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ATTESA DEL MESSIA...

 
SPIRITO SANTO E SANTITÀ
LA GRAZIA PORTATA DAL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 

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LA SANTITÀ NELL'EBRAISMO E NEL CRISTIANESIMO »

LA PRESENZA DELLO SPIRITO SANTO
La sorgente della santità è Dio e solo Lui la può comunicare agli uomini.

"Io sono l'Eterno che vi santifica." (Levitico 20,8)

Lo Spirito Santo " ruach ha-kodesh " è l'essenza divina che viene ad invadere gli uomini che parlano ed agiscono secondo la volontà di Dio.
Si pensi ai patriarchi ed ai profeti dell'Antico Testamento ed agli autori dei libri sacri che gli ebrei, come noi, credono scritti sotto impulso dello Spirito Santo.
Alcune volte la manifestazione dello Spirito Santo è eclatante e visibile.
Gli ebrei parlavano allora di Shekinah o manifestazione, cioè la "presenza" di Dio nella sua luce e gloria.
Al riguardo della Shekinah propongo la lettura del relativo paragrafo nell'articolo "Il marito della donna perfetta" articolo in .pdf nella rubrica "San Giuseppe".
Il roveto, il Sinai, la tenda del convegno, il Tempio di Gerusalemme, sono luoghi in cui si manifestò la Shekinà.
Racconta il libro dei Re, al Capitolo 8,10-13: "Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì il Tempio e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiervi il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio. Allora Salomone disse: Il Signore ha deciso di abitare sulla nube. Io ti ho costruito una casa potente, un luogo per la tua dimora perenne."
Da ciò il pensiero rabbinico che sostiene che la Shekinah non fu soddisfatta d'alcun posto in cui passò - il roveto, il Sinai, la tenda del convegno - fino a quando non scese in una casa rivestita di cedro, una dimora perenne e si stabilì nel Tempio, nel muro occidentale.
Il libro del profeta Ezechiele così profetizza: "Figlio dell'uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo agli Israeliti, per sempre... fra me e loro... solo il muro..." (Ezechiele 43,7.8)
Gli antichi maestri Giudei sostengono, la Shekinah, cioè la presenza di Dio, non s'è mai allontanata dal muro occidentale del Tempio, in quanto è scritto nel Cantico dei Cantici: "Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate." (Cantico 2,9)
Da ciò nasce la fede e tradizione del popolo d'Israele di pregare al muro del pianto che è il muro occidentale della spianata del Tempio distrutto dai Romani sotto l'imperatore Tito nel 70 d.C..
Nel Tempio di Gerusalemme, infatti, il Santo dei Santi era rivolto a ovest, direzione verso la quale si rivolgevano i fedeli durante il culto.
Il riferimento al punto cardinale suggerisce l'idea che la Shekinà è in opposizione al sole nascente e, quindi, ai culti solari dei popoli antichi.
È da ricordare ricorda che al momento del passaggio del Mar Rosso una nube agli ebrei illuminava la notte.
I Cristiani credono che Dio si sia manifestato, poi, in un Tempio, "non fatto da mani d'uomo", cioè nel corpo di Gesù, il Cristo, che fu rivestito del legno della croce, ma che è risorto e continua a fornire la sua presenza nella Chiesa che è il corpo in terra del Risorto; Lui è il diletto.
Gli antichi cristiani pensavano a questo abbandono del Tempio di Gerusalemme e della diffusione in tutto il mondo con l'episodio, raccontato nei Vangeli, della rottura del velo del tempio al momento della morte in croce di Gesù.
Nel libro apocrifo il Testamento di Beniamino è detto "Il velo del Tempio sarà strappato e lo Spirito Santo scenderà sulle nazioni come un fuoco che si spande."
Tra l'altro in ebraico muro "qir" è in senso figurato anche le parete del cuore come risulta in questo versetto di Geremia "Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Le pareti del mio cuore! Il cuore mi batte forte; non riesco a tacere, perché ho udito uno squillo di tromba, un fragore di guerra." (Geremia 4,19)
(Vedi: "L'epopea dell'arca del patto -Testi nascosti")
L'Israele di Dio è un Popolo santo, per lo Spirito Santo che Dio invia al popolo, riservato a proprietà esclusiva dal Signore per il proprio servizio ed ha la funzione d'intercedere per il mondo:

  • "Perché tu gli sia un popolo santo." (Deuteronomio 28,9)
  • "Siate santi perché io sono santo." (Levitico 11,45)
I sacerdoti sono santi, destinati al culto specifico "possiate discernere il santo dal profano, il mondo dall'immondo e possiate insegnare agli Israeliti tutte le Leggi che il Signore ha dato loro per mezzo di Mosè." (Levitico 10,10)
Il giorno in cui si legge la Legge è santo; infatti: Il sabato è per voi un giorno santo." (Esodo 31,14)

