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È UNA STORIA D'AMORE
di Alessandro Conti Puorger

QUESTO FU L'INIZIO
Tra le Sacre Scritture giudeo-cristiane la Genesi, primo libro del Pentateuco per i cristiani e della Torah per i giudei, mentre pare esporre gli eventi dell'origine del mondo e dell'umanità che avrebbe avuto origine da "'adam" , la prima coppia di un maschio e di una femmina della razza umana, così recita:

"Dio disse: Facciamo l'uomo
a nostra immagine, a nostra somiglianza:
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,
sul bestiame, su tutti gli animali selvatici
e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.
E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
Siate fecondi e moltiplicatevi..." (Genesi 1,26-28)

Colui che qui parla che nella traduzione è detto "Dio", nel testo in ebraico è "'Elohim" , un plurale, l'assemblea delle potenze angeliche.
È subito messo in evidenza che:
  • solo per gli uomini è detto essere stati fatti ad immagine e a somiglianza di Dio, onde è sottolineata una sostanziale differenza tra razza umana e animali;
  • "'adam" , non è il nome del primo maschio (Dio non ha mai detto ti chiamerai Adamo), ma è la prima coppia umana, un maschio e una femmina, non ancora ben individuata, ma che è una unità nel pensiero di Dio,
  • non è escluso l'evoluzionismo, in quanto Dio per l'umanità usa materiale preesistente, ma il passaggio finale è opera di creazione come asserisce poi in Genesi 2,7 "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente."
Il portare alla perfezione questa coppia dipende dalla coppia stessa, perché occorre il loro sì, infatti, il moltiplicarsi passa anche attraverso la loro volontà.

Entrando nel testo ebraico si può osservare:
  • "A nostra immagine" è "besalmenu". A nostro modello traducono gli ebrei. Le lettere suggeriscono "dentro discese del Potente la vita " o "con dentro un'ombra della vita " di Lui. Una scintilla dello Spirito di Dio è nell'uomo. Questa è l'ombra che adombrò Maria. ("Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio." Luca 1,35)
  • "A nostra somiglianza" è "bedemutenu". Le lettere dicono "dentro d'aiuto nella morte energia si riporterà ." In tale parola, peraltro, si distingue la "demut" , la somiglianza che il cristianesimo ha preso alla radice del proprio messaggio; infatti, il Figlio di Dio che ha natura divina ha preso anche la natura umana, quindi, ha la completa somiglianza. Questa "demut" con le lettere allora dice che per gli uomini "il sangue porterà dalla croce ", indi, sarà a risorgere dalla morte , perché "la vita si riporterà nel Crocifisso ". In Gesù Cristo è stata data la prova che, grazie a tale somiglianza c'è "un impedimento/sbarramento alla morte ". Nell'uomo, quindi, c'è una scintilla divina che gli impedisce la morte totale. La somiglianza poi s'esplica, come chiariscono quei versetti, anche nel fatto che l'umanità ha l'insieme delle qualità maschili e femminili che rendono possibile la procreazione volontaria e non per istinto come è il caso degli animali, e questa, certamente, è a "somiglianza" del creare che fa Dio che opera volontariamente ed è il padre e la madre della prima coppia. In tal modo Dio delega la nascita d'altri individui alla coppia umana che esercitando volontariamente dei doni ricevuti collabora alla creazione di figli di Dio; infatti, Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi. Ciò fu vero anche nel caso del Figlio di Dio, Gesù di Nazaret, per la cui nascita Dio Padre chiese il sì, pur nella loro verginità, sia di Maria, sia di Giuseppe.
C'è però di più.
Spesso ci si sofferma solo sul fatto della procreazione, ma è anche da porre in evidenza che nella prima coppia in modo potenziale sussistevano in embrione tutte le qualità del Creatore.
In particolare, in modo ovviamente non esaustivo, Dio è:
  • giustizia e misericordia infinita;
  • è Santo;
  • è pieno di rettitudine, è retto;
  • è amore.
È così evidente che Adamo, la prima coppia, fu il nido dello Spirito Santo, quindi il Tempio dove Dio intende risiedere.

È così da concludere che la prima coppia era capace d'amare, era santa, aveva insomma accesa in sé una scintilla divina.
Era però anche dotata di corpo, come lo sono gli animali, ma aveva anche in sé la capacità di dominare gli istinti.
Ogni individuo della razza umana è, infatti, una sintesi indivisibile di spirito, anima e corpo e non nasce per propria volontà.
Sente impulsi ed istinti legati alle necessità del corpo, ma anche esigenze più alte ed aspira ad una vita piena.
Il suo corpo e la sua mente sono dotati di specifiche e particolari doti che lo fanno definire maschio o femmina, ma questi due tipi di uno stesso ceppo hanno una stessa origine e desiderio.
Le qualità maschili e femminili non sono però solo del corpo, ma anche psicologiche.
Pur se su ciò si sono formati tanti stereotipi relegando forza, coraggio, il tendere alla conquista al maschio e la dolcezza, la pazienza e l'accoglienza, alla femmina, questi sono solo orientamenti e tendenze prevalenti del rispettivo sesso, ma ognuno li ha in misura diversa e in qualche modo, sia pure ridotto; ognuno comunque ha doti della psicologia anche dell'altro sesso.
In ciascuno, maschio o femmina, pur dopo gli eventi catastrofici della "caduta" di cui al racconto di Genesi 3, c'è, pur se in forma inconscia di desiderio, "l'amore", vale a dire una tensione alla pienezza della vita, una scintilla che si può trasformare in un grande fuoco che non si consuma (Vedi: "Lo sposo della coppia nel matrimonio, roveto ardente") basta che nel rapporto tra i due cooperi l'opera catalizzatrice di Dio.

Il "midrash" della creazione dell'uomo nello stesso libro della Genesi propone che: "il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda..." (Genesi 2,18)
Fu così che gli presentò gli animali... "ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse." (Genesi 2,20b)
Per la vita fisica in questo mondo gli animali sono utili, ma per la vita anche dell'anima e dello spirito occorre di più.
Non bastava al maschio una femmina e alla femmina un maschio come accadeva con gli animali, ma occorreva che i due fossero uniti in una ulteriore realtà, un nuovo individuo, un corpo nuovo, formato dai due resi tra loro compatibili da parte di Dio con apposito atto creativo e poi riconosciutisi tali davanti a Dio stesso.
La traduzione della C.E.I. lo indica con "un aiuto che gli corrispondesse", che in ebraico è: "e'zoer kenoegeddo", letteralmente un "aiuto" "di fronte", vale a dire una persona da contro altare, in altre parole una persona di bilanciamento.
C'è, infatti, in quella espressione il senso d'equivalenza di qualità, un individuo che gli stesse di fronte all'altro della coppia in parità assoluta con caratteristiche necessarie e magari complementari.
Fu cosi che allora "Il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo." (Genesi 2,21s)
Possiamo proprio dire che Dio , formò, forgiò, costruì, l'aiuto che occorreva per l'uomo fosse esso maschio o femmina!
Questo aiuto non è più solo una femmina per il maschio, ma una donna "'isshah" che è anche il termine ebraico di moglie, e un "'ish" che come vocabolo vale sia per uomo, sia per marito; in definitiva, due fuochi , con Iah , cioè IHWH tra di loro.
Dio lascia libera la coppia e le dà tutte le possibilità di arrivare fino a Lui, cioè le dona la sua grazia, il suo amore, il soffio del suo spirito vitale.
Questo fu il primo atto di Dio sull'uomo che aveva creato, al maschio... dargli moglie e alla femmina... darle marito!
Questo modo di procedere non fu solo per la prima volta, ma si ripete in ogni matrimonio che Lui prepara.
Dio, in definitiva, creò e crea continuamente il matrimonio!
In un matrimonio secondo Dio gli sposi sono una creatura nuova, una nuova carne, "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,24)
Una nuova carne il che comporta una nuova psicologia e un nuovo spirito.
Non sono solo i due di prima che coabitano.

I rabbini del Talmud si chiesero di cosa s'interessasse Dio dopo la creazione?
Risposero col seguente midrash che riporto a memoria.
"Un matrona romana una volta chiese al maestro del Talmud rav Yosè ben Chalaftà cosa avesse fatto Dio dopo la fine della creazione del mondo. Il Saggio replicò che Dio era stato molto occupato a combinare matrimoni. La matrona restò sorpresa. Questo è ciò che fa il vostro Dio? Ma come! Posso farlo persino io! Ho molti servitori e serve; potrei accoppiarli in un attimo! Il Saggio le disse: Può pure sembrarti semplice, ma per Dio è un compito complesso come aprire le acque del Mar Rosso! La matrona se ne andò e fece mettere in fila i suoi tanti servi e serve quindi comandò: Tu sposerai questa donna e questa donna sposerà questo uomo, e così via. Il giorno successivo le coppie arrivarono tutte abbattute, alcuni anche feriti, perché questo uomo non era felice con sua moglie e quella donna non era felice con suo marito. La matrona mandò a chiamare rav Yosè e gli disse: Rabbi la tua Torah è vera." (Bereshit Rabbà 68,4)
(Vedi: "Famiglia santa, sorgente dell'uomo nuovo")

È da ritenere che i due coniugi che Dio unisce in matrimonio sono compatibili in quanto scelti da Dio stesso che, alla stregua della prima coppia, come suggerisce il racconto della Genesi, opera nell'inconsapevolezza della coppia medesima, in quanto... come Adamo, la coppia dorme... ma a ciascuno dei due è procurata... l'anima gemella.
Il Salmo 127 pare proprio riferirsi a questa situazione; infatti, è il Signore che forma le famiglie come sottolinea quel Salmo col dire: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno. Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza." (Salmo 127,1-4)

