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UNA RAGAZZATA RIVELATRICE
La primogenitura è l'insieme dei diritti spettanti al primogenito e riguarda essenzialmente i beni terreni.
Nell'ebraismo la primogenitura, detta "bekorah"
,
assicura una parte doppia di eredità, come prevede Deuteronomio 21,17, per cui al primogenito il padre darà una parte doppia rispetto agli altri figli "...di quello che possiede, poiché costui è la primizia del suo vigore e a lui appartiene il diritto di primogenitura."
Del resto le lettere di "bekorah"
suggeriscono "della casa
l'ariete
esce
",
in quanto, il primogenito era l'ariete "kar"
della famiglia, colui che avrebbe avuto la maggiore responsabilità per la buona sorte della stessa, cui avrebbero guardato tutti quelli della casa.
Altro senso ha, invece, la "benedizione" che è un segno esplicito ed efficace di augurio profetico e di trasmissione al figlio dei poteri spirituali che Dio ha concesso al genitore con la Sua alleanza alla stregua, per capire, della consegna del mantello da parte del profeta Elia a Eliseo.
Nella Bibbia spesso sono i figli minori e non i primogeniti a essere gli "eroi" religiosi, che assumono la benedizione piena del padre e danno meriti alla casa, come ad esempio lo stesso Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè e Davide. Ciò premesso, quando Esaù e Giacobbe erano ancora ragazzi, avvenne un fatto nel cui racconto non sono citati testimoni come a sottolineare che la cosa rimase tra i due; Esaù vendette a Giacobbe la propria primogenitura, il che è divenuto proverbiale "la vendette... per un piatto di lenticchie" una minestra rossastra, fatta a base di quei legumi.
Le lenticchie in ebraico si dicono "a'dashim"
,
termine usato solo in Genesi 25,34, in 2Samuele 17,28 e 23,11 poi in Ezechiele 4,9.
Il Talmud, in Bereshit Rabbà 63,11-12 precisa che un cibo del genere era preparato in occasione di un lutto e suggerisce che fosse morto proprio il nonno Abramo alla bella età di 175 anni quando, come ho detto, i due ragazzi avevano solo 15 anni.
In effetti, le lettere ebraiche del termine lenticchie, "a'dashim"
si possono dividere in
+
,
quindi, ne discende un augurio per il morto che "nell'Eterno
(sia) riposto
(
=
)"
o "dell'Eterno
nella luce
sia
a vivere
",
una specie del nostro augurio di "eterno riposo".
Per l'età si può pensare che fosse una di ragazzata, ma creò un solco profondo tra i due e ne manifestò i caratteri; menefreghista, superficiale e sfrontato quello di Esaù, affarista, furbo, interessato, ma lungimirante quello di Giacobbe.
Questo è il succinto racconto del fatto: "Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito. Per questo fu chiamato Edom. Giacobbe disse: Vendimi subito la tua primogenitura. Rispose Esaù: Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura? Giacobbe allora disse: Giuramelo subito. Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede a Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò." (Genesi 25,29-34a)
Il racconto si conclude con questo commento: "A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura." (Genesi 25,34b)
Erano ragazzi sì, ma avevano raggiunto già l'età della maturità religiosa, quindi, erano pienamente responsabili davanti a Dio.
Esaù aveva giurato chiamando Dio a testimonio e a giudice sul fatto che avrebbe rinunciato ai diritti della primogenitura sulla loro eredità.
Era come aver pronunciato invano il nome del Signore e "...il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano". (Esodo 20,7)
Del resto si trova nei Vangeli di:
- Matteo 5,33s - "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico: non giurate affatto...";
- Luca 12,13s - quando uno disse a Gesù: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità. Ma egli rispose: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi? E disse loro: Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia..."
Giacobbe però non è esente da colpe avendo indotto il fratello in tentazione. Non si sa se ciò arrivò a conoscenza dei genitori, ma non risulta che vi furono le dovute reazioni che sarebbero spettate a Isacco allora pienamente in forze, visto che mori 105 anni dopo all'età di 180