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ATTESA DEL MESSIA...

 
L'ELEZIONE DI DIO PASSA PER LA MADRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA PRECOGNIZIONE DELLE MAMME »
AVVISAGLIE DI LUCE E CECITÀ »
UNA RAGAZZATA RIVELATRICE »
LA MOGLIE PRENDE LE REDINI »
GIACOBBE VIENE BENEDETTO »
LA BENEDIZIONE DI ESAÙ »
REBECCA EVITA L'IRREPARABILE »

TUTTO FINISCE BENE
La vita prosegue, ma tra i due fratelli ora s'è prodotta una profonda divisione che provoca paura in Giacobbe e un'accesa ira in Esaù.
Il sapiente operato della madre salva dal fratricidio i due figli che avrebbero potuto essere dei nuovi Caino e Abele; del resto erano due gemelli come Giacobbe e Esaù, che erano in opposizione combattendosi tra di loro la preferenza divina, ma che la madre Eva non fu capace di proteggere.
Rebecca salvò i propri figli con i suoi illuminati interventi e consigli, dando tempo prezioso, senza deviare dal disegno divino, fiduciosa che Dio, padrone della storia, avrebbe saputo lavorare il cuore duro del figlio maggiore.
Riuscì anche a rimanere saldamente unita al proprio sposo che comprese l'opera provvidenziale compiuta dalla moglie per grazia e volontà di Dio.
Isacco constatò che quanto aveva pensato Rachele era giusto.
Andasse pure Giacobbe a prendere moglie dove l'aveva presa lui, in Armenia presso la famiglia di Rebecca.
Questa volta, ecco, che Isacco spontaneamente, di cuore, benedice Giacobbe, con il che conferma con i fatti che inganno non ci fu, o meglio fu solo apparente, ma necessario per superare la cocciutaggine.

Così dicono i primi versetti di Genesi 28: "Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede questo comando: Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. Su, va in Paddan-Aram, nella casa di Betuel, padre di tua madre, e prenditi là una moglie tra le figlie di Labano, fratello di tua madre. Ti benedica Dio l'Onnipotente, ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga un insieme di popoli. Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda la terra che Dio ha dato ad Abramo, dove tu sei stato forestiero. Così Isacco fece partire Giacobbe, che andò in Paddan-Aram presso Labano, figlio di Betuel, l'Arameo, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù." (Genesi 28,1-5)

La benedizione con cui questa volta Isacco investe Giacobbe è in nome di "Dio onnipotente" - "'El Shaddai" - come lo chiamava Abramo, e conferma che Giacobbe e la sua discendenza possederanno l'eredità di quanto fisicamente e spiritualmente Dio intendeva dare ad Abramo stesso; ossia in lui prosegue la promessa, quindi, l'alleanza si renderà concreta.
Andando al sodo di quanto veramente interessa, da lui, ossia da Giacobbe nascerà il Messia, il salvatore dell'umanità, capace di riportarla a Dio.
Mentre Giacobbe era in viaggio, nel sogno di una scala che arriva al cielo da cui scendevano e salivano angeli, sentì il Signore che gli confermava la benedizione in favore di "tutte le famiglie della terra". (Genesi 28,14)

Giacobbe arriva dallo zio Labano, fratello della mamma, s'innamora di Rachele la seconda figlia dello zio, ma dopo 7 anni di lavoro per procurarsi la dote, ossia il prezzo del riscatto il "moher", si trova sposato con inganno con la prima figlia di lui, Lia, ma insiste e vuole proprio la seconda che sposa, resta là altri 7 anni e per la dote di lei, poi quasi altri 7 per arricchirsi.

Dopo circa 20 anni (Genesi 31,38), ricco (Genesi 30,43), torna verso il paese da cui era partito con 2 mogli e 2 concubine, serve delle mogli, con 11 figli e una grande carovana di servi e animali carichi di tutti i suoi averi; il tutto è narrato nei capitoli 29, 30 e 31.

Nel frattempo Esaù viveva grazie alla spada, era un potente che scorrazzava nei territori, ma viveva preferibilmente in Seir ove la terra rossa ricorda il termine di Edom e che i discendenti di Esaù poi riuscirono a possedere vincendo gli Urriti come si legge in Deuteronomio 2,12.

