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FARSI TROVARE DALLA VERITÀ
di Alessandro Conti Puorger

CERCARE LA VERITÀ
Nel fare una ricerca sul tema della "verità" mi sono imbattuto in questa frase di Primo Levi: "Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro - che purtroppo è privilegio di pochi - costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra. Ma questa è una verità che non molti conoscono".
Mi sono rallegrato per queste giuste parole, perché l'esperienza che presentano coincide con la mia.
Cercare la verità del resto è strettamente connesso al cercare la felicità, perché l'uomo nasce per cercarle e non si può provare un minimo di felicità se non procede in un cammino di verità, senza inganni, che coinvolga completamente l'essere totale, fisico, intelletto e spirito.
È normale però che nell'ambito di questioni spirituali possa capitare che queste superino il mero ragionamento, ciò nonostante non è detto che siano contrarie alla ragione.
È provato che il lavoro, ad esempio, è fatto con piacere e amore se coinvolge l'uomo nella sua interezza, carne, intelletto e spirito e non ci può essere felicità se tutte le componenti dell'uomo non sono soddisfatte.
Non sempre, infatti, si lavora per ritorni materiali, intellettuali o di crescita personale in una carriera, ma accade anche che lo si faccia con amore per contribuire a servire a qualcosa di utile aldilà di ogni ragionamento di entrate e uscite.
Connessa, invece, con l'infelicità è la schiavitù che comporta il lavorare con sudore e fatica come annuncia la profezia del racconto, tipo "midrash", ai versetti 17-19 del capitolo 3 del Genesi, il primo libro della Bibbia.
Nei riguardi dei progenitori dell'umanità quel testo pone in bocca a Dio la seguente profezia sul lavoro: "...maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!"
Questo accadde quando, consapevoli di trasgressione, avendo aderito liberamente a chi li portava a essere schiavi della menzogna, furono cacciati dal Paradiso Terrestre.
Restando però con i piedi per terra, se pur si riesce a trovare un poco di felicità con il lavoro, è pure certo che nessuno è riuscito a fuggire dalla propria umanità che comporta l'inesorabile processo di malattie, invecchiamento e comunque la morte, sì che in molti uomini da tempi atavici è nata la spinta a cercare una via d'uscita.

Sono nate domande su domande sul perché della vita e sulle cause delle vicende umane nel tentativo di trovare nell'ammasso delle idee e delle vicende il bandolo da sgomitolare per vedere se vi fosse una causa del tutto; insomma hanno tentato di avvicinarsi alla verità.
Questa verità, dopo pensieri alti indirizzati a un "Assoluto", con la comparsa della sofistica greca, poi dallo scetticismo antico e moderno e del pragmatismo, negli ultimi secoli, specie dopo l'illuminismo, pare confinata dai più nell'ambito della ricerca delle scienze, onde ogni teoria oltre che essere dimostrata logicamente deve essere verificata sperimentalmente.
Tale approccio, giusto nel campo scientifico, se applicato ad altri ambiti tende a tarpare le ali al mondo dello spirito di cui l'uomo ha assoluta necessità.
Vi sono, peraltro, opinioni personali diffuse di sentimenti d'altruismo e di dedizione che portano ad assolutismo morale e a regole come "non uccidere" come pure a leggi di reciprocità nei riguardi del prossimo che sfuggono all'inquadramento strettamente scientifico e al mero interesse economico e sociale.
Sempre più però in questi ultimi decenni è invalsa la posizione filosofica del "relativismo" che nega l'esistenza di verità assolute o mette in discussione la possibilità di giungere a una loro definizione assoluta e definitiva.
Per il relativismo la verità assoluta, infatti, non esiste, o comunque non è conoscibile e se ne può avere solo un'espressione parziale onde gli individui possono conseguire solo conoscenze relative.
Certo è che un pensiero del genere tende a relativizzare l'esperienza spirituale degli individui e a svalutare quanto relativo alla fede, ritenuta un'astrazione, per il nobile, ma fallace intento, di lasciar spazio solo al settore della pura ragione, negando, di fatto, la spiritualità dell'uomo.

Sul tema del rapporto tra ragione e fede comunque è stato tanto detto e scritto e condivido la conclusione cui giunge Papa Benedetto XVI che ha considerato: "Ragione e fede si aiutano a vicenda. Solo assieme salveranno l'uomo. Attratta dal puro fare tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza. La fede senza la ragione, rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone."

Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi." (Giovanni 8,31s)

Chi crede in Gesù sa che la sua parola è verità.
Di questa Lui ne promette la conoscenza da cui consegue la libertà.
Il cristiano adulto sa bene che la verità non è una teoria da dimostrare con la logica e da provarne l'esistenza con esperimenti, ma è l'incontro con una persona vivente, risorta, che ha vinto la morte.
Tale sentire è comune ai tanti pervasi dallo stesso spirito di ogni popolo e condizione sociale e personalmente io sono certo che la Verità è una persona che vuole incontrami per essere mia amica.
La ricerca di Lui, quindi, sapendo che questo è il modo giusto per lasciarsi incontrare, è mettere in atto quanto da Lui stesso suggerito quando nel "Discorso della Montagna" ebbe a dire: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto" (Matteo 7,7).

L'incontro apre a un percorso di conoscenza che porta alla verità.
Il percorso è giusto se supera ciò che è noto e comunemente provato, come disse San Giovanni della Croce "Per giungere a ciò che non sai devi passare per dove non sai"; del resto il cammino verso di Lui è già un cammino con Lui, perché ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita." (Giovanni 14,6)
Davide nel Salmo 26,3 proclama: "La tua bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato" e da Davide secondo la promessa è nato il Messia.

Ciò premesso, promettendomi d'indagare più a fondo quel Salmo, proseguo nei miei pensieri sul tema della verità investigando le antiche Sacre Scritture lasciandomi trasportare, come m'è congeniale, dalle lettere ebraiche.

SEGNI POLIFUNZIONALI
Nello studio dei testi delle antiche Sacre Scritture prodotte in ebraico e in aramaico è spesso importante raffrontare le traduzioni che si stanno esaminando con i testi in lingua originale, perché pur se il traduttore fosse ineccepibile le traduzioni comunque perdono molti aspetti intimamente connessi ai segni con cui furono scritti.
In primis, con le traduzioni non si coglie il mondo della numerologia operante in tali Scritture, come pure non emerge l'affascinante apporto d'icona che hanno le singole lettere di quell'alfabeto che portano a pensieri collaterali, "midrashici" e parabolici che non si destano con le traduzioni e che invece potrebbero spesso aiutare ad aprire la mente a paralleli che chiarificano meglio o addirittura hanno mosso lo stesso argomento.

Per quanto riguarda l'aspetto d'icona e i significati grafici delle singole lettere, con la possibilità di usare tale proprietà in una lettura per decriptazione di quei testi atta a conseguire pagine di secondo livello profetiche sul Messia, tanti sono gli articoli in questo mio Sito che ne parlano e ne dimostrano la fattibilità e i risultati, tra cui cito:
Per l'aspetto numerologico è da ricordare che nell'ebraico a ciascuna delle 22 consonanti costituenti tutte e sole le lettere di tale alfabeto corrisponde anche un numero; da qui la "gimatria" che è il sistema di numerologia ebraico che assegna valori numerici a parole o frasi.
In tale ambito è opinione consolidata che parole e/o frasi con stesso valore siano correlabili per qualche proprietà in comune, da ricercare.

Riporto il segno delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico/aramaico con sotto il numero della lettera nella progressione alfabetica e sotto ancora il valore numerico attribuito alla lettera stessa dalla "gimatria".
Come ho evidenziato le lettere si possono dividere in tre gruppi con valore numerico di una sola cifra, quindi da 1 a 9, di due cifre, da 10 a 90, e di tre cifre tra il 100 e il 400.


La forma finale di tali lettere è stata abbozzata con forma vicina all'attuale al ritorno dall'esilio babilonese e ricordo che a fine parola cinque lettere mutano nel seguente modo =; =; =; =; =, ma questo uso è tardivo, rispetto ai testi antichi.
Accade così che a ogni parola ebraica è associabile il numero somma dei valori numerici delle singole lettere che lo formano.
La somma dei valori numerici delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico, com'è facilmente verificabile. È pari a 45+450+1000 = 1495.
Si definisce poi numero sintesi la somma delle cifre delle lettere della parola, somma delle cifre che può variare da 1 a 9.
Esistono, quindi, di fatto, in base a tali numeri sintesi 9 categorie in cui è classificabile la realtà.

Ad esempio se ci si riferisce a quel 1495 il numero sintesi di tutto l'alfabeto è il n° 1, infatti, 1+4+9+5 = 19, ma 1+9 = 10, quindi il risultato sintesi è 1 corrispondente alla dimensione della lettera che secondo la tradizione rappresenta il suo "Creatore" che ha donato il codice di quella scrittura sulle Tavole dell'Alleanza, come chiaramente precisa la Torah:
  • Esodo 32,16 - "Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole."
  • Esodo 34,11 - "Poi il Signore disse a Mosè: Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzate."
È poi da considerare che hanno lo stesso numero sintesi col valore:
  • da 1 a 4, i gruppi di 3 lettere, n° 1 ; n° 2 ; n° 3 ; n° 4 ;
  • da 5 a 9, i gruppi di 2 lettere, n° 5 ; n° 6 ; n°7 ; n° 8 ; n° 9 .
A ciascuna lettera poi si può associare anche il numero costituito dalla somma del valore delle lettere del proprio nome.

In tale accezione ad esempio la lettera ha il valore di 111 visto che il suo nome è "'alef" = ( = 80) + ( = 30) + ( = 1) = 111 il che, per traslato, porta il pensiero alla SS Trinità... uno in tre persone.

La "gimatria" era un sistema molto usato anche ai tempi dei Vangeli e degli altri scritti del Nuovo Testamento in cui vari sono i cenni che fanno comprendere come tale idea fosse ben evidente nell'immaginario degli autori.

A tale proposito sono da ricordare il numero 14 ripetuto tre volte nella genealogia di Gesù nel Vangelo di Matteo 1,1-17 che sottende il valore somma delle lettere del nome di David (4+6+4), i 153 grossi pesci del Vangelo di Giovanni nella pesca miracolosa dopo la risurrezione, i numeri 666 - 144.000 e i 7 sigilli, numeri tutti questi ultimi citati nell'Apocalisse di Giovanni.

Non basta, pensiamo poi al termine di "Pesach" , il nome in ebraico della nostra Pasqua, che in ebraico significa "passaggio", nome della festa della prima luna piena di primavera, la prima delle tre grandi feste bibliche o "feste di pellegrinaggio insieme a "Shavuot" - Pentecoste e a "Succot" - Capanne.

Quel significato di passaggio è fatto derivare dal versetto Esodo 12,23: "Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire."

In effetti, quel "passare oltre" è un "salterà" la porta.
Il radicale, infatti, indica un "camminare saltellando, zoppicando", come in Isaia 33,23, ove dice: "gli zoppi (pisechim ) faranno un ricco bottino."

