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VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO
di Alessandro Conti Puorger

Gli evangelisti hanno lasciato tracce di aver colto nell’A.T. le profezie.

INTRODUZIONE
In questa rubrica "Decriptare la Bibbia" sto trasferendo gradualmente con continue prove, dedotte dall’esame dei testi biblici dell’Antico Testamento, che tali scritti con i segni originari ebraici sono dotati anche d’intrinseca possibilità di una lettura interna svelabile con la giusta chiave.
In estrema sintesi, sostengo che si può fare anche una lettura lettera per lettera in quanto ciascuna di queste può vivere all’occorrenza di vita propria, avendo in sé pure un significato grafico oggettivo e che ciò era utilizzato a pieno dagli antichi autori che predisponevano i testi su due livelli.
L’adozione dei segni alfabetici delle lingue con cui i testi originali sono stati tradotti rende però impossibile accedere al secondo livello, che invece è attuabile solo col testo scritto con i primitivi segni.
L’idea ed i motivi di tale possibilità li ho ampiamente esposti in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" ed in "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia".
Successivamente in "Parlano le lettere" ho fornito le chiavi di decriptazioni, i significati delle lettere singole e le regole del metodo.
Seguendo tali regole ho già presentato vari risultati con dimostrazione di testi dell’A.T. che valida la consistenza di quanto sostenuto.
Tutto ciò è stato mosso dalla certezza che anche le pagine più impensabili, relative addirittura ad elencazioni genealogie e norme complesse, sono potenziali "Parola di Dio" come ritenute dalle tradizioni ebraiche e cristiane, quindi debbono essere riferite al Messia ed al Cristo, ma quando ciò non è palese nel testo esterno deve esserlo almeno nell’interno.
Ho esposto altresì quanto ho trovato nella mia ricerca in "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta", ne ho seguito le tracce in "Il cristianesimo di fronte ad una Bibbia segreta", conseguendo convinzioni su quanto stavo operando.
In definitiva accade che, unitamente ai testi esterni, sotto si sviluppa un supporto che può anche non essere strettamente connesso all’esterno di quel brano, ma che è come il disotto di un iceberg, quantitativamente notevole, ma normalmente invisibile se non a sub coraggiosi, e questa parte sostiene e supporta la massa visibile e ne spiega anche lati oscuri dei volumi immediatamente sovrastante o anche lontani.
Tutto ciò porta ad estese profezie sul Messia, di cui di fatto tutta la Sacra Scrittura è annuncio; accade così che moltissimi fatti che si trovano nei Vangeli si trovano preannunciati nei testi antichi in tal modo e sono registrati dal N.T. come compiuti.
Ciò si può costatare in "Profezie nei vangeli: il protovangelo di Zaccaria" presentato come esemplificativo.
Ricordo anche "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse, annunci del Messia" in cui evidenzio come gli evangelisti erano sensibili alla gimatria ebraica ed a significati enigmatici che erano in auge a quei tempi.

Ciò premesso, mi sono portato sui Vangeli per verificare in campo ciò che gli evangelisti stavano dicendo e per cercare se avessero lasciato tracce di aver colto nell’A.T. le profezie in quei testi criptati per darne testimonianza ai più esperti del tempo, anche se il testo non poteva darne piena dimostrazione per la lingua usata, il greco, e perché la massa dei lettori era sprovvista delle basi perché proveniente dal paganesimo ed era troppo alieno da tradizioni ebraiche.

FATTI, TESI E DIMOSTRAZIONI
Entro ora nell’argomento specifico.
Il Cristo, l’unto da Dio, in ebraico il Messia atteso dalla tradizione aveva in sé le prerogative d’essere re, sacerdote e profeta.
I Vangeli portano la dimostrazione dell’origine regale di Gesù e dell’atto sacerdotale, con potere di redenzione unica ed eterna, mediante il sacrificio di sé stesso sulla croce in favore di tutti.
Questi due aspetti per gli ebrei del tempo non erano però per tutti così palesi, in quanto relativizzati dal fatto che queste due funzioni erano state assolte in forma personale e spirituale senza incarichi ufficiali.
Di fatto, per la nazione ebraica del tempo Gesù di Nazaret non era nessuno, né re, né appartenente alla classe sacerdotale.
I Vangeli puntano allora sull’aspetto dei segni profetici compiuti da Gesù sviluppandolo in due direzioni:
  • con l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio ai Gentili, esploso con la notizia della sua risurrezione;
  • con la dimostrazione dell’attuazione di profezie agli ebrei, che però affascinano i pagani sotto l’aspetto dei miracoli.
Gli evangelisti fanno ciò riportando testimonianze dirette e chiamano in gioco la discesa dello Spirito Santo, capace di risorgere spiritualmente gli uomini.
Quest’evento lo possono provare gli ascoltatori dopo aver udito ed aderito alla predicazione del kerigma, l’annuncio in altre parole del Figlio di Dio incarnato, unto da Dio Padre, crocifisso, morto e risorto per salvare gli uomini dal peccato e dalla morte esistenziale e fisica.
Essendo i miracoli prove valide solo per gli spettatori, in quanto lasciano dubbi in chi non presente, e sono la maggioranza, occorrevano altre prove che manifestassero che Gesù era l’atteso.
Ad attestare allora l’importanza degli eventi, fu ed è senz’altro di grande presa sugli ascoltatori la prova dell’attuarsi di profezie dell’A.T..
Le profezie esplicite in quell’ambito, lette nei testi secondo i criteri usuali, sono però poche, di cui alcune discusse nella loro interpretazione.
Gli evangelisti intuirono chiaramente tale problematica e cercarono di rintuzzare registrando i numerosi incontri tra Gesù e i Sadducei in cui Gesù contesta le loro interpretazioni rigide sui testi scritti e sulla loro assenza di fede sulla risurrezione che, di fatto, sembra poco trovare radice nei testi canonici ebraici delle Sacre Scritture.
I Vangeli riportano anche, ed in più occasioni, le dichiarazioni con autorità di Gesù sull’esistenza di profezie nascoste nell’A.T. che sono con Lui attuate.

Tali profezie dovevano essere note, come ad esempio gli annunci sulla passione, quali eventi attesi e che avrebbe attuato il Messia.
Per cogliere l’attenzione dei cultori della parola di quei tempi, che tanta influenza avevano sul popolo ebraico e sui proseliti, li chiamano a scrutare le scritture e le lettere degli antichi testi che, per decriptazione, avvalorano in modo esteso le profezie sul Messia.
Gli evangelisti usavano così leggere i testi delle scritture del codice biblico ebraico anche per decriptazione.
Le numerose citazioni riportate nei Vangeli di sacri scritti dell’A.T., alcune volte anche ridondanti, servono a consentire al lettore di accedere al testo completo con i segni originari, indipendentemente dalla lingua con cui sono scritti i Vangeli, che letto in modo esplicito o in modo implicito (per decriptazione) profetizza motiva e conferma l’evento di cui sono stati testimoni o che riportano gli stessi evangelisti.

Nel prosieguo, ogni volta cercherò i versetti dell’A.T. scritti in ebraico, richiamati nei Vangeli e li aprirò, con il "Metodo dei segni" .
Darò altresì sintetiche dimostrazioni solo in alcuni casi, in quanto estese sono state le precedenti in varie applicazioni del metodo.
Così facendo se ne ricava che quei versetti dimostrano la tesi, in altre parole che c’erano profezie nascoste non accolte dai sadducei, ma attese da chi accettava letture nascoste della Bibbia come ad esempio farisei ed esseni.
Tra l’altro si trovano spunti per i racconti dell’infanzia di Gesù, riportate nei Vangeli di Matteo e di Luca, come l’annunciazione a Maria e a Giuseppe, la presentazione al Tempio e la strage degli innocenti.
Queste pagine nei Vangeli sono riportate non perché edificanti, ma perché rivelano profezie attuate nella storia di Gesù di cui gli Evangelisti certificano gli eventi perché aventi base nelle scritture lette "in un certo modo".
Quest’esame lo sviluppo nelle parti qui di seguito.

1 - IL PROLOGO E GIOVANNI BATTISTA
Procedo ad una lettura particolare dei segni del primo versetto del Genesi riferendomi a Gesù Cristo.

Gen. 1,1 "In principio Dio creò il cielo e la terra."



"In principio ( vedi Ez. 37,11) fu il tutto dal Figlio Unigenito di Dio ad uscire . Fu la vita a venire (). Uscì la Luce che la vita è dei viventi . E venne in terra ."

Di seguito, togliendo i segni si ha:

"In principio fu il tutto dal Figlio Unigenito di Dio ad uscire.
Fu la vita a venire.
Uscì la Luce che la vita è dei viventi.
E venne in terra.
"

Il primo versetto della Genesi, come la tradizione si attende e come Giovanni, nel Vangelo che prende da lui il nome, ha ben inteso, contiene nei segni la profezia del prologo, infatti:

"In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini
" (Gv. 1,1-3)

San Giustino, nato a Sichem in Samaria nel 100 d.C., filosofo cristiano, martirizzato a Roma sotto Marco Aurelio tra il 163 ed il 167 d.C., evidentemente in relazione a questo versetto del Cap. 1° del Genesi, nella II Apologia, al Cap. VI scrive: "Il Padre dell'Universo, essendo non generato, non ha nome: dargli un nome equivale ad ammettere uno più antico di lui, che abbia imposto il nome stesso. I vocaboli di Padre, Dio, Creatore, Signore, padrone, non sono nomi, ma designazioni suggerite dai benefici e dalle opere di lui. Il figlio poi di lui, il solo chiamato figlio, il Verbo, coesistente generato prima della creazione allorquando al principio Dio per mezzo di lui creò e ordinò tutte le cose, è chiamato il Cristo per essere stato unto e per avere Iddio per mezzo suo ordinato l'universo."

Provo un’altra variante di decriptazione del 1° versetto del Genesi:



"Da dentro la mente/testa originò la luce . Fu per il segno/disegno il Figlio Unigenito da Dio ad uscire . Fu la vita a venire (). Uscì la Luce che la vita è dei viventi . E venne in terra ."

"Da dentro la mente originò la luce. Fu per il disegno il Figlio Unigenito da Dio ad uscire. Fu la vita a venire. Uscì la Luce che la vita è dei viventi. E venne in terra."
Questa variante ha stretti collegamenti teologici con l'ultimo versetto del prologo di Giovanni (Gv. 1,8.18): "Dio nessuno l'ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito che sta nel seno del Padre, lui lo ha rivelato."

Qui di seguito li evidenzio:

Giovanni 1,18 e 8

Genesi 1,1 decriptato

- il Figlio Unigenito

- il Figlio Unigenito

- che sta nel seno del Padre

- Da dentro la mente originò la luce dell'Esistenza

- lui lo ha rivelato

- da Dio uscì (cioè lo rivela)

In Lui era la vita

- Uscì la Luce

E la vita era la luce degli uomini

che la vita è dei viventi


Il prologo di San Giovanni su cui si basa la teologia della rivelazione del Figlio Unigenito, di fatto, si apre e si chiude con la lettura con il metodo dei segni di Gen. 1,1.

Applico, ora, il metodo dei segni al versetto dopo il prologo del Vangelo di Giovanni, in cui cita Isaia (40,3) cui si rifanno anche altri Evangelisti

Is. 40,3 "Una voce grida: Nel deserto preparate la via al Signore appianate nella steppa la strada per il nostro Dio."




Esame della forma:
Isaia è grande profeta, cultore della parola e rispetta i canoni formali della Torah. Si vede il Nome Iahwèh e s’intravedono 4 titoli costituiti da 4 perciò si parla del capo dei Serpenti di Dio; è Dio in terra, è l'emanazione di Iahweh, è Iahweh in terra. Teologicamente c'è una sola sostanza e due persone.

Esame con i segni:
"Si versi il Servo (In Egiziano il bastone girato è il servo) Potente . Si versi portandosi in un corpo del Padre in un vivente la Parola . Il Verbo degli angeli rechi d’aiuto in un corpo la rettitudine . Il Signore che è la Luce in un corpo la porti ad accendere . Dentro vi entri la vita piena . Del Potente entri la potenza . La divinità nel mondo sia a dimorare ()."

E, senza interruzioni:

"Si versi il Servo Potente.
Si versi portandosi in un corpo del Padre in un vivente la Parola.
Il Verbo degli angeli rechi per aiutare in un corpo la rettitudine.
Il Signore, che è la Luce, in un corpo la porti ad accendere.
Dentro v’entri la vita piena; del Potente entri la potenza.
La divinità nel mondo sia a dimorare.
"

Il Vangelo di Marco lo fa precedere da un versetto del profeta Malachia (3,1), che ho letto con i segni:

"Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene, dice il Signore degli eserciti."






Si vede il Nome Iahwèh , si vede il Nome A'don . Si intravedono 6 titoli costituiti dagli ideogrammi di potenza ; in definitiva due presenze, perciò anche in questo caso si parla di Dio e del capo dei Serpenti di Dio, cioè Dio in terra.
È sostanzialmente come in quel versetto di Isaia appena esaminato; teologicamente c'è una sostanza e due persone.
Questo versetto è richiamato nel Vangelo di Matteo (11,10) in cui Gesù, indicando Giovanni Battista, dice che quel versetto di Malachia parla del precursore.

Riporto la decriptazione, ma ometto per snellezza la dimostrazione.

"Uscì un energico inviato (Giovanni Battista) che era l’illuminazione del Potente a racchiudere; ambasciatore era,
si portò a parlare energicamente per aprire il cammino del Potente.
(Che) in una persona era a portarsi la Parola indicò
(disse che):
  • l'Unigenito in vita era venuto;
  • Dio al mondo era;
  • della rettitudine la potenza portava al mondo.
Il Signore, l'Unigenito, il Principe dell’Unico, puro, all'acqua dentro si rovesciò (Battesimo di Gesù). Ad illuminare furono i viventi portati dal messaggero.
Uscì, che il Figlio era; l'indicò l'Unico.Il Principe dell’Unico puro innocente sceso era in un vivente, uscì inviato al mondo da casa; l'Unico lo disse.
(Sul fatto che) il Signore veniva giù dentro, l'Unico recò il segno."

Il Vangelo di Marco sottolinea: "E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto." (Mc. 1,11)

2 - NATIVITÀ E SACRA FAMIGLIA
Numerosi sono i ritrovamenti nel decriptare su tale tema, ma per attenermi strettamente alle citazioni evangeliche presento il seguente episodio a titolo esemplificativo.
Al momento della presentazione di Gesù al Tempio nel Vangelo di Luca (2,22ss) sono citati i versetti Es. 13,1s e Lv. 12,8:

"Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come... (Es. 13,1s e Lv. 12,8) ... la Legge del Signore..."

Riporto i versetti dell’A.T. citati:

Es. 13,1s "Il Signore disse a Mosè: Consacrami ogni primogenito il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali - esso appartiene a me."

Lv. 12,8 "Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per olocausto e l’altro per sacrificio espiatorio. Il sacerdote farà il rito espiatorio per lei ed essa sarà monda."

In tutte due queste citazioni lette con i segni si trovano precise profezie della venuta di Dio nella carne.
Queste sono le decriptazioni che se ne ricavano:

Es. 13,1s "A portarsi è la Parola, il Signore Dio in un vivente sorge nel mondo, il Potente lo fa originare da madre il corpo, il Santo con potenza l'Essere tutto dentro il vaso porta il corpo, parola, cuore e mente, con tutta la misericordia dentro del Figlio l’esistenza. Si è acceso in un corpo Dio, dentro un uomo si porta nell'intimo per entrare da vivente nel mondo; del Potente è nel mondo portato l’Unigenito."

Lv. 12,8 "Si portò col primogenito la Madre.
Con il potente Unigenito perfetto salì per il primo celebrare.
In mano era la Luce del mondo e prese due tortore.
L’Unico portò un’illuminazione ad un inviato (Simeone): è il Figlio, è la colomba dell’Uno che il Potente dall’alto al mondo portò per i fratelli liberare.
Il peccato in croce portò a purgare.
Innalzato fu. Entrò nel mondo il Sacerdote; portò il bene per rigenerarlo."

2a - GIUSEPPE
Profezia sull'incarnazione con annuncio a Giuseppe.
Nel decriptare a spot la Genesi (48,17-18) ho trovato questa perla.

Gen. 48,17-18 "Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul capo di Efraim ciò gli spiacque. Prese dunque la mano del padre per toglierla dal capo di Efraim e porla sul capo di Manasse. Disse al padre: Non così padre mio: è questo il primogenito, posa la destra sul suo capo."

Questa ne è la decriptazione:

"E vide Giuseppe il vaso essere stato forzato.
(Giuseppe sta pensando)
Lampante è l'indicazione che iniziò dentro un’esistenza per portata forza alla porta.
È la vita da forza emessa portata con azione da serpente.
La testa inizia ad accendersi d'ira.
Nella mente è che in vita portato è stato da un cattivo che dentro ha agito con forza.
A (ri)inviarLa è portato, ma è pura
(Maria).
Retta è, afflitto è, portato a far guizzar fuori (colei della quale) pieno è il corpo.
(A Giuseppe viene l'ispirazione)
Inizia l’indicazione ad aprirsi che prevaricherebbe.
In testa comincia l’illuminazione dell'origine del frutto di vita dall'alto, che la testa il peccare dimenticasse.

(Ed ora a Giuseppe viene la conferma da Dio)
E disse a Giuseppe Dio che il Padre era e che il Potente Unigenito rettamente Inviato dal Padre era stato.
Retta è quella
(dalla quale) gli uscirà al mondo il primogenito.
Posasse la destra sul suo capo.
"

Dio dà mandato della paternità a Giuseppe, perché, in pratica, gli dice: "consideralo pienamente il tuo primogenito"; infatti, "dentro la mano a coppa la testa" è il significato con i segni di "primogenito".

Il decriptato calza benissimo con il racconto di Matteo (1,18-20):

"Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe che era giusto e non voleva ripudiarla decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli, infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati."

(Il Vangelo di Matteo riferisce, l'annunciazione ad un Giuseppe della casa di David, quindi di Giuda, mentre il criptato è stato dedotto da un brano che parla di Giuseppe, figlio di Giacobbe e padre delle tribù egiziane di Manasse e d’Efraim . Nella tradizione ebraica si parla di due Messia uno della casa di Giuseppe che guiderà le armate d’Israele contro Gog e Magod ed uno della famiglia di Davide. Gesù Cristo invece figlio putativo di Giuseppe della casa di David assume in sé entrambe le idee.)

Dopo quella descrizione, l'evangelista al versetto 23, fa il seguente esplicito riferimento che rimanda al profeta Isaia, Capitolo 7, perché ne cita il versetto 14: "Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta; Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi."

L'interessante è che nell'episodio che inizia dal versetto 10, in cui è inserito il versetto Is. 7,14, "Il Signore parlò ancora ad Acaz" (Mt. 7,10) pur non sembrando dalla traduzione tradizionale che vi sia traccia di Giuseppe, si ha che proprio la prima parola è , che tradotta in italiano è "e aggiunse" o "ancora", ma ha le consonanti identiche al nome Giuseppe.
Ciò a Matteo, che scrive essenzialmente per gli Ebrei, non è certo sfuggito, come pure è un’indicazione che non può essere sfuggita agli scrutatori Cristiani dei primi tempi che cercavano tracce di profezie per Gesù della famiglia di Giuseppe da Nazaret e che hanno certamente sondato a fondo il brano detto dell’Emmanuele.
Leggo, allora con i segni questo brano Is. 7,10-17 per verificare eventuali utilità per la ricerca e per comprendere lo spirito che ha animato l’evangelista Matteo, l’unico dei quattro che riferisce dell’annunciazione a Giuseppe.
Il brano si presenta di per sé interessante dal punto di vista formale, perché contiene 4 volte la parola Iahwèh e 4 , perciò parla intensamente della salvezza, e d’un fatto positivamente concluso in tale direzione.
Riporto i singoli versetti e per ciascuno, dopo un breve commento sulla forma, fornisco direttamente la decriptazione.

Is. 7,10 "Il Signore parlò ancora ad Acaz."

Is. 7,11 "Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto."

Is. 7,12 "Ma Acaz rispose: Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore."

Is. 7,13 "Allora Isaia disse: Ascoltate casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio."

Is. 7,14 "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele."

Is. 7,15 "Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene."

Is. 7,16 "Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re."

Is. 7,17 "Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Efraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria." (Is. 7,10-17)

Raggruppo tutta la profezia, costituita dagli 8 versetti, spostando soltanto alcune parole per rispettare il succedersi dell'analisi logica in italiano rispetto alla costruzione ebraica e tutti i verbi li metto al futuro, trattandosi di profezia.

Is. 7,10 "Si porterà a Giuseppe il Signore in mano da Figlio.
La divinità dell’Unico nel petto guizzerà del primogenito che vivrà nel corpo."

Is. 7,11 "L’illuminerà Dio che la potenza della rettitudine nel primogenito ha portato con pura azione.
Dalla madre del Signore di Dio al mondo sarà la rettitudine ad uscire, si vedrà vivo versarlo alla luce.
Di Dio uscirà l’Unigenito, si porterà apertamente a camminare dentro al mondo; potente la vita dall'alto si aprirà."

Is. 7,12 "A portarsi sarà l’Unigenito della madre nel corpo.
Nel primogenito nasconderà questi la potenza.
Da una donna Dio recherà il rifiuto dell'Unico all’angelo (ribelle) per riempirne il mondo.
L'Unigenito, finirà per essergli da calamità."

Is. 7,13 "La madre porterà l'Essere Unico dal corpo.
Sorgerà alla vita un esser forte dal primogenito.
La casa sarà scelta di Davide per entrare tra i viventi, (in quanto) agì bene in vita.
Della rettitudine ai viventi del mondo il potente primogenito porterà il segno.
Il primogenito energico alla luce sarà a vivere.
Con bruciature segnerà il serpente (quando) inizierà a portarsi in cammino.
Ai viventi l’Unigenito indicherà che Dio al mondo c’è."

Is. 7,14 "Che in cammino inviato è l’indicheranno gli angeli del Signore stesso.
Che in cammino vive, l’Unico porterà un segno nel mondo con angeli che usciranno.
Nel mondo dall'alto tra i viventi uscirà partorito.
Un fanciullo sul fieno porterà, lo verserà alla vista.
D’indicazione una luce ai viventi, porterà alla vista nei pascoli che di Dio..."

Is. 7,15 "...uscito in vita (è) l’Unigenito.
Uscirà di portarsi protezione alla casa l’illuminazione, - inizierà perché il serpente potente del male segno, si porterà la vita del primogenito ad accerchiare, alla casa il male vorrà portare - dentro a nascondere per far crescere l’amato portandolo (via) dalla casa."

