se il Signore di per sé era e fu propenso a esplicare nei riguardi di Mosè il proprio aspetto di misericordia.
Abramo per contro, che già dalla sua chiamata in Genesi 12 aveva percorso un cammino col Signore ed aveva compiuto opere meritorie, aveva cominciato a comprendere chi è il Signore da quanto già gli ha permesso di compiere fino ad allora, si pensi alla campagna contro i 4 Re e la benedizione da parte di Melkisedek al capitolo Genesi 14, chiama il Signore con entrambi i Nomi-attributi YHWH-'ADNI, perché conscio che nessun uomo è esente da peccato davanti a Lui, ma anche perché sa che è misericordioso.
Si conclude che in effetti una definizione esaustiva di Dio ovviamente non può essere data con la sola Scrittura e che tutta la Torah è una sua definizione che si incrementa con gli altri libri contenuti nella Bibbia.
Descrizione esatta e completa, conclude il Cristianesimo, il massimo cioè che l'uomo in questa terra può conoscere di Lui è il Figlio, infatti, dirà: "Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare." (Matteo 11,27)

Nel pensiero ebraico, comunque, il nome di una persona ha in sé una sintesi potenziale dell'esistenza della persona stessa, una specie d'essenza, di sigillo, quello che i latini dicevano "nomen omen", ossia nel nome un presagio.
Si credeva allora alla forza evocativa della parola, figurarsi quando è pronunciata da Dio che aveva anche potere creativo.
Il nome, quindi, era pensato un poco come un rivelatore dell'anima della persona e capace di evocarne intime qualità.
In un certo senso così YHWH ha il potere di rivelare l'anima nascosta di Dio, almeno nell'aspetto dimensione della compiacenza, grazia e benedizione manifestata al suo popolo, basta a tal fine ricordare la benedizione per il popolo di cui ho detto nel primo paragrafo.
La formula (Numeri 6,24-26) riporta tre volte il Tetragramma:

"Ti benedica il Signore YHWH e ti custodisca.
Il Signore YHWH faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore YHWH rivolga a te il suo volto e ti conceda pace".

Il versetto 27 conclude suggerendo di considerare quelle quattro lettere il suo nome "Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò".
Quindi YHWH è proprio "il mio nome" "Shemì" , dice il Signore, e quel Nome è strettamente legato ad una benedizione!
È, perciò, un nome nascosto alla generalità.
A ciò si riferisce il profeta Isaia (45,15) col dire "Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore."

Il nesso tra Dio, Israele, il Nome e la benedizione è una sintesi che si fa intravedere nel racconto dell'episodio di Giacobbe al torrente Yabbok ove, dopo aver lottato tutta la notte con un uomo misterioso, espressione di Dio, mentre quegli all'alba gli chiedeva di lasciarlo andare, Giacobbe rispose: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!", a questo punto gli cambiò il nome da Giacobbe a Israele, ma Israele proseguì: "Dimmi il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse." (Genesi 32,30)
Quindi il Nome YHWH è strettamente legato alla benedizione del popolo di Dio e, secondo il Talmud, da dopo la distruzione del Tempio del 70 d.C. non fu più pronunciato nei riti ebraici.
Nelle preghiere è sostituito con Adonai cioè il "Signore", mentre fuori della liturgia è detto haShem, "il Nome".

Dopo quel episodio in cui ebbe per nome Israele al capitolo successivo si legge che Giacobbe sul pezzo di terra dove aveva posto la tenda di fronte a Sichem, che poi acquistò dai figli di Camor, "...eresse un altare e lo chiamò: El, Dio d'Israele." (Genesi 33,20)
Se si guarda il testo masoretico quel "El, Dio d'Israele" è scritto nel seguente modo: "'El 'Elohe Ishrael", significato "il Potente, Dio d'Israele" ove appare, o riappare, un termine strano un singolare "'Elohe", come a dire da parte di Giacobbe: i cananei hanno un dio "'El", ma il mio Dio è quello vero, è più potente, mi ha reso vittorioso, e non solo, è unico.
Il profeta Isaia (VIII secolo a.C.) nel riprendere quel termine "'Elohe" lo associa al Tetragramma con queste parole: "Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare, poiché io sono il Signore , tuo Dio , il Santo d'Israele, il tuo salvatore." (Isaia 43,2.3)
Dio, YHWH, ricorda Isaia, ha nominato il popolo d'Israele proprio testimone: "Io , io sono il Signore , fuori di me non c'è salvatore. Io ho annunciato e ho salvato, mi sono fatto sentire e non c'era tra voi alcun dio straniero. Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore - e io sono Dio , sempre il medesimo dall'eternità. Nessuno può sottrarre nulla al mio potere: chi può cambiare quanto io faccio?" (Isaia 43,11-13)
La testimonianza in definitiva è questa, la salvezza avviene attraverso l'ascolto "ho salvato , mi sono fatto sentire ", questa è la chiave di volta... ascoltare!

SIMBOLOGIA LEGATA AL TETAGRAMMA
Ritorno a "Io sono colui che sono" o "Sarò colui che sarò!":

"'Ehiè 'asher 'Ehiè"

Quelle lettere tutte separate tra loro come erano gli antichi testi danno anche un'altra lettura:

"Io Sono Ehiè , nel fuoco vedi Yah ".

