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I BAMBINI DEL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

IL MESSIA, IL PRIMO BAMBINO DI DIO
In analogia al detto "tutte le strade portano a Roma", ogni angolatura, faccia o aspetto della Bibbia, sia degli scritti ebraici, sia degli scritti cristiani, conduce ad incontrare il Messia.
Quell'insieme di libri sacri, infatti, con le profezie del suo avvento da parte della Torah, dei Profeti e dei Salmi, grazie al ricordare le manifestazioni nella storia dell'amore che di Dio ha per l'umanità dalle origini e del suo entrare da ultimo, appunto, come Messia nella storia, ha in definitiva l'unica finalità di suscitare il desiderio nello spirito d'incontrarlo.
Tante sono le vie per analizzare, studiare e fare l'esegesi - in greco - vale a dire interpretare criticamente quei testi antichi per giungere alla comprensione piena del loro significato.
A questo proposito, già da tempo, in aggiunta ai modi e metodi usuali, ho proposto anche una modalità, a mio parere assai utile per ottenere ulteriori idee che aiutano l'interpretazione conseguibili grazie alla proprietà dei testi ebraici, se scritti con il proprio alfabeto, in forza del fatto che quelle 22 lettere sono delle icone in grado d'apportare ciascuna anche una rosa di messaggi grafici capaci di fornire per decriptazione almeno un'altra faccia al testo.
Tale, infatti, è il filone della mia ricerca iniziata tanti anni or sono, intensificata alla fine degli anni 90 e iniziata a presentare in Internet nel 2003/4 con "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".
Per comprendere vastità e i significati del tema principale propongo questi miei successivi articoli ove l'ho sviluppato:
Ciò premesso, l'angolatura che con il presente articolo ho scelto per arrivare al cuore del messaggio sono i bambini che come vedremo portano al tema del Messia; ma andiamo per gradi seguendo i vari passi proposti da questo articolo.
Andando al concreto del tema "I bambini del Messia", in primo luogo è da ricordare che il personaggio del Messia è figura controversa tra l'ebraismo residuale ed il cristianesimo.
Rimanendo nell'ambito di queste due fedi, le due posizioni sono, il Messia, in cui entrambi credono, è uomo ed anche Dio, com'è nel credo cristiano, o è semplicemente un uomo scelto da Dio, simile a Mosè, come ritiene l'ebraismo attuale?
È il Messia personaggio che viene in potenza e gloria o è figura umile e misericordiosa?
Nelle Sacre Scritture antiche rivisitate dal cristianesimo con i propri scritti si trovano conferme delle due nature del Messia, umana e divina, e a tale riguardo Gesù stesso nei Vangeli commenta vari brani delle Sacre Scritture ed offre sintetici spunti.

Per la seconda questione vi sono agganci per l'una e l'altra tesi ed al riguardo basta citare:
  • il "giorno rovente come il forno" del profeta Malachia 3,19-24: "Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla. Calpesterete gli empi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti. Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull'Oreb, statuti e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio."
  • la figura del servo di IHWH di Isaia 53,1-5: "Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti."
Sta comunque il fatto che ai suoi tempi molti ebrei non riconobbero in Gesù di Nazareth il Messia, in quanto pur se si manifestò con segni e prodigi, fu pur sempre a mostrarsi nella "debolezza" comprovata dalla sua morte in croce, vista come una maledizione, non illuminata dall'evento della risurrezione alle cui testimonianze non hanno creduto.
Per contro Gesù assunto in cielo, come riferito dai Vangeli, secondo la fede cristiana al suo ritorno si presenterà in potenza e gloria.
Certo è che il cristianesimo, con la prima venuta del Cristo nell'umiltà e con l'attesa del suo ritorno nella gloria, risponde in modo completo alle attese delle profezie del così detto Antico Testamento, in quanto, per la tradizione ebraica in Dio esistono giustizia, severità e rigore assieme ad amore e misericordia.
La santità di Dio, che si manifesterà in modo palese e completo nel regno messianico, risiede proprio nella sua giustizia che non è mai disgiunta dalla sua misericordia capace di manifestarsi a pieno nel giudizio in cui ricompensa il bene e punisce il male.
Argomentando sul fatto che con Genesi 1,1 la prima parola con cui inizia la Bibbia è la lettera "B" = di 'In principio" "Ber'eshit" , (lettura da destra a sinistra) i rabbini però sono portati a pensare che una primitiva creazione fu basata sulla preminenza della giustizia, ma quel mondo non potette reggere, indi, il Creatore passò al piano "B", quello della misericordia unita alla giustizia.
Ecco che le due venute del Messia nel cristianesimo possono collegarsi anche a tale pensiero; nella prima venuta fu manifestata prevalentemente la misericordia e nella seconda vi sarà il giudizio finale.
Il Messia, in ebraico "Meshiach" , l'unto, in greco il Cristos , vale a dire il "consacrato", è per l'ebraismo il "re unto" dal Signore, della famiglia di Giuda, della casa di Davide di Betlemme, il re "malek" che alla fine dei tempi Dio invierà per dare inizio alla redenzione finale con la restaurazione del suo regno, il "Malkut shamaim", , il Regno dei Cieli.
Ne consegue che per parteciparvi occorre essere accolti e riconosciuti come cittadini di lassù o ancor meglio come figli del cielo!
Il primo uomo riconosciuto figlio del cielo fu proprio Gesù il Cristo perché era venuto dal cielo essendo il Figlio Unigenito di Dio, come ebbe a precisare Gesù stesso a Nicodemo in Giovanni 3,13: "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo".