Is. 7,16 "Così sarà alla casa amata.
Ad un verme sarà la conoscenza ad entrare, invierà il nemico viventi che inizieranno ad accerchiare la casa.
Il malvagio a scannare porterà i corpi della casa belli, portando alla casa segno di desolazione.
(la strage degli innocenti, quasi tutti della casa di Davide, perché abitanti nella Sua città, Betlemme).
Uscirà dei primogeniti sangue.
Agli usciti l’Unico illuminerà le menti di rivenire, in quanto finita la vita - da bocca d’un angelo sarà l'illuminazione - l'energica forza dal re che li opprimeva sarà uscita.
"

Is. 7,17 "Risaranno a casa in forza dell’Unico, che sarà stato per la perversità ad agire sul potente che sarà stato così a portare dall’alto in azione le piaghe. (È morto Erode)
Sentirà l’Unigenito in cuore d’essere stato scelto dal Padre in quanto in forza della rettitudine nei giorni vivrà.
All’Unigenito illuminerà la mente il Potente Padre.
Il corpo all'acqua un giorno accosterà; l’Unico a parlare sarà dall’alto: 'vita dall'alto di Yahwèh reca per aiutare il mondo; è l’Unigenito.' (Battesimo al Giordano)
Indicato ai viventi in cammino inizierà luce a recare al popolo."

È bella, è compatta, è di Isaia, ed è richiamata nei Vangeli!
Vi è chiara anche una profezia sulla strage degli innocenti e la necessità d’una fuga della famiglia.
Isaia, di fatto, riprende la profezia del Messia della casa di Davide (del profeta Natan in 2 Sam. 7) e trasferisce la profezia ad un "Giuseppe" il cui nome di per sé con i segni è profetico "Sarà a portarsi in pienezza il Verbo ", che in Is. 7,10 c’è e non c’è, in quanto si legge non leggendo, perché appartiene al criptato.
Gli autori della Genesi, nei cui versetti Gen. 48,17.18 col criptato sembra legata la profezia che ho riportato per prima in questo paragrafo su Giuseppe, equivalente al Vangelo di Matteo, evidentemente si rifanno ad ai libri del profeta Isaia, che com’è noto erano stati scritti prima.
Questi autori, nel contempo, sapendo che la famiglia di Davide era originaria di Betlemme, che si chiamava originariamente Efrata, dove era la tomba di Rachele, madre di Giuseppe, hanno immaginato di collocare al Giuseppe padre di Efraim e di Manasse il supporto alla profezia interna.
(Gli scribi migliori tra l’altro provenivano proprio da Efraim e da Manasse oltre che dai Leviti. Non ci si deve poi dimenticare della preminenza alle origini di queste tribù sulle altre per il maggiore "potere" acquisito in Egitto; Giosué che guiderà il popolo alla conquista della terra promessa sarà, infatti, un Efraimita e Giosuè si chiamerà anche nei criptati il figlio di Dio fattosi uomo.)

Quanto trovato è ulteriore importante e sostanziale prova:
  • dell'efficacia del metodo;
  • dei messaggi nascosti dagli antichi e palesa la fede e la tensione dei sapienti e dei profeti alla manifestazione auspicata, invocata ed attesa del Messia uomo, ma figlio di Dio;
  • della presenza di profezie in questa forma che i vangeli registrano compiuti con aggiunte storiche (nel caso specifico quello di Matteo).
Riporto quanto sull'attesa del Messia dal "Dizionario Unterman" per evidenziare i particolari indicati qui di seguito in grassetto:

MESSIA (in ebraico mashiach che significa unto) Il re unto dal Signore della casa di Davide di Betlemme, che alla fine dei tempi Dio manderà a dare inizio alla redenzione finale. Nel folklore ebraico, il Messia della casa di Davide sarà preceduto da un Messia della casa di Giuseppe, che guiderà le armate di Israele contro Gog e Magog, ma sarà ucciso nella guerra che ne conseguirà. Il Messia della casa di Davide distruggerà alla fine le forze malefiche e guiderà con l'aiuto del profeta Elia il raduno degli esiliati ...

La domanda che sorge è perché e da dove discende l’idea di ciò che ora si definisce "folklore ebraico" del Messia della casa di Giuseppe (e quando si parla del Messia della casa di Giuseppe, si parla della casa di Efraim, il primogenito di Giuseppe) che precederà quello della casa di Davide?
Viene forse dalla lettura con i segni di quei versetti Gen. 48,17-18?
Nasce poi un altro interrogativo; perché c'era questa tensione ad un’incarnazione di Dio stesso nel Suo Figlio Unigenito?
Quale fatto aveva fatto nascere quest’attesa?
Sull’argomento si veda "La risurrezione dei primogeniti".

2b - MARIA
C'è un versetto del libro dell’Esodo, uno dei cinque libri della Torah o Pentateuco che, per la sua brevità e per il fatto che all’interno ha nascosto il nome di Maria, invita alla lettura spezzando le parole (utilizzo in pieno le regole di decriptazione, precisamente:

Es. 15,27 "Poi arrivarono ad Elim dove sono dodici sorgenti d'acqua e settanta palme."



"E fu in una casa da primogenito portato . Il principe dalla Madre uscì . Portò il sole (immagine fisica del Creatore per gli uomini, come il sole era per gli Egizi) completo di Iahwèh dal seno (). La luce in un corpo entrò; alla vista ci fu un angelo puro . Fu dai viventi a portarsi il settimo (dei giorni della creazione); un uomo . Maria portò di Iahwèh la grazia . Portò il Nome dall'alto nel mondo in un vivente per stare tra i viventi ."

E di seguito:

"E fu in una casa da primogenito portato.
Il principe dalla Madre uscì.
Portò il sole completo di Iahwèh dal seno.
La luce in un corpo entrò, alla vista ci fu un angelo puro.
Fu dai viventi a portarsi il settimo
(dei giorni della creazione);
fu un uomo.
Da Maria portò di Iahwèh la grazia
(per gli uomini).
Portò il Nome dall'alto nel mondo in un vivente per stare tra i viventi."

Per la "natività" la parola "grazia" è importante ed è più strettamente collegata al Vangelo di Luca, che per dar testimonianza del compimento della profezia della discendenza da David tratta la vicenda sotto l’aspetto di Maria, come anche la tradizione riconosce, rispetto al Vangelo di Matteo che la presenta con la visuale di Giuseppe a cui chiave "l'annunciazione" di fatto è rivolta.
Tale grazia è un concetto che oscilla tra il senso giuridico, quello sociale ed estetico, tocca gli estremi di grazia da un reato, a benevolenza, favore fino a bellezza e avvenenza.
In ebraico grazia è , cioè "racchiude l’energia".
Gesù è pieno di grazia nel senso che porta la grazia per gli uomini da parte di Dio Padre ed è tale perciò grembo da cui è tratto.
La parola "grazia" è invece assente nei Vangeli di Marco, che non tratta della natività.
Nel prologo del vangelo di Giovanni (1,14-17), "...Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni (il Battista) gli rende testimonianza e grida: Ecco l'uomo... Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè la grazia e la verità per mezzo di Gesù Cristo."
San Luca, analogamente, evidenzia che il Cristo arriva all'età matura dopo che Dio Padre l’ha riempito di grazia.
La parola grazia, prima del ministero pubblico di Gesù, viene proferita da Luca nel suo Vangelo nelle seguenti occasioni:
  • due volte all'annunciazione a Maria, ma di queste una è riferita a lei ed una alla grazia presso Dio, quindi in Gesù Cristo: "Entrando da lei, disse: Ti saluto piena di grazia il Signore è con te...L'angelo le disse: Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio." (Lc. 1,28.30)
  • una volta in famiglia, "Gesù cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui." (Lc. 2,40)
  • nel tempio con i dottori, "Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." (Lc. 2,52)
  • nel primo discorso nella sinagoga di Nazaret, "Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: 'Non è il figlio di Giuseppe'" (Lc. 4,22)
Risulta, pertanto, anche per Luca come per San Giovanni che ripete 4 volte la parola "grazia" nei riguardi di Gesù prima del ministero pubblico ad attestarne la divinità.
La parola grazia appare per la prima volta nella Bibbia nel versetto Gen. 6,8 che per contenuto assomiglia a "Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio" e vale la pena esaminarne l’interno.

Gen. 6,8 "Noè trovò grazia agli occhi del Signore"



L'accrescimento che da NH "Noè", con rapida inversione, fa passare alla parola HN "grazia", fa sorgere il suggerimento per questa inversione dei segni di darne lettura in entrambi i sensi.

A) da destra a sinistra:

.

"Porterà l’energia nascosta in un vivente che farà scendere l’originaria grazia per le preghiere che inviate sono state a Iahwèh ."

B) da sinistra a destra:



"Entrerà da Servo (dall’egiziano) nel mondo . Sarà con la forza dell’energia (con il vino ) nell’esistenza ad agire il Figlio , che dalla prigione (chiuso) per l’Unico risolleverà i viventi con la grazia che reca ."

Entrambe di seguito:

"Porterà l’energia nascosta in un vivente che farà scendere l’originaria grazia per le preghiere che inviate sono state a Iahweh."

"Entrerà da Servo nel mondo. Sarà con la forza dell’energia (con il vino) nell’esistenza ad agire il Figlio, che dalla prigione per l’Unico risolleverà i viventi con la grazia che reca."

Se ne ricava così la profezia sulla reintegrazione d’Adamo nello stato di grazia originaria, che è il motore di tutta la vicenda della "incarnazione".
Nel Vangelo di Luca al momento della presentazione di Gesù al Tempio sono riportati i due incontri della Sacra Famiglia con Simeone ed Anna.
È chiara in quei due episodi la volontà dell’evangelista di indicare in modo da destare l’attenzione che il Bimbo è Dio in forma di profezia.
L’evangelista lascia una traccia per far cercare profezie che confermino quegli episodi dando l’indicazione che quella Anna era figlia di Fanuele.
Quest'ultimo nome m’ha incuriosito e sono andato al libro della Genesi all'episodio di Giacobbe allo Yabbok dove si parla di un luogo chiamato Panuel (Gen. 32,31):

"Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel: Perché-disse-ho visto Dio...".

Ho provato a leggere i versetti Gen. 32,30-31, rivolgendo il pensiero a Gesù Cristo e si trovano cenni chiari di profezia proprio su quei due incontri del Vangelo di Luca:

Gen. 32,30 "Giacobbe allora gli chiese: Dimmi il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse."

Gen. 32,31 "Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel: Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva."

La decriptazione di seguito porta rispettivamente:

A) da Gen. 32,30 all’episodio di Simeone (Lc. 2,34-35)

"E vi sono illuminati che Dio è a visibile (quando) si versano (Giuseppe e Maria) da casa per portare colui che è il primogenito vivo il corpo fuori in cammino."
Sono appena dalla porta (del Tempio) entrati gli Inviati (Giuseppe e Maria).
Per primo chi il Nome (Simeone) rettamente porta (Luca, infatti, certifica che Simeone è giusto Lc. 2,25; anche del "nome vaso "), disse: "Il Potente tra i viventi del mondo (è) con questo (bambino) uscito, il segno della luce di Dio. La potenza della risurrezione ai viventi sarà a recare ad esistere; per il figlio afflitto in croce, un’asta brucerà la madre."
Che si può raffrontare all’episodio raccontato da Luca: "Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima." (Lc. 2,34s)
Simeone in ebraico vuol dire "del Nome abitazione" e nella lettura con i segni è del "Nome il vaso" o che "il Nome porta rettamente".
Questo episodio nei vangeli sta evidentemente ad accertare che Dio Padre, nella figura del vecchio Simeone - che risiede appunto nel Tempio - riconosce in Gesù il Messia, profezia di quanto poi avverrà al battesimo nel Giordano.
Come me, i Giudeo-Cristiani del tempo di Luca, avranno trovato facilmente quella profezia grazie a quel riferimento di Panuel che mi ci ha condotto; infatti, si veda il seguito com’è calzante.

B) da Gen. 32,31 all’episodio di Anna di Fanuel (Lc. 2,36-37)

"Portano il diletto primogenito ad essere visto per versarlo (per il riscatto del primogenito) alla casa del Nome" (casa del Nome: il Tempio).
In quel luogo (Anna) di Penuel, che retta è, lo vede.
"(Questi) è segno dell'esistenza di Dio che nel mondo è vivo", parla agli Inviati (Giuseppe e Maria) "È vivente Dio davanti a me; dalla morte il salvatore della mia vita."
Gli antichi redattori hanno letto con questo sistema la Genesi e ne hanno spezzato il testo, che Gesù non solo conosceva, ma soprattutto ha compiuto.

Questi versetti Gen. 32,30-31 sono stati aperti con una lettura avente diversa ispirazione nell’articolo "La risurrezione dei primogeniti", pur rispettando rigidamente le regole di decriptazione, in quando però là soggetto del decriptare è stato spostato dal Messia ai Primogeniti usciti dall’Egitto; infatti 70 sono le facce della Bibbia, perché le lettere ebraiche nei loro veicoli costituiscono condotti in cui possono circolare più tipi di fluidi cioè a seconda del soggetto a cui si riferiscono.

3 - BATTESIMO E TENTAZIONI
La tradizione cristiana è concorde nell’associare il sacramento del battesimo alle pagine bibliche del diluvio ed in quell’ambito vado a verificare, perciò richiamo il contenuto di "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?"
Alla base di questo racconto c’è il pentirsi, ripetuto due volte:

"E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con lui anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti. Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore." (Gen. 6,6-8)

Questo è il racconto prototipo della salvezza.
La salvezza dell'uomo ha inizio quando il Signore si pentì e la parola chiave è "pentimento - pentirsi", ma nel contempo in ebraico indica "consolare - consolazione".
Nella parola pentimento c’è insito che Noè non sarà sterminato, infatti, = + , "Noè viva "; ancora una volta, un racconto che si sviluppa da una parola!
In effetti, questa parola NHM, in egiziano significa "prendere via, raggiungere da distante, salvare, liberazione, salvezza".
Può anche dividersi in N+HM e la biconsonante HM, in Egiziano antico è "il servo", quindi Dio pensa di inviare N (di emettere, di promanare, di inviare) il servo HM.
La parola NHM è ripetuta due volte, cioè: "La salvezza N H M la promanerà N il servo H M"; questa è una profezia che si comprende in Gesù Cristo.
Dall'ebraico si ottengono con le lettere le due seguenti letture di : "emetterà dal chiuso acqua (di vita)";
"li guiderà () alla vita ".
Considerato, perciò, che il Signore si pentì due volte per gli egiziani (unisco i due messaggi in egiziano) e due volte anche per gli ebrei nella lettura esterna (i due significati di ) ed in quella criptata (unisco i messaggi con le lettere dall'ebraico) e si ha:

Pentitevi (Primo significato ebraico di )
la salvezza, (egiziano)
la promanerà il servo. (egiziano)
Vi consolerà (Secondo significato ebraico di )
emettendo dal chiuso acqua (viva - dall’ebraico con i segni)
per guidarvi alla vita. (dall’ebraico con i segni)

Si può anche leggere:

Pentitevi! (Primo significato ebraico di )
Vi consolerò (Secondo significato ebraico di )
guidandovi alle acque, (dall’ebraico con i segni)
(ove) promanerà il Servo (egiziano)
dall’energia racchiusa nelle acque (dall’ebraico con i segni)
la salvezza, (egiziano).

San Giovanni Battista, così, predicava e chiamava le persone a pentirsi e li "inviava a chiudersi nell'acqua " - (chiudersi nell’acqua equivale ad essere battezzato, cioè racchiuso sommerso nelle acque); - e San Pietro predicava: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel Nome di Gesù Cristo..." (At. 2,38) il che è tutto calzante e sembra seguire da presso il pensiero degli evangelisti.

Il Vangelo di Giovanni evidenzia che i farisei al Battista:

"Lo interrogarono e gli dissero: Perché, dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta? Giovanni rispose loro io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete..." (Gv. 1,25.26)

Da questo colloquio si ha conferma che a quei tempi s’attendeva l'attuazione d’una profezia che i farisei evidentemente conoscevano, d’un battesimo per immersione, da parte del Cristo e Giovanni precisa che quel battesimo non sarà con l'acqua, ma col fuoco, energia di Dio.
Era perciò atteso il Servo di Iahwèh che avrebbe sommerso il mondo dell'acqua viva di Iahweh, cioè con lo Spirito Santo (Gv. 1,33); perché "invierà nelle tombe la vita ".
Dopo il diluvio, raccontato dalla Genesi, nasce un popolo nuovo tutti figli di Noè, come prima erano tutti figli di Adamo.
Il diluvio rappresenta le acque del parto.
L'arca è la placenta, Noè e la testa, e tutto il resto il corpo: "Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta." (Gen. 8,13b)
Sotto quest’aspetto è un vero e proprio battesimo e quindi è da trovarvi la prima profezia del battesimo di Gesù.
Noè che "l’energia racchiude ", (l’energia ovviamente di Dio) è figura di Gesù Cristo, il capostipite degli "uomini nuovi".
Al momento opportuno il bambino esce con la testa dopo la rottura della placenta, "la scopertura dell'arca".
Il pensiero è che Dio stava con Noè nell’arca; è un’idea dei Rabbini e prende forza dal versetto Gen. 7,16b "...Il Signore chiuse la porta dietro di lui." E non dice Lui da quale parte della porta stava.
Il brevissimo versetto decriptato con riferimento a Gesù descrive pienamente il suo battesimo, il che certamente non è sfuggito agli Evangelisti:

Gen. 8,15 "Dio ordinò a Noè"


"Il Servo (dall’Egiziano) sarà ad aiutare , (quando) il figlio di Dio ad uscire sarà dall'acqua che di Dio l'emanazione racchiude ; la potenza dell’Unico gli vivrà sulla testa (o gli vivrà nel corpo)."

"Il Servo sarà ad aiutare (cioè comincerà la sua missione) quando il figlio di Dio ad uscire sarà dall'acqua che di Dio l'emanazione racchiude; la potenza dell’Unico gli vivrà sulla testa."

La potenza dell’Unico gli vivrà sulla testa, avranno anche letto la seguente variante "la potenza avrà inizio dall’acqua sul capo"; cioè da quel momento inizierà ad operare inizierà la vita pubblica.
(Esisteva nel I-II d.C. la setta degli ebioniti, condannata d’eresia, che credeva in Cristo uomo investito da Messia al momento del battesimo.)

Agli antichi scrutatori non sarà poi di certo sfuggito che tutto inizierà quando uscito "sarà dall'acqua che di Dio l'emanazione racchiude" e si saranno domandati in Palestina dove si trova?
La risposta è semplice, certamente il fiume Giordano , "scende l’energia " che nasce dal monte "Ermon" monte "consacrato" a portare l’energia di Dio che mette là in comunicazione le acque di sopra con le acque disotto; quindi l’uscire dalle acque del Giordano (Vedi: "Il giardino dell'Eden") da parte di Gesù, (che proviene dall’alto) attesta una nascita dal cielo in terra ed allora quel versetto riletto con questo pensiero diviene:

"La Parola (egiziano) di Dio sarà ad aiutare (quando) il Figlio di Dio ad uscire sarà dall'acqua viva . Di Dio un torrente inizierà a vivere in un corpo ."

Ho, allora, provato a spezzare con i segni, con riferimento a Gesù Cristo, sia il versetto da cui siamo partiti che il seguente, cioè Gen. 6,6.7 in modo diverso da quanto già fatto nelle pagine sul Diluvio, pensando ai Vangeli del Battesimo di Gesù ed ho ottenuto anche questa variante.

"Si porta l'Essere ad iniziare a vivere nel corpo.
Il Signore da primogenito in una matrice si chiude.
Vi entra per (di)venire uomo.
Da donna il corpo del Figlio viene.
È vita dall'alto per bocca d’un inviato

(storicamente possiamo pensare a Giovanni Battista).
È uscito ad Adamà dall'acqua, l'uomo.
Dall’Eterno dentro entrato nel vivente, esce testimonianza alla mente/testa che a salvare si porta per sempre dal peccare.
Una parola esce dal cielo: "Della rettitudine è l’energia racchiusa
(in questo) uomo dall’Essere il vaso è stato fatto per essere il perfetto."

Il risultato è notevole!
Il luogo del battesimo di Gesù è prima dello sbocco del Giordano nel Mar Morto in località non individuata, ma che potrebbe essere proprio Adama dove vi sono dei guadi del fiume. (Vedi: "I cherubini alla porta dell'Eden")
Il testo di quel criptato concorda con il Vangelo di Luca (3,22b): "Vi fu una voce dal cielo Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto."
Il battesimo di Gesù, infatti, è l'atto di nascita per il mondo del Figlio di Dio, la prima "epifania - manifestazione" secondo il Vangelo di Giovanni, che non si cura di descrivere la nascita fisica e dell’infanzia.
In luogo del racconto degli episodi della nascita e dell’infanzia di Gesù, Giovanni trasla le radici all’origine della creazione, addirittura ai tempi antecedenti a quelli dei primi due versetti del libro della Genesi.
Uscito Gesù dalle acque del battesimo, esce subito l'avversario il tentatore come i Sinottici concordemente sottolineano riportando l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto.
Marco risolve l'episodio con due versetti: "Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano." (Mc. 1,12.13)
Appena il "perfetto" esce dalle acque il tentatore è alle porte; e questa è una storia che si ripete, è la storia del libro della Genesi.
C’era un mondo perfetto, creato da Dio, ma sopra v’aleggiavano le tenebre (Gen. 1,1.2), c’era un uomo (Adamo) perfetto, creato da Dio, ma arriva (Gen. 3) il serpente astuto, c’è Gesù che esce dalle acque del Giordano e arriva il tentatore!
Torniamo allora alla lettura con i segni di quei primi due versetti della Genesi, a cui si riferisce appunto il prologo di Giovanni con questo pensiero.
Otteniamo una delle 70 facce della Torah riferendo i segni di quei due versetti alla creazione del corpo del "perfetto".

Gen. 1,1 "In principio Dio creò il cielo e la terra."



"Da dentro il corpo di una donna (), che fu indicata/scelta dal Figlio , dell’Unico la divinità ad entrare fu in un vivente , per venire dal cielo portando dell’Unico un segno ad uscire in terra ."

Gen. 1,2 "Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lospirito di Dio aleggiava sulle acque."




"Ma esce l'origine che i corpi fa scendere/cadere , che al mondo porta confini , dell'aperto limita il campo e conduce dentro la perversità () che porta a chiudere l’illuminazione ai retti . Agisce da serpente , dalla bocca emette una forza che finisce entrando , portandosi nei viventi , il recato spirito divino . Al mondo (così) esiste la vita amara , i puri finiscono . Agisce il serpente con un soffio che promana un’essenza per cui esce dai viventi la forza per vivere ."

Gen. 1,1 "Da dentro il corpo d’una donna, che fu scelta dal Figlio, dell’Unico la divinità ad entrare fu in un vivente per venire dal cielo, portando dell’Unico un segno ad uscire in terra."

Colui che si contrappone però appare subito nel versetto seguente:

Gen. 1,2 "Ma esce l'origine che i corpi fa scendere, che al mondo porta confini, dell'aperto limita il campo e conduce dentro la perversità che porta a chiudere l’illuminazione ai retti.
Agisce da serpente, dalla bocca emette una forza che finisce entrando, portandosi nei viventi, il recato spirito divino.
Al mondo così esiste la vita amara, i puri finiscono.
Agisce il serpente con un soffio che promana un’essenza per cui esce dai viventi la forza per vivere.
"

I due campioni (onde ha possibilità che esista un mondo creato secondo la cabbalah, altrimenti non esisterebbe equilibrio - Vedi: "La Bibbia segreta cercata dalla cabbalà ebraica" in "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta", sono in campo; poi si svilupperà la lotta che tutt’oggi sussiste, ma di cui si conosce l’esito con la risurrezione del Cristo.