Domandò un discepolo ad un certo rabbi Natan "Che cosa si recita nel settimo giorno?" e questi: "Il Salmo: Cantico per il giorno di sabato - Salmo 92. È il giorno che è tutto riposo = sabato; in cui non si mangia, non si beve e non si commercia, in cui i giusti siedono con i diademi sul capo e si nutrono dello splendore della Shekinah, come è detto: "Essi contemplarono Dio e mangiarono e bevvero" (Esodo 24,11) a somiglianza degli angeli del servizio."
Nella tradizione ebraica (Genesi Rabbà), infatti, si dice che: "gli esseri celesti e quelli inferiori furono creati in un'unica occasione. Mentre quelli celesti sono nutriti dallo splendore della Shekinah, quelli inferiori non trovano da mangiare se non s'affaticano."
Ma dove per l'ebraismo, oggi, può trovarsi la Shekinah?
Dice Idra Rabbà nel libro dello Zohar: La Scekinah è in tre cose; nelle tavole, nell'arca e nell'armadio (aron) dove si tiene la Torah".
Le prime due sono perdute, ma il terzo, è ancora in tutte le sinagoghe, dove appunto ci sono i rotoli della Torah.
In parallelo per i cristiani c'è il tabernacolo in cui c'è il corpo di Cristo, compimento della Torah, sotto le specie eucaristiche.

È noto che il numero minimo di persone che occorre per una liturgia ebraica d'intercessione valida per il mondo è di 10 in ricordo della contrattazione d'Abramo con Dio prima della distruzione di Sodomia ove10 fu l'ultimo numero che fu proposto da Abramo quando disse "Non si adiri il mio Signore se parlo ancora una volta sola; forse la se ne troveranno 10 (di giusti). Rispose (Dio): Non la distruggerò per riguardo a quei 10." (Genesi 18,32)
Dice perciò rabbi Yiscmà: Ogni volta che dieci persone fanno ingresso in Sinagoga la Shekinah è con loro, come è detto: "Dio si alza nell'assemblea divina." (Salmi 82,1)
Da dove si deduce, però, che essa è anche con tre riuniti a giudizio?
Dal versetto: "giudica in mezzo agli dèi" (Salmi 82,2) e nel giudizio sono in tre: le due parti e il giudice.
Che sia anche tra due, donde lo sappiamo?
Perché è detto: "Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò." (Malachia 3,16)
Ma è forse anche con uno solo?
È detto:" In qualunque luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò ." (Esodo 20,24)

La Shekinah per l'ebraismo è sempre presente nei rapporti matrimoniali in quanto l'unione indissolubile di maschio e femmina è la sola che, nella sua pienezza possa dirsi divina: "E Dio disse facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza... Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò." (Genesi 1,1,26s)
Dice il Genesi rabbà del III secolo d.C.... non l'uomo senza donna, né la donna senza l'uomo e neppure entrambi senza la Shekinah.
La presenza della Shekinah sottolinea l'idea rabbinica della procreazione quale segno del favore divino, ma anche di dovere affidato all'Adamo primordiale ed ai successori.
A Hiyya ben Gamda, altro rabbì vissuto in terra d'Israele nel III e IV secolo d.C. è attribuito il richiamo di ricostruire, mediante il matrimonio, l'unità dell'immagine del Genesi.
Un uomo senza sposa, afferma, non è completo poiché è detto: "Li creò maschi e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini" (Genesi 5,2) Vale a dire che quando sono entrambi come uno solo possono dirsi uomo.

Il pensiero ebraico è che Dio continua a trasmettere al suo popolo lo Spirito Santo che in particolare è trasferito:
  • con lo scrutare la Torah e passa dal maestro al discepolo, come avvenne tra Elia ed Eliseo;
  • ai giovani fino ai 13 anni nell'insegnamento familiare, nella celebrazione della Pasqua in cui ha un ruolo importante la trasmissione della tradizione ai fanciulli, come pure in tutte le numerose feste della tradizione ebraica;
  • nelle scuole rabbiniche.
La gioia nelle feste con canti, musiche e danze sono segni che vi circola lo Spirito Santo e queste manifestazioni ebbero particolare importanza nel movimento chassidico, nato anche con intenti di protesta, intendeva provocare il risveglio religioso, fondato dal Baal Shem Tov in Polonia a metà del XVIII secolo e diffuso dal suo predicatore Dov Baer di Mezhirech, il "Maggid".
Al centro di ogni comunità chassidica v'era un capo carismatico, lo "tzaddik", al quale gli adepti attribuivano miracoli e lo ritenevano come un canale per far fluire nel mondo l'energia divina.
La gente era spinta a rimanere fedele a Dio ed ad avere esperienza di Lui anche nella gioia estatica attraverso il canto, la musica e la danza, tanto che per eccessi d'alcuni adepti fu tacciato anche di eresia.
Oggi s'è diffuso ed è cessato d'essere un movimento di protesta avvicinandosi all'ortodossia ebraica ed è diventato un'importante forza conservatrice che si oppone alla desacralizzazione moderna nella vita ebraica.
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