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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
POEMI ALFABETICI NELLA BIBBIA; MESSAGGI SIGILLATI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

TEMA GENERALE ED INTRODUZIONE
Il canone ebraico della Bibbia costituito da 24 libri, che per i cristiani è parte integrante di quello che è l'Antico Testamento, comprende scritti concepiti solo con i segni delle 22 lettere consonanti dell'alfabeto ebraico.
Tale complesso, definito "Kitvei ha kodesh - Sacre Scritture" è anche detto sinteticamente TeNaK dall'acronimo delle lettere ebraiche (T) (N) (K) delle iniziali dei nomi dei tre grandi gruppi in cui sono suddivisi quei 24 libri:
  • 5 libri detti Legge o (T)orah;
  • 8 dei Profeti o (N)evi'im;
  • 11 degli Agiografi o altri scritti, detti in (K)etuvim.
Quelle 22 lettere costituiscono l'ossatura essenziale per la vita dei testi stessi e le traduzioni, pur se perfette, presentano solo uno dei possibili aspetti contenuti da quell'insieme, perché le lettere di quell'alfabeto dicono molto di più e consentono anche altre letture che purtroppo comunque le traduzioni perdono.
Perché?
Perché ciascuna di quelle 22 lettere è anche icona d'un concetto capace d'evocare immagini e conseguentemente una rosa di parole collegate a quello.
Il testo, inoltre, immaginato, com'erano gli scritti più antichi, formato da lettere tutte separate tra loro senza indicazione della postuma decisione di reciderlo in parole, senza segni di vocalizzazione e senza lettere particolari di fine parola, può essere suddiviso anche per formare parole diverse.
Queste due idee, combinate con semplici ripetitive regole, di cui fondamentale è considerare Dio e la storia di salvezza da lui suscitata il soggetto motore del testo nascosto, permettono di estrarre nuovi testi leggendo le singole lettere come parole ed associando alcune in modo da estrarre parole ebraiche dal testo recise e/o vocalizzate e quindi con significato pure all'occorrenza diverse da quelle del testo convenzionale che s'estende tutto di seguito come una traduzione corrente.

A partire da "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" ho introdotto questa tematica, con "Parlano le lettere" ove ho fornito regole e significati delle icone che costituiscono la chiave a 22 combinazioni per aprire la serratura che blocca il forziere del testo nascosto, ed in numerosi altri articoli ho fornito prova dei risultati con la traduzione-decriptazione anche di estesi testi biblici.

L'insieme del testo esterno e di quello interno costituiscono così un unicum vivo del testo in cui circola la linfa viva da secoli degli autori biblici in essa sigillata, mentre la traduzione ufficiale è solo una fotografia d'un aspetto che può essere vivificato con l'aiuto della fede propria del singolo lettore e della tradizione che sostiene la fede, ma che resta per molti aspetti oscura per chi vi s'avvicina senza tale aiuti.

