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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
RITORNO AL SINAI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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AGLI USCITI DALL'EGITTO SI PARLA CON I GEROGLIFICI
La prima parola pronunciata da Dio sul Sinai fu "'Anoki", "Sono lo".
L'Eterno non usò l'ebraico, ma la lingua egizia che Israele allora conosceva bene; dico ciò perché erano da poco usciti dall'Egitto ove i progenitori degli Israeliti s'erano insediati oltre quattro secoli prima e c'era "La gente raccogliticcia, che era tra il popolo" (Numeri 11,4) che non avrebbe compreso un bel nulla se avesse parlato solo in ebraico.
Così almeno la prima parola che è l'essenziale veniva compresa.
Ho, infatti, trovato i seguenti geroglifici che significano:



"Sei mia proprietà", "Sei un mio parente"


Trapela così subito l'idea di un patto di sangue, di un'adozione, la volontà di un apparentamento tra Dio e l'uomo, di un matrimonio.
A questo punto col mio metodo in "Parlano le lettere" provo a leggere le lettere ebraiche separate di "'Anoki", ed ottengo: "origine dell'energia nel vaso sono ".
Che vuol dire?
È colui che ha riempito d'energia un vaso particolare.
Questa idea mi dico doveva essere ben chiara nell'immaginario egizio.
Essendomi in più occasioni interessato di questioni egizie imbattendomi con una allegoria del genere, mi viene evidente l'idea dell'orcio della dèa del cielo egizio, la dèa NUT, il cui geroglifico è come un tavolino che rappresenta la volta celeste su cui c'è un orcio e un pane .
L'orcio è il NU ed è pieno evidentemente dell'energia .
Di ciò ho parlato in "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico" in occasione del 2° giorno della creazione.


L'orcio sta per NU formato da N + due Iod = U; quindi l'orcio si può immaginare pieno di energia N e di vita Iod.
Ora in ebraico due Iod e una N è IIN, in ebraico "iain" "vino", perciò l'orcio è pieno d'un vino spirituale.
Cosicché il cielo si può immaginare come una mensa su cui viene offerto vino che è nell'orcio e il pane T .
Tutti avevano visto quella teofania eccezionale e attendevano venisse riportata la prima parola di quel Potente che l'aveva provocata, che dice:
Il dire da parte di Questi:

"Origine dell'energia nel vaso sono"

era asserire che chi aveva parlato era al disopra del cielo, più grande di tutti gli dèi dell'Egitto.
Poi avrebbero capito anche il resto!
Così quella immagine dell'orcio-vino e della pagnotta su nel cielo era per un ebreo - egizio il segno del Dio Altissimo.
Tale pensiero è ben atto a spiegare anche l'incontro di Abram con Melchisedek, in cui: "Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo." (Genesi 14,18)
(Rashi identifica Melchisedek con Sem figlio di Noè)

A quanto sto sostenendo c'è subito a supporto il fatto che appena dopo aver detto "'Anochi", il Signore ricordò proprio le vicende egiziane come a rafforzare anche l'idea di guardare il precedente termine "'Anochi" sotto l'aspetto egizio con queste parole: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile." (Esodo 20,2)
Dio, in quel modo conferma sono io l'Altissimo che ho vinto tutti gli dèi egizi, tema del resto asserito in lungo e in largo in queste citazioni attribuibili dalla tradizione a quel tempo storico:
  • Esodo 12,12 - "In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!"
  • Esodo 15,11 - "Chi è come te fra gli dèi, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi?"
  • Esodo 18,11 - "Ora io so che il Signore è più grande di tutti gli dèi, poiché egli ha operato contro gli Egiziani con quelle stesse cose di cui essi si vantavano."
  • Numeri 33,4 - "...mentre gli Egiziani seppellivano quelli che il Signore aveva colpiti fra di loro, cioè tutti i primogeniti, quando il Signore aveva fatto giustizia anche dei loro dèi."
Con quel pronome per "Io sono" peraltro, il Signore s'era rivolto ai patriarchi e gli Israeliti erano pronti a riconoscere la parola "'Anochi", infatti:
  • ad Abram era stata rivolta in visione questa parola dal Signore "Non temere, Abram. Io sono 'Anochi il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande". (Genesi 15,1)
  • ad Isacco era apparso una notte il Signore: "...e disse: Io sono 'Anochi il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te." (Genesi 26,24)
  • a Giacobbe del pari accadde che gli disse: "Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai". (Giacobbe 28,15)
È stato osservato che l'altro più semplice pronome ebraico "'ani" "Io sono" può facilmente portare, con una permutazione delle lettere, all'idea di annullamento "'ain" , mentre per "'anoki" ciò non è possibile, il che appunto è proprio evitato dalla lettera K = Kaf.
È importante qui allora soffermarci sul significato grafico della lettera ebraica K = Kaf ed al proposito richiamo il contenuto della relativa scheda nella colonna a destra di questo Sito.
Il segno ebraico quadrato = = K sposa entrambi le tradizioni della tazza e della mano a coppa.
Ciò che li collega è il fatto che la mano a coppa fu il primitivo contenitore usato dall'uomo per bere.
C'è quindi il concetto di pulito, di accogliente, di liscio senza peli e del dare.
Nel segno a fine parola il segno si distende divenendo una grande "dalet" ; c'è anche il senso di potenziamento della mano, cioè, "come una mano".