Agli ebrei "Pesach", anche nota col nome di "Hag ha-matzot" - "festa delle azzime", ricorda la liberazione dalla schiavitù d'Egitto.
Per tutta la sua durata, dal 15 al 21 di Nisan (ma otto giorni in Diaspora) gli ebrei osservanti non mangiano pane lievitato, ma solo "matzah" (pane non lievitato, fatto solo di farina ed acqua) in ricordo del pane mangiato in schiavitù e durante la cena della notte tra il 14 e il 15 di Nisan bevono 4 coppe di vino come stabilito dall'ordinamento ("Seder"), della festa.
Ai cristiani la Pasqua ricorda il giorno della risurrezione di Gesù ed è l'evento centrale nelle celebrazioni eucaristiche in cui si fa memoriale dell'ultima cena e si rinnova il mistero pasquale con la transustanziazione del pane azimo e del vino nel corpo e sangue di Cristo.

Orbene, il numero connesso alle lettere ebraiche di "Pesach" è 148.

= ( = 8) + ( = 68) + ( = 80) = 148

Accade che allo stesso numero 148 si perviene se si sommano i valori numerici delle lettere ebraiche del pane, ossia "lachem" e del vino, "yain" ; infatti:


Questo fatto consolida il pensiero sullo stretto legame del Gesù storico con la tradizione ebraica del tempo, colta poi dagli evangelisti.
La mia curiosità sulle lettere ebraiche mi ha portato a guardare anche nel campo di testi collaterali alla Tenak e al Talmud, quindi in quelli della "Qabalah" o "Qabbalah" ossia della "tradizione" ebraica.
Nell'ambito di tale tradizione, il "Sēpher Y??îr&âh", - "Libro della formazione" o "Libro della Creazione", testo antico e misterioso, è ritenuto opera seconda solo al Talmud.
La prima redazione, infatti, è fatta risalire al II secolo d.C. come quella dei primi scritti del Talmud.
Quel "Sēpher" dichiara che con quelle 22 lettere fu creato il mondo e indica collegamenti di queste con aspetti astronomici e astrologici, inoltre le divide le in tre gruppi.

3 lettere dette "madri", che indico in rosso sulla serie alfabetica.


Queste tre lettere sono relative al Nome "Shem" dell'Unico Creatore, origine di tutto ciò che esiste.
Con tali lettere si formano le parole madre "'am" e fuoco "'esh" nonché concetti come distruzione = , salvare () e sposa ().
  • "'Aleph" è la prima delle tre lettere "madri".
    È la 1a della serie alfabetica.
    Il valore numerico è 1.
    La lettera rappresenta Dio creatore.
    Il suo soffio è origine di tutto e la lettera che si legge come un sospiro è legata all'aria.
  • "Mem" è la seconda delle tre lettere "madri".
    È la 13a della serie alfabetica.
    Il valore numerico è 40.
    Essa è legata all'acqua.
    Rappresenta l'immanenza di Dio nella creazione.
  • "Shin" è la terza delle tre lettere "madri".
    È la 21a della serie alfabetica.
    Il valore numerico è 300.
    Essa è legata al fuoco e graficamente ricorda le fiamme.
    Rappresenta l'azione divina che rende puro.
Il numero "gimatrico" dell'insieme delle tre lettere madri è 1+40+300 = 341.
Il relativo numero sintesi è 8, numero che ricorda la pienezza e collega con le realtà eterne e l'infinito.

7 lettere , che indico in azzurro sulla serie alfabetica
che quel testo collega ai pianeti.
  • "bet" con la Luna;
  • "gimel" con Marte;
  • "dalet" con Sole;
  • "kaf" con Venere;
  • peh" con Mercurio;
  • "resh" con Saturno;
  • "tav" con Giove.
Il numero "gimatrico" dell'insieme di queste sette lettere è 709 e il relativo numero sintesi è 7, numero che ricorda i mitici 7 cieli.

12 lettere, le restanti, vengono associate ai segni zodiacali, ai mesi e alle tribù derivate dai figli di Giacobbe avuti dalle due mogli, Lia e Rachele e delle rispettive serve, Zilpa e Bila, ma non v'appare quella di Levi e quella di Giuseppe è sostituita dalle tribù dei suoi discendenti Efraim e Manasse.
  • "he" , segno Ariete , mese "Nisan", tribù di Giuda figlio di Lia ''loderò IHWH'';
  • "vav" , segno Toro , mese "Iyar" già "Ziv", il II dopo Nisan, tribù di Issachar figlio di Lia. "È un salariato", collegato alla "vav" forse per la profezia in Genesi 49,14 "è un asino robusto" soggetto al bastone;
  • "zayin" , segno Gemelli , mese "Sivan", tribù di Zabulon, figlio di Lia "Dio mi ha fatto un bel regalo";
  • "chet" , segno Cancro , mese "Tamuz", tribù di Ruben primo figlio di Lia "guarda un figlio";
  • "tet" , segno Leone , mese "Av", tribù di Simeone, secondo figlio di Lia, "IHWH mi ha udito";
  • "yod" , segno Vergine , mese "Elul", tribù di Gad, figlio di Zilpa serva di Lia che gridò "così mi diranno felice!";
  • "lamed" , segno Bilancia , mese "Tishrì", tribù di Ephraim secondo figlio di Giuseppe ma adottato da Giacobbe (Genesi 48,12-14) come primogenito;
  • "nun" , segno Scorpione , mese "Cheshvan", tribù di Manasse primo figlio di Giuseppe;
  • "samekh" , segno Sagittario , mese "Kislev", tribù di Beniamino, secondo figlio di Rachele, figlio della destra;
  • "a'yin" , segno Capricorno , mese "Tevet", tribù di Dan figlio di Bila serva di Rachele che esclamò "IHWH mi ha fatto giustizia";
  • "tzad" , segno Acquario , mese "Tshevat", tribù di Aser secondo figlio di Zilpa serva di Lia che alla sua nascita disse: "così mi diranno felice!";
  • "kuf" , segno Pesci , mese "Adar", tribù di Naftali figlio di Bila serva di Rachele, "rivalità tra sorelle".
Il numero "gimatrico" dell'insieme di queste 12 lettere è 445 e il relativo numero sintesi è 4, numero che ricorda i 4 elementi fisici delle cose della terra che nelle culture contemporanee erano terra, aria, acqua, fuoco.
Questi tre gruppi di lettere sono riportati nei tre cerchi concentrici indicati nella figura seguente con le lettere madri nel cerchio più interno che è il "cerchio magico" proprio della pienezza, poi il cerchio cielo dei "pianeti" e, infine, della terra.


Lettere ebraiche secondo il "Sefer Yetzirah"

Queste idee suscitate dal "Sefer Yetzirah" sul potere delle lettere ebraiche, che come pezzi di un meccano con il loro potere di creare sinapsi vitali sotto le mani di Dio avrebbero contribuito alla creazione, hanno indotto nel passato alcuni mistici ebraici a cercare di provare di fare altrettanto con l'uso di quelle lettere, ma su ciò ci soffermeremo più avanti.
Da quanto evidenziato discendono alcune considerazioni.

Il segno "he" , 5a lettera dell'alfabeto, è come una finestra e pare proprio indicare "apertura" che consente uno sguardo sull'esterno, sul mondo quindi, entrare, uscire, aprirsi e simili.
Questo segno è associato al mese di Nisan e al segno dell'Ariete, quindi alla Pasqua, al sacrificio dell'agnello e all'apertura del Mar Rosso; inoltre, è associato alla tribù di Giuda , a mio parere proprio, perché in quella occasione "il Signore () Aiutò con una apertura ".

Il nome di Dio, IHWH in ebraico è formato da quattro lettere ed è detto "il Tetragramma" Sacro.
Il suo valore numerico è = ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) + ( = 10) = 26.
Il numero sintesi è 8.

La prima lettera è la "IOD", valore numerico 10, sommatoria dei primi 4 numeri naturali 1+2+3+4.
Numero sintesi 1 come "'Alef".
Il 10 viene dopo il 9 ed è come da questo partorito.
La lettera n 9 la , infatti, nella tradizione è un utero.
La "IOD" e il segno zodiacale della Vergine.
Il nome di Dio, si potrebbe dire, incomincia con la Vergine.

ADAMO E LA NUMEROLOGIA
Le lettere dalla tradizione ebraica sono considerate sacre, perché come accennato, sono ritenute dedotte dai segni portati sull'Oreb, cioè sul Sinai, direttamente da Dio sulle Tavole della Testimonianza.
Alla parola "'Adam", formata dalle lettere "'Alef" + "Dalet" + "Mem" , per la "gimatria" è associabile il numero 45 = ( = 40) + ( = 4) + ( = 1), pari alla somma delle prime 9 lettere 1+2+3+4+5+6+7+8+9, e il relativo numero sintesi è 4+5 = 9.
Il 9 come numero sintesi ha la particolarità che qualsiasi numero gli si aggiunge la sintesi a cui si perviene è quella di ciò che si aggiunge; infatti, 9+1 = 10 = 1; 9+2 = 11 = 2...

La categoria del 9 a cui appartiene l'uomo porta all'idea di un contenitore pronto a ricevere ciò che vi viene versato e diventare simile a quanto si aggiunge.
Tale proprietà è evidente nei fanciulli che assorbono l'insegnamento, buono o cattivo che sia, e nella vita danno risposte congruenti a ciò che hanno ricevuto.
Si pensi al "midrash" di Genesi 3 e all'insegnamento dato dal serpente ai progenitori che modificato la risposta anche nella loro progenie.

In definitiva l'uomo facendo parte della categorie delle realtà del numero sintesi 9 è come un foglio di carta bianca pronto a restare segnato dallo scritto che vi si appone e un sostegno a tale idea si trae da quanto scrive ai Corinti San Paolo "È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori." (2Corinzi 3,3)

Tale fatto del 9 comprova che all'uomo manca qualche cosa d'essenziale, un 1, per arrivare al 10 e così al suo creatore = 1 o comunque un qualche elemento che con numero sintesi 8 per arrivare con il proprio 9 a un 17, quindi, così pervenire alla dimensione dell'eternità che comunque è sintetizzabile nell'8.

Per la stessa "gimatria", come abbiamo visto, la somma dei valori delle tre lettere madri fornisce invece il valore di 341.
Essendo il numero sintesi di "'Adam" il n° 9, corrispondente a quello delle lettere e , considerati i significati grafici associabili alle stesse, di utero il primo e di salire e scendere il secondo, da tale nome proprio tramite le lettere sacre viene una conferma al suggerimento che l'uomo è ancora un essere in formazione come se stesse ancora in un utero , come un bocciolo che deve sbocciare, qualcosa che debba crescere , come se fosse in sviluppo, insomma pare per le stesse lettere sussistere l'attesa di un ulteriore passo per l'uomo in pienezza, l'Uomo Nuovo ed entrare nel cerchio delle realtà vicine al cerchio divino.
A questo punto possiamo osservare che in "'adam" vi sono due, e , delle tre lettere madri .