Yah , biconsonante composta dalle due lettere ebraiche Yod-Hei è la prima parte del Tetragramma, ma corrisponde simbolicamente all'interezza dello stesso: YH è così già un Nome completo, con quelle due sole lettere è già dare il nome completo YHWH e in questo versetto Esodo 3,14a si trovano per due volte.
Yah in tal guisa, cioè da solo, è usato in Esodo 15,2 e 17,16, in Isaia 12,2; 26,4 e 38,11 e almeno 30 volte nei Salmi.
Lo Zohar fa corrispondere la lettera Yod alla Sapienza, figura del "padre" mentre la lettera Hei è metafora della madre.

Sostiene lo Zohar, "'Elohim" è il nome di Dio quando crea "In principio Dio creò..." (Genesi 1,1), ma YHWH è connesso con la formazione "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu." (Genesi 1,3) eppure anche qui sembra esserci ancora "'Elohim" in quanto "Dio disse..." è , ma lo Zohar lo attribuisce a YHWH.
Ho pensato che è da guardare alle lettere di "Sia la luce! E la luce fu."



Qui, in effetti, come ho rappresentato in azzurro, si trovano accostate per due volte le lettere Yod-Hei che, indipendentemente dalla vocalizzazione, sono comunque le prime due del Tetragramma, che come visto lo rappresentano in toto.
Apro una parentesi necessaria per comprendere la mia ricerca per chi non ha ancora incontrato questa problematica.
Quel pensiero dello Zohar è così una conferma che i Qabbalisti leggono all'occorrenza le lettere isolate coi loro significati assoluti indipendentemente dal valore che hanno nelle parole ove sono inserite.
Nella Home di questo sito, nella colonna a destra ho riportate le icone delle lettere ebraiche, ciccando, s'aprono le relative 22 sintetiche schede che predisposi nel 1996-98 quando definii il metodo poi inserito in "Parlano le lettere" con cui trovo pagine di secondo livello nella Bibbia ebraica secondo le aspettative che espressi in "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche".
Negli anni successivi, prova ne sono gli articoli dell'anno 2005, "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" e "Il cristianesimo di fronte ad una Bibbia segreta", nel campo dell'esegesi cristiana, cercai tracce utili a sostenere l'idea di contenuti nascosti, indagati nel passato dalla Qabbalah, che trovarono spunti mistici, ma senza un risultato a tutto campo sul testo.
Per quanto mi riguarda, invece, il metodo l'ho esteso all'intero complesso delle Sacre Scritture scritte in ebraico e aramaico e, forte della rivelazione di Gesù il Cristo, quelle pagine s'aprono manifestando l'epopea del Messia come ho esposto in "Scrutatio cristiana del testo masoretico della bibbia".

Tornando a "Sia la luce! E la luce fu." , procedendo col mio metodo posso leggere: "Yah fu la luce a portare , Yah era la luce ".
Quindi Yah a Mosè appare nel fuoco che emana luce.
Da qui per i Qabbalisti escono tutte le Sefirot, ampolle d'energia divina formative della realtà del creato.
C'è un'altra lettura che non hanno avuto l'ardire di fare: "Yah è la luce per portarla sarà nel mondo a stare , in un primogenito si porterà nel corpo ", lettura congruente di quella di "spalle" fatta per Esodo 33,23.
Risuonano nella mente le parole del Vangelo di Giovanni al capitolo 1:

1,1 - "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio."
...
1,9 - "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo."

Di certo YHWH è misericordioso, si è attuata la prima parte YH "È stato nel mondo " e stiamo attendendo la seconda WH " ci porterà fuori ".

IPOTESI DAVIDICA
Il graficismo seguente è usato dai cultori della "tradizione" o qabbalah ebraica in quanto esalta certe caratteristiche delle lettere stesse del Tetragramma che verranno utili più avanti.


È da presentare al riguardo un pensiero della Qabbalah sulla lettera "'alef" il primo segno dell'alfabeto ebraico.

Al riguardo osservano che in 'alef ci sono come due Yod , una superiore ed una inferiore rovesciata, divise da una barra diagonale che considerano una lettera ? Waw; e se si sommano i valori s'ottiene 26 (2x10+6) com'è il valore somma del Tetragramma (10+5+6+5).
Seguendo tale idea ne consegue che quella lettera Yod si porterà e compirà una kenosis cioè uno spogliamento, il che induce all'idea della lettera ai Filippesi quando dice: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini." (Filippesi 2,5-7)
Proseguendo poi su tale pensiero anche nella He si può vedere una dalet e una Yod rovesciata:


Quel modo che ho indicato di scrivere con tale grafica pare, allora, proprio voler esaltare le seguenti particolarità:

Si notano tre lettere Yod l'iniziale a sinistra e 2 rovesciate nelle He:


Tre volte l'essenza, la totalità assoluta, fui, sono, sarò, prima ora e per sempre.
Il loro valore somma è 3x10 = 30.
Dopo i due versetti introduttori del capitolo 1 del libro della Genesi, 30 è proprio il numero delle volte che nel corso di quella descrizione della creazione è nominato "'Elohim" e precisamente, 1 volta nei versetti 3, 5-9, 11, 12, 14, 16-18, 20, 22, 24, 26, 29 e 31 e 2 volte in ciascuno dei versetti, 4, 10, 21, 25, 27 e 28.