Per i qabbalisti tra le 10 la Sefirot più alta è la corona Koetoer.
Questa è "Come un fregio = " sulla testa di Dio, ma arriva col proprio potere diffusivo fino ai piedi della creazione, cioè al regno malhut ed è portata dal Re .
Questa qualità è la K = che è l'essenza della divinità che appunto è come un fregio = , termine che appunto con le sue lettere come si comprende bene allude alla Torah , l'aureola che le cinge la testa.
La "kuppah", il copricapo a forma di coppa rovesciata che gli ebrei si pongono da segno sulla testa, è parola che inizia con quindi Dio è immaginato dai qabbalisti anche Lui come un ebreo, ma con una corona, che pur sempre è a forma di coppa che segna la testa.
Questa qualità, essenza della divinità, la sintetizzo col termine di rettitudine, qualità liscia, pulita, identificabile proprio con la lettera Kaf che proveniente da Dio, entrando nell'uomo, redime l'uomo e il mondo.
La Koetoer si attua portando al mondo la
Significati base di K = : Coppa, piano, vaso, mano aperta;
traslati: liscio; retto, rettitudine.

Ulteriori conferme:
  • Per l'Alfa beta de-rabbi 'Aqiva: "Kaf è il palmo della mano del giuramento e quindi è da considerarsi in collegamento con la mano di Dio".
  • Per Sefer ha-Temunah: "Kaf è l'attributo del Regno... è il recipiente della Shekinah."
  • Marc-Alain Ouaknin: La lettera Kaf è il palmo della mano.
La Kaf riinvia in definitiva alla mano che si apre e che porge a tutti nello stesso modo e non fa differenza di persona.
Dio consegna la Torah!
Al riguardo è poi da considerare che il perpendicolo, i filo a piombo, il piombino, vale a dire lo strumento per misurare la verticalità che con la tangente locale della terra forma l'angolo retto, in ebraico è detto "'anak" .
Tale strumento fa incontrare il retto (sottinteso angolo), il perfetto, perché equanime, in quanto non pende né a destra né a sinistra!
Questo pensiero richiama alla mente un modo per leggere il termine ebraico usato per definire il "Santo" in ebraico che graficamente si può vedere come al vertice , sulla cervice , in perpendicolo sulla testa, la luce, il sole , indi in Lui non vi sono ombre; è Santo, "Qadosh".
Alla base c'è il simbolismo sulla parola sole e lo possiamo vedere con il seguente disegno in cui è il sole, schematizzato con l'iniziale che sorge, va nell'acqua del Mar Mediterraneo ossia ad occidente per chi abita in Palestina e risorge .


A questo punto se si pensa che il radicale di "incontrare" è , il termine "'anochi" si può anche vedere come "per incontrare () a mano aperta sono ".
Dice di Dio il profeta Isaia: "Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani..." (Isaia 49,16)
Il segnare sul palmo delle mani nella parte interna richiama il termine di scrivere, in ebraico e di "ketuvah" documento nome con cui in sintesi è chiamato nella cultura di quell'area l'atto delle promesse nuziali dello sposo.
Tornando a quel geroglifico iniziale in cui si riconosce l'idea di "'anoki" si può immaginare il Signore, come il parente che va a cercare la sposa promessa nella sua famiglia e le consegna l'atto scritto con le promesse di matrimonio... che altro non è che la Torah tutta intera, il patto d'alleanza per eccellenza.

In "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta", tra l'altro, ho riportato il versetto Esodo 24,12: "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli" e l'ho spezzato decriptandolo con le regole del metodo dei segni inserite in "Parlano le lettere" di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", a cui rimando per le regole ed i significati specifici delle lettere.
Come si può constatare, Il risultato è una chiara promessa d'incarnazione in cui per conseguire il risultato atteso ha grande parte la rettitudine di Dio.

"E disse il Signore a Mosè: Dall'alto entrerà la divinità a stare nel mondo, entrerà in un corpo. Del mondo porterà nell'esistenza la risurrezione ai viventi, porterà a venire l'energia ad entrare della potenza della RETTITUDINE che verrà il serpente a strappar via. Dell'Unico il Figlio, portato ad entrare in croce, la porterà dal corpo fuori ai viventi, su si riporterà da primo risorto con il corpo. L'ho scritto per istruirli!"

Presento ora decriptato l'intero capitolo 24 del libro dell'Esodo.
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

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