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LA VITE VERA - ANTICO EGITTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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GIOVANNI 15,1-17
Con il presente scritto mi propongo, infatti, di approfondire alcuni degli aspetti attinenti l'ebraismo che si sono presentati nell'esame del brano Giovanni 15,1-17 che riporto secondo la traduzione C.E.I. del 2008.

Giovanni 15,1 - 1 IO SONO LA VITE VERA e il Padre mio è l'agricoltore.

Giovanni 15,2 - Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.

Giovanni 15,3 - Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Giovanni 15,4 - Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.

Giovanni 15,5 - Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

Giovanni 15,6 - Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Giovanni 15,7 - Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto.

Giovanni 15,8 - In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Giovanni 15,9 - Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.

Giovanni 15,10 - Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.

Giovanni 15,11 - Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Giovanni 15,12 - Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.

Giovanni 15,13 - Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Giovanni 15,14 - Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.

Giovanni 15,15 - Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.

Giovanni 15,16 - Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.

Giovanni 15,17 - Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Questo discorso si trova nell'ambito del "testamento spirituale" di Gesù, cioè nel lungo discorso da Lui tenuto nel cenacolo agli Undici in occasione dell'ultima cena, prima della passione, ma dopo che Giuda era uscito per compiere l'atto finale del suo tradimento.
Tale discorso è riportato soltanto dal Vangelo di Giovanni.
Il brano di 17 versetti si divide in due parti.
Nella prima parte di 8 versetti c'è la parabola vera e propria che serve a introdurre e aiutare a chiarire il "comandamento nuovo" dell'amore che viene consegnato dal Signore; quindi vino e amore anche secondo Gesù hanno una stretta relazione.
Nella sinagoga di Cafarnao, infatti, ebbe a dire: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno. Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: Questa parola è dura! Chi può ascoltarla? Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita." (Giovanni 6,56-63)

Le parole ripetute caratterizzanti l'intero brano sono:

  • vite, menzionata 3 volte;
  • tralci, ricordati 5 volte;
  • frutto, ripetuta 8 volte;
  • amore e amici per complessive 12 volte.
Le definizioni che qui Gesù dà di se stesso sono:
  • Giovanni 15,1 - Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore.
  • Giovanni 15,5 - Io sono la vite, voi i tralci.
  • Giovanni 15,5b - senza di me non potete far nulla.
Queste si aggiungono alle definizioni che Gesù si dà nel Vangelo di Giovanni:
  • Giovanni 6,35 - pane della vita;
  • Giovanni 8,12 - la luce del mondo;
  • Giovanni 10,7 - la porta delle pecore;
  • Giovanni 10,11 - il buon pastore;
  • Giovanni 14,6 - la via, la verità e la vita.
Il comandamento è:

Giovanni 15,12 - "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi."

Questo comandamento, in effetti, fu dato subito dopo l'uscita di Giuda dal cenacolo, di cui è detto al capitolo 13 e che ora qui viene spiegato con l'esempio della parabola della vite, infatti: "Quando (Giuda) fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri." (Giovanni 13,31-35)

Appena inizia la parabola si trova la definizione "Io sono la vite vera".
Perché quell'aggettivo di "vera"?
Ora "vera" presuppone una vigna non vera o forse non verace.
Nel testo in greco del Vangelo si trova ossia vigna che sta per "veridica" da porre in relazione ad una vigna non sincera certamente ricordata dai profeti, visto che proprio i profeti forniscono "Oracoli di Dio".

Dice, infatti, il profeta Geremia al capitolo 2 del libro omonimo al riguardo della vigna del Signore: "Oracolo del Signore degli eserciti. Già da tempo hai infranto il giogo, hai spezzato i legame e hai detto: Non voglio essere serva! Su ogni colle elevato e sotto ogni albero verde ti sei prostituita. Io ti avevo piantato come vigna pregiata, tutta di vitigni genuini; come mai ti sei mutata in tralci degeneri di vigna bastarda?" (Geremia 2,19b-21)

Prendiamo in esame ogni parola del testo ebraico:

Io stesso ti avevo piantata "ve'anoki nete'ittik"
come vigna pregiata "soreq"
tutta di vitigni genuini - veri "kullo zoere'" "aoemoet"
come mai ti sei mutata "vi'eik noeheppaket li"
in tralci degeneri "sueri"
di vigna bastarda "hagafen nakariiiah"

In questo versetto è esaltata la parola "vero, verità" "aoemoet" riferita ai vitigni genuini piantati dal Signore ed a questa "vera vigna" che certamente fa riferimento Gesù nella parabola.
In definitiva dice Gesù, proprio io sono la vite genuina quella piantata dal Signore, il vitigno di uva rossa, di qualità superiore, il "soreq" .
Dice evidentemente ciò in contrapposto a una vite con i tralci "sueri , dal radicale di "separare, deviare, fare un giro, allontanare e allontanarsi", vale a dire, quindi costituita, di tralci divenuti dei separati e in senso traslato apostati e degeneri.
Questi separati, tra cui farisei e sadducei, hanno fatto diventare la vigna "gafen" originaria bastarda ossia straniera, estranea.
Il radicale , peraltro, sta per "essere danneggiato, guastarsi" onde per il termine si può anche pensare a "guastato () il corpo di Iah ", dato che il popolo d'Israele era ritenuto un corpo che manifestava e faceva conoscere in terra Dio Unico, IHWH.

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