Tra l'altro nello stesso capitolo in Deuteronomio 2,4-9 si legge quando gli Israeliti ebbero il permesso di entrare nella terra promessa: "Voi state per passare i confini dei figli di Esaù, vostri fratelli, che dimorano in Seir; essi avranno paura di voi, ma state molto attenti: non muovete loro guerra, perché della loro terra io non vi darò neppure quanto ne può calcare la pianta di un piede; infatti ho dato la montagna di Seir in proprietà a Esaù. Comprerete da loro con denaro le vettovaglie che mangerete e comprerete da loro con denaro anche l'acqua che berrete, perché il Signore, tuo Dio, ti ha benedetto in ogni lavoro delle tue mani, ti ha seguito nel tuo viaggio attraverso questo grande deserto. Il Signore, tuo Dio, è stato con te in questi quarant'anni e non ti è mancato nulla. Allora passammo oltre i nostri fratelli, i figli di Esaù, che abitano in Seir, lungo la via dell'Araba, per Elat ed Esion-Ghèber. Poi piegammo e avanzammo in direzione del deserto di Moab. Il Signore mi disse: Non attaccare Moab e non gli muovere guerra, perché io non ti darò nulla da possedere nella sua terra; infatti ho dato Ar ai figli di Lot, come loro proprietà".

Edom poi si estenderà dalla frontiera con Moab a Nord, formata dalla valle del torrente di Zered, verso Sud fino a Elat sul golfo di 'Aqaba, a Sud fino all'inizio ciglio del Deserto Arabico e a Ovest arriverà al deserto di Zin, comprese le alture del Negheb dall’estremità Sud Ovest del Mar Salato fino a Qadesh-Barnea confinando a Sud Est poi col territorio di Giuda.

Con umiltà e timore, Giacobbe avvisò il fratello del suo arrivo, infatti: "Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nella regione di Seir, la campagna di Edom. Diede loro questo comando: Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono restato come forestiero presso Labano e vi sono rimasto fino a ora. Sono venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di schiavi e schiave. Ho mandato a informarne il mio signore, per trovare grazia ai suoi occhi." (Genesi 32,4-6)

Gli riferirono che a seguito di ciò Esaù gli stava andando incontro con 400 uomini, per cui la paura in Giacobbe crebbe.
Divise, allora, la propria carovana in due gruppi, perché, nella peggiore delle ipotesi, forse la metà si sarebbe potuta salvare, e mandò in avanti divisi in vari gruppi servi con diversi animali in dono al fratello.
Il giorno dopo ci sarebbe stato l'incontro.

Durante la notte fece passare il guado del torrente "Iabbok" , alle mogli ai figli e ai suoi averi, quindi, rimase solo e in Genesi 32,23-32 avvenne l'episodio della misteriosa "lotta con l'angelo di Dio" apparso in figura d'uomo che gli mutò il nome da Giacobbe in Israele "Ishera'el" "...perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto", come dice al versetto 29 l'angelo, ossia sei "retto, diritto" per Dio e non più "storto, tortuoso, subdolo, falso" come insito nelle lettere del nome Giacobbe .

Interessante, Giacobbe al torrente "Yabboq" vide Dio; le stesse lettere di Giacobbe evocano la storia; altra interpretazione sul nome Israele è che sarebbe una contrazione del dire "l'uomo che vide Dio ".
(Vedi: "La risurrezione dei primogeniti" decriptazione di Genesi 32,23-32 nel paragrafo "Giacobbe allo Yabbok")

Giacobbe pregò il Signore che lo salvasse dall'ira del fratello, del resto non gli aveva sottratto nulla, infatti, iniziò la sua preghiera dicendo: "Con il mio solo bastone avevo passato questo Giordano e ora sono arrivato al punto di formare due accampamenti. Salvami dalla mano di mio fratello, dalla mano di Esaù, perché io ho paura di lui: che egli non arrivi e colpisca me e, senza riguardi, madri e bambini!" (Genesi 32,11s), il che conferma, di fatto, che non aveva usato del diritto di primogenitura o di quanto altro.