Dalla coppia tolse uno dei due lati e lo pose davanti all'altro.
E qui nasce con la traduzione l'idea della costola.
In effetti, nel testo ebraico è scritto: "Veiqqah 'ahat missal'otaiw", letteralmente "Veiqqah 'ahat" "prese una volta per sempre", e anche "ricevette una volta per sempre", in altre parole definitivamente ricevette, al fianco "missal'otaiw"; infatti, "sal'ot" è fianco o lato oltre che costola.
Se così si supera il concetto della costola anatomica e si pensa al " fianco, lato, banda", si può ricavare che "ricevette una volta per tutte di fianco" è come un'immagine speculare; proprio un'anima, un corpo e uno spirito gemelli.
Unione indivisibile per sempre!
Lo conferma autorevolmente Gesù quando nel Vangelo di Matteo dice "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così." (Matteo 19,8)
E fu così che "Allora l'uomo disse: Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,23s)
Con l'uso delle lettere ebraiche poi si spiega bene perché il testo dice "La si chiamerà donna , perché dall'uomo è stata tolta."
L'uomo ora è chiamato "'ish" che si può leggere come "uno che è " come se prima non fosse nella pienezza dell'essere, e la donna "'ishah" , "una che uscì " sottinteso da quel uno .
Ciò porta a pensare al matrimonio perfetto di cui dice la lettera agli Efesini: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!" (Efesini 5,31s)
Sotto questa angolatura quei nomi di uomo e donna assumono una dimensione profetica:
  • "'ish" , "del primogenito che fu risorto ", ossia il Cristo.
  • "'ishah" , "dall'Unico alla luce uscì ".
In questo disegno d'amore per formare in terra con i corpi la dimensione celeste, però, fu provocata "la caduta" narrata al capitolo 3 del libro della Genesi dal tarlo di un avversario di Dio e dell'uomo che entrò nella prima coppia.
Questo entrando, come primo atto, provocò la separazione dei due e l'incolparsi a vicenda davanti a Dio.
A Dio che l'interpellava, infatti, "Rispose l'uomo: La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato." (Genesi 3,12)
Quel "La donna che tu mi hai posto accanto", pare confermare quanto s'è detto che piuttosto che costola è da pensare che una delle due parti della coppia è stata messe accanto all'altra.
In definitiva, a causa di quel tarlo sembra sparire l'amore.
Con ciò tutte le qualità divine furono indebolite e soppiantate dalle qualità dell'avversario che s'era presentato sotto l'aspetto di un animale, nella fattispecie di un serpente.
Questo serpente era però la manifestazione di un essere ribelle, fuggito, secondo la tradizione, dall'assemblea celeste che inoculò il proprio veleno con una potente energia che risultò permanente e perniciosa per la prima coppia e per le generazioni successive che nacquero da questa.

MATRIMONIO FONTE DI SANTITÀ
Tutte le funzioni spirituali psicologiche e fisiche che rendevano l'uomo e la donna ad immagine e somiglianza del Creatore super dotandolo rispetto agli altri esseri viventi della terra, perciò, si rattrappirono e nel ridursi le qualità tesero ad avvicinarsi a quelle animali.
Un'attenuazione dei poteri avvenne subito, ma procedette con un aggravamento progressivo nelle generazioni successive, in cui si ridusse gradualmente la durata della vita specialmente dopo l'evento del diluvio.
L'aspetto della comunione distintiva della coppia perciò sembrò sempre più limitarsi all'atto fisico dell'accoppiamento.
Le femmine per la loro ridotta forza fisica rispetto ai maschi furono facile preda della violenza di questi non più dominata da una retta coscienza.
La Genesi segnala situazioni di sofferenza della donna per l'istituto della poligamia venuto dalla discendenza di Caino (Genesi 4,17-24) e per quanto si deduce dai versetti Genesi 6,1-4 ove quei "figli di Dio" in effetti, sono i figli dei principi, dei potenti di questo mondo che esercitavano una forzata ius prime noctis, tanto che subito dopo al versetto 5 viene detto: "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre."
Fu così che Dio decise l'evento spirituale del "diluvio".
S'era conservata almeno la memoria dei tempi felici nei discendenti primogeniti della prima coppia che pur senza la pienezza dei doni cercarono di mantenersi fedeli alla memoria di quei tempi raccontati dai progenitori che invece negli altri era andata a perdersi passando le generazioni.
Per questi primogeniti, tra cui prima Enoch e per ultimo spicca Noè, la famiglia era importante.
Il racconto del "diluvio" da forza a questo pensiero.
Di fatto, quel evento salvò la famiglia dell'ultimo primogenito della prima coppia, lui, Noè con la propria unica moglie, i suoi tre figli, Sem, Cam e Iafet con le loro rispettive mogli, in definitiva quattro coppie, otto persone in tutto: "In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli..." (Genesi 7,13)

L'atto sessuale nel matrimonio era per loro divenuto un aspetto fondamentale della vita della coppia.
Era questo un momento segreto della coppia in cui di fatto c'era il momento magico dell'accettazione dell'altro, del superamento degli eventuali attriti, della rappacificazione, con il comune intento di affrontare con speranza il domani certi nell'amore di Dio.
È in senso fisico il segno di scambio d'amore che salda l'unione di spirito, anima e corpo della coppia.
L'evento raccontato dalla Genesi al capitolo 9, versetti 20-23, di Cam che entra nella tenda dei genitori che dormivano per il troppo vino e dei fratelli che comunque salvaguardano la riservatezza della nudità dei genitori stessi fa comprendere come il senso della famiglia fosse forte in quei salvati e come il Signore intendesse con l'evento diluvio proprio salvare la famiglia migliore per il mondo nuovo dopo il diluvio.
L'atto sessuale di una coppia consacratasi nell'unione davanti a Dio non è impuro, anzi è sacro perché consente la creazione della vita e la riunificazione di un'unità umana separata nella creazione in uomo e donna.
Il piacere che ne consegue è prova per il credente della bontà di Dio.
Questa è la visione contenuta nei sacri testi:

"Sia benedetta la tua sorgente, e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza: cerva amabile, gazzella graziosa, i suoi seni ti inebrino sempre, sii sempre invaghito del suo amore!" (Proverbi 5,18-19) e non pare che da questo amore sia tolto l'aspetto del rapporto fisico del donarsi che pare qui restare in tutta la sua pienezza e la sua gioia.

La scritta Gioia si un documento ebraico antico Il che fa comprendere come quello che è definito l'eros del Cantico dei Cantici è espressione di un rapporto sano, completo, di corpo anima e spirito di una coppia sposata.
La Bibbia, anzi, invita proprio a godere di questo amore che contiene in sé una benedizione salvifica che Dio ha riservato per due che siano uniti nel suo nome sulla terra: "Godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della tua fugace esistenza che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua parte nella vita e nelle fatiche che sopporti sotto il sole." (Qoelet 9,9)
Una buona vita di qua apre l'accesso anche ad una buona vita di là!

Nell'ebraico un modo per accennare al piacere sessuale integrale di una coppia in piena sintonia è con l'uso del radicale A'LS A'in-Lamed-Samekh come risulta da "Vieni, inebriamoci d'amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri..." (Proverbi 7,18)
Quel radicale è perciò usato per descrivere l'unione al vertice del piacere per entrambi i partecipanti.
Tale radicale è però usato poi solo altre due volte nella Tanakh, e precisamente nel libro di Giobbe:
  • 20,18 - "darà ad altri il frutto della sua fatica senza mangiarne, come non godrà del frutto del suo commercio..."
  • 39,13 - "Lo struzzo batte festosamente le ali..." o più precisamente" "L'ala degli struzzi batte festante ..."
In quel radicale A'in - Lamed - Samekh :
  • A'vin è indubbiamente la lettera dei sensi, del sentire, del vedere, dell'odorare, anche dell'agire soprattutto nel campo fisico.
  • Lamed , è la più alta di tutte le lettere e dà l'idea di potenza.
  • Samekh , è la lettera della pienezza, della circolarità.
Direi perciò che è innalzarsi () alla pienezza , sia con bassi sensi che con i sentimenti più alti .
È da soffermarsi su "L'ala degli struzzi batte festante ..." "kanaf rennanim ne'elsah" di Giobbe 39,13.
Gli "struzzi" se si va al radicale di "gridare, cantare, gridare per la gioia, giubilare" possono ben rappresentare i due amanti sposi nell'intimità del loro rapporto che implica corpo, anima e spirito.
Le lettere di dicono "i corpi/le teste/le menti inviano energia ", divengono una carne unica quella di un germoglio, di una prole .
Quel versetto di Giobbe 39,13 prosegue così: "...come fossero penne di cicogna e di falco" e sottilmente con "cicogna" "chasidah" porta il pensiero ad un rapporto "chased" di amore familiare.

L'orgasmo "o'neg", il godimento, dal radicale di "sollazzarsi, godere" è quando "si sente l'energia scorrere ".
Ogni generazione, perciò, è il risultato dell'insieme delle unioni sessuali psicologiche e spirituali di tutte le coppie.
Carenze in questo rapportarsi sarà manifesto nella generazione che nascerà.

La coppia degli sposi ha però bisogno di un tempo per conoscersi.
Il conoscersi, come termine biblico, implica una conoscenza "da'a" che deve divenire il più possibile competa "da'at" , quindi, implica anche l'unione sessuale, che se motivata però dalla sola attrazione sensuale non dà piena conoscenza.
Il conoscersi implica perciò soprattutto confrontare e condividere le scelte di vita, vale a dire "oltre le porte vedere " e queste porte dell'altro e di se stessi s'aprono col tempo .
Quindi il matrimonio si rafforza col tempo se sono in comunicazione tra i due tutte le componenti fisico, psichiche e spirituali.
Ciascuno dei due è un mistero per l'altro che si svela e che viene assorbito ed accolto con gioia pian piano, è il patrimonio comune della coppia, la propria ricchezza che la rende unica ed indivisibile.
Dalla coppia viene così maturata la certezza della "da'at" , vale a dire di avere "un aiuto nel tempo " della propria vita, garanzia ed embrione di un amore totalizzante che è stato riservato per una crescita impensabile fino all'Amore assoluto.

