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SAN GIUSEPPE...

 
IL PRIMO MATRIMONIO COL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I DURI DI CUORE
Gesù nei Vangeli ebbe modo di chiarire esplicitamente il pensiero divino sul matrimonio.
Nel Vangelo di Matteo l'insegnamento avviene in due tempi:

  • nell'ambito del discorso della montagna. Ove disse: "Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto del ripudio. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio." (Matteo 5,31s)
  • al suo ritorno nella Giudea, quando "...gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo? Egli rispose: Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto. Gli domandarono: Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e di ripudiarla? Rispose loro: Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all'inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un'altra, commette adulterio." (Matteo 19,3-9)
Nel Vangeli di Marco si trovano saldati i due brani ed il testo così recita: "Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: Che cosa vi ha ordinato Mosè? Dissero: Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla. Gesù disse loro: Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto. A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio." (Marco 10,2-12)
In questo brano manca però l'inciso "se non in caso di unione illegittima" che peraltro non è nemmeno in tutti i codici antichi di Matteo, onde potrebbe esser un'aggiunta di qualche comunità locale cristiana della prima ora che viveva tra i pagani ove poteva facilmente sussistere una tale situazione.

Nel Vangelo di Luca invece è solo riportato solo quanto segue: "Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio." (Luca 16,18)

È netto il rifiuto del Signore al divorzio, istituzione umana consentita dalla legge societaria ed inserita, come abbiamo visto, nel libro del Deuteronomio, la legge più tardiva.
Il motivo con cui il Signore chiarisce tale importante questione è che la volontà divina trapela proprio col matrimonio della prima coppia per cui nasce un individuo nuovo che il divorzio uccide.
Gesù afferma, inoltre, che questo successivo permesso al divorzio fu un sancire "la durezza dei cuori" degli uomini.
In greco è chiamata "sklerokardia", cioè la "skleres" "durezza o sclerosi" del "kardia" "cuore", vale a dire l'indurimento degli uomini per egoismo nei confronti delle cose di Dio.
C'è, infatti, bisogno di cambiare il cuore di pietra in cuore di carne come auspica il profeta Ezechiele per ben due volte nel libro omonimo:
  • "Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne, perché seguano le mie leggi, osservino le mie norme e le mettano in pratica: saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio." (Ezechiele 11,19s)
  • "Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio." (Ezechiele 36,25-28)
Il Vangelo di Giovanni, per contro, esalta il matrimonio e pare proprio significare la volontà di rifarlo nuovo, tanto che quel Vangelo al Capitolo 2 apre il tempo dei segni di Gesù con il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino durante un banchetto di nozze a Cana di Galilea.
Com'era avvenuto nel primo matrimonio narrato dalla Genesi il Signore assicura la sua presenza e lo ricorda in modo criptico che lascia alquanto sorpresi chiamando appunto "Donna" la propria madre che sarà poi figura della Chiesa, madre di tutti i fratelli adottivi di Gesù, Donna a cui dalla croce donerà il discepolo che ama (Giovanni 19,26s).
Gesù, di fatto, è venuto per cambiare in vino nuovo l'acqua della vecchia alleanza, ormai sofferente e subita, dandole nuovo vigore e per elargire all'umanità sofferente il perdono dei peccati, rinnovando con un sacramento il senso del vero matrimonio ed infine, col fondamentale dono alla coppia dello Spirito per compierla, il vino nuovo, capace di trasformare in loro i cuori di pietra in un cuore di carne, capace di amare.
Certamente Gesù con quel segno annuncia che è venuto il tempo profetizzato dal profeta Osea in cui ci sarà il vino nuovo del matrimonio del Signore: "Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà, in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà al grano, al vino nuovo e all'olio e questi risponderanno a Izreèl. Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata, e a Non-popolo-mio dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà: Dio mio". (Osea 2,21-25)

In effetti, Dio stesso era come se avesse dato il libretto di ripudio prima ad Israele, il regno del Nord, e poi a Giuda, il regno del Sud consentendone l'esilio rispettivamente a Ninive e a Babilonia.
Il profeta Geremia nel libro omonimo ricorda questo fatto al Capitolo 3.
(In "Dal libro del profeta Geremia: Il libro della consolazione" tra l'altro vi è la decriptazione di tale capitolo)

