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EL SHADDAI, IL PETTO GENEROSO E SAN GIUSEPPE, IL NUTRIZIO
di Alessandro Conti Puorger

IL DIO NUTRIZIO
Ho preso per patrono e per intercessore il glorioso San Giuseppe e sono particolarmente affezionato alla figura del "fedele nutrizio e custode" della Sacra famiglia, padre putativo di Gesù e sposo della vergine Maria.
Il mio pensiero corre spesso a questo grande santo nascosto, ma importantissimo che nella Famiglia di Nazaret in modo silenzioso, ma efficace ha fatto le veci di Dio Padre ed è Patrono della Chiesa Universale (8 Dicembre 1870, Pio IX, con Decreto "Quemadmodum Deus").
Al riguardo n'è prova la rubrica "San Giuseppe" in cui ho già inserito vari miei articoli che lo riguardano in qualche modo. Ho avuto però ora l'impulso d'interrogarmi su quale aspetto di Dio Padre, tra tutti i nomi e i titoli che Questi ha ricevuto negli scritti dell'Antico Testamento, fosse il più consono da avvicinare alla figura di San Giuseppe.
Al riguardo, in primis è da considerare che su San Giuseppe, nel n° 2 dell'Opera "Discorsi" di San Bernardino da Siena (Massa Marittima 1380 - L'Aquila 1444, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori) si traggono questi preziosi pensieri e considerazioni.

"Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall'eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (Matteo 25,21). Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l'uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza. Infatti egli segna la conclusione dell'Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso. Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l'ha portata al massimo della perfezione..."

San Bernardino sottolinea proprio l'aspetto di fedele nutrizio e custode, protettore di Gesù bambino - fanciullo - adolescente, pedagogo, illuminato nelle funzioni di sposo e di padre da particolari grazie di Dio.
Ciò ha colpito in passato i pensieri dei padri e del popolo di Dio tanto che finalmente, anche se tardivamente, la Chiesa sentì la necessità d'affermarlo in modo esplicito.
Pio XI, infatti:
  • nell'allocuzione del 21 aprile 1926 ha insegnato come il titolo di patrono della Chiesa appartenesse a S. Giuseppe già dal tempo in cui era Capo della S. Famiglia.
  • nell'allocuzione del 19 marzo 1928 ha sostenuto la superiorità di S. Giuseppe su S. Giovanni Battista e S. Pietro.
  • nell'allocuzione del 19 marzo 1935 mostrò la connessione di S. Giuseppe con l'Unione Ipostatica, da cui deriva la sua potenza d'intercessore.
  • nell'Enciclica "Divini Redemptoris" del 19 marzo 1937 propose S. Giuseppe come modello e patrono degli operai.
  • nell'allocuzione del 19 marzo 1938 estese all'intercessione di S. Giuseppe il titolo di "onnipotente".
Quindi intercessore onnipotente nei riguardi del figlio, perché se riterrà di presentargli una richiesta che ha valutato opportuna il figlio non gliela negherà.
Ora "Onnipotente" è la qualità di Dio che l'Antico Testamento in ebraico indica come "Shaddai", perciò è da sondare a pieno tale aspetto.
Da qui questo studio - meditazione.

LA MERCABAH - LA GLORIA DEL SIGNORE
In primo luogo, per iniziare a parlare di "Shaddai" , parola ebraica che nella Bibbia ebraica definisce un aspetto di Dio, in genere come dicevo tradotta in italiano con "Onnipotente", è da tenere presenta la visione del carro di fuoco, teofania che presenta il profeta Ezechiele al capitolo 1 del suo libro inserito nella Bibbia ebraica quale terzo libro tra i "Profeti posteriori". (Vedi: "Il carro di fuoco di Ezechiele: ufo e/o macchina del tempo?")
Tale termine "Shaddai", infatti, si trova in questa teofania al versetto 23.

Fuoco che protegge Israele La prima immagine che appare in visione al profeta è una grande figura di fuoco: "...ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinio di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente." (4)

Quei due elementi, "una grande nube e un turbinio di fuoco" paiono voler ricordare la colonna di nube e di fuoco dei tempi dell'Esodo che precedeva, guidava e proteggeva Israele!
In sintesi il "Fuoco che protegge Israele " è "Shaddai" è, come vedremo, il Dio dei patriarchi che torna per un nuovo Esodo, per ricondurre a Gerusalemme gli esuli di Babilonia.
Ogni volta che occorre che avvenga un movimento fisico o spirituale importante del popolo di Dio, si presente Dio stesso in tutta la sua Onnipotenza.
La sua manifestazione percepita dallo spirito profetico è definita la sua "Shekinah" o "presenza".

Il profeta comincia poi a distinguere i dettagli.

"Al centro apparve la figura di quattro esseri animati... avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali..." (5-6)
Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo... (8)
Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva
  • fattezze d'uomo ('Adam );
  • poi fattezze di leone ('Arieh ) a destra,
  • fattezze di toro (Shur ) a sinistra
  • e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila (Nashoer )." (10)
Col mio modo di affrontare i segni dell'alfabeto ebraico anche singolarmente come icone, ("Parlano le lettere") quelle lettere mi suggeriscono un messaggio:
  • "'Adam" "In un uomo,
  • "'Arieh" , l'Unico in un corpo sarà ad entrare ,
  • "Shur" , un fuoco porterà nel corpo ,
  • "Nashoer" , l'energia per la risurrezione dei corpi ."
In questi esseri Tetramorfi alcuni hanno visto la figura mitica della Sfinge, ma in una sintesi tra quella greca e quella egizia:
  • faccia d'uomo,
  • ali d'aquila,
  • corpo anteriore di leone,
  • posteriore di toro.
Il significato di Sfinge pare venire dall'egizio šps-nh e sarebbe "immagine vivente", in cui il geroglifico che raffigura il leone è spesso considerato immagine della Sfinge stessa .
I faraoni erano immaginati come viventi che adoravano Ra e le sue manifestazioni solari.
(Ad Amarna c'è pure un'immagine di Achenaton a forma di sfinge che adora Aton il dio Sole.)

La patristica ha accostato quelle figure ai 4 evangelisti:
  • il leone a Marco, per Giovanni Battista "Voce di uno che grida nel deserto", quindi, come il ruggito di un leone;
  • l'uomo-angelo a Matteo, perché mette in risalto l'umanità del Cristo, il "Figlio dell'Uomo", e tra i Vangeli mette più in luce la figura di San Giuseppe;
  • il toro-bue a Luca, simbolo del sacrificio di Zaccaria che apre quel Vangelo;
  • l'aquila con Giovanni, perché quel Vangelo vola alto con visioni teologiche.
Quel fuoco che emette il carro ricorda anche il roveto ardente di Mosè, infatti, "Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori" (13) è come di "scintille nella stoppia".

Quei quattro esseri avevano ciascuno "una ruota al loro fianco" una "ruota in mezzo a un'altra ruota. Potevano muoversi in quattro direzioni...
lo Spirito ruach
dell'essere vivente hachaiah
era nelle ruote ba'opannim ." (14-20)
È proprio un'immagine del Vivente; in questo senso colpisce con l'affinità all'idea del nome egizio di Sfinge.
Le ruote "ba'opannim" sono il mezzo usato perché "dentro l'Unico portino in persona () a stare tra i viventi ", quindi Maria, Giuseppe, gli apostoli, i cristiani in genere, in cui vi è lo Spirito del Vivente.

Sopra le ali di quegli esseri, i cherubini, che si muovevano, vi era un firmamento, "raqia'" , come quello che Dio creò nel secondo giorno, una volta trasparente, come una carlinga di aereo, ed "il rombo delle ali" era "simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente" ... (23) e "il tuono dell'Onnipotente" è "qol Shaddai" , la Sua voce.
Questa descrizione, che pare proprio volerci far immaginare Dio in tutta la sua possanza, sta presentando, appunto, una manifestazione di "El Shaddai" infatti, in estrema sintesi, si parla di un fuoco , di mani d'uomo, e poi c'è IHWH la cui iniziale è .
Il particolare delle mani d'uomo comporta l'idea di cosa fa una mano in senso positivo, lavora, aiuta, protegge, prende per mano e... San Giuseppe così fece con Gesù e la Santa famiglia.
Ecco, infine che si manifesta la massima espressione visibile di Dio, la gloria del Signore e non a caso è proprio in figura d'uomo: "Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane... dai fianchi in su... come l'elettro e... dai fianchi in giù... come di fuoco... circondato da uno splendore... simile a quello dell'arcobaleno... Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore..." (26-28)
Questi per il cristianesimo è la figura, in forma gloriosa, di Gesù, il Cristo Risorto, il Figlio di David, che ricevette in modo ordinato quel titolo entrando nel mondo tramite la sposa e il riconoscimento di figlio da parte di San Giuseppe.

Come vedremo proprio questo brano d'Ezechiele che accosta lo spirito dell'Essere Vivente con Shaddai, fa sì che spesso nella Qabbalah questi due termini "'El Chai", il Vivente e "'El Shaddai", l'Onnipotente siano correlati.

Le quattro facce rivolte ai quattro punti cardinali sono state accostate anche gli elementi primigeni - Aria, Acqua, Fuoco, Terra - e sono state riferite ad attributi divini:
  • l'aquila a simboleggiare la sapienza, sottile come l'aria;
  • il toro la potenza, la forza materiale, la terra;
  • il leone la giustizia che come il sole che splende su buoni e cattivi;
  • una faccia d'uomo in quanto tra le creature solo l'uomo può manifestare l'amore, quindi, l'acqua che raffigura l'amore materno tenero ed avvolgente, le acque del parto.
'EL SHADDAI NELLA TORAH - L'ESPERIENZA DEI PATRIARCHI
Il testo non pone dubbi, chi parlò ad Abramo è il Signore, che nell'ebraismo, per non nominarlo, leggono Hashem, il Nome, o Adonai, ma che è:

IHWH .