Torniamo alla prima coppia.
È da pensare lo sfacelo del loro rapporto quando dovettero uscire dal Paradiso terreste.
Quel tempo fu caratterizzato evidentemente dal rinfacciarsi l'un l'altro la disgrazia.
Questo scenario che pare alquanto oscuro sono però segnalati due colpi di luce, che fanno comprendere un retroscena di ricostruzione della coppia:
  • "Adamo conobbe Eva sua moglie , che concepì e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo grazie al Signore. Poi partorì ancora Abele, suo fratello." (Genesi 4,1s)
  • "Adamo di nuovo conobbe sua moglie , che partorì un figlio e lo chiamò Set." (Genesi 4,25)
La prima coppia dopo essere stata formata doveva perciò gradualmente arrivare alla conoscenza totale del faccia a faccia, cioè "panim le panim".
Con l'evento del mangiare della conoscenza del bene e del male in modo separato cadono le illusioni e misurano la loro diversità, quando si dimenticano che la loro unione è nel Signore.
La prima coppia si unì dopo l'uscita dal Giardino dell'Eden e nel "midrash" della Genesi, al capitolo 5 si trova: "Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. Adamo aveva 130 anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora 800 anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Adamo fu di 930 anni; poi morì." (Genesi 5,1-5)
I frutti prodotti dalla coppia subito dopo l'uscita dal Giardino dell'Eden quando all'inizio del capitolo 4 dice "E Adamo conobbe Eva sua moglie..." (Genesi 4,1) non sono da contare nella genealogia di Adamo, perché il primo nato Caino ha una propria genealogia separata in quanto uccise il fratello, o perché, come Abele, svanì rispettando il significato del proprio nome.
La Genesi là segnala un'anomalia; infatti, non è Adamo a dare il nome al primo figlio, Caino bensì pare essere stata Eva che disse "Ho acquistato un uomo dal Signore." (Genesi 4,1)
Per il "midrash" così Adamo fu separato da Eva per 130 anni, dopo la cacciata dal giardino, tempo lungo, ma necessario per la loro riconciliazione, infatti Adamo conobbe la moglie in modo nuovo: "Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set." (Genesi 4,25)
Questa conoscenza più avanzata finalmente è in grado di produrre un frutto che si conserva, Set, la colonna, il capostipite dell'umanità.
Quindi un certo grado di redenzione fu conseguito con l'atto di contrizione della coppia, soprattutto col perdono reciproco che a sua volta comportò una decisione di perdono da parte del Signore, segnalato da quegli ottocento anni che vissero ancora i progenitori, segno col numero 8 di una pienezza futura che il Signore stava preparando per l'umanità tutta intera con l'avvento del Messia.
D'altronde, questa forza del matrimonio fu l'esperienza d'Israele che ha operato per millenni cercando la propria redenzione nel matrimonio stesso e compiendo una continua opera di ricostruzione, conscio che il Signore ha occhio benevolo per chi ha il cuore contrito e vuole tornare a Lui, come dice il profeta Gioele: "Or dunque - oracolo del Signore - ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all'ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male. Chi sa che non cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una benedizione?" (Gioele 2,12-14)

Nella coppia però c'è il pericolo che subentri anche che il desiderio non sia un quel momento di entrambi e che la parte più forte esiga di scaricare i propri istinti pretendendo di fare la parte del padrone.
Un modo anche in ebraico di dire marito è "ba'al" che implica però il concetto di padrone, una frattura del vero amore che è il patto d'unione della coppia.

Per significare l'atto sessuale nell'ebraico biblico è in uso il radicale ShGL "giacere, coricarsi con una donna".
La prima volta quel radicale si trova in Deuteronomio 28,30 "Ti fidanzerai con una donna e un altro la possederà ...", cioè si coricherà con lei.
I profeti l'usano per ammonire il popolo come risultato dell'allontanamento da Dio, come in:
  • Isaia 13,16 - "I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi; saranno saccheggiate le loro case, violentate le loro mogli."
  • Zaccaria 14,2 - "...Gerusalemme... sarà presa, le case saccheggiate, le donne violentate..."
  • Geremia 3,2 - "Alza gli occhi sui colli e osserva: dove non sei stata disonorata?"
In Daniele 5 nei versetti 2,3 e 23 prende l'accezione di concubina.
Da quel radicale si ha "Shegal", una sposa di re come in Neemia 2,6 "Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse..."
Ciò che nobilita questo termine è che è citato nel Salmo 45,10 "Figlie di re fra le tue predilette; alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir" e questo Re è il Messia, "il più bello tra i figli dell'uomo" (Salmo 45,3)

Il Messia inaugura il Regno di Dio in terra.
Nel Cristianesimo la Regina è la sua Chiesa uscita dal suo costato e tutti i cristiani che lo desiderano profondamente sono la sua regina.
È quella per cui nel Cantico dei Cantici interpretato come canto tra il Messia e la sua Sposa, lei, la Regina, dice:
  • Cantico dei Cantici 1,2 - "Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore."
  • Cantico dei Cantici 1,4 - "Trascinami con te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo di te, ricorderemo il tuo amore più del vino. A ragione di te ci si innamora!"
  • Cantico dei Cantici 2,4 - "Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore."
  • Cantico dei Cantici 2,5s - "... io sono malata d'amore. La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."
  • Cantico dei Cantici 3,1 - "Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amore dell'anima mia..."
  • Cantico dei Cantici 3,6 - "Lo strinsi forte e non lo lascerò, finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre, nella stanza di colei che mi ha concepito."
  • Cantico dei Cantici 5,8 - "...Che sono malata d'amore!..."
  • Cantico dei Cantici 7,13 - "...ti darò il mio amore!"
  • Cantico dei Cantici 8,2 - "Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; tu mi inizieresti all'arte dell'amore..."
La visione della regina che s'appoggia al suo re, segno di rappacificazione dell'umanità che torna alla gioia originale dal deserto della vita che ha trascorsa fuori dal giardino dell'Eden, si trova nella conclusione dello stesso Cantico dei Cantici, quando così s'esprime: "Chi sta salendo dal deserto, appoggiata al suo amato? Sotto il melo ti ho svegliato; là dove ti concepì tua madre, là dove ti concepì colei che ti ha partorito. Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina! Le grandi acque non possono spegnere l'amor né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo." (Cantico dei Cantici 8,5-7)

Quelle lettere "Shegal" hanno per la "cabbalah" notevole interesse per il loro valore gimatrico, vale a dire per a somma del numero rappresentato da ciascuna lettera, pari a 3 centinaia, 3 decine e 3 unità:

= ( = 30) + ( = 3) + ( = 300) = 333

L'unirsi con la propria moglie, due più l'amore, porta a questo numero 333, e questo pare proprio indicare la figura, sia pura ancora in ombra, della SS. Trinità.
Una permutazione di quelle tre lettere è per "scendere".
Propone la figura quasi di scivolare sulle onde come paiono proporre i versetti che richiamano i riccioli dell'amata: "Le tue chiome sono un gregge di capre, che scendono dalle pendici del Gàlaad." (Cantico dei Cantici 4,1 e 6,5b) sono come "un'onda di luce ".

Un'ulteriore possibile permutazione di quelle lettere è "sheleg", "neve".
Il radicale di quelle tre lettere è passato così da un atto consueto familiare del dormire insieme di un uomo e una donna per celebrare sul talamo nuziale il dono reciproco di sé all'altro ci porta ad una parola che indica la purezza più alta nella Bibbia, la neve, il candore opposto al peccato.
Quel semplice coricarsi sponsale nell'intimità della propria casa pare, così, quasi capace di indurre il Signore a perdonare i peccati della coppia.
Una conferma in ciò sta che nella tradizione ebraica.
I fidanzati, prima del rito del matrimonio fanno ciascuno per proprio conto il bagno rituale nella vasca "miqwah", indossano una veste bianca "kotonet", e la coppia è considerata pura da ogni peccato, come appunto fosse una nuova creazione.
Celebri sono questi due riferimenti sulla neve e la purificazione:
  • Salmo 51,7-10 - "Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza. Purificami con issopo e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato."
  • Isaia 1,18 - "Su, venite e discutiamo dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana."
Il Signore per evitare all'umanità la vita eterna nella sofferenza se in quella situazione di schiavitù la coppia primigenia avesse mangiato dell'albero della vita, fece uscire i progenitori dal Gan Eden.
Questa "cacciata" per subdolo suggerimento da parte del nemico fu fatta vivere ai due progenitori come una separazione dal Signore.
Del resto la coppia s'era resa conto del proprio decadere quando il libro della Genesi segnala "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture." (Genesi 3,7)
Si erano messi all'ombra delle foglie, quelle che coprivano il serpente che parlava loro vicino l'albero, come se avessero perso "l'ombra" del Signore.
Il potere del serpente passò dai sensi all'inconscio stordendo la coscienza e l'intelletto come una pozione tossica.
San Paolo nella lettera ai Romani scrivendo: "Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 8,38.s) pare proprio certificare che ciò non fu così per quanto ritarda il Signore.
Il Signore, peraltro, aveva cercato di farlo capire quando "...fece all'uomo e alla donna tuniche (Kotonet) di pelli e li vestì." (Genesi 3,21)
"Egli stesso li vestì per dimostrare che li amava ancora, malgrado il peccato." (Rabbenu Beknayé), cioè al ravvedimento era pronto a ricoprirli ancora con la sua ombra, ma l'uomo non comprese, perché obnubilato.
Un'opprimente percezione di separazione e di lacerazione dal Creatore così cadde sulla coppia.
Questa con tutte le proprie doti residue si dovette porre in umiltà a raccogliere i cocci di un'esistenza che sembrava ormai senza guida.
In lei nella propria carne, intelletto e anima, però lo Spirito di chi l'aveva creata, aveva impresso un sigillo che superava i dubbi.
L'amore dell'Eterno non si poteva spegnere, prova era che erano ancora vivi.
Gradualmente si risvegliò la collaborazione tra i due come unica risorsa di frescura per proseguire il vivere fuori dal giardino.
L'ultimo forte livello esistenziale, quello della carne, "basar" in ebraico, che era rimasto alla coppia, essendo l'uomo un essere non scindibile, aveva accesso anche agli altri livelli, psiche e spirito dell'uomo, onde di fatto era la via per cercare la redenzione.
Prova ne è che la risurrezione finale coinvolgerà anche questa, la carne, come può dedursi dalla Sacra Scrittura:
  • Salmo 84,3 - recita: "L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore. Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente."
  • Giobbe 19,26 - tradotto dall'ebraico dice così: "Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, dalla mia carne vedrò Dio ", infatti è scritto "Mi basari 'echeze 'Eloha", che tradotto significa "dalla mia carne vedrò Dio", il che pare appunto esprimere un'unione tra una consapevole vita corporale compresa la sessualità e una evoluzione spirituale.
  • - 1Corinzi 15,42-44 - "Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale..."
Si tratta di riattivare nella carne la scintilla d'eternità che c'era in Adamo, dando così nuova luce al piano spirituale superiore, uscendo dalle sole contingenze istintive del corpo e dai fantasmi psichici della paura per cercare di rientrare a comprendere la volontà di Dio.
Si aprirà così una spirale positiva, un mondo nuovo, entrando nel Suo timore, che va da un sacro rispetto ad un colloquio filiale anche col corpo, guidato ad entrare nella psicologia e nella spiritualità superiori, passando così da animale ragionevole ad essere consapevole, quindi a figlio del Padre ed infine a sposa del Signore.
Solo per la presa di coscienza di tale scintilla si possono riattivare alcune potenzialità insite nel piano spirituale che fanno sì che "Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi". (Salmo 92,15)