L'idea è affascinante ed è stata capace di coinvolgere nel tempo vari studiosi a partire dai Cabbalisti, al Kirker a Newton, che però non potettero attingere ai segni geroglifici che spiegano vari significati grafici insiti nei segni di quelle 22 lettere così espressive.
In conclusione un testo nascosto esplicito si ricava per decriptazione dei testi biblici ebraici ed il testo nascosto interno non è fine a se stesso o irrilevante ma è contributo di cui è da tenere conto per l'esegesi, cioè per l'interpretazione critica dei libri sacri ebraici contenuti nella Bibbia onde pervenire ad una più completa comprensione del significato.
L'ermeneutica o metodologia d'interpretazione dei testi sacri, di fatto, in ambito cristiano però non contempla un'idea del genere.
Da tempo peraltro sussiste il comprensibile timore che esegesi biblica e fede possano risultare in tensione quasi che l'una tendesse ad escludere l'altra, e se poi ai metodi già introdotti s'aggiunge un'altra chiave di lettura s'apre l'ulteriore timore d'una estrema relativizzazione del testo stesso.
Con la considerazione che ben scarso sarebbe il contenuto della fede se dovesse temere la verità storico scientifica, superando perciò comprensibili iniziali timori nell'esegesi s'è giustamente ormai da tempo affermato il metodo storico-critico con cui occorre cercare di conoscere, l'ambiente in cui è nato il testo, il suo genere letterario cronaca, racconto, midrash, poesia -, l'elaborazione di chi l'ha raccolto e scritto, le fonti orali e precedenti scritti per arrivare al significato che l'autore originario intendeva trasmettere.
Il timore non è, infatti, relativo a questioni oggettive, ma alle possibili infiltrazioni dell'ego degli esegeti con finalità non disinteressate.
Estremo opposto è l'esegesi fondamentalista con un'interpretazione che legge e interpreta letteralmente la Bibbia quale manuale per fornire risposte a tutto ed anche a problemi scientifici.
Il Gesuita Albert Vanhoye, professore d'esegesi neotestamentaria al Pontificio Istituto Biblico, a riguardo della tematica di cui sopra osserva: Può succedere che i rapporti tra l'esegesi e la fede siano di forte tensione, anzi di contrapposizione mutua, se l'esegesi parte da presupposti contrari alla fede o se la fede, rimasta infantile, non è in grado di integrare le conclusioni di una sana esegesi. Ma in linea di massima, i rapporti dovrebbero essere armonici, unendo tuttavia all'aspetto dell'aiuto reciproco quello dell'esigenza reciproca. ... La fede aiuta l'esegesi a interpretare correttamente la Scrittura ispirata, senza lasciarsi "sballottare dalle onde e portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina" (Ef. 4,14). D'altra parte, la fede esige dall'esegesi uno studio in profondità del messaggio principale dei testi biblicí, che è un messaggio religioso. ... L'aiuto reciproco e l'esigenza reciproca assicurano alla fede e all'esegesi un dinamismo vitale, senza il quale la fede rischierebbe di diventare languida e l'esegesi vuota. (L'esegesi biblica..., p. 55)

Il fatto perciò che i testi ebraici del canone originario sano "criptati", predisposti cioè anche ad una ulteriore lettura, non è fatto da poco in quanto ciò, come l'altra metà invisibile della luna da a quel pianeta consistenza e motivo di essere, contribuisce a spiegare l'esposizione esterna condizionata in qualche modo dall'interna.
In questa tematica fatto importante da tenere sempre presente è che la "fede" ebraica e poi la cristiana non è costruita ad opera di successivi sviluppi ed apporti umani, ma è basata su rivelazioni.
La questione di fondo allora è questa: quale valore hanno quei libri comuni?
Ce n'è bisogno o se ne può fare a meno?
La conclusione è che quei libri sono necessari e danno concretezza ad eventi, che altrimenti sarebbero senza attesa e fondamento.
Quelle scritture costituiscono nel contempo testimoni e prova che gli eventi che si verificano sono qualificati, cioè costituenti segni validi che certificano l'esplicitarsi della rivelazione tutta intera.
I testi del Nuovo Testamento sono concordi Sul fatto che quei libri registrano e profetizzano fedelmente la rivelazione, cioè il Messia e conseguentemente la risurrezione dei morti.
Alla stessa conclusione perviene la tradizione ebraica.
Eppure ciò non sembra palese con la traduzione tradizionale di quei testi in cui le profezie sono rare e discusse, mentre la tensione su tali temi connessa a quelle scritture era molto estesa quasi che non si fosse in grado ora di cogliere l'intero messaggio che allora si percepiva.
Per contro le idee del Messia e della risurrezione dei morti circola da secoli nelle menti degli uomini che si avvicinano a quei testi.
Nel Sifré sul versetto Deut. 32,7 del libro del Deuteronomio, l'ultimo della Torah: "Rabbì Simai diceva: Non vi è pericope in cui non ci sia la risurrezione dei morti. Il fatto è che non abbiamo in noi la forza di manifestarlo attraverso il midrash" (Midarash da daresh = ricerca); e "non abbiamo in noi la forza di manifestarlo attraverso il midrash".
È come dire si sta perdendo il modo per palesarlo perché si sta perdendo l'idea base della ricerca.
Ora pericope da "perikòptein" perikoptein "tagliare intorno", ritaglio anche piccolo in cui (come sostengo anch'io) si può trovare l'idea di risurrezione, e se c'era (non si ha più, solo perché è stata persa la cognizione delle lettere) si può ritrovare!
Quel versetto Deut. 32,7, infatti, sembra proprio che di resurrezioni non ne parli, ma vediamo più a fondo come recita e procediamo alla sua decriptazione che riporto anche come esempio rispetto ai tanti già forniti, ad ulteriore chiarimento di cosa intendo con tale parola, decriptazione che ottengo rispettando sempre le regole di "Parlano le lettere".