Giacobbe, figlio di Isacco e nipote di Abramo, che ebbe per primo in sogno la visione di una scala per il cielo (Genesi 28,12), in Egitto ebbe a pronunziare la seguente benedizione - testamento sui 12 figli maschi.
A Giuda in particolare profetizzò: "Giuda, ti loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici; davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre. Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi lo farà alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a una vite scelta il figlio della sua asina, lava nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo manto; scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte." (Genesi 49,8-12)
(Vedi: "Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè" e il paragrafo "L'oggi di Dio" in "Battesimo al Giordano riconoscimento di paternità")

Evidentemente questo scettro di cui parla Giacobbe è eterno, perché è di colui a cui "è dovuta l'obbedienza dei popoli", onde Giuda per la profezia di Giacobbe avrà uno scettro eterno, vale a dire dalla sua discendenza nascerà un re che regnerà per sempre, appunto il Messia.
La figura del Messia è poi lì associata ad un asinello, ed è scritto in Midrash Pessiktà Rabbati 34, "un povero che cavalca un asino".
La vite invece è segno di prosperità e di pace, infatti, in Melakhim I 5.5 riguardo al tempo di pace sotto Salomone è scritto "ciascuno starà sotto la propria vite e sotto il proprio fico".
Questa notazione in Melakhim I 5.5 fa ricordare l'incontro di Gesù con Natanaele riportato in Giovanni 1,43-51 ove con tale segno è evocato chiaramente l'avvento del tempo messianico.
Asino e vite poi sono simboli nettamente associati col Messia e come tali proposti nei Vangeli.

Il Salmo 110 d'altronde conferma ed attesta esplicitamente che questo scettro è lo scettro del Signore, infatti: "Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: Domina in mezzo ai tuoi nemici." (Salmo 110,2)
(Il Salmo 110 l'ho tra l'altro presentato decriptato secondo il mio metodo di "Parlano le lettere" in "Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia")

Questo inviato non è un semplice uomo, ma è divino, perché lo stesso Salmo 110 lo presenta generato da Dio prima di tutti i tempi terreni della creazione, infatti: "A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato". (Salmo 110,3)

Quel personaggio divino inaugurerà il regno a partire da Gerusalemme, la città di Salem, ove ai tempi di Abramo viveva e regnava il personaggio misterioso di Melkisedeq, re di giustizia e di pace, sacerdote eterno, figura di colui che dovrà venire nella pienezza dei tempi e come tale puntualmente richiamato dallo stesso Salmo 110 quando proclama: "Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek". (Salmo 110,3)

Il Messia avrà anche la missione di uomo profeta e nella sua vita terrena parlerà per conto di Dio come ebbe a preannunciare lo stesso Mosè in Deuteronomio 18,15: "Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto."