I cabbalisti ebraici annettono grande importanza alla carne "basar" come fosse la fucina alchemica in cui è da realizzare la grande trasmutazione alchemico-spirituale.
In particolare ciò avviene nell'unione della coppia quando, dettata non solo dalla "Forza" del desiderio "Ghevurah", ma anche dall'Amore "Chesed" e dalla consapevolezza della propria natura spirituale "Da'at", s'attiva nella coppia un livello di coscienza "unificante" che l'innalza verso Dio.
Si verifica così l'accennata permutazione da "Shaga" il "giacersi", in "Sheleg" , "neve" che è elemento puro, segno che la sessualità dal livello animale è innalzata a sessualità "consapevole", indi a spiritualità partecipando all'amore divino - "Chesed".
Il racconto di David travolto dalla passione per Betzabea, che lo portò a addirittura a farne uccidere Uria, il marito, per giacere con lei, insegna che poi si elevò nobilitato dalla richiesta di perdono "Purificami con issopo e sarò mondo, lavami e sarò più bianco della neve" (Salmo 51,9) accolto dal Signore tanto che Betzabea divenne la Regina.
La lettera agli Ebrei dà una conferma dell'idea che per la redenzione occorre passare dal fare la volontà nel corpo ed in particolare da parte di un corpo perfetto non toccato dal peccato: "Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà. Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre." (Ebrei 10,5-10)
Perciò il massimo per una coppia umana è essere sposata con Gesù onde passare a fare la piena volontà del Padre.

DAL CAOS ALLA PERFEZIONE
Per l'ebraismo rabbinico la creazione di Adamo avvenne nel 3760 a.C., quindi in un tempo relativamente recente.
Eppure la scienza retrodata a vari miliardi di anni il big bang della creazione del mondo e poi a milioni di anni la nascita del primate uomo.
Forse che il libro della Genesi parla di una creazione particolare?
È al riguardo da porre attenzione al fatto che il libro della Genesi inizia con una lettera che ha il valore di numero 2, la B = di "ber'ashit" che è anche la prima parola della Bibbia visto che quel testo è al primo posto del libro.
Vista l'attenzione scrupolosa alle lettere da parte dell'autore sacro tale fatto è forse da considerare una traccia per farci uscire dal racconto meramente fisico della narrazione della creazione del mondo della Genesi, per approdare ad un racconto allegorico che vuole segnalare uno specifico intervento divino atto a provocare una seconda creazione capace di dare ordine alla prima che comunque più o meno ha seguito quanto sta intuendo e provando la scienza.
D'altronde i primi due versetti del libro della Genesi si possono anche interpretare come se la terra fosse già esistente "In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe (tohu ) e deserta (bohu ) e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Genesi 1,1-2)
Quel primo mondo risultato di tanti mondi precedentemente distrutti era appunto il mondo del Caos "Olam ha Tohu".
Ovviamente non è messo in discussione che Dio ha creato la materia dal nulla nella creazione n° 1, ma quel "tohu va bohu" pare proprio suggerire che il mondo fosse preda di confusione e che in questa seconda creazione Dio avrebbe usato materia già creata.
Lo Spirito di Dio aleggiò sulla faccia delle acque come fece la colomba sul mondo nuovo dopo il diluvio e come fece sull'uomo nuovo, Gesù di Nazaret, al momento del battesimo.
Lo Spirito, il "Ruah Elohim" sarebbe, infatti, l'autore della rettifica della creazione precedente.
(Vedi: "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico" articolo in .pdf nella rubrica "Ricerche di Verità")

È da pensare all'influenza della cultura egizia e quindi agli influssi di quella complessa cosmogonia in cui esiste anche il dio Seth, rappresentato di colore rosso e con testa di sciacallo.
Il dio Seth Questi era il dio del deserto, il dio del caos, adottato come protettore da parte degli Hyksos che appunto portarono confusione nelle dinastie dei faraoni.
Seth secondo quella mitologia s'oppose al fratello Osiride; lo uccise e ne smembrò il corpo.
Lo sciacallo é considerato un animale furbo perché sta sempre a testa alta per guardare lontano a fa pensare all'altro animale furbo citato dalla Genesi che fu causa di caos: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto." (Genesi 3,1).
Astuto là è scritto "a'rum" e le lettere permettono di commentare: " si vede innalzarsi ", oltre che "un nemico si porta ai viventi ".
Questo dio rosso in contrapposizione al fratello fa venire alla mente Esaù, chiamato anche Edom, il rosso che s'oppone a Giacobbe.
Esaù, perciò, rappresenta i mondi del caos che venivano ciclicamente distrutti, e la "cabbalah" chiama quei mondo del caos "Malkhut Edom".

Quando viene creato il mondo alla conclusione del primo giorno il testo Genesi 1,5 dice "vaiehi a'reb vaiehi boqoer" "E fu sera e fu mattina".
Da ciò gli attenti commentatori ebrei visto che la lettera "vau" è di collegamento tra un racconto passato e uno presente, propongono che si può concludere che ci furono mondi prima di questa creazione; quindi Dio li avrebbe creati e distrutti come ha ritenuto opportuno.
Nel Talmud in Masechet Shabbath capitolo 9 è scritto "Quando Mosè va da Dio a prendere la Torah gli angeli chiedono al Signore: Cosa ci fa qui un uomo a prendere la Torah, da te conservata 974 generazioni prima della reazione del mondo?"
Ora Mosè era la 26a generazione e il Salmo 105 recita "Ricorda sempre la sua alleanza: parola data per mille generazioni..." (Salmo 105,8)
Onde Rashi lì in quel passo del Talmud commenta che 1000-26 è 974 e queste sarebbero generazioni precedenti alla creazione trattata dal libro della Genesi.

Nel mio articolo "La durata della Creazione" ho peraltro evidenziato che la durata dei 7 giorni pensata dall'autore dello scritto della Genesi corrisponderebbe alla durata della precessione degli equinozi e ogni periodo completo di 25.920 anni, in cui i cieli ritornano nella stessa posizione, si potrebbe considerare la durata di una creazione.

I sapienti ebrei hanno immaginato che quei mondi si basassero unicamente sul giudizio, cioè sulla valutazione accurata del merito e del demerito.
I difetti venivano perdonati solo se c'era merito, ma siccome la perfezione è solo di Dio i debiti s'accumulavano in continuazione finché risultava che il male era totalmente superiore al bene, e così Dio, l'Elohim giudice, che giudicava con totale severità si ritirava e il mondo crollava.
Il mondo del Caos circa il male e il bene era entropico, nel senso che il male cresceva e si accumulava mentre il bene era sterile.
Il mondo dell'ultima creazione, quello di cui ci parla la Genesi sarebbe però quello della "Rettificazione" ed è un mondo anti antropico nei riguardi del bene e del male.
In questo secondo mondo, basato sulla misericordia di Dio, che infatti si presenta col nome nuovo di IHWH, il bene, si riproduce... dando anche il centuplo. (Quando Dio si manifesta a Mosè nel capitolo 3 del libro dell'Esodo si presenta come IHWH il misericordioso perché premette: "Il Signore IHWH disse: Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze." Esodo 3,7)
Il questo mondo accade che debiti, errori e peccati da Dio vengono condonati, come è esemplificato nella parabola del Vangelo: "...il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito." (Matteo 18,23-27)
Il male in genere è sterile, ma ha potere quando si riveste di bene come insegna l'episodio della caduta: "Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò" (Genesi 3,6) e si riproduce se si traveste da bene, facendone una cattiva imitazione, come la scimmia può fare di uomo.
In questo mondo ha valore la conversione che nell'ebraismo è detta "teschuvah", presa di coscienza della sofferenza causata dai propri errori e conseguente positivo cambiamento del modo di vivere per il ritorno alla volontà del Signore.
La buona notizia della Torah è che si può cambiare.
Dio diviene compartecipe della vita di chi intende entrare in un positivo cammino di cambiamento, infatti, è esemplare il passaggio dalla schiavitù alla libertà dei primi Israeliti che accettano l'alleanza con Dio che aggiunge forze gratuite all'uomo per cambiare in meglio la propria esistenza.
Sì, la legge è severa, le "mishvot" attuate portano punteggi favorevoli, ma ciò che manca lo aggiunge Dio che alla fin fine perdona i peccati.
Si pensi al giudizio/perdono annuale di "Yom Kippur" o Giorno dell'Espiazione che ricorda il perdono di Dio dal peccato del vitello d'oro - e rende possibile questo mondo che altrimenti a causa del male verrebbe distrutto.
Nel cristianesimo poi ciò è ancora più palese col sacramento della penitenza a cui si può ricorrere anche frequentemente.
Il tutto attinge al sacrificio di riscatto di Cristo.