Il profeta inizia a considerare:
  • Geremia 3,1 - "Se un uomo ripudia la moglie ed ella si allontana da lui per appartenere a un altro, tornerà il primo ancora da lei? Quella terra non sarebbe tutta contaminata? E tu, che ti sei prostituita con molti amanti, osi tornare da me?"
  • Geremia 3,8 - "ho ripudiato la ribelle Israele proprio per tutti i suoi adultèri, consegnandole il documento del divorzio, ma la sua perfida sorella Giuda non ha avuto alcun timore. Anzi, anche lei è andata a prostituirsi"
  • Geremia 3,20 - "Ma come una moglie è infedele a suo marito, così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me."
Ha usato le stesse regole che usano gli uomini per far vedere quale sia la loro durezza di cuore, ma il Signore in effetti è pronto a riaccoglierla; perché per Lui il matrimonio è irrevocabile.
Il tema della prostituzione e dell'adulterio del popolo eletto è poi tema specifico di Ezechiele 16 in cui con termini durissimi sottolinea la licenziosità di Israele e nel contempo la misericordia che userà nel riaccoglierla.
(In "Miracoli - La sposa vede lo sposo attraverso il velo" ho tra l'altro riportato la decriptazione di Ezechiele 16)

La conclusione però è la profezia di un tempo nuovo, ovviamente alla venuta del Messia, quando, dice il Signore: "...mi ricorderò dell'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un'alleanza eterna. Allora ricorderai la tua condotta e ne sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole, che io darò a te per figlie, ma non in forza della tua alleanza. Io stabilirò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore, perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto. Oracolo del Signore Dio." (Ezechiele 16,60-63)
Da ciò s'intravede che "l'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza" altro non è che la Legge di Mosè ossia la "Ketubah" matrimoniale col popolo eletto consegnata sull'Oreb.
Questa verrà rinnovata con valore eterno includendo gli altri popoli "le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole, che io darò a te per figlie" con una nuova Ketubah che è la legge del Messia, il comandamento nuovo, che si riassume nel discorso della montagna la cui vetta è amate i vostri nemici.

C'è un altro famoso detto di Gesù sul matrimonio da meditare; è il seguente:
"...s'avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: Maestro, Mosè ci ha prescritto se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie. Gesù rispose: I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio." (Luca 20,27-36)
I figli di "questo mondo", qui distingue, perché questo mondo in effetti è contrario a Dio, quindi, sono figli illegittimi.
Quella norma che citano i sadducei nell'esempio limite che portano avanti provoca poi da parte di Gesù un'ulteriore osservazione sulla legge di Mosè che per questioni pratiche di eredità prescrisse la legge del "levirato" di cui è detto in Deuteronomio 25,5-10 simile a norme già esistenti tra gli Assiri e gli Hittiti, gli Arabi e gli antichi Indiani (la niyoga).
Anche questa norma è connessa alla presa atto del legislatore biblico della durezza di cuore degli uomini schiavi del potere del denaro e dei beni in questo mondo onde vi poteva essere la prevaricazione per le vedove.
La regola in senso stretto prevede che se il fratello del marito morto, ossia il cognato, in latino "levir", in ebraico "yabam" vive in casa deve sposare la vedova per dare una discendenza al fratello e quindi conservargli l'eredità dovuta, infatti il loro figlio primogenito sarebbe stato considerato legalmente figlio del defunto.
In definitiva i motivi erano due:
  • evitare ulteriori frazionamenti delle terre nello spirito di nel Levitico (25) e Numeri 36,2-9;
  • proteggere le vedove.
Come si legge in Deuteronomio la norma contempla solo fratelli che "abitano insieme" e pare proprio essere intesa a conservare lo status quo con l'indivisibilità dei beni, delle terre e anche d'imprese commerciali di tipo familiare; tutti interessi umani nell'ambito del potere di mammona.
Evidentemente nei tempi antichi la norma o l'uso erano più estesi come si evince dalle storie del libro di Rut e di Tamar evidentemente vissute prima della stesura della norma del Deuteronomio. (Vedi: "La perla nascosta nel rotolo di Rut del canone ebraico" e "Tamar si traveste per essere antenata di Giuseppe").
È poi da non dimenticare che il matrimonio "perfetto" secondo il racconto fondante della creazione fu un'unione pensata e voluta da Dio stesso che diede luogo da una coppia all'unità e non fu opera di volontà umana.
In unità entrano i due ( = 2) nel mondo è, infatti, tratteggiare con le lettere la parola ebraica di amore e l'amore vero vince la morte.
Fu Dio che volle istituire il matrimonio e non l'uomo o la donna "presero" l'altro: ciò in definitiva è quanto Gesù mette in evidenza con quel discorso.
Sembra dire Gesù: se i due fossero veramente in un matrimonio perfetto sarebbero una cosa sola ed avrebbero la garanzia di chi sta nel Gan Eden, la vita eterna, perché, là sempre era disponibile l'albero della seconda vita (nel testo ebraico del Genesi in cui si parla dell'albero della vita, questa, "chaiim", pare proprio essere un plurale duale) vale a dire l'albero della risurrezione e non c'era la morte entrata in gioco con la caduta.
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