Tolte le tre Yod si legge, ora in modo evidente:


Queste lettere ci portano inquivocabilmente a due pensieri:
  • due dalet con all'interno una waw sono "amore" "david" , infatti da l'idea di "mano portano nella mano " segno tipico di due innamorati.
  • al nome proprio del Re David il nome del progenitore dalla cui carne uscirà il Messia.
Rammento che il Vangelo di Matteo con particolare tensione evidenzia il nome di David nella genealogia di Gesù proponendo per 3 volte il valore 14 della somma delle lettere di David (4+6+4) con un discorso enigmistico gimatrico di cui ho detto in "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse, annunci del Messia".
In definitiva tutto ciò suggerisce:

YHWH
è amore ,
sarà da David .

Da quelle lettere si ottiene anche, "Iehudì" cioè Giudeo.


IL NOME E IL MESSIA
Per indicare il Tetragramma, senza pronunciarlo, come s'è già detto, è uso dire:

"haShem", , "il Nome".

È da osservare che in ebraico v'è stretta relazione tra Nome e "cielo":

"shemaim"

È così evidente che il concetto di cielo implica la presenza di un plurale di nome, è il luogo dei nomi.
È, però questo di YHWH, che è tradotto convenzionalmente con "Signore" il Nome dei nomi, il più alto che esista.
Questo è il pensiero di Paolo, gran conoscitore e scrutatore delle Sacre Scritture, che nella lettera ai Filippesi presenta una chiara sintesi tra il Nome, il Signore e Gesù di Nazaret che è per lui, e lo attesta con forza, il Messia che attendevano gli ebrei: "...Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre." (Filippesi 2,9-11)
Il Nome dai cieli è sceso sulla terra e risorgendo dai morti è anche sceso nei mondi inferiori secondo le credenze antiche.
Il termine di Messia viene da "Mashiach", parola ebraica dal radicale che vuol dire "ungere" e si scrive sia che .
È da aprire una parentesi per comprendere come esce questo nome.
Tutto è legato a un sogno di Giacobbe che, ottenuta la primogenitura, fuggì a Carran da Labano suo zio per prendervi moglie, e per via fece il famoso sogno di una scala e di angeli che salivano e scendevano dal cielo.
Dio gli parlò e "...Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo... Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo. Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel." (Genesi 28,16-19)
In questa citazione esce la parola olio shemen.
Dopo aver servito Labano, Dio gli si ripresentò in sogno e gli disse: "Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua patria!" (Genesi 31,13)
In questa seconda volta si trova la parola "ungere" quando dice "asher mashachta sham matzevà" cioè "dove hai unto una pietra".
Qui mashachta è seguito da un che sta per avverbio di luogo "là", ma con altra vocalizzazione è il "nome", "Shem".
La parola olio shemen ha come prime lettere quelle di Nome e ha le stesse lettere del numero otto shmone, numero che, finiti i sette giorni, fa aspirare ad un livello superiore, all'inizio di un nuovo ciclo di creazione.
Ha "shemen", poi, lo stesso valore numerico di cielo "shemaim" , perché le lettere che differenziano e sono "Nun" e "Yod-Mem" che hanno lo stesso valore = 50 e = 10+40 = 50.
Questo fatto dell'intercambiabilità della Nun = = con Yod-Mem = , che poi queste ultime sono anche le lettere di "Yam" "mare", verrà ripreso più avanti.
Faccio solo osservare che la Nun in egiziano antico ha come geroglifico un'onda è una energia e Nun è il mare, l'acqua-materia primigenia, un liquido d'energia da cui tutto ha avuto origine ed in cui tutto alla fine s'annullerà; Nun era, infatti, anche un dio, il padre degli dèi.
L'idea che vi sia uno stretto legame tra la divinità e l'acqua continua nell'ebraismo per la parola cielo in cui vi è la parola acqua "maym" oltre che mare "Yam".
Ecco che, prima di avvicinarsi al sacro, occorre il bagno rituale per riavvicinarsi al cielo, idea questa passata con altro significato nel battesimo cristiano in cui nell'acqua "maym" si riceve il cambiamento da parte del fuoco "'esh" di Dio, lo Spirito Santo e ci riunisce ci fa uno col cielo .

S'aggiunge poi che "neshamà" "anima" ha le lettere di "shmone", "otto" e di "shemen", "olio", quindi Cielo, Anima, Otto, Olio si alludono a vicenda.
"Ungere" "meshach" si riferisce all'atto che in passato veniva compiuto su alcune persone - un sacerdote, il re, un profeta - onde santificarle, o su cose - un pilastro, un altare - destinati a compiti specifici legati al Santo, e vi si provvedeva con un olio particolare lo "shemen ha-mishchà" - olio dell'unzione a cui s'univano sostanze aromatiche.
Quel atto sottolineava che scendeva un livello superiore di anima che avrebbe coinvolto con una nascita un nuovo individuo, quello autentico, e visto tutto il complesso che lega olio con cielo, otto e anima, al Nome, quindi a YHWH, perciò con l'unzione si riceve dal Signore il vero nostro carisma che era segreto, celato, ossia il nome che Dio ha pensato nello specifico atto di volontà quando ha formato quel tale individuo.
Particolare attesa era per una figura che rappresentasse l'uomo perfetto, "il più bello dei figli dell'uomo" (Salmo 45,3), quello atteso dalla prima coppia santa e questi è un consacrato come asserisce il Salmo "Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali." (Salmo 45,8)




La decriptazione, che faccio con le regole e significati di "Parlano le lettere" porta inequivocabilmente ad un evento, morte in croce e risurrezione.