E stato prodotto anche questo ulteriore commento collegando "ber'eshit" con "Israel" pensando che quella prima parola può vedersi come esordio che racconta che "dentro una testa/un capo l'Unigenito ha posto " e questa testa/capo è Israele : "c'è un capo/testa per Dio ".
Con un commento del genere i saggi d'Israele rafforzano il pensiero che la Genesi non starebbe parlando della prima creazione, ma della seconda dove nascerà Israele, la comunità di chi è cosciente che sta andando verso la rettificazione e che opera in questa direzione, con l'aiuto di Dio, certa che vincerà le leggi dell'entropia del mondo fisico, impedendo al male di vincere.
Israele è così la comunità di coloro che sanno che stanno andando verso la rettificazione, che hanno deciso d'operare secondo la volontà di Dio, superando il pensiero comune di fare le cose solo per se stessi.
Di fatto sono i discendenti di Abramo l'Ebreo, appunto "dell'altra riva", che con pochi stava da un lato del mondo quando il resto dei popoli erano sul versante opposto della fede, della moralità, della condivisione sociale, mondo che Abramo con i suoi discendenti, i figli nella fede, è chiamato a "correggere", a "riparare" con opere concrete appoggiandosi a Dio.

Del pari però di "ber'eshit" si può pensare che Dio "Una casa per il corpo della donna/moglie () fu a scegliere ".
Si deve allora concludere che questa moglie è "Israel" di cui fa parte chiunque in terra intende "essere il corpo di Dio ", cioè Dio creò il mondo per una sposa e l'alleanza scritta è la Torah, una "ketubbah" contratto vero e proprio di matrimonio, che contiene che il regalo del marito per la sposa.
Perle particolari che confermano questa posizione sono i passi seguenti che si trovano nei profeti:
  • Ezechiele 16,8-12 - "Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio; ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta; ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo: misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo."
  • Isaia 54,5 - "Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra."
  • Isaia 62,5 - "Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te."
Nel cristianesimo il regalo è dato compiuto col Vangelo di Gesù Cristo, si legge infatti nel Discorso della Montagna: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento." (Matteo 5,17)
Lui è lo sposo!

In tutti e tre i Vangeli sinottici si trova questo episodio in cui Gesù è presentato proprio come "Lo Sposo": "Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?" E Gesù disse loro: Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno." (Matteo 9,14-15; Marco 2,18-20; Luca 5,33-35)
Risulta evidente così che Gesù intendeva avere un rapporto sponsale con la sua Chiesa.
Anche nel Vangelo di Giovanni per Gesù si trova da parte di Giovanni Battista l'accostamento alla figura di uno sposo: "Giovanni rispose: Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire." (Giovanni 3, 27-30)
Lo stesso San Paolo fa l'accostamento di Gesù allo sposo come in: "Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo." (2Corinzi 11,2)

È nota l'idea della "cabbalah" (Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" il paragrafo "La Bibbia segreta cercata dalla cabbalah ebraica") che Dio ha creato tutte le cose e si manifesta al mondo con 32 vie della conoscenza o vie del cuore ( = cuore = 30+2 = 32), costituenti emanazioni ipostatiche di Dio o aspetti della sua azione.
Queste 32 vie della saggezza sono costituite dalle:
  • 10 potenze, manifestazioni, o sfere d'emanazione, dette sefirot, che sono anche potenze creatrici del mondo, quali i 10 numeri naturali, corrispondenti all'insieme dei 4 elementi - Spirito di Dio, etere, acqua e fuoco - e delle 6 direzioni corrispondenti alle tre semidimensioni dello spazio, cioè le 4 direzioni terrene e le 2, alto e basso;
  • 22 lettere dell'alfabeto ebraico, cioè le consonanti mattoni base di tutto il creato e della stessa Torah ("Introduzione al Talmud e al Midrash", Gùnter Stemberger, Città Nuova - 1995).
Sono queste la risposta di Dio alle domande:
  • può sussistere un'esistenza diversa da Lui?
  • l'uomo limitato può arrivare a comprendere Dio, l'incomprensibile, l'inafferrabile, l'incontenibile?
Queste 10 sefirot o ampolle costituiscono l'albero sefirotico o anche lo "'Adam Kadmon", il progetto iniziale di uomo perfetto, ma l'immagine di questi dalla 4 sefirot in poi si ruppe e si formarono realtà in cui vi sono scintille, come piccoli frammenti di specchio di quelle ampolle originarie e spetta all'uomo provvedere per quanto può alla "tikkun", riparazione nella propria vita.
Da prima Dio aveva creato il mondo con il lato sinistro dell'albero sefirotico, quello del rigore, poi aggiunse il lato destro, quello dell'amore, ricreò il mondo e questi riuscì a sussistere.

Al termine del racconto della creazione si trova questo versetto sibillino che ha bisogno d'essere interpretato: "Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando." (Genesi 2,3)

In ebraico "che egli aveva fatto creando" è "'ashera bar'à 'Elohim la'asot".



Quel "che Dio aveva creato facendo" viene interpretato dai cabbalisti come "che Dio aveva creato per fare".
Una lettura delle lettere porta a "L'Unico accese un corpo . Nel creato Dio ha aperto l'esistenza ai viventi . Il Potente ad operare li ha posti ( = )."
La creazione, grazie alla libera di scelta del bene o del male che Dio voleva fosse implicita - albero della conoscenza del bene e del male posto nel paradiso terrestre e il serpente - ha la possibilità, per la libertà lasciata all'uomo, di qualcosa d'imperfetto e dipende dall'operare dell'uomo che può fare... bene o male.
Dicono quelli della "cabbalah" che nel giardino dell'Eden c'era una barriera chiamata Chashmal che divideva il mondo dell'entropia da quello in cui si accumula il male dal mondo della rettificazione e quando Adamo si cibò del frutto dell'albero del Bene e del male, fece un foro in questa barriera e parte dell'uno venne risucchiata nell'altro e i due livelli si mescolarono confondendosi.

Dio ha sì completato la creazione che può procedere con le leggi proprie insite nella natura, ma la sua rettificazione finale avverrà o con la collaborazione dell'uomo o imposta per azione celeste.
Questa azione celeste è l'azione del Messia che apporterebbe quanto manca al pareggio finale e quindi alla vittoria del bene sul male.
Dio comunque si attende che ciascun uomo sia attore del processo creativo e vi prenda parte con funzione di "riparatore" o "rettificatore" il che spiega quel "Dio aveva creato per fare".

Ancora i cabbalisti, giusta lo Zohar, all'inizio dell'Idra Rabba Qadisha, la Santa Grande Assemblea, ritengono che il capitolo 36 della Genesi relativo alla discendenza di Esaù detto Edom sarebbe un brano della Torah che riguarda anche l'esistenza di mondi precedenti.
Quei re nel contempo rappresenterebbero agenti naturali e cosmici che presiedettero al mondo del caos chiamato Edom, basato sulla legge della giustizia rigorosa, prima che regnasse un Re sui figli d'Israele.
Di questo capitolo Genesi 36, in altro articolo in .pdf "Malvagi salvati dai fratelli" di prossima pubblicazione nella rubrica "Attesa del Messia" ho fornito la decriptazione dall'ebraico con l'idea che ogni lettera sia una icona con le regole e i significati del mio criterio inserito in "Parlano le lettere".

LA DONNA MESSIANICA
Mi sono interessato in due riprese del Cantico dei Cantici, da molti ritenuto un canto d'amore profano tra due innamorati, ma inserito dagli ebrei e poi dai cristiani nei propri canoni delle Sacre Scritture.
Al riguardo vedansi gli articoli:
Il Cantico dei Cantici, come dice il titolo, in ebraico è un superlativo ed equivale a dire "il Cantico più bello".
Rabbi Aqibah (50-132 d.C.), grande maestro nella redazione del Talmud, infatti, avvalorò come "Santo" il libro del Cantico dei Cantici con questa sintetica frase: "Nessuno in Israele ha mai dubitato che il Cantico dei Cantici possa sporcare le mani (cioè sia spirato). Nessuno ha mai pensato a questo. Tutto il mondo non vale quanto il giorno nel quale è stato dato al popolo di Israele il Cantico. Tutti gli scritti sono Santi ma il Cantico dei Cantici è il Santo dei Santi."
Nella terminologia rabbinica, infatti, si dice che un libro "sporca le mani" quando è sacro e contiene la vera parola di Dio.
La Torah e tutti i libri del canone ebraico sporcano le mani, mentre un qualunque testo pagano "non sporca le mani", quindi quel testo pur se pare parlare di un amore con risvolti erotici tra un ragazzo e una ragazza in effetti parla dell'amore di Dio per il suo popolo.