Nei Vangeli di Matteo (4,1-11) e di Luca (4,1-12), scritti da Matteo per i provenienti dall'ebraismo e da Luca anche per i molti proseliti dell'ebraismo stesso, l'episodio delle tentazioni di Gesù è riportato in modo ampio e con citazioni bibliche (Marco invece che scrive per i convertiti provenienti dal paganesimo che non conoscevano le scritture non le indica).

Matteo 4,1-11
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: Se sei il Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane. Ma gli rispose: Sta scritto - Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo condusse nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se sei Figlio di Dio gettati giù, poiché sta scritto: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede." Gesù gli rispose: Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo condusse con se sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: Tutte queste cose io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai. Ma Gesù rispose: Vattene Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servivano."

Luca 4,1-12
Gesù pieno di Spirito Santo si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni: ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane . Gesù gli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo. Il diavolo lo condusse in alto e mostrandogli in un istante tutti i regni della terra gli disse: Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo. Gesù gli rispose: Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai. Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Se tu sei Figlio di Dio buttati giù; sta scritto infatti "Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano e anche: essi ti sosterranno con le mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra."
Gesù gli rispose: È stato detto: Non tenterai il Signore tuo Dio.

Marco, nell'episodio chiama l'avversario Satana; Matteo per evitare di chiamarlo per quattro volte diavolo, dopo la terza volta lo chiama "il tentatore" poi Gesù gli intima "Vattene Satana!"
Luca, lo chiama tre volte diavolo e poi a al versetto 13 precisa: "Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato."; quindi la quarta volta che lo nomina e per dire che il nemico si allontana e che tornerà per prendere la batosta finale.
Dio in Gesù Cristo darà la pariglia al serpente, perché là, quando verrà il tentatore non troverà Adamo ed Eva caduti nel suo inganno, ma Gesù e Maria che stanno ben fermi nella loro storia.
Tre è il numero di tentazioni di Gesù cui risponde proclamando per tre volte il nome di Dio (Gesù + tre volte il Nome; Gesù è il Signore).

Le tentazioni di Gesù sono le tentazioni proposte dal serpente ad Adamo ed Eva, come si può costatare da un confronto serrato con quella pagina della Genesi (3,1b-3,7): "Egli disse alla donna: È vero che Dio ha detto 'Non dovete mangiare di nessun albero del giardino'? Rispose la donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete. Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male. Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per avere saggezza; prese dl suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture."

I Tentazione sul mangiare.
Nella Genesi: "Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?"
Nei Vangeli: "... ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane."

II Tentazione sulla vita e sul cambiare la propria storia.
Nella Genesi: "... il serpente disse ... non morirete affatto!"
Nei Vangeli: "Se sei Figlio di Dio gettati giù."

III Tentazione del potere.
Nella Genesi: "... si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio."
Nei Vangeli: "... gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: Tutte queste cose io ti darò"

Risultando in quei Vangeli alcune citazioni dell'A.T. vediamo se quei versetti letti con il metodo dei segni risuonino.
La prima citazione è del seguente versetto del Deuteronomio.

Dt. 8,3 "Egli dunque, ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore."

La decriptazione che s’ottiene, di cui ometto la dimostrazione è:

"Portata è azione all'inviato retto.
La reca la forza del male.
Dentro l’arde forte col mangiare.
L’affligge che con il segno esca della manna.
Dell’Unico il principe rifiuta d’essere d’aiuto nel tempo, ma da rifiuto è per sbarrare il peccato.
Dal Padre scelto è che con la rettitudine al serpente che nei viventi agisce con l’energia entrata, porti un basta agendo rettamente, perché il serpente all’origine dall’alto uscì per la guerra.
Nei cuori da malattia per vivere entrò nell'uomo.
Così fu ad agire il serpente in tutti i viventi portando sozzura.
Parlò che è di Iahweh l’essenza del vivere entrata nell’uomo!
"

Nel versetto successivo poi c’è un cenno ai 40 anni nel deserto, messi appunto in parallelo ai 40 giorni di tentazione di Gesù nuovo Israele: "Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant'anni." (Dt. 8,4)
I Vangeli di Matteo e Luca citano altri due versetti in bocca a Gesù tratti dallo Shemah, "Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno. Amerai il Signore tuo Dio...", il credo d'Israele (Dt. 6,13 e Dt. 6,16); ci sono poi due versetti della Scrittura riportati da entrambi tali Vangeli in bocca al diavolo.
Questi versetti sono inseriti da Luca tra i due citati da Gesù dal Deuteronomio, mentre in Matteo quei versetti, messi in bocca al demonio, precedono le due risposte di Gesù tratte dallo Shemah.
Seguo l'ordine di Matteo per vedere cosa dicono con i segni i due versetti del demonio; certamente la parola di Dio è in grado di smascherarlo; controllando si notano nel testo ebraico sei serpenti , perciò i segni, aldilà della versione ebraica esterna, parlano di lui, del serpente:

Sal. 91,11-12 "Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede."




"Così per esistere tra i viventi in cammino fu a portarsi . Fu a venir giù a portarsi nel mondo . Cammina il serpente col nome cavaliere , tutto calpesta , è vaso che s’esalta come parla , è tra i viventi essenza della menzogna . Ha fame di tutti i corpi (ove) fa ingresso ( = ) per abitarvi . Con gli angeli (ribelli) nei corpi corse per camminare ."

"Così per esistere tra i viventi in cammino fu a portarsi.
Fu a venir giù a portarsi nel mondo.
Cammina il serpente col nome cavaliere, tutto calpesta, è vaso che s’esalta come parla, è tra i viventi essenza della menzogna.
Ha fame di tutti i corpi (ove) fa ingresso per abitarvi.
Con gli angeli (ribelli) nei corpi corse per camminare."

Sta parlando il "padre della menzogna" di cui Giovanni dice:

"...voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice del falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna." (Gv. 8,44)

Il termine "col nome di cavaliere" l’ho lasciato così perché è termine escatologico in quanto indica il nemico per eccellenza; infatti, la prima vittoria di Dio è contro il "cavaliere" ed avviene in occasione dell'apertura del Mar Rosso; l’attesta il Cantico di Mosè (Es. 15,1b):

"Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere."

Questa vittoria prepara una vittoria finale in cui il Cavaliere di Dio vincerà e questo momento delle tentazioni è il primo round dell'incontro in cui il "cavaliere" ed il Cavaliere di Dio s’incontrano.
Nell’Apocalisse (19,11), rivelazione di ciò che deve venire, dopo la visione del Cavaliere sul cavallo bianco, continua (19,19-21):

"Vidi allora la bestia di re della terra ... radunati per muovere guerra contro colui che era seduto sul cavallo ... Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta ... Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del cavaliere..."

Vediamo ora i versetti del Deuteronomio citati da Gesù.
Il primo risponde alla tentazione del potere:

Dt. 6,13 "Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome."
Poi Gesù col versetto Dt. 6,16 risponde alla tentazione della vita e della storia: "Non tenterete il Signore vostro Dio come lo tentaste a Massa."

Raccolgo con essenziali commenti tutti i versetti citati da Gesù nel brano delle tentazioni dei Vangeli, tradotti con i segni, per far notare l’assoluta congruenza delle risposte interne che fornisce il decriptato con il complesso tema trattato.

Dt. 8,3 "Portata è azione all'inviato retto.
(L'inviato retto è Gesù, l’inviato dal Padre.)
La reca la forza del male.
Dentro l’arde forte col mangiare.
L’affligge che con il segno esca della manna.

(La stessa tentazione del popolo e poi di Gesù è nel deserto)
Dell’Unico il principe rifiuta d’essere d’aiuto nel tempo, ma da rifiuto è per sbarrare il peccato.
(Cioè, non è lì per far miracoli, ma per una guerra radicale)
Dal Padre scelto è che con la rettitudine al serpente - che nei viventi agisce con l’energia entrata - porti un basta agendo rettamente, perché il serpente all’origine dall’alto uscì per la guerra, nei cuori da malattia per vivere entrò nell'uomo.
Così fu ad agire il serpente in tutti i viventi portando sozzura.
(Gesù) parlò che è di Iahweh l’essenza del vivere entrata nell’uomo!
"
(L’uomo cioè non deve temere; Dio saprà portare a buon fine la storia dell’uomo!)

Dt. 6,13 "Per primo ti indico il Signore Dio.
(Cioè, tu satana non hai il potere! Cioè il potere viene da Dio)
Al mondo c’è così il segno che c’è nei corpi la sua origine e verrà a portarsi alla fine a vedersi.
Dentro dell’essere impuro con la risurrezione dalla morte ne brucerà dentro l’azione.
"

Dt. 6,16 "Il serpente venne a tentare, ma venne dal Signore maledetto.
Sarà la rettitudine la piaga con cui l’Unico lo brucerà nei corpi.
Il tentatore sarà a finire nei viventi; dentro la vita in pienezza rientrerà!
"

4 - IL PADRE ABRAMO
Abramo non s’è sempre chiamato così: "Eccomi la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò" (Gen. 17,4.5); interessiamoci, perciò del suo nome.

Prima si era "A'beram", poi Dio gli aprì il nome in "A'beraham".
Nel cambiamento del nome c'è insita l’idea che Dio gli ha ribaltato totalmente la situazione, allargandogli oltre al nome, la stesso vita.
Questa aggiunta fa ricordare la parola Raab (Vedi: "La risurrezione dei primogeniti") che in ebraico si scrive RHB, mentre, per rispettare l’idea egiziana da da cui proviene, si sarebbe dovuto scrivere RA"A’B, ma siccome in occasione del passaggio del Mar Rosso Dio ha squarciato Raab ed al posto dei nobili A"A' egiziani (dai geroglifici) al centro della parola in ebraico abbiamo per ricordo una aperta e si può dire il "corpo (d’Israele) Ne uscì da dentro (sottinteso Egitto, in quanto la B in egiziano è il luogo ove si posa il piede).
Seguendo quest’analogia viene l’idea che in Egiziano il nome di Abramo si sarebbe traslitterato in A’BRA"M, ossia , quindi "il primo A’ che il luogo B di RA" ha visto M"; oppure "stette A’B l’Egitto (per traslato) RA" a vedere M" cioè "Il primo che l’Egitto vide", ma essendo inviso - perciò per lo stesso motivo della parola Raab - la potrebbe essere stata tolta divenendo e poi fu sostituita come profezia con l’ divenendo .
In ebraico in entrambi i casi o la prima parte del nome "'ab" è inequivocabilmente "padre";
- può farsi derivare dal radicale "essere alto", ed allora, "altero, alto, orgoglioso"; ma c'è anche "putrefarsi" da cui la parola "verme".
In egiziano A'B è il radicale che indica "stare" (come in RA"-A’B, vuol dire "dove sta Ra", ossia l'Egitto);
RM vuol dire "pesce" che sottende "l'essere umido" ed "il piangere" RMI' o "pianto" RMW;
In egiziano AB-RM indica "stare da pesce"; quindi, "melanconico, piangiolente".
Riassumendo il primo nome dà queste idee:
  • in ebraico "padre orgoglioso", "padre di vermi";
  • in egiziano "stare da pesce", "stare melanconico" e "padre pesce".
E Gesù vuole la conversione dei figli d’Abramo e che gli apostoli da pescatori di pesci divengano pescatori di uomini!.
Per il nome cambiato in , tenuto conto che in ebraico non vuol dir nulla, ma vuol dire "ricco", "forte" n’esce l’idea che "ricca s’aprirà la vita" e Dio effettivamente così gliela rese.
Con i segni da RM "corpo d'acqua", "popolo d'acqua" (conferma il discorso dei pesci) si ha RHM "corpo che esce dall'acqua", "popolo che esce dall'acqua" ed anche "corpo che esce alla vita"; c'è insita e congruente con la promessa da Dio e con l’alleanza stipulata al Cap. 17 della Genesi da cui sono partito col versetto del cambiamento del nome; da padre di pesci, melanconico a padre di popoli liberi.
Nel Vangelo di Luca questo padre Abramo si trova nel brano del "ricco epulone" (16,19.20):

"C'era un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante di nome Lazzaro giaceva alla sua porta coperto di piaghe..."

In questo brano Gesù constata la non accoglienza delle Scritture nei riguardi della "risurrezione" quando il ricco chiede al padre Abramo di mandare il povero Lazzaro dai fratelli per avvertirli del luogo di tormento dove si trova.
Soltanto il secondo personaggio ha un nome, il primo no, perché "il nome degli empi svanisce" (Pr 10,7).
Dell'uomo ricco, infatti, non è dato il nome, ma la descrizione che porta alla mente lo "stolto" Nabal - "l’energia ha dentro del serpente " - il ricchissimo di Maon, marito d’Abigail che poi divenne moglie di David quando rimase vedova.
Il secondo personaggio ha nome Lazzaro, in ebraico 'Ela"zar , "Dio aiuta" e, letto con i segni, tra le varie possibilità ci dice anche: "Dio visto straniero " e questo è il comportamento dello "stolto" e dei suoi contemporanei nei confronti di Lazzaro - non vi hanno visto Dio.
Nel nome c'è anche la storia della sua sofferenza: "uno potente ha agito colpendo il corpo " per effetto della cupidigia dei potenti sui miseri.

Il Vangelo (16,21) parla di stranieri, i "cani", e di piaghe sul corpo "bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe", mentre il ricco, suo fratello in Abramo, che però evidentemente non credeva nella vita nel mondo a venire, non n’aveva misericordia; cioè anche i romani, avevano pietà di lui che aveva il corpo piagato come Giobbe.
Lazzaro, si riunisce con Abramo - "Un giorno il povero morì e fu portato nel seno d’Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto." (Lc. 16,22) -, l’altro è semplicemente sepolto, il che ci fa ricordare il profeta Geremia che dice "Sarà sepolto come si seppellisce un asino" (Ger. 22,1 La vulgata traduce: "fu sepolto nell’inferno"; nota Bibbia di Gerusalemme a Lc. 16,22)

Nella parola Abramo c'è anche: "Dall’Unico dentro al (suo) col corpo entreranno i viventi " quindi lassù non si sta nel seno d’Abramo ma: "Nel Padre con il corpo entreranno a vivere ."
C’è poi anche latente il contrappasso, che viene dall’idea che in Abramo c’è anche il radicale "mangiare", in quanto come il ricco banchettava in terra, Lazzaro lassù sta con Abramo e "con l’Unico mangia da vivente ".
Possiamo anche leggere "Ha inizio da dentro il corpo ad uscire l’acqua " ed il Vangelo lo capta: "Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui." (Lc. 16,23)

Metto, allora, Lazzaro vicino ad Abramo: .

Provo a leggere e, tenuto conto che l’idea del Padre lassù c’è già in di provo a considerare di Lazzaro come il negativo "non", ammesso dall’ebraico, ed allora trovo che il Vangelo di Luca in questo modo sta dicendo: "Dal Padre con il corpo entra a vivere , non lo vedrà da straniero ".
Sta cosi citando la celebre profezia di Giobbe, una delle poche che nel testo esterno del canone ebraico (tolti i libri dei Maccabei che non vi sono inseriti) parla di resurrezione, (19,25-27a): "Io lo so che il mio vendicatore è vivo e che ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero."
Questa parabola del vangelo di Luca, in pratica è un midrash sulla risurrezione dei morti e sembra svilupparsi aprendo con più interpretazioni i nomi dei personaggi; provo così un ulteriore lettura dei due nomi: "Il Padre il corpo riapre alla vita , Dio ha visto i colpi sul corpo ."
Il pensiero s’eleva alla passione e morte di Gesù Cristo ed alla resurrezione dai morti; e questo è il tema del racconto?
Basta scorrere i versetti di quel brano del Vangelo e portarci al finale (16,31): "Abramo rispose: se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi."
Questo spinge a leggere la parola Abramo per trovare profezie su Gesù pensando Gesù figlio di Dio Padre e figlio d’Abramo secondo la carne e la fede nel "Padre , il mio corpo riuscirà in vita ".
Continuo, perciò, ad esaminare il brano con questo pensiero e sembra proprio di colloquiare con l’estensore.

Lc. 16,24 "Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro ad intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura."

Ecco che appena ho messo Lazzaro vicino ad Abramo ed ho letto con i segni le lettere della parola Abramo da cui si fa uscire con somma semplicità la parola "Padre" il Vangelo conferma la via ripetendo la parola Padre in bocca al ricco epulone.
Non chi dice "Signore, Signore..." e non tutti sono figli di Abramo, anche se lo chiamano Padre.
Ora, c'è un altro aiuto: l'acqua che deve prendere Lazzaro.
Certo è che stando Lazzaro nel seno d’Abramo l’acqua non la può che prendere che nello stesso seno di Abramo!
Senz'altro nel nome stesso d’Abramo il "ricco epulone" chiede di mandare Lazzaro ad intingere nell'acqua la punta del dito.



Lazzaro, infatti, non deve fare un gran sforzo basta solo che allunghi il dito e l'acqua gli è accanto, nell'ultima lettera di Abramo.
Raccolgo allora il messaggio di leggere Abramo anche con i segni in altro modo, utilizzando la parola acqua.
"Il Padre il corpo fa uscire dall’acqua ", e se questa frase la riferiamo a Gesù ci parla del suo battesimo.
Ora, continuando a leggere il brano trovo che Abramo è scritto in totale 7 volte, e mi manca 1 per arrivare alla pienezza dell’8.
Ho imparato la lezione!
Ciò sta ad indicare che la parola di Abramo si può leggere in molti modi, ma che per arrivare alla pienezza 8 è da rivolgere sempre i predicati che si ottengono a Gesù Cristo.
Ho provato a scriverne 8 pensando a Gesù ed alla Sua vita ed ho ottenuto uno spaccato della storia di Gesù:
  • Originato da dentro la testa esce alla vita. Pensato dalle origini.
  • Dell’Unico il Figlio entra nella Madre. Concepimento.
  • Il primo Figlio esce tra i viventi. Nascita.
  • Il Padre il corpo fa uscire dall'acqua. Battesimo.
  • Del Padre il corpo nel mondo vive. Il ministero.
  • Inizia dal Figlio ad uscire la vita. La morte.
  • Inizia da dentro il corpo ad uscire l'acqua. Acqua dal costato.
  • Il Padre il corpo fa (ri)uscire alla vita. È risuscitato.
Nel racconto è detto che mentre Lazzaro può attingere facilmente l'acqua, tra Abramo ed il ricco epulone c'è invece un baratro che li divide: "E quegli replicò; Allora, padre ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento." (Lc. 16,27.28)
Erano in tutto 6 fratelli, e stavano nel tormento, quindi con il demonio, di cui cosi ricorda i sette spiriti.
Il numero non era necessario se non a fini cabbalistici, è esplicito, e converge a far vedere nel ricco epulone e nei fratelli l'opera del demonio di cui 6 è l'espressione numerica per quanto riguarda i titoli che l’accompagnano rispetto alla pienezza dell’8.
Quel numero serve anche a far rivolgere l'attenzione appunto ai numeri, come abbiamo fatto, nei riguardi delle volte che è citato Abramo; inoltre insito nel n° 5 che in ebraico è c’è una preghiera: "dalla tomba salvami ()"!

Lc. 16,29ss "Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dei morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi."

Questo discorso è connesso al tema, che è il motore di questa ricerca, cioè della lettura per decriptazione di Mosè e dei profeti che facevano gli antichi.
Il discorso è evidentemente in opposizione ai sadducei che non credevano alla risurrezione dei morti, perché non la trovavano così evidente dai testi dell’A.T., perciò, quelli che non credono alla lettura delle profezie della risurrezione (che però esaurientemente s’ottengono per decriptazione) prova ne è che non vivono in modo congruente a tale fede, non crederanno a chi dirà che uno è risorto dai morti.
Questo discorso, pure con origine dalla parola Abramo, è ampiamente ripreso nel Vangelo di Giovanni (8,31-59) ove sorprende che la discussione è con: "...quei Giudei che avevano creduto in lui..." e non con gli altri.
I primi, però, evidentemente minimizzavano, credevano d’essere già liberi, perché: "Nostro padre è Abramo"; credevano a Gesù quale predicatore itinerante e non comprendevano la pienezza della missione di Gesù.
La discussione s’accende e Gesù: "Voi che avete per padre il diavolo"; cioè, il vostro padre non è Abramo, quello a cui Dio ha cambiato il nome e l’ha reso libero, ma è ancora l'Abram padre dei pesci e dei vermi, emanazioni tutte del serpente e del demonio.
(Vedi: "Geroglifici: Gesù primo figlio dell’uomo e non di Satana"

Il discorso in sostanza è identico a quello nel brano del ricco epulone, perché i giudei sono invitati a non crogiolarsi con "Abramo è nostro Padre", ma di considerare Abramo una profezia su Gesù Cristo; infatti: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò." (Gv. 8,56) e a questi Giudei Gesù (Gv. 8,58) dà questa parola: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse Io sono."
Gesù, con lo stesso Io sono conclude il discorso sulla resurrezione in Mt. 22,23-33, Mc. 12,18-17 e Lc. 20,27-40: "Quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe?" (Mt. 22,31.32a) in cui riporta le parole di Dio a Mosè al roveto ardente nel Cap 3 dell’Esodo.

Tutto converge a farle decriptare col metodo dei segni:

Es 3,6 "E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio."

Decriptando i segniando si può leggere di seguito:

"Recherà a stare l’Unico tra i viventi nel corpo con l’Unigenito l’energia della rettitudine (cosicché) sarà la divinità nel mondo ad esistere(con cui) il Padre sarà ad affliggere il serpente nel mondo.
(Ciò avverrà quando? Lo spiega)
Sarà dall’Unigenito da dentro del corpo ad uscire con l’acqua la divinità per entrare nell’esistenza.
Sarà fatto scendere imprigionato rovesciato con bastone dai primi potenti, fatto uscire sarà, con forte agire abbattuto, dentro bastonato sarà legato, dalla croce il corpo alla vita risorgerà, uscirà a soffiare sugli apostoli che saranno a portare alla rettitudine di Iahweh.
Sarà nei corpi l’originaria vita a rientrare dentro,
(quella) che è nel cuore di Dio; uscirà (così) la maledizione che c’è per i viventi."

È una profezia sintetica della passione di Gesù, esauriente in quanto spiega i motivi, il come ed il quando.
Evidente è poi la tensione di Giovanni per l’uscita dell’acqua dal costato di Cristo in croce "Uscì sangue ed acqua" (Gv. 18,34); che uscisse sangue era normale, ma l’acqua certificava l’adempiersi della profezia contenuta nel Legge e nei profeti.
Solo Giovanni sottolinea il fatto, è testimone ed anche un profondo conoscitore della parola sotto tutti gli aspetti.