"Per amore in croce il giusto porteranno . Lo crocifiggeranno per odio gli empi . Dall'alto così l'inviato Messia afflitto () dai potenti del mondo sarà . L'acqua di Dio gli uscirà . Saranno così risorti i viventi dall'energia della risurrezione . Il Risorto porterà l'energia dalla piaga () da dentro il corpo retto ."

Gesù nella sinagoga di Nazaret, racconta il Vangelo di Luca, lesse il passo del profeta Isaia che parlava proprio dell'olio di letizia: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria." (Isaia 61,1-3)
Arrotolato il rotolo, proclamò: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi." (Luca 4,21) perciò asserì che lo spirito del Signore era su di Lui era consacrato con l'unzione, ossia è il Messia.

La decriptazione di quei tre versetti d'Isaia con le regole di decriptazione di cui ho già detto fornisce questo discorso:

Isaia 61,1 - "Dallo Spirito dell'Unico giudicata è stata che è una perversità l'agire del serpente. C'è stato un consiglio, da Messia il Signore venuto è dal serpente nella carne, dai miseri è in vita, sorge del Potente la grazia, è la virtù dentro alla luce, del Potente il soffio nel corpo esiste, il cuore potente ha versato alla vista, degli schiavi è all'abitazione col corpo, porterà il serpente delle origini a rimuovere dagli esseri viventi, la Parola verserà la legge portandola ai chiusi/prigionieri."

Isaia 61,2 - "Il Potente ha versato dal corpo della Donna la benevolenza, la potenza, il Signore ha portato. È stata recata dalla Madre l'energia per versarla viva al serpente, la maledizione è ad inviargli, si porta dal serpente per la sposa consolare, inizia a casa del serpente ad essere in vita."

Isaia 61,3 - "Dal serpente il fuoco porta in pienezza per la distruzione, giù si è portato per finirlo completamente. Appesa per i viventi la Parola dell'Unico col corpo in croce nella tomba finirà, l'Unico col soffio il corpo risorgerà, in vita invierà la gioia sotto dal Padre, perché si vedrà il cuore al mondo, la stoltezza finirà, lo spavento lo Spirito a spegnere porterà, verserà il serpente fuori dai viventi, inizierà ad esistere del Potente al mondo la giustizia, nei viventi la carità agirà del Signore, con potenza al mondo la croce glorificherà."

Le lettere di "Nome" Shm sono anche nel nome Messia MShYCh e se le si separa da MShYCh in ShM-ChY si trova un predicato del Messia.


Ciò evidenzia che il Nome si vuole manifestare in un Unto, il Messia, il Cristo, infatti, le lettere di "meshiach" sono equivalenti a:

Shem chai "il Nome di vita".

Ne consegue che il Messia è il Nome vivente, evento radicale colto nel cristianesimo in Gesù di Nazaret.
Ciò rafforza l'idea che l'unzione fa rivelare il nome nascosto dell'individuo e che, alla venuta del Messia, col dono della risurrezione ogni vivente sarà a divenire quello che potenzialmente doveva essere nel pensiero divino e si realizzerà l'essere santi annunciato nel libro del levitico:
  • 11,44-45 "Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra. Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo."
  • 19,1-2 "Il Signore disse ancora a Mosè: Parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo."
  • 20,26 "Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei."
  • 21,8 "Tu considererai dunque il sacerdote come santo, perché egli offre il pane del tuo Dio: sarà per te santo, perché io, il Signore, che vi santifico, sono santo."
Propongo, infine un altro interessante accostamento tra Messia MShYCH e un'altra parola importante del Pentateuco, il serpente "Nachash" NCHsh che tenta la prima coppia in Genesi 3,1, che Mosè presenterà al faraone trasformando il bastone in Esodo 4,3, e poi innalzerà come simulacro in bronzo nel deserto contro i serpenti velenosi, Numeri 21,6-9.
I due nomi Messia e Nachash come lettere contengono entrambe le lettere anche se disposte in modo diverso e le lettere restanti la Yod-Mem della prima sono equivalenti numericamente con la Nun della seconda (Nun = 50 e Yod-Mem = 10+40) quindi le due parole per la gimatria hanno proprietà comuni e portano al pensiero che al serpente maligno della Genesi verrà contrapposto un altro serpente benigno, il Messia, farmaco d'immortalità.

= ( = 8) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 40) = 358
= ( = 300) + ( = 8) + ( = 50)         = 358

L'idea evidentemente ha fondamento ed antiche origini, perché Gesù, il Messia, non mancò di farla notare nell'incontro con un capo dei Giudei, Nicodemo, quando disse: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". (Giovanni 3,14s)

ESODO 3 - DECRIPTAZIONE
A conclusione presento decriptato col mio metodo il capitolo 3 del libro dell'Esodo di cui prima riporto il testo secondo l'ultima traduzione C.E.I. a traduzione e poi tutto di seguito il testo di secondo livello che ho ottenuto.

