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VANGELI E PROTOVANGELI...

 
BATTESIMO AL GIORDANO
RICONOSCIMENTO DI PATERNITÀ

di Alessandro Conti Puorger
 

L'OGGI DI DIO
La parola di Dio è eterna, perciò oggi, proprio oggi, come recita il Salmo 118 siamo chiamati a rallegrarci!
Si canta, infatti, in quel Salmo 118, che nell'ebraismo antico e moderno è usato nelle liturgie della festa delle Capanne, detta di Succot:

"Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore." (Salmo 118,24-26)

In effetti se ci soffermiamo a meditare siamo proprio nel "giorno" finale della creazione, il settimo e ultimo giorno.
(Vedi: "La durata della Creazione")

Poi secondo passerà la scena di questo mondo e "noi saremo trasformati".
Queste sole le attese che hanno in comune ebrei e cristiani.
Chi sarà l'autore che compirà questa conclusione?
Colui che ha iniziato l'opera con l'incipit della creazione.
Lui, IHWH stesso, incarnato nel Messia.

Insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica:

681 - Nel giorno del giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia.

Si legge nella lettera agli Ebrei:

"Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato. Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuta da principio. Quando pertanto si dice: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione..." (Ebrei 3,12-15)

Queste citazioni, una dell'Antico Testamento e una del Nuovo Testamento, ci parlano sia di qualcuno che era promesso che venisse, che è arrivato al momento opportuno di questo "oggi" e si è presentato con l'evento della "risurrezione", sia di un oggi che dura fino alla sua rivenuta per il compimento totale.
(Vedi: "L'anima del creato e la pietra angolare")

Dopo la dichiarazione da parte di Dio in Genesi 3,15 che la "stirpe" della "donna" schiaccerà la testa al serpente, in Genesi 49,10-12 si trova questa profezia:

"Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte."

Questi "colui al quale" è il Messia che verrà da Giuda!
Le lettere esatte che sono usate per scrivere "finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli" sono:

Finché
venga
"Shiloh"
per lui
l'obbedienza dei popoli

Deve venire Shiloh !
Chi è Shiloh?
È simile a Silo dove ci fu il Tempio:

Fu il primo Tempio dopo la conquista sotto il comando di Giosuè della Terra Promessa: "Allora tutta la comunità degli Israeliti si radunò in Silo, e qui eresse la tenda del convegno." (Giosuè 18,1)

Quel modo di scriverlo forse aiuta anche a comprendere il senso di quel nome "un dono di/per Lui " come d'altronde sarà il Messia "un dono del Potente per il mondo ".
Quindi alcuni traducono "finché egli non sia venuto a Silo, avendo l'ubbidienza dei popoli", ed egli è il Messia, il "Figlio di David" della tribù di Giuda, tante volte ricordato con tale titolo nei Vangeli.
Questo personaggio è certamente un re in quanto ha il suo scettro, a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli.
Quel "colui al quale" "shilòh" è divenuto per i Rabbini un nome per definire il Messia.
"Shilòh" si può anche leggere che "un fuoco ci sarà del Potente nel mondo" che "a bruciare sarà il serpente nel mondo ."
Il personaggio del Messia e la sua attesa nata nell'ebraismo si fece sempre più concreta attraverso la liturgia antica, soprattutto tramite i Salmi in quanto questi erano recitati in varie occasioni dal popolo - uomini, donne, giovani e vecchi - anche come preghiere individuali giornaliere, rispetto agli altri testi delle Sacre Scritture che avevano una lettura più sporadica.
Rabbi Moshe ben Maimon detto Rambam o anche semplicemente Maimonide (1138-1204) che fissò i punti fondamentali della fede ebraica, al riguardo scrisse il dodicesimo dei "Tredici articoli di fede": "Ogni Ebreo deve credere che il Messia arriverà a restaurare il regno di re Davide nella sua condizione originaria di autorità, a ricostruire il Santo Tempio di Gerusalemme, a radunare i dispersi di Israele; nei suoi giorni tutte le regole della Torah saranno riportate all'importanza e all'osservanza che avevano in passato." (Maimonide, Hilkcòt Melachìm 11,1).
Lo stesso Maimonide ancora in Hilchot Melachim, scrive:
"Chiunque non creda in lui e non attenda la sua venuta, non soltanto rinnega gli insegnamenti degli altri profeti, ma rinnega Moshè nostro maestro e tutta la Torah."