Torniamo ancora a quella famosa prima parola del testo ebraico della Genesi con cui di fatto esordisce la Bibbia essendo quel libro posto come primo libro.
La parola "ber'eshit" di 6 lettere permutandole può corrispondere anche al seguente messaggio "ta'eb shir" "desiderò un canto".
Si può anche concludere che Dio provvide alla creazione perché desiderava sentir cantare... cosa?
Di fatto la creazione intera sta cantando.
Voleva sentire la musica emessa dalle sfere degli astri, i rumori del mare e delle cascate, il canto degli uccelli?
Forse si, ma è certo che desiderava sentire il canto d'amore da parte dell'uomo, la sua sposa.
Soprattutto cantare "con grazia".
La grazia viene da Lui per le opere buone, per il rapporto armonioso col prossimo, dandoci la giusta conoscenza, col dono della preghiera di lode e di ringraziamento, col l'atteggiamento, quando ce lo dona, con cui ci rivolgiamo gli uni agli altri.

Il primo atto di ringraziamento per la liberazione fu i cantico di Mosè a cui si associò la profetessa Maria, "Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere". (Esodo 1,15)
Il canto si eleva ogni volta che il Signore compie prodigi, "Allora Israele cantò questo canto: Sgorga, o pozzo: cantatelo!" (Numeri 21,17)
Il fedele vede che tutto è un prodigio e salvezza da parte del Signore della storia: "Lodate il Signore, acclamate il suo nome; manifestate ai popoli le sue gesta. Cantate in suo onore, inneggiate a lui, ripetete tutti i suoi prodigi... Cantate al Signore, abitanti di tutta la terra; annunziate ogni giorno la sua salvezza." (1Cronache 16,8-9; 16,16)
I Salmi sono poi tutto un invito al canto:
  • Salmi 9,12 - "Cantate inni al Signore... narrate tra i popoli le sue opere."
  • Salmi 30,5 - "Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome."
  • Salmi 33,2-3 - "Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, suonate la cetra con arte e acclamate."
  • Salmi 47,7-8 - "Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni; perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte."
  • Salmi 66,1-4 - "Acclamate a Dio da tutta la terra, cantate alla gloria del suo nome, date a lui splendida lode. Dite a Dio: Stupende sono le tue opere! Per la grandezza della tua potenza a te si piegano i tuoi nemici. A te si prostri tutta la terra, a te canti inni, canti al tuo nome".
  • Salmi 68,5 - "Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, spianate la strada a chi cavalca le nubi: Signore è il suo nome, gioite davanti a lui."
  • Salmi 96,1-3 - "Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi."
  • Salmi 98,4-6 - "Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso; con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore."
  • Salmi 105,1-2 - "Alleluia. Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi."
  • Salmi 147,7 - "Cantate al Signore un canto di grazie..."
  • Salmi 149,1-2 - "Alleluia. Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nella assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo Creatore, esultino nel loro Re i figli di Sion."
Anche i profeti invitano al canto:
  • Isaia 12,5-6 - "Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose grandiose, ciò sia noto in tutta la terra. Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele".
  • Isaia 42,10 - "Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all'estremità della terra; lo celebri il mare con quanto esso contiene, le isole con i loro abitanti."
  • Geremia 20,13 - "Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori."
Il profeta Geremia al capitolo 31 del libro omonimo, proclamando i 4 versetti per 4 volte "Oracolo del Signore, annuncia i giorni messianici, in questo modo:

"Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova . Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore: - porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: Conoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno , dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore, - poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato." (Geremia 31,31-34)

Sarà scritta una alleanza nuova una "Ketubbah" scritta nei cuori, tutti mi conosceranno con quel conoscere che riguarda il conoscere come un uomo conosce una donna nell'intimo e completamente.
Sono parole che evocano le nozze, il matrimonio del Messia con una giovane!
Questa giovane è l'umanità redenta!

Poco prima Geremia aveva pronunciato un altro oracolo:

"Oracolo del Signore. Pianta dei cippi, metti paletti indicatori, ricorda bene il sentiero, la via che hai percorso. Ritorna, vergine d'Israele, ritorna alle tue città. Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle? Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la donna circonderà l'uomo! Così dice il Signore degli eserciti, Dio d'Israele: Quando avrò cambiato la loro sorte, nella terra di Giuda e nelle sue città si dirà ancora questa parola: Il Signore ti benedica, sede di giustizia, monte santo. Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, gli agricoltori e coloro che conducono le greggi. Poiché ristorerò chi è stanco e sazierò coloro che languono." (Geremia 31,20b-25)

Sono da sottolineare i seguenti punti:

A) questa è la vergine Israele ;
B) questa donna circonderà l'uomo ;
C) coabiteranno di agricoltori e coloro che conducono le greggi.

Tali elementi si ritrovano tutti nel Cantico dei Cantici.

A) Quel Cantico riguarda una fanciulla nello sbocciare dell'età, quindi vergine per definizione; lo si comprende nella conclusione da "Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella nel giorno in cui si parlerà di lei?" (Cantico dei Cantici 8,8)
Quel quando "si parlerà di lei" riguarda, infatti, (vedi nota Bibbia Gerusalemme) il giorno futuro del matrimonio.
Si apre con ciò il pensiero comprende che tutto il Cantico sia il sogno comune di questo evento da parte di "Lui" e di "lei" quando finalmente sarà il tempo opportuno.

B) Poi per quanto riguarda quella "donna che circonderà l'uomo" in effetti si può anche leggere che la femmina, perché così invero lì è scritto, che si convertirà, cioè si cambierà, in un uomo forte.
Ora, guardando ai personaggi principali del Cantico, la parte femminile è forte e determinata come il suo Lui, nulla la ferma, niente viene prima del loro amore.
Lei, rincorre il suo amato e il suo amato rincorre lei, alla pari, come non era usuale allora che la libertà sessuale era molto condizionata, perciò, sotto l'aspetto del rapporto d'amore sono perfettamente eguali.
Si tratta di una "donna messianica", quella che aveva intravisto il profeta Geremia quando aveva scritto l'oracolo del capitolo 31 del libro omonimo, quella vergine Israele.
Questo pensiero della piena parità uomo donna nell'amore porta al seguente pensiero che si trova nel Vangelo apocrifo di Tommaso: "Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli, "Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno." E loro gli dissero, "Dunque entreremo nel regno come neonati?" Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno." (Vangelo di Tommaso 22)
Ho provveduto a decriptare l'intero "Libro della Consolazione" costituito dai capitoli 30 e 31 del libro del profeta Geremia nell'articolo in .pdf "Dal libro del profeta Geremia: Il libro della consolazione" inserito nella rubrica "Attesa del Messia".
Ciò che si consegue che un testo prettamente messianico.
In particolare il decriptato di Geremia dice 31,2 "Tra i retti entreranno dall'Unico a vivere con i corpi essendo la perversità dai viventi scesa. Dell'Unico nella grazia dentro rivestiti con i corpi si vedranno. I viventi con luminosi corpi saranno. Dalla porta saranno dell'assemblea le moltitudini ad entrare. Accompagnerà la sposa che col corpo camminando sarà portata da chi fu a risorgerne il corpo con la divinità."
È Lei la sua sposa quella che il Cantico definisce: "Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come un vessillo di guerra?" (Cantico dei Cantici 6,10)
Per questa sposa il Figlio di Dio lasciò la casa del Padre: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!" (Efesini 5,31s)

C) La giovinetta, evidentemente, proviene da famiglia di agricoltori e "lui" è un pastore "mi hanno messo a guardia delle vigne; Dimmi, o amore dell'anima mia, dove vai a pascolare le greggi." (Cantico dei Cantici 1,6.7)
Tali collocazioni d'origine, che si evincono chiaramente nelle ambientazioni delle varie scene, chiama alla mente la vicenda della inimicizia ben nota tra tali categorie - agricoltori e pastori - esemplificata nel capitolo 4 della Genesi con i personaggi di Caino e Abele e la coabitazione supporta l'idea della riappacificazione dei tempi finali, la pace del Messia.
Come conclusione l'amata, infatti, si definisce: "Così io sono ai suoi occhi come colei che ha trovato pace!" (Cantico dei Cantici 1,10b)

I VANGELI DELLE NOZZE
Dall'ebraismo la venuta del Messia è associata ad una festa in cui ci sarà un gran banchetto.
Isaia, infatti, profetizza: "Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. " (Isaia 25,6-8)
Questo riferimento chiaro alla risurrezione in modo inequivocabile collega questo banchetto alla venuta del Messia.
La parola ebraica che Isaia usa lì per banchetto è "miscettoeh" che richiama il "bere" , quindi è un simposio in cui il vino ha una parte importante.
Le vivande grasse e succulenti "shemanim" portano all'idea del giorno ottavo quello della domenica eterna, del primo giorno dopo il settimo, il giorno di una nuova creazione, appunto, il giorno della risurrezione finale.
La lettura di "miscettoeh" , lettera per lettera, viene così ad indicare che "i viventi risorti alla fine usciranno ".
È il banchetto della Sapienza di cui parla il libro dei Proverbi:

"La Sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città:
Chi è inesperto venga qui!
A chi è privo di senno ella dice:
Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza."

Quelle sette colonne su cui è fondata la casa della Sapienza si evincono dal profeta Osea che parla del matrimonio escatologico, quando è scritto: "oracolo del Signore mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone... Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio." (Osea 2,18 e 21-24)

Questi versetti di Osea c'insegnano che il vero matrimonio nel Signore è fondato e provato da 7 elementi uniti ed inscindibili: per sempre, giustizia, diritto, benevolenza, amore, fedeltà e conoscenza del Signore.