Esodo 3,1 - Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb.

Esodo 3,2 - L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.

Esodo 3,3 - Mosè pensò: Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?

Esodo 3,4 - Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi!

Esodo 3,5 - Riprese: Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!

Esodo 3,6 - E disse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.

Esodo 3,7 - Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze.

Esodo 3,8 - Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Ittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo.

Esodo 3,9 - Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono.

Esodo 3,10 - Perciò va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il mi popolo, gli Israeliti!

Esodo 3,11 - Mosè disse a Dio: Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall'Egitto?

Esodo 3,12 - Rispose: Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte.

Esodo 3,13 - Mosè disse a Dio: Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostripadri mi ha mandato a voi. Mi diranno: Qual è il suo nome? E io che cosa risponderò loro?

Esodo 3,14 - Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono! E aggiunse: Così dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi.

Esodo 3,15 - Dio disse ancora a Mosè: Dirai agli Israeliti: Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

Esodo 3,16 - Và! Riunisci gli anziani d'Israele e dì loro: Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mi è apparso per dirmi: Sono venuto a visitarvi e vedere ciò che viene fatto a voi in Egitto.

Esodo 3,17 - E ho detto: Vi farò salire dalla umiliazione dell'Egitto verso la terra del Cananeo, dell'Ittita, dell'Amorreo, del Perizzita, dell'Eveo e del Gebuseo, verso una terra dove scorrono latte e miele.

Esodo 3,18 - Essi ascolteranno la tua voce, e tu e gli anziani d'Israele andrete dal re d'Egitto e gli direte: Il Signore, Dio degli Ebrei, si è presentato a noi. Ci sia permesso di andare nel deserto, a tre giorni di cammino, per fare un sacrificio al Signore, nostro Dio.

Esodo 3,19 - Io so che il re d'Egitto non vi permetterà di partire, se non con l'intervento di una mano forte.

Esodo 3,20 - Stenderò dunque la mano e colpirò l'Egitto con tutti i prodigi che opererò in mezzo ad esso, dopo di che egli vi lascerà andare.

Esodo 3,21 - Farò sì che questo popolo trovi grazia agli occhi degli Egiziani: quando partirete, non ve n andrete a mani vuote.

Esodo 3,22 - Ogni donna domanderà alla sua vicina e all'inquilina dell sua casa oggetti d'argento e oggetti d'oro e vesti; li farete portare ai vostri figli e alle vostre figlie e spoglierete l'Egitto.

Esodo 3,1 - Si portò a salvare le esistenze dal male entrato. Venne giù l'Unigenito per i lamenti di tutti, nel corpo si portò per strappar via l'angelo. Si portò per porre un freno all'angelo, nei viventi punendolo per il portato opprimere con la superbia. Finalmente uscì, scese per incontrare i fratelli. In un corpo entrò da vestito, aveva deciso di portarvisi a stare dentro l'Unico. Dio entrò in un corpo per entrare dal maledetto nel mondo (dove) sono i viventi; per distruggerlo v'entrò.

Esodo 3,2 - A riportare sarà nei corpi l'Unigenito la pienezza della rettitudine. Fu per la perversità, che il maledetto fu a recare dentro i cuori segnandoli col peccare, che alla fine si portò per spegnerlo. Aveva riempito con l'energia della perversità stando nei corpi ove all'origine si recò entrandovi. L'angelo nel mondo entrò riempiendolo d'energia entrando dentro in azione in un corpo. Dentro una donna si recò. Entrando la riempì d'energia. Ne uscì annullata, rifiutata la rettitudine del Potente.

Esodo 3,3 - E fu ad iniziare l'inganno ad accendere nel mondo. Li iniziò alla rivolta che l'angelo all'Unico reca. Iniziò nei corpi all'origine ad entrare per arrecare ad essere ribelli all'Unico nel mondo. Entrò la sorte del serpente nel mondo; per questi entrò nei viventi l'essere impuro ad agire. Il rifiuto fu dentro ad agire in un corpo nel mondo; lo riempì d'energia entrandovi.

Esodo 3,4 - Ma fu in un corpo l'Unigenito; fu ad entrare per portare nel mondo la rettitudine per castigare il serpente nei corpi desiderandone la fine. Ed il diletto Unigenito, che Dio è, si portò da maledizione a stargli in un vivente. In un uomo portò la rettitudine ad entrare riempiendolo d'energia. Dalla perversità che fu ad iniziare l'essere ribelle i viventi con la risurrezione che uscirà salverà e saranno a ricominciare a vivere con i corpi per l'uscita energia dell'angelo che c'era.

Esodo 3,5 - E sarà a ricominciare a vivere nei corpi la divinità che in tutti verserà nei corpi dentro. Usciranno dal serpente salvati, scalzato sarà stato dalla rettitudine che nei viventi agirà con potenza. Dai corpi, rivelandosi la forza della rettitudine, per le bruciature uscirà; la putredine portata nei viventi all'origine brucerà nei corpi. Verrà il peccare nei viventi bloccato. L'Altissimo sarà a riportare nell'uomo la completa santità di Lui.