C'è, insomma, nel nome dell'uomo "'adam" una porta "dalet" da aprire per passare alla "shin" , lettera del fuoco per entrare nel cerchio .
Ovviamente è questa operazione impossibile ad opera dell'uomo ed è solo di prerogativa ed iniziativa divina che al momento opportuno, quando vorrà, porterà a tale passaggio.
All'uomo occorre una purificazione per entrare nel cerchio della divinità definita da quelle lettere madri, insomma occorre una rinascita come ricorda il capitolo 3 del Vangelo di Giovanni con l'episodio dell'incontro di notte con Nicodemo e ciò accadrà certamente con la risurrezione, il fuoco divino che riconoscerà l'oro vero dalla scoria, risurrezione che nella simbologia della decriptazione è identificabile proprio con la lettera del fuoco "shin" che richiama il numero 300 e la sintesi 3 che richiama l'idea del terzo giorno.

Il Battista, peraltro, in Matteo 3,11 parla di un battesimo di fuoco.
Dal punto di vista numerico, considerato che e appartengono ad entrambe le realtà, dell'uomo e del cerchio del Nome, siccome equivale a 300 e a 4 viene a risultare che ad "'adam" manca un 296 il cui numero sintesi (2+9+6 = 17) è 8, indice di un'entità connessa alla pienezza, capace, se aggiunto al numero sintesi 9 di Adamo, di fornire ancora una pienezza 8+9 = 17, perché la sintesi è nuovamente un 8.
Questo numero 296 pare non dirci nulla e lascia inizialmente alquanto delusi.

Il pensiero va a "tob" "bene, buono, felice", in quanto 2 = , 9 = e 6 = ed ha la stessa sintesi 8, ma tali lettere invero non hanno il valore "gimatrico" di 296, ma solo di 17.
Eppure sono certo che, se il ragionamento è veramente in linea col pensiero biblico, nella stessa Torah ci deve pur essere una traccia importante, un chiaro collegamento con un'entità essenziale riferibile a tale numero.
Si trova in Esodo 17,6 il seguente versetto "Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà."

Tale "roccia", lì in ebraico è scritto "tsur" ed ha proprio come valore numerico quel 296, infatti, = ( = 200) + ( = 6) + ( = 90) = 296.

L'acqua che uscirà sarà bevuta, "shatah" , dal popolo ed è simbolo della vita nuova che porterà la risurrezione per tutti nel mondo .
D'altronde era questa la profezia nascosta dall'arcobaleno "qashet" dopo il diluvio di Genesi 9,13 "Il mio arco ("qashet" ) pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra" ossia "verserò la risurrezione alla fine ".
Questa parola "tsur" è veramente importante nel mondo biblico e appare lì per la prima volta collegata all'Oreb da cui dalla Roccia usciranno sia l'acqua nel deserto al popolo guidato dal Signore, sia le 10 parole con l'intera Torah.
Il radicale ebraico riguarda il verbo di "comandare, dare un precetto" e "Mitzvah" è il termine usato nella religione ebraica per definire "precetto, comandamento".

Il primo fatto concreto che racconta il libro dell'Esodo è che dall'Oreb uscirono dei "precetti il corpo ", cioè la Legge e in quei libri del Pentateuco ci fu la prima forma d'incarnazione dello Spirito di Dio che circola, appunto, in tali Sacre Scritture.
Apro una parentesi.

Considerato il "midrash" della creazione in Genesi, scritto secondo la tradizione dallo stesso autore o comunque dalla stessa scuola "mosaica" che ha portato alla redazione dell'intera Torah, nascono le domande seguenti:
  • Dio intendeva insegnare tutta intera la Torah all'uomo?
  • quando lo avrebbe fatto?
  • cosa impedì la completa rivelazione?
La risposta è nei fatti raccontati dal libro stesso della Genesi.
Se la prima coppia fosse rimasta in comunione con Dio avrebbe conosciuto e compiuto l'intera Torah, ma la rivelazione fu interrotta da una decisa richiesta di autonomia da parte dell'uomo e Dio, rispettoso della libertà che voleva concedere, dovette riprendere il discorso iniziato scegliendosi un popolo da istruire con cui allearsi perché vi fosse un faro nel mondo per preparare i tempi finali dell'illuminazione da parte del Messia che porterà la risurrezione per tutti gli uomini di ogni generazione.

Memorizzato che "precetto" "tsu" per la "gimatria" è pari a 96 e "tsur" Roccia 296 è da considerare che in realtà è la prima idea di un'incarnazione della Torah, "i precetti in un corpo = 200".
Per contro, sappiamo che il Cristo è la Torah vivente, venuto proprio per darne il compimento come ha detto nel "Discorso della Montagna: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge (Torah) o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento." (Matteo 5,17)

Questa "Roccia", appunto, è segno profetico del Cristo da cui in croce, forato al costato con una lancia, scaturirà sangue e acqua ed istaurerà il tempo finale della risurrezione.
In tale occasione, peraltro, Gesù proprio sulla croce richiama l'idea di quella roccia richiamata nel libro dell'Esodo, esprimendo l'idea di aver sete, infatti, con chiaro riferimento alla Scrittura, dopo aver consegnato la Madre al discepolo, "...sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: Ho sete." (Giovanni 19,28)

Per definire lo stesso Dio, il Creatore, la Torah propone proprio tale nome, la "Roccia" quando dice: "La Roccia , che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato!" (Deuteronomio 32,18)

Simile discorso fa il profeta Isaia quando scrive: "Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti." (Isaia 51,1)
Gesù stesso nel suo ministero terreno insegnò agli uomini la via alla Torah tanto che nel "discorso della montagna" ebbe a dire:
  • Matteo 5,18s, - "In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli."
  • Matteo 7,24 - "Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia."
Nella Bibbia in italiano della C.E.I ed. 1975 la parola "roccia" si trova 70 volte, 8 nel Nuovo Testamento e 62 nell'Antico Testamento, di cui 16 volte nei libri della Torah.

Questa "Roccia" è stata chiaramente avvicinata da San Paolo alla persona di Cristo quando scrive: "Non voglio, infatti, che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo." (1Corinzi 10,1-3)

Quelle tre lettere ebraiche di "tsur" portano a questi pensieri:
  • all'incarnazione del Signore "giù si porterà in un corpo ";
  • alla crocefissione a "sollevare porteranno il corpo ";
  • alla creazione della Chiesa "giù porterà un corpo ";
  • all'Ascensione "su si porterà in un corpo ";
  • agli eventi finali "su porterà i corpi ".
Tutti momenti quelli che fanno si che l'uomo cresca alla dimensione di figlio di Dio.

LE LETTERE DI ADAMO
Le tre lettere ebraiche :
  • indicano la parola "'adam" che non ha femminile e non ha plurale che vuol dire sia uomo, sia umanità, come pure gente e uno qualsiasi;
  • sono il nome della prima coppia umana "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Genesi 1,27), nome poi assunto dal maschio della coppia dopo che Dio stesso dalla coppia "'adam" estrasse la donna (Genesi 2,23s);
  • sono il radicale dei verbi "rosseggiare", "essere rosso" e simili.
Ne consegue che "'adam" è molto vicino al concetto di "il rosso".
Chi collega questi vari concetti e pensieri e li rende spiegabili è che in ebraico "dam" sta a indicare il "sangue" che appunto è rosso.
Nasce ora la domanda: quale immagine sta dietro alla bi - consonante DM , perché evochi il rosso e quindi il sangue o viceversa?
Posso pensare che il DM "aiuta la vita ", ma l'immagine alla base quale sarebbe?
Viene allora l'idea "dalla porta della vita - madre - matrice - acqua ".

Quale è questa porta?
La porta della vita, della madre, della matrice e o dell'acqua, sottinteso del parto, da cui nascono tutti gli uomini non è forse la "pudendo muliebre" o vulva dalla quale in periodi regolari esce il mestruo da "menstruus" che torna ogni "mensis" ossia mese, che è sangue, indice della morte dell'ovulo che avrebbe potuto se fosse stato fecondato portare un nuovo vivente, sangue che rende impura secondo i sacri testi biblici la donna?
In questo modo è spiegato il sangue con le immagini delle lettere ebraiche ed ecco che si apre anche il tri-lettere ed è così chiarito perché quel radicale si può riferire sia a uomo, sia a rosso, in quanto: "originato dalla porta della vita, della madre, della matrice e o dell'acqua ", insomma uno "nato da donna" (Galati 4,4).

Al proposito, a rafforzare quanto detto, c'è che nello stesso ebraico il radicale del verbo usato per "partorire, dare alla luce, mettere al mondo, avere un figlio, generare" è ed ancora una volta le lettere sono congruenti con l'immagine usata per i termini di cui sopra tenuto conto che la lettera "lamed" è un serpente che guizza e ne discendono i termini seguenti che propongo con la lettura della relativa immagine suggerita dalle lettere che le formano:
  • "ledah" , "la nascita, il nato", onde si legge "guizzato dalla porta nel mondo ";
  • "iloedoet", , "puerpera, partoriente, madre", "è del guizzare dalla porta al termine ";
  • "loedoet" "il nascere, il parto", "del guizzare dalla porta il termine ";
  • "ioeloed" e "ioloeddah" (maschile e femminile), "bambino, creatura, neonato, prole:, "è guizzato dalla porta ", "è guizzato dalla porta nel mondo ".
Certamente tutto ciò non vale per la prima coppia umana che come riferiscono i racconti di Genesi 1 e 2 non è nata da donna, ma è stata direttamente formata da Dio a Sua immagine "demut" dal radicale di "somigliare, sembrare", termine in cui è preponderante il bi-letterale "dam" di sangue, quindi "'adam" è "all'Unico simile ()" come avessero lo stesso sangue.
Ciò ai cristiani profetizza allora che l'Unico si farà uomo, nascendo da donna, e che l'uomo - Dio, Gesù di Nazaret, sarà proprio a esprimere la Sua somiglianza quando "il sangue porterà dalla croce, + = " onde genererà un'umanità nuova.
È altresì quello stesso nome di Adamo a fornire l'idea dell'intenzione di Dio Padre di dare a questa nuova umanità la vita eterna, perché vivrà con Dio sulla nube celeste "'ed" , infatti, "'adam" "sulla nube vivrà " ove "l'Unico lo proteggerà per la vita ".

La nube che in ebraico si esprime in vari modi è un elemento importante nella rivelazione biblica e nelle teofanie, come all'apertura del Mar Rosso, richiamata nel Nuovo Testamento nell'episodio della trasfigurazione "Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo". (Matteo 17,5)

Cristo è l'uomo nuovo!
Vediamo se tale nube si trova anche al momento della creazione del primo uomo!

Procedo quindi a seguire il filone che pare tratteggiare l'autore ispirato di Genesi 2 che può portare a spiegare la formazione "teologica" dell'uomo.
"Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo." (Genesi 2,4-6)

Questo è il momento iniziale della creazione della prima coppia di un maschio e di una femmina dell'umanità definita uomo, "'adam", di cui è detto in Genesi 1,27, parola quella scritta da destra a sinistra in ebraico con le tre lettere, , che ricordo sono solo consonanti, "'alef" + "dalet" + "mem", rispettivamente 1a, 4a e 13a di quel alfabeto.

Li si legge al versetto 5 che Dio "Non aveva ancora fatto piovere", quindi non c'era ancora acqua vera e propria, poi al 6° versetto il testo C.E.I del 2008 dice qualcosa di strano, "ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo".