Nel Salmo che recitava Gesù sulla croce (Vedi: "I Salmi, conforto del crocifisso") c'è la visione escatologica del banchetto, nei giorni del Messia, quando "I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre!" (Salmo 22,27)

Tutto ciò premesso, il Vangelo di Giovanni pone l'inizio del ministero terreno del Messia al momento in cui Gesù di Nazaret esordisce con i suoi segni proprio in occasione di un banchetto di nozze, avvenuto a Cana di Galilea.
Il Vangelo di Giovanni racconta l'evento: "Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno vino. E Gesù le rispose: Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora. Sua madre disse ai servitori: Qualsiasi cosa vi dica, fatela. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: Riempite d'acqua le anfore; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: Tutti mettono in tavola il vino buon all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora. Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui." (Giovanni 2,1-11)

Per comprendere bene questo passo è da ricordare la conclusione del paragrafo precedente dello stesso Vangelo; lì Natanaele così si rivolge a Gesù: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d'Israele!" (Giovanni 1,49)
Gesù, di fatto, in quella occasione conferma d'essere il Figlio dell'uomo, l'atteso, ed al proposito ricorda il sogno di Giacobbe di Genesi 28,10-17 con queste parole: "In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo." (Giovanni 1,51)
Di conseguenza, è da tenere presente, che il "Messia", con tutta la potenziale attesa di Lui per un ebreo, con la madre e i discepoli, che poi costituiranno la Chiesa nascente, è presente come invitato a quel banchetto di nozze a Cana.
In questo contesto è da inquadrare il fatto che "la madre di Gesù gli disse: Non hanno vino. E Gesù le rispose: Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora."
Sì, il Messia avrebbe sposato l'umanità in un banchetto nuziale finale, ma questo non era ancora quel banchetto, molti eventi dovevano prima attuarsi, perciò non "Non è ancora giunta la mia ora."
Quella parola rivolta a Maria, "Donna" che in ebraico può voler dire anche "moglie", è sintomatico del pensiero profetico di uno sposalizio che implicherà Maria e i discepoli di Gesù, figura, infatti, della sposa, la Chiesa del Messia.
Non era l'ora del banchetto finale, ma era giunta però l'ora di iniziare i segni che avrebbero manifestato la sua gloria, infatti, aveva già iniziato a raccogliere discepoli attorno a sé.

Ketubah, contratto matrimoniale ebraico - i due sposi sotto il baldacchino Tornando a quel matrimonio a Cana, certamente secondo il rito ebraico le benedizioni di Dio erano state già invocate su quella coppia dal capo della sinagoga.
Il rito matrimoniali, peraltro consolidatosi nel tempo, procede in due fasi Qiddushin e Nissuin separabili fino ad un intervallo massimo di un anno.
Qiddushin ove lo sposo alla presenza di due testimoni validi legalmente, consegna alla sposa un semplice anello (prima erano monete d'oro), il rabbino recita la benedizione, lo sposo infila l'anello nel dito indice della destra della sposa con le formula: "Osserva, tu mi sei consacrata per mezzo di questo anello, secondo la legge di Mosè e di Israele".

Nissuin che presenta queste fasi:
  • consegna alla sposa del documento Ketubbah firmato anche dai testimoni degli sposi ove lo sposo specifica gli obblighi del marito nella realizzazione della vita coniugale e familiare nonché prevede la costituzione della dote per la donna, capitale da rilasciarle in caso di vedovanza e/o divorzio (g'erushin) (Esodo 22,15-16 e Talmud babilonese Ketubbot 56b, 110b ved. e Tobia 7,14) che se intervenisse comporterebbe un documento scritto detto "get";

  • si stende sugli sposi il "tallit" o il baldacchino "kuppah"... sotto l'ombra di Dio;
  • la coppia è benedetta con 7 benedizioni (di Rabbi Iehuda ben El'ai del II secolo d.C. nel Talmud B. Ketubot 7b-8 V secolo d.C., ma.);
  • benedizione del vino che gli sposi sorseggiano in apposito calice;
  • in sinagoga c'è un rito davanti al rotolo della Torah e il canto del Salmo 127;
  • lo sposo rompe la coppa di cristallo per ricordare che nulla può essere di totalmente felice dopo la distruzione del Tempio e pronuncia il verso del salmo 137: "Si paralizzi la mia destra se ti dimentico Gerusalemme";
  • gli sposi prima del banchetto s'appartano a segno d'inizio di coabitazione.
Le benedizioni ripetono: Benedetto tu Signore Dio nostro Re dell'universo, che:
  • hai creato il frutto della vite;
  • tutto hai creato per la tua gloria;
  • hai creato l'uomo;
  • hai stabilito che dal suo seme si perpetui il genere umano in eterno;
  • di gaudio fai esultare la città di Sion, perché, con gioia, nel suo seno tornano i figli a raccogliersi;
  • gaudio porti a Sion con i suoi figli. Fa' gioire questa amorosa coppia, come facesti con coloro che tu creasti nel giardino dell'Eden. Benedetto tu, o Signore, che dai gioia allo sposo e alla sposa;
  • hai creato l'allegria e la gioia, lo sposo e la sposa, la letizia ed il canto, la delizia e il piacere, l'amore e la fratellanza, la pace e l'amicizia... benedetto sei tu, o Signore, che fai gioire lo sposo e la sposa.
Nell'articolo intitolato "Lo sposo della coppia nel matrimonio, roveto ardente", la cui lettura integrale propongo come propedeutica al presente lavoro, in particolare, nel paragrafo "Il matrimonio figura del patto" scrivevo quanto segue.
Nel definire le proprie mogli negli episodi alquanto oscuri, Abramo e il faraone (Genesi 12,10-20), Abramo e Abimelek (Genesi 20), Isacco e Abimelek (Genesi 26) dichiarano "è mia sorella" e la stessa indicazione "sorella mia sposa" si trova 4 volte nel Cantico dei Cantici che l'ebraismo considera l'inno d'amore del matrimonio tra Ha-Shem, il Nome Santo e Israele:
  • Cantico dei Cantici 4,9 - "Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa..."
  • Cantico dei Cantici 4,10 - "Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia, sposa..."
  • Cantico dei Cantici 4,12 - "Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso..."
  • Cantico dei Cantici 5,1- "Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa..."
E evidente il collegamento al primo matrimonio che Dio sancì nel giardino dell'Eden e il termine "kallah" usato per sposa deriva da , radicale ebraico che significa "compiere, portare a compimento", concetto supporto al "midrash" della descrizione della creazione della sposa.
L'unione dell'uomo e la donna è il ricongiungimento voluto nell'idea originaria del Creatore che completa così il modello che aveva nella mente nel creare sia lui che lei destinati ad essere un unicum; così si può leggere l'idea "sorella mia sposa", "all'origine strappata () fu la sposa ".
Abramo e Isacco, vista così la cosa, non dicevano bugia!
Come aveva detto il profeta Osea (2,18 e 21-24) nel brano della promessa matrimoniale del Signore che ho già citato: "oracolo del Signore mi chiamerai: Marito mio... Ti farò mia sposa... E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio."
Il grano, il vino e l'olio sono i segni del Messia e ai cristiani ricordano l'olio dell'unzione, il sacro crisma del Messia e il pane e il vino dell'eucaristia.
Era un banchetto di nozze, ma mancava il vino, l'allegria e il libro del Qoelet propone: "Và, mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue opere. In ogni tempo le tue vesti siano bianche e il profumo non manchi sul tuo capo. Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace..." (Qoelet 9,7-9)
L'allegria, era stata invocata nella settima benedizione del rito nuziale.
C'era le condizioni perché, questa volta, a Cana di Galilea, il Dio d'Israele che era presente in carne ed ossa in Gesù di Nazaret a questo matrimonio, desse rendesse esplicita anche fisicamente in modo concreto e subitaneo la benedizione con un atto mirabile ed escatologico che fa presente il banchetto finale, e fu così che Gesù cambiò l'acqua in vino.

Circa il banchetto escatologico Gesù stesso poi ne parla con una parabola nel Vangelo di Matteo: "Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con questo ordine: Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze! Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale? Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti." (Matteo 22,1-14)

Questo banchetto di matrimonio sarà di fatto con ciascun fedele, che Lui ama: "All'angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen... Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono." (Apocalisse 3.14.19-21)

Ed ecco la visione finale!
"Udii poi come una voce di una folla immensa, simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: Alleluia! Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta: le fu data una veste di lino puro e splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi. Allora l'angelo mi disse: Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!. Poi aggiunse: Queste parole di Dio sono vere." (Apocalisse 19,6-9)

ISAIA 25 - DECRIPTAZIONE
Il capitolo 25 di Isaia è costituito da appena 12 versetti e contiene la profezia sul divino banchetto.
La chiave che m'ha mosso a decriptare l'intero capitoletto l'ho trovata nel versetto 6 ove è scritto: "Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati."

Il testo ebraico è il seguente:




Mi colpì che tra le lettere ebraiche avevo trovato il Signore e per ben due volte le lettere di Maria , di banchetto e di ottavo , cioè il giorno finale.
Ciò mi portò come collegamento alle nozze di Cana avvenute... dice il Vangelo di Giovanni nel terzo giorno, quindi non era ancora la sua ora, e poi al banchetto finale dell'ottavo giorno, in cui però in entrambi vi sarà Maria.
Questa fu la decriptazione che mi venne spontaneamente.

"E si vede alla luce del mondo il Signore . Giù da casa in un primogenito ha portato la scelta il Potente . Dalla sposa si vede in vita , è con la Madre , in una famiglia partorito . Questi esce per salvare () i tutti del mondo . La luce ai viventi inviata è stata dalla Madre . Per il banchetto () esce alla luce con Maria . Sorgono vivi lamenti alla Madre dai viventi per il nutrimento . Il Salvatore () per Maria ai consunti () abbattuti a versare è la vita ."

Riporto il testo tradotto in italiano dalla C.E.I.

Isaia 25,1 - "Signore, tu sei il mio Dio; voglio esaltarti e lodare il tuo nome, perché hai eseguito progetti meravigliosi, concepiti da lungo tempo, fedeli e stabili.

Isaia 25,2 - Poiché hai trasformato la città in un mucchio di sassi, la cittadella fortificata in una rovina, la fortezza degli stranieri non è più una città, non si ricostruirà mai più.

Isaia 25,3 - Per questo ti glorifica un popolo forte, la città di nazioni possenti ti venera.