Esodo 3,6 - E sarà a ricominciare a vivere nei corpi l'originaria energia che per la rettitudine che c'era di Dio ad uscire fu. Del Padre ci risarà la rettitudine che per il maledetto ad uscire fu; la forza rientrerà nei viventi. Il maledetto che uscito sarà, sarà a scendere in prigione ove ad abbatterlo si porterà Dio. Dal mondo sarà spazzato, abbattuto dentro lo porterà; sarà in un buco completamente il verme arso; gli usciranno dalla bocca lamenti per le portate bruciature. Lo lancerà l'Unigenito dai viventi fuori da dentro nei cuori dove stava la maledizione. La divinità rientrata sarà nei viventi.

Esodo 3,7 - E sarà per l'Unigenito il ribelle con la perversità generata all'origine entrata nei corpi con i guai a finire. Sarà a rivenire in azione l'energia che spazzata dai viventi fu all'origine. La risurrezione dei corpi dentro la vita rialzerà nei corpi. Sarà la vita a riportarsi delle origini in tutti. Scenderà l'oppressione completamente; salvati i viventi nel tempo saranno. Nei viventi il soffio di figli riscorrerà con la risurrezione che sarà recata con la rettitudine, sarà la forza dell'aiuto dell'agire del Crocifisso. Gli saranno a venire nella piaga, al Padre sarà a condurli.

Esodo 3,8 - Li porterà all'Unico nel corpo. Liberati, su sarà ad accompagnare i viventi che gli sono simili che dal nemico saranno stati recisi. Dal mondo in alto tutti porterà a vivere con gli angeli. Usciranno dalla terra entrando in Lui. A Dio dalla terra nel cuore porterà dentro. Gli entrati porterà dal corpo fuori a casa. Dal mondo a Dio nell'Unigenito nel corpo saliranno. Questi dentro al Crocifisso nel grembo li accompagnerà alla porta di casa. Alla distruzione il serpente dai viventi abbattuto avrà recato. Dai viventi uscito per la rettitudine l'angelo si vedrà; lamenti sarà a portare uscendo strappato via. Sarà portata fuori l'origine d'essere ribelli che fu a portare nel mondo. Il Verbo dai corpi questi sarà a recare fuori; in prigione lo porterà a stare. E dal mondo sarà a casa a recare alla pienezza le esistenze.

Esodo 3,9 - Li porterà dal tempo fuori dal mondo. Gli angeli entreranno su a vedere. Verserà tutti i figli che saranno con la rettitudine divina dentro delle origini rientrata. Di Dio saranno portati anche alla vista. Sarà in tutti la forza rivenuta con il vigore. Su beati i viventi saliranno con il corpo a stare. A vivere con il Potente nell'assemblea su saranno i viventi a venire a vivere.

Esodo 3,10 - Ed in azione dal Crocifisso uscirà la potente rettitudine che della perversità delle origini brucerà il vigore affliggendo il serpente che soffiò il male con la perversità che reca la sozzura. Verranno per l'azione i viventi ad essere figli. Saranno risorti i corpi. La divina vita nei viventi scenderà; nei corpi sarà dei viventi.

Esodo 3,11 - Riportata sarà l'originaria vita nei corpi nei viventi con la risurrezione che entrerà, da Dio uscita. Il maledetto nell'acqua bollente sarà; l'Unigenito l'ucciderà con la forza della rettitudine. Sarà Dio ad affliggere il serpente. Col soffio al cattivo per la perversità bruciature l'Unigenito recherà. Riscenderà l'esistenza delle origini. Riverranno figli essendo per la forza della risurrezione dai corpi la maledizione della vita dai viventi scesa; (per cui) con i corpi saranno a rivivere.

Esodo 3,12 - Portati saranno dall'Unigenito dalla vita debole dov'erano all'originaria esistenza per l'agire della vita retta riportata. In questi entrerà la potenza della rettitudine uscita dall'Unigenito portato in croce. Con la rettitudine sarà dall'Unigenito ucciso chi ne bruciò il vigore. Finirà la forza della rettitudine dentro la perversità che scese all'origine ad affliggere tutti nel mondo agendo nei viventi. A vivere tra i viventi giù nel corpo fu in un uomo per servirli. E da inviato venne Dio nel mondo onde fosse il male operare ad uscire; rigenererà questi (i viventi) nel mondo.

Esodo 3,13 - E sarà dall'Unigenito l'inganno bruciato nel mondo con il maledetto da Dio che entrò a starvi con i viventi entrandovi con l'energia. Nel mondo l'Unigenito ad ucciderlo sarà. Da casa dell'Unico dal maledetto il Figlio sarà col fuoco nel corpo. Dio lo porterà al primo essere ribelle per finirlo. Sarà il serpente ad uscire dai viventi con la maledizione che fu il Padre a portargli. A finirlo sarà la rettitudine nei viventi che riaccenderà il vigore con l'energia che c'era alle origini. La potenza che era anelata porterà l'Unigenito nei viventi nei corpi. La potenza sarà nei viventi ad entrare con la risurrezione che in vita li riporterà. A vivere usciranno con l'originaria vita nei corpi. Dèi usciranno i viventi.