La nota della Bibbia di Gerusalemme evidenzia che quella della "polla d'acqua" che sgorga o che sale dalla terra è una deduzione, perché il testo pare incerto.
Le lettere ebraiche usate, comunque, sono le seguenti:



Come ho osservato in "La rugiada luminosa che viene dal Messia", invero "'ed" è "nube, vapore", e la parola acqua non c'è, ma subito dopo c'è il versetto Genesi 7 in cui Dio plasmò l'uomo .
Beh, se non c'era pioggia, ma c'era del vapore e c'era il sole, resta la possibilità che questo vapore che salì dalla terra era l'evaporare di rugiada.
E la rugiada veniva da Lui, il Signore Dio.
Rugiada in ebraico è "tal" .
Era l'acqua di sopra che per amore di Dio veniva nel mondo.
La lettera "tèt" , valore numerale 9, graficamente è una lettera molto strana ed è considerata essere, tra l'altro, icona che esprime il concetto di bello, buono e di amore.
L'ispirazione del segno viene da fatti legati alla vita dell'uomo e della donna e potrebbe essere la rappresentazione di un occhio chiuso o socchiuso, di un utero, di un cuore.
C'è il senso di verecondia, di tappato, di cercare di tenere riservato, di sigillato, appartato, curato in particolar modo come un bocciolo di fiore.
La forma è quella di un sacchetto, che pur se si cerca tener chiuso può aprirsi, e questo pensiero mi porta a pensare all'amore: "Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra, riposa sul mio petto." (Cantico dei Cantici 1,13)

Interessante è "filo, cucire" = = "hwt" = "stringendo porta a tappare - sigillare ".
Si pensi a "ombelico" = = "tabur" = "Occhio chiuso - bocciolo che dentro si porta nel corpo ", se si guarda come di persona nata, ma se si pensa al momento del parto, "nell'utero dentro si porta al corpo (del neonato)".
Tra l'altro è "fossa", quindi "occhio chiuso - bocciolo in fossa ".
Nel senso di purità rituale appare tale segno in = "tahor" = puro, mondo, netto che usando i significati dei segni già letti è "sigillato - tappato fuori porta il corpo " ed anche "sigillato - tappato a perversità () il corpo ".

Rafforzativo dell'idea di utero e del resto è la parola "btn" = = "ventre, utero, parte intima penetrali del cuore", come leggo dal vocabolario ebraico, cioè "abita in l'energia " ne consegue che cuore e utero calzano perfettamente in quanto dentro tali organi c'è energia di vita cioè il sangue che tanto è importante nel pensiero teologico sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento.
Fiducia, speranza, bene, peccato hanno tutti questa lettera all'interno e i traslati sono appunto amore, carità e bellezza.
V'è poi la parola "bene, buono, felice", "tob" "cuore-amore portare dentro ", parola molto importante.
Al riguardo ricordo che le prime Tavole della Legge in Esodo 20,2-14 sono in versione leggermente differente dalle seconde in Deuteronomio 5,6-18.

Nella prima versione appaiono tutte le lettere dell'alfabeto tranne la "TET" . Nella seconda invece, appare la "TET" , nel 5° comandamento: "Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà." (Deuteronomio 5,16)

I saggi spiegano: Dio sapeva che Mosè avrebbe rotto le prime Tavole e se esse avessero contenuto la parola "tob" bontà, ciò avrebbe significato che si sarebbe spezzato tutto il bene della terra.
Per togliere all'uomo questa preoccupazione, Dio tolse la "TET" dalla prima versione. (Baba Kamma 55a)

La seconda versione delle Tavole contiene in effetti diciassette lettere più della prima e per la "gematria" di "tob" bontà è ( = 9 + = 6 + = 2) proprio 17. (Baal HaTurim)

A seguito di tante altre prove e verifiche in "Dai vocaboli ebraici ai messaggi delle lettere" sui significati grafici base delle lettere conclusi per la lettera "tèt" - numerale n. 9:
  • Base: cuore, pozzo, sigillato, utero.
  • Traslati: carità, bontà, amore, bellezza.
Quel vapore che saliva dalla terra, allora, altro non era che la Nube , valore numerico 5 ( = 1 + = 4), quella che in forma di colonna "a'mmud haa'nan" accompagnò gli Israeliti all'uscita dall'Egitto (Esodo 14,19-20).

Si sta formando l'uomo come per un processo di arricchimento.
L'Unico, il Creatore, il numero 1, lo "'Alef " , con la sua mano , valore numerico 4, porta il suo aiuto sulla terra e apre valore numerico 5 la vita per formare l'uomo.
Questo pensiero che Dio, l'Unico , sta operando con la sua mano appare chiaramente dal versetto successivo: Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente." (Genesi 2,7)

Il testo ebraico per la parte di versetto che ho evidenziato in grassetto usa le seguenti lettere:



Il primo verbo che appare è quel plasmò , verbo specifico usato per le operazione di formazione di un vaso da parte di un vasaio, ma per tale operazione non basta la polvere, ma occorre una mano abile e un giusto impasto di argilla con l'acqua.
Ora, davanti a quel verbo c'è un , quindi, Dio portò la , la sua "IOD", lettera il cui nome in pratica che vuol dire mano, quindi in modo immaginifico portò la propria mano divina.
L'operazione contempla, infatti, proprio l'uso della mano del vasaio che impasta la polvere della terra, con l'acqua che fornita direttamente da Dio stesso, l'acqua della sua rugiada di cui ho appena detto.
L'uomo, per quei testi ha una vita speciale, nasce formato direttamente dal volere divino che insufflò il quel vaso fatto di polvere e rugiada le due anime "noefoesh" e "nishmat" e questi fu un essere vivente, diverso da ogni altra creatura.

In definitiva, l'uomo, "'Adam" , è l'essere che in modo speciale "l'Unico Aiuta a vivere " e questo aiuto, "dalet" , al vivere "mem" , porta al biletterale "dam" che in ebraico significa "sangue", elemento che tanto valore assume nella religione ebraica e cristiana nei rapporti con Dio.
Sotto l'aspetto della "gimatria""dam" ha il valore di ( = 40) + ( = 4) = 44 con valore numerico di sintesi 8, che porta all'idea di infinito , di eternità, il famoso ottavo giorno acquistatoci per i meriti dal nuovo Adamo grazie al sangue dell'Unigenito.

In entrambe le religioni questo del sangue diventa il segno dell'alleanza tra Dio e assume in sintesi il volere di vita di Dio per la persona, tanto che lo stesso sangue nel racconto in Genesi 4,10 del fratricidio di Caino nei riguardi di Abele diviene loquace e Dio lo evidenzia col dire: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!"

Ecco, infatti, che per la prima parte di questa parola "'Adam" viene, appunto, l'aiuto da parte di Dio con quel cui aggiunge il suo soffio per dare la vita , valore numerico 40 e si percorre in crescita la progressione:

= 1
= 1 + 4 = 5
= 1 + 4 + 40 = 45

Ora se la lettera "mem" = ha valore numerico di 40 il numero precedente, il 39, potrebbe indicare da dove viene quella vita, ossia l'allegorico utero che l'ha prodotta.
Si verifica che proprio la parola "rugiada" "tel" ha il valore numerico di 39; infatti, "tel" = ( = 30) + ( = 9) = 39 e i significati grafici delle lettere sono congruenti con tale allegoria, essendo "tel" definibile come "del Potente l'utero "; d'altronde nella visione allegorica antropomorfica di Dio, essendo padre e madre di Adamo deve pur avere un utero.

LA VERITÀ NEI VANGELI
Il Vangelo di Giovanni, al cui autore è attribuito anche il libro dell'Apocalisse, è particolarmente interessato alla parola "verità", infatti, nei quattro Vangeli canonici tale parola vi si trova con la seguente frequenza nettamente a favore di quel Vangelo:
  • nel Vangelo di Matteo 32 volte;
  • nel Vangelo di Marco 16 volte;
  • nel Vangelo di Luca 11 volte;
  • nel Vangelo di Giovanni 75 volte.
In tale ultimo Vangelo per 25 volte in bocca a Gesù risuona "In verità, in verità" io vi dico, in ebraico "'amen 'amen" e questo "'amen" dal radicale del verbo significa "certamente", "in verità" ed anche "così sia".

C'è un passo illuminante che ritengo sia la chiave per comprendere cosa è la fede nel pensiero originario di chi scrisse la Torah che si trova nel libro dei Numeri, quando Mosè discute col Signore per il troppo peso che sentiva nel guidare da solo il popolo nel deserto già stanco di mangiare sola manna .

Quel brano del libro dei Numeri recita così: "Mosè disse al Signore: Perché hai trattato così male il tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, tanto che tu mi hai messo addosso il carico di tutto questo popolo? L'ho forse concepito io tutto questo popolo? O l'ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: Portatelo in grembo, come la balia porta ; il bambino lattante, fino al paese che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri?" (Numeri 11,11-12)

Le prime due lettere di , infatti, ci portano al concetto di madre, "'em" essendo = , inoltre la lettera = ha in sé l'idea di energia e fa pensare ad una madre che allatta, che fa cresce e che alleva, e quel modo di fare è certezza e sicurezza di vita per il bambino che a lei si afferra con tutto se stesso e le da piena fiducia e quei 40 nel deserto il popolo è portato a balia proprio per far nascere la fede e... l'Unico gli da la manna .
Ecco che al radicale si connettono i significati di:
  • "essere portato da una balia, sostentare, educare, allevare", nonché di "essere sotto cura, in tutela, da cui "aio, pedagogo" è "'omoenoet".
  • "essere fermo, essere stabile, essere forte" da cui "'omenah" colonna, stipite e artefice "'amman";
  • "credere, essere sicuro" indi fede, verità "'omoen","'amen"; verità e vero essendo una certezza hanno lo stesso radicale.
  • un sostantivo derivato è "'emet" e significa "ciò che è stabile e fermo", quindi, "verità".
La parola "'emet" è l'opposto di menzogna, "sheqer" .
Al riguardo viene commentato: la verità ha la proprietà che dall'inizio alla fine sempre resta viva ed eguale a se stessa.
Menzogna "sheqer" invece e formata da lettere tutte con numerologia ridondante di zeri, = 200 = 100 = 300, non spaziano, ma sono prossime tra loro nella serie alfabetica come a dire che le bugie hanno durata limitata, infatti, spesso vengono leggermente modificate per sembrare ancora credibili e infine si palesano come un inganno e servono solo a dar da bere () alla testa - mente .
Si dice che quel rabbino di cui ho detto che a Praga cercava d'animare i famosi "golem" scrivesse sulla loro fronte "'emet" e per disanimarli cancellava la prima lettera onde restava "met" , cioè "morto", vale a dire "vita finita ".

La verità, infatti, è una sola, perché è conseguenza del Dio Unico e senza di lui nulla resta di vivo e vero... se togli l'Uno resta solo un morto "met" .
D'altronde con "met" come "morituro" in ebraico si definisce anche ogni uomo.

Gesù nel Vangelo di Giovanni dichiara: "Io sono la via, la verità e la vita." (Giovanni 14,6)

Non dobbiamo dimenticare che se l'uomo si è trovato a perdere l'iniziale entratura voluta da Dio e la vita paradisiaca di Genesi 2 è stato per aver dato ascolto a parole false pronunciate in Genesi 3 dal diavolo su cui Gesù ebbe a dire che fu "...omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.” (Giovanni 8,44s).

