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VANGELI E PROTOVANGELI...

 
DA DISCEPOLI DELLA PAROLA
AD APOSTOLI DEL VERBO

di Alessandro Conti Puorger
 

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LE SACRE SCRITTURE E IL RAPPORTO DISCEPOLO MAESTRO »

IL CRISTIANESIMO E I DISCEPOLI
Discepoli, in greco "", è termine ricorrente 240 volte circa nei Vangeli e 30 negli Atti degli apostoli.
I discepoli di Gesù di Nazaret, come precisa il libro degli Atti degli Apostoli in 11,26, d Antiochia per la prima volta vennero chiamati "cristiani", da "", il Cristo, l'Unto, il Messia.
Tale nome di "cristiani", sostituì quello di discepoli.
Discepoli, infatti, è termine che non appare poi più negli scritti del Nuovo Testamento successivi agli Atti.
Ciò sta evidentemente a segnalare il pensiero che il termine discepolo era stato allora ritenuto troppo generico, perché indica anche un principiante, ossia l'allievo alle prime armi che ha iniziato il cammino, ma che può anche smettere subito di seguire il maestro.
Siccome nella fattispecie il maestro è Dio stesso, un discepolo che rinuncia è una catastrofe, perché cade in bocca alla non esistenza come segnala l'evento del discepolo Giuda Iscariota, che da discepolo era divenuto addirittura apostolo.

Precisa al riguardo, infatti, il Vangelo di Giovanni che dopo il discorso nella sinagoga di Cafarnao "...molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: Volete andarvene anche voi? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio. Gesù riprese: Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo! Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici." (Giovanni 6, 66-71)

Il vero discepolo, perciò anche se può cadere per paura e rinnegare il maestro come Pietro stesso, se si va a fondo del suo animo si troverà che comunque ha ricevuto un intimo sigillo: crede che Gesù è il Cristo, ma soprattutto lo ama anche se ancora in modo imperfetto.
Su ciò poi torneremo.
Sta il fatto che discepoli di Gesù non si diventa per propria scelta, ma perché alla chiamata del Signore non s'oppone un rifiuto, infatti, Gesù dirà: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Giovanni 15,16).
Non basta però occorre anche che non lo si segua per un secondo fine.
Maestro in greco è "" e si trova circa 60 volte nei Vangeli.

Al riguardo Lui stesso, Gesù, al momento della lavanda dei piedi ebbe a dire: "Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono>. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato." (Giovanni 13,13-16)

Questo "inviato" in greco è "apostolos" "", cioè apostolo.
Come è noto gli angeli sono gli inviati di Dio, i suoi ambasciatori.
In ebraico l'inviato o l'angelo è "il mal'ak" e la definizione appunto non distingue l'aspetto angelico o umano, bensì solo l'incarico.
Quindi i discepoli quando sono inviati sono "angeli" di Gesù, che essendo vero Dio oltre che vero uomo sono angeli di IHWH, vale a dire con la pienezza dei poteri di chi l'invia.

Il dare un esempio da parte di Gesù è solo però un riflesso del suo presentarsi, ma l'essenziale risiede nella notizia di un evento liberatorio e atteso, la buona notizia, il vangelo "" e, per questo invia!
La buona notizia che è da annunciare è l'evento deciso da Dio della riapertura dei cieli per gli uomini.
Prova ne è la venuta del Messia, vero uomo e vero Dio, proprio Lui, Gesù, con la grazia di Dio per gli uomini e che sarà apportatore della vittoria sul male e sulla morte.
Il discepolo è colui che, chiamato in qualche modo, "segue" il maestro ed è il "servo" "" appunto del Signore, il "" che è il primo Servo perché venuto per servire.
Il discepolo non lo segue per imparare una teoria, ma è "affascinato" dalla persona e perché riconosce in Lui un potere superiore.
Tra i discepoli vennero scelti i dodici che furono inviati a due a due itineranti in missione.

