ODIO E AMORE
di Alessandro Conti Puorger
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ODI ET AMO »
CUORE INQUINATO »
L'AMORE NELLA BIBBIA »
L'ODIO NELLA BIBBIA »
COME NACQUE L'ODIO »
DIO ODIA O NO? »
COSA DIO AVVERSA? »
L'ODIO NEI VANGELI »
L'ODIO NEGLI ALTRI SCRITTI DEL NUOVO TESTAMENTO »
LA DONNA CON MOLTI MARITI »
UNA BUONA NOTIZIA
A conclusione riporto una mia considerazione.
Il cristianesimo, perché Roma era la capitale dell'impero romano, sin dalla seconda metà del I secolo d.C., ossia fin dalla prima ora dell'annuncio della Buona Notizia del Vangelo di Gesù di Nazaret, divenne sede principale della Chiesa di cui Pietro nominato da Gesù stesso primo fra gli Apostoli ne fu il primo vescovo e quindi fu il primo pontefice.
La Congregazione per la Dottrina della Fede, infatti, conferma "Basandosi sulla testimonianza del Nuovo Testamento, la Chiesa Cattolica insegna, come dottrina di fede, che il Vescovo di Roma è Successore di Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa universale; questa successione spiega la preminenza della Chiesa di Roma..."
Da ciò discende il primato papale è l'autorità apostolica del vescovo della Diocesi di Roma su tutte le Chiese cattoliche, cui anche la Chiesa ortodossa riconosce un primato "nella carità" o di onore al vescovo di Roma, ma non lo ritiene operativa per il perdurare dello scisma, mentre non è riconosciuto da Protestanti e dagli Anglicani.
La prima per carità è Roma, quindi, dove c'era il massimo dell'odio con conseguenti persecuzioni per la nuova dottrina, come risposta c'era anche il primato per amore ai nemici.
Questo primato di carità è rimasto a Roma e Papa Francesco al momento del suo salire alla Cattedra di Pietro ha tenuto a presentarsi proprio con la qualifica di Vescovo di Roma.
Ora se in latino scrivo 1 ROMA e AMOR 1 ossia sinteticamente "1 Roma" e per "amor 1" si hanno due notazioni palindrome cioè si possono leggere nei due sensi con lo stesso significato, fatto che certamente non sarà sfuggito ai primi cristiani di quella città di cui molti venivano anche dall'ebraismo.
Interessante poi è che se si scrive in ebraico la "Prima è Roma", tenendo conto che il verbo essere può rimanere sottinteso, basterebbero le seguenti lettere da leggere da destra verso sinistra:
1 ROMA
Questa però è anche una bifronte in quanto letta al contrario altro non è che la traslitterazione in lettere ebraiche della parole latina:
AMOR 1
e della parola italiana AMORE.
Se si va vedere cosa significano in ebraico si può anche commentare per:
-
la prima
alta - superba
tra le prime
,
ossia "la superba";
-
il primo
terrore
,
per l'inizio delle persecuzioni.
Lo Zohar o Libro dello Splendore, alla base della "Cabbalah" dice che il mondo presente, ove si è sotto il regime del tempo, nei riguardi del rapporto uomo-Dio è il "mondo del fidanzamento", mentre quello del mondo a venire, ove regna l'eternità, è il "mondo del matrimonio".
Del pari la Cabbalah da grande importanza alle 22 lettere ebraiche quali vie della conoscenza, che sono 32, assieme alle 10 "zefiro" di cui
è la stessa "choesoed".
(Vedi: "
Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta")
Sotto questo profilo, da quel traslitterare in lettere ebraiche la parola italiana di "Amore" viene questo pensiero guardando a quelle vie di conoscenza.
Se, infatti, si pensa ai termini ebraico che nascono da quelle lettere di quella parola
,
vi si vede una mamma "'em"
ove
=
che porta
uno sguardo "r'a"
,
insomma vi è l'idea di una mamma che ti guarda e ti vede
,
sottinteso, ti protegge.
L'amore appare allora come un ombrello che copre i due che sono colti da quel sentimento proteggendoli dalle divisioni che potrebbero essere provocate dall'esterno.
Al centro ci sono le lettere di
"cambiare" tra due unità
,
il che pare stare a implicare che i due, se c'è amore, cercheranno di cambiare ognuno il proprio atteggiamento per quanto più possibile per piacere in massima misura all'altro e per rendersi compatibili nel modo più consono ai due caratteri e venirsi cosi in contro nel migliore dei modi.
Per questo occorre il fidanzamento col Signore, che dura tutta questa vita.
È, insomma, un problema dei due il Creatore e il singolo uomo creato, per "iniziare
una vita
che porterà
a un corpo
unico
".
Ne nasce un pensiero che in definitiva deriva è una buona notizia.
Se si estende questo pensiero nel campo del rapporto d'amore tra l'uomo e Dio ne risulta che quello che avviene tra ciascuno e Dio non è stereotipato e ripetibile nello stesso modo per tutti.
Conclusione: Dio è capace di proporsi a ciascuno nel modo più opportuno conoscendo bene di che pasta l'ha creato!
Il mio Dio con me si presenta in modo più consono proprio e solo per me, perché io lo possa accogliere pur con tutte le mie limitazioni che conosce bene! Per questo si dice "il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Esodo 3,6.15; 4,5; Matteo 22; Marco 12,26) e non un Dio spersonalizzato.
In definitiva, solo l'amore dà il sapore dell'eternità che ciascuno vivrà nel modo ottimale col proprio "Amore", lo sposo, ricevendo così intera anche tutta la SS. Trinità sentendosi come il preferito, colmo di ogni pienezza e tutti saranno felici in misura perfetta.
A questo punto è da ricordare la pia leggenda tratta da un passo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto Sant Agostino ove ricorda una rivelazione divina con queste parole: "
Augustine, Augustine, quid quaeris? Putasne brevi immittere vasculo mare totum?", infatti, il grande indagatore del problema del Bene e del Male, un giorno passeggiava per una spiaggia quando incontrò un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia.
Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco.
Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.
Non riuscirò a capire Dio nella sua interezza e per questo occorrerà appunto tutta la vita eterna, ma certamente il mio recipiente esistenziale in ogni momento della crescita verso di lui sarà sempre pieno colmo di misura traboccante.