Per scelta atavica entrata come fatto genetico l'umanità ha scelto un padre diverso dall'origine della verità, quindi, la redenzione consiste nello scegliere finalmente la via della verità, ma per poterla conoscere occorre che qualcuno la risvegli ed ecco che il prologo del Vangelo di Giovanni al capitolo 1 annuncia:
  • Giovanni 1,14 - il "...Figlio Unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità."
  • Giovanni 1,17 - "Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo."
VERITÀ OGGETTIVA
In ebraico, come abbiamo visto, "verità" è "'emet" e considerato come un rebus delle tre icone delle lettere , e nasce l'interrogativo: come i valori intrinseci d'immagine di quelle lettere giustificano tale termine?
Attraverso di quelle lettere pare potersi cogliere il messaggio che una questione, ipotesi, fatto, congettura, proposizione ecc. può cominciare ad essere annoverata e considerata nel vero se col propria vivere nel mondo esterno degli uomini origina un'indicazione, ossia, è verità "emet" , se "origina di vita un segno ".

Se la questione da un segnale di vita ecco che si può collocare tra le realtà che possiamo definire oggettive.
Gesù con la sua vita, la sua morte e con la sua risurrezione ha incarnato la verità , in quanto che "l'Unico vive ha indicato ".

Nei Vangeli sinottici, peraltro a Gesù chiedono segni per verificare se veritiero.
Si trova, infatti, in:
  • Matteo 12,38s - "Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno. Ed egli rispose: Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta."
  • Matteo 16,1.4 - "I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo... Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona. E lasciatili, se ne andò."
  • Marco 8,11s - "Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione".
  • Luca 11,16 - "Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo."
  • Luca 11,29 - "Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona."
Il segno che ha lasciato a quella generazione, infatti, è stato quello della risurrezione, ossia di uscire dalla morte dopo tre giorni da cui era stato inghiottito come accadde a Giona profeta da parte del famoso grande pesce.
A questa generazione ha invece lasciato il Kerigma, l'annuncio della sua morte e della sua risurrezione, anticipo di liberazione per tutti gli uomini tramite la Chiesa che annuncia la verità "la Madre del Crocifisso " essendo "la madre che lo indica ".
Concorde a tale idea è il fatto che le prime due lettere di verità "emet", in ebraico definiscono la parola "'em" "madre" e allora ne viene di "maternità un segno " onde come per una donna è vero che è in corso un processo di gestazione se il ventre è gonfio e sono cessate le mestruazioni ed altro, tutte prove di prossima maternità, così di una questione in esame debbono apparire segni concreti esterni per definirla vera.
La prova completa che c'era quel processo ci sarà quando quella donna sia poi a "originare un vivente al termine - fine ".

L'oggettività della verità sappiamo bene che nelle scienze ha portato a definire le unità campioni di misura, come quello del metro.
Beh, l'unità di misura campione di lunghezza più comune nell'antichità era il cubito e corrispondeva idealmente alla lunghezza dell'avambraccio, a partire dal gomito fino alla punta del dito medio, più o meno la lunghezza di un neonato.
In ebraico cubito si dice "'ammah" e si scrive da cui discende idealmente che verità è qualcosa di "misurato del tutto ".

L'UOMO E LA VERITÀ
È stato evidenziato come dai primi versetti di Genesi 2 si deduce la sequenza numerica 1 + 4 + 40 concretizzata poi nel nome , che in ebraico definisce il concetto di uomo.
C'è una prova nello stesso capitolo di Genesi 2, subito dopo i versetti in cui è detto che Dio plasmò l'uomo, da cui si può comprende che questa sequenza non è un caso, ma era veramente nel pensiero dell'autore: vediamo perché.
Nei versetti immediatamente seguenti a quelli è scritto: "Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi... Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse." (Genesi 2,8-8,15)
Dio fece sgorgare un fiume "1" che lo irrigava e che si divideva in quattro " = 4" capi d'acqua " = 40" per irrigare il giardino in cui pose l'uomo.
Ecco, così, apparire nuovamente la sequenza 1 - 4 - 40.

Abbiamo parlato di Genesi 3 come di scuola che dall'uomo fu interrotta e come il primo precetto che gli fu dato fu disubbidito.
Beh! L'uomo avrebbe dovuto conoscere "la Verità" 1 - 40 - 400.
Quella sequenza 1 - 4 - 40 dal punto di vista logico pare, infatti, attendere uno sviluppo con l'ulteriore passo, 1 - 4 - 40 - 400, coinvolgente le lettere ; cioè da uomo doveva diventare un uomo completo .

Dio, quindi, pose l'uomo in un ambiente protetto.
In tal modo iniziò per l'uomo un tempo d'istruzione, il che implicava essere quella una scuola ove imparare i rudimenti della vita in comunione con Dio e ci fu il primo insegnamento: "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire." (Genesi 2,16s)

In effetti, questo versetto Genesi 2,16 in ebraico inizia con "vatsau" , ossia il Signore Dio a portare fu un precetto .
Secondo la tradizione l'insieme del testo ebraico della Torah ha 613 precetti, ma questi non sarebbero il vero scopo di quel testo che piuttosto è da intendere come atto d'alleanza con Israele e manifestazione di misericordia e della volontà di un'alleanza più generale, inizio di una rivelazione per farsi conoscere da tutti gli uomini.
Un'interpretazione della Qabbala o Tradizione, infatti, è che la Torah con le sue lettere costituisca un nome di Dio, insomma, un suo documento di riconoscimento che è stato spezzato in parole per permettere alle menti umane di comprenderne qualcosa, una "ketubah" il documento scritto comprovante un matrimonio eterno.

Ora a chi segue una scuola, come nel caso che ci siamo prefigurati di Adamo nel Gan Eden, si chiede l'obbedienza e frequentando tale scuola, certamente, ma gradualmente, sarebbe seguita la piena conoscenza del Signore e, implicitamente, l'apprendimento dell'intera Torah?
Il racconto del capitolo successivo, Genesi 3, ci informa di come tale scuola fu, però interrotta e come già quel primo precetto fu disubbidito.
Adamo doveva certamente imparare tante cose e dal punto di vista pratico ad esempio, secondo il pensiero dell'autore del libro della Genesi, pare potersi cogliere che doveva imparare l'uso delle lettere ebraiche.

Di ciò v'è traccia quando il testo di Genesi 2,19s propone: "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici..."

E il linguaggio di Dio con il primo uomo era certamente l'ebraico, la lingua sacra degli angeli di Dio, lingua che si parlava sulla terra fino al momento della dispersione avvenuta con l'episodio della Torre di Babele.
Il "midrash" di Genesi 2 intende così suggerire che Dio insegnava all'uomo e lo faceva partecipare in qualche modo all'opera della creazione.
Gli insegnava certamente l'uso delle lettere, dalla prima all'ultima , cioè l'alfabeto della vita , ossia la verità , in quanto tutta la realtà del vivere, della vita e dei viventi è inquadrabile con i "nomi" come del resto viene dedotto nella pensiero dell'autore visto che Dio col nominare crea come ci insegna sin dall'inizio: "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu." (Genesi 1,3)

Come esprimere allora l'idea che Dio da vita al tutto e che le sacre lettere dell'alfabeto divino sono capaci di creare tutto ciò che vive?
A me pare che la sequenza 1- 40 - 400 sia proprio in grado di definire tutto ciò, da cui il tri-letterale .
Tutto tende a confermare che l'uomo nel Gan Eden o Paradiso Terrestre doveva imparare cos'è la Verità: "il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze." (Deuteronomio 6,4s)

Ritengo che un pensiero del genere abbia mosso a Praga nel XVI secolo il rabbino Jehuda Low ben Bezalel col cercare di formare delle creature plasmate con argilla che lo servissero come dei moderni robot che provava ad animare con l'impiego di lettere e parole ebraiche come evidentemente a lui parve suggerisse il testo del Sefer Yetzirah di cui già ho detto.
Cercava di ricreare la situazione di "'Adam" prima che gli fosse infusa l'anima.

Questi aborti d'uomo erano chiamati "golem", parola ricavata dalla parola "informe" del versetto 16 del Salmo 139 che recita "Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno."

Quel "informe mi" è "galemi" ove, essendo il bi-letterale nelle parole come, ruota, cerchio, sfera quel forse sta bene "per vita arrotolata", quindi, "feto", "embrione globulare".

Un aspetto interessante che non si coglie nella sua intera valenza se non si ricorre alle lettere ebraiche della parola, verità, "'emet" , si trova nel libro dell'Apocalisse di Giovanni al capitolo 1 quando riporta la seguente visione "...vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi." (Apocalisse 1,12-18)

Con "Io sono il Primo e l'Ultimo , e il Vivente " in quella teofania l'Essere che parla sta leggendo i segni di "'emet" e sta affermando "io sono la Verità".

Ed ancora nello stesso libro dell'Apocalisse di Giovanni si trova:
  • Giovanni 2,8 - "All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita."
  • Giovanni 22,12-13 - "Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine."

È indubbio, l'autore dell'Apocalisse sta descrivendo la parola "'emet" .
La guerra escatologica contro il male di cui parla l'Apocalisse si concluderà con la vittoria della verità sulla menzogna:
  • Apocalisse 14,5 - i "...redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia."
  • Apocalisse 19,11.16 - "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia... Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori."
  • Apocalisse 22,15 - "Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!"
In definitiva la verità "'emet" per l'ebraismo, il "verum" dei romani, in greco è tradotta "a-lètheia" con a privativo, quindi "non nascondimento", "non nascosto" o se si potesse dire "svelatezza", quindi rivelato e rivelazione e perciò è oggettiva e incontestabile!
L'Apocalisse è la rivelazione, ossia la verità degli ultimi tempi.

Lui, Gesù Cristo, è l'"'amen" l'"'emet" "Fedele e Verace" come è sintetizzato anche in Apocalisse 3,14 quando dice "All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone Fedele e Verace, il Principio della creazione di Dio".

In conclusione la fede cristiana si basa sulla verità di una rivelazione.
Il testimone che ci rivela la verità è Gesù Cristo risorto.
Chi la comprova sono i testimoni numerosi della prima ora. L'annuncio è il Kèrigma che presenta il succo della rivelazione.
Nel corso dell'ultima cena, nel discorso che seguì, Gesù avvertì con queste parole gli apostoli che avrebbero ricevuto lo "Spirito di Verità" che chiama anche il Consolatore:
  • Giovanni 14,17 - "...lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi."
  • Giovanni 15,26s - "Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio."
  • Giovanni 16,13 - "Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future."
    (Vedi: "Lo Spirito di Verità")
La battaglia finale iniziò con la "passione" del Signore e ne abbiamo riscontro nello stesso Vangelo di Giovanni nel colloquio di Gesù con Pilato: "Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Gli dice Pilato: Che cos'è la verità?" (Giovanni 18,37s)

UN AIUTO DALLA "GIMATRIA"
Se proviamo a leggere la parola "'adam" raffrontandola con "'emet" nascono i seguenti pensieri:
  • "'emet" è "Uno che ha la vita totale - completa ";
  • "'adam" , visto che lettera "dalet" indica una porta che è sia una possibilità a entrare, sia un impedimento, reca all'idea di "Uno con un impedimento alla vita completa ".
Torniamo ora alla sequenza completa 1 - 4 - 40 - 400 ; questa parla di un "Uomo completo ", dell'Adamo totale ", "l'Adamo ffinale "... ma annuncia anche un "l'uomo della croce " che "originerà sangue dalla croce ".

