L'ACQUA DI MIRIAM
di Alessandro Conti Puorger
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TORNIAMO ALLE ACQUE DI MARA
Nel libro dell'Esodo al capitolo 15, subito dopo il miracolo dell'apertura del mare, Mosè e gli Israeliti, ma almeno a mio parere, solo col corpo armato dei primogeniti che Dio si era preservato poco prima della partenza (Esodo 13,1), secondo quanto ho messo in evidenza con "La risurrezione dei primogeniti" cantano il celebre inno di vittoria "Precipitò nel mare...". (Vedi: "Ritorno ai laghi amari")
Prima della fine del canto, versetto 20, s'inserisce Maria, la profetessa, sorella di Mosè, con le donne che l'accompagnano in coro con i timpani.
Perché tale aggiunta?
La Bibbia di Gerusalemme, alla nota del versetto Esodo 15,19 considera i versetti narrativi che interrompono il canto per l'inserimento di Maria con le donne quale aggiunta redazionale.
Il fatto può però anche essere interpretato nel senso che le donne dai loro ricoveri in altro sito dove si erano nascoste assieme al grosso del popolo, fossero andate incontro ai loro uomini, figli, mariti e padri, i primogeniti che dopo il miracolo dell'apertura del mare si dirigevano alla località prestabilita per l'incontro e avessero così incontrato Mosè con i reduci "vittoriosi".
L'evento pasquale dell'apertura del mare, onde i primogeniti nonostante tutto erano ancora vivi quando erano stati dati per morti, è da ritenere che sarà poi annunciato più e più volte da Maria e dalle donne con i tamburelli e cantando l'inno di vittoria, al popolo che era rimasto più indietro, accampato "ai laghi amari", in quanto, evidentemente erano andate loro incontro, ed esplosero anche loro con quello stesso canto d'avvenuta vittoria che cantava Mosè, dopo che con i figli, mariti e padri che erano nel gruppo degli armati erano tornati a casa.
Il popolo, infatti, si era diretto verso sud, per la strada del deserto, verso il "Mare dei Giunchi" che è da identificabile con i Laghi Amari.
Mappa dei Laghi Amari
I due Laghi Amari, il piccolo e il grande in arabo al-Buhayra al-
Murra al-Kubra, oggi si trovano lungo il canale di Suez e sono laghi salati siti tra l'Africa e il Sinai.
Il fatto che sono le donne col canto ad annunciare al popolo il ritorno dei "risorti" è un evento profetico e proprio in tale occasione, infatti, a Miriam la Scrittura da l'attributo di profetessa.
Questo evento, verificatosi nel momento fondante del popolo ebraico in cui ci fu un'evidente vittoria sulla morte, quindi, di risurrezione, è, infatti, ripreso nei Vangeli e, il collegamento proprio a quella prima Pasqua col primo annuncio della risurrezione fatto alle donne, spiega alla radice il motivo scritturale dell'annuncio appunto delle donne agli apostoli.
Nel caso specifico il primogenito, il Risorto è Gesù e l'embrione del nuovo Israele in attesa nell'amarezza erano i suoi apostoli impauriti dall'evento della croce assieme a Maria sua madre e una Maria, in quel caso Maria di Magdala, prima di tutti gli altri vede il Risorto.
I due gruppi, quello armato dei primogeniti offerti in sacrificio per salvare il popolo su cui si avventò l'ira del Faraone credendo d'inseguire tutta la massa dei fuggitivi, e quello del popolo stesso con donne, vecchi, bambini, animali e masserizie è, infatti, da ritenere che si ricongiungessero dopo il canto e, ciò, dicevo, avvenne ai laghi amari.
All'incontrarsi dei due gruppi "Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un
tamburello: dietro a lei uscirono le donne con i
tamburelli e con
danze. Maria intonò per loro il ritornello: Cantate al Signore, perché ha mirabilmente trionfato: cavallo e cavaliere ha gettato nel mare!" (Esodo 15,20s)
Miriam suona il tamburello
È da notare che questa, infatti, è la prima volta che è citato esplicitamente il nome di Maria, e in tale occasione è definita sorella di Aronne e profetessa.
Perché solo sorella di Aronne?
Se si segue il ragionamento dei due gruppi, Maria in questo evento era col gruppo del popolo, degli anziani e delle donne, guidati evidentemente da Aronne, che appunto viene espressamente citato, ed è profetessa perché canta anche lei il cantico di "precipitò nel mare", "Chi è come te operatori di prodigi?" profetico della salvezza totale finale da parte del Messia.