Isaia 25,4 - Perché tu sei sostegno al misero, sostegno al povero nella sua angoscia, riparo dalla tempesta, ombra contro il caldo; poiché lo sbuffo dei tiranni è come pioggia che rimbalza sul muro,

Isaia 25,5 - come arsura in terra arida il clamore degli stranieri. Tu mitighi l'arsura con l'ombra di una nube, l'inno dei tiranni si spegne.

Isaia 25,6 - Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati.

Isaia 25,7 - Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni.

Isaia 25,8 - Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.

Isaia 25,9 - E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,

Isaia 25,10 - poiché la mano del Signore si poserà su questo monte. Moab invece sarà calpestato al suolo, come si pesta la paglia nel letamaio.

Isaia 25,11 - Là esso stenderà le mani, come le distende il nuotatore per nuotare; ma il Signore abbasserà la sua superbia, nonostante l'annaspare delle sue mani.

Isaia 25,12 - L'eccelsa fortezza delle tue mura egli abbatterà e demolirà, la raderà al suolo.

Qui di seguito presento i 12 versetti decriptati.

Isaia 25,1 - Dal Signore al maledetto che fu alle origini a confinarsi nel mondo, il più astuto che i viventi ha afflitto, un tizzone uscirà, un fuoco s'abbatterà. Sarà in azione da dono per tutti la Parola del Potente che inizierà ad agire per ristabilire la purezza nei corpi della legge, per iniziare la vita a portare degli angeli per riaprire la fede.

Isaia 25,2 - Così è sorto tra gli uomini, da un seno fu nel corpo il Potente a rivelarsi per lo scontro uscito a casa del nemico. Per percuoterlo la Parola del Potente uscì. La luce ai viventi reca da consacrato/nazireo. Fu a vivere al mucchio di rovine del serpente. Per il malvagio in pienezza è il Figlio uscito.

Isaia 25,3 - Da olocausto così inviato è. Un retto tra i bugiardi si porta. Così si vede dal seno ai ceppi del corpo essersi al termine portato. Fu in vita dal tiranno l'Essere Vivente. È la paura a portargli della rettitudine.

Isaia 25,4 - Così fu al mondo, fu l'Essere completamente dai viventi per metterli in salvo dal serpente; la mano potente ai viventi in azione ha portato per colpire il serpente. Dal Padre è stato portato, inviato da casa al nemico. Al serpente si porta in vita a stringerlo ad accerchiarlo. Esce il ventilabro alla contesa. Di un vivente chiusa in nel corpo abita la rettitudine. La forza dello spirito in azione con il corpo è sceso; sarà da piaghe colpito il verme, vomitato sarà dal corpo.

Isaia 25,5 - L'eletto dentro al fango s'è portato. Alla luce l'Unico ha recato il nazireo/consacrato. Fu in vita sulla paglia. È in azione alla distruzione da casa sceso del serpente alla caligine. Per colpire nei viventi è il male, con il corpo fu nel deserto di viventi, fu dai miseri del mondo.

Isaia 25,6 - E si vede alla luce del mondo il Signore. Giù da casa in un primogenito ha portato la scelta il Potente. Dalla sposa si vede in vita, è con la Madre, in una famiglia partorito. Questi esce per salvare i tutti del mondo. La luce ai viventi inviata è stata dalla Madre. Per il banchetto esce alla luce con Maria. Sorgono vivi lamenti alla Madre dai viventi per il nutrimento. Il Salvatore per Maria ai consunti abbattuti a versare è la vita.

Isaia 25,7 - Portatosi per divorarlo, in una casa partorito, questi uscito di persona è nel mondo al serpente. Reca per amore al mondo il velo dall'alto per la sposa. Si vide in vita essere stato dalla Madre portato, uscito a vivere in una capanna al mondo degli angeli la pienezza reca della rettitudine.
Uscirà in azione nel cammino la potenza che entrerà nei popoli pagani.

Isaia 25,8 - Distruggerà dal mondo la morte che il serpente con la lordura ha racchiuso. Riporterà la frescura al mondo il Signore. Sarà fuori portato dal sangue, si vedrà uscire il misfatto da tutti. La Parola inviata è dalla Madre portata di nascosto in una stalla. In azione in vita ha portato ad esistere un amo per l'ascensione della sposa dalla terra. Retta sarà l'esistenza al mondo portata, uscirà con la Parola.

Isaia 25,9 - E in un primogenito a vivere nel corpo in una casa s'è portato dai viventi. Entrò Lui al mondo da inviato per far uscire il dio del mondo, è ad opprimerlo. Questi il mondo rovesciandosi ha portato ad essere un letamaio. Si porta per salvare dall'angelo (ribelle). Si porta a colpirlo nel mondo. Il Signore per rovesciarlo si porta è per finirlo. A riportare lo splendore è del Potente, Al mondo riporta l'energia per gioire. Nel mondo abita in Gesù, che in croce porteranno.

Isaia 25,10 - Così è dal drago portatosi di nascosto dove sta. In aiuto il Signore dentro al mondo con un corpo esce. Questi al mondo porta da inviato l'aiuto ed alla luce da madre l'ha portato il Padre. Sotto è stato portato ad indebolirsi tra gli afflitti. Sorge tra gli uomini il Figlio. In una casa a vivere è, a vivente simile, inviato nel mondo.

Isaia 25,11 - E la Parola col corpo alla luce è. L'aiuto si è portato dentro, ad avvicinarsi si porta così la felicità, è bello il corpo alla luce esce per abbattere il serpente, alla fossa portarlo. Nel mondo bruciato dalla Parola sarà il serpente. In cammino ha iniziato a portare il segno e vedranno i viventi la maledizione che portata alla fine sarà, secondo il bisogno la porterà.

Isaia 25,12 - E in vita in una stalla una viva una luce in alto l'annuncia. Portò in un uomo la forza per spegnerlo, per abbatterlo, per demolirlo. Fuori dal cammino sarà spazzato il serpente dalla terra; in eterno alla polvere.

MATRIMONIO, FIGURA DI UN MISTERO
Il capitolo 5 della lettera di San Paolo alla comunità di Efeso così esordisce:

"Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore." (Efesini 5,1-2)

I cristiani perciò sono chiamati ad imitare Dio nella carità.
Tanto più nei propri matrimoni i cristiani ecco che sono chiamati l'uno per l'altra e viceversa ad imitare Dio nell'amore.
La sintesi della unione perfetta è "siate sottomessi gli uni agli altri." (Efesini 5,21) vale a dire perfetta parità nell'amore e nel servizio reciproco.
Questo amore in ebraico è detto "chesed" , sintesi d'amore disinteressato, e confidente, benevolenza, generosità, longaminità, attaccamento, perdono e devozione.
Dal ceppo di tale parola sono derivate "chasid" "benigno, misericordioso, pio" e "chasidah" "cicogna" ossia la pia, quindi i "chassidim" gli osservanti di Israele.
Dal punto di vista formativo della parola si può in essa trovare il concetto del radicale di "confidare, rifugiarsi" e di = di "consesso, circolo adunanza familiare per deliberare, consiglio e segreto".
Dal punto di vista delle lettere per si ha "stretti da un pieno aiuto " che rappresenta bene il rapporto che lega i due sposi nel matrimonio ed anche di "nascosto nel segreto ".
Tale parola si trova, infatti, nella promessa di matrimonio del Signore a Israele In Osea 2,21-22, promessa unilaterale del Signore, patto nuovo onde la Dio stesso garantisce l'osservanza dell'alleanza da parte della sposa a cui cambierà il cuore, come dice il profeta Ezechiele: "Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne, perché seguano le mie leggi, osservino le mie norme e le mettano in pratica: saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio." (Ezechiele 11,19s)
È una promessa al popolo e al singolo di diventare liberi, onde questi possono finalmente fare la Sua Volontà; quindi, impegno del Signore di liberazione totale dai condizionamenti che hanno avuto influenza per tutta la vita che hanno schiavizzato e ingessato i comportamenti che rendevano praticamente impossibile rispettare il patto.
Scrive il profeta Osea: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore." (Osea 2,21s)

Quello del "segreto" è proprio del rapporto intimo tra i due sposi della sfera totale corpo, anima spirito, solo di loro due, ove altri non entrano.
Questo segreto è proprio quella della loro camera segreta, la camera nuziale.
Seguendo questo pensiero del segreto e della camera nel Vangelo di Matteo ho raccolto questi versetti:
  • Matteo 1,19 - "Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto."
  • Matteo 6,3 - "...mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."
  • Matteo 6,6 - "...quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."
  • Matteo 16,17-18 - "...quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."
  • Matteo 6,21 - "Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore."
Il tesoro infatti si tiene in un luogo segreto.
Dice, infatti, il Vangelo di Luca al capitolo 2 che nell'infanzia del Salvatore:
  • Luca 2,19 - "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore."
  • Luca 2,51 - "Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
Queste note portano a considerare dapprima il matrimonio della Santa Famiglia di Nazaret, poi il Discorso della Montagna come sintesi del segreto dell'uomo con Dio suo sposo perfetto, quando l'uomo consente che abiti nel proprio cuore.

Il desiderio del Signore è di poter entrare in confidenza intima con ciascuno e l'allegoria più prossima per far comprendere l'intensità del rapporto desiderato è quello dello Sposo nei riguardi della Sposa.
D'altronde Lui ha fatto un vero patto d'amore con ciascuno, una vera e proprio patto scritto, una "ketubbah" (dal radicale "scrivere") in quanto "sul palmo delle Sue mani segnati dentro " siamo stati tutti.
Chi sente d'essere debole in lui può trovare forza, perché essendo Lui lo sposo sa bene che spetta anche a Lui quel: "trattate con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché partecipano con voi della grazia della vita." (1Pietro 3,7)

La preghiera di Gesù nel Vangelo di Giovanni ci assicura questa unione:
  • Giovanni 17,9 - E ora Padre "...non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi."
  • Giovanni 17,11 - "Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi."
  • Giovanni 17,22-23 - "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me."
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