Questi lo chiamò, ed ecco le prime parole di quando gli parlò per la prima volta:

"Il Signore disse ad Abram: Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò." (Esodo 12,1)
Di fatto, in primo luogo, Dio nei confronti di Abram si propone come Padre.
Chiede di seguirlo in luogo del padre terreno, di affidarsi a Lui.
La prima esperienza che ha fatto di Lui Abram è che Dio è Padre.
Abram si fida, accetta la sua "paternità", vale a dire d'essere istruito da Lui.
Il testo al versetto Genesi 12,4 annota "...Abram aveva 75 anni..."
Abram così sperimenta e supera il primo test "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me..." (Matteo 10,37a)
Abramo, grazie il "sì" alla chiamata, diverrà Padre della fede.

Accadono fatti, tra cui una guerra, ov'è evidente l'aiuto del Signore nei riguardi di Abram e della sua causa.
Al capitolo 15 della Genesi il Signore gli si presenta in questi termini: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". (Genesi 15,1b)
Il fatto che il versetto inizia con un "Non temere" è stato motivo d'osservazione ed è stato concluso che in quella guerra contro il male Abram avrà pure ucciso, quindi si domandano i rabbini, forse aveva ben ragione di temere Dio.
La risposta a questo pensiero da parte di Dio è però comunque, "Io sono il tuo scudo" "'Anoki magen lak".
Dio di fatto conferma la propria funzione di padre nei riguardi di Abram, è il suo tutore, il pedagogo nella fede ed è lo stesso, che per la tradizione indurrà poi a far scrivere Mosè nel libro del Deuteronomio "...non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio..." (Deuteronomio 1,17) vale a dire Abramo è giustificato perché il suo tutore, il suo scudo, prende su di sé il peso dei suoi eventuali errori.
Abramo per il Signore , allora, non era entrato ancora nella maggiore età della fede ed, appunto per ciò, la responsabilità dei suoi comportamenti è presa dal tutore.
San Giuseppe del pari è stato lo scudo di Gesù sino alla sua maggiore età ed ha portato felicemente il suo non facile compito.

Al capitolo 17 della Genesi il Signore gli si presenta.
Chi parla è ancora Hashem, IHWH e il testo subito annota che Abramo ha 99 anni: "Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse..." (Genesi 17,1a)
Sono passati 24 anni, ed Abramo nel rapporto con Dio Padre è cresciuto.
Ha superato da molto tempo nel cammino con Dio la "bar-mitzvah" "figlio del precetto" quella situazione che nell'ebraismo si consegue a 13 anni e un giorno onde il ragazzo è considerato come adulto ed esce dalla responsabilità del padre nei riguardi dell'osservanza religiosa.
È anche la data della pubertà.
Di fatto il Signore, ora, lo considera maggiorenne nella fede, infatti, gli si ripresenta così:

"Io sono Dio onnipotente" 'Enì 'El shaddai

e prosegue:

"hitehallek lepanai woeheieh tamim ", cioè "cammina davanti a me e sii integro." (Genesi 17,1b)

Prima era Dio che camminava davanti ad Abram, ora Abram può andare avanti e Dio lo seguirà!
Abramo, grazie alla chiamata e all'insegnamento di "Shaddai" diverrà il Padre della fede, figura di San Giuseppe che portò alla fede di ebreo adulto Gesù, "autore e perfezionatore della fede." (Ebrei 12,1)

Ma c'è di più che collega Shaddai a San Giuseppe!
Dirò poi qualcosa più avanti su quel "Enì 'El shaddai", ma tali lettere ebraiche, inquadrate in questo discorso della crescita si possono vedere così, finora "Sono stato io , Dio , le mammelle " a cui, sottinteso, sinora sei stato attaccato.
Vale a dire ti ho tenuto e tu sei stato attaccato a me come un bimbo a sua madre, ma d'ora in avanti sei in grado di cammminare da adulto nella fede davanti a me.
"La parola ebraica Shad", infatti, è una mammella di donna e può essere il plurale come in "Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre." (Salmo 22,10)
Un po' come in effetti suggerisce Mosè quando discute con Dio prima del miracolo delle quaglie e dice: "L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: Portatelo in grembo, come la balia porta il bambino lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri?" (Numeri 11,12) cioè, in effetti, Sei tu che devi allattarlo!
Sei tu "Shaddai" e non io!

Di fatto, il fedele nutrizio, San Giuseppe allattò col latte spirituale della fede solida ricevuta dai Patriarchi, il figlio Gesù, la discendenza promessa ad Abramo, e l'introdusse ordinatamente come ebreo nel mondo, lo fece circoncidere, gli insegnò a leggere la Torah, gli fece imparare il mestiere e, soprattutto, propose una positiva figura di "Padre", divenuta tanto importante per Gesù che, come vero uomo, aveva pur bisogno d'esempi concreti su cui elaborare concetti.
Il discorso prosegue: "Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto. Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò." (Genesi 17,1-5)
Gli cambiò nome e sarà padre!

Dirà Gesù "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò". (Giovanni 8,56)
Ciò fa guardare al nome di Abram ove in effetti le lettere di padre "'ab" ci sono, ma vi sono accanto le lettere che vengono ora separate da una per formare il nuovo nome Abraham tradotto in Abramo.
Abram, vecchio ormai di 99 anni, sarebbe stato ormai destinato col suo corpo alla putrefazione, collegabile in ebraico col radicale , onde questo inserimento porta a far pensare che da "padre di vermi " diverrà Abramo, , "Abraham" "padre con corpo aperto alla vita ".
La circoncisione, di cui dopo parlerà quel brano, attesta con un segno nella carne, l'avvenuta apertura del nome di Abram, cioè l'avvenuta uccisione del verme, per consentire una rinascita e l'uscita di un popolo.
Quel verme è il peccato primigenio, quello che in modo allegorico Adamo ingoiò col frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, ma che il serpente, nemico dell'uomo, aveva bacato.
Vale a dire è da considerare che Abramo ha ormai conseguito l'istruzione direttamente dal Signore che come pedagogo gli ha insegnato a vivere, insegnamento che per la fretta della prima coppia era mancato ad Adamo.
Abramo ha così ora mangiato dell'albero del bene e del male che gli dava Dio stesso da mangiare, ma in modo corretto.
Più avanti, in Genesi 22 in occasione dell'episodio del sacrificio d'Isacco, come vedremo, Abramo dovrà superare anche il test sul figlio: "chi ama il figlio... più di me non è degno di me". (Matteo 10,37b)

Nel medesimo capitolo 17 del libro della Genesi, nella stessa occasione di quando Dio come "'El Shaddai" ad Abramo cambiò nome, accadde che:
  • 15 - cambiò il nome anche a Sara, "Dio aggiunse ad Abramo: Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più Sarai, ma Sara."
  • 19 - diede il nome ad Isacco, "E Dio disse: No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui."
È interessante che San Paolo quando ricorda questi fatti compiuti dal "'El Shaddai" nella lettera ai Romani scrive, parlando di Abramo: "Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza. Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara. Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento." (Romani 4,19-21)
Quel "capace" è scritto dunatos, termine che il testo greco del Vangelo di Luca, come vedremo, opportunamente traduce come l'Onnipotente.
Il testo della Genesi poi non segnala esplicitamente che Dio apparve ad Isacco sotto l'aspetto di "'El Shaddai", ma Isacco lo nominerà così quando benedisse Giacobbe che partì per cercare moglie in Anatolia dai parenti di laggiù, dicendo: "Ti benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga una assemblea di popoli." (Genesi 28,3)

La volta successiva che appare la definizione "'El Shaddai" tradotta con "Dio onnipotente" è quando Dio con quell'appellativo si presentò a Giacobbe così: "Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo benedisse. Dio gli disse: Il tuo nome è Giacobbe. Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele sarà il tuo nome. Così lo si chiamò Israele. Dio gli disse: Io sono Dio onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi. Il paese che ho concesso ad Abramo e a Isacco darò a te e alla tua stirpe dopo di te darò il paese". (Genesi 35,9-12)
Ecco che Dio anche nel presentarsi a Giacobbe con questo nome di "'El Shaddai" segnala l'avvenuta emancipazione di Giacobbe, sigillato anche questa volta dal cambiamento del nome e dalla promessa di una numerosa discendenza.
Quando si presenta, in concomitanza il grembo di moglie di un qualche patriarca, viene riempito col dono di un figlio.
In conclusione, fin qui nel racconto del libro della Genesi "'El Shaddai" è caratterizzato dal cambiare e dare i nomi, segnalando una crescita del soggetto Abram in Abramo, Sarai in Sara, Isacco, Giacobbe in Israele, benedicendoli e promettendo una discendenza.
Ogni volta che viene dato un nome dal Signore è quindi implicita l'esplicitazione di una precipua proprietà di 'El Shaddai.

Guardiamo ora a cosa ci dice il Vangelo di Matteo: "Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". (Matteo 1,20s)
Egualmente in quel Vangelo segnala una crescita di Giuseppe che viene investito della figura di vice padre, promette una discendenza e dà Lui, Dio stesso, quindi 'El Shaddai, il nome di Gesù al Figlio che deve nascere.

Nel libro dell'Esodo al versetto 6,2 si ha una conferma che Dio apparve ai patriarchi con quel nome di "'El Shaddai" celando ancora la denominazione di IHWH, infatti dice:

"Dio parlò a Mosè e gli disse: Io sono il Signore!
Sono apparso ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe
come Dio onnipotente ,
ma con il mio nome di Signore non mi sono manifestato a loro."

