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RICERCHE DI VERITÀ...

 
I CHERUBINI ANNUNCIANO
LA VENUTA DELL'AGNELLO

di Alessandro Conti Puorger
 

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I CHERUBINI
Nelle traduzioni della Bibbia in italiano della C.E.I. il termine Cherubino si trova 89 volte di cui 23 al singolare, per 88 volte nell'Antico Testamento ed una sola volta al plurale nel Nuovo Testamento in Ebrei 9,5.
In ebraico Cherubino in genere è "Kerub", scritto ed il plurale è "Kerubim" .
In 2Samuele 22.23 e in 2Re 11,4.19 si trova la parola Karì , per indicare personaggi intesi come Cari od originari della Caria (già regione dell'Anatolia oggi in Turchia, a sud della Ionia e a ovest della Frigia e della Licia), ma dal contesto si comprende che erano delle vere e proprie guardie del corpo, capitani di milizie scelte come i nostri corrazzieri o carabinieri a cavallo.
Detto ciò, allora si può pensare come - , da cui si può arguire capitani della , come iniziale e icona della parola casa del Re o del Tempio .
Il radicale ebraico poi ha più significati:

  • scavare, forare, mentre in aramaico è trafiggere;
  • mercanteggiare, comprare;
  • preparare un banchetto.
Tutto ciò evoca un personaggio intermedio tra maggiordomo che fa la spesa e accudisce alla mensa, e una guardia del corpo, il tutto però con riferimento alla casa di Dio, in una visione antropomorfica del regno dei cieli.
Non meno importante è precisare ancora che in ebraico il termine "Kar" , plurare "karim", indica sia l'agnello, sia l'ariete quale macchina da guerra.
L'agnello "Kar" , infatti, nelle aree semitiche è la base di un buon banchettare.
Ecco che in contrasto con un'idea guerresca si ha l'idea di un'immagine mite quale quella dell'agnello che avrà grande sviluppo nel cristianesimo.
Si pensi a: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29) detto nei riguardi di Gesù da parte di Giovanni Battista.
Questa parola "Agnello" appare per 40 volte nel Nuovo Testamento, di cui ben 36 nel libro dell'Apocalisse e conferma la visione dell'opera del Servo di IHWH di cui profetizzò il profeta Isaia:

"Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca." (Isaia 53,7)

È probabile che il termine Cherubino derivi da "karibu" o "karabu" della lingua accadica che nell'ambito della cultura religiosa dell'area mesopotamica è figura importante, letteralmente "colui che prega, invoca", raffigurato con le mani protese verso il cielo pronto ad intercedere con gli dèi.
Nel monoteismo biblico il "Kerub" è rappresentato quale essere alato in forma antropomorfa o zoomorfa ed è un sottoposto del Dio unico.
In definitiva il Cherubino a tutti gli effetti è un angelo e così è considerato nell'Ebraismo, nel Cristianesimo e nell'Islamismo ("mukarraban" - presente nelle Sure del Corano IV.172; LVI.11 e LXXXIII.21).
In definitiva i Cherubini formano la schiera angelica che sta attorno al trono celeste e loda Dio in eterno e riceve i suoi primi ordini.
Il termine "angelo" deriva dal latino "angelus", ma la fonte etomologica è il termine greco ossia "ággelos" che si pronuncia: "ánghelos", attestato nel dialetto miceneo nel XIV-XII secolo a.C. come "akero", quindi molto prossimo al "Keru-i" ebraico con il significato di inviato, messaggero degli Dei.
In ebraico angelo è "mal'ak" ed equivale ad un messaggero, l'incaricato da qualcuno, da un signore, da un Re o da Dio stesso.
L'etimologia porta a - - , quindi, parola/parla per uno a mano aperta = cioè in pace, senza armi.
La lettera kaf = = o mano aperta, palmo della mano rappresenta appunto un comportamento rtto, equo liscio, senza peli, perfetto, pulito ed è l'iniziale della parola "Keter" = corona che, assieme a intelligenza "binah" e sapienza "chokmah", costituiscono le prime tre "sefirot" che secondo i saggi d'Israele portano al Regno di Dio in terra.
Il valore numerico di Keter-corona è 620 ( = 20; = 400; = 200), e rappresenta la totalità delle "mitzvot" - 613 ordinate dalla Torah e delle sette "mitzvot" rabbiniche o noachiche. (Guray Haari')
Quella lettera kaf = = riferita a Dio è un pò il suo distintivo.
È la "rettitudine" di Dio, la sua sostanza particolare che non fa distinzione di persone, un po' come si comprende essere il pensiero di Gesù quando nel discorso della montagna dice: "...io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste." (Matteo 5,44-48)

