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DECRIPTAZIONE BIBBIA...
DALLO SHE'OL, INFERI O ADE, AL REGNO DEI RISORTI
di Alessandro Conti Puorger
INTRODUZIONE
Nel complesso dei libri dell'Antico Testamento ci si potrebbe attendere che molte siano le pagine che trattino della vita oltre la morte; eppure non è così!
Ancor in minor numero sono poi quelle pagine se si escludono i libri scritti in greco, detti deuterocanonici, e ci si rifà solo al canone ebraico-aramaico.
Pur se la fede nell'immortalità dell'anima è insita in quei testi, poco però vi è detto, infatti, sulla sorte dell'anima individuale dopo la morte, anche se il legame fondamentale che tiene uniti quei libri è quello dell'anima col suo Dio.
Intendo perciò indagare e verificare le tracce che vi sono, senza ricalcare questioni note, ma per trovare spunti del perché la Bibbia sembra estraniarsi della vita dopo la morte, nonché del come e del quando.
La parte dell'essere umano che, per chi non è ateo, proviene dal divino, quindi è puro spirito, in attesa della risurrezione in forma corporea, alla morte sembra svanire come quando di notte ci si addormenta in un sonno profondo; perciò parlare d'un luogo fisico ove sono le anime pare un controsenso, però sono stati immaginati luoghi di residenza un po' da tutte le religioni, anche in quelle monoteistiche che si basano sulla rivelazione della Bibbia.
D'altronde l'uomo, per le difficoltà di parlare in astratto, ha attribuito a Dio forme antropomorfiche; il cielo e gli inferi sono così espressioni che servono a comunicare pensieri che travalicano le realtà esprimibili.
Di fatto, simili argomenti hanno trovato solo tardivamente - dopo il III secolo a.C. - grande sviluppo in libri, detti della letteratura "apocalittica", che però, salvo quello di Daniele, non fanno parte dell'Antico Testamento canonico, quali, i libri 1°, 2° e 3° Enoch, ma non m'interesserò di questi.
Il libro dell'Apocalisse del Nuovo Testamento pure s'allaccia a tale filone, in quanto le relative visioni sono un'apertura nel mistero dei cieli.
Ritengo però che nel testo biblico originario, letto in un modo particolare, vi sia la sorgente sotterranea di quanto poi emerso dalla letteratura apocrifa.
Intendo così affrontare il tema dando per scontato quanto è stato dedotto dall'usuale lettura del testo biblico, la Torah esterna rivelata (niglè), cercando anche in tradizioni e scritti successivi ebraici e cristiani, ma saggerò parole e lettere di quelle pagine per decriptazione, col metodo di "Parlano le lettere", per trovare una faccia della Torah nascosta sotto la superficie (nistar).
Al riguardo, per chi s'imbatte per la prima volta in questa rubrica, l'idea di fondo, esposta con continue conferme, è che quei testi hanno una ulteriore faccia che si può ricavare se si legge, con opportuna chiave e regole, ogni lettera delle singole parole del testo criptato, come ho chiarito a partire da "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", in quanto si riferiscono ad eventi verificatisi da vari millenni, scritte con i segni liturgici di quella lingua, fissati ormai praticamente nell'attuale forma da 22 secoli, ma che hanno mantenuto traccia della simbologia originaria.
Prima di procedere ad approfondire i testi con letture di secondo livello inizierò con un sintetico panorama dei pensieri dell'uomo sulla vita oltre la morte nel mondo extra biblico del periodo precristiano, nelle tradizioni ebraiche e nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Non sono nel tema le sensazioni della premorte raccontate da sopravvissuti.
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