Vediamo ora se questa idea trova qualche altro appoggio nel prosieguo del testo della Genesi.
In tale libro, infatti, si trovano altre due citazioni di "'El Shaddai" da parte di Israele:
  • quando parla ai figli che debbono ritornare a portare Beniamino dal vicerè d'Egitto che non sapevano fosse il loro fratello Giuseppe: "Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino." (Genesi 43,14) Ove Israele implora di Dio gli conservi la moltitudine di figli che gli aveva dato;
  • quando Israele, nel benedire i figli prima di morire, benedice Giuseppe: "Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente - egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo ." (Genesi 49,25)
    Questa seconda citazione è importante, perché in modo esplicito ci porta al collegamento del nome "Shaddai" con le mammelle che cita alla fine del versetto e dell'utero che sottintende la Sua misericordia.
"Shaddai" pur se ha le... "mammelle" è aspetto maschile della divinità, mentre l'utero che rappresenta la misericordia (in ebraico misericordia ed utero hanno stesse lettere) è aspetto femminile, perciò nella Sacra Famiglia si può associare chi protegge il divino infante, Giuseppe, a Shaddai e la Shekinah a Maria.
Spesso, peraltro, si trova nella Qabbalh "Shaddai 'El Chai", "Shaddai il Dio vivente" ed El-Chai è considerato simboleggiare l'elemento "maschile" all'interno della divinità ed il suo contraltare "femminile" è la Shekinah.

Questa coppia divina è conosciuta come "El-Chai-Skekinah" (Scholem).
Nel racconto Zohar, la coppia divina protegge le coppie degli sposi, e regala dignità ai rapporti fisici ben ordinati dando loro anche una valenza mistica.
La coppia ebraica di marito e moglie si sentono, allora, nell'atto matrimoniale pienamente in affinità con la coppia superiore.

Amuleto portafortuna con la scritta Shaddai Nella Torah la citazione di Onnipotente "Shaddai" si trova complessivamente 9 volte di cui, come abbiamo visto, per 6 volte nel libro della Genesi, per 1 volta nel libro dell'Esodo, e per altre 2 volte pressoché con identiche parole nel libro dei Numeri nella bendizione del profeta straniero Balaam chiamato per maledire Israele: "Oracolo di Balaam, figlio di Beor, e oracolo dell'uomo dall'occhio penetrante; oracolo di chi ode le parole di Dio e conosce la scienza dell'Altissimo, di chi vede la visione dell'Onnipotente, e cade ed è tolto il velo dai suoi occhi." (Numeri 24,3s e 16)
Qui la notazione sull'Onnipotente è accoppiata alla definizione dell'Altissimo, altro termine usato nella Torah per indicare Dio.
In definitiva Onnipotente, il Poderoso, il Sostenitore, Colui che nutrisce.

E'LION NELLA TORAH
Nel libro della Genesi il titolo di Altissimo è ricordato 4 volte nello stesso episodio.
Il primo che usa il termine "'El E'lion" , tradotto con "Dio Altissimo", e per due volte, è Melchisedek, il re di Salem, che incontra e benedice Abram dopo la vittoria sui 4 re che avevano attaccato i territori dove stava il nipote Lot.
(Vedi: "Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia" articolo in .pdf in "Attesa del Messia")
Nel racconto di Genesi 14,18-22 "'El E'lion", infatti, è citato quelle 4 volte in questo modo:
  • una volta in 18.19, "Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio Altissimo e benedisse Abram con queste parole..."
  • due volte in 20 "Sia benedetto Abram dal Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio Altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Abram gli diede la decima di tutto."
  • una volta in 22 quando Abram accoglie tale definizione e risponde nel seguente modo al re di Sodoma che voleva lasciargli il bottino di guerra, "Ma Abram disse al re di Sodoma: "Alzo la mano davanti al Signore, il Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra..."
"Altissimo" poi si ritrova due volte nel libro dei Numeri nei versetti già segnalati 24,3s e 16 della benedizione di Balaam associato al termine Onnipotente.

La settima ed ultima volta che "'El E'lion" è richiamato nella Torah è nel libro del Deuteronomio nella benedizione di Mosè quando dice "Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti." (Deuteronomio 32,8) ove si può vedere un cenno ai popoli di Genesi 10 all'episodio della torre di Babele in Genesi 11 ove Dio scese a confondere le lingue.

In ebraico "E'l" è "l'alto, il di sopra" e il radicale è del verbo "salire, montare" da cui "E'lion" "eccelso, superiore, Altissimo".
Onde non vi siano dubbi Melchisedek precisa "Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra".
Si tenga però conto che già da solo + "in alto sta " o meglio chi "in alto esiste " o il più "alto essere " di per sé può tradursi Altissimo.
Interessante è che questa parola è capace di eccitare l'immaginazione.
Se la si considera, infatti, come composta - , tenuto conto che = si può associare la seconda parte a "ionah" che può voler dire sia "violenza, forza", sia "colomba". ed allora "'El E'lion" , allora è il "Dio che fa alzare la colomba" il che comporta tanti risvolti nel pensiero biblico a partire dal diluvio dell'Antico Testamento fino al battesimo di Gesù nel Nuovo Testamento.
Tenuto poi presente che la lettera come segno grafico ha in sé il significato di vedere salire o scendere (Vedi scheda della lettera "sade" cliccando nella colonna qui a destra) ecco che da è facile passare mentalmente a Sion la rocca di Gerusalemme, quindi, al Tempio in cui si insediò l'Altissimo sede della "colomba" figura dello Spirito Santo, luogo della Shkinah per tanto tempo.
Tra l'altro Dio Altissimo "'El E'lion" ci porta alla visione apocalittica di "Dio dall'altro sarà a portarsi con gli angeli ".

'EL SHADDAI NEGLI ALTRI LIBRI DELLA TENAK
Registro in questo paragrafo l'apparizione del termine "Shaddai" negli altri libri dell'Antico Testamento del canone ebraico, cioè i libri della Bibbia prodotti sin dalle loro origini in ebraico o aramaico.
La prima volta fuori della Torah che si ritrova l'Onnipotente "Shaddai" è nel libro di Rut quando le donne di Betlemme dicevano: "È proprio Noemi! Essa rispondeva: Non mi chiamate Noemi, chiamatemi Mara, perché l'Onnipotente mi ha tanto amareggiata! Io ero partita piena e il Signore mi fa tornare vuota. Perché chiamarmi Noemi, quando il Signore si è dichiarato contro di me e l'Onnipotente mi ha resa infelice?" (Rut 1,19-21)
Noemi, infatti, era partita anni prima da Betlemme "piena", perché col marito 'Elimelek e due figli Maclon e Chilion, ma torna "vuota", perché i maschi di casa sono tutti e tre morti, ed ormai il suo seno ormai è arido essendo anziana.
Ecco che anche qui il nome "Shaddai" in qualche modo è collegato alla fertilità.
L'accompagna la giovane Rut una delle due nuore vedove.
Dio saprà poi come ricompensare la fede di Noemi e Rut dando a Rut una discendenza da Booz, antenato di Giuseppe, come ricordato dal Vangelo di Matteo 1,5; Luca 3,32.

Poi "Shaddai" lo ritroviamo per ben 30 volte nell'antico libro Giobbe, in 5,17; 6,4; 8,3; 8,5; 11,7; 13,3; 15,25; 21,15; 21,20; 22,3; 22,17; 22,23; 22,25; 22,26; 23,16; 24,1; 27,2; 27,10; 27,11; 27,13; 29,5; 31,2; 31,35; 32,8; 33,4; 34,10; 34,12; 35,13; 37,23; 40,2.
Giobbe, privato dei figli, caduto in malattia, messo alla prova, si mantiene fedele, discute col Signore e la conclusione è che viene reintegrato nella sua pienezza.
Il versetto 29,5 rafforza l'idea del collegamento dell'Onnipotente con l'essere prolifici: "quando l'Onnipotente era ancora con me e i giovani mi stavano attorno..."
Da citare sono anche:
  • 32,8 - la sapienza è dono di Shaddai: "Ma certo essa è un soffio nell'uomo; l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente."
  • 33,4 - infatti "Lo spirito di Dio mi ha creato e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita", il soffio dell'Onnipotente, che è sapienza, di fatto è vita, ritorna l'accostamento con "'El Chai".
  • 35,13 - è attento ai nostri bisogni "Certo è falso dire: Dio non ascolta e l'Onnipotente non presta attenzione".
Si può concludere che il dono dei figli è espressione di sapienza e di vita di Shaddai che ascolta le richieste rette dell'uomo.
Nel caso specifico di Giuseppe 'El Shaddai porta il dono della progenie che a lui, vergine, dona un figlio, nel contempo gli ha donato sapienza, scienza e ingegno, insomma "tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio" ed ha prestato a lui e alla sua famiglia grande e continua attenzione, parlandogli tante volte in sogno e avvertendolo sempre dei pericoli.

Abbiamo poi tre citazioni nei Salmi: 68,15; 91,1; 147,5.
Interessante è che:
  • nel primo si trova un accostamento di Shaddai con la colomba: "Mentre voi dormite tra gli ovili, splendono d'argento le ali della colomba, le sue piume di riflessi d'oro. Quando disperdeva i re l'Onnipotente, nevicava sullo Zalmon." (Salmo 68,14.15)
  • nel secondo si trovano assieme più definizioni di Dio,come ho evidenziato: "Tu che abiti al riparo dell'Altissimo (E'lion ) e dimori all'ombra dell'Onnipotente (Shaddai ), di' al Signore (IHWH ) Mio rifugio e mia fortezza (mia roccia ), mio Dio ('Elohi ), in cui confido". (Salmo 91,1s)
  • nel terzo è associato alla Sapienza, "Grande è il Signore, onnipotente, la sua sapienza non ha confini." (Salmo 147,5)
Nei profeti, infine, si trovano 4 citazioni, precisamente in: Isaia 13,6; Ezechiele 1,24 e 10,5; Gioele 1,15.
In quei versetti Isaia e Gioele collegano "Shaddai" col giorno del giudizio e Ezechiele nelle sue visioni della "mercabah" il rumore nel movimento è come visto "tuono dell'Onnipotente" (1,24) che altri non è che "Il fragore delle ali dei cherubini" (10,5).