Quelle lettere hanno valore gimatrico 445 come l'insieme delle 12 lettere del cerchio più esterno di cui ho detto quando parlavo del Sefer Yezirah come a dire la massima espressione delle cose della terra che Dio può far assurgere ai cieli.

In quella sequenza le lettere parlano di "demut" "somiglianza", da cui l'idea di "somiglianza all'Unico" , ma se si toglie l'Uno questa somiglianza si trasforma solo in "dem" e "met", ossia sangue e morto.

Con l'Unico vi è solo somiglianza "demut" a causa di un "impedimento , la morte , che ineluttabilmente segna la differenza tra l'uomo e l'Essere eterno, ma come sappiamo tale somiglianza è stata portata all'uguaglianza in Cristo che è entrato nella morte.
Per la "gimatria" la differenza tra i concetti in ebraico di verità = 441 e di uomo = 45 è pari a 396, ossia 100 in più di quella, già discussa, tra uomo e "lettere madri" = 341, la cui differenza, pari a 296, abbiamo sintetizzato nella parola "roccia" .
Questo numero 100 è pari al valore numerico della 19a lettera dell'alfabeto, la "qof" , il cui segno è simile a un ciotola che versa il suo contenuto, quindi persanare la differenza uomo verità occorre che quella "roccia 296 versi 100".
L'ottimo infatti è dare il centuplo come ricordano:
  • il libro della Genesi 26,12s con "Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto. E l'uomo divenne ricco..."
  • i Vangeli sinottici, come in Matteo 13,8 quando parlano della semina della parola di Dio "Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta."
Del resto confrontando le "lettere madri" con "'emet" la verità questa è allegoricamente pensabile come se la lettera di quelle diventasse la lettera , quindi come se nella verità si fossero rovesciate integralmente proprio le stesse "lettere madri", con la conseguenza che la verità è proprietà squisitamente divina.
Considerato poi che numericamente + = , il 396 è anche pari a + = 300+96 onde, in sintesi, perché l'uomo diventi verità occorre che in termini fisici "giù si porti la risurrezione " e in termini sapienziali "giù si porti la illuminazione ", la cui prima fase nell'Antica Alleanza è stata interpretata come "illuminare con precetti ".

In definitiva occorre che in un uomo giù si porti il dono della divinità piena con la prova della risurrezione dalla morte.
La conseguenza cui si perviene con tutte queste considerazioni è la seguente:

La verità (è) un uomo: Gesù il Cristo
In ebraico "ha'emet ha 'ish ieshua' hameshiach"


Il valore numerico di questa frase è la somma di quello delle singole parole:



Il valore numerico complessivo, quindi è pari 1495, corrispondente proprio al valore somma di tutte le 22 lettere dell'alfabeto ebraico, di cui ho detto nel primo paragrafo, lettere che, del resto, secondo la tradizione sono incise sul trono dell'Altissimo.
(Vedi: "Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia")

Tutto converge il Lui, nel Cristo, il Messia, come è ben chiaro per l'ebreo Paolo di Tarso, ben ferrato nelle Sacre Scritture, visto quanto ha scritto nella lettera ai Colossesi: "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli." (Colossesi 1,16-20)

Eco dell'affermazione sopra evidenziata in grassetto in quella lettera è la seguente nell'Apocalisse di Giovanni: "Giovanni alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen." (Apocalisse 1,4-6)

È, infatti, da considerare che l'espressione "il primogenito dei morti" equivale ad una lettura del termine "verità", "'emet" , come" ri-originato da un morto" equivalente a "il primogenito di coloro che risuscitano dai morti" di Colossesi.

Quanto sinora considerato conferma come vero il pensiero che gli antichi usassero anche letture particolari dei termini ebraici mediante le lettere separate viste come immagini e come una tale lettura sia proponibile.
Ciò avvalora l'idea di leggere anche in altro modo i testi delle Sacre Scritture per trovare pagine nascoste sul Messia, che del resto è il loro fine ultimo.
Di seguito propongo la decriptazione di due testi, Geremia 4 e il Salmo 26, che ho scelto perché contengono la parola verità, e il cui risultato conferma ancora una volta il mio assunto.

GEREMIA 4 - DECRIPTAZIONE
Riporto il testo della traduzione C.E.I. del 2008 del capitolo Geremia 4 formato da 31 versetti ove al versetto 2 si trova la parola verità e nel testo per due volte si trova sia "oracolo del Signore", sia "così dice il Signore", avvisi tutti di un testo interessante anche sottostante.

Geremia 4,1 - "Se vuoi davvero ritornare, Israele, a me dovrai ritornare. Se vuoi rigettare i tuoi abomini, non dovrai più vagare lontano da me.

Geremia 4,2 - Se giurerai per la vita del Signore, con verità, rettitudine e giustizia, allora le nazioni si diranno benedette in te e in te si glorieranno.

Geremia 4,3 - Infatti così dice il Signore agli uomini di Giuda e a Gerusalemme: Dissodatevi un terreno e non seminate fra le spine.

Geremia 4,4 - Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore, uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme, perché la mia ira non divampi come fuoco e non bruci senza che alcuno la possa spegnere, a causa delle vostre azioni perverse.

Geremia 4,5 - Annunciatelo in Giuda, fatelo udire in Gerusalemme; suonate il corno nel paese, gridate a piena voce e dite: Radunatevi ed entriamo nelle città fortificate.

Geremia 4,6 - Alzate un segnale verso Sion; cercate rifugio, non indugiate, perché io faccio venire dal settentrione una sventura e una grande rovina.

Geremia 4,7 - Il leone è balzato dalla sua boscaglia, il distruttore di nazioni si è messo in marcia, è uscito dalla sua dimora, per ridurre la tua terra a una desolazione: le tue città saranno distrutte, non vi rimarranno abitanti.

Geremia 4,8 - Per questo vestitevi di sacco, lamentatevi e alzate grida, perché non si è allontanata da noi l'ira ardente del Signore.

Geremia 4,9 - E in quel giorno - oracolo del Signore - verrà meno il coraggio del re e il coraggio dei capi; i sacerdoti saranno costernati e i profeti saranno sbigottiti.

Geremia 4,10 - Allora io dissi: Ah, Signore Dio, hai dunque del tutto ingannato questo popolo e Gerusalemme, quando dicevi: Voi avrete pace, mentre una spada giunge fino alla gola.

Geremia 4,11 - In quel tempo si dirà a questo popolo e a Gerusalemme: Il vento ardente delle dune soffia dal deserto verso la figlia del mio popolo, ma non per vagliare, né per mondare il grano.

Geremia 4,12 - Un vento minaccioso si alza per mio ordine. Ora, anch'io voglio pronunciare contro di loro la condanna.

Geremia 4,13 - Ecco, egli sale come nubi e come un turbine sono i suoi carri, i suoi cavalli sono più veloci delle aquile. Guai a noi! Siamo perduti!

Geremia 4,14 - Purifica il tuo cuore dalla malvagità, Gerusalemme, perché possa uscirne salva. Fino a quando abiteranno in te i tuoi pensieri d'iniquità?

Geremia 4,15 - Ecco, una voce reca la notizia da Dan, annuncia la sventura dalle montagne di Èfraim.

Geremia 4,16 - Annunciatelo alle nazioni, fatelo sapere a Gerusalemme: I nemici vengono da una terra lontana, mandano urla contro le città di Giuda.

Geremia 4,17 - Come guardiani di un campo l'hanno circondata, perché si è ribellata contro di me. Oracolo del Signore.

Geremia 4,18 - La tua condotta e le tue azioni ti hanno causato tutto ciò. Com'è amara la tua malvagità! Ora ti penetra fino al cuore.

Geremia 4,19 - Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Mi scoppia il cuore in petto, mi batte forte; non riesco più a tacere, perché ho udito il suono del corno, il grido di guerra.

Geremia 4,20 - Si annuncia un disastro dopo l'altro: tutta la terra è devastata. A un tratto sono distrutte le mie tende, in un attimo i miei padiglioni.

Geremia 4,21 - Fino a quando dovrò vedere segnali e udire il suono del corno?

Geremia 4,22 - Stolto è il mio popolo: non mi conosce, sono figli insipienti, senza intelligenza; sono esperti nel fare il male, ma non sanno compiere il bene.

Geremia 4,23 - Guardai la terra, ed ecco vuoto e deserto, i cieli, e non v'era luce.

Geremia 4,24 - Guardai i monti, ed ecco tremavano e tutti i colli ondeggiavano.

Geremia 4,25 - Guardai, ed ecco non c'era nessuno e tutti gli uccelli dell'aria erano volati via.

Geremia 4,26 - Guardai, ed ecco il giardino era un deserto e tutte le sue città erano state distrutte dal Signore e dalla sua ira ardente.

Geremia 4,27 - Poiché così dice il Signore: Tutta la terra sarà devastata, ma non la distruggerò completamente.

Geremia 4,28 - Pertanto la terra sarà in lutto e il cielo si oscurerà: l'ho detto e non mi pento, l'ho pensato e non ritratterò.

Geremia 4,29 - Per lo strepito di cavalieri e di arcieri tutti gli abitanti del paese sono in fuga, entrano nelle grotte, si nascondono nella folta boscaglia e salgono sulle rupi. Ogni città è abbandonata, nessuno più vi abita.

Geremia 4,30 - E tu, devastata, che cosa farai? Anche se ti vestissi di scarlatto, ti adornassi di fregi d'oro e ti facessi gli occhi grandi con il bistro, invano ti faresti bella. I tuoi amanti ti disprezzano; essi vogliono la tua vita.

Geremia 4,31 - Sento un grido come di donna nei dolori, un urlo come di donna al primo parto; è il grido della figlia di Sion, che spasima e tende le mani: Guai a me! La mia vita soccombe di fronte agli assassini."

Riporto il testo ebraico e la dimostrazione della decriptazione del versetto Geremia 4,2, poi tutta di seguito la decriptazione dell'intero capitolo.

Geremia 4,2 - Se giurerai per la vita del Signore, con verità, rettitudine e giustizia, allora le nazioni si diranno benedette in te e in te si glorieranno.



"Riporterà l'energia nel settimo segno (giorno della creazione) a richiudere nell'esistenza il Signore . dentro l'Unigenito in un uomo abiterà per salvarli (). Il Verbo per amore si portò nel fango per aiutarli , rovesciando la perversità per tutti la benedizione riportare . Da casa si portò in cammino e fu in un vivente a portarsi dentro . Fu finalmente nel mondo del serpente (ove) il serpente li portò .

