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LA MOGLIE PRENDE LE REDINI
Passano gli anni e il racconto si sviluppa rapido col capitolo di Genesi 26 ove sono riportati essenzialmente i seguenti fatti:
- per una carestia Isacco, come anni prima aveva fatto Abramo (Genesi 20), si rifugia presso Abimelech, re di Gerar;
- Genesi 26,12 - "Isacco fece una semina in quella terra e raccolse quell'anno il centuplo . Il Signore, infatti, lo aveva benedetto";
- Genesi 26,24 - a Bersabea gli apparve il Signore che lo benedì con queste parole, "Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere, perché io sono con te: ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza a causa di Abramo, mio servo.";
- Isacco fece alleanza con Abimelech e scavò dei pozzi;
- Genesi 26,34 - segnala che Esaù a 40 anni prese due mogli tra gli Ittiti, Giuditta e Basmat e Bereshit Rabbà 65,1 precisa che volle fare come il padre che si era sposato a 40 anni e Rav Hirsh annota, "in una casa governata da due donne Ittite gli ideali di Abramo erano ormai sepolti", poi Esaù prese un'altra moglie Makalat (Genesi 28,9), figlia di Ismaele, ma quei nomi sono tutti pseudonimi, i veri nomi sono in Genesi 36,2-4;
- Genesi 26,35 - commenta, "Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca"; Isacco accusa il colpo, non si attendeva un fatto del genere.
Passano altri anni, siamo al capitolo Genesi 27 che inizia con la notizia: "Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più", aveva visto il Signore al momento del suo sacrificio sul Moria, indi a Lachai Roi, poi a Bersabea, evidentemente era rimasto abbagliato dalla grande luce.
L'annotazione pone comunque in chiaro un fatto, indica ormai la cecità totale di Isacco nei riguardi del comportamento d'Esaù e del disaccordo tra i due figli.
Si avvicinava però il tempo che rendeva necessario le consegne, ma allora la eventualità e la possibilità di una vera scegliere era ancora lontana dalla mentalità di Isacco, legata alle usanze tribali dei primogeniti.
La questione però superava i meri interessi ereditari, in quanto riguardava una sfera assai diversa e sacra, una missione spirituale e Rebecca, sapeva fin da prima che nascessero chi doveva essere eletto tra i due figli per portare avanti la benedizione di Abramo, poi consegnata da Dio al marito a Isacco.
A Rebecca il Signore l'aveva detto chiaramente come risposta alla sua preghiera mentre era incinta; la benedizione non era per Esaù.
Poi da madre attenta si era resa conto che Esaù non era interessato alle cose dello spirito; il suo vero carattere era focoso e intemperante e soprattutto propenso ad assecondare l'inclinazione al male.
Dio ovviamente sapeva tutto ciò dal principio e aveva inteso servirsi di lei perché Isacco, cui umanamente spettava la scelta, la facesse in modo opportuno, avendo Dio previsto che sotto tale aspetto Isacco sarebbe stato cieco e si sarebbe fatto ingannare dal sentimento.
Proseguiamo però con ordine.
Isacco "Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: Figlio mio. Gli rispose: Eccomi. Riprese: Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua faretra e il tuo arco, va in campagna e caccia per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portamelo; io lo mangerò affinché possa benedirti prima di morire." (Genesi 27,2-4)
La richiesta è molto articolata e solleva una domanda: perché Isacco parla di morte, quando invece morirà vari decenni dopo alla bella età di180 anni?
Sforno, un rabbino italiano del XVI secolo, sostiene che una benedizione è più efficace quando è data da una persona vicina alla morte, perché la sua anima è più libera dai vincoli fisici.
In Bereshit Rabbà 65,12, a cura di Rashi (Rabbi Shlomo Yitzhaqi commentatore mediovale dell' XI secolo) si trova "...se una persona si avvicina all'età della dipartita dei suoi genitori si preoccupi cinque anni prima e cinque anni dopo. Poiché allora aveva 123 anni e sua madre era morta a 127, Isacco iniziò a considerare prossima la propria morte. Egli però non sapeva se considerare l'età della dipartita del padre o quella di Sara e perciò disse: ignoro..."
Giacobbe, come informa Genesi 47,28. visse 147 anni, era nato assieme a Esaù quando Isacco ne aveva 40, quindi, in quel momento avevano 83 anni e Isacco sarebbe vissuto altri 57 anni.
C'è un accenno più avanti su qualche problema nel sentire da parte di Isacco, forse aveva una bronchite e catarro per cui in quel momento aveva attutito il senso dell'udito.
A questo punto è spontaneo domandarsi: che necessità c'era da parte di Isacco di legare la benedizione al mangiare la carne della selvaggina che avrebbe approvvigionato il figlio Esaù?
A prima vista sembra una futilità del padre, ma è da pensare che lui era un "giusto" che si stava trovando di fronte a una grande problematica.
Il fatto della vista mancante lo faceva sentire andicappato, aveva capito che gli era sfuggita di mano la situazione e il figlio non aveva quella educazione religiosa che credeva di avergli dato, aveva fallito, peraltro, riteneva di dover dare proprio a lui, e presto, la benedizione.
Esaù però aveva sposato straniere idolatre e saranno iniziate le lamentele di Rachele e di Giacobbe e della stessa nutrice Debora.
Cercando allora possibili meriti di Esaù, pur con tutta la buona intenzione, oltre l'abilità che nella caccia invero Isacco non ne trovava ed ecco che, appunto, essendo giusto, cercò una motivazione spirituale per dare la benedizione.
Lo invitò a usare l'attitudine alla caccia per dargli il merito di aver almeno rispettato il comandamento d'aver onorato il padre.
L'intenzione era fare un grande atto di carità nei riguardi del figlio e fargli acquistare meriti davanti a Dio, ma nello stesso tempo palesa che non gli veniva in mente che potesse essere opportuno evitare di passare a Esaù il bastone della staffetta consegnato da Dio al padre Abramo.
A questo punto il testo precisa "Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù". (Genesi 27,5a)
Ora lei non poteva attendere oltre e prese le redini in mano; lei avrebbe risolto la questione ed escogitò un piano audace, quindi, convinse Giacobbe a metterlo in atto; intanto: "Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa." (Genesi 27,5b).