Deuteronomio 32,7 - "Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno."




"Colpito dalla rettitudine nei corpi sarà a morire il perverso che nei viventi abita . Sarà agli infermi energia riportata . Tutte le generazioni si riporteranno . Per l'aiuto i corpi risorgeranno . Dio Padre sarà la rettitudine a portargli per affliggerlo (). Fiaccato (), colpito , rovesciato , tra lamenti , arderà (). Saranno a ri-iniziare a vivere i corpi ; si riporteranno in cammino ."

Deuteronomio 32,7
"Colpito dalla rettitudine nei corpi sarà a morire il perverso che nei viventi abita. Sarà agli infermi energia riportata.
Tutte le generazioni si riporteranno.
Per l'aiuto i corpi risorgeranno.
Dio Padre sarà la rettitudine a portargli per affliggerlo.
Fiaccato, colpito, rovesciato, tra lamenti, arderà.
Saranno a ri-iniziare a vivere i corpi; si riporteranno in cammino."

Di cosa parlavano gli antichi padri?
Che attendevano?
Di cosa è permeata l'intera scrittura?
Dice quel versetto del Deuteronomio: Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno. (Deut. 32,7) e l'insieme dei due testi dell'esterno e dell'interno si chiariscono uno con l'altro e danno il senso molto più denso al tutto.
Questa attesa, sperata per i cristiani s'è compiuta in Gesù di Nazareth.
L'intero testo biblico è così l'annuncio, l'attesa, la profezia totalizzante sul Messia e sugli eventi finali.
Molte sono le tracce che si trovano in quei testi antichi che segnalano un testo nascosto; infatti, quei testi riportano spesso pagine, fedelmente tramandate nei secoli, piene anche d'elencazioni di nomi. numeri, date, che paiono inutili, ma che se si proclamano in sinagoga od in chiesa sono "parola di Dio".
Queste tracce sono costituite da ripetizioni di parole, da annunci di visioni, di sogni, di "oracoli del Signore", dalla parola "vino" perché sottende il pensiero che fa vedere doppio e dalla parola "sigillo" e derivati.
Dal radicale di "sigillare" si ha "sigillo" ove i segni concordano nel confermare il concetto "chiudere col segno del vivente", cioè di chi ha impresso il sigillo, ma se si passa all'idea di un testo nascosto si ha "nascondere/chiudere con segni vivi/di vita" e "nascondere portando segni vivi/di vita ".
Passando poi all'idea escatologica o della fine dei tempi "annunciano () i segni/la fine ai viventi " e in senso cristiano "annunciano () del Crocifisso la vita ".
Spesso, infatti, si parla di documenti e scritti con sigillo, sigillati, o da sigillare e tutti quei brani nascondono testi che se aperti danno pagine e pagine di protovangeli:
  • Neemia 10,1 - "...lo mettiamo in iscritto. Sul documento sigillato...";
  • Ester 3,12 - "...lo scritto fu ... sigillato con il sigillo reale";
  • Giobbe 9,7 - "...alle stelle pone il suo sigillo";
  • Giobbe 38,14 - "Si trasforma come creta da sigillo...";
  • Cant 8,6 - "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio...";
  • Cant 4,12 "...sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata";
  • Isaia 29,11 - "Per voi ogni visione sarà come parole di un libro sigillato...";
  • Aggeo 2,23 - "...Zorobabele ...io ti porrò come sigillo...";
  • Geremia 22,24 - "...anche se Conia ... fosse un anello da sigillo...";
  • Geremia 32,10 - "Stesi il documento del contratto, lo sigillai...";
  • Geremia 32,11-14 - "il documento di compra, quello sigillato e quello aperto";
  • Dan 12,4 - "...sigilla il libro sino al tempo della fine...";
  • Dan 12,9 - "...queste parole sono nascoste e sigillate".
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