Nell'ultima traduzione in italiano della C.E.I. (2008) ho cercato nei Vangeli la frequenza dei seguenti termini ed ho ottenuto tale risultato:
Matteo

  • apostolo/i 1 volta in 10,2;
  • discepolo/i 75 volte;
  • i dodici 8 volte.
Marco
  • apostolo/i 2 volte;
  • discepolo/i 46 volte;
  • i dodici 12 volte.
Luca
  • apostolo/i 5 volte;
  • discepolo/i 75 volte;
  • i dodici 8 volte.
Giovanni
  • apostolo/i 1 volta, inviato in 13,16;
  • discepolo/i 79 volte;
  • i dodici 4 volte.
Ho cercato poi nei Vangeli sinottici sull'investitura degli apostoli ed ho trovato queste citazioni che metto a confronto.

Matteo 10,1-5
"Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro:"

Luca 6,12-16
"In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore."

Marco 3,13-16
"Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici..."

In Matteo è così sottolineato che in quel momento Gesù aveva dodici discepoli che inviò, per questo si chiamano apostoli.
Marco e Luca presentano invece una scelta degli apostoli tra i discepoli.

Solo Luca poi precisa: "Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi." (Luca 10,1)

In definitiva, ai discepoli della cerchia più stretta che inviò per primi in missione rimase il nome di i Dodici apostoli.
L'incarico dell'invio era per predicare col potere di scacciare i demoni.
Predicare cosa?

"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo." (Marco 1,15)

Non esiste alcun elenco di questi settantadue, ed Eusebio di Cesarea (III secolo d.C.) nella "Storia ecclesiastica" riporta tra quelli i nomi quelli di Barnaba, Sostene, Cephas, Mattia, Taddeo e Giacomo, fratello del Signore.

È da considerare però che nel giudaismo come in ogni altro campo il maestro è essenziale per aiutare ad arrivare allo scopo.
Non è però lo scopo, come evidenzia con grande maestria e pragmatismo questo detto di un grande sapiente, maestro della filosofia, Zen Ma-tzu (709-788) che risulta disse:

"Non sforzarti di seguire le orme dei maestri: cerca ciò che essi cercavano."

Ciò non vale nel cristianesimo.
Lo stesso maestro, Lui Gesù, la Torah vivente, è lo scopo della ricerca.
Il Maestro così non è solo una notizia, ma un fatto, una persona che s'incontra e che chiama, coinvolge e accoglie il discepolo al proprio seguito.
Ciò che lega i discepoli al maestro così non è una dottrina od una filosofia di vita, ma la persona stessa di Gesù.
Gesù non dice di seguire la Legge, ma "seguimi" (Matteo 8,21; 9,9; 19,21; Marco 2,14; 10,21; Luca 5,27; 9,59; 18,22; Giovanni 1,43; 21, 19-22), perché lui stesso è , la Torah fatta carne in quanto "l'indicazione/i segni porta nel proprio corpo nel mondo ".
Lui stesso è via, verità e vita!
Non c'è nulla e nessuno al di sopra della persona di Gesù, se non il Padre del quale ha la stessa sostanza.
Lui prende l'iniziativa di fare di qualcuno un proprio discepolo, e Lui stesso dà forma e contenuto al rapporto con i propri discepoli ed alla vocazione che debbono seguire.

L'insegnamento riguardo al rapporto maestro discepolo è chiaro.
I discepoli sono fratelli di Cristo e hanno lo stesso Padre, come del resto potenzialmente tutti gli uomini che accetteranno la notizia.
"Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo." (Matteo 23,8-10)

Mentre in campo umano vale la possibilità, che ho già sottolineata, che il discepolo può superare il maestro, nel cristianesimo è impossibile, perché lo scopo del discepolo è il maestro e solo il maestro, infatti:
  • Matteo - 10,24s "Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone."
  • Luca 6,40 - "Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro."
In definitiva al riguardo è da meditare che la mira è veramente altissima.
Il fine ottimale è quello di compiere il discorso della montagna di Matteo 5-7 che è l'immagine del Maestro ove la sintesi più lontana dalle possibilità umane è: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste." (Matteo 5,43-48)
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