Chi per grazia partecipa della sua sostanza, che appunto chiamo "rettitudine", ama tutti con amore gratuito e infinito, e diviene figlio di quel Padre!
In ebraico angelo e ambasciatore sono sinonimi, si scrivono entrambi con queste lettere e si dicono "mal'ak".
Ciò detto, se si considera appunto che quella lettera = è come un segnale di apporto di quella essenza particolare e che in ebraico "mal'a" indica l'essere pieno, pienezza, si ha che il messaggero di Dio - si può considerare come un incaricato "riempito/pieno di rettitudine ".
In fondo gli angeli, quando sono inviati, è necessario che si manifestino, onde debbono pur assumere forme e/o aspetti visibili e captabili per l'uomo, quindi questa forma in senso lato è un "corpo", sia pure spirituale, riempito di "rettitudine" da chi lo invia.
Dio stesso, peraltro, se vuole presentarsi deve assumere una dimensione captabile dall'uomo almeno come voce e in questo senso la Bibbia nell'Antico Testamento lo definisce "l'angelo del Signore", cioè "l'angelo di IHWH", ma in definitiva è proprio Lui stesso, che riempie un involucro fisico con la sua essenza, come nel caso del roveto ardente.
Nell'intera Bibbia il termine "angelo del Signore" si trova 61 volte di cui una sola nel Nuovo Testamento e precisamente in questo importante passo:

"Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati." (Matteo 1,18-21)

Dopo l'esilio babilonese si consolida l'idea che l'angelo è un essere creato da Dio, ma puro spirito e non una sua emanazione che ha il solo il tempo di vita che serve all'espletamento della missione, quindi sono esseri che sono stati pensati e creati da Dio.
Nella Sacra Scrittura non vi è un esplicito riferimento alla loro creazione, che però è patrimonio della fede, a cominciare dai Padri della Chiesa.
Santo Agostino ha detto degli angeli: " Subito fatti, furono fatti luce - Ut facti sunt, lux facti sunt".
Ciò pare ricordare quanto è scritto nell'apocrifo libro detto dei Giubilei, del II secolo a.C.: "E l'angelo che sta accanto a Dio, in conformità all'ordine del Signore, disse a Mosè: Scrivi tutte le cose della creazione, in qual modo il Signore Iddio compì, in sei giorni, tutta la Sua creazione e nel settimo giorno si riposò, lo santificò per tutti i secoli e lo pose a segno di tutta la sua opera. Nel primo giorno creò i cieli che in alto, la terra, le acque ed ogni spirito che serviva al Suo cospetto, gli angeli che stanno accanto a Dio, gli angeli della santità, gli angeli dello spirito del fuoco e quelli dello spirito del vento, delle nuvole per la tenebra, la grandine e la neve; gli angeli degli abissi, dei tuoni e dei fulmini; gli angeli degli spiriti del gelo, del forte calore, della stagione delle piogge, della primavera, dell'estate e dell'autunno... che Egli preparò con la sapienza del Suo cuore." (Giubilei II, 1,1-3)

Daniele afferma che mille volte mille angeli servono Dio e diecimila volte diecimila stanno in piedi davanti a Lui.