Per quanto riguarda l'Altissimo è interessante il versetto del Salmo 82,6 "Io ho detto: Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo."



Usando i criteri del metodo "Parlano le lettere" eseguendo una decriptazione lettera per lettera ottengo:

"Io Sono disse: dal Crocefisso sarà la divinità ad uscire, un mare verrà d'acqua portato dal Figlio; sarà ad innalzare la colomba, la sposa anelata."
Questa è la dimostrazione: "Io Sono disse : dal Crocefisso sarà la divinità ad uscire , un mare verrà () d'acqua portato dal Figlio ; sarà ad innalzare () la colomba () la sposa () anelata ()."

L'ONNIPOTENTE E L'ALTISSIMO NEI VANGELI DEL NUOVO TESTAMENTO
La sola volta che si trova Onnipotente nei Vangeli è in quello di Luca ove tale termine è messo in bocca a Maria quando proclamò il Magnificat: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome..." (Luca 1,49)
Onnipotente in quel testo in greco è "dunatos" dunatoz.
(Dio, infatti, conosciuto con moltissimi nomi nell'Antico Testamento - YHWH, YHWH 'Elohim, YH, 'Elohim, 'El, 'El Shaddaj, E'lijon, 'Eloah, Adon, Adonay, che nel Nuovo Testamento in greco è Dio=Theos, Signore=Kurios, Signore=Despotes, Potenza=Dinameos, Benedetto=Eulogetou, Onnipotente=Dunatos e Pantokrator, Altissimo=Upsistou, Iah=Yahvé.)

Certo, grandi cose ha fatto in Lei l'Onnipotente, perché in linea con le prerogative specifiche che quel nome, "Shaddai", sottende nella Torah in particolare nella benedizione del seno e dell'utero o grembo nell'oracolo di Balaam, s'è procurato addirittura il figlio da una madre vergine e da un padre vergine.
Nell'annuncio dell'angelo alla vergine Maria poi si trova per due volte il termine di Altissimo.
Gabriele disse, infatti: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine." (Luca 1,31-33)
Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".
Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio." (Luca 1,35)
Sotto l'aspetto della generazione terrena "il trono di Davide suo padre" viene a Gesù tramite il davidico Giuseppe come riconosciuto dagli evangelisti Matteo e Luca.
Ecco che la sintesi dello Spirito Santo, la colomba dell'Altissimo, si presenta in tutta la sua potenza nel seno della Vergine e provoca l'incarnazione del Figlio opera completa della Trinità.
Non solo, ma di fatto copre anche Giuseppe ,che si sveglia e diviene d'un colpo sposo di Maria e padre di Gesù come nel sogno gli disse l'angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa... Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù." (Matteo 1,20s).

Nello stesso capitolo 1 di Luca ove Maria proclama il Magnificat, quando Zaccaria proclama il "Bendictus", tra l'altro, dice del figlio Giovanni: "E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade..." (Luca 1,76)
Ai pastori "...la gloria del Signore li avvolse di luce" e gli angeli cantavano "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". (Luca 2,9-14)

Nel Vangelo di Luca l'Altissimo è citato ancora due volte:
  • da parte dello stesso Gesù, quando dice:" Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo..." (Luca 6,35)
  • da parte di uno spirito immondo che stava per essere cacciato, "Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!" (Luca 8,28); come nel parallelo "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo?" (Marco 5,6)
In definitiva i Vangeli sottolineano:
  • l'opera in Maria è opera dell'Onnipotente;
  • Gesù è l'Altissimo;
  • lo riconoscono anche i demoni!
Nel battesimo di Gesù, episodio che tutti gli evangelisti riportano, è attestato unanimemente ed inequivocabilmente che si vide "...lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui..." è il Figlio di Dio, è l'Altissimo. (Giovanni 1,32)

Dio Altissimo è richiamato poi in:
  • Lettera agli Ebrei 7,1 - Dove è citato il versetto Genesi 14,18s.
  • Atti 7,48 - "Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo."
  • Atti 16,17 - "Essa seguiva Paolo e noi gridando: Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza."
Il termine Onnipotente, poi si trova altre 10 volte nel Nuovo Testamento di cui una volta nella 2Corinzi 6,18: "...e sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente" e per 9 nel libro dell''Apocalisse, ove è sottolineato l'aspetto del concretizzarsi delle visioni dei profeti e del giudizio, precisamente:
  • Apocalisse 1,8 - "Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!"
  • Apocalisse 4,8 - "I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!"
  • Apocalisse 4,17 - "Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno."
  • Apocalisse 15,3 - "cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello: Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti!"
  • Apocalisse 16,7 - "Udii una voce che veniva dall'altare e diceva: Sì, Signore, Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!"
  • Apocalisse 16,13s - "Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demoni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente."
  • Apocalisse 19,6 - "Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente."
  • Apocalisse 19,15 - "Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente."
  • Apocalisse 21,22s - "Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."
SUL NOME "SHADDAI"
Il significato di "Shaddai" è assai discusso.
La traduzione in greco detta dei Settanta spesso propone "Dio Onnipotente per "El Shaddai".
Rimanendo strettamente alle lettere ebraiche una possibilità c'è che derivi dal radicale verbo con lettera "Sin" anziché "Shin" che si trova usato in:
  • Isaia 28,24 - "Ara forse tutti i giorni l'aratore, rompe e sarchia la terra?" e qui l'aratore e arare è le stesse lettere di Carpentiere.
  • Giobbe 39,10 - "Potrai legarlo con la corda per fare il solco o fargli erpicare le valli dietro a te?"
  • Osea 10,11 - "Èfraim è una giovenca addestrata cui piace trebbiare il grano. Ma io farò pesare il giogo sul suo bel collo; attaccherò Èfraim all'aratro e Giacobbe all'erpice ."
Verbo quindi legato col lavorare la terra, ma con una operazione successiva a quella dell'aratore.
La terra non lavorata, i campi della steppa o sterpaglia è peraltro detta "sadoeh" anche lei con lettera "Sin" , onde erpicare è come mettere mano, la lettera "dalet" , infatti, è a forma di mano, per lisciare, l'incolto che viene prima aperto dall'aratro.
Nell'idea di "Shaddai" vi è perciò non tanto l'idea di distruttore, ma del lavoratore dei campi che con la sua mano, cioè col suo intervento può rendere fecondo ciò che non lo è.
Poi, quel termine , come di Carpentiere, ci porta a pensare alle mani di Giuseppe che migliorano la materia adeguandola alla necessità dell'uomo producendo pregiati lavori e che insegna l'arte al figlio di Dio.

La lettera Shin da sola, spesso, è usata come abbreviazione del pronome relativo "chi, che" "'asher" ed ecco che ad esempio si può immaginare che seno, mammella shad si possa considerare "shad" come "che sbatte ", perché "dalet", la parola che in ebraico indica porta, è come una mano aperta a forma di battente, anta di una porta, che comunque appunto sbatte, batte.
Questa mano può anche dire alt, quindi, opporsi, ed in tal caso che diviene "shed" vuol dire demonio ed è tale "che impedisce ", vale a dire è d'impedimento, che si oppone.
Con questo discorso della lettera "she" usata anche come pronome relativo il termine "shaddai" si potrebbe considerare così composto: + .
In ebraico, peraltro, "daì" significa "quanto basta, il bastevole, il sufficiente, la giusta misura", onde "shaddai" sarebbe "che basta ", quindi tutto e solo ciò che è necessario, che ha in sé il tutto, quello che serve a se stesso e agli altri da cui anche Onnipotente può calzare come significato nel senso che ha in sé tutta la potenza o potenzialità che gli serve per sé e per ciò che ha creato.
Colui che è sufficiente per poter dare qualunque cosa di cui si necessita e per donare la Sua misericordia, osserva il maestro Rashi (acronimo di Rabbi Shalomon ben Isaac un davidico che visse in Francia 1040-1105, noto commentatore biblico ebreo).
Il seder dell'hagaddah della Pasqua ebraica prevede un canto che ricorda le tappe della salvezza, il "Daienù", che ad ogni versetto ripete il ritornello "Questo ci sarebbe bastato, ci sarebbe bastato. Questo ci sarebbe bastato, ci sarebbe bastato, ci sarebbe bastato, ci sarebbe bastato dajenu, dajenu, dajenu...", cantato anche nelle celebrazioni pasquali cristiane.

I versetti di quando Israele rimanda i fratelli dal viceré d'Egitto con Beniamino per riaver libero Simeone "Israele loro padre rispose: Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quel uomo: un po' di balsamo, un po' di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle. Prendete con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un errore. Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quel uomo. Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quel uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino." (Genesi 43,11-14) hanno ispirato un commento.
Viene infatti osservato che pur se s'è fatto tutto quello che occorreva per raggiungere un risultato necessita sempre comunque pregare.

Il Dio Onnipotente "'El Shaddai" vi conceda ora che avete il denaro, il dono e vostro fratello Beniamino (Bershit Rabbà 91.11) non vi manca nulla oltre la preghiera. Io pregherò per voi (Rashi). Come affermano i saggi (Talmud Sanhedrin 44b) si deve sempre pregare affinché non accadano disgrazie (Rabbenu Bekhayé).

