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RICERCHE DI VERITÀ...

 
L’UOMO NUOVO:
SOGNO E REALTÀ D’UN ALCHIMISTA CRISTIANO

di Alessandro Conti Puorger
 

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RISURREZIONE SOGNO DEGLI ALCHIMISTI, REALTÀ IN CRISTO
Anche nel mondo egiziano c’è l’immagine del giudizio finale del morto e la dea Maat che su un piatto della bilancia in presenza del dio Anubi, mette la piuma della giustizia - leggerissima perché non misurabile in questo mondo - e sull’altro piatto il cuore dell’uomo con le azioni fatte in vita.
Già nel pensiero egiziano spiccava, infatti, la concezione di Ba, l’immagine dell’anima, il doppio spirituale dell’uomo, che potrebbe essere descritto come una specie di corpo stellare dell’uomo.
Per il mondo saremo morti, ma il nostro essere integrale lo portiamo via.
Ciò è quanto qui nel mondo è definito risurrezione dei morti.
E non finisce ovviamente così, l'idea è che il processo di perfezione continuerà in un’altra forma di tempo inimmaginabile da qui, che è in sintesi la vita eterna, e dotati del nostro corpo glorioso serviremo oltre il tempo in modo sempre più efficace la Vita.
Crescendo vi sono accenni nei sacri scritti che danno da pensare che avremo, su ordine che viene d’all’alto, di divenire portatori di progetti e di comandi nell’universo dimensionale dei livelli inferiori a quelli dove staremo e continueremo ad essere aiutati alla continua crescita dai livelli superiori che troveranno il modo di interagire con noi, in quanto la Vita è servizio ed in ciò si innesta l'idea degli angeli custodi.
"Beato quel servo che il padrone arrivando troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi." (Lc. 13,43s)
C’è la costruzione del Regno dei cieli in gioco e "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più." (Lc. 12,48)
È da leggere la parabola dei talenti, Mt. 25,14-30, inserita prima del discorso sul giudizio finale nel cui ambito è scritto: "Beato servo buono e fedele … sei stato fedele nel poco ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone." (Mt. 25,23) e c’è l’accenno che, se uno è cresciuto in qualche campo specifico delle realtà di cui parlo, sarà impiegato in opere importanti: "A chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha." (Mt. 25,29)
Poi c’è anche la controparte a monito, in cui s’intravede un regno negativo: "E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti." (Mt. 25,30)
Siamo cioè angeli in crescita e lo saremo realmente e si attuerà appieno il sogno di Giacobbe: "Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa." (Gen. 28,12)
Il principio alchemico, che ha guidato gli antichi nella ricerca di una porta del cielo per mettersi in comunicazione con mondi astrali che l’uomo di tutti i tempi ha pensato che esistono, ma non può dimostrarne l'esistenza, è definibile nel concetto: "come in cielo così in terra".
Quello che gli alchimisti hanno sognato, cioè che i mondi spirituali e i mondi materiali siano compenetrati fra loro e si congiungano grazie alla luce che impregna ogni cosa si verificherà e si è già verificato.
L’archetipo dell’individuo totale è stato spesso rappresentato con l’immagine di un corpo di luce, ed i Vangeli l’hanno attribuito al Cristo, primo degli uomini e Dio nel contempo e per mezzo di Lui il Padre ha dimostrato che la Sua sorte è possibile anche per noi e che la vita quaggiù è un necessario, ma conveniente passaggio: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me." (Mt. 11,38); croce come storia intesa come l'assumere interamente su sé il progetto esistenziale attribuitogli da Dio!
"Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà." (Mt. 11,39), che si può anche leggere come: chi segue il proprio progetto di vita si perderà, chi segue il progetto che ha seguito il Cristo la troverà.
La risurrezione è vedere la luce; cioè la nascita dell’uomo dal corpo glorioso di cui parla San Paolo:

- "Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza, si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale." (1 Cor. 15,42.43)
- "In un istante in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati." (I Cor. 15,52)

Un corpo di luce bianca che attualizza il "come in cielo così in terra" rovesciandolo in "così in cielo come in terra".
Sul collegamento delle vicende in cielo ed in terra segnalo:

- "A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli." (Mt. 16,19)
E la tiara o triregno dei pontefici ricorda l'esistenza di mondi inferi, terreni e superiori.
- la preghiera per eccellenza del cristianesimo che ci ha insegnato il Cristo stesso, Gesù di Nazaret, riportata nel Vangelo di Matteo (6,9b-13): "Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male", si chiede in definitiva l’attuazione senza ostacoli del disegno della volontà di Dio per tutti i suoi figli non solo in terra e c’è, così, evidente traccia di quanto gli alchemici hanno preso a loro motto.
Jung, s’interessò della figura del corpo luminoso nei suoi studi raccolti in "Il segreto del Fiore d’oro" affermando che se la prima metà della vita tende alla generazione e alla riproduzione, per perpetuare la vita fisica, lo scopo dell’esistenza spirituale, di solito privilegiata nella cosiddetta seconda metà della vita, sembra essere la generazione e la nascita simbolica di tale corpo dello splendore del diamante.
Anche nell’Opus alchemico si parla di un passaggio "dalla nigredo alla albedo" come trasformazione e purificazione della materia, che come scoria nel crogiolo viene purificata.
Gli alchimisti si riferivano al corpo di gloria, che sembra vivere dentro l’uomo e corrisponde, in campo biblico, a ciò che San Paolo definisce "Cristo in me".
Uno degli scopi dell’alchimia medioevale, frutto indubbio della kabbala ebraica, era appunto il recupero dell’uomo di luce nascosto nella materia.
L’immagine del corpo spirituale che emana luce bianca è una tradizione antica, si pensi all’aura dei santi, ed anche nella gnosi, ove un ruolo importante l’aveva la figura dell’uomo primordiale vestito di luce.
Zosimo dice che l’uomo terreno, di carne, porta in sé l’uomo spirituale.
Paracelso, medico e filosofo, ipotizza l’esistenza, d’un corpo semimateriale, immagine speculare di quello fisico, che chiama corpo sidereo o astrale: "Nella morte il corpo elementare va nella tomba col suo spirito, ma i corpi eterei vengono consumati nel firmamento."

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