Nel Seder di Pesach alcune volte sulla mensa viene posta anche una coppa con acqua in ricordo di Miriam e alcuni all'"havdalah" usano cantare sia "Eliyahu ha n'avi", ma anche a "Miriam ha n'eviah" vale a dire, non solo Elia è profeta, ma anche Maria è profetessa e continuano con "
Mariam, la profetessa, la forza e il canto sono nelle sue mani. Miriam danzerà con noi per rafforzare il canto del mondo. Miriam danzerà con noi per guarire il mondo. Ben presto, nel nostro tempo, lei ci porterà alle acque di redenzione".
Nella tradizione ebraica il tamburo e i tamburelli "tof"
e "tuffim"
che prendono Maria e le donne sono il simbolo della fede nell'imminente redenzione e le lettere di tamburo "indicano
il Verbo - la Parola
."
Le danze "mecholot"
erano in cerchio simbolo di perfetta comunione di spirito, dove ciascuno ha il proprio posto unico in una danza di unità.
Viene osservato nella Parashat Beshallach che "mecholah", cerchio di danza, ballo, "machalah", malattia, "mechilah" perdono, da "cheulah" compassione, hanno tutte le stesse lettere consonanti di base
e, allora, pare proprio che la malattia sia da collegarsi a incapacità di perdonare e di danzare, cioè come una somatizzazione del reprimere la buona inclinazione.
Questo è il racconto al 15° Capitolo (22-24) del libro dell'Esodo dopo il Cantico del Mare: "Mosè fece levare l`accampamento di Israele dal Mare Rosso ed essi avanzarono verso il deserto di Sur. Camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. Arrivarono a
Mara, ma non potevano bere le acque di
Mara, perché erano
amare. Per questo erano state chiamate
Mara. Allora il popolo mormorò contro Mosè: Che berremo?"
Appena dopo aver nominato Miriam
ecco che appare un versetto pieno di acque
amare
a Mara, la prima volta detta
e la seconda chiamata
,
quella che gli arabi chiamano ancor oggi al-
Murra.
Dopo il passaggio del mare gli Israeliti attraversarono in direzione nord sud il deserto di Sur e si portarono lungo la pista delle miniere egiziane di rame e turchese a sud dei laghi amari, lungo la coste occidentale della penisola del Sinai, ove evidentemente era stato fissato il punto di raccolta dei due gruppi.
Arrivarono a Mara, ricongiuntisi, riappare il popolo che, appunto, sembra non aver visto il miracolo dell'apertura del mare, infatti, è senza fede tanto che "il popolo mormorò contro Mosè: Che berremo?" (Esodo15,24), ma non potevano bere le acque amare.
In quei versetti, come si è visto, c'è una grande tensione sulle lettere MR.
Nel versetto Esodo 15,23, infatti, la bi-consonante MR è ripetuta quattro volte per formare MRT, poi due volte per MRH intramezzate da MRI'M che formano le parole Mara, amaro e anche Maria.
La prima volta che è nominata la località è Marata
,
stavano arrivando, perciò erano ai confini
di Mara
,
inoltre se si spezza la parola Miriam o amari
In
+
si ha "mare
"
e "amaro
",
proprio i laghi amari.
Ora, Maria, la madre di Gesù ha lo stesso nome della sorella di Mosè e i vangeli apocrifi le fanno bere le acque amare, secondo un antico uso di giudizio ebraico di cui in Numeri 5,11-31, a riprova che non ci fosse stato adulterio.
Il racconto di Mara sembra diventare astruso, infatti, esce l'idea di mettere un legno nell'acqua amara.
Che sta a indicare?
In quel racconto di Mara si legge subito dopo, infatti, che per rimediare a quell'acqua imbevibile Mosè "...invocò il Signore, il quale gli
indicò un legno. Lo gettò nell'acqua e l'acqua divenne dolce..." (Esodo 15,25)
Beh! la spiegazione potrebbe essere semplice se si pensa con quale cibo Dio poi nutrì quel popolo, con la manna MN, ossia con una vitale M energia N
,
uscita dal cielo, e allora perché non dissetare anche con acqua che viene dal cielo.
Era, infatti, un numero incredibile di persone in un deserto, 600.000 uomini senza contare le donne e i bambini, più gli aggregatisi che dovevano essere abbeverati e nutriti per 40 anni.
La situazione di mancanza d'acqua che si riflette nel racconto è superata con un legno o albero ossia nel testo ebraico "e's"
che secondo lo "Zohar
Libro dello Splendore " testo profetico per l'ebraismo, il libro più importante della tradizione cabalistica per cui "
Tutte le parole di Dio sono parole di saggezza in segreti occulti sublimi" e "
Il visibile non è altro che il riflesso dell'invisibile..." era un pezzo di legno dell'Albero della Vita.