5 - NAZARENO
Nella trattazione ho fatto spesso ricorso alla figura del serpente e potrebbe dar fastidio questo concetto riferito a Gesù; ma è da ricordare che da se stesso s’è ad esso paragonato (Gv. 3,14).
Sul testo di geroglifici (A concise Dictionary of Middle Egyptian di Raymond O.Faulkner del Griffith Institute Ashmolean Musum-Oxford 1986) si trovano geroglifici egiziano per NSRT o NZRT che indicano il "Serpente Reale".
Col determinativo d’un fiore che sta appassendo vogliono dire "fiamma" e poi c’è NSRY che indica "fiamma dalla bocca del serpente reale contro i re nemici"; infine, NSR, con il braccio, determinativo di agire, indica "ungere, consacrare".
NSRT o NZRT è perciò l’equivalente di Messia in ebraico!
Il "Nazir" era perciò come una guardia del corpo del Faraone di cui da giovane Mosè avrà fatto parte, termine poi assunto per l’incarico di guardia scelta del vero Re d’Israele, Iahwèh.
Giuseppe, lo sposo di Maria, avvertito in sogno della morte di Erode ritornò dall'Egitto e si ritirò con Maria ed il bambino nelle regioni della Galilea (Mt. 2,23): "e, appena giunto andò ad abitare in una città chiamata NaZaReT, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno.", ma non è indicata una profezia specifica (forse c’è allusione all’annuncio della nascita di Sansone in Gc. 13,5.7); di solito gli Evangelisti riportano i testi, ma qui ne consegue che ciò non poteva essere fatto, perché forse si trattava solo d’una lettura delle lettere senza alcun riferimento esterno.
Ho decriptato, allora, il testo d’Isaia del "virgulto di Iesse" e l'ho letto con i segni in quanto c’è virgulto Naser parola che s’avvicina a Nazar(et).

Is. 11,1 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse un virgulto germoglierà dalle sue radici."



"La Parola (dall’egiziano) di Iahweh scende . L’Unigenito si chiude in un utero . In un corpo vive . Camminano armati per agire . È alla luce . È portato a Nazar(et) . All'acqua s’accende il corpo di luce . La forza porta di Iahwèh . Parla al popolo apertamente ."

Is. 11,2 "Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore."




"Portano l'inviato in prigione/al chiuso . Uscì ad agire un serpente . Fu portato il corpo su un’asta . Dalla vita uscì . E dal monte lo portarono alla tomba . Dalla tomba per la rettitudine vivo riuscì . E a casa dagli apostoli rientrò . Lo spirito per agire scese . Fuori si portarono in cammino . I corpi porterà dalle tombe per l’aiuto che agirà alla fine . Portati saranno con i corpi dall’Unico alla fine dal Signore ."

Questa più d’una profezia sono titoli dei capitoli d’un vangelo.
Lo riporto per intero e procedo a brevi commenti:

Annunciazione

La Parola di Iahweh scende

Concepimento

L’Unigenito si chiude in un utero

Gestazione

In un corpo vive

Soldati di Erode

Camminano armati per agire

Nascita

È alla luce

Infanzia

È chiamato Nazareno. È portato a Nazaret

Battesimo

All'acqua s’accende il corpo di luce

Fa miracoli

La forza porta di Iahwèh

Annuncia la parola

Parla al popolo apertamente

Imprigionato

Portano l'inviato in prigione

Tradito

Uscì ad agire un serpente

In croce

Fu portato il corpo su un’asta

Morte

Dalla vita uscì

Sepoltura

E dal monte lo portarono alla tomba

Risurrezione

Dalla tomba per la rettitudine vivo riuscì

Ritorno a casa

E a casa dagli apostoli rientrò

Pentecoste

Lo spirito per agire scese

Evangelizzazione

Fuori si portarono in cammino

Risurrezione finale

I corpi porterà dalle tombe per l’aiuto che agirà alla fine

Tutti in cielo

Portati saranno con i corpi dall’Unico alla fine dal Signore


Nel Vangelo di Giovanni, che non parla dell’infanzia di Gesù, la parola Nazaret si trova ripetuta 2 volte nell’episodio (1,45-49) relativo all’incontro con Natanaele, episodio che riporto.

Gv. 1,45 "Filippo incontrò Natanaele e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret."

Gv. 1,46 "Natanaele esclamò da Nazaret può mai venire qualcosa di buono? Filippo gli rispose: Vieni e vedi."
Questo episodio del Vangelo di Giovanni relativo all'incontro di Gesù con Natanaele (forse il Bartolomeo dei Sinottici) è molto particolare e tento di spiegarmelo; ne riporto i versetti:

Gv. 1,47 "Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità."

Gv. 1,48 "Natanaele gli domandò: Come mi conosci? Gli rispose Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse ti ho visto quando eri sotto il fico."

Gv. 1,49 "Gli replicò Natanale: Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"

Gv. 1,50 "Gli rispose Gesù: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi? Vedrai cose maggiori di queste!"

Gv. 1,51 "Poi gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo."

Questo brano che presenta aspetti che incuriosiscono al versetto Gv. 1,51 rimanda ad un episodio del libro della Genesi relativo al sogno di Giacobbe (Gen. 26,10-17).
Il nome di Natanaele viene ripetuto 4 volte, troppe perché non sia voluto, il che ci indirizza ad esaminarlo.
Natanaele vuole dire "dono di Dio ."
Non so se sia rilevante, ma le lettere centrali del nome Natanaele cioè sono anagramma della parola fico che in ebraico è .
Natanaele che sente l’invito di Filippo: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge ed i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret.", evidentemente conosce le Scritture, non trova mentalmente un immediato collegamento con profezie relative a un personaggio che viene da là, è persona di spirito e spezza dentro di sé la parola Nazaret in modo ironico ( può considerare derivato dal radicale "andare in rovina" in cui entra anche "sterco" e pensando ai singoli il segni nome Nazaret prefigura "andrà in rovina il corpo in croce") poi risponde a Filippo con un battuta conseguenza della riflessione: "da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?"
Filippo gli rispose: Vieni e vedi.
Natanaele evidentemente si mosse e Gesù, per primo, visto "che gli veniva incontro, disse di lui: Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità."
Natanaele dopo quanto detto a Filippo, avendo già detto male di Gesù, rimane sorpreso di quest’uscita sulla falsità domandò subito: Come mi conosci?
Gesù, ispirato, segue il pensiero di Natanaele e con lo stesso procedimento gli parla delle lettere del nome Natanaele iniziando così: "Prima che Filippo ti chiamasse ti ho visto quando eri sotto il fico."
Natanae avrà molte volte letto in vari modi il proprio nome ed il fico lo aveva visto anche lui e comprende che la risposta di Gesù ha vari aspetti:
  • Gesù sa spezzare le parole ed ha letto nell'intimo del suo nome;
  • anche lui nel proprio nome v’aveva letto del fico;
  • comprende che gli ha sinteticamente risposto anche sul fatto di Nazaret, che ha reagito con il bene al male, infatti capisce che Gesù legge le lettere e che allora poteva attendersi una su ironia sull’origine da Nazaret;
  • rapidamente pensa, ma anche il mio nome se si prende da un verso cattivo come io ho preso il suo è negativo:
= "inviato del drago maledetto ()"

quindi menzognero forse per questo e mi dice che non ho falsità; cioè usa la stessa ironia con cui ho pensato della sua origine, però mi parla del fico albero sotto cui la tradizione popolare poneva l’evento della tentazione di Adamo ed Eva; cioè l’albero della conoscenza che stava nel giardino sotto cui c’era il serpente maledetto.
(Dizionario Usi e Leggende ebraiche A. Untermann: "Il frutto proibito fu variamente identificato in un fico..."; forse per il fatto che le nudità di Adamo ed Eva furono coperte con foglie di fico.)
  • sente che i suoi pensieri sono come scoperti;
  • comincia a guardare a Gesù con occhi nuovi;
  • conclude che Gesù è un Rabbì;
  • dalla risposta di Gesù sul fico si sente portare nel giardino dell'Eden e come Adamo è nudo davanti al Signore, pensa alle foglie di fico di cui si coprirono i progenitori e conclude: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!"
E Gesù gli risponde: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico credi?; cioè Gesù è cosciente di tutto il pensiero che ha travagliato Natanaele e prosegue: "Vedrai cose maggiori di queste! E gli disse: In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo."
(Natanaele diviene discepolo di Gesù e lo ritroviamo che lo incontra - Gv. 21- con altri discepoli dopo la risurrezione sul mare di Galilea.)
Gesù alla fine dell’episodio non negando la dichiarazione di Figlio di Dio fatta da Natanaele cita, il versetto Gen. 28,12 che sta nel brano del sogno di Giacobbe e lo riferisce al Figlio dell'uomo; si dichiara vero uomo e vero Dio.
L’incontro di Gesù con Natanaele, che San Giovanni presenta praticamente all'inizio del suo vangelo, è allora anche un modo, rafforzato poi dall’idea cabbalistica (i 153 grossi pesci) dell’incontro con Natanaele al mare di Galilea, per dire al lettore, guarda che:

le profezie sul Figlio dell'uomo si leggono nella Torah, ma per leggerle occorre fare come Natanaele e come i Rabbi, spezzando le parole.

Questo vangelo, che inizia con "In principo...", da San Giovanni è pure volutamente messo in parallelo al primo capitolo del libro della Genesi; infatti, pure scandisce il tempo della prima settimana della creazione con l’inserimento più volte del non sempre necessario "Il giorno dopo..." per asseverare la creazione nuova operata dal Cristo e precisamente:

Prologo

Gv. 1,1-18 - "In Principio...

1° giorno
Domenica

Il Battista

Gv. 1,19-28 - "E questa è...

2° giorno
Lunedì

Battesimo

Gv. 1,29-34 - "Il giorno dopo...

3° giorno
Martedì

I primi due discepoli

Gv. 1,35-39 - "Il giorno dopo
(Con Gesù alle 4 pomeridiane)

4° giorno
Mercoledì

Andrea incontra Pietro

Gv. 1,40-42 - "Uno dei due...

5° giorno
Giovedì

Incontro con Natanaele

Gv. 140-42 - "Il giorno dopo...

6° giorno
Venerdì


L’episodio dell’incontro di Gesù con Natanaele si sarebbe perciò verificata proprio nel giorno 6° corrispondente a quello della creazione dell’uomo e il parallelo d’Adamo, il serpente, e il fico calzano bene e confermano d’essere sulla traccia giusta.
Non resta che spezzare quel versetto Gen. 28,12 citato da Gesù; ho tradotto perciò l’intero Cap 28 e n’ho ricavato un bel racconto conseguente, la cui decriptazione riporto di seguito, per brevità, senza dimostrazioni:

Gen. 28,1 E fu a versarsi in un corpo l’Unigenito per stare giù nascosto per rovesciare il maledetto che fu con inganno a portarsi a stare dentro i corpi.
(Questi) ad affliggere tutti si portò e fu giù a recare la perversità ed è origine d’amarezza.
Il Potente recò al serpente l’Unigenito per finire che prendesse dalle donne la vita. Il Figlio recò nell’oppressione dell’angelo (ribelle) da misero.

Gen. 28,2 L’atteso re, per riscattare dall’angelo (ribelle) il mondo, che dall’origine nei corpi vive, in una casa che fu a scegliere, entrò.
Sulla casa la scelta portò Dio per il padre (doveva esser d’una famiglia di re), di cui sarebbe stato il primogenito, che nella vita da retto si portava.
Aveva preso nel cammino una matrice illuminata con la quale viveva, donna che Madre del Figlio porterà.
Le indicò del Potente nella casa un angelo che l’Unigenito a chiudersi sarà nella matrice da primogenito in modo retto.

Gen. 28,3 E Dio, l’onnipotente, per aiutare fu a stare dentro da fiacco.
Venne della rettitudine a recare nell’esistenza il soffio.
In un corpo la rettitudine recò.
Sarà nelle moltitudini ad ardere.
Sarà a stare in tutti la potenza.
Un’assemblea di popoli sarà in vita.

Gen. 28,4 E fu un segno d’angeli nel cammino a venire benedicendo indicavano che dal Padre in un corpo entrava il Re.
E del Potente il seme della rettitudine venuto nella sposa un corpo aveva acceso al termine la rettitudine veniva in terra a vivere.
In pellegrinaggio era con il retto (il marito) la Donna (quando) il corpo donò per la divinità al mondo; fu in pienezza dentro il corpo ad entrare a vivere.
(Cioè c’è un cenno del fatto che Gesù nacque mentre la coppia andava verso Gerusalemme.)

Gen. 28,5 E fu mandato a stare giù.
Al (tempo) fissato venne.
Per spazzarlo si versò in casa.
A portare fu dal serpente la rettitudine per liberare dall’angelo (ribelle) di cui entrò all’origine il verme del maledetto nei cuori.
L’energia dentro l’angelo ad abitare in tutti recò con la maledizione che dall’origine nei corpi a vivere fu.
Dalle moltitudini lo rovescerà fuori l’Unigenito.
Dai viventi lo spazzerà dal grembo e nell’azione il fuoco gli recherà.

Gen. 28,6 E sarà nel corpo dell’Unigenito in azione la risurrezione che porterà la retta esistenza.
Da dentro i corpi con la rettitudine sarà in prigione a vomitare finalmente chi fu ad ingannare.
E della risurrezione il vigore verrà e libererà dall’angelo (ribelle) che uscirà.
L’origine del verme del serpente rovescerà, strappandolo via.
Dal serpente porterà a salvare i viventi l’Unigenito.
La risurrezione entrando, dentro la benedizione riporterà delle origini per tutti e porterà la forza per rialzarsi.
Sarà a recare la potenza delle origini a rivivere nei corpi.
Il serpente verrà rovesciato in prigione (ove) l’Unigenito lo brucerà.
I viventi a casa tra gli angeli condurrà tutti, avendo soggiogato l’angelo (ribelle).

Gen. 28,7 E sarà della risurrezione in seno la forza ad agire.
In grembo la divinità del Padre sarà a recare.
E Dei l’Unigenito i viventi porterà.
Li condurrà a stare dal Potente.
Così, riscattati, con gli angeli entreranno nell’Unico con il corpo a vivere.

Gen. 28,8 E saranno con il corpo l’Unico a vedere (in quanto) per la risurrezione che porterà la rettitudine sarà stato il male portato a finire.
Figli li avrà portati tutti la rettitudine per l’energia che in azione avrà inviato.
Dentro una sorgente d’esistenza ci sarà.
Giù nell’assemblea si verserà.
Il Padre sarà a recarla.

Gen. 28,9 E riessendoci la potenza della rettitudine in azione, la similitudine a Dio sarà a riaccendersi in seno.
Il maledetto a portare fu versando di nascosto all’origine in tutti la malattia che finita dentro sarà completamente dalla forza della risurrezione.
Nei viventi, agendo la divinità, del Figlio la forza entrerà.
I viventi fratelli porterà tutti per l’energia che dentro sarà riportata.
Alla fine, in alto tra gli angeli i risorti saranno condotti.
L’accompagnerà dal Potente l’Unigenito; nella luce entreranno.

Gen. 28,10 E saranno su dall’Unico a stare.
Si vedranno in grembo a vivergli dentro.
Dall’Unico con il corpo saliranno dentro alla vista a portarsi.
Essendo la potenza spenta, dal nascosto dei corpi l’angelo (ribelle) uscirà.

Gen. 28,11 E sarà il soffio a scorrere in azione dentro, che risorti li a portati, essendo stata dal Potente l’energia riaccesa nei viventi.
Per la rettitudine che ci sarà, a casa l’Unigenito dal mondo in cielo li porterà e saranno versati nell’assemblea per vivere dal Padre.
L’angelo (ribelle) fu nel mondo alla putredine a portare i viventi portando l’esistenza una desolazione.
Si vedrà a bruciare completamente ad essere portato.
E sarà il fuoco dalla rettitudine che dentro abiterà nei viventi a rovesciarlo e dai viventi uscirà la perversità che originò.

Gen. 28,12 E saranno nell’assemblea del Potente i viventi portati dal mondo.
Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere.
Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell’Unigenito.
Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, per la calamità dell’angelo (ribelle) usciti.
I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere.
Saranno i viventi a casa riportati.

Versetto citato da Gesù nel Vangelo di Giovanni al Gv. 1,51
(La dimostrazione la riporto solo per il versetto citato da Gesù).

Gen. 28,12 "Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa."





E saranno nell’assemblea del Potente i viventi portati dal mondo . Tra gli angeli entreranno nei giri , perché () vivranno tra le schiere . Con il corpo saliranno dal mondo , portati nel corpo dell’Unigenito . Risorti , ma vivi , camminando , saranno a vedere , entrandovi , i cieli , per la calamità dell’angelo (ribelle) usciti . I viventi , che dal serpente afflitti () sono , in Dio rientreranno , essendo stato , chi male operava stando nei viventi , portato a scendere . Saranno i viventi a casa riportati .

Gen. 28,13 Ed entrata degli angeli l’esistenza, portati dal mondo, al cospetto dell’Altissimo si porteranno.
E saranno l’Unico da vivi a vedere tra gli angeli stare.
Sarà (colui che) dal mondo li portò fuori, (in cui) di Dio entrò a stare la forza.
Al mondo, ai viventi, del Padre fu la rettitudine a recare.
Dio nel mondo fu a stare.
Giù (come) fissato entrò in terra.
Da una Donna dal corpo venne alla luce.
Per la rettitudine, che dentro dell’Altissimo c’era, il serpente l’afflisse.
In croce l’inviò l’angelo (ribelle).
Fuori portò da dentro dal ferito/colpito corpo in azione la rettitudine.

Gen. 28,14 Portò nell’esistenza il seme della rettitudine che così si vedrà far frutto in terra.
E al soffio dal corpo scese dal Crocifisso.
Fu con l’acqua fuori portata a versare con il sangue.
Al mondo portò giù a parlare gli apostoli.
Alla perversità dell’angelo superbo portò gli apostoli che la benedizione recano dentro della rettitudine.
Per la rettitudine potente in vita risorse il Verbo; dalla tomba il Crocefisso riuscì. Agli uomini del mondo aveva portato dentro il seme della rettitudine!

Gen. 28,15 Ed usciti gli apostoli per il mondo, ad incontrare con la rettitudine furono i popoli.
Con la rettitudine portarono d’illuminati viventi un corpo.
Che nel Crocifisso c’è la rettitudine dentro tutta dell’Unico, che ne risorse il corpo, indicano.
Nel cammino portarono per il mondo la risurrezione.
Da dentro il Crocifisso fu la rettitudine di Dio ad entrare nell’umanità.
Entrando questa vennero bruciature al serpente dall’Unigenito.
Ricominciò la forza dentro per la rettitudine ad agire.
L’aiuto dell’Unico a liberare iniziò i viventi.
In azione il dono del Crocifisso fu a venire.
La felicità s’insinuò nel corpo del Crocifisso che è in cammino.

Gen. 28,16 A riportarsi sarà nell’esistenza alla fine.
Sarà visto riversarsi nella casa dei viventi.
Per rinnovarli tutti si porterà.
E sarà l’Unigenito dei viventi alla vista.
La rettitudine invierà con la forza della risurrezione.
Il Signore dentro il risorgere porterà. L’Unigenito ad uccidere sarà il serpente, (per il quale) la calamità del tempo c’è.

Gen. 28,17 E sarà la forza nei corpi desiderata a riesserci.
L’origine dell’amarezza dai viventi uscirà per il fuoco che dall’Unigenito uscirà. La putredine portata nei viventi uscirà colpita.
Fuori annullata questa uscirà dalla rettitudine che sarà a ricominciare nei viventi dentro a stare in tutti.
La divinità entrando sarà la vita a riportare.
Da questa uscirà bruciato il nemico.
Per l’entrata risurrezione i viventi risaranno a vivere.

Gen. 28,18 E sarà la risurrezione anelata a spazzare il maledetto un mattino e sarà a rovesciarlo in prigione (ove) l’Unigenito finirà.
Del Padre l’energia della felicità si riaccenderà nei viventi.
Vivo vedranno risorto il Crocifisso portarsi e saranno i viventi a venirvi a vivere; vi saliranno dentro.
Dal mondo li porterà a stare su. Li verserà l’ottavo (giorno) in alto.
Con il corpo dall’Unigenito i risorti usciranno.

Gen. 28,19 Porterà il diletto all’Unico a venire i risorti viventi del mondo a vivere la sperata vita.
Entreranno con Lui nella Casa di Dio i portati con il corpo; i viventi accompagnerà.
Questi per luce ai viventi uscirà per la città del Potente alla vista. Luminosi tra gli angeli entreranno.

Gen. 28,20 E sarà dalle generazioni spazzata dal grembo l’impurità.
Dai corpi il serpente che dall’origine l’essere ribelle originò, che nei viventi è una calamità uscirà per la divinità che ad entrare sarà nei viventi.
Ai popoli d’aiuto sarà portandosi a bruciare l’essere ribelle.
L’angelo (ribelle) sarà da solo nei corpi spento.
Questi uscito, la felicità delle origini per l’energia della rettitudine sarà a rientrare. E la potenza dell’essere retto finirà l’angelo.
Di notte, nelle tombe, (ove) vive, il serpente mangerà e la perfidia del serpente nei cuori brucerà.

Gen. 28,21 E di sabato (nel settimo giorno) sarà a casa bruciato il serpente e i viventi da Dio a casa saranno alla fine (del sabato).
Dal Padre saranno portati dal mondo a stare.
Usciranno con il Signore di notte.
Da Dio entreranno a stare i viventi.

Gen. 28,22 Riporterà dal mondo all’Unico i figli ad entrare.
Questi riverranno felici.
Risorti dai morti, saranno i viventi su dentro ad entrare.
Saranno ad entrare da carico per stare nel Crocifisso che a Dio dal mondo sarà i viventi a condurre.
Dalla prigione i risorti nel corpo il Crocifisso tutti invierà dal Potente.
Saranno a vedere che li ha liberati l’Unigenito che della risurrezione dei corpi l’energia recò.

Ovviamente tutto ciò, senza la base della scrittura, con cui la decriptazione ha stretta corrispondenza biunivoca, con le singole lettere tutte rispettate non avrei saputo immaginarlo.

6 - LE NOZZE DI CANA
Il 2° Capitolo del Vangelo di Giovanni inizia con l’episodio delle nozze di Cana, sviluppato nei versetti Gv. 2,1-12.

