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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
SETTE SIGILLI E SETTE TROMBE
IL GIORNO DEL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 

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PLATONE E IL GIUDIZIO DELLE ANIME - MITO DI ER »
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NELLA TORAH CENNI AL "GIUDIZIO" DI DIO
Con i primi due paragrafi tratteggiato due situazioni che distano tra loro almeno XIII secoli, cioè tra il 1250° a.C., epoca a cui è fatto risalire l'uscita degli ebrei dall'Egitto e il 50 - 60 d.C., decennio più decennio meno, epoca a cui sono fatte risalire le prime Scritture cristiane.
Per comprendere come si è passati dall'una all'altra fede è da sondare quanto nelle Sacre Scritture definite Antico Testamento che si inseriscono a cerniera tra tali due epoche.
Il fatto nuovo del pensiero Biblico è che non ci sarà solo il giudizio per ciascuno dopo la singola morte, ma vi sarà una fine dei tempi ed una venuta di Dio che interverrà nella storia del mondo istituendo un giudizio anche su quelli che in quel momento saranno vivi nella terra.

Al riguardo, ad esempio, il Salmo 96 ai versetti 11-13 è esplicito:

"Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude, esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti."

In quei testi è sostenuto che vi sarà un "giorno del Signore" in ebraico "iom la Iahwéh" in cui è compreso un "giorno del giudizio".
Mi sono allora chiesto ove nel testo esterno dei libri della Torah o Pentateuco - Genesi, Esodo, Numeri, Levitico e Deuteronomio - si trovi un cenno a Dio che giudica.
Nella Genesi, il primo dei cinque libri di quel complesso di scritti si trova:

  • nel capitolo 15 che riguarda l'alleanza di Dio con Abramo e le promesse sul futuro della sua discendenza, che sarà giustificata e numerosa come le stelle del cielo, "Allora il Signore disse ad Abram: Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione (l'Egitto) che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze." (Gen. 15,13.14)
  • nel capitolo 18 dell'apparizione di Dio ad Abramo in figura di tre uomini alle Querce di Mamre che precede la punizione delle città di Sodoma e Gomorra, episodio di fatto esemplificativo ed anticipativo d'una fine del mondo con la punizione del male, nel colloquio ove Abramo intercede con Dio si trova: "Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?" (Gen. 18,25)
Com'è noto il libro del Genesi ha compilazione tardiva rispetto agli altri quattro della Torah ed è da ritenere raccolta di tradizioni e pensieri in forma di racconti parabolici che entrano nel mito uniti ad aspetti d'elaborazione e ricerca, tipo midrash, succo di meditazioni e d'estrapolazione in forma di prospettiva profetica degli altri libri della Torah stessa che tengono conto sia degli sviluppi apportati dai profeti e delle relative vicende storiche fino all'epoca della redazione finale della Genesi nel V secolo a.C..
Tenuto conto di quanto sopra ritenendo che i racconti del libro della Genesi contengano anche allegorie con intenti profetici su eventi non solo dei discendenti di Abramo, ma del mondo intero, si ricava:
  • una discendenza eletta sa d'essere forestiera ed oppressa in questo mondo;
  • vi sono forze che opprimono i popoli che non possono che subire e quindi sono schiavi, idea questa che si può estendere anche al singolo individuo condizionato da un modo d'essere in cui è cresciuto e che da solo non è in grado di superare;
  • v'è una alleanza di Dio con tale discendenza che garantisce liberazione;
  • che Dio è giudice è garantisce giustizia sulla terra, quindi nel tempo;
  • è così estrapolabile garanzia di giustizia per ogni singolo individuo.
Ciò considerato non resta che seguire la traccia di Dio giudice, del giudizio, del suo giudicare e di giorni di Dio e del giudizio scrutando nei più antichi libri del Pentateuco.
Negli altri quattro libri della Torah nei testi come pervenutici su tali temi si trovano questi accenni:
  • nel libro dell'Esodo al Capitolo 28, ove sono riportate le prescrizioni che di Dio dette sul Sinai a Mosè per gli abiti dei sacerdoti che, come per la tenda del convegno sono da ritenere che fossero un adeguamento al "modello che ti è stato mostrato sul monte" (Es. 25,40) di quanto lassù in cielo, al versetto 15 è scritto "Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell'efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto." (Es. 28,15)
  • nel libro del Deuteronomio al Capitolo 1 al versetto 17 è scritto in modo chiaro e preciso "il giudizio appartiene a Dio";
  • nel libro del Deuteronomio al Capitolo 32 nel Cantico di Mosè, già citato, si legge: "Poiché il Signore farà giustizia al suo popolo... Sono io che do la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco...Alzo la mano verso il cielo e dico: Per la mia vita, per sempre: quando avrò affilato la folgore della mia spada e la mia mano inizierà il giudizio, farò vendetta dei miei avversari, ripagherò i miei nemici." (Deut. 32,36-41)
Di fatto le citazioni sono poche, eppure l'idea del giorno del Signore è diffusa negli scritti successivi soprattutto dei profeti e diventerà tema negli scritti apocalittici giudaici e poi sarà pienamente acquisita nel N.T. ed alla fine nel libro dell'Apocalisse esploderà.
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