Per il Cristianesimo quel Messia, vero Dio e vero uomo, re, sacerdote e profeta, è Gesù Cristo, della famiglia di Davide, figlio di Dio; quindi, è già venuto, nato nell'umiltà e nella semplicità nella stalla di Betlemme e vissuto in Palestina nel primo trentennio del I secolo d.C..
Questi è nato, infatti, ad opera dello Spirito Santo nella Santa Famiglia di Nazaret da Maria Vergine, sposa di Giuseppe della famiglia di Giuda, un davidico che lo riconobbe come figlio.
Come evidenziano i Vangeli Gesù fu grande in segni, parole opere, fu crocifisso a Gerusalemme, morì, fu sepolto e risuscitò ed ha aperto l'era messianica dando inizio alla fine dei tempi in cui viviamo ed in cui opera la sua Chiesa che attende il suo ritorno.
Come anticipo di quello scettro eterno XXII secoli or sono fu istituito lo scettro del regno d'Israele che per volere divino passò a un giovanissimo discendente di Giuda, in sostituzione del re Saul della tribù di Beniamino che era stato trovato non idoneo dal Signore per il proprio empio comportamento.
Dio stesso in tale occasione mandò il profeta e sacerdote Samuele a ungere il pastorello Davide, il minore, il più piccolo, "qaten" , dei figli di Iesse:

"Samuele chiese a Iesse: Sono qui tutti i giovani? Rispose Iesse: Rimane ancora il più piccolo ("qaten" ) che ora sta a pascolare il gregge. Samuele ordinò a Iesse: Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui. Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: Alzati e ungilo: è lui! Samuele prese il corno dell'olio e lo consacrò con l'unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Samuele poi si alzò e tornò a Rama." (1Samuele 16,11-13)

Samuele su suggerimento divino scelse il più piccolo, il "qaten" e con l'unzione Dio gli "versò nel cuore l'energia ", pensiero questo ultimo che si ottiene dalla parola "qaten" spezzata con i criteri, regole e significati delle lettere ebraiche in "Parlano le lettere".
Dio, infatti, aveva avvertito Samuele di: "non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io... non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore". (1Samuele 16,7)

Il più piccolo dei figli di Iesse sarà il progenitore del più grande, del Re dei Re!
Il profeta Isaia, attento scrutatore della parola di Dio, scriverà su quel discendente di Davide: "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe di pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti." (Isaia 9,5s)

In definitiva, nel contempo è figlio d'uomo ed è Dio potente come propone lo stesso Isaia: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici... Il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà... Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi." (Isaia 11,1.6.8)

Per ben tre volte Isaia qui parla di una "fanciullezza", un fanciullo li guiderà, il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide, il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.


"...e un fanciullo li guiderà." Isaia 11,6

È così annunciato l'avvento finale della pacificazione, in cui anche il serpente, personificazione del nemico della caduta, sarà domato.
Il Salmo 8, poi, si può anche interpretare che Dio vincerà i suoi avversari, il male e tutti sui sette spiriti, con la debolezza dei bambini:

"O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli." (Salmo 8,2s)

Gesù in Matteo 21,16 nel rispondere ai capi dei sacerdoti e agli scribi, proprio in tal senso l'interpreta e riferisce le parole di quel Salmo ai discepoli che lo acclamano a Gerusalemme nella domenica detta delle palme, facendo intendere che proprio loro sono i seguaci del "piccolo", del Messia che viene umile su un asinello.

I discepoli lo acclamavano appunto riconoscendolo come il Cristo:
"Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: Chi è costui? E la folla rispondeva: Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea. Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri. Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: Osanna al figlio di Davide, si sdegnarono e gli dissero: Non senti quello che dicono? Gesù rispose loro: Sì, non avete mai letto: Dalla bocca dei bambini e dei lattanti ti sei procurata una lode? E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte." (Matteo 21,10-17)

È da ricordare che Gesù ebbe a dire nei riguardi dei suoi discepoli: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli." (Matteo 11,25)

Gesù, uomo e Dio, ha piena conoscenza del Padre e lo fa conoscere ai suoi fratelli che diventano anche loro i "piccoli", figli di Dio per adozione, infatti, subito dopo nel Vangelo di Matteo disse: "Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo." (Matteo 11,26s)

Quei piccoli sono i collaboratori del Messia!
Su ciò torneremo.

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