In Genesi 33 c'è il racconto dell'incontro dei due fratelli e si legge al versetto 4: "Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero."

Dio aveva lavorato in entrambi, figli fortunati di una di due sposi santi.
Rachele era stata profetessa e madre accorta.
Dio ha eletto Giacobbe, l'ha reso giusto per un servizio sacerdotale e profetico davanti agli uomini per annunciare che Dio c'è e che s'è fatto vedere perché vuole che sia l'uomo sia libero per regnare sulla terra felice e non per essere schiavo dei propri vizi.
Rebecca ha compreso, ha favorito quel disegno, ma non ha perduto nessuno di quelli che le erano stati affidati.
Anche Esaù perde la spigolosità di malvagio, di cui l'ha rivestito di nuovo poi l'immaginario giudaico alla luce dei fatti accaduti con i suoi discendenti.
Esaù viene pure lui a godere dei meriti di quella famiglia di giusti, in quanto in definitiva operarono secondo la linea retta guidati da Dio, compreso Esaù che riuscì a non vendicarsi e a perdonare accogliendo il fratello, anche se umanamente questi non s'era comportato nel migliore dei modi.

La conclusione di tutto si trova nel Salmo 1 che introduce il libro Salterio: "Beato l'uomo che non... resta nella via dei peccatori... tutto quello che fa, riesce bene... il Signore veglia sul cammino dei giusti."

Per la Chiesa Cattolica Rebecca, antenata di Cristo, è Santa, ricordata il 23 settembre ed è citata da Dante Alighieri nel XXXII canto, nel Paradiso delle Divina Commedia 32,5-11:

La piaga che Maria richiuse e unse, quella ch'è tanto bella da' suoi piedi è colei che l'aperse e che la punse. (la piaga è Eva che Maria guarì)
Ne l'ordine che fanno i terzi sedi, siede Rachel di sotto da costei con Beatrice, sì come tu vedi. (nel terzo ordine di seggi)
Sarra e Rebecca, Iudìt e colei che fu bisava al cantor che per doglia del fallo disse "Miserere mei". ((Sara, Rebecca e Giuditta. Il cantor è Davide. Il fallo è il peccato originale)

Qui di seguito ecco tutto il testo secondo C.E.I. 2008 di Genesi 33 sull'incontro tra i due fratelli.

Genesi 33,1 - Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave;

Genesi 33,2 - alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe.

Genesi 33,3 - Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello.

Genesi 33,4 - Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero.

Genesi 33,5 - Alzati gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: Chi sono questi con te? Giacobbe rispose: Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo.

Genesi 33,6 - Allora si fecero avanti le schiave con i loro bambini e si prostrarono.

Genesi 33,7 - Si fecero avanti anche Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono.

Genesi 33,8 - Domandò ancora: Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato? Rispose: È per trovar grazia agli occhi del mio signore.

Genesi 33,9 - Esaù disse: Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!

Genesi 33,10 - Ma Giacobbe disse: No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito.

Genesi 33,11 - Accetta il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto! Così egli insistette e quegli accettò.

Genesi 33,12 - Esaù disse: Partiamo e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te.

Genesi 33,13 - Gli rispose: Il mio signore sa che i bambini sono delicati e che devo aver cura delle greggi e degli armenti che allattano: se si affaticassero anche un giorno solo, tutte le bestie morirebbero.

Genesi 33,14 - Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi precede e dei bambini, finché arriverò presso il mio signore in Seir.

Genesi 33,15 - Disse allora Esaù: Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me! Rispose: Ma perché? Basta solo che io trovi grazia agli occhi del mio signore!

Genesi 33,16 - Così quel giorno stesso Esaù ritornò per conto proprio in Seir.

Genesi 33,17 - Giacobbe invece partì per Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot.

Genesi 33,18 - Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nella terra di Canaan, al ritorno da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città.

Genesi 33,19 - Acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda.

Genesi 33,20 - Qui eresse un altare e lo chiamò El, Dio d'Israele."

Proseguendo la lettura del Genesi, non si trova poi traccia di un eventuale incontro dei Giacobbe con i genitori in vita.