Gv. 2,1 "...ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù..."
Gv. 2,2 "Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli"
Gv. 2,3 " ...la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino..."
Gv. 2,6 "Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenente ciascuna due o tre barili."
Gv. 2,9a "E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino..."
Gv. 2,10 " ...il vino buono, e quando sono un po' brilli, quello meno..."
Gv. 2,11 " Così Gesù dette inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria..." (Vedi: "Chi legge doppio è brillo" in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche")

Mi sono domandato quale in parallelo sia il primo episodio del libro della Genesi al quale ci si può riferire per la presenza d’acqua e di vino, e dove ci sia una prima ubriacatura generale.
Senza tema d’essere smentito, ho concluso che l’episodio ove si parla di tanta acqua è quello del diluvio, dove poi Noè piantò una vigna e ne bevve il vino prodotto con gli altri sette usciti dall’arca e ne derivò quel che vi si legge; perciò, seguendo il pensiero di Giovanni lì ho cercato tracce per l’episodio delle nozze di Cana, ed osservo che questo nome porta per assonanza a Canaan figlio di Cam.
Col diluvio sembrava che tutto fosse ormai risolto, ma il serpente s’introdusse di nuovo nel disegno di Dio per l'uomo ritardandone l'attuazione e prese ancora occasione da una pianta e dal suo frutto - vigna e uva - buone in sé, ma che destarono un comportamento deviante in Cam, figlio di Noè, di cui Canaan è figlio (Gen. 9,20-22).
Gesù Cristo doveva, perciò, riprendere proprio dal fatto del vino, portando un vino nuovo ed attaccare così il demonio su quel terreno.
Lui, il Signore è il vero vino nuovo, è la vite, è il vino succulento con cui si vive in eterno e ciò che il demonio ha preso come occasione per distruggere la storia della salvezza diviene il simbolo della risurrezione.
(Sotto il vino c’è la tematica accennata in "Chi legge doppio è brillo" strettamente legata a quella della decriptazione)

Vado a quei versetti della Genesi ponendomi sulla scia dei pensieri dell’evangelista con una lettura particolare, in quanto questa pagina di Noè può essere stata letta a modo di profezia dall’autore del 4° Vangelo che l'ha vista compiuta in Gesù, com’è evidente dalla decriptazione.
Inizio da dove trovo (Gen. 9,20b) "coltivatore della terra" che si può anche leggere "uomo uscito da Adamah ".
Adamah era anche il nome di una località a sud della confluenza del Giordano con lo Yabbok, torrente di sinistra ove guadò Giacobbe e combatté con l’angelo di Dio, ed è presumibile che quella fosse prossima al guado del battesimo di Gesù, perciò penso che Giovanni è stato attratto da questa notazione per il suo Vangelo, perché lui, discepolo del Battista, là incontrò Gesù (Vedi: 1° Cap. di quel Vangelo).
Questo coltivatore della terra però non è come Caino - nel cui brano per "campagna" ci fu l’uso di da cui trapelò satana - bensì un coltivatore che s’interessa di , la terra rossa da cui trapela l’uomo e che in forma allegorica si può considerare la vera Donna.
(Dall’uomo esce - Eva la chiamò così Adamo dopo il peccato; è da domandarsi: come la chiamava prima?)
Presento il risultato della decriptazione di quei tre versetti in modo diverso dal solito, perché sia più immediato il risultato.
Per la () in questo caso, quando occorre, invece di Iahweh traduco Gesù che appunto è il Signore, Colui che è!

Gen. 9,20 "Ora Noè coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna."



Ed era andando in giro ( = = )

a guidarli ().

Per la prima volta da Gesù luce

uscì. Per la Donna (femminile d’Adamo - che non esiste, ma per traslato lo riferisco a Maria)

la portò Gesù per amore a vedere.

Ad un kor d'acqua (450 litri).


Gen. 9,21 "Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda."



portò Gesù alla luce il segno

dall'acqua emanò fuori il vino ;

portatolo , furono inebriati .

E fu ai confini in Gal(ilea)

in una casa il segno a portare sui vasi

per la prima volta gli uscì la potenza , apertamente


Gen. 9,22 "Cam, il padre di Canaan vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori."



la portò Gesù alla vista .

Il suocero

che primo della casa era

a Cana () vide il...

... bel () segno .

Lo senti , si saziò () completamente .

il primo della casa a cui fu recato

e lo raccontò .

La potenza illuminò gli apostoli che si erano

con l’Unigenito a vivere () portati

a casa ; l’annunciò () li sollevò .


Raccolgo di seguito il racconto:

Gen. 9,20-22
Ed era (Gesù) andando in giro a guidarli (i discepoli).
Per la prima volta da Gesù luce usci; per la Donna (Maria) portò Gesù per amore a vederla.
Ad un kor d'acqua
(un Kor è 450 litri - 6 giare da 75 litri) portò Gesù alla luce il segno; dall'acqua emanò fuori il vino, portatolo, furono inebriati.
E fu ai confini in Galilea in una casa il segno a portare sui vasi.
Per la prima volta gli uscì la potenza, apertamente la portò Gesù alla vista.
Il suocero
(se c’è un suocero e il vino c’è una festa di matrimonio) che era maestro di tavola (il primo della casa era) a Cana vide il bel segno.
Assaggiò il vino
(senti) , si saziò completamente il maestro di tavola a cui fu portato e lo raccontò.
La potenza illuminò gli apostoli che s’erano con l’Unigenito a vivere portati a casa l’annuncio li portò al settimo cielo
(li sollevò)!

Si pensi la sorpresa degli apostoli a trovare questo fatto profetizzato nel libro della Genesi; è certo, però, che senza fatto avvenuto nessuno sarebbe stato in grado di leggere così, solo gli apostoli che avevano vissuto la vicenda.
Confesso che se non avessi avuto il Vangelo a testimoniarmelo non sarei riuscito di primo getto a tradurre così.
Concludo che per la decriptazione occorre rivivere il più possibile lo spirito del racconto e dare fede alla verità che Gesù è il Cristo, e che i Vangeli lo testimoniano con precisione.
Qualcuno osserverà: ma delle nozze, non si vede un accenno chiaro; la risposta è che così evidentemente fu e sul quello sposalizio reale s’innesta comunque bene il decriptato.
Al riguardo poi ho capito di più; infatti nello scorrere, sulla Bibbia di Gerusalemme (per cercare nel N.T. citazioni dei versetti dell’A.T. da decriptare a conforto della ricerca) la seconda parte dello stesso 2° capitolo del Vangelo di Giovanni, nel racconto di Gesù che scaccia i venditori dal tempio (di cui tratto in "Profezie nei Vangeli; il protovangelo di Zaccaria") vicino al versetto Gv. 2,18 ho trovato il richiamo al versetto Zc. 14,21, l’ultimo di Zaccaria. Di questo versetto e del precedente Zc. 14,20 riporto la decriptazione.

Zc. 14,20 "Dentro un giorno uscirà.
In campo si porterà l'Unico, sarà nel mondo, sarà ad entrarvi l'eternità, giù il Potente si porterà completamente, uscirà in pienezza, si porterà a riempirla di santità.
Il Potente, Iahwèh si porterà apertamente.
Sarà nel mondo ad entrare, a riempire sarà un corpo, lo porterà da arca.
Dentro sarà in croce il Signore, il vaso i viventi colpiranno.
Il corpo abbattuto sarà dai viventi.
La potenza dalla persona sarà ad uscire con l’acqua dall’ucciso."

Zc. 14,21 "E fuori sarà ad uscire la sposa che a riempirgli il corpo era dentro. A Gerusalemme la porterà, dentro sarà lo splendore ad uscire del Santo. Il Potente risarà nel mondo, si riporterà in campo su a casa dall’Unico, nel tornare l'Unigenito riporterà la sposa.
In sacrificio sarà al Vivente portato il serpente che abbattuto alle strette porterà dalla vita ad uscire.
I viventi porterà a casa al sicuro, la casa aprirà ai viventi.
E il Potente dove sarà che uscirà?
A Cana agirà con energia, sarà la testimonianza in una casa!
Dentro ci sarà il segno del Signore.
Scenderà in una casa l'Unigenito porterà indicazione dentro un giorno, al mondo s’aprirà si porterà a cominciare.
"

C’era evidentemente una tensione.
La prima parte del testo accenna alla fine dei tempi dopo la 2° venuta del Signore, la risurrezione e la vittoria contro il maligno, prima della partenza per il cielo; infatti "I viventi porterà a casa al sicuro, la casa aprirà ai viventi." E il Potente dove sarà che uscirà?
In quest’ultimo versetto c'è la sposa ed il banchetto messianico, manca solo il vino; il vino e il miracolo sono invece profetizzati in quei versetti che ho decriptato dalla Genesi sulla vigna di Noè.
La profezia si concreta a Cana e l'evangelista Giovanni ne dà precisa testimonianza: "Così Gesù dette inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria..." (Gv. 2,11 - Gloria in ebraico si può dire in più modi; uno è "per la prima volta esce il Potente nel mondo")
Certamente l’evangelista Giovanni ha letto rivisitando le scritture ed ha esultato, si sarà ricordato delle parole di Gesù (Gv. 5,39) "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza." e s’è rallegrato d’essere testimone.

7 - PARLARE IN PARABOLE
Tutti i Vangeli (Mt. 13,10-17, Mc. 4,10-12, Lc. 8,9, Gv. 12,37-41) citano il versetto 6,9 del profeta Isaia (Matteo e Giovanni anche il successivo 6,10).
Per i sinottici il motivo di tali citazioni è indicato perché, parlando Gesù in parabole, sta attuandosi la profezia d’Isaia che recita:

"Egli disse; Va' e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d'orecchio acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi ne oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da essere guarito" (Is. 6,9.10)

Riporto il testo di Matteo (13,10) che è il più esplicito dei sinottici:

"Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: Perché parli loro in parabole? Egli rispose: Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole; perché pur vedendo non vedono e pur udendo non odano e non comprendano. E così s’adempie per loro la profezia d’Isaia che dice: (e cita Is. 6,9-10)."

Giovanni (Gv. 12,37-41) invece riporta i due versetti non per la motivazione delle parabole, ma per dimostrare che l’incredulità dei giudei era profetizzata e, nel farlo, aggiunge nel seguente modo anche un altro versetto d’Isaia, il 53,1:

"Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui; perché s’adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore chi ha creduto alla nostra parola? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? (Is. 53,1) E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora: (e cita Is. 6,9-10)."

Trattandosi di versetti dell’A.T. citati dagli evangelisti, come m’ero prefisso, ho provveduto alla decriptazione.
Per prima riportero la decriptazione del versetto Is. 53,1, perché Giovanni pone questo prima degli altri.
Scorrendo il testo ebraico del versetto intravedo componibile tra le lettere del testo la parola "vergine" , che avrà interessato in particolare Giovanni.

Is. 53,1 "Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore."



"Per i viventi sarà al mondo l'Unigenito . Dalla Madre sarà un angelo : Del Potente la Luce in vita nel tempo ad abitare () si porterà . Questa il corpo porterà alla vista . Il Signore da una vergine () sarà . Gli angeli riveleranno () con segni l’uscita ."

Passo poi a decriptare i due versetti consecutivi d’Isaia e nel testo ebraico vedo nel secondo, tra la fine di una parola e la successiva, un nome simile a Gesù e ciò può avere interessato gli scrutatori.

Nella stessa successione proposta dal Vangelo di Giovanni Is. 53,1 - Is. 6,9 e 6,10, riporto quanto ottenuto.

Is. 53,1 "Per i viventi sarà al mondo l'Unigenito.
Dalla Madre sarà un angelo.
Del Potente la Luce in vita nel tempo, ad abitare si porterà.
Questa il corpo porterà alla vista.
Il Signore da una vergine sarà.
Gli angeli riveleranno con segni l’uscita."

Is. 6,9.10 "Si porterà dall'Essere l'Unigenito a vivere nel corpo.
In cammino si porterà e con segni potenti il popolo uscirà colpito, s’aprirà risorto alla vita per l'azione portata, la luce della vita lo porterà a vedere e da Dio indicherà che dentro è promanato.
E porterà dal corpo la luce dell'Unico e porterà di Dio la completa conoscenza ed uscirà la luce della vita inviata dal cuore.
Uscirà azione di vita al mondo; colpiti ad uscire porterà i primi (discepoli), d'ogni specie porterà ad uscire.
Il retto che da solo si porterà in azione sarà l'inviato Gesù che di persona sarà il corpo dell'Unigenito nel mondo.
Preghiere emetterà forti e le porterà dentro all'Unico.
Colpirà con energia, sarà recata la forza d'ascoltare ed al cuore dentro porterà ad esistere la comprensione e l’illuminazione dentro porterà, la guarigione l’accompagnerà."

È un’esplicita profezia sul Cristo, ulteriore prova che Isaia e gli evangelisti spezzavano la parola con i segni.
Giovanni con quella sequenza ha posto prima il versetto che accenna all’annuncio alla vergine, poi congruentemente gli altri due, la nascita e il ministero di Gesù con l’asserzione della divinità.

Citati quei versetti, il Vangelo di Giovanni (12,41), aggiunge: "Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui." come se tutto Isaia riguardasse la visione della gloria del Cristo.
E così è, come si ricava dalle decriptazioni!

A titolo d’esempio riporto solo il versetto successivo a Is. 53,1:

Is. 53,2 "È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per trovare in lui diletto."

"E per aiutare la rettitudine sarà a recare. La pura potenza in una persona sarà a portarsi. Ed un essere retto sorgerà in vita in terra. Giù sarà al mondo il 'no' completo dell'Unico in un corpo per il serpente. E porterà il 'no' aperto in giro. Lo recherà all’angelo (ribelle) che nei corpi originò la perversità che portò col rifiuto.
Per l'amarezza, che dall’origine al mondo ha recato, per compassione in aiuto al mondo si porterà."

8 - L'INGRESSO A GERUSALEMME
Tutti e quattro i Vangeli (Mc. 11,1-11, Mt. 21,1-11, Lc. 19,28-38, Gv. 12,12-19) nel riportare l’episodio dell'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme citano i versetti 25 e 26 del Salmo 118.
Dello stesso Salmo 118 i sinottici (Mc. 12,1-12, Mt. 21,23-46, Lc. 20,9-19), nel riportare la parabola dei "Vignaioli omicidi" (Giovanni, invece, presenta il discorso della vera vite) citano anche i versetti 22 e 23.
In tale Salmo il versetto 21:

"Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza."

sottende il nome di Gesù = Jeshua all'interno della parola "salvezza", il che evidentemente ha eccitato gli scrutatori cristiani e rafforza il pensiero che tutto ciò che dicono anche nel testo nascosto i versetti che seguono sono da considerare profezia su Gesù.
Ciò conferma che gli antichi hanno scrutato attentamente le Scritture per cercare le profezie e che per far ciò non si basavano solo sul testo esterno. ( = Gesù in ebraico, deriva dal radicale ed indica "salvare, liberare", analoghi Jeshua o Iehoshua . Il primo si trova 30, volte soprattutto in Esdra e Neemia, la seconda forma si presenta 216 volte soprattutto nei libri di Giosuè e nel Pentateuco; nel criptato ho tradotto con Gesù alcune volte anche e ).

Esamino perciò questo Salmo 118 dal 21 al 26.
Provo a leggere questi versetti con i segni ed i primi dal 21 al 24, com’era da attenderci, essendo stati citati il 22 ed il 23 per i vignaioli omicidi, contiene una profezia con particolari sulla passione e sulla risurrezione:

"Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: un meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona Signore la tua salvezza, dona, Signore la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore" (Salmo 118,21-26)

Ometto la dimostrazione e riporto il risultato della decriptazione:

Sal. 118,21 "Desiderando fiaccarlo per la rettitudine, fu alla vista da un apostolo ad essere indicato; dall’apostolo fu portato il segno che uscito era di notte Gesù all’aperto..."

Sal. 118,22 "... che unito abitava con gli apostoli.
Viventi iniziarono a circondarlo con bastoni.
Ad entrare in una casa lo portarono con energica forza.
Vivo ne riuscì per essere crocefisso all'aperto.
I potenti il popolo iniziarono ad accendere con parole energiche."
Fuori ...

Sal. 118,23 " ... vivo ne rivenne il Signore per entrare con forza in croce.
Da un’aperta ferita fu dall’Unigenito inviato un meraviglioso segno.
Da dentro alla vista fu l’energia ad essere inviata. La portò ..."

Sal. 118,24 " ... dalla ferita fuori, che aperta era stata con un’asta.
Acqua si vide alla luce uscire, dal Signore.
Uscì la luce essendo la potenza fuori portata con l'anima. (Si oscurò di tenebre il mondo)
Nella tomba ad entrare dentro lo portarono."

Sal. 118,25 "Riniziò l’energia dell'Unico.
Il Signore fuori si riportò luminoso.
Fu rivisto fuori bello.
Lo rincontrarono dai guai della perversità uscito vittorioso.
Rientrò dagli apostoli l’Unigenito ..."

Sal. 118,26 "... a casa con il corpo che gli avevano portato a spengere.
Dentro il Padre l’avrà risorto.
La vita che sarà stata fuori portata rientrerà dentro al corpo per la rettitudine che l’abita; per la rettitudine rivivrà.
Vivo a casa risarà il crocifisso Signore."

È questa una completa profezia sul tradimento di Giuda e sulla passione vissuta da Gesù Cristo, descritta con molti dettagli, poi ampiamente evidenziati da tutti i Vangeli; inoltre, per il fatto che inizia col nome di Gesù, trattasi di profezia inequivocabilmente esplicita.

In occasione di quest’episodio i Vangeli di Matteo (21,5) e di Giovanni (12,15) citano anche il versetto 9,9 del profeta Zaccaria, ma con la citazione echeggia anche Is. 62,11, vediamoli:

Zc. 9,9 "Esulta grandemente figlia di Sion, giubila figlia di Gerusalemme! Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina."






"Giubila grandemente figlia scenderà la colomba () concepirai (), sarai a sentirne la forza dentro , segni ci saranno del corpo , porterai alla luce il Potente vivente . Ecco il re . Così sarà ! Dentro porterai l'Unigenito , camminerà da giusto portando apostoli . Gesù al mondo recherai , da primogenito per i miseri ed ai deboli . Nella casa si vedrà del pane portare il corpo e in alto sulla città il Figlio l'Unico indicherà ; con gli angeli porterà l'indicazione ."

"Giubila grandemente figlia, scenderà la colomba concepirai, sarai a sentirne la forza dentro, segni ci saranno del corpo, porterai alla luce il Potente vivente.
Ecco il re. Così sarà!
Dentro porterai l'Unigenito, camminerà da giusto portando apostoli.
Gesù al mondo recherai, da primogenito per i miseri ed i deboli.
Nella casa si vedrà del pane portare il corpo (casa del pane = Betlemme) e in alto sulla città il Figlio l'Unico indicherà; con gli angeli porterà l'indicazione.
"

Trattasi di profezia cristologica, da sempre così ritenuta dalla tradizione, che nell’enunciazione esterna è relativa all’ingresso di Gesù a Gerusalemme, cavalcando un asinello, ma internamente, tramite decriptazione si ha una profezia dell’annunciazione a Maria.

Is. 62,11 "Ecco ciò che il Signore fa sentire all'estremità della terra: Dite alla figlia di Sion; ecco arriva il tuo salvatore, ecco ha con se la sua mercede, la sua ricompensa è davanti a lui."





Nella traduzione riporto solo i significati delle lettere guado (Vedi: "Parlano le lettere")

"Dalla terra il lamento funebre per la perversità uscì.
Sentitolo Dio , si versò giù al mondo per uscire in terra .
L'Unigenito a vivere nel corpo portò la potenza.
In una figlia di Sion entrò l’energia.
Uscì Gesù in una retta casa da primogenito.
Uscirono angeli nel mondo con una luce.
Per l'Agnello portatosi vennero () e con la bocca dall’alto ad indicarlo si portarono.
Il Potente in una persona () fu a portarsi."

Mancando un versetto per terminare il Capitolo 62 di Isaia, ho continuato, anche perché sorpreso di trovare qui inattesa una profezia sulla natività, e ne viene succintamente spiegata la causa.

Is. 62,12 "Li chiameranno popolo santo, redenti dal Signore. E tu sarai chiamata ricercata, Città non abbandonata."



"E versò nel corpo l'Unico portando un boccone delicato ai popoli del mondo. Il Santo per la redenzione il Signore portò in cammino . Il diletto Unigenito che per aiutare nella povertà si vide. Ha lanciato () il 'no' all’angelo (ribelle) per l’abbandono del mondo."

A Gerusalemme chi accoglie Gesù getta il mantello ed i Vangeli di Luca e Matteo ripetono questa parola per due volte (Vedi Lc. 19, 35s Mt. 21,7s).

"Mantello" in ebraico è beged, "Dentro si cammina protetti ", ma BGD è anche radicale del verbo che "portarsi slealmente, rompere fede" e del sostantivo "perfidia, violenza" ("da dentro il cammino sbarrare "; c'è il senso del tradimento e della slealtà); e quel giorno a Gerusalemme c'erano entrambi i tipi di questo " beged" e lo considero avviso del tradimento di Giuda, e non solo di lui.

Nei Vangelo di Marco non se ne parla, però è citato il versetto 7,16 del 2° libro di Samuele dal passo ove Dio promette a David una discendenza perenne quando disse: "Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio."
Quel versetto recita:

"La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre." (2Sam. 7,16)



"Porteranno l’inviato in verità dentro a stare in croce per la rettitudine che recava ai viventi nella vita in cammino .
Con oppressione agiranno per mano di peccatori () i potenti, sulla parola dalla bocca d’un apostolo che stava con il retto; così lo circonderanno.
L’Unigenito, che retto era nell’esistenza, uccideranno (), ma l’energia dell’Eterno ai peccatori () guizzerà con l’acqua."

Anche Marco, perciò, pur se indirettamente, in qualche modo, riferisce del tradimento!
Il festoso ingresso di Gesù in Gerusalemme, che la Chiesa replica liturgicamente con la processione delle palme la domenica prima della Pasqua, è figura del corteo glorioso che avverrà alla fine dei tempi e che l’Apocalisse annuncia in forma di profezia escatologica.
In quel corteo, che dopo la seconda venuta Gesù, seguirà la vittoria finale del primogenito, i mantelli li riprenderanno candidi: "...essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le vesti e le hanno rese candide col sangue dell'Agnello." (Ap. 7,14b)

9 - PURIFICAZIONE DEL TEMPIO
L’episodio di Gesù che scaccia i venditori dal Tempio è un altro degli episodi riportati da tutti e quattro i Vangeli.
Nei sinottici (Mt. 21,12s - Lc. 19,45s - Mc. 11,15ss) l'episodio accade dopo l'ingresso messianico in Gerusalemme.
Il testo di Marco (11,15-17), esemplificativo per tutti, dice:

"Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Ed insegnava loro dicendo: Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!"

La prima citazione "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti", è in Isaia (56,7); leggo con i segni la prima parte di quel versetto:

Is. 56,7a "li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera."



"Ed entrato nella casa di Iahwèh .
L’Unigenito porta il segno d’essere il Vivente Dio .
Del Santo era a recare il fuoco nelle midolla .
Il segno fu ai viventi dentro la casa che è stata scelta per le preghiere ."

"Ed entrato nella casa di Iahwèh.
L’Unigenito porta il segno d’essere il Vivente Dio.
Del Santo era a recare il fuoco nella midolla.
Il segno fu ai viventi dentro la casa che è stata scelta per le preghiere.
"

Il metodo della lettura delle lettere ci dice che Gesù fa quel segno per indicare con i fatti che lui è il padrone di casa.
Delle prossime decriptazioni di questo paragrafo per snellezza del testo non riporto la dimostrazione.
La seconda citazione, una spelonca di ladri di quel Vangelo, è in Geremia e, come prima, leggo con i segni l’intero versetto:

Ger. 7,11 "Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me? Anch’io ecco vedo tutto questo. Parola del Signore."

Questo è il testo che ne ho ricavato:

"Uscire i viventi videro dal corpo un segno.
Ad irrompere fu sui viventi che da fuori di Iah(wèh) entravano nel Tempio.
Uscì a colpirli per l’uscita dell’Unico il Principe, che con energia parlò di corpi del peccato spazzando con potenza chi era stato a portarli dentro.
In rovina inviati sono i vasi.
I viventi scappano/corrono a centinaia per l’energia che con rettitudine è uscita.
Gli apostoli usciti vedono che c’è stato il segno, essendo un oracolo (profezia) del Signore.
"

Che dire di più? "Anch'io ho visto tutto questo. Parola del Signore."