Questa fede però è passata viva nel cristianesimo che afferma che l'epoca messianica è iniziata con la venuta nel mondo di Gesù di Nazaret che, appunto, l'ha aperta con la sua risurrezione.
La risurrezione per il Cristianesimo, infatti, è già avvenuta per un primo uomo, il Messia, che però è anche di natura divina.
L'ebraismo, invece, lo attende, ma non conviene sulla natura divina di questo personaggio pur se il Messia per l'ebraismo è tra le sette preesistenze alla Creazione "All'inizio della creazione del mondo il Re Messia era già nato, perché egli entrò nella mente del Signore prima ancora che il mondo fosse creato." (Pesiktà Rabà, 15).
Le altre sei sono la Torah, la Teshuvah, il Purgatorio (Ghehinnom), il Giardino dell'Eden (o il Gan Eden), il Trono di gloria ed il Tempio di Gerusalemme. (Tana d'vei Eliahu Rabbah 31; Bereishit Rabbah 1,4)

Il Messia nell'ebraismo sottende tre aspettative, la pace, la bontà e la redenzione.
Questa ultima implica un passaggio radicale da questo mondo al mondo a venire, sottolineato dalla risurrezione.
Nei Salmi, infatti, tra l'altro, c'è anche la visione della sua morte e della risurrezione:
  • Salmo 16,10 - ne profetizza: "...non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione."
  • Salmo 22,39 - "...E io vivrò per lui..."
Il Midrash Pesik'ta Rabati, infatti, dice: "Tre giorni prima della venuta del Messia il profeta Elia farà tre annunci dalla vetta della montagna che saranno uditi da tutto il mondo. Il primo giorno proclamerà: La pace è venuta nel mondo! Il secondo giorno proclamerà: La bontà è venuta nel mondo! Il terzo giorno proclamerà: La redenzione è venuta nel mondo!"
In senso allegorico già è avvenuto sia in occasione della "Trasfigurazione" in cui Elia si presenterà anche lui sul monte, sia con il Battista.
La Redenzione e la venuta del Messia segneranno la fine dei tempi e sono eventi basati sulle promesse dei Profeti biblici secondo cui tutti i mali avranno fine e tutti gli uomini serviranno il Dio Unico.
Al riguardo la profezia del profeta Isaia propone che:

"Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione, non impareranno più l'arte della guerra." (Isaia 2,3-4)

L'ebraismo in base a quanto dicono i profeti attende dal Messia che:
  • il Sinedrio sia ristabilito (Isaia 1,26);
  • i Re cerchino il Messia per essere guidati (Isaia 2,4);
  • tutti crederanno nell'Unico Dio (Isaia 2,17; 11,9-10;);
  • discenderà da Re Davide (Isaia 11,1), attraverso Salomone (1Cronache 22,8-10);
  • sarà un giudeo "timorato di Dio" (Isaia 11,2);
  • la malvagità e la tirannia non potranno resistere (Isaia 11,4);
  • tutti gli Israeliti torneranno in Israele (Isaia 11,12);
  • la morte sarà vinta per sempre (Isaia 25,8);
  • non più fame, malattia e morte (Isaia 25,8);
  • i morti risorgeranno (Isaia 26,19);
  • sarà un messaggero di pace (Isaia 53,7);
  • il Tempio di Gerusalemme sarà ricostruito (Ezechiele 40).
Vari sono i componimenti del libro dei Salmi che propongono le gesta e le qualità del Messia, essenzialmente re e sacerdote.
Sono definiti, infatti, Salmi Messianici e sono conclamati sotto tale definizione i seguenti: 2, 16, 20, 22, 45, 72, 89, 101, 110, 132, 144.
Il termine "meshiach" o , in genere tradotto con "unto o consacrato", ma poche volte come Messia, si trova numerose volte. precisamente nei Salmi 2,2; 18,50-51; 20,6-7; 28,8; 45,7-8; 84,9-10; 89,20-21; 89,38-39-51-52; 105,15; 132,10; 132,17.

Sulla questione essenziale del Messia uomo o uomo - Dio nei Salmi vi sono dichiarazioni che fanno propendere sulla tesi accolta dal cristianesimo.
Per ben due volte nei riguardi del Messia tra questi si trova, infatti, la dichiarazione asserita provenire da parte dell'Onnipotente "ti ho generato" come evidenzio in grassetto:
  • Salmo 2,7b - "Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io OGGI ti ho generato ."
  • Salmo 110,3 - "A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato ".
In questo secondo Salmo 110 al versetto 4 c'è anche la dichiarazione:
"Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek" e questi era il Re Giusto dell'antica Salem, vale a dire Gerusalemme, che benedì il patriarca Abramo.
È indubbio che in ebraico il participio del radicale di quel verbo è sinonimo di "Padre".
Ecco che l'espressione "Figlio di Dio", uno dei modi per indicare il Messia nel Nuovo Testamento vi si trova ben 44 volte, di cui 27 nei Vangeli,18 nei sinottici e 9 un quello di Giovanni.