Esodo 3,14 - E fu a dire Dio che ad entrare sarebbe stata in un vivente la divinità per salvarli. L'Unigenito al mondo fu ad entrare in una donna nel corpo; da primogenito al mondo fu ad uscire. E fu con l'Unigenito a vivere in un corpo la rettitudine che uscì completamente all'origine per (a causa di) l'essere ribelle. Del Potente con il Figlio che fu in Israele da primogenito esistette dei delitti la grazia. Fu di Dio ad ristare la rettitudine in un vivente.

Esodo 3,15 - E fu l'Unigenito vivendo nel corpo a testimoniare che Dio al mondo c'era ai viventi, che dal maledetto l'avrebbe salvati con la rettitudine entrata. A tutti diceva che di Dio il Figlio era. Era il principe di Dio che era al mondo per portar fuori il maledetto che ci stava (in quanto) il Padre di finirlo era anelante. La divinità al mondo fu per la prima (volta) dentro al corpo ad entrare d'un vivente. Il maledetto che nel mondo stava s'era giù a prendere portato (onde) la maledizione fosse spazzata versandogli a casa della risurrezione il vigore. L'angelo sarà dalla divina forza della rettitudine nei viventi colpito; entrando la risurrezione lo reciderà. Per l'azione potente nei viventi portata, questi uscirà. Puri i corpi risaranno dal serpente delle generazioni in giro.

Esodo 3,16 - Del serpente, arso dall'Unico in un buco, il soffio finirà; venuto nei ceppi tra i lamenti sarà per la risurrezione dei corpi. Dio porterà l'origine dell'essere ribelle alla fine. Il maledetto, nei viventi essendo stato della perversità l'origine, nel mondo sarà per il Padre finito con la forza della rettitudine che nei viventi invierà nei corpi l'Unigenito. A rientrare la divinità sarà; il maledetto che fu dal Padre, dal corpo uscirà dei viventi. Sarà giù in prigione ad aspettare la forte azione che abbattendosi lo distruggerà. L'essere ribelle rassegnato alla punizione, completamente sarà. Verrà così nei viventi portato dall'Unigenito alla fine; fuori si vedrà uscire dall'azione per il fuoco. E sarà la potenza d'una retta vita dentro i viventi a riscendere; con i corpi saranno a rivivere.

Esodo 3,17 - Li condurrà l'Unigenito vivi col corpo dall'Unico in alto; dal mondo verranno, retti vivi nel seno. Angeli saranno i viventi su con il corpo a stare i viventi con Dio; nell'Unigenito nel corpo saliranno dal mondo. Così, gli angeli a vedere inviati saranno. Ed entrati a chiudersi nel Crocifisso saranno portati dal mondo all'Unico vivi con il corpo a stare ed entreranno al volto. Nel (Suo) corpo questi saranno portati. Nel mondo l'annunciò che sarebbero stati portati ad entrare e che sarebbero stati dentro condotti nel foro. Saranno a Dio nell'Unigenito nel corpo a salire. Questi dentro il Crocefisso chiusi nel cuore li porterà; s'insinueranno nel Risorto.

Esodo 3,18 - Porterà la risurrezione; dal seno porterà la potenza. Rovesciandola il serpente arderà. A casa dall'Unico tutti verranno condotti. Questi, versati tra gli angeli saranno per la rettitudine divina da Dio nei viventi guizzata. La rettitudine nei viventi scesa nei corpi sarà ai viventi a recare l'origine dell'amarezza a finire. Nei viventi la divinità sarà riportata; la forza della perversità del maledetto sarà uscita. Nell'aldilà saranno a stare i viventi tra gli angeli. Avverrà che li porterà dal tempo fuori; finirà per la rettitudine entrata l'angelo. Dall'Unico Dall'Unicole generazioni rette nel terzo (giorno = l'ottavo, il terzo dalla creazione dell'uomo), finiti i giorni, vivranno a casa rivestiti a banchettare. E sacrificato nel mondo il serpente dal Signore; in Dio entreranno a stare tra gli angeli i portati.

Esodo 3,19 - E ad incontrarlo saranno per starne alla conoscenza tutti essendo (ormai) retti, essendoci stato il rifiuto in forza del Crocifisso all'angelo. Dall'origine nell'oppressione i viventi vivevano per i serpente anelanti su con i corpi di stare a vivere dal Potente. Entreranno camminando portati dal Potente Padre a stare che ha fatto cascare le catene del mondo.

Esodo 3,20 - E con la risurrezione, il serpente strappato sarà; dall'Unigenito tutti saranno aiutati (in quanto) sarà riportata ad entrare la rettitudine che stava nel Crocifisso (questa) sarà a rivenire nei viventi giù nei corpi. Sarà nei viventi dentro per la rettitudine il serpente abortito. Riverranno ad essere felici. L'Unico a vedere da risorti entreranno un mattino a casa portati e fratelli con il corpo saranno per la rettitudine agli angeli. Sarà con la risurrezione il vigore rivenuto con la rettitudine nei viventi.

Esodo 3,21 - Ed angeli del Crocifisso tutti saranno a venire per la grazia rientrata in azione nei viventi. Usciranno questi dal mondo da dentro le rovine dai lamenti, dall'angustia in cui erano stati a vivere portati. Nell'esistenza la rettitudine che è del Crocifisso il serpente avrà arso finendolo. Verrà il serpente in una fornace (dove) ne sarà abbattuta la vita.