Nel Talmud si trova che "Shaddai" + sta per "mi dai she 'amar l'olamo "cioè "Colui che ha detto basta al suo mondo" in quanto "Quando Dio stava creando il mondo, ha interrotto il processo a un certo punto, ponendo come un ostacolo alla creazione di raggiungere la piena realizzazione, e quindi il nome incarna la potenza di Dio che fermò la creazione."
Ecco che, allora, i rabbini hanno commentato su quei versetti in cui parla Israele immaginando che in effetti dicesse: "quello che ha detto al mondo 'Basta' ora dica 'Basta' alle mie disgrazie, perché non ho avuto tregua fin dalla mia giovinezza con Esaù, Labano, Rachele, Dina, Giuseppe, Simeone ed ora anche Beniamino. (Tankhumà cap. 10 Rashi)
La Qabbalah peraltro immagina "Shaddai" come una forza che limita il campo del creato onde Dio possa far sussistere altro diverso da sé, una specie di forza al contorno, come se tutto fosse avvolto in una membrana.
Traccia di un'idea del genere si trova nel libro di Giobbe "Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde". (Giobbe 38,11)

È stato anche suggerito che il termine possa avere i seguenti collegamenti, peraltro associabili alla tradizione di Abramo a cui per primo Dio si presentò come "'El Shaddai":
  • "Dio dei monti", con riferimento alla parola accadica "shadù" "montagna" e "shadda `U o shaddû`" "montagna-abitante", uno dei nomi di Amurru.
  • Shaddai era nella tarda età del Bronzo era una città Amorrea sulle rive del fiume Eufrate il Tel ETH-Thadyen: "Thadyen" oggi in arabo onde forse El Shaddai era il "Dio di Shaddai".
L'ipotesi che sia anche il Dio della fertilità per il riferimento ai seni è comunque anche possibile.
Si pensi alle dee della fecondità Astante, Artemide.
Nelle religioni delle origini la morfologia del territorio poi era fondamentale; ad esempio un posto con due colline come fossero il seno di una grande madre, i dirupi al lato che scavavano come un corpo e tra le gambe divaricate c'era la valle del "santuario" forse con una sorgente, e per di più ove si poteva trovare della pietra dura era il posto ideale per immaginare il "sacro". (Vedi: "Attorno al Santuario vicino all'Oreb, la montagna di Dio")

Sugli stipiti delle porte degli ebrei si trovano degli astucci detti "mezuzah" su cui spesso sono incise, o in rilievo, le lettere ebraiche di "Shaddai" .
Dentro vi è una pergamena "kasher" arrotolata con riportato i brani di Deuteronomio 6,4-9 e 11,13-21.
Questo ultimo appunto termina con la prescrizione del Signore; "Queste mie parole... le scriverai sugli stipiti (mezuzoth) della tua casa e sulle tue porte, perché i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro, siano numerosi come i giorni dei cieli sopra la terra".
Ecco che la tradizione midrashica considera il nome "Shaddai" come un acronimo così costituito appunto dalle prime lettere:
  • di "shomer" "custode, custodire";
  • di "daletot" "porte";
  • di "Ishrael" "Israele".
Il custode delle porte d'Israele Onde "Shaddai" è il "custode delle porte d'Israele".
Col già accennato metodo di "Parlano le lettere" si perviene allo stesso risultato senza necessità di ricorrere all'acronimo, cioè "Che alla porta sta".
Tenuto conto che infatti diviso in lettere separate + + :
  • che
  • alla porta
  • sta.
Il libro dell'Esodo, ci dice: "Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte." (Esodo 14,21) è lei che mette in rotta i nemici, Esodo 14,24.
È la colonna di fuoco che protegge Israele .
San Giuseppe peraltro è l'uomo illuminato che a protezione sta della Sacra Famiglia.

'EL SHADDAI È PRESENTE ALLA NASCITA DEL MESSIA
Il creato secondo la Qabbala, come ho già accennato, è come avvolto da una membrana di fuoco che lo separa e lo protegge e ne assicura l'esistenza.
C'è una luce un fuoco che a proteggerlo sta.
Questa membrana produce come un cerchio che l'avvolge.
Il valore gimatrico delle lettere che formano la parola Shaddai è:

= ( = 10) + ( = 4) + ( = 300) = 314

Interessante è che il 314 ricorda le prime cifre del famoso numero irrazionale p greco = 3,14 che è formativo del cerchio.
Onde Shaddai è il cerchio dei cerchi, il perfettissimo.
Sulle culle le mamme ebree spesso mettono un segno di protezione con la scritta "Shaddai" ad auspicare la protezione di IHWH sulle proprie creature onde formi come un cerchio di protezione.
C'è poi un altra interessante combinazione gematrica, vale a dire connessa con il valore numerico delle lettere che formano la parola.
Il neonato "yeled" , con valore delle lettere pari a 4+30+10 = 44 corrisponde numericamente alla somma dei valori:

- del Padre "'Ab"     = =   2+1 =  3
- della madre "'Am" = = 40+1 = 41
                                                    44
Tale fatto m'ha portato a riguardare ai Vangeli della natività nel preciso momento dell'annuncio dell'avvenimento della stella dei Magi sulla culla.
In Matteo la stella dei Magi che erano "Goim", cioè stranieri, è una luce del Signore, la sua gloria; è la mercabah incendiata dal fuoco di 'El Shaddai: "Una luce alla porta stava ".
'El Shaddai con tutta la sua gloria era su quel luogo e indicava il Figlio di Dio.

Leggiamo i brani:
  • Matteo 2,9 - "...Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino."
  • Luca 2,9-16 - "Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce... è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli... Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia."
La lettura del brano di Luca sottolinea un segno che era chiaro evidentemente al lettore del tempo ancora più che a noi oggi:

"Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" e trovarono "Maria e Giuseppe e il bambino".

Trovarono un padre, la madre con suo neonato, ma presente nella pienezza della sua gloria "'El Shaddai".
Tali elementi forniscono questo risultato:

- il padre "'Ab"       =   =   2+1            =    3
- la madre "'Am"    =   = 40+1            =   41
- il neonato "yeled" = = 4+30+10      =   44
- Dio "'El"               =   = 30+1           =   31
- "Shaddai"            = = 10 + 4+ 300 = 314
                                                                 433

Gli stessi numeri sono però capaci di indicare il luogo, la casa, del Figlio di Dio, il Messia:

- casa (con le lettere è luogo ) =                                    2
- Figlio "Ben"                            =    = 50 + 2        =   52
- Dio "'El"                                 =   = 30+1           =   31
- Messia "Meshiach"                 = =  8 +300+40 = 348
                                                                                  433

Accade poi anche che quegli stessi numeri riescono ad esprimere un'altra espressione significativa:
È Lui "L'Unico Dio, Gesù"
- Unico                   =          =                                1
- Dio "'El"               =        = 30+1                  =  31
- Gesù "Yehoshua'" = = 80+300+6+5+10 = 401
                                                                            433

NELLA TRADUZIONE DEI SETTANTA
C'è chi ha verificato i brani della traduzione in greco detta dei Settanta corrispondenti a quelli in cui nel testo ebraico appare il termine Shaddai. (Vedi: Nicola Martella, "Potente (Dio)", "Manuale Teologico dell'Antico Testamento" - Punto A Croce, Roma 2002, pp. 227s) pervenendo ai seguenti risultati.
  • Nella Torah vi sono versetti in cui la Settanta tradusse "'El Shaddai" semplicemente con "Theós" "Dio", come se "Shaddai" non ci fosse o fosse solo un rafforzativo trascurabile di "'El" "potente" e precisamente: Genesi 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; Esodo 6,3; Nuumeri 24,4-16.
    - Il primo versetto in cui "Shaddai" ricorre da solo è in Rut 1,20s e viene tradotto con "hikanós" "sufficiente [a se stesso]".
  • In Giobbe la traduzione appare differenziarsi:
    • nei versetti 5,17; 11,7; 22,17; 22,25; 23,16; 27,11; 27,13; 32,8; 33,4; 34,10; 34,12; 35,13 "Shaddai" è tradotto con "pantokrátÿr" (da "pan" "tutto, ogni" e "krataiós" o "kraterós" "forte, robusto, vigoroso, potente"), in italiano creatore.
    • nei versetti 6,4; 6,14; 8,3; 8,5; 13,3; 21,20; 22,3; 22,23; 22,26; 24,1; 27,1; 31,35 è tradotto semplicemente con "Kyrios".
    • in 15,25 viene amplificato in "Kyrios pantokrátÿr".
    • in 21,15; 31,2; 40,2 con "hikanós".
    • in 27,10 il solo pronome.
    • in 29,5 niente.
    • in 37,23 non appare e "pantokrátÿr" è spostato al versetto precedente.
  • Nel resto dell'Antico Testamento ricorre quanto segue:
    • in Salmo 68,14 = LXX 67,15 non c'è "pantokrátÿr".
    • in Salmo 91,1 = LXX 90,1 per "Shaddai" c'è "Dio del cielo".
    • in Isaia 13,6 c'è solo "Dio".
    • in Ezechiele 1,24 "Shaddai" non viene tradotto.
    • in Ezechiele "'El Shaddaj" è tradotto con "Theòs Saddai".
    • in Gioele 1,15 non è tradotto.
"IO SONO" STA ALLA NOSTRA PORTA
La porta è un elemento di separazione che consente in modo fisico di esprimere la volontà di stare appartati e di evitare altre compagnie o di far entrare quanto o chi indesiderato almeno in quel momento, o infine per protezione da chicchessia.
Fatte le debite differenze in senso sociale e spirituale esistono egualmente porte che si possono aprire e chiudere nei riguardi del prossimo e di Dio.
In genere l'individuo è portato alla disponibilità verso gli altri, ma "cum grano salis", perché frenato dal fatto che se tu dai una mano poi ti prendono tutto il braccio... insomma siamo frenati da un latente egoismo.
Per quanto riguarda il rapporto con Dio, fatte le debite eccezioni, nella migliore delle ipotesi il rapporto è limitato ad atti e preghiere rituali in momenti determinati.
Ciò premesso ecco che l'uomo s'è creato un ambito in cui c'è una porta chiusa a chiave che può aprire e chiudere su questioni vitali, ma di cui forse spesso non trova nemmeno più la chiave.
Ciò nonostante, il prossimo e Dio sono fuori.
Attendono, però, che s'apra quella porta.
I primi spesso per necessità mentre Lui, Dio, che non ha bisogno di nulla, per farci crescere nell'amore e proteggere la nostra esistenza dallo spirito malvagio con cui ci pare che conviviamo benissimo, ma che è entrato e sta con noi a porta chiusa ed è pian piano divenuto il padrone di casa.
Questa allegoria della porta è quindi importante e da tenere presente.
Abbiamo visto, infatti, che "'El Shaddai", Dio Onnipotente è molto legato al concetto di porta, perché protegge le case d'Israele.
Ossia Israele si è reso conto che Dio lo protegge, esperienza però che può essere di tutti.