Il Vangelo di Giovanni (Gv. 2,13-22) è più esplicito, e riferisce che Gesù in tale occasione parla pure di risurrezione con "Distruggete questo tempio ed in tre giorni lo farò risorgere", idea che da Matteo e Marco è riportata tra le accuse nel processo davanti al sinedrio (Mt. 26,61 - Mc. 14,58).
Giovanni (2,12-17), invece, al momento della passione accennerà solo "ho sempre insegnato nel tempio", mentre nell’episodio che interessa, sulla profezia dell’evento articola così il discorso: "Si avvicinava intanto la Pasqua ... Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza fatta di cordicelle scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e buoi, gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora."

Ora, gettò a terra ... e ne rovesciò i banchi, sono verbi che nella stessa sequenza sono usati nei versetti 46,1.2 d’Isaia: "A terra è Bel, rovesciato è Nebo; i loro idoli sono per gli animali e le bestie, caricati come loro fardelli, come peso sfibrante. Sono rovesciati, sono a terra insieme, non hanno potuto salvare chi li portava ed essi stessi se ne vanno in schiavitù." molto aderente allo sdegno sollevato in Gesù ed evocato nell’episodio del Vangelo.

La descrizione del Vangelo di Giovanni mette poi in evidenza un elemento nuovo, "la sferza di cordicelle"; ora "flagello, sferza" in ebraico è e, al plurale cerco tra i versetti nell’A.T. con e trovo che nel Capitolo 12 di 1° Re tale parola che è citata nei versetti 11 e 14, e nel 16 si parla d’Israele che si rivolta contro "il figlio di Iesse" ed il versetto 12 cita due volte il "terzo giorno" il che promette bene.

Riporto il versetto 1Re 12,12 e ne leggo i segni:

"Quando Geroboamo e tutto il popolo si presentarono a Roboamo il terzo giorno, come il re aveva ordinato affermando: Ritornate da me il terzo giorno."

Decriptazione:

"Quando il bellicoso popolo portarono sul Gesù (retto) i potenti, ne uscì per l’azione dalla vita da maledetto.
Il corpo seppellirono
(racchiusero).
Dentro riagì la vita, a casa fu a riportarsi vivo.
Riuscì il terzo
(giorno da quando) fu afflitto con il risorto corpo.
Una parola uscì.
Vivi potenti tutti all’Unico vivi con il corpo risorti li porterà ad abitare.
Da Dio saranno a casa portati i viventi del mondo.
Nella pace, nella luce staranno.
"

Verifico anche il versetto del Salmo citato:

Sal. 69,10 "Poiché mi divora lo zelo della tua casa, ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta."

Decriptazione:

"Cosi fu lo zelo ad indicare nel Tempio.
Afflisse tutti.
Un segno energico fu a portare.
Che oltraggio portavano indicò.
Annunciò che nel corpo la Parola gli stava.
Così l’energia a distinguere portò dell’Altissimo.
"

Questa profezia del criptato, com’ho sottolineato, è dimostrata attuata con i versetti successivi (Gv. 2,18-21) del Vangelo: "Allora i Giudei presero la parola gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo Tempio è stato costruito in 46 anni e tu in 3 giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo."

Questo nel Vangelo di Giovanni è riferimento che assicura una precisa testimonianza storica dell’autore, perché congruente con l'anno d’inizio della costruzione del tempio d’Erode (19-20 a.C.), e con la prima Pasqua il 28 d.C. del ministero pubblico di Gesù in cui è collocato l'evento: "Questo Tempio è stato costruito in 46 anni e tu in 3 giorni lo farai risorgere?"
Constato però che "46,3" è anche il numero successivo a quei versetti 46,1.2, che pure con informazioni dedotte dal Vangelo di Giovanni, ho trovato nel profeta Isaia; vado allora a decriptare questo versetto che segue immediatamente quelli della traccia della sferza di cordicelle (la numerazione era la stessa di oggi grazie ai testi masoretici?).
Questo versetto esterna il disegno d'amore viscerale di Dio per Israele e la promessa della sua presenza nella storia quotidiana:

Is. 46,3 "Ascoltatemi casa di Giacobbe e voi tutti, superstiti della casa d'Israele; voi, portati da me dal seno materno, sorretti fin dalla nascita."




"Per lo shemà si porterà di Dio a stare nel Tempio . Sarà visto rovesciare dentro col bastone tutto . Si accenderà da leone . Il segno nel Tempio uscirà per il popolo . Avvolto di forte vitalità sarà in un luminoso corpo la divinità . La vita degli angeli l’Essere dentro il cuore gli emetterà . Nel mondo l'energica luce origine degli esseri viventi vivrà . Inviato è per la misericordia ."

"Per lo shemà (preghiera ebraica) si porterà di Dio a stare nel Tempio.
Sarà visto rovesciare dentro col bastone tutto.
S’accenderà da leone.
Il segno nel Tempio uscirà per il popolo.
Avvolto di forte vitalità sarà in un luminoso corpo la divinità.
La vita degli angeli l’Essere dentro il cuore gli emetterà.
Nel mondo l'energica luce, origine degli esseri viventi vivrà.
Inviato è per la misericordia.
"

Questa sono tutte evidenti ulteriori prove che gli evangelisti conoscevano e usavano leggere le singole lettere e che la ricerca è sulla buona strada.
S’allarga cosi la comprensione del versetto finale di questa vicenda (Gv. 2,22) riportato da Giovanni: "Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù."

10 - LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI
Altro episodio, riportato da tutti gli evangelisti (Mt. 14,13-21, Mc. 6,31-34, Lc. 9,10-17, e Gv. 6,16-21) è la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Matteo e Marco lo collocano dopo la decapitazione del Battista e fanno seguire il miracolo dall'evento, nella notte, della tempesta sedata e nel giorno successivo da guarigioni nella regione di Genezaret.
Luca descrive la traversata verso il paese dei Geraseni (8,22-25) con meno pathos senza dire che era notte e la moltiplicazione dei pani è inserita in altro contesto, al ritorno della missione degli apostoli, dice solo che Gesù s’addormentò, non racconta che camminò sulle acque, ma che dimostrò d’aver potere sui venti e sulle onde e fa seguire il tutto dalla professione di fede di Pietro che riconosce in Gesù "Il Cristo di Dio".
Giovanni lo pone prima d’una festa di Pasqua; nella notte c’è l'episodio della tempesta e poi a Cafarnao il discorso nella sinagoga.
Gesù cammina di notte sul mare, per Matteo e Marco è come "un fantasma"; in Giovanni "è buio", lo vedono ed hanno paura.
Per tre evangelisti quella notte Gesù operò, sedò la tempesta e camminò sul mare; era buio, ma lo videro, quindi era luminoso.

In quei Vangeli il segno è:

- il giorno prima, grande attività, moltiplica i pani, è luce ;

- è come un sole di notte e cammina sulle acque ;

- il giorno dopo grandi miracoli a Genezaret, è luce .

Il sole (in ebraico sole = - Luce che i viventi illumina ) c’è anche di notte ma non si vede, mentre Gesù è il vero nuovo sole, che opera ed illumina i viventi di giorno e di notte.

Il nuovo messaggio latente è raccolto nell’Apocalisse (22,5a): "Non vi sarà più notte e non avranno più luce di lampada, né luce di sole".

Nella moltiplicazione dei pani tutti poi sono concordi; 5000 uomini, i pani 5, i pesci 2, poi le ceste avanzate 12.
Esaminiamo per prima la moltiplicazione dei pani nel Vangelo di Giovanni (6,1-15), ove precisa che i pani erano d'orzo.
Gesù vide che una gran folla veniva da lui e disse a Filippo:

"Dove possiamo comprare il pane... Diceva così per metterlo alla prova; egli sapeva bene cosa stava per fare...".
Questo avviso fa capire che quello che fa ha un doppio significato, poi tutto rotea sulle seguenti parole: "Per cinquemila uomini cinque pani d’orzo e due pesci. Il resto dodici ceste." che riporto in ebraico e decripto col metodo dei segni con doppia decriptazione:

A)

"Guizzavano stringendoli le acque per la distruzione ( = ) soffiava tra i guai posti = ) nascosta nelle acque la luce dal vigore delle acque del mare i viventi sorgere vedono il corpo di Iahwéh (del Signore) sulle acque si porta luminoso , per i lamenti i viventi aiuta , cammina sul mare che d’essere finì cattivo , da una luce la mente/testa illuminata degli apostoli fu . Un segno dentro ha portato completo ."

Raggruppandole e leggendo di seguito si ha che quelle parole chiave della moltiplicazione dei pani e dei pesci se scritte in ebraico e lette col metodo dei segni (Vedi: "Parlano le lettere") danno luogo, in modo netto e senza sbavature, allo stesso racconto della tempesta sedata (Gv. 6,16-21) che in nei vangeli (salvo che in Luca) viene subito dopo ed è un avviso agli esperti del tempo di leggere in trasparenza tutto il racconto come profezia che spiega il segno con il camminare sulle acque.

"Guizzavano stringendoli le acque per la distruzione,
soffiava
(la tempesta) , tra guai posti,
nascosta nelle acque la luce
(è tramontato)
dal vigore delle acque del mare i viventi sorgere vedono il corpo di Iahwéh (del Signore) che sulle acque si porta luminoso,
per i lamenti i viventi aiuta, cammina sul mare che d’essere finì cattivo,
da una luce la mente/testa illuminata degli apostoli fu.
Un segno dentro ha portato completo.
"

Questo segno che gli apostoli allora non capirono, aveva un significato che compresero a pieno dopo che videro il Cristo risorto e che si ottiene dalla decriptazione:

B)

"Dal serpente che vi stringe vi salverò () Dio parla/dice L’uomo è un vivente che dalla tomba vivo risorgerò , il vigore della vita risarà nei viventi . A salvare () dal nemico sarò i viventi recherò della risurrezione l’energia a stare nei viventi per l’aiuto a fuggire sarà dai viventi , la forza che v’ha segnato con il male , brucerò nei corpi con il fuoco l’angelo (ribelle) che c’è . Alla fine a casa porterò tutti ."

Ecco cosa in effetti in modo allora incomprensibile aveva detto con quei numeri e con quelle parole: Per cinquemila uomini cinque pani d’orzo e due pesci. Il resto dodici ceste; è sottesa la seguente promessa:

"Dal serpente che vi stringe vi salverò Dio dice:
L’uomo è un vivente che dalla tomba vivo risorge;
il vigore della vita risarà nei viventi.
A salvare dal nemico sarò i viventi.
Recherò della risurrezione l’energia a stare nei viventi.
Per l’aiuto a fuggire sarà dai viventi la forza che v’ha segnato con il male, brucerò nei corpi con il fuoco l’angelo
(ribelle) che c’è.
Alla fine a casa porterò tutti.
"

Riporto la descrizione della tempesta sedata dal Vangelo di Giovanni:

"Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver, remato circa tre o quattro miglia videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Sono io, non temete. Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamnte la barca toccò la riva alla quale erano diretti." (Gv. 6,16-21)

È come un sole che sorge di notte; "Era ormai buio ... videro Gesù che camminava sul mare ..."

Ponendosi sul lago di Tiberiade, il sole che la sera tramonta ad occidente sembra che vada a scendere nelle acque del Mar Mediterraneo per poi sorgere la mattina dalla riva opposta del Mare di Tiberiade.
Seguendo i simboli, il sole percorre la sequenza sorge-nell’acqua-risorge -- ed in ebraico così scrive proprio la parola "sole" che si dice "scoemoesh", che con una facile lettura ci dice: "(per il) Nome illumina " od anche "del Nome luce " e simili.

Quella notte però fu come se il sole avesse seguito un altro percorso non dormì (in Luca al massimo sembra che dorma), e questi è il Cristo cioè è il "Nome" che essendo nel corpo non risorto sembra un "fantasma"; "Non si addormirà, non prenderà sonno, il custode d’Israele." (Sal. 121,4)

Questi sembra che dalle acque sorga, come se il sole si rialzasse sul mare, anzi vi camminò sopra, cioè sulle acque il Nome , perciò una sequenza , un sole di notte, che anche si può immaginare con i segni ribaltati rispetto al sole di giorno ; c’è anche sintetica l’indicazione che è venuto dal cielo = "Il nome sul mare ."
Questi segni richiamano alla mente "salvare () dalle acque " infatti salva dalle acque in tempesta gli apostoli è un più di Mosè che fu "salvato dalle acque" ma è segno che "salverà () i viventi " e che prefigura conversione e battesimo "dalle acque risorgere alla vita".

Sole di giorno + sole di notte + Gesù corrisponde a Iawèh.

   
+ + + = + + +
   

Infatti: Tre volte il Nome + Gesù =

Gesù (Mt. 14,22-33; Gv. 6,16-21; Mc. 6,45-52) che di notte cammina sulle acque fa presente il segno "del tempo del nuovo Mosè", e salva Pietro come segno di salvezza per tutti.
All'uomo non basta la luce del sole per vedere, ma deve essere disposto a voler invertire il corso della propria vita vivendo tutto il proprio giorno prendendo luce da Dio e così queste tre lettere , aldilà d’ogni grammatica indicano un sole diverso e nuovo che è presente anche se il sole fisico è nelle acque, cioè è tramontato.
"Non temete!" dice il Cristo in questi Vangeli ed aldilà del tranquillizzarli dalla paura del "fantasma" c'è insito "non temete sono la salvezza dell'uomo, l'alleanza di Noè, l'arco del sole sulle acque".

Il giorno dopo nella sinagoga di Cafarnao ci fu una grande discussione; non avevano capito il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci portato da Gesù, evidentemente non cercavano Dio, ma volevano pane anche loro: "Allor gli dissero: Quale segno dunque tu fai e possiamo crederti? Qual opera compi ? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto; come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo." (Gv. 6,30)

Riporto il testo esatto del versetto del Salmo citato:

"Comandò alle nubi dall'alto e aprì le porte del cielo, fece piovere su di essi la manna per cibo e diede loro pane dal cielo" (Sal. 78,23.24)

e la decriptazione:

"E fu giù a portarsi la luce (il sole tramonta), si nascose versandosi nel mare.
Vivo dalle acque si risollevò e con mano protente un segno ci fu per il Nome sul mare.
Parla il segno, annunciato è che in un vivente nel cuore in corpo l’Altissimo entrò a vivere che manna con potenza da mangiare e pesci emise.
Luminoso sull’acqua del mare con energia finisce l’energica potenza con cui le acque si portavano.
"

Provate a verificare se è più probabile che sia un caso trovare "il pesce" in quel versetto, che esternamente non ne parla con tutto il discorso che combacia con tutti i segni, o se, invece, gli apostoli e gli evangelisti usassero il metodo dei segni da me ritrovato.
La decriptazione di questi due versetti conferma proprio i segni già fatti da Gesù nel giorno precedente che, però i giudei antagonisti, pur citando quei versetti, non sono stati in grado di interpretare e chiedono ancora: "Quale segno ... ?"
Riporto ora come il Vangelo di Giovanni, con cui stiamo colloquiando, racconta che Gesù replicò agli interlocutori: "Rispose loro Gesù: In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo." (Gv. 6,32-33)
Si può verificare che in pratica Gesù risponde col decriptato (che riporto) del versetto successivo a quello che hanno citato gli oppositori:

Sal 78,25 "l'uomo mangiò il pane degli angeli, diede loro cibo in abbondanza."



"Il vigore della vita del Padre gli sarà nel corpo . Sarà per i viventi il mangiare con uomo a scendere , che sarà per aiutare nel mondo . Luce del Potente racchiuderà . Avrà il potere al mondo della vita . La potenza sorgerà da dentro ; vedrete !"

"Il vigore della vita del Padre gli sarà nel corpo.
Sarà per i viventi il mangiare con uomo a scendere, che sarà per aiutare nel mondo.
Luce potente racchiuderà.
Avrà il potere al mondo della vita.
La potenza sorgerà da dentro; vedrete!
"

Gesù, cioè assevera che anche con il criptato del versetto che cita dell’A.T. diceva che Pane dal Cielo è un uomo "che discende dal cielo e dà la vita al mondo."

Gesù, poi, nella discussione (Gv. 6,44-45a) cita un altro versetto dell’A.T.: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio."

Questa citazione ammaestrati da Dio è coincidente a discepoli del Signore porta a Is. 54,13: "Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli."

La cui decriptazione è:

"Reca la rettitudine nel cuore.
Ad inviarla sarà a tutti i viventi!
A portare l’aiuto sarà il Signore che recherà nei corpi dentro la risurrezione. Del Potente porterà i viventi figli, essendo retti.
"

Il criptato spiega che alla risurrezione saremo tutti figli di Dio Padre in quanto avremo la stessa sostanza, cioè la rettitudine.

Gesù prosegue e conclude: "Io sono il pane della vita". (Gv. 6,48)

Il "pane venuto dal cielo", il "pane della vita" sono immagini che Gesù propone in relazione al discorso, nei versetti prima citati, sulla manna che Dio dette dal cielo per cibo agli ebrei nell’esodo prima di entrare nella terra promessa.
Con gli ebrei usciti dall’Egitto, monoteisti, era uscita anche una gran massa di gente promiscua che li aveva seguiti che erano attenti e alla cosmogonia egiziana che conoscevano ed i segni di Dio dovevano essere chiari anche per loro e dovevano dire con chiarezza che venivano dal cielo.

Nei geroglifici egiziani la volta del cielo , è una tavola con quattro piedi e del cielo esistono due forme:
  • la maschile "il cielo PT" che ha sopra il segno del cielo i segni consonantici di P di T, cioè, una pietra e un pane;
  • la femminile "la cielo NUT" che ha gli stessi segni con la sola variazione d’un orcio per la biconsonante NU al posto della P di prima; l’orcio NU è N + due Iod; quindi l’orcio si può immaginare pieno di energia N e di vita Iod (in ebraico due Iod e una N è vino ).
Questo pane, e quest’acqua con l’energia del cielo e/o vino, o questa pietra del cielo che si trovano in modo così radicale sia nell’A.T che nel N.T. rimasero perciò nell’immaginario ebraico; si pensi infatti:
  • per l’A.T., all’acqua del diluvio, al vino subito dopo prodotto da Noè, alla manna, alle tavole di pietra della legge, all’arca (su cui c’erano i cherubini e dentro c’erano le tavole di pietra e la manna), ai pani dell’offerta che stavano davanti al Santo dei Santi, al vino del kiddush all’entrata del sabato che porta al cielo;
  • per il N.T., il pane e il vino, l’acqua del battesimo che ha un’energia divina per la discesa dell’invocato Spirito Santo;
  • in entrambi l’idea del banchetto escatologico in cielo ove si mangerà anche il pane di Dio.
Nel libro della Genesi, dopo il diluvio, promette un’acqua dal cielo che salva con l’arcobaleno sulle acque cioè con il Cristo che darà energia alle acque stesse, poi ci fu l’avviso con una torre che arrivava al cielo e che cadde (torre di Babele), pioveranno pietre dal cielo, e dal cielo poi vennero le tavole della legge: "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra scritte dal dito di Dio." (Es 31,18)

E se Dio si mette a scrivere qualcosa è certo che non scaverà le pietre su cui scrivere, ma anch’esse pioveranno dal cielo. (L’espressione "dito di Dio" si trova nei rotoli e negli scritti egizi.)

E di quei segni del "cielo PT" e "cielo NUT" Egizio mancava a raccolta solo il pane, ma "quello vero" che viene dal cielo di sopra, non quello come la manna trasportato nel cielo dal vento, sia pure per volere di Dio, né quello messo come segno nella tenda della Testimonianza, ma un pane spirituale, come spirituali erano le acque del diluvio e le tavole scritte da Dio.

Incuriosito dal tema, e certo che la Genesi è una guida alla lettura di tutta la Bibbia, sono andato ad esplorare, subito dopo il diluvio (in cui aveva adito l’espressione NUT) quando per la prima volta appaiono vicine le lettere PT nell’episodio della torre di Babele ove Dio entrava in lizza nel mondo del demonio, ma con criteri diversi da quelli del diluvio.
à ho trovato il seguente interessante versetto di cui apro la seconda parte: (Gen. 11,9) "Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra."



Il versetto con riferimento a quanto sopra dice:

"Dalla casa di due Serpenti il Signore farà sorgere un PT , così del Potente aprirà la luce ( = ) dei precetti . Mosè () ai viviventi nel mondo da bocca di Iahwèh si alzerà . Le acque sarà ad aprire per portarli al mondo ."

"Dalla casa di due Serpenti il Signore farà sorgere un PT, così del Potente aprirà la luce dei precetti.
Mosè ai viventi nel mondo da bocca di Iahwèh si alzerà. Le acque sarà ad aprire per portarli al mondo.
"

La casa dei due serpenti è la tribù dei Leviti; infatti, padre e madre di Mosè erano Leviti, come riferisce il libro dell’Esodo: "Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una figlia di Levi." (Es. 2,1)
Cioè il diluvio e la torre di Babele sono episodi che manifestano l’intervento del cielo nella storia del mondo, il primo con la parte femminile NUT, causa delle inondazioni benefiche del Nilo, ed il secondo episodio con il cielo maschile PT e profetizzano interventi liberatori dell’Esodo.

Questo segno PT Egiziano del "il cielo maschile", ci parla di Mosè e l’ebraismo, in quanto ricordano anche:
  • l'altare del Santuario, il tavolo delle offerte oltre che l’arca;
  • le pietre per la costruzione del tempio.
Le lettere ebraiche ci dicono di PT , che questi "la parola scrive ", e rafforza quel midrash su Mosè sulla la bocca segnata "bocca segnata " dal fuoco e appunto balbettava; il "fuoco la bocca a segnato " è un predicato proprio della parola in cui si trovato il PT e che è importante.
In quel versetto appare oltre a PT anche di cui ho parlato colloquiando con i vangeli sulla tempesta sedata.
L'evangelista Giovanni è il più sensibile degli evangelisti a questa tensione sul "pane vivo" (forse perché già discepolo del Battista e quindi aveva frequentato Qumran ove si cercava di restare fedeli alle radici) ed è l'unico che riporta il discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao e che usa le seguenti espressioni incalzanti:
  • Gv. 6,32 "...non Mosè, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo."
  • Gv. 6,33 "...il pane di Dio è quello che scende dal cielo."
  • Gv. 6,35 "Io sono il pane della vita."
  • Gv. 6,41 "Io sono il pane che è disceso dal cielo.".
Degli altri evangelisti Luca prima della parabola di Gesù sugli invitati ad una grande cena, che raffigura quella escatologica che si farà in cielo, riporta l’osservazione d’un commensale: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio" (Lc. 14,15b) a conferma che nell’ebraismo di allora l’idea di questo pane era fortemente radicata.
Nella preghiera del "Padre Nostro" per i cristiani quello del pane del cielo è ormai tensione giornaliera: "Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra, dacci oggi il nostro pane quotidiano."

Matteo (15,32-39) riporta anche un’altra moltiplicazione dei pani quando Gesù sta per andare nella zona di Tiro e Sidone dopo aver guarito la figlia d’una Cananea - che lo prega di dare almeno le briciole di pane ai cagnolini = pagani - e tale episodio prepara questa seconda moltiplicazione, che la tradizione, appunto, ascrive a profezia d’apertura della parola di Dio - spezzare il pane - ai pagani.
Gesù nei pressi del mare di Galilea va verso il monte, si raccoglie una folla con malati, li guarisce e poi compie il segno, sfama la folla, sale sulla barca e va nella regione di Magadan; in questa occasione gli uomini sono 4000, i pani 7, pochi pesci e raccolgono 7 sporte piene.