Esodo 3,22 - Porterà la distruzione al serpente nel mondo l'Unigenito; con la risurrezione dal mondo salverà i colleghi dalla perversità ed i viventi da (essere) pellegrini finiranno. A casa saranno del Crocifisso ad entrare. Il maligno dalla rettitudine a far perire portato in tutti sarà. Da questi uscirà la vergogna che viveva per il serpente in tutti e risorti dai morti a vivere in alto da figli staranno. Così i viventi porterà in alto il Figlio alla fine a stare. Retti i viventi porterà dagli angeli su del Potente; integri verranno su con i corpi a stare a vivere.

CONCLUSIONE - IL PERCORSO DELL'ESSERE
Per chi crede in Dio la propria esistenza è uscita da Lui.
Lui, quella esistenza la porterà a rientrare in Lui dopo che l'individuo avrà esplicitato al meglio tutto il proprio potenziale che ci fa caratterizzare come unici e per cui ci ama.
Saremo, quindi, perfetti in Lui e vivremo con Lui che è il nostro amato.
Questo è il viaggio del nostro essere.

La fonte di tutto ciò che esiste è l'Essere assoluto.
Da Lui il nostro essere esce per portarsi nel mondo .
Questa è una lettura delle 4 lettere di .
Nel mondo però esiste la perversità .
Per l'essere è una calamità .
L'amato però sarà nel mondo per portarci fuori .

Questa è la lettura finale di e calza a meraviglia con la decriptazione di Esodo 3.
Così la lettera Yod fa una discesa e una risalita, quest'ultima grazie al Messia: "...nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo." (Giovanni 3,13)
Una storia quella della Yod simile a quella che i qabbalisti traggono da alcuni versetti del Cantico dei Cantici ove avevo già visto una allegoria sul nome YHWH che ho evidenziato in forma midrashica in "Cantico e Tempio di Salomone: Inni al nome ineffabile".
Iniziano con l'osservare il versetto 1,5 "Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come i padiglioni di Salma."
Questo "sono" li porta a pensare a Lui, il Signore.
Questa bruna che è bella è scritto:

Shecorà anì ven'avà



ed evidentemente leggono: "la nera io sono che reca l'energia di Lui ", è come un indovinello.
Chi è colei che è nera, scritta con inchiostro nero, che indica "io sono" e reca la Sua energia?
Concludono che questa è proprio la lettera Yod, quella grande maiuscola, il porto di partenza.
Passano quindi al versetto 7,1: "Volgiti, volgiti, Sulammita, volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti. Che ammirate nella Sulammita durante la danza a due schiere?"
Quelle quattro parole ripetute "volgiti" "shuvy", che traducono con "torna" li ha interrogati e propongono "...non leggere "Shuvy" = torna, ma torna Yod "Shuv Yod" .
Vi sono poi a mio parere altre tracce:
  • le quattro volte di "Shuv Yod" sono divise in due parti di due ciascuna dalla parola la Sulammita che richiama la parola Shalom pace, ma non lo è;
  • si parla di una danza a due schiere con lettere eguali a quelle usate nel versetto 18 nel racconto dell'episodio del vitello d'oro in Esodo 32.
Se consideriamo che la Yod sta compiendo un viaggio, lei cerca la pace, ma tocca il fondo e si rende conto che pace non è, perché invece è è però "uscita dalla similitudine () col Potente la sua vita sta per finire ".
È la situazione di Dante nella Divina Commedia: "Nel mezzo del cammin di nostra vita. mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita..." e l'anima si rende conto che sino ad allora è andata dietro a falsi idoli.
La Yod per ritrovare se stessa deve fare una conversione un altro "torna torna", dicono perciò i qabbalisti deve passare come 4 mondi... due in discesa e due in salita.
Sono due letture di YHWH la prima da destra a sinistra, la discesa da Y verso l'ultima H, e la seconda in risalita dall'interno dell'ultima H alla Yod iniziale.
Così le varie H, questa volta 4, percorse due in discesa e due in risalita, le Yod sono quelle all'interno delle H stesse e le H divengono così per lei 4 Dalet, porte da passare.
Ciò è chiaro riprendendo la simbologiadel paragrafo "Ipotesi davidica".

percorso di andata
percorso di ritorno

Ogni Dalet è una invocazione al Diletto della Yod di passare per amore le prime due per amore terreno e le ultime due per amore divino.
"Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti! Io sono per il mio diletto e la sua brama è verso di me. Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi... Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi; mio diletto, li ho serbati per te..." (Cantico dei Cantici 7,10-14)
Il capitolo 8 del Cantico finalmente c'è l'incontro con l'amato:
  • 8,5 - "Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto?"
    Adesso la Yod è uscita, infatti non è più , ma .
  • 8,6 - "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore".
    È stata vinta la morte.
  • 8,14 - "Fuggi, mio diletto , simile a gazzella o ad un cerbiatto, sopra i monti degli aromi !"
Ora la Yod è finalmente col suo diletto, quindi riappare "mio diletto" , pronta a nuove avventure nell'eternità con Lui.
Quei monti degli aromi ci dicono due cose:
  • uscita dalla contesa , in cielo , cioè la grazia è ritrovata.
  • ripartorita (), la Yod abita in cielo , è nata la seconda volta.
Amen.

a.contipuorger@gmail.com

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