Nella Bibbia vi sono vari episodi espliciti che ci parlano chiaro di questa protezione.
Il primo per importanza in senso assoluto è quanto avvenne in occasione della decima piaga che preparò la Pasqua che in Egitto liberò Israele dalla schiavitù.
"Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. Prenderete un fascio d'issopo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire... A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto..." (Esodo 12,21-29)
Ci sono le porte c'è un segno di volontà di richiesta di protezione è c'è Dio che protegge.

Poi nel racconto allegorico del libro della Genesi si trovano vari episodi:
  • "...pose ad oriente del giardino di Eden i Cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita." (Genesi 3,24)
    L'uomo viene cacciato dal giardino, ma di fatto l'atto sancisce la volontà dell'uomo di separarsi per essere indipendente ed affermare la propria volontà e mentre sembra che sia Dio che chiuda una porta è l'uomo che se la chiude dietro.
    Davanti a quella porta c'è il fuoco dei Cherubini e dietro la porta c'è l'Essere ; è "Shaddai" .
  • "...il Signore chiuse la porta dietro di lui. Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra." (Genesi 7,16s)
    Si è al momento del racconto del diluvio.
    Il Signore protegge Noè e chiude addirittura Lui stesso la porta dell'Arca!
  • "...Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente; quanto agli uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta." (Genesi 19,10s)
    Il Signore in figura di tre uomini apparve ad Abramo, poi due di loro andarono a distruggere Sodoma e Gomorra, ma prima salvarono Lot, il nipote di Abramo, quindi c'è questo episodio, quegli uomini sono..."Dio" chiudono loro la porta di Lot e con un abbaglio accecarono chi lo infastidiva.
Abbiamo già osservato come "'El Shaddai" sia molto collegato alla fertilità.
Al riguardo è da ricordare Anna che impetrò al Signore la nascita d'un figlio, e benché sterile nacque il profeta Samuele.
In relazione a tale idea di Shaddai ed agli stipiti delle porte ha senso sottolineare la notazione in 1Samuele 1,9 "Anna, dopo aver mangiato in Silo e bevuto, si alzò e andò a presentarsi al Signore. In quel momento il sacerdote Eli stava sul sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore."
Elì era come un angelo di "'El Shaddai" intervenne e le disse, versetto 17, "Và in pace e il Dio d'Israele ascolti la domanda che gli hai fatto."
Le lettere ebraiche del racconto proviamo ad attribuirle al Signore, allora:
  • Eli ha le stesse lettere iniziali di "Altissimo" e stesso significato;
  • Il sedile è allora un "trono";
  • stava agli stipiti "mezuzat" del Tempio di IHWH.
Era una mezuzat vivente, era un sacerdote di IHWH, rapppresentava "Shaddai" "un illuminato che alla porta stava " del Tempio.
Nell'articolo "Le Miriam della Bibbia e nella tradizione (Prima Parte)" e "Le Miriam della Bibbia e nella tradizione (Seconda Parte)", articolo in .pdf nella rubrica "Vangeli e Protovangeli" ho tra l'altro presentati decriptati quei versetti che ci portano alle vicende del Messia, come è evidente dallo stralcio che riporto.

Samuele 1,9 - E completamente versò nelle midolla l'energia. Entrò in un fratello nel corpo a stare l'Unigenito. In una grotta fu primogenito di una sposa ad uscire. Dentro alla luce il Potente nel mondo si recò. In un fratello in povertà alla fine entrò. Portò l'Altissimo ad uscire la rettitudine nel mondo. L'energia fu nel 7° (giorno) del Potente ad uscire dal trono. Dall'alto a vivere Questi si recò. Colpirà finirà nel mondo con la forza della rettitudine il serpente il Signore.

Samuele 1,17-18 - E per spazzare l'angelo l'Altissimo si recò a stare in un primogenito a vivere in un corpo. La potenza della rettitudine fu da potente fuoco al serpente a recare da vivente per portargli della maledizione la forza. In Israele fu dal drago a venire. Lo brucerà alla fine con la potenza della rettitudine. Dell'Unico il Principe la distruzione al serpente la fine dal seno da vivente gli porterà... e finirà l'origine della ribellione che nei viventi scese da donna. Il soffio per strapparlo via della rettitudine con la grazia dentro in azione fu ad inviare. Fu per ardere completamente il serpente la rettitudine al mondo da Donna partorita. Nei corpi la rettitudine la perversità finirà. Per mangiarlo si portò in persona a stare nel mondo. Il rifiuto fu al mondo a portargli. Del serpente dal mondo il peccare sbarrerà.

La figura di Elì che parla con Anna che poi pronunziò il suo famoso cantico ci porterà poi alla profezia compiuta in Maria di Nazaret al suo "Magnificat" e all'incontro della Sacra Famiglia con l'anziano Simeone nel Tempio.

Altri accenni del Signore che sta alla porta si trovano in:
  • Sapienza 6,12-14 - "La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca. Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano. Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta."
  • Salmo 118,19s - "Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore. È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti."
  • Salmo 147,12s - "Alleluia. Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion. Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli."
Il Vangelo di Giovanni sottolinea per due volte al capitolo 20 che Gesù, il Risorto, venne a porte chiuse:
  • Giovanni 20,19 - "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!".
  • Giovanni 20,26 - "Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi!"
Il Risorto dalla porta fu nel cenacolo; è "Shaddai!"

D'altronde Giovanni è uso far simboli con le lettere.
Si pensi ai Vangeli che preparano la Pasqua:
  • Samaritana, cap. 4 da Gesù è "l'acqua = che zampilla per la vita eterna";
  • Cieco nato, cap. 9, "sono la luce del mondo".
Questi due segni tra l'altro preparano a far concludere che Lui Gesù è Il Nome "ha Shem", mentre il brano della risurrezione di Lazzaro, il terzo segno pasquale, al capitolo 11 dello stesso Vangelo al versetto 25 poi ci fa concludere nella sintesi di una lettura nuova del Nome Shem :

"Io sono la risurrezione e la vita ",
cioè "io sono" IHWH il Nome.

C'è poi un Salmo il 24 che riguarda la Liturgia di ingresso nel Santuario in cui IHWH entra nel Tempio.
Salmo 24,1 - Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti.
Salmo 24,2 - È lui che l'ha fondato sui mari e sui fiumi l'ha stabilito.
Salmo 24,3 - Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Salmo 24,4 - Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno.
Salmo 24,5 - Egli otterrà benedizione dal Signore e giustizia da Dio sua salvezza.
Salmo 24,6 - Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Salmo 24,7 - Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.
Salmo 24,8 - Chi è questo re della gloria? Signore forte e valoroso, il Signore valoroso in battaglia.
Salmo 24,9 - Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.
Salmo 24,10 - Chi è mai questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Le porte si debbono alzare per fa entrare il Signore della Gloria è Lui 'El Shaddai.
Nel testo ebraico Signore è ripetuto 6 volte e 1 volte c'è la parola Dio , al versetto 5 ove si trovano anche le lettere del nome di Gesù in nostra "salvezza".
Decriptati col mio metodo quei 10 versetti ci parlano del Cristo come si può leggere qui appresso.

Salmo 24,1 - In un nato si portò nel sangue.
A vivere in questo portò nel corpo la potenza.
Il Signore entrò in terra, si portò dai viventi per accompagnarli.
Indicò ad una famiglia che il Potente si portava.
Fu una luce sulla casa a stare della famiglia ove entrò.

Salmo 24,2 - Così fu che Lui dall'alto nei giorni visse.
Fu in pienezza per aiutare il mondo a recarsi dall'alto.
Un angelo a chi lo partorì portò indicazione.
Fu la rettitudine a recare degli angeli da inviato nel mondo.

Salmo 24,3 - Un vivente fu.
Fu dall'alto ad entrare ad abitare nel mondo in un corpo il Signore.
Si portò tra i viventi a stare colui che è la speranza.
In un vivente dentro il luogo del Santuario recò.

Salmo 24,4 - Un puro ci fu.
La rettitudine del Verbo fu tra i viventi a portare, dentro per aiutare nel cuore, da dentro una donna.
Nei corpi rifiuterà con una energia bruciante di Dio la distruzione che l'angelo superbo aveva recato.
Si portò il serpente ad incontrare nel settimo (dei giorni).
Dai viventi il verme uscirà.

Salmo 24,5 - Fu a riaccendere l'originaria benedizione.
Ai viventi venne il Signore a riportare giù la protezione.
Per versarla al mondo in un vivente la divinità entrò; fu in Gesù a portarsi.

Salmo 24,6 - Colpì nel mondo l'essere impuro.
Ai corpi delle generazioni la risurrezione porterà ai viventi, da dentro la verserà il dono.
Dalle persone sarà così a spazzarlo dal grembo; da un foro la potenza gli uscirà.

Salmo 24,7 - La risurrezione che l'Unico porterà brucerà il nemico li cambierà.
Ricominceranno i risorti ad essere retti in vita riportati per l'uscita dell'angelo che la distruzione recava.
A sciogliere sarà l'eternità e sarà a casa a riportarli all'Unico Re per entrare nella gloria.

Salmo 24,8 - I viventi saranno con Questi ad entrare nel Regno.
Entreranno nella gloria del Signore forti, portati tra gli angeli in alto, condotti con i corpi.
Dal Signore, scorrendo da dentro. riporterà nei corpi dei viventi il vigore della vita che uscì.