Geremia 4,1 - Alle origini gli uomini simili dentro erano al principe di Dio. Belli vivevano col Signore. La divinità era in tutti accesa e dentro portavano dell'Unico gli uomini la pienezza. Erano con corpi luminosi. Per il rovesciamento portatosi, giù furono ad anelare che nelle persone fosse a riportarsi la potenza delle origini che il drago aveva portato a sbarrare.

Geremia 4,2 - Riporterà l'energia nel settimo segno (giorno della creazione) a richiudere nell'esistenza il Signore. Dentro l'Unigenito in un uomo abiterà per salvarli. Il Verbo per amore si portò nel fango per aiutarli, rovesciando la perversità per tutti la benedizione riportare. Da casa si portò in cammino e fu in un vivente a portarsi dentro. Fu finalmente nel mondo del serpente (ove) il serpente li portò.

Geremia 4,3 - La rettitudine fu per spengere per l'Unico del ribelle la perversità a guizzare in un uomo. Il Signore per aiutare nel mondo portò la potenza a stare in un corpo. Si portò per trarre fuori dai viventi l'angelo che s'era nei corpi portato e la potenza della rettitudine in un vivente inviò. Fu in un corpo a portare la divinità. Scelse per questo una compagna per portare la divinità versandola giù (onde gli) fosse Madre.

Geremia 4,4 - Per entrare dai viventi (ove) il serpente li condusse, il potente Signore si portò nel mondo, a riempire un corpo. Si portò dal nemico per il serpente portare a finire nei cuori. Nel pianto vivevano gli uomini; il Signore per aiutarli nel mondo si portò. Fu ad illuminare che dentro sarebbe stato, che si sarebbe in un corpo portato. Illuminò il Potente la Madre. Per parlarle un angelo scelse che giù l'Unigenito dalla retta Donna, di nascosto, uomo si sarebbe portato. A casa del nemico entrava, si portava per annullare la piaga del bestiale che nelle persone era col male in seno potente. Il Potente fu così in un vivente.

Geremia 4,5 - L'annuncio portò in una casa in Giuda. Lo portò ad una casa che era di poveri. Potente dalla Madre entrò una luce. La Madre fu a vederla e si portò a dirle che si portava per recare l'indicazione che si versava in azione per portarsi dai simili. Il Verbo in un corpo per abitare in terra versarsi nel corpo (di Lei) desiderava che Madre del potente Unigenito si portasse. E Le disse che per portarsi al mondo l'Unigenito l'avrebbe riempita, il soffio Le avrebbe portato. E l'angelo alla casa portatosi all'Unico rientrò. La divinità agì, nel corpo fu ad entrare della Madre per abitare giù nel corpo.

Geremia 4,6 - La Luce dell'Unico portò l'energia. A riempirla scese la Colomba che entrò in azione (cioè la coprì lo Spirito Santo). Fu in questa a portare la divinità che completamente per dimorare si portò così a stare dalla compagna. L'Unico inviò la rettitudine a stare nella Madre dentro onde fosse l'Unigenito a vivere giù (secondo) la parola portata dall'angelo per recare la rovina in cammino all'essere impuro del serpente.

Geremia 4,7 - Dall'alto uscì l'Unigenito, nel corpo fu ad entrare della Madre in pienezza. In una casa retta si portò che per portare il Messia era stata scelta. In cammino si portava per stare tra i viventi, inviato in giro in azione (onde) fosse lo sterco della vita con la putredine a recidere con la risurrezione che recava. La vita nella terra di tutti nella desolazione del nemico sarà con la rettitudine a finire. Giù l'opprimere dei viventi annullerà; sarà a recargli il fuoco in casa.

Geremia 4,8 - Dall'alto Questi venne di nascosto da pellegrino e il sacco fu di un vivente a riempire. Il Verbo per aiutare si portò e ad uscire fu di notte. E così fu a guizzare da una donna di nascosto che il corpo portò bello del Verbo. Il Signore dei viventi con la Madre abitò.

Geremia 4,9 - E nel mondo fu ad entrare in una famiglia/casa. Fu portato dalla Madre nel mondo Lui. Per oracolo del Signore era il padre povero, di famiglia uscita da un re. Gli (al padre = Giuseppe) portò nel cuore l'illuminazione che nel corpo s'era della matrice (della fidanzata) portata l'energia del Nome per portarsi ad entrare rettamente nel mondo. L'angelo che s'era alla Madre portato (per l'annuncio) entrò a profetizzargli che sarà quella matrice, essendo stata scelta, da Madre al mondo a portarlo.

Geremia 4,10 - Portò l'Unico a vivere alla vista del mondo l'Unigenito. Punita sarà l'esistenza della perversità. L'Unigenito con la rettitudine da inviato nel mondo brucerà chi all'origine entrò per la distruzione scelta dal serpente per agire nei viventi del mondo; per questo la perversità col serpente era stata nei corpi portata. Per trarlo fuori dai viventi, da rifiuto all'essere ribelle col fuoco che l'accompagnava, in un vivente era nel mondo. Era entrato dal serpente anelando di portargli ferite. Nel mondo la spada dell'Eterno entrava inviata al superbo.

Geremia 4,11 - Dentro al tempo del mondo entrò a stare l'Unigenito che fu dall'Unico a vivere nel corpo (onde) il serpente dai popoli uscisse colpendo la perversità del serpente che s'è nei corpi portato. Brucerà il serpente nei viventi con lo Spirito che scenderà nel mondo per illuminare. A parlare sarà ai viventi nelle case, vivrà con la parola un cammino, casa per tutti. I popoli saranno accompagnati da Dio. Gli stranieri lo porteranno in croce, ma la potenza che ha portato della divinità gli uscirà da dentro il corpo.

Geremia 4,12 - Lo Spirito in pienezza nei viventi della divinità entrò. Fu dentro a portarlo Dio che fu nel tempo a entrare. In cammino tra i viventi per incontrarli fu l'Unigenito. Insinuandola nei corpi li salverà. Il soffio nei cuori sarà ai viventi l'Unigenito a recare a tutti i viventi.

Geremia 4,13 - Entrò l'energia nel mondo della rettitudine, in azione inviata per l'angelo (ribelle) nei giorni dall'alto uscita, portata dal trono. La recò il Verbo entrato a vivere in un corpo. La rettitudine dentro portava che alla fine sarà a recandola a rovesciare il serpente nel portare (quando porterà) ai viventi l'energia della risurrezione dei corpi. Sarà nella prova a recarla da un foro, che sarà con un'asta all'Unigenito portato con forza dal serpente. All'angelo (ribelle) porterà bruciature. Al demonio giudicato la portò.

Geremia 4,14 - A purificare sarà i viventi dal male entrato nei cuori con la rettitudine che sarà nei corpi portata che brucerà il serpente nei viventi guizzato in seno. L'invierà dalla croce Gesù. Era in azione nel sangue del Crocifisso. Fu in croce per il serpente ad essere inviato. Versò da dentro alle moltitudini la rettitudine dalle midolla. Risorto a casa si riportò il Crocifisso (perché) dell'Unico recava l'energia della rettitudine.

Geremia 4,15 - La rettitudine fu a versare. Portò a guizzare nella Madre l'energia (onde) gli fossero simili. L'aiuto dall'angelo (ribelle) porterà a salvare i viventi, spazzandolo. L'annullerà la Madre. Li rigenererà per l'Unico col soffio irrigandoli con l'acqua.

Geremia 4,16 - Nel mondo un essere puro sarà nei corpi a portarsi. Il serpente a scappare porterà. Essendo dai viventi a uscire l'angelo (ribelle), nel mondo aperti i cieli rivedranno e l'Altissimo nei corpi porterà la pace. A germogliare sarà la vita dentro dell'Unigenito. Sarà per la Madre che la vita dell'Unigenito nei corpi scenderà. Aperte dell'essere ribelle le strette, lo sperare ci sarà che tutti tra gli angeli li porterà in alto a vedere con i corpi dove sta IHWH. Per l'aiuto uscito spereranno col Potente di vivere.

Geremia 4,17 - Così custoditi saranno dal demonio. Sarà la vita portata dall'Altissimo a rientrare nei viventi. La pienezza dentro sarà ad abitare. Retti saranno a venire, cambiati completamente per l'entrata energia dell'Unigenito che nella Madre fu nel mondo a portare a entrare.

Geremia 4,18 - Aiuta i deboli la rettitudine portata dall'innalzato. La potenza che è (propria) della rettitudine agisce. Simili a dèi escono nel cammino. In questo vengono i cattivi nell'oppressione dalle rettitudine cambiati. Così sono toccati dall'Eterno nel cuore dalla rettitudine.

Geremia 4,19 - Se la vita rovina, la Madre sentono, sono a desiderare l'annunciato: che il serpente esca vomitato. Nel corpo/popolo si portano del Crocifisso. Dal cuore è la perversità ad essere recisa; forte per il serpente dentro è il rifiuto. Fratelli di un corpo di illuminati così sono. Per lo squillo di tromba ascoltato dal Crocifisso l'opprimere della superbia è a finire. Saziati si sentono dal Crocefisso la cui vita col pane entra.

Geremia 4,20 - Fiaccata l'azione del serpente, gli illuminati dentro al corpo/Chiesa puri si vedono. La rettitudine è agli illuminati dalle mammelle ad uscire della sposa che dall'Unigenito nel corpo scende. La parola del Crocifisso, che dall'Unico reca, li salva sbarrando l'essere impuro. A stendere i padiglioni è il corpo del cammino/Chiesa nelle città; sono a sentire del Crocifisso l'esistenza.

Geremia 4,21 - Ha agito il sangue del Crocifisso. Un fiume per l'Unico ha aperto. Con l'energia, dal foro (nel costato) una Donna dal seno gli uscì. La versò per portare al Potente simili a far frutto.

Geremia 4,22 - Così è che all'Unigenito portato è un potente popolo che è a desiderare che la fine ci sia del serpente con i (relativi) guai, sbarrando il peccare. Figli essendo, dalle prove tutti sono con la Madre ad uscire vivi. Alla perversità un "no" energico dentro recano gli apostoli che sono con la Madre nel mondo. Nei viventi entra la sapienza. È per la Madre ad uscire reciso dal mondo il male e il serpente ad uscire è dai cuori. Un fiume all'Unico e per l'aiuto visto portato.

Geremia 4,23 - E l'Unigenito che era stato crocifisso sarà a rivenire in terra. Si riporterà nel mondo con gli angeli. Fuori tutti dal mondo porterà, ma dentro chi la perversità portò, il maledetto, brucerà nei viventi. Sarà nei viventi a portare l'annullamento desiderato del verme.

Geremia 4,24 - Nel corpo dell'Unigenito saranno tutti a stare. Dal mondo gli entreranno nel corpo. Saranno i viventi portati a entrare dagli angeli. Rigenerati dall'azione della risurrezione saranno i viventi e da tutti uscirà la superbia. Per il peccare finirà d'uscire, pesato, rovesciato, il serpente che l'ha recato.

Geremia 4,25 - Nei corpi i guai finiti saranno. Portata a entrare l'energia, annullato uscirà dall'uomo, per la recata rettitudine, il serpente che il peccare soffiò. Uscirà per la risurrezione dai viventi chi era a vivervi con l'impurità dell'essere impuro.