Come prima prendo le parole chiave in ebraico e le decripto:
  • "Quattromila uomini": "Iniziarono in un corpo dentro a vedere che di Dio la Parola in un uomo era a vivere ."
  • "Sette pani": "L’illuminò che dentro dall’alto chiuso il Vivente stava in un vivente "
  • "Pochi pesci": "in seno (), che per amore , d’aiuto in cammino è tra i viventi ."
  • "Il resto": "Fu un segno per le menti /teste ."
  • "Sette sporte piene": "Accese dentro l’azione nel cuore degli apostoli che il primo è dei viventi in cui la pienezza c’è della vita ."
Anche questo messaggio ha un senso ed è congruente.

"Iniziarono in un corpo dentro a vedere che di Dio la Parola in un uomo era a vivere."
"L’illuminò che dentro dall’alto chiuso il Vivente stava in un vivente in seno, che per amore, d’aiuto in cammino era tra i viventi."
"Fu un segno per le menti."
"Accese dentro l’azione nel cuore degli apostoli che il primo è dei viventi in cui la pienezza c’è della vita."

11 - IL SERVO SOFFERENTE
Negli Atti degli apostoli, al Capitolo 8,26-40 l’episodio dell’incontro di Filippo con un ministro etiope ci riporta al tema della comprensione delle Scritture.
Questo personaggio "venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, sul suo carro di viaggio, leggendo il profeta Isaia".
Filippo lo ferma e gli domanda: "Capisci quello che stai leggendo?"
Anche qui c’è una risposta che chiarisce che per capire occorre un’iniziazione che non si ottiene dal semplice leggere: "E come lo potrei, se nessuno m’istruisce?"

Leggeva, infatti, in Isaia il IV Canto del Servo (Capitolo 53) e si domandava "...di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?"
Tale brano, peraltro, è richiamato anche dal Vangelo di Giovanni al Capitolo 12,37-38 per sottolineare l’incredulità dei giudei alle parole profetiche, ma per loro oscure, con cui Gesù indicava "di quale morte doveva morire" dicendo: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me." (Gv. 12,31-33)

La folla fece in pratica la stessa domanda dell’etiope: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell’uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell’uomo?" (Gv. 12,34)
Anche qui si dice che il Cristo è profetato dalla Legge e quindi ci porta al tema che interessa, cioè cercare le profezie nascoste.

Ho così proceduto a decriptare il Capitolo 53 di Isaia ed il risultato, la base del discorso interno, è la trama di sostegno è di motivazione del sacrificio del servo.
(È da notare che in ebraico il Isaia è scritto ed all’interno, indipendentemente dalla vocalizzazione c’è il nome di Gesù .)

Nella decriptazone parto però dal versetto 52,13 perché da tale versetto fino alla fine del Capitolo 53 si sviluppa il IV Canto del Servo di Isaia per complessivi 15 versetti.
Interessante è che mentre nel canto esterno c'è in sintesi il non riconoscimento del Cristo, nel criptato interno si disvela tutta la sua epopea; lo sfigurato-deformato è il: Messia in croce .
Riporto dapprima il decriptato tutto di continuo.

Is. 52,13 "Uscirà dagli angeli.
Al mondo sarà a sorgere la rettitudine che è del Potente.
Sarà in azione da sola.
Sarà a lanciarsi per portarsi dai viventi per recare l’energia per bruciare la menzogna della bestia. Dalla nube..."

Is. 52,14 "... (ove) abita la beatitudine sorgerà in vita.
Ai viventi recherà l'Altissimo l'Agnello.
Dentro sarà ad un vivente la rettitudine inviata.
Il Messia perfetto dell’Unico, che sarà la luce dei viventi, si vedrà
e porterà il disegno di recare in un vivente il Figlio che sarà un uomo."

Is. 52,15 "La rettitudine inviata sarà con questi al mondo in un corpo.
Nella Madre nel corpo dentro sarà in seno il Potente che sarà a portarsi.
Sarà a versarsi per salvare.
Si porterà dal Regno per stare tra i viventi la Parola.
Sarà al mondo con la Madre così a stare dell’Unico il principe.
Del rifiuto il libello al serpente uscirà dalla Madre col corpo dell'Unigenito che porterà.
Si porterà da Donna in un corpo il Potente per espiare il peccare del mondo.
In un’arca porterà l’energia ad abitare."

Is. 53,1 "Per i viventi che sono nel mondo l'Unigenito a vivere sarà inviato.
Il Potente ha ascoltato.
Ad indicarlo un angelo si porterà.
E da pellegrino si porterà in azione il Signore.
In una vergine sarà lo splendore del Potente completamente ad entrare."

Is. 53,2 "E sarà dall’alto la rettitudine ad essere portata da una pura.
Il Potente in persona sarà a portarsi.
Ed un essere retto sorgerà in vita in terra.
Giù sarà nel mondo il rifiuto completo dell'Unico in un corpo al serpente portato, Ed il 'no' gli uscirà in giro.
E dell’angelo (ribelle) a vedere la perversità si recherà.
Il rifiuto all’essere ribelle dall'Unico uscirà.
E per compassione in aiuto del mondo si porterà."

Is. 53,3 "Inviato da casa per colpire la rovina del sepolcro degli uomini,
sarà in vita un uomo dalla vita retta.
Il Padre lo porterà alla fine.
E sarà a ripulire con l'agire la malattia e con la rettitudine la distruggerà tutta dai corpi. In una persona sarà a vivere per vivere tra i viventi.
Il Figlio da preda alla perversità del serpente,
dell'Unico (quale) macchinazione, al mondo esisterà."
(è come un cavallo di Troia, un uomo con dentro la rettitudine di Dio)

Is. 53,4 "L'Unigenito, così, per ereditare sarà ad abitare nel mondo.
E per la prima volta l’energia della risurrezione l’Unico recherà in un vivente.
Con la rettitudine del Padre sarà a far fuggire da dentro il serpente dai viventi. E dell'Unico l’energia della grazia porterà.
In una dimessa casa inviato al mondo sarà lo splendore che si porterà alla vista dei viventi per oscurare il maledetto che fu nei viventi a portarsi,
e dal seno l’angelo (ribelle) uscirà."

Is. 53,5 "E al mondo porterà l'Unigenito l'infermità al serpente per il delitto con l’opprimere che recò ai viventi.
Per il fiaccare che dall’origine ai viventi col peccato recò a tutti,
sarà con energia a recare il castigo col fuoco al serpente.
Per condurre i viventi ai pascoli dell'Altissimo si porterà ed alla casa comune alla fine li condurrà, l’invierà guariti dal serpente, con gli angeli li porterà."

Is. 53,6 "Tutti dagli angeli porterà retti su.
Dell’Unico l’invierà alla fine alla vista dei pascoli.
Agli uomini del Potente da via si recherà
nella persona sarà ai pascoli a condurli.
Nel Signore entreranno le persone a stare.
Si vedranno a casa portati dell’Unico,
avendo finito il peccato in tutti che l’angelo recò."

Is. 53,7 "Lo splendore della risurrezione porterà Lui.
L’invierà in azione.
L’energia uscendo porterà al serpente guai.
Per liberare la Parola sarà a portare della rettitudine il fuoco che gli uscirà a guizzare dal cuore (ove) dentro racchiuso era.
E da dentro a guizzare la recherà l’agnello trafitto nella persona.
Dall’afflitto ferito, colpito, sarà ad uscire l’energia.
La divinità con l’acqua, per l’entrato bastone del serpente, che l’Unigenito sarà ad aprire, con il soffio sarà a recare."

Is. 53,8 "Ai viventi dal legno dal corpo porterà con la vita l'acqua.
Dal calvo (calvario) dal Cuore guizzerà rovesciandosi dal chiuso,
e verrà per una mano,
che il bastone/asta al corpo recherà,
l'acqua ad essere alla luce.
Ma nel nascosto della tomba per il retto, ci risarà la vita dell’Unico.
Nel corpo riscenderà la vita.
Sarà' stata l'acqua ai viventi per l'arrogante azione vista.
Ai viventi sarà, ferito dal serpente, l'acqua a recare."

Is. 53,9 "A recare sarà dalla croce l'energia l'Unigenito tutta dal corpo.
Alla luce si vedrà con forza l’acqua rovesciarsi da dentro;
per saziare la porterà l'Unigenito alla fine in azione in dono per le moltitudini.
Tra i morti sarà portato al tramontare l'Unigenito nella tomba.
Massa (L’episodio di Massa e Meriba di Esodo 17) a (ri)fare ha portato il serpente,
che dall’origine con frode dentro il soffio fu a recare."

Is. 53,10 "A portare fu la perversità a racchiudere col soffio.
In aiuto la rettitudine l’Unico porterà nel mondo.
Nelle tombe la potenza ci risarà.
L’Unigenito dai morti a risorgere sarà i viventi.
Espierà la pena che l’angelo ribelle ha arrecato (quando) sarà nel corpo l’Unigenito nel mondo colpito dal male.
Un fiume ci sarà di rettitudine nei giorni dei viventi, e la purezza riscenderà dal Signore, ma dentro sarà l’essere impuro portato ad essere arrostito nelle tombe."

Is. 53,11 "In seno ai viventi la potenza invierà con il soffio.
La risurrezione porterà a stare nei corpi l’Unigenito.
Nel mondo sarà il settimo (giorno).
Da solo nel tempo la porterà nell’esistenza un giusto.
Giù l’aiuto sarà versato.
Dal Servo sarà la potenza dal corpo dentro ove stava ai viventi recata.
Il peccato la purezza di Lui sarà riempiendoli a consumare."

Is. 53,12 "In cammino apostoli si origineranno dal calvo (monte).
Per accompagnare ad abitare tra le moltitudini sarà la Madre portata dall'Unigenito dalla croce.
Dal legno porterà ai viventi, in forza della Madre, lo sperare.
Le spoglie da sotto l'Unico risorgerà.
Con il corpo riuscirà alla vista.
Il corpo riuscirà potente dalla morte.
L’anima si riporterà, verrà la Parola risorta;
a vederlo saranno i viventi, gli apostoli con la Madre.
Con energia fuori li porterà Lui.
Chiusa nel cuore dell'Unigenito nel corpo dentro era la Madre
che invierà da inferno per lo scellerato ad esistere.
Con la Madre sarà la Parola che nel cammino sarà ad agire."

12 - DISCORSI DI GESÙ NEL VANGELO DI GIOVANNI
Il Vangelo di Giovanni, in occasione dell'ultima cena, uscito Giuda di scena, riporta un lungo discorso di Gesù:

- Gv. 13,31-38, Gv. 14; inizio degli addii;
- Gv. 15,1-17; discorso della "vera vite";
- Gv. 15,18-27, Gv. 16; discorso sul Consolatore;
- Gv. 17; la preghiera di Gesù.

Nel riportare il senso del discorso generale, molto articolato, dato il tempo trascorso al momento della redazione rispetto al fatti raccontati, sono da presumere integrazioni dell’evangelista alle parole autentiche con elaborazioni teologiche integrative.
Ammettendo ciò, è d’interesse seguire il pensiero dell'evangelista che per le integrazioni dei discorsi può aver attinto alle Scritture, anche con particolare lettura per decriptazione atta ad estrarre profezie su Gesù.

Mi ha colpito, infatti, un "la" crittografico al messaggio, infatti:

"Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete. Dissero allora alcuni discepoli tra loro: Che cos'è questo che dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre? Dicevano, perciò: Che cos'è questo - un poco - di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia..." (Gv. 16,16-20)
In questi versetti è ripetuto per 7 volte "un poco", c’è latente l’idea di indagare ed allora anch’io ho tentato di provarci.
In ebraico "un poco" si dice in due modi:

- A) ze"er, mize'ar;

- B) me"at.

Il fatto di quelle 7 volte per "un poco" mi fa propendere per che contiene la lettera e con l'inciso "Che cos'è questo 'un poco' di cui parla?" avverte lo scrutatore che si sta avvicinando il momento in cui si verificherà che quella lettera finalmente verrà compiuta per l'ottava volta.
Spezzando con i segni dice: "Acqua si vedrà dal cuore" e ciò in effetti si verificherà sulla croce.
Indagando su questo espresso indirizzo di Giovanni ho trovato che anche nel profeta Isaia è citato proprio 7 volte; precisamente nei versetti 1,9 7,13 10,7 10,25 16,14 16,20 29,17; c’è poi pure il versetto Is. 24,6 che contiene "un poco", ma da solo e nella forma usata anche in tre dei versetti anzidetti.

In quel Vangelo, però, sono ripetute per tre volte le parole Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete, dov'è indicato per due volte "un poco" e tra quei versetti di Isaia ve ne sono tre Is. 10,25 16,14 29,17 che contengono "un poco" nelle due forme e .

L’ordine di come li cita Giovanni è il seguente:
  • la prima e la seconda volta è nel modo "Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete" che associo, nell’ordine ai versetti Is. 10,25 e Is. 16,14 in quanto, appunto contengono i due "un poco" diversi tra loro;
  • la terza volta "un poco" è da solo, quindi, per logica corrisponde al versetto Is. 24,6 ove lo contiene una volta sola, ma in modo diverso dalle altre in cui c’è ;
  • la quarta, con "Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete?" associabile ad Is. 29,17.
Secondo tal ordine riporto quei versetti e il testo decriptato:

Is. 10,25 "Perché ancora un poco, ben poco e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà."

Is. 16,14 "Ma ora il Signore dice: In tre anni, come gli anni di un salariato, sarà disprezzata la gloria di Moab con tutta la sua numerosa popolazione. Ne rimarrà solo un resto, piccolo e impotente."

Is. 24,6 "Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini."

Is. 29,17 "Certo ancora un pò e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva."

Raccolgo per facilitare la lettura di questo discorso.

Is. 10,25 "Per la rettitudine gli sarà la rovina.
Sangue si vedrà dal cuore con acqua per la ferita che uno straniero gli porterà.
La rettitudine guizzerà fuori da Questi.
La vedranno i viventi portarsi dall’Unigenito al soffio che ci sarà dall’innalzato in croce al mancamento dal crocifisso dalla vita."

Is. 16,14 "Ma nel tempo rientrò la protezione al figlio.
Nel Signore per la potenza dell’Unico la vita nel corpo dentro si riaccese.
Potente risorse, si rinnovò la vita.
A casa, luminoso, dagli apostoli fu per accenderli di rettitudine.
Fu dal corpo a portare l’energia versando potenza.
Entrò nella gloria a vivere riportandosi dal Padre.
Dentro una sposa nel mondo di viventi portò a splendere che dentro reca la luce dell’Unico; una moltitudine che agisce bene nella vita, che colpisce gli impuri.
Porta all’Unico di retti un Tempio."

Is. 24,6 "Agisce nel cammino l’energia della divinità che entra dall'Unigenito nella sposa.
Inizia un popolo ad alzarsi che porta la forza dell’Unigenito risorto.
E tra gli abitanti che sono dentro al mondo si vedono in cammino gli apostoli.
Nelle assemblee cefali portano la forza della illuminazione dentro l’esistenze. Dell’Unigenito da sentinelle si portano.
Gli ingannati del popolo incontrano per illuminarne la vita.
Colpiscono il nemico."

Is. 29,17 "Uscì per il rifiuto al peccare il sangue che si vide dal cuore con l’acqua.
Questi (elementi) al popolo recò per accendere dentro la potenza di figli e gli apostoli in cammino al popolo con la parola li portano.
Entrata la rettitudine, il verme del serpente con la potenza spazza dai corpi dove sta chiuso; lo brucia dentro."

In quelle tracce del Vangelo di Giovanni c’è una serie di frasi col punto interrogativo e quel messaggio "indagando" come se volesse dire di cercare altro in Isaia dopo il versetto 24,6 e prima del 29,17, considerato che subito dopo di quel messaggio Gesu avverte d’un combattimento che deve avvenire: con: "Vi rattristerete e il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna quando partorisce è afflitta." (Gv. 16, 20b, 21a)

Ed in Isaia leggo: 24,8 "È cessata la gioia ..."; la traccia è precisa, e seguendola, per la vittoria sulla morte e sul male, ecco perché i discepoli si debbono rallegrare:

24,11 "... non c'è vino, ogni gioia è scomparsa ..."
24,21 "... il Signore punirà l'esercito di lassù ..."
25,8 "Eliminerà la morte per sempre ..."
25,9b "... rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza."
26,17 "Come una donna incinta che deve partorire ..."
26,20 "Va', popolo mio ...nasconditi per un momento ..."
26,21 "... il Signore esce dalla sua dimora ..."

Per "un poco" c'è poi ancora la forma che non abbiamo ancora sondato che in Isaia si trova nel campo da indagare prima di Is. 29,17 e che restringo nel passo 28,9-13.

Questi versetti colpiscono sia per la forma ripetitiva, come ripetitivo è il brano del Vangelo di partenza, sia perché profetizza che il Signore non verrà capito rispecchiando così anche la situazione di Gesù che parla con discepoli che non capiscono a pieno mancando l'aiuto dello Spirito Santo ("Non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato." - Gv. 7,39b e "...il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli ‘ ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto." - Gv. 15,26).

Il profeta Isaia dice:

Is. 28,9 "A chi vuole insegnare la scienza? A chi vuole spiegare il discorso? Ai bambini divezzati, appena staccati dal seno?"

Is. 28,10 "Si; precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un po' qui, un po' là."

In questo c’è una voluta ripetizione replicata nel versetto:

Is. 28,13 "E sarà per loro la parola del Signore; - precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un po' qui, un po' là - perché camminando cadano all'indietro, si procurano fratture, siano presi fatti prigionieri."




Bellissimo versetto sotto l'aspetto formale delle lettere. In trasparenza, infatti, si vede Dio in pienezza, 3 persone; infatti c'è Iahwèh
e due Nomi e 9 , totale 12 titoli. Notevole l'espressività grafica in ebraico di , , con i segni si vede il concetto; il Signore deve essere con potenza innalzato - 4 volte - - per rovesciare - 4 volte - con tutta l’attività piena delle tre persone della propria sostanza la potenza , perciò c'è l'annuncio dell'invio dello Spirito.
"Ma fuori che sarà dal mondo , potente entrerà per i viventi l’aiuto . Dentro le menti il Signore dal profondo fiorirà e potentemente solleverà , porterà una voce di grande forza , potenzierà la speranza (), colpirà commovendo gli animi , illuminerà i viventi . In questi ad agire sarà nelle menti del Nome il Potente Consiglio che sarà in cammino a portarli e da vasi illuminati potente porteranno dell’Unigenito l’annuncio () che nel corpo gli si riportò l’energia che lo risorse . Da casa a saziare () e ad allattare i simili () si porteranno gli apostoli in cammino con la protezione che gli reca ."

Siamo arrivati in porto; ecco dove ci hanno portato le tracce del Vangelo di Giovannii: è un bellissimo, decriptato sull’aiuto dello Spirito Santo, perfettamente calzante con quanto sta dicendo Gesù nel Vangelo con la promessa del Consolatore.

"Ma fuori che sarà dal mondo, potente uscirà per i viventi l’aiuto.
Dentro le menti il Signore dal profondo fiorirà e potentemente solleverà, porterà una voce di grande forza, potenzierà la speranza, colpirà commuovendo gli animi, illuminerà i viventi.
In questi ad agire sarà nelle menti del Nome il Potente Consiglio che sarà in cammino a portarli e, da vasi illuminati, potente porteranno dell’Unigenito l’annuncio che nel corpo gli si riportò l’energia che lo risorse.
Da casa a saziare e ad allattare i simili si porteranno gli apostoli in cammino con la protezione che gli reca.
"

Nello scorrere quei versetti, prima del versetto Is. 29,17 indicato quale chiusura del discorso profetizzato in Isaia attinente al discorso di Gesù dopo l’ultima cena, c'è un versetto importante, ricordato in Mt. 21,42, in Ef. 2,20 ed in 1Pt. 2,6

Is. 28,16 "Dice il Signore Dio: Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà."

Anche questo ho decriptato:

"Nel cammino l’energia della rettitudine uscita inizia a dar vita ad un popolo del Signore.
Il Signore per il mondo invia apostoli, che sono a fondare per la discesa della Colomba, dal Padre inviata per l’Unigenito Figlio che da dentro la grazia dalla persona in croce fu a versare, un corpo puro.
Si portano in torno; con l’aiuto una fondazione esce tra i viventi che crede nel Potente che l’Unigenito fu in vita a risorgere.
"

Ancora una volta il risultato, rispettando sempre le regole, fornisce, come si può gustare, un’ulteriore prova della propria efficacia e conferma che questa forma di lettura era corrente per gli antichi primi padri.

13 - IL MESSIA
L’attesa del Messia ai tempi di Gesù era una tensione viva.
I Sinottici concordemente riportano un discorso di Gesù sul tema del Messia.
Matteo (Mt. 22,41-46) lo inserisce in un colloquio con i farisei, mentre Marco (Mc. 12,35-37) e Luca (Lc. 20,41-44) lo collocano tra gli insegnamenti alla folla nel Tempio.
L'attesa del Messia della casa di Davide trova origine nella rivelazione di Dio al profeta Natan, quando Davide aveva in animo di costruire un tempio al Signore.
L'ebraismo è stato però fortemente scosso in questa fede che doveva essere particolarmente viva ai tempi di Gesù, ed oggi questa attesa, non negata, è tenuta però molto sotto controllo.

Riporto quanto trovato sull'attesa del Messia dal "Dizionario di usi e Leggende Ebraiche di A.Untermann" che sunteggia le tradizioni ebraiche:

"MESSIA (in ebraico mashiach che significa unto) Il re unto dal Signore della casa di Davide di Betlemme, che alla fine dei tempi Dio manderà a dare inizio alla redenzione finale ... Il Messia della casa di Davide distruggerà alla fine le forze malefiche e guiderà con l'aiuto del profeta Elia il raduno degli esiliati. Durante il regno del Messia, principe della pace, avrà luogo la resurrezione dei morti, seguita dal grande giorno del giudizio per tutta l'umanità. Sarà rivelata la via per arrivare al giardino dell'Eden. I giusti seguiranno il Messia in un nuovo ordine del mondo - olam haba - in cui sarà distrutta l'inclinazione cattiva. I giusti festeggeranno mangiando la carne del Behemot, del Leviatano e dello Ziz e berranno il vino messo da parte dai sei giorni della Crazione. Durante il banchetto Mosé insegnerà la Torah messianica, il re David canterà, Miriam danzerà e Aronne reciterà la preghiera del ringraziamento. Il Tempio scenderà giù già costruito dal cielo per riprendere il suo posto a Gerusalemme...".

Questa descrizione ovviamente fornisce solo un'ombra del fulgore dell'attesa di un tempo.
Nell’ebraismo del XXI secolo d.C. c’è grande attenzione a distinguere Dio dal Messia, dividendone totalmente la sostanza.
Rispetto a quello del I secolo d.C. il Messia è solo un uomo, sia pure perfetto, ma solo uomo, mentre prima non era evidentemente così, in quanto la setta, poi sviluppatasi nel cristianesimo, che credette che il Messia fosse non solo uomo ma anche Dio ebbe modo di trovare origine nell’ebraismo.
L’esplicita profezia sul Messia si trova nel II libro di Samuele (7,1-17) e nel I delle Cronache (17,1-15), ove il Signore per bocca di Natan disse a Davide: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno." (2Sam. 7,12) ed "Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile." (1Cr. 17,14)
L'attesa attuale dell'ebraismo è, quindi, per un Re unto da Dio.

