DALLO SHE'OL, INFERI O ADE,
AL REGNO DEI RISORTI
di Alessandro Conti Puorger
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L'UOMO PER LA BIBBIA
Dio sta nei cieli, ed i "cieli" in ebraico sono gli
shamayim.
Questa, in definitiva, è una forma plurale; così, esiste il cielo fisico del 2° giorno della creazione sotto il firmamento e un cielo al disopra:
"Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno." (Gen. 1,6-8)
Questa è in definitiva una lettura di quella parola ebraica, da cui esce l'idea del due cieli e del fatto che all'interno della parola vi sono le lettere di acqua
mayim e mare
yam, precedute dalla lettera Sh dello splendore.
Tale lettera Shin o Sin, senza puntino di differenziazione, col suo segno indica delle specie di fiamme che sono come i raggi del sole che portano alle estremità la forza dell'essere, rappresentata da tre ?, indicanti una pluralità indeterminata, dipartenti da una linea di base che schematizza la sezione circolare della sfera solare (ved. Il sole ad Amarna di Amenofi IV).
Considerato che le lettere
indicano la parola "Nome", questo è il Nome di Dio che appunto per S.Paolo è il Nome più alto che esiste. (Filippesi 2,9)
Il cielo, perciò, visto come espressione visiva delle lettere, si può immaginare come il Nome che in seno ha
un'acqua di vita speciale.
Dentro c'è
la vita
;
così nel Nome i viventi che hanno vissuto staranno.
Ecco alcune citazioni bibliche sul cielo come sede di Dio:
- Salomone così s'esprime in una sua supplica: "Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona" (1 Re 8,30);
- "Così dice il Signore; Il cielo è il mio trono e la terra lo sgabello dei miei piedi." (Isaia 66,1a)
- "Essi videro il Dio d'Israele; sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile alla purezza del cielo stesso." (Es. 24,10)
I profeti vedono Dio, infatti:
- "Michea disse: Per questo ascolta la parola del Signore: Io ho visto il Signore seduto sul trono, tutto l'esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra." (1 Re 22,19)
- "Nell'anno in cui morì il re Ozia, io (Isaia) vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato... Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamava l'un l'altro: Santo, Santo, santo..." (Isaia 6,1-3a)
- "Dopo di ciò ebbi (parla il Giovanni autore dell'Apocalisse) una visione: una porta era aperta nel cielo: La voce... diceva. Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito. Subito fui rapito in estasi. Ed ecco c'era un trono nel cielo e sul trono uno stava seduto:" (Ap. 4,1s)
L'uomo poi è creatura speciale ed in ebraico la parola uomo, Adamo
,
ADM già implica A =
= Uno = Unico e DM = dam =
=
= "essere simile", cioè all'Uno simile, e se si recide la lettera
resta
che è "sangue".
La prima volta che si trova la parola sangue nel libro del Genesi è dopo l'omicidio di Abele, quando Dio disse a Caino: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo" (Gen. 4,10) e l'episodio palesa l'avvenuta recisione della comunione con l'Unico
,
tanto che il sangue
che esce dall'uomo
lo dimostra, perciò il sangue è come parlasse.
Nelle lettere d'uomo c'è però anche una promessa, che vivrà con l'Unico il quale per la Bibbia abita nella nube
,
cioè "nella nube
vivrà
",
ma prima occorre che l'Unico
aiuti i viventi, ricomunicando la sua somiglianza
,
ricongiungendosi col sangue
dell'uomo
.
Nel cristianesimo si verifica una svolta, che ha fondamenti biblici, confortati anche da quanto emerge dalle decriptazione di pagine e pagine di quei libri. L'Unico, tramite l'Unigenito
,
uguale ma distinto incaricato della creazione, per aiutare
i viventi
,
si fa uomo
così originererà
sangue
per loro e questo è segno efficace della nuova alleanza, cioè d'una rinnovata somiglianza di comunione; accade anche che "l'Unigenito
aiuterà
con l'acqua
"
e l'attesa è che l'uomo sarà salvato da un inviato da Dio che originerà sangue e acqua, come testimonia Giovanni nel suo Vangelo.
Ho voluto, così, con i significati evocati dai segni di quella parola ebraica, sintetizzare evoluzioni di pensiero che tanto hanno inciso sulla storia umana per far intuire che la lettura simbolica può aver dato spunti concreti.
Implicita già nei segni della parola uomo v'è una tensione per distinguerlo da ogni altro essere vivente; perciò deve avere un'anima particolare.
C'è un interessante versetto nel Qoèlet (III secolo a.C.) un libro sapienziale della Bibbia, che si domanda: "
Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?" (Qo. 3,21), il che evidenzia la domanda alla base della problematica della reincarnazione che s'era ormai affacciata nell'immaginario collettivo.
È da porre attenzione, allora, ai termini ebraici che definiscono "l'anima":
-
noepoesh, dallo stesso radicale "npsh" di respirare, alito, respiro, anima di uomini e d'animali, animo come sede dei sentimenti, desideri affetti;
-
nishamah - nishamat
,
dal radicale "nshm" ansare, alito soffio, spirito, anima, essere vivente.
Scrutando il canone ebraico della Bibbia, l'unico versetto in cui i due termini sono impiegati assieme è nel Capitolo 2 della Genesi, proprio ov'è detto del modo particolare con cui Dio creò l'uomo: "plasmò il Signore Dio l'uomo con la polvere della terra (rossa) e
soffiò nelle sue narici un alito
(
)
di vita e divenne l'uomo un essere
(
)
vivente." (Gen. 2,7)
Le precedenti volte che si trova
noepoesh sono in:
- Gen. 1,20 alla creazione dei primi animali, pesci e uccelli (5° giorno);
- Gen. 1,21 alla creazione dei mostri marini;
- Gen. 1,24 alla creazione del bestiame (6° giorno);
- Gen. 1,30 quando Dio parla di tutti gli esseri viventi eccetto l'uomo.