In effetti, le due lettere "e's"
di albero o legno si possono leggere "vedo
scendere
"
o "agire
per scendere
",
il primo, in senso allegorico, onde il Signore fa scendere qualcosa ed è quell'acqua, stando a quei racconti, che in modo miracoloso Dio fa trovare per 40 anni nei deserti percorsi da quella massa enorme di persone o, il secondo, in senso pratico sta a suggerire l'atto di perforare.
A mio parere possiamo attingere all'idea dello stesso geroglifico, che abbiamo prima visto per "amore" MRI, ma con il determinativo di legno, quando in tal modo indica un "palo di scandaglio".
L'idea del legno è in pratica l'applicazione di quel geroglifico che si può rappresentare con un segno unico che sostituisce i due dell'aratro
e della bocca
che si trovano anche nel segno di "piramide" e tale segno è un sostegno a croce con sopra un orciolo con acqua.
Questo segno evoca l'orcio di energia che si trova nel geroglifico della dea Nut il cui geroglifico è come un tavolino che rappresenta la volta celeste su cui c'è un orcio e un pane.
L'orcio è il NU ed è pieno evidentemente dell'energia N
.
Di ciò ho parlato in "
Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico" in occasione del 2° giorno della creazione.
NUT
L'orcio sta per NU formato da N + due Iod=U; quindi l'orcio si può immaginare pieno di energia N e di vita Iod che poi in ebraico sono le lettere che indicano il vino "iain"
,
onde su quella mensa celeste si trova pane
e vino
.
("
Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia - I Parte" e "
II Parte")
Quel gesto del legno è invocazione di un intervento celeste onde Dio fornì appunto per "amore" MRI (in egizio) l'energia dal cielo ossia l'acqua "maim"
di lassù quella che sta appunto nella parola ebraica di cielo
"shemaim", quella che divise dall'acqua di sotto nel secondo giorno della creazione frapponendo il firmamento, quel tavolino, che altri non è che la dea Nut egizia piegata staccata dalla terra di sotto: "Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno." (Genesi 1,6-8)
In senso pratico, come sostiene lo stesso geroglifico del bastone che regge l'orciolo di energia, con una perforazione di pochi metri di profondità, si poteva trovare l'acqua bevibile di una falda sotterranea e per far ciò era da infiggere nel terreno un palo appuntito con due braccia a croce facendolo ruotare con più uomini da ogni braccio gravandolo con un peso, forse battendovi anche sopra. Quella che esce in questo modo è immaginabile come un'acqua amara, perché dura a ottenersi, uscita solo con fatica e il sudore per l'energia impiegata, con pianti e "le pene" come per la costruzione di una piramide, umori tutti del corpo che sono appunto amari; ciò è ricordato nel rituale della Pasqua ebraica con le famose erbe amare appunto dette "maror" che riguardano il ricordo della schiavitù e dei lavori forzati.
Il popolo arrivato a Mara trovò in superficie l'acqua amara, perché salata, e stavano finendo le provviste e dubitò di Mosè e lo criticò perché non doveva portare tutta quella gente in modo così sprovveduto.
Mosè invece aveva per decenni girovagato per la penisola del Sinai e presumo conoscesse bene i luoghi con riserve d'acqua e i modi per ottenerla.
Forse le fonti d'acqua che Mosè conosceva erano in secca e il popolo non era riuscito a bere a sufficienza, ma appena però Mosè con i primogeniti arriva a ricongiungersi col popolo provvede a cercare con i metodi noti l'acqua più profonda di cui conosceva la potenziale esistenza, come probabilmente aveva visto fare controllando i lavori per il Faraone e com'era stato istruito dalle tecniche locali.
Il testo ci dà ragione con il legno che esce dal geroglifico; infatti, il Signore gli indicò un legno, Mosè lo getto nell'acqua e l'acqua divenne dolce e il testo soggiunge "In quel luogo il Signore impose al popolo una legge e un diritto; in quel luogo
lo mise alla prova." (Esodo 15,25)
Il primo insegnamento che Dio propose al popolo con quei fatti fu "...
Se tu darai ascolto alla voce del Signore, tuo Dio, e farai ciò che è retto ai suoi occhi, se tu presterai orecchio ai suoi
ordini e osserverai tutte le sue leggi, io non t'infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitto agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!" (Esodo 15,26)
Diede loro il primo comando "
Se tu darai ascolto"
ossia "'am shamoa' teshema'", li iniziò all'ascolto, allo "shema'".