Dopo quanto detto come esordio di questo articolo nasce ora spontanea la domanda: cosa è quel OGGI di cui parla il Salmo 2?
D'altronde il Salmo 110,3 propone una generazione del Messia prima della "Luce", vale a dire prima della creazione "dal seno dell'aurora " in linea col pensiero cristiano di una generazione prima dei tempi... coeterno al Padre.
L'aurora, infatti, viene prima della luce "'or" del giorno e la luce fu il primo atto di creazione nel 1° dei sette giorni di Genesi 1.
Tra l'altro quel "dall'aurora - mishechar" è scritto con la preposizione m = dinanzi per evocare proprio la parola Messia proprio come se Dio avesse un mente la venuta poi del Messia nel mondo, anzi l'incarnazione "il Messia nel corpo ".
Che senso ha l'OGGI di Dio, non è l'Eternità l'OGGI di Dio?
Giovanni Paolo II, infatti, nell'udienza di mercoledì 16-10-1985 al riguardo ebbe a sottolineare: "L'avverbio oggi parla dell'eternità. È l'oggi della vita intima di Dio, l'oggi dell'eternità, l'oggi della santissima e ineffabile Trinità: 'Padre, Figlio e Spirito Santo', che è amore eterno ed eternamente 'consostanziale al Padre e al Figlio'."
Il Messia, oltre che Re e Sacerdote, però, è anche Profeta e come tale racconta ciò che accadrà: "Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io OGGI ti ho generato" (Salmo 2,7b)
Questa dichiarazione, quindi, è da riferire ad un evento terreno della storia del Messia, occasione speciale in cui Dio stesso dal cielo si sarebbe espresso in tal modo.
Cioè e da capire il giorno che Dio avrebbe detto nella vita terrena del Messia qualcosa del genere con l'intento di avvertire: Questi è colui che attendete!

A questo punto per fare un discorso congruente debbo aprire una parentesi.
Per l'esame dei testi biblici è essenziale riferirsi anche ai testi scritti in ebraico e non alle sole traduzioni sia pure derivate da quella antica detta dei "Settanta", sia perché le parole ebraiche dicono di più, sia perché grazie a loro si possono fare ricerche sull'uso di quel vocabolo nei Sacri Testi che invece può aver avuto traduzioni diverse.
È poi da tenere presente che ai tempi della traduzione dei "Settanta" non erano stati inseriti ancora i segni delle vocali alle singole lettere ebraiche che sono tutte e 22 solo consonanti, quindi, le singole parole potevano avere più traduzioni e le più esatte accezioni, se erano note, erano ricordate solo dalla memoria orale della tradizione.
È ancora da tenere presente che già di per sé le singole lettere oltre che essere dei numerali sono anche delle icone e fanno nascere delle idee e delle interpretazioni che non vengono evocate dalle traduzioni.
Al riguardo richiamo alcuni miei articoli:
Per le icone e i significati delle lettere sono da vedere anche le schede delle lettere stesse che s'ottengono "cliccando" sui loro simboli nella colonna a destra nelle pagine del Sito.

Tornando a quel Oggi, "ha-iom", in ebraico ha le seguenti lettere .
Facendo una lettura tipo rebus delle singole lettere ricorrendo ai significati base delle loro icone, ottengo questo pensiero.
Il Messia del Salmo 2 avrebbe sentito quella voce, quando: "ad uscire fu portandosi dall'acqua ".
Gli evangelisti hanno riferito che una voce del genere sentì Gesù stesso al battesimo al Giordano!

Perché di questo mio dire non resti l'idea di un vaneggiare propongo i seguenti fatti che sostengono indirettamente questo mio ragionamento.
Esiste il Codex Bezae Cantabrigensis del IV secolo su pergamena che contiene in maniera frammentaria i Vangeli, gli Atti degli Apostoli e la Terza lettera di Giovanni, in forma bilingue latino e greco onciale (maiuscolo).
l testo sarebbe copia di un testo greco più antico citato da Giustino di Nablus e da Ireneo di Lione.
(Secondo lo studioso Frédéric Scrivener Ireneo, verso il 170 giunto a Lione da Smirne, aveva con se il testo d'origine del Codex Bezae.)

In questo codice ed in altri manoscritti latini le parole dette dalla "voce dal cielo" al momento dell'uscita dalle acque del battesimo di Gesù al Giordano nei Vangeli secondo Luca e secondo Marco: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto", in effetti, sono sostituite da "Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato", cioè quei testi sottolineano così l'attuarsi della citazione del Salmo 2,7b.
La forma "Oggi ti ho generato" per quel evento è spesso usata ed attestata da Padri della Chiesa del II - III secolo da Spagna, Palestina, Nord Africa e Gallia mentre molti dei manoscritti del Nuovo Testamento conservati sono posteriore a quelle citazioni.
Forse l'unificazione in tutti i Vangeli canonici con "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" sarebbe avvenuta col fine di non dare forza all'eresia degli Adozionisti per la quale Gesù era stato adottato da Dio Padre solo dopo il battesimo nel Giordano.
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