Sappiamo che tutto quanto si trova nelle Sacre Scritture dell'Antico Testamento è una profezia totale della venuta del Messia e del suo operare, certificata poi avvenuta da parte dei Vangeli e dagli altri scritti del Nuovo Testamento.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che:

59 - Per riunire tutta l'umanità dispersa, Dio sceglie Abram chiamandolo: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre" (Genesi 12,1), per fare di lui Abramo, vale a dire "il padre di una moltitudine di popoli" (Genesi 17,5), "In te saranno benedette tutte le famiglie della terra". (Genesi 12,3)

60 - Il popolo discendente da Abramo sarà il depositario della Promessa fatta ai patriarchi, il popolo dell'elezione, chiamato a preparare la ricomposizione, un giorno, nell'unità della Chiesa, di tutti i figli di Dio; questo popolo sarà la radice su cui verranno innestati i pagani diventati credenti.

61 - I patriarchi e i profeti e altre figure dell'Antico Testamento sono stati e saranno sempre venerati come santi in tutte le tradizioni liturgiche della Chiesa.

L'elezione di Dio è imperscrutabile e avviene per grazia e non per le opere, come scrive San Paolo in Romani 11,5 ove riferendosi agli ebrei prosegue in 11,28s: "...ma quanto all'elezione, sono amati, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!"

Il catechismo della Chiesa Cattolica circa il Sacramento del Battesimo recita:

1268 - I battezzati sono divenuti "pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo" (1Pietro 2,5). Per mezzo del Battesimo sono partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale, sono "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1Pietro 2,9). Il Battesimo rende partecipi del sacerdozio comune dei fedeli.

È quindi da ritenere che il battesimo nel nome di Gesù Cristo è segno certo di elezione ed è proposta dalla Madre Chiesa e dato ai catecumeni adulti in tre tempi sempre preceduti da riti:

  • del catecumenato, esorcismi minori, benedizioni, unzione;
  • dell'elezione o iscrizione del nome, della purificazione e dell'illuminazione, seguiti da scrutini, consegna del "Credo" e del "Padre Nostro", restituzione pubblica del "Credo";
  • del battesimo e introduzione all'Eucaristia.
Chi è battezzato alla nascita, poi, dai genitori, dai padrini e dalla madre Chiesa sarà seguito perché possano compiersi in lui in modo cosciente tutti i suddetti passi dei voti battesimali al fine di ricevere la piena grazia della confermazione dello Spirito Santo e camminare nel mondo come un uomo nuovo in Cristo.

San Pietro, nella sua seconda lettera in 1,10s, infatti, scrive: "Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo."

Esaù è figlio di Isacco, benedetto da lui in nome di Dio misericordioso, un virgulto dallo stesso ceppo, nipote di Abramo, quindi, nel filone dell'alleanza col Dio di Abramo e con il Dio di Isacco, lo stesso Dio di Giacobbe, eppure per i fratelli Ebrei discendenti di Giacobbe la sua discendenza si è dimostrata formata per il popolo ebraico un popolo ostile, di nemici, in cui furono annoverati poi gli stessi Romani e gli abitanti della Magna Grecia.

La Torah però precisa "i figli di Esaù, vostri fratelli" in Deuteronomio 2,4 e 8. In Deuteronomio 23,8s viene detto in modo esplicito "Non avrai in abominio l'Edomita, perché è tuo fratello...", ma non fu così storicamente.

San Paolo nella lettera agli Efesini 2,11-16 ricorda qualcosa del genere quando parla di fare dei due un popolo solo, infatti, proclama: "Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo, ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia."

Si può dire che l'elezione avviene per imperscrutabile volontà divina, passò all'eletto Israele tramite l'operato della madre Rachele da cui nacque la Madre del Messia che è stata da Dio tanto amata da divenirne Figlio che l'ha consegnata ai suoi fratelli e discepoli ed Ella è capace di trasmettere il vero amore di Dio agli uomini.

Certo che il racconto dei due fratelli annuncia Gesù Cristo ho provveduto alla decriptazione con il mio metodo di "Parlano le lettere" dei capitoli Genesi 27 e 33 che riporto in "Appendice" che effettivamente presentano l'opera del Messia.

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