C'è poi un atto di Dio specifico: "
soffiò nelle sue narici un alito di vita"
Visivamente si vede il Volto di Dio
che soffia il nishmat
nella bocca
di Adamo; i segni dicono "a recare
fu
il soffio
a chiudergli
dentro
dell'Unico
col soffio
dello Spirito Santo
(
)
(la colomba) il Nome
lo segnò
per la vita
;
fu
un vivente
" e
oltre che "con l'energia
il Nome
li segnò
"
si legge "con l'energia
che accende
la vita
li segnò
".
Da quel momento l'uomo desidera rivedere chi l'ha creato "faccia a faccia" e che accadrà lo profetizza l'Apocalisse: "Vedranno la sua faccia e
porteranno il suo nome sulla fronte" (Ap. 22,4) confermando così quella lettura delle lettere di nishmat, perché l'anima torna al Nome che l'aveva segnata.
È perciò indiscutibile la volontà dell'autore del libro del Genesi d'evidenziare una peculiarità dell'uomo rispetto agli animali, per un esplicito atto di Dio che l'ha dotato di parte del proprio respiro, che è espressione antropomorfica per riferire il disegno d'includere l'uomo nella sua Santità e nella sua Luce.
L'autore del Genesi pone, peraltro, in evidenza che "
plasmò il Signore Dio l'uomo con la polvere della terra", che cioè usò materiale preesistente, ma nel contempo tiene ad evidenziare che ci fu un vero e proprio atto creativo.
È così l'uomo un essere particolare, in cui pur se esiste "un respiro" come negli animali, cioè plasmato dalla terra, da Dio è stato evoluto fino a dotarlo di un'anima specifica, "un alito divino" unico, proprio solo dell'uomo, in quanto chiarirà il Genesi (1,27): "Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina lo creò." e per "creò" usa
ed i segni, che dicono di più sulla parola, suggeriscono "da dentro
la mente
(testa) l'originò
":
Cioè lo progettò e l'attuò!
Implicita nelle lettere dell'anima-respiro animale
noepoesh c'è una lettura che ci parla di un istinto bestiale da combattere; infatti è come se vi abitasse una energia, un angelo, ma arrogante "l'angelo
superbo
".
Accade che proprio nel crearlo nel disegno di Dio c'è che l'uomo debba dominare quell'istinto, perché: "Dio disse:
Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte
le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra." (Gen. 1,26)
L'anima che Dio ha dato all'uomo è pura e tale l'uomo la deve tornare a Lui, l'altra parte è presa dalla terra e deve essere dominata e qui ecco il racconto di Genesi 3 del serpente che tenta Eva e poi Adamo, fondamentale per l'ebraismo e per il cristianesimo che vi leggono l'inserimento d'un estraneo nel rapporto unico e speciale dell'uomo con Dio.
Per il cristianesimo ne deriva il "peccato originale", e l'ebraismo, col Talmud suggerisce anche un rapporto sessuale del serpente con Eva, "madre di tutti i viventi" in cui entrò da veleno l'impurità che provoca la morte.
Per entrambe comunque l'uomo è stato "adultero" nei riguardi di Dio.
Per ricongiungersi con Dio vi sono tutti gli elementi, per la seguente sintesi:
- per l'ebraismo l'uomo può farcela se rispetta la Torah, consegnata da Dio a Mosè sul monte Sinai, e la morte sarà eliminata alla fine dei tempi con il Messia che recherà il dono della risurrezione, poi vi sarà il Giudizio;
- per il cristianesimo non basta la Torah, ma occorre la grazia dello Spirito Santo, tramite il battesimo, segno efficace che reintegra nel patto filiale di Dio Padre nel nome di Gesù Cristo, il Messia, prova n'è la vittoria sulla morte e sulla schiavitù per il veleno del serpente, ed alla fine di questa iniziata battaglia escatologica vi sarà la risurrezione per tutti ed il Giudizio.
Le due posizioni comportano diversità di riflessi sulla vita dopo la morte.
Tenuto conto che l'autore di quel testo del Qoèlet 3,21, al primo versetto si definisce figlio di Davide, ho decriptare quei 12 capitoli, che prima o poi presenterò, e nel testo nascosto proprio di quel versetto c'è un pensiero collegato alla problematica alla radice della separazione tra ebraismo e cristianesimo e ne riporto il risultato:
"
Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?"
"Ai viventi
è
dell'Essere
portata
la conoscenza
dello Spirito
dal Figlio
che sarà
nel mondo
in un uomo
ad entrare
d'alto
.
Al mondo
aperta
sarà
di Dio
la vita
.
L'alto
aprirà
il portato
Spirito
.
Uscirà
il bestiale
,
entrerà
la forza
nei corpi
della legge divina
che uscì
.
Sarà
di Dio
Vivente
il Cuore
nel mondo
che la potenza
della luce
farà scendere
."
Così, anche il testo del Qoelet, che può sembrare cinico e disincantato sulla vanità della sorte umana ha un substrato altamente teologico.
Le Sacre Scritture ebraiche (Kitvei ha kodesh), integralmente entrate nel complesso dei libri dell'Antico Testamento dei cristiani, sono a base della fede della vita oltre la morte:
- per l'Ebraismo, con le conferme recepite nel Talmud;
- per il Cristianesimo, con le conferme e le rivelazione del Nuovo Testamento;
- nel Corano, le Sacre Scritture ebraiche e cristiane sono richiamate.