Salmo 24,9 - Il Risorto per primo, Gesù, con il corpo saranno i viventi a vedere che la risurrezione che era anelata recò.
Il risorto che per primo si portò, il Verbo crocifisso che vivo si rivide, li avrà condotti dal Potente.
Vivi porterà per stare a casa uniti i viventi.
Un camminando dal mondo alla gloria.

Salmo 24,10 - A vivere staranno con Lui.
Questi entreranno nel Regno dal mondo ove a spegnere avrà portato a sufficienza la perversità.
Su a casa dell'Unico li avrà portati avendo finita la perversità delle origini.
Nei viventi il serpente la rettitudine entrata avrà spento.
Portato alla porta l'avrà calpestato.

Nel libro poi dell'Apocalisse si trova l'invito esplicito: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me." (Apocalisse 3,20)

DIO ONNIPOTENTE E IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
Nel credo detto apostolico che risale alle origini del Cristianesimo appare al primo posto:
"Credo in Deum Patrem omnipotentem, Creatorem caeli et terrae...", ossia: "Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra..."

Nel simbolo o credo niceno costantinopolitano (381 d.C.):
"Credo in un solo Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili."
Onnipotente? qui è Pantokreatora Pantokretora cioè creatore di tutto.

Nel catechismo di Pio X fatto di domande (d) e risposte (r) al punto 10 si trova:
10. d. "Dio può far tutto?"
10. r. "Dio può far tutto ciò che vuole: Egli è l'Onnipotente."

Nell'attuale Catechismo della Chiesa Cattolica c'è un paragrafo interamente dedicato a "Onnipotente" art. 268-278 che riporto per completezza.

268 - Di tutti gli attributi divini, nel Simbolo si nomina soltanto l'onnipotenza di Dio: confessarla è di grande importanza per la nostra vita. Noi crediamo che tale onnipotenza è:
  • "universale", perché Dio, che tutto ha creato, tutto governa e tutto può;
  • "amante", perché Dio è nostro Padre;
  • "misteriosa", perché soltanto la fede può riconoscere allorché "si manifesta nella debolezza" (2Corinzi 12,9).
"Egli opera tutto ciò che vuole" (Salmo 115,3)

269 - Le Sacre Scritture affermano a più riprese la potenza "universale" di Dio. Egli è detto "il Potente di Giacobbe" (Genesi 49,24; Isaia 1,24), "il Signore degli eserciti", "il Forte, il Potente" (Salmo 24,8-10). Se Dio è onnipotente "in cielo e sulla terra" (Salmo 135,6), è perché lui stesso li ha fatti. Nulla quindi gli è impossibile e dispone della sua opera come gli piace; egli è il Signore dell'universo, di cui ha fissato l'ordine che rimane a lui interamente sottoposto e disponibile; egli è il Padrone della storia: muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito. "Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?" (Sapienza 11,21).

Il brano completo recita:
"Prevalere con forza, o Signore, ti è sempre possibile. Chi potrebbe opporsi al potere del tuo braccio? Tutto il mondo è davanti a te come un granello di polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Eppure tu hai compassione di tutti, perché tutto puoi. Non guardi al peccato degli uomini, purché si pentano, perché tu ami tutte le cose esistente nulla disprezzi di quanto hai creato; se non l'avessi amate neppure l'avresti create. E come potrebbe sussistere una cosa se tu non la volessi O come si conserverebbe, se tu non l'avessi chiamata all'esistenza Ma Tu risparmi tutte le cose, perché tutte le cose sono tue, Signore, amante della vita." (Sapienza 11,21-26).

270 - Dio è "Padre" onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si illuminano a vicenda. Infatti, egli mostra la sua onnipotenza paterna attraverso il modo con cui si prende cura dei nostri bisogni; attraverso l'adozione filiale che ci dona ("Sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente" 2Corinzi 6,18); infine attraverso la sua infinita misericordia, dal momento che egli manifesta al massimo grado la sua potenza perdonando liberamente i peccati.

271 - L'onnipotenza divina non è affatto arbitraria: " In Dio la potenza e l'essenza, la volontà e l'intelligenza, la sapienza e la giustizia sono una sola ed identica cosa, di modo che nulla può esserci nella potenza divina che non possa essere nella giusta volontà di Dio o nella sua sapiente intelligenza.

272-274 - Omissis.

Sintesi:

275 - Con Giobbe, il giusto, noi confessiamo: "Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te." (Giobbe 42,2)

276 - Fedele alla testimonianza della Scrittura, la Chiesa rivolge spesso la sua preghiera al "Dio onnipotente ed eterno" (Omnipotens sempiterne Deus...), credendo fermamente che "nulla è impossibile a Dio". (Luca 1,37)

277 - Dio manifesta la sua onnipotenza convertendoci dai nostri peccati e ristabilendoci nella sua amicizia con la grazia ("Deus, qui omnipotentiam tuam parcendo maxime et miserando manifestas... O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono..." Domenica XXVI del tempo ordinario, Colletta: Messale Romano)

278 - Senza credere che l'amore di Dio è onnipotente, come credere che il Padre abbia potuto crearci, il Figlio riscattarci, lo Spirito Santo santificarci?

Eppure Gesù che è Dio Onnipotente si sottopose all'ubbidienza:

532 - Nella sottomissione di Gesù a sua Madre e al suo padre legale si realizza l'osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l'immagine nel tempo dell'obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la sottomissione del Giovedì Santo: "Non [...] la mia volontà..." (Luca 22,42). L'obbedienza di Cristo nel quotidiano della vita nascosta inaugurava già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto.
(Vedi: "San Giuseppe nel catechismo" in "San Giuseppe - il Carpentiere")

GIOBBE 22 - DECRIPTAZIONE
Per concludere ho attinto dal mio bagaglio di decrioptazioni quanto predisposto per i 30 versetti del capitolo 22 del libro di Giobbe.
È questo libro, ed in particolare questo capitolo, ove si trova la maggiore frequenza di citazioni "dell'Onnipotente", ben 29 nell'intero libro di cui 5 in tale capitolo, precisamente ai versetti 3, 17, 23, 25 e 26.
Mi ha incuriosito che nel versetto 17 si possono trovare le lettere del nome Maria; iniziai infatti la decriptazione da quel versetto di cui riporto la dimostrazione.

Giobbe 22,17 - "Dicevano a Dio: allontanati da noi! Che cosa ci può fare l'Onnipotente?"



Dal mondo l'Unigenito Maria (madre del corpo è del Vivente ) che il 'no' al serpente in pienezza recò con un corpo in vita di viventi con gli apostoli ha condotto e che dal serpente uscirono , bella (), in alto , dall'Onnipotente con potenza a vivere portò .

Questa Maria "madre del corpo è del Vivente " è come una nuova Eva, ma madre di un corpo nuovo, di quelli che "dal Risorto aiutati sono ", perché Lui, Gesù, è "'El Shaddai".

GIOBBE 22 - TESTO C.E.I.
Giobbe 22,1 - Elifaz di Teman prese a dire:

Giobbe 22,2 - Può forse l'uomo giovare a Dio, dato che il saggio può giovare solo a se stesso?

Giobbe 22,3 - Quale interesse ne viene all'Onnipotente che tu sia giusto, o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra?

Giobbe 22,4 - È forse per la tua pietà che ti punisce e ti convoca in giudizio?

Giobbe 22,5 - O non piuttosto per la tua grande malvagità e per le tue iniquità senza limite?

Giobbe 22,6 - Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli e delle vesti hai spogliato gli ignudi.

Giobbe 22,7 - Non hai dato da bere all'assetato e all'affamato hai rifiutato il pane.

Giobbe 22,8 - Ai prepotenti davi la terra e vi abitavano solo i tuoi favoriti.

Giobbe 22,9 - Le vedove rimandavi a mani vuote e spezzavi le braccia degli orfani.

Giobbe 22,10 - Ecco perché intorno a te ci sono lacci e un improvviso spavento ti sorprende,

Giobbe 22,11 - oppure l'oscurità ti impedisce di vedere e la piena delle acque ti sommerge.

Giobbe 22,12 - Ma Dio non è nell'alto dei cieli? Guarda quanto è lontano il vertice delle stelle!

Giobbe 22,13 - E tu dici: Che cosa ne sa Dio? Come può giudicare attraverso l'oscurità delle nubi?

Giobbe 22,14 - Le nubi gli fanno velo e non vede quando passeggia sulla volta dei cieli.

Giobbe 22,15 - Vuoi tu seguire il sentiero di un tempo, già battuto da persone perverse,

Giobbe 22,16 - che prematuramente furono portate via, quando un fiume si era riversato sulle loro fondamenta?

Giobbe 22,17 - Dicevano a Dio: Allontànati da noi! Che cosa può fare a noi l'Onnipotente?

Giobbe 22,18 - Eppure è lui che ha riempito le loro case di beni, mentre il consiglio dei malvagi è lontano da lui!

Giobbe 22,19 - I giusti vedranno e ne gioiranno e l'innocente riderà di loro:

Giobbe 22,20 - Finalmente sono annientati i loro averi e il fuoco ha divorato la loro opulenza!

Giobbe 22,21 - Su, riconciliati con lui e tornerai felice, e avrai nuovamente il tuo benessere.

Giobbe 22,22 - Accogli la legge dalla sua bocca e poni le sue parole nel tuo cuore.

Giobbe 22,23 - Se ti rivolgerai all'Onnipotente, verrai ristabilito. Se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda,

Giobbe 22,24 - se stimerai come polvere l'oro e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir,

Giobbe 22,25 - allora l'Onnipotente sarà il tuo oro, sarà per te come mucchi d'argento.

Giobbe 22,26 - Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai e a Dio alzerai il tuo volto.

Giobbe 22,27 - Lo supplicherai ed egli ti esaudirà, e tu scioglierai i tuoi voti.

Giobbe 22,28 - Quando deciderai una cosa, ti riuscirà e sul tuo cammino brillerà la luce,

Giobbe 22,29 - perché egli umilia l'alterigia del superbo, ma soccorre chi ha lo sguardo dimesso.