Geremia 4,26 - Si vedranno, stando nel Crocifisso, ad essere portati fuori. Gli angeli del mondo entreranno in un giardino uscendo dal deserto del nemico. Per la Colomba (lo Spirito) dal Crocifisso giù portata nei viventi le persone saranno col Signore a vivere. Di persona staranno nell'assemblea a saziarsi della bellezza al volto portati.

Geremia 4,27 - Retti saranno avendo spento l'Unigenito del ribelle la perversità. Risorti in vita i viventi del mondo, entrando del Crocifisso l'esistenza, della rettitudine la potenza entrerà. Dalla terra li porterà retti (in quanto) il serpente uscirà annullato. Dall'Unigenito si vedrà bruciato nel mondo.

Geremia 4,28 - Innalzati questi verranno dal Crocifisso al Padre potente. Usciti dalla terra li porterà al vertice. Col corpo li porterà dal mondo nei cieli a vivere in seno al Potente. In alto così staranno insinuandosi nel corpo del Crocifisso. Stando in Questi gli uomini saranno portati al Potente, per incontrarlo nell'assemblea. Vivi tutti saranno portati dal Potente. L'Unigenito all'Unico i risorti porterà a casa a vivere. I viventi tra gli angeli entreranno.

Geremia 4,29 - Della putredine portata dal serpente, il Verbo i corpi risorgendo, porterà il verme a rovesciare. Il fuoco del Crocifisso da dentro i corpi lo strapperà via da tutti. Uscita la rovina, le moltitudini all'Unico porterà a casa a vedere. Da dentro da dove erano a vivere nel pianto il Volto saranno i viventi tutti a vedere. Essendo stato il male colpito e dentro la perversità annullata per la forza portata della risurrezione, dentro ad abitare entreranno tra gli angeli gli uomini.

Geremia 4,30 - E l'Unigenito che il Crocifisso fu, da Davide dalla matrice uscì, finalmente vedranno. Risorto fu per la rettitudine che era nel Crocifisso nel cuore. Risorto che fu, una seconda volta così sarà il Crocifisso alla vista per aiutare. È l'Eterno! Sarà Questi il mondo a (ri)abitare, così sarà alla fine a rovesciare il male che è dentro con il soffio che portò della rettitudine. Agirà, per chi li opprime sarà in tutti la distruzione completa. In tutti starà il soffio che sarà ai viventi l'originaria pienezza a portare. Dentro la rettitudine agirà, la superbia che è nei viventi per l'angelo superbo con bruciature da dentro rovescerà col fuoco che reca.

Geremia 4,31 - Per la rettitudine sarà la sperata potenza col vigore a riportarsi. La potenza che uscirà della risurrezione dal seno del Crocifisso sarà a rialzare i corpi dalle tombe. Da dentro i viventi (ri)partoriti usciranno. A rovesciarla la porterà dal cuore il Crocifisso in Sion e in tutti del Crocifisso sarà il soffio nelle tombe, per tutti farà frutto il fuoco della rettitudine. Il Verbo che fu nel mondo dall'Unico portato, l'opprimere del maledetto con la forza della rettitudine spazzerà; belle le anime risaranno. Il serpente ucciso sarà nei viventi.

SALMO 26 - DECRIPTAZIONE
Il Salmo 26 di 12 versetti ha una dimensione messianica.
Presenta una preghiera dell'unto Davide che ha senso in bocca al Cristo; solo lui, infatti, senza peccato può dire le parole di questo salmo.
Chi può asserire tutto quello che dice questo salmo se non il Messia?
Lui può dire "nella tua verità ho camminato".

Davide si fece forte della verità delle parole del Signore ed ebbe ad invocarla e ricevette la promessa del Signore di una casa stabile in eterno, quindi del Messia nella propria discendenza; al riguardo ricordo: "Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: Il Signore degli eserciti è il Dio d'Israele! La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d'Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa! Perciò il tuo servo ha trovato l'ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Degnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!" (2Samuele 7,25-29)

Riporto il testo CEI 2008 e poi la decriptazione tutta di seguito del Salmo 26, del tutto coerente pur se sintetica con Geremia 4.

Salmo 26,1 - Di Davide. Fammi giustizia, Signore: nell'integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare.

Salmo 26,2 - Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente.

Salmo 26,3 - La tua bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato.

Salmo 26,4 - Non siedo con gli uomini falsi e non vado con gli ipocriti;

Salmo 26,5 - odio la banda dei malfattori e non siedo con i malvagi.

Salmo 26,6 - Lavo nell'innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, o Signore,

Salmo 26,7 - per far risuonare voci di lode e narrare tutte le tue meraviglie.

Salmo 26,8 - Signore, amo la casa dove tu dimori e il luogo dove abita la tua gloria.

Salmo 26,9 - Non associare me ai peccatori né la mia vita agli uomini di sangue,

Salmo 26,10 - perché vi è delitto nelle loro mani, di corruzione è piena la loro destra.

Salmo 26,11 - Ma io cammino nella mia integrità; riscattami e abbi pietà di me.

Salmo 26,12 - Il mio piede sta su terra piana; nelle assemblee benedirò il Signore.

Salmo 26,1 - Un nato portò l'aiuto della risurrezione. Il Verbo in un cuore inviato fu. Il Signore così fu un primogenito. Da frutto di una pura fu a uscire nel cammino. Un segno fu portato alla casa che il Signore dentro l'utero le si chiudeva. La prescelta un sia al Potente originò, iniziò col seno ad aiutarlo.

Salmo 26,2 - Dentro la grazia inviata fu. Il Signore portò l'energia. A riempirla l'energia fu a scenderle nel corpo. Il Verbo entrò nella sposa, fu a portarsi nella prescelta. Fu a portarsi il Potente dentro a starle.

Salmo 26,3 - La rettitudine fu con l'amore nella sposa inviata. Nel cammino dell'aiuto la sorgente fu portata nel mondo. Un segno uscì della potenza della rettitudine. Indicata fu la verità per i retti.

Salmo 26,4 - Il Potente in un uomo dentro completamente fu. Lo videro i viventi. Ai morti sarà la risurrezione a recare che desiderano i popoli. L'energia dall'alto ai viventi sarà in pienezza a recare. Dal Padre la porterà quel primogenito.

Salmo 26,5 - A rinnovare viene l'esistenza, rovescerà dal mondo il serpente che la vita del male fu ai viventi a recare. Porterà in azione nei viventi nei corpi un fuoco che agendo sarà (al suo) vivere da no, inizierà a bruciarlo dentro.

Salmo 26,6 - L'Unico in un corpo chiuse giù il figlio, versò la colomba/lo Spirito della rettitudine. La Parola fu a portarsi in (quel) primogenito a riempirlo. Dentro al mondo fu per i viventi in sacrificio il Signore.

Salmo 26,7 - Al serpente il fuoco dal seno in casa gli verserà. A rovesciare gli portò la potenza dalla croce per una mano che aprì con un'asta un foro al Verbo nel corpo. Così il serpente da aborto l'Unico lo porterà alla fine con la forza della rettitudine.

Salmo 26,8 - Il Signore per amore in croce fu. Dal seno portò l'energia. Da dentro che stava in croce quel retto recò una fune ai viventi per salvarli. Con la rettitudine l'invierà alla gloria dei retti.

Salmo 26,9 - La maledizione finì il Crocifisso. Originò dal foro il Verbo in azione la vita che chiudeva nel cuore dell'Unico. Dalla destra il Verbo un dono portò. Si vide la Madre che l'Unico aveva inviato. A risorgere in forza di quel sangue saranno per la Madre. A vivere risaranno.

Salmo 26,10 - Una donna dal corpo da dentro fu in aiuto. Fu a uscire con l'acqua dalla ferita. Ai viventi del mondo si portò nei giorni con gli apostoli la madre. Con la parole dell'Unigenito uscirono per illuminare sull'Unico.

Salmo 26,11 - Porta per l'Unico un frutto innocente. Sono da Dio con la rettitudine riscattati dall'angelo (ribelle) che s'era portato. La grazia inviata è stata.

Salmo 26,12 - Col corpo rivelato s'è al popolo. Dentro il mondo ha abitato. Che viveva è stata l'illuminazione recata alle moltitudini. Della Madre nelle assemblee sono le centinaia benedette dal Signore.

LA FELICITÀ E LA "GIMATRIA"
Sono partito osservando che l'uomo cerca la felicità e la verità, ma nulla poi ho finora detto della felicità.
Su questa ognuno ha la propria idea personalissima, perciò intendo inquadrarla almeno nell'argomento della "gimatria" collegata con gli altri termini esaminati in questo articolo.
"Essere felici", "felicità", "beato", "camminare felicemente" in ebraico è caratterizzato dalle tre lettere consonanti .

Tra l'altro quel tri-letterale caratterizza una tribù d'Israele, discendenza del figlio di Giacobbe, 2° figlio avuto con Zilpa serva di Lia che fu chiamato da questa Asher: "Poi Zilpa, la schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. Lia disse: Per mia felicità! Perché le donne mi diranno felice. Perciò lo chiamò Aser ". (Genesi 3012s)

La felicità spesso e scambiata col piacere terreno, in una visione maschilista "della donna () il corpo ", per la Sacra Scrittura c'è molto di più, come "l'Unico che illumina la mente " e "l'Unico che risorge i corpi ".
Come si vede in ebraico questo termine felicità assieme a quello di verità hanno entrambi due delle tre lettere madri e sotto l'aspetto "gimatrico" si ha:
  • felicità         valore 200+300+1 = 501 sintesi 6;
  • verità           valore 400+40+1 = 441 sintesi 9;
  • lettere madri valore 300+40+1 = 341 sintesi 8.
Proviamo a ragionare su questi dati.
La verità "'emet" dista solo un = 100 dal cerchio della divinità e il suo numero sintesi è 9 che sostiene l'idea intrinseca di amore e utero.
Ecco che per arrivare alla "verità vera", valore 441, come la intende il Creatore occorre che Dio, l'Unico col suo nome e il suo salvare si riversi nell'uomo.
La "gimatria" in questo modo dice che la "verità vera" viene solo se si riversa il Nome dell'Unico , sinteticamente , che per l'uomo non è altri che il Cristo, il tutto e il solo di quanto conoscibile dell'Assoluto, il Padre e la Madre, il Creatore.

La felicità "'asher" invece numericamente dista di più, un 160, quindi, una = 100 e una = 60 dal cerchio della divinità .
Il suo numero sintesi è 6, quindi rientra nell'insieme della lettera = 6 che sostiene l'idea intrinseca di questione di passaggio e di collegamento.
Ecco che per arrivare alla "felicità vera" 501, come la intende il Creatore, occorre che la "verità vera" 441 riempia 60 l'uomo.
La "gimatria" in conclusione pare concludere: ciò che per l'uomo è un fine, la felicità, è solo un termine di passaggio verso fine ultimo di entrare nell'infinito 8 che altro non è che il nome dell'Unico per arrivare all'1 ossia a Lui.
Occorre che la divinità, simbolicamente sintetizzata in , qualcosa versi e riempia l'uomo.
Tutto ciò si verifica nella vita dell'uomo che è un cammino in cui è da procedere con attenzione e fiducia.

a.contipuorger@gmail.com

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