La profezia riportata da Natan, però, continua: "Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio." (2Sam. 7,13-14a)

Gesù, dà per certa la venuta del Messia, ma attacca l’idea d’un Messia solo uomo: "Gesù continuava a parlare insegnando nel tempio: Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello ai tuoi piedi (Sal. 110,1) Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?" (Mc. 12,35-37a); ed il Vangelo di Marco osserva: "E la numerosa folla lo ascoltava volentieri." (Mc. 12,37b) dal che già si deduce che la questione allora era aperta nell’ebraismo, mentre oggi è stata chiusa.

La citazione di Gesù del Sal 110 relativo al "sacerdozio messianico", porta al racconto del Capitolo 14 della Genesi sull'incontro d’Abramo con il sacerdote Melchisedek ed entrambi per la ricerca sono da decriptare.
I versetti che interessano sono Gen. 14,18-20, perché in questi si trova tale figura (Vedi "Lettera agli Ebrei di S.Paolo" Capitolo 5-6-7) di Gesù Cristo: "Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino; era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram Dio altissimo creatore del cielo e della terra e benedetto sia il Dio altissimo che ti ha messo in mano i tuoi nemici. (Abramo) gli diede la decima di tutto." (Gen. 14,18-20)
In questi versetti è importante il "Sacerdote" , che qui - prima volta che è citata tale parola nel testo ebraico - è vicina ad una della parola che la precede e nel contempo è citato tre volte il titolo di Dio altissimo.

Questo Primo Sacerdote è l'atteso: "Dell’Unico la rettitudine al mondo emette "; perciò, come hanno concluso i Padri, è figura di Dio nella carne.
Altra lettura, che chiarisce la prima "Dell’Unico il vaso da cui esce l'emanazione/l’energia ", predicato che conduce all’idea dell’orcio che emette energia nel geroglifico del cielo Egiziano NUT, la cui idea dall’ebraismo evidentemente era riferita al Dio Unico.
Melchisedek è, perciò, immagine proprio di chi è venuto dal cielo.
Che tale personaggio sia collegabile a quell’immagine lo dice il fatto che offre pane e vino al Dio Altissimo, infatti, il pane è su quella tavola con l’orcio in cui in termini simbolici c’è vino "dell’esistenza c’è l’energia ", vino che, come abbiamo visto nella tradizione ebraica, alla fine dei tempi finalmente verrà bevuto: "berranno il vino messo da parte dai sei giorni della Crazione".

Nel versetto che segue, proprio il primo di quelli di cui riporto la decriptazione, di Melkisedek si trovano questi segni che si possono leggere "su è origine del pane e del vino" a conferma della lettura del geroglifico del cielo NUT.

Gen. 14,18-20 "Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino; era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram dal Dio altissimo creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Gli diede la decima di tutto."

Dalla decriptazione risulta:

Gen. 14,18-20
"Della Parola vivente dal Potente il vaso sarà giù.
Per aiutare verserà ai viventi in cammino la Luce i Potente.
In un vivente al mondo la porterà.
A scendere sarà Dio da Servo.
Portatore sarà nell'esistenza dell’energia con cui porta il mondo.
Si porterà da Primo Sacerdote del Potente.
Della divinità dall'alto sarà da portatore inviato. E sarà il Figlio la rettitudine al mondo a recare.
Condotto sarà da primogenito da madre alle moltitudini per saziarle con la rettitudine del Padre che nel corpo gli vive.
Il potente Dio dall’alto sarà a portarsi da una pura.
Dagli angeli uscirà il Nome che sarà dalla Madre portato in terra.
Ma il Figlio porteranno ad affliggere.
I potenti con azione da serpente saranno a recare inviati che dell’Unico il principe, che con viventi in un giardino scenderà, il corpo saranno a glorificare per la rettitudine che recava.
Sarà in croce inviato dai potenti, ma in vita si vedrà risorgere il corpo.
Rivivrà per la rettitudine del Potente.
"

Ripropongo all’attenzione l’equivalenza per il criptato tra:

- "a scendere sarà Dio da Servo. Portatore sarà nell'esistenza dell’energia"
- "su è origine del pane e del vino".

In particolare si ha:
  • il vino = "è dell’esistenza l’energia ", figura dello spirito, infatti; la colomba che, "è portatrice dell’energia nel mondo ", è considerata figura dello Spirito Santo.
  • il pane = "del Potente il servo "; "il vigore della vita " "potenza racchiude di vita ".

Gesù, nel vangelo di Giovanni, dopo la disputa sul pane disceso dal cielo avuta con i Giudei nella sinagoga di Cafarnao, così rispose ai discepoli anche loro scandalizzati dell’enunciato: "Io sono il pane disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo." (Gv. 6,51):

"È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita." (Gv. 6,63).
Con ciò conferma che pane e vino sono elementi spirituali discesi come lui dal cielo e che cibo di salvezza è cibarsi della fede nella sua incarnazione in un corpo e la risurrezione.

Anche il criptato di quelle parole di Gesù, tradotte in ebraico, lo dice:

"le parole che vi ho detto sono spirito e vita" (Gv. 6,63b)



"Entrerà d’aiuto dentro le menti che fu un vivente dell’Unico il Principe , che essendo il primo dei viventi che con il corpo fu rettamente a vivere il corpo riportò dalla tomba fuori e vivo ne uscì ."

"Entrerà d’aiuto dentro le menti che fu un vivente dell’Unico il Principe, che essendo il primo dei viventi che con il corpo fu rettamente a vivere, il corpo riportò dalla tomba fuori e vivo ne uscì."

Riporto ora, il Salmo 110 proclamato da Gesù come segnalato dai sinottici, e la decriptazione.

Di Davide. Salmo (110)
Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra
fin ché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi.
Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion:
Domina in mezzo ai tuoi nemici.
A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pente:
Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek.
Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira.
Giudicherà i popoli; in mezzo a cadaveri
ne stritolerà la testa su vasta terra.
Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.


Decriptato del Salmo 110 Il sacerdozio del Messia
"Il Potente, per amore dei viventi colpiti da spavento, invierà l’Unigenito alla Madre dalla quale sarà ad uscire per recarsi al mondo dal serpente, che dall’origine giudicato è stato, per bruciarlo a casa.
Dal serpente, nei giorni, l’energia ci sarà dell’eternità in un primogenito con un fuoco nell’esistenza.
Per il nemico, essendo retto, uscirà il sangue che guizzerà dal corpo rivelando che c’era rettitudine.
Acqua dal cuore uscire si vedrà dal colpito vaso.
Sarà alla luce con vigore del Signore ad uscire.
Con le acque scenderà la colomba sul capo. Per aiutare uscirà.
Da dentro la verserà alle moltitudini l’Unigenito. Dentro c’era la rettitudine.
Si vedrà per le piaghe del sacrificio in croce dentro il giorno alla tomba stare d’un potente. Spento entrerà il corpo. Sarà rovesciata la porta.
Il Nome misericordioso alla vita risorgerà dalla tomba con il corpo potente.
Per la rettitudine del cuore di potenza rigenererà completamente il vaso.
Gli apostoli, risorto a casa rivedranno il Signore che si riporterà.
Primi saranno dei convertiti in cui verrà la rettitudine ad entrare.
Invierà la potenza dal corpo, in seno rinasceranno figli.
Per il Crocifisso saranno dai viventi in cammino a stare.
Giù per aiutare li verserà.
Il Signore risarà in alto alla destra, vaso di vita.
Da frecce da casa saranno portati con la Madre dall’Unigenito.
Con la parola portatrice di vita, in cammino saranno tra i viventi.
Per essere d’aiuto saranno inviati alle case dei pagani; con la parola dell’Unico in cammino si porteranno.
Saranno portatori del Crocefisso vivente che i prigionieri solleverà.
Si vedrà per la risurrezione dell’innalzato, all’Unico un popolo crescere ove le moltitudini entreranno.
I viventi guideranno con il cuore.
In giro da bruciatura, la risurrezione del Crocifisso nel mondo agirà per il serpente. Le coppe inviate (gli apostoli) lanceranno il cambiamento, che originerà il fuoco."

Lo scopo, infatti, era bruciare il serpente; e nel Vangelo di Luca (12,49) si trova: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse acceso!"
Il fatto che s’attendeva il fuoco lo ritengo connesso al Nome di cui s’attendeva la venuta; le acque del diluvio avevano anticipato la e s’attendeva la ; tra l’altro fuoco = = "dell’Unico la ".
Nell’ambito della decriptazione del Salmo 110 versetto 2 da ho dedotto "(Dal Signore) con le acque scenderà la colomba sul capo.", ma si poteva anche pensare che le acque erano tante che uscivano da Sion "(Dal Signore le acque da Sion per i popoli dalle porte usciranno" che sarebbe l’idea in Ezechiele 47 e Zaccaria 14 della visione dello sgorgare di questa dalla parte destra del Tempio.
L’uscita della colomba, che nel cantico dei cantici è legata all’immagine dell’amata, "Mia colomba" porta il pensiero all’idea dei Padri che hanno visto l’uscita dal costato aperto del Cristo della nuova Eva, figura della Chiesa.

14 - GIUDA ISCARIOTA
In questo paragrafo porto elementi a rafforzare l’opinione comune del parallelo di Gesù con Abele, avvicinandovi però l’idea d’un parallelo di Giuda con Caino.
La figura dell’Iscariota dei Vangeli, infatti, è profetizzata nella Genesi proprio nell’episodio di Caino; vediamo come.

Gen. 4,7a "Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta."



"Fuori i potenti con la parola l’iniziarono . (Onde) l’Unigenito morto fosse. Il cuore fu dentro a bruciargli . Venne () a portarsi per il l’Unigenito la pienezza di finirlo . Fu nel cuore ad essergli dentro il serpente . Il soffio lo segnò . Entrando gli chiuse il cuore . Per primo in giro da casa scese ."

"Fuori i potenti con la parola l’iniziarono.
(a Giuda onde) l’Unigenito morto fosse il cuore fu dentro a bruciargli.
Venne a portarsi per l’Unigenito la pienezza di finirlo.
Fu nel cuore ad essergli dentro il serpente.
Il soffio lo segnò.
Entrando gli chiuse il cuore.
Per primo in giro da casa scese.
"

Analogo discorso c’è nel Vangelo di Giovanni nel tradimento di Giuda: "Il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo." (Gv. 13,2b) e "Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte." (Gv. 13,30)
A ciò Giovanni aveva anticipato: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo! Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota; questi stava per tradirlo, uno dei Dodici." (Gv. 6,70)
Poiché Giovanni Evangelista mette ben in evidenza "Giuda, figlio di Simone Iscariota", cioè " uomo di Qariut" (villaggio nei pressi di Silo e si scrive con la ) provo a leggere quale messaggio sia insito in quel nome:



"Fu la perversità () ad aiutare ad entrare dentro l’anima (). Della colpa origine . Fu l’ingannatore che l’Unigenito portò in croce ."

"Fu la perversità ad aiutare ad entrare dentro l’anima.
Della colpa origine.
Fu l’ingannatore che l’Unigenito portò in croce.
"

Risultato notevole che fa ulteriormente trapelare come Giovanni leggeva i segni!
Gesù, infatti, dice: uno di voi è un diavolo!

Osservo poi che "uomo di Qariut" si può anche leggere: "Uomo , sulla (cui) testa l’Unico gli portò il segno ."
E chi è questo "uomo " sulla cui testa Dio portò un segno?
Ovviamente è un uomo che ha il segno di Caino nel cui nome c’è la : "Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden." (Gen. 4,15b.16)
In "uomo di Qariut" c’è anche "Uomo chiamato a portarlo in croce ".

Nei Vangeli di Matteo (26,6-13), Marco (Mc 14,3-9) e di Giovanni (12,1-11) si trova l’episodio dell’unzione di Betania.
I primi due subito dopo quell’episodio situano gli approcci segreti di Giuda per il tradimento, ma solo Giovanni attribuisce i commenti sullo spreco di quell’olio profumato a Giuda: "Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari..." (Gv. 12,4-5)

A causa di quel paese di Nod, ad oriente di Eden, ho cercato nell’egiziano antico NWD; esiste il radicale NWD che col determinativo di camminare indica "girare a parte" e c’è anche NWDW con determinativo d’un un vaso è "unguento".
Le stesse consonanti NWDW, ma con il determinativo di camminare in egiziano, indicano "compiere un atto perverso".

E Giovanni (Gv. 12,6) nei riguardi di Giuda incalza: "Questo egli disse non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro."; cioè sta vivendo la vicenda di Giuda proprio con riferimento a Caino e dei geroglifici.

Anche in ebraico NWD è "fuggire, vagare" con i participi "fuggitivo vagabondo".
Un ultima nota al riguardo di "Paese di Nod, ad oriente di Eden" (Gen. 4,16a)



"In un pozzo scenderà , abiterà () nella polvere , per il sangue alla fine si vedrà giudicato ."

In un pozzo scenderà, abiterà nella polvere, per il sangue alla fine si vedrà giudicato.

Osservazioni:
  • Se alla fine sarà giudicato vuol dire che c’è la risurrezione finale ed il giudizio finale e si trova nella Genesi.
  • Il serpente fu maledetto: "polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita" e ad Adamo Dio disse "polvere sei polvere tornerai" (Gen. 3,19); perciò il criptato conferma per Caino quanto Dio per il peccato disse ad Adamo.
  • Mosé dopo l’uccisione dell’egiziano "si stabilì nel paese di Madian e sedette presso un pozzo."; a oriente dell’Egitto, e nella parola c’è il giudicare ed anche lui abitò nella polvere, cioè nel deserto; perciò il riferimento è chiaro e provano il decriptato.

15 - LA CROCE E IL POZZO
Nel Capitolo 2 della Genesi (2,4b-8) si legge:

"Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno (non c’era uomo) lavorava il suolo e faceva salire dalla terra (l’acqua) dei canali per irrigare tutto il suolo - allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato."

Leggo con il sistema delle lettere figurate:

"perché il Signore Dio non aveva fatto piovere"


  • :              Vaso è
  • :             che la potenza origina
  • :     fuori la vita dal cuore lancia (-IRH radicale di lancia tirare-con forza dal corpo esce , il participio è arciere)
  • :         l’esistenza fuori porta ; nel mondo
  • :     di Dio entra la forza vitale .

"Vaso è che la potenza origina, fuori la vita dal cuore lancia, l’esistenza fuori porta; nel mondo di Dio entra la forza vitale."

Pare la descrizione dell’orcio di vita NUT di cui abbiamo parlato che emette energia nel giardino.
Questa vita è come un’acqua speciale quella del giardino dell'Eden che s’immagina sgorgare direttamente dal cuore del Signore.
Giovanni e la sua scuola che avranno letto così con i segni quelle parole, con l’evento del Cristo crocifisso hanno fatto evidentemente un passo avanti.
Giovanni, dopo la morte in croce di Gesù, di cui è stato testimone, ha rivisitato le parole ebraiche della Genesi "Perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra" quale profezia su Gesù ed ha letto in luogo di vaso, un retto o rettitudine:
  • :              un retto fu
  • :             dal contrario (di = Dio, cioè il nemico, l’opposto nella realtà un Romano usato da strumento del demonio)
  • :     aperto , l’acqua (oltre al sangue) dal cuore colpito da lancia ( - IRH lanciare)
  • :         fu ad uscire ; porto nel mondo
  • :      la divinità ad entrare per stare nella Madre

"Il Retto fu dal contrario aperto; l’acqua dal cuore colpito di lancia fu ad uscire. Portò nel mondo la divinità ad entrare per stare nella Madre."

Ed in Giovanni (19,34s) si trova:

"Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera ed egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate."

e questo evangelista è l’unico che cita la presenza della Madre sotto la croce con l’episodio della consegna al discepolo che Egli amava con: "Questa è la tua madre." (Gv. 19,27)

Sono così dimostrate molte cose.
La lettera ebraica è proprio un cuore e/o un pozzo, un vaso particolare da cui esce l’energia di Dio.
La buona notizia di Gesù Cristo - nascita, vita storica, morte e risurrezione - illuminò i segni della Genesi rendendoli compiuti in Lui.
Abbiamo cioè testé constatato che Lui veramente ha fatto piovere sangue e acqua sulla terra rendendo compiute quelle parole:

"perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno (non c’era uomo ) lavorava () il suolo ( ) e faceva salire dalla terra (l’acqua) dei canali per irrigare tutto il suolo" (Gen. 2,5b.6 - Vedi Capitolo V.11.1)

Gv. 19,5 "Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: Ecco l’uomo."

Non c’era uomo che la lavorasse, e si legge:
"porterà prima sangue l’Unigenito per l’oppressione ()", e con altra lettura "ma l’Unigenito aiuterà con l’acqua dell’Unico che sarà ad inviare ".

Finalmente quest’uomo s’è trovato "Ecco l’uomo" è proprio "bastonato uomo " ed anche "si porta l’Unigenito rosso " per il sangue della flagellazione che fu terribile.
È proprio a portarsi l’Adamo pensato da Dio "All’Unico simile ()", e pensando al lavorare "del potente il servo " quello che ha "lavorato la terra ", da cui viene l’Adamah la donna per eccellenza, la nuova Madre che da "Adamo esce " dalla quale verranno "all’Unigenito simili ".

Ci sono secoli e secoli di teologia legati ai semplici simboli delle lettere ed i Padri dei primi secoli paragonarono la croce ad un aratro di legno che serve appunto a lavorare la terra che è diventata rossa del Suo sangue che scende dalla croce, quindi ‘Adamà è la "rossiccia" perché l’ha irrigata.
Da lavorare , che in generale si può leggere "agire dentro con la mano " per Gesù, il servo di Iahveh, si può leggere "agì dentro per aiutare " e con una lettura profetica:

"ha agito da solo " ( bad è solo) - gli apostoli fuggirono;
"si vide tra i lini " ( bad sono anche lini) - al momento della sepoltura, ma anche alla nascita;

per sottolineare che era natio il Servo atteso Luca sottolinea "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia." (Lc. 2,12)

Tornando alla lettera c’era l’attesa che Dio, l'Unico, il Potente in assoluto mettesse fisicamente in vista, a disposizione degli uomini, il proprio cuore misericordioso e ciò avrebbe coinciso con la definitiva vittoria sul demonio.
I patriarchi ricercavano un pozzo; i profeti, attendono acqua che zampilli dalla parte destra del tempio e c'è inequivocabilmente altrettanto ai tempi di Giovanni il Battista e dei suoi discepoli l'attesa del compimento messianico e una tensione all'acqua del Giordano che scorre a destra di Gerusalemme.
L'attesa è che tutto il popolo possa avere l'incontro faccia a faccia con Iahweh, incontro che avevano avuto come primizia, con il corpo e non solo in visione, solo Mosè ed Elia che costituirebbe il compimento per Israele della storia della salvezza che i demonio tentò d’interrompere al Capitolo 3 della Genesi. (Mosè ed Elia, infatti, sono i personaggi che colloquiano con Gesù sul Monte Tabor nell’episodio della trasfigurazione)

La promessa messianica, fu attesa e letta da generazioni e generazioni fino ai tempi di Gesù; quanti sapienti si saranno fermati ad indagare su quelle parole fatidiche per la vita dell’uomo, quando Dio "Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino dell'Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita." (Gen. 3,24)

Per spada folgorante è scritto lahat haherb e "Il Potente uscirà per amore nel mondo all’Oreb ", così si potevano leggere quei segni fino alla venuta del Cristo, ma Giovanni che ha visto Gesù morto sulla croce ha evidentemente letto "La potenza dall’aperto cuore uscì dall’ucciso "
che in pratica è come dire "il serpente uscirà dai cuori ove entrò chiudendosi nei corpi ad abitare "; questa era la vittoria attesa di Dio sul demonio e ne prepara il compimento nel Vangelo con: "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori." (Gv. 12,31)

Nel Vangelo di Giovanni Gesù spiegò: "Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me" (Gv. 12,32); cioè Giovanni pensa alla manifestazione di Dio sull’Oreb e la collega al Cristo sul monte calvario che si manifesta al mondo come il Figlio di Dio e il Suo Cuore è a disposizione di tutti.
Sull’Oreb invece fece avvicinare solo Mosé mentre il popolo doveva stare lontano "Fisserai per il popolo un limite tutto a torno, dicendo: guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte." (Es. 19,12)

Su quel monte, nuovo Oreb, Gesù, Figlio del Padre , perciò pietra scelta fu incisa da un cesello , la lancia di un romano.
Successivamente Giovanni avrà potuto leggere per : "La potenza uscirà dal cuore all’apertura di una spada (o cesello) "; infatti, al momento della crocifissione cita: "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto." (Gv. 19,37 = Zc. 12,10)

Gesù fu trafitto di lancia fuori delle mura.
Tutti gli Evangelisti citano la presenza storica accanto alla croce dei due ladroni; entrambi hanno le braccia aperte sulla croce.
Nel sinaitico un uomo che prega a braccia aperte è una H = (il che è evidenziato nei sinottici col fatto che uno de due prega con Gesù), tra questi due c'è un legno, la croce di Gesù, che è diversa dalle altre due, perché su questa c’è un profeta ed ha fatto segni miracoli e prodigi, è sofferente, è il Servo (che in egiziano è appunto un bastone ) di Iahweh (di Isaia); la scena è chiara = .
Leggevano i segni, c’erano anche discepoli di Qumran.
Effettivamente era una perversità , una calamità !
Il cuore di Gesù viene trafitto e sgorga sangue ed acqua, fu aperto da un’asta che gli entrò, ma è chiaro: fu aperto da un’asta che gli entrò !
Dopo la risurrezione rilessero con la mente quella scena della crocefissione che diceva, è Iahwèh .
Il suo cuore è un pozzo e il pensiero va a ed alla profezia: "La potenza uscirà dal cuore all’apertura d’un cesello (lancia)".

CONCLUSIONI
Ritengo di aver chiarito con i precedenti paragrafi quanto m’ero proposto cioè che i versetti dell’A.T. del canone ebraico in ebraico richiamati nei Vangeli spezzati con il "Metodo dei segni" provano che c’erano profezie nascoste.
Se ne conclude altresì che all’epoca gli esperti della parola, di cui alcuni avranno aiutato gli evangelisti, (tra l’altro alcuni discepoli venivano dagli esseni) decriptavano i testi antichi.
Abbiamo così svelato vari misteri anche sui racconti dell’infanzia di Gesù.
I profeti come gli altri libri dell’A.T. sono criptati e riportano in forma di profezia l’epopea del Cristo-Messia atteso, in forma estesa e dettagliata (Vedi: "Profezie nei vangeli: il protovangelo di Zaccaria").
Gli evangelisti hanno messo in pratica in forma totale il comandamento di Gesù "scrutate le Scritture ... sono proprio esse che mi rendono testimonianza!" (Giovanni 5,39) e lo hanno trovato vero e hanno creduto.
Lui, infatti, asserisce (Mt. 5,17ss) che non è "venuto per abolire la legge e i profeti ... In verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di quei precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli."
Quale entità minima della lettura cita la singola lettera iota o segno.
Questo comandamento personalmente l’ho adempiuto, ma chi è senza peccato...

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