Il Cherubino "Kerub" , pertanto, è un essere puro spirito, intermediario tra Dio e l'uomo, e la lettura delle lettere fa considerare che:

"la rettitudine in un corpo porta dentro ".

È poi da tenere in debita considerazione che, come abbiamo visto nella descrizione che ne fa Ezechiele, "Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo" (Ezechiele 1,8).

Ho poi trovato che "Cherubini" in Genesi 3,24 invece che è scritto "Kerubim" , e lo stesso modo è usato nel Salmo 80,2.
Questa notazione apre un altro scenario.
Chi sono quelli in Israele su cui poggia saldamente l'idea del Signore Dio degli eserciti se non sui maestri i "Rabbì" perciò Dio siede "sui retti Maestri" di Torah, "i retti Rabbini " che sono appunto dei .
I Rabbi erano i Cherubini che portavano la Torah in mezzo al popolo.
"E non fatevi chiamare 'maestri', perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo." (Matteo 23,10), perché Lui, il Cristo, è la Torah vivente.
Oggi, in senso traslato, i Cherubini sono gli evangelizzatori che portano Cristo alle genti. "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". (Matteo 18,20)
La lettera agli Ebrei ci propone all'attenzione la fede di chi ci ha annunciato la parola di Dio, i Cherubini che ci hanno portato il Cristo: "Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l'esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee..." (Ebrei 13,7-9)
Il responsorio a questa parola nelle lodi mattutine del Comune dei pastori e dottori della Chiesa, infatti, recita:

" Li hai posti come sentinelle, vegliano sulla tua Chiesa.
Giorno e notte annunziano il tuo nome, vegliano sulla tua Chiesa.
"

C'è quindi uno stretto collegamento degli annunziatori con Ezechiele che dopo la visione dei Cherubini che portavano il Cristo si sentì chiamato ad essere "sentinella alla casa d'Israele" (Ezechiele 3,17).

Quella biletterale consonantica KR o CR nella lingua greca dà luogo a Kras o Kre-as dal radicale Kar, Kra, Kru con i connessi significati di divenire duro, coagularsi com'è il caso del cristallo, e porta all'idea che avevano gli antichi della carne, immaginata come sangue coagulato, quindi, alla parola latina "caro" e all'accusativo "carnem" onde il pensiero vola a "Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis". (Giovanni 1,14)

A questo punto l'agnello "Kar" di Dio è colui che porta "la rettitudine di Dio nel corpo ", quindi è evidente l'allusione all'incarnazione in Gesù di Nazaret recepita dall'autore ebraico del libro dell'Apocalisse.
La "merkavah", è così diventato il segno della evangelizzazione, perché va in cerca dei prigionieri e li riporta al Regno di Dio.
(Vedi: "Filippo e il carro della prima evangelizzazione")

Quei Cherubini del carro del trono della gloria dalla tradizione cristiana sono considerati figure, tutte alate, dei quattro evangelisti canonici, ciascuno rappresentato dall'immagine:
  • Luca, del vitello per il carattere di tenerezza, dolcezza e mansuetudine del suo messaggio;
  • Marco del leone, perché indica la regalità, la forza, la maestà del Cristo che vince il male;
  • Matteo della figura umana, in quanto rispetto agli altri mette maggiormente in risalto l'umanità del Cristo, il Figlio dell'Uomo;
  • Giovanni dell'aquila che vola in alto per la sua visione teologica.
Il libro dell'Apocalisse inequivocabilmente si ispira alla visione di Ezechiele del carro della gloria quando dice: "Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d'occhi davanti e dietro. Il primo vivente era simile a un leone; il secondo vivente era simile a un vitello; il terzo vivente aveva l'aspetto come di uomo; il quarto vivente era simile a un'aquila che vola. I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!" (Apocalisse 4,6-9)
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