Giobbe 22,30 - Egli libera chi è innocente, e tu sarai liberato per la purezza delle tue mani.

Giobbe 22,1 - Portati sono in vista degli angeli di Dio.
Sono stati dal Verbo dotati/attrezzati del sigillo.
Dagli apostoli sono portati.
Sono dall'Unico in vita col corpo.

Giobbe 22,2 - Entrati dal potente Dio sono nella (festa delle) capanne.
Inviati in cammino dal Benedetto sono stati all'esistenza piena, versati tra gli angeli dell'Altissimo.
Sono i viventi portati a rivivere, liberati così sono stati del serpente.
(Secondo le tradizioni ebraiche, nell'era messianica tutte le nazioni saliranno a Gerusalemme per celebrare la festa delle capanne e in una festa del genere vi sarà la risurrezione finale.)

Giobbe 22,3 - Usciti puri, salgono dal Potente.
Per l'Onnipotente retti sono, completamente giusti, portati dall'Unigenito vivi dentro innalzati.
Ha agito così nell'esistenza la croce.
Tutti, i viventi per (quella) via sono retti.

Giobbe 22,4 - Usciti i viventi sono dal corpo dell'Unigenito, un crocifisso retto!
Sono così all'esistenza usciti retti.
Sono stati dentro a portarsi dall'Unigenito alla vista della piaga, dentro vissero nel Risorto Verbo nel Cuore.

Giobbe 22,5 - Uscì del serpente sull'Unigenito il male.
L'oppressione dai corpi dentro uscì, la portò ad annullare rovesciò giù con potenza le colpe, finalmente furono retti.

Giobbe 22,6 - Così sono del Crocefisso debitori i fratelli di essere retti che la grazia ai viventi portò. Della perfidia che esisteva per il più astuto fu negli uomini/nei morti dal Verbo bruciata l'esistenza dai cuori."
(Genesi 3,1 "Il serpente era la più astuta di tutte le bestie fatte dalSignore Dio.")

Giobbe 22,7 - La potenza dell'Unico ai viventi fu dal seno con forza soffiata dal Crocefisso.
La risurrezione rovesciò al mondo e la vita nei corpi agì.
Dentro la purezza degli angeli in alto racchiuse nei viventi.

Giobbe 22,8 - E dagli uomini la semente del serpente portò fuori l'Unigenito dai corpi.
Giù recò l'energico fuoco e l'ira inviò con forza.
Nei viventi fu bruciato, dall'intimo uscì.

Giobbe 22,9 - Del primo serpente la vita con energia ha portato a finire.
Ha bruciatoli serpente nascosto.
Finalmente dai corpi era stato rovesciato dai viventi e il seme portò a finire.
Sono puri gli esseri viventi, è stato fiaccato dall'Unigenito.

Giobbe 22,10 - In alto retti, dagli angeli circondati, dentro sono stati a casa portati dal Crocefisso.
Sono così con il Verbo a vivere i viventi portati.
Sono dentro entrati in cammino.
Lo spavento il Verbo ha finito, dall'Unico ha portato i viventi.

Giobbe 22,11 - L'Unigenito ha portato nelle tombe la risurrezione.
La prigione ha finito.
Nel corpo all'Unico dal mondo ha portato uno stuolo di gente.
Puri sono gli uomini al trono della rettitudine.

Giobbe 22,12 - Fuori dal negativo Dio li ha portati dal mondo nell'alto dei cieli e dal corpo ha partorito la Donna/Moglie retta, l'ha portata così dentro ad essere.
Dalla piaga sono stati nel corpo i viventi portati.

Giobbe 22,13 - E dall'Unigenito di viventi un corpo puro esce.
È è alla conoscenza di Dio entrato dentro l'eternità si vede un corpo meraviglioso di risorti dal Verbo portati dal cuore.

Giobbe 22,14 - Si vedono a casa essere i viventi dal foro del Crocefisso col corpo con potenza portati e del Potente Unico sono alla vista usciti e dalle tombe portati in cammino, in cielo sono in processione.

Giobbe 22,15 - Usciti alla luce dalle tombe, fanciulli, gli uomini risorti in vita riportati con i corpi beati per via portati a vivere dagli angeli sono dall'Unigenito, condotti con gli apostoli.

Giobbe 22,16 - L'Unigenito risorti col corpo ha versato i viventi dal cuore e li ha condotti dal Potente Unico.
Dal tempo un fiume è stato portato, su versato è stato dal foro che ha portato il sangue.

Giobbe 22,17 - Dal mondo l'Unigenito Maria che il 'no' al serpente in pienezza recò con un corpo in vita di viventi con gli apostoli ha condotto e che dal serpente uscirono, bella, in alto, dall'Onnipotente con potenza a vivere portò.

Giobbe 22,18 - Portò con Lui la Madre dal Potente Padre.
Alla fine sono usciti i viventi dal cuore portati a casa si vedono.
Su alla fine col corpo risorti si vedono stare con la Madre.
Col corpo dalle tombe rovesciate usciti con gli angeli sono.

Giobbe 22,19 - Sono stati con i corpi dall'Unigenito portati giusti ad essere i viventi, portati sono stati alla gioia.
E condotti puri sono del Potente alla vista.
A rivelarlo ai viventi li porta.

Giobbe 22,20 - Dall'Unico in pienezza davanti alla porta li ha versati.
Alla destra li porta a stare il Crocefisso.
Con il corpo vive dall'Unico la sposa che l'Unigenito ha risorta.

Giobbe 22,21 - Dal mondo pienamente retti angeli belli si vedono i viventi portati.
Condotti alla pace dentro escono gli uomini a casa recati dall'Unigenito crocefisso.
Così dal cuore li ha portati da dentro il mondo.

Giobbe 22,22 - Versò la grazia l'Unigenito con la Madre.
Ai viventi col soffio furono portate dalla croce e dal corpo fuori le portò alla luce.
Fu dalla Madre dell'Unigenito a vivere un corpo, fu portata a casa del Potente da dentro al pianto.

Giobbe 22,23 - All'Unico degli uomini il ritorno/la conversione per sempre dal demonio fu completa per il Figlio.
Uscì dal Crocefisso un corpo vivo, li rovesciò fanciulli dal mondo a centinaia, dal Potente sono così.
(Marco 10,14b - "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.)

Giobbe 22,24 - E di risorti è un canale che si vede col Verbo.
Una moltitudini dall'angustia portata.
Dal fango condotta al giubilo, dalla malattia all'Unico portati sono stati al volto col corpo.

Giobbe 22,25 - E dal mondo è uscito dall'Onnipotente a casa su un corpo che è stato alla rettitudine portato così alla fine dalla scelleratezza.
Il Verbo l'ha portato dalla croce in cammino.

Giobbe 22,26 - Così sono dall'Unico questi in alto dall'Onnipotente finalmente, completamente a deliziarsi, condotti tutti risorti dall'Unigenito.
Dio a Dio li ha portati dal mondo;alla presenza sono così.

Giobbe 22,27 - La fine dei tempi è, col corpo da Dio sono stati portati e sono risorti.
Schiacciata l'impurità dai corpi, è stato così completamente bruciato il serpente dai viventi.

Giobbe 22,28 - E finalmente ha tratto fuori il corpo/popolo l'Unigenito dall'amarezza ed è stato versato dal Re e in alto.
La via è stata così dello splendore della luce.

Giobbe 22,29 - Così sono entrati nella luce.
Dal Verbo sono stati con potenza portati, e finalmente all'Unico a vivere col corpo in cammino li ha portati dal mondo.
I risorti dalle tombe si vedono angeli, sono a vivere con Gesù.

Giobbe 22,30 - Sono stati liberati, dall'Unico sono puri portati dall'energia della vita del Potente.
Nel cuore, nell'intimo, nella testa/mente retti, col Verbo stanno così.

In definitiva il tema è che:

"'El Shaddai" di Dio la luce ci basta e ci basterà!

Leggendo infine, le lettere di "'El Shaddai" per 8 volte ogni volta in modo diverso, ma nell'ambito delle varianti possibili nella rosa propria di significati di ciascuna, e alcune volte accoppiandole, si ha uno squarcio sintetico della vicenda della salvezza:
  • all'origine il serpente la luce sbarrò alle esistenze ,
  • maledetto () il demonio fu ,
  • da Dio bruciato , alla porta sarà ,
  • Dio con la risurrezione proteggerà chi fu
  • maledetto () per il demonio che c'era
  • da Dio risorto aiutato sarà ,
  • la divinità accenderà a sufficienza
  • di Dio alle mammelle saremo .
CONCLUSIONE
È indubbio che Dio Onnipotente nel suo disegno d'amore ha voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di S. Giuseppe!
Ci fu come uno scambio di ruoli.
Origene scriveva: "Giuseppe capiva che Gesù gli era superiore pur essendo sottomesso a lui in tutto e, conoscendo la superiorità del suo inferiore, Giuseppe gli comandava con timore e misura. Che ciascuno rifletta su questo: spesso un uomo di minor valore è posto al di sopra di gente migliore di lui e a volte succede che l'inferiore ha più valore di colui che sembra comandargli. Quando chi ha ricevuto una dignità comprende questo non si gonfierà di orgoglio a motivo del suo rango più elevato, ma saprà che il suo inferiore può essere migliore di lui, così come Gesù è stato sottomesso a Giuseppe." (Omelia su San Luca XX, 5, S.C. p. 287).
Di fatto Dio Onnipotente 'El Shaddai per un tempo e per questioni fondamentali per la nostra salvezza si sottopose a Giuseppe che considerò Onnipotente su di Lui.
Per contro san Giuseppe ha dato prova, in questo senso, di una grande dedizione.
Per Cristo ha conosciuto la persecuzione, l'esilio e la povertà che ne deriva.

a.contipuorger@gmail.com

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