Ne discende un principio catechetico essenziale: "L'inizio
per salvare
(
)
i viventi
(è) portarli
nel tempo
dell'ascolto
."
Poi con quel "io sono il Signore" cominciò a introdurre il popolo al primo dei comandamenti che diede poi completi con le dieci parole: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me." (Esodo 20,2)
In definitiva, conclude quel versetto, "sono il Signore, colui che ti guarisce!" (Esodo 15,26b), perché "
come il medico che indica al paziente i cibi da cui deve astenersi per non ammalarsi, Hashem (il Nome, ossia Dio) indica al popolo il comportamento da adottare per non incorrere in malattie." (Rashi commentatore medievale della Bibbia)
Subito dopo "...arrivarono a Elìm, dove sono
dodici sorgenti di acqua e
settanta palme. Qui
si accamparono presso l'acqua". (Esodo 15,27)
Elim è la sesta delle 42 tappe del peregrinare nel deserto.
Il Talmud, confrontando lo scenario di Mara con quello di Elim, inteso questo secondo quale visione di una promessa che sarà mantenuta col rispetto del primo comandamento che in definitiva è "ascoltare il Signore", sottolinea: "
Si noti il contrasto tra l'impossibilità di bere le acque di Mara e la purezza di quella di Elim, tra l'amarezza della prima e la dolcezza dei datteri". (Da'at Mikrà)
Quell'oasi evidentemente non poteva bastare per dissetare e sfamare quei milioni di fuoriusciti, ma ovviamente è da propendere per l'aspetto allegorico educativo del racconto.
Le dodici sorgenti rappresentano le 12 tribù d'Israele e i 12 apostoli e le settanta palme, in ebraico "tamarim"
i settanta giusti, sapienti, anziani di Esodo 24,1 che Mosè deve portare lui sul monte col fine poi di far aiutare il popolo "...prenderò dello spirito che è su te e lo metterò su loro" (Numeri 11,16-17.25) e la pienezza della Chiesa, Miriam
,
inviata da Gesù in missione fino ai confini
del mondo con i suoi fedeli che si meritano le palme
del martirio.
Ecco che, naturale di sviluppo quanto sinora s'è presentato, è la consegna del pane dal cielo, la manna del successivo capitolo, Esodo 16.
Nell'articolo "
Le lettere ebraiche svelano il Cantico del Mare" che consiglio di leggere per aver chiara tutta l'idea che enunciai in "
La risurrezione dei primogeniti", ho interrogato il capitolo 15 del libro dell'Esodo nel testo masoretico, cioè della Bibbia canonica ebraica, col metodo dei segni, vale a dire con le regole e i significati delle 22 lettere ebraiche in "
Parlano le lettere" e il risultato suffraga l'ipotesi che ho avanzato sui primogeniti.
Tutti i fuoriusciti dall'Egitto furono salvati da quel miracolo, ma chi passò sull'asciutto la dove c'era il mare fu solo Mosè con i primogeniti.
In particolare riporto il versetto Esodo 15,27 che chiude il discorso come si trova scritto nel testo ebraico della Tenak e do la dimostrazione di quella decriptazione pensando a quell'evento.
Esodo 15,27 -
sarà
dentro
l'Unico
a portare
guai
al serpente
che vive
nella perversità
(
)
.
Illuminò
Mosè
(
)
tutti
sull'Essere
Vivente
.
nell'agire
il Principe
al mondo
fece vedere
d'essere
l'inviato
puro
forte
del Vivente
,
ne portò
la luce
,
di preghiera
visse
.
A finire
l'amarezza
fu
dalla Vita
.
E
fu
la grazia
portata
con la luce
che i viventi
videro
.
Dai serpenti - Egiziani
uscirono dalle (loro) vite
;
furono
a rivivere
!
Il Maestro Gesù Cristo sostiene che ogni versetto della Tenak, parla di Lui:
"
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me... Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?" (Giovanni 5,39.46)
Allora, se si pone come soggetto il Messia, come Gesù Cristo sostiene prendendo alla lettera l'osservazione ne consegue che questo versetto da come possibile anche questo risultato:
Esodo 15,27 -
"E
fu
in una casa
da primogenito
portato
.
Il principe
da Madre
uscì
,
portò
il sole
completo
dell'Essere - IHWH
dal seno
(
)
la luce
in un corpo
entrò
;
alla vista
ci fu
un angelo
puro
.
Fu
dai viventi
a portarsi
il settimo
(dei giorni della creazione); fu
un uomo
.
Maria
portò
dell'Essere - IHWH
la grazia
.
Portò
il Nome
dall'alto
nel mondo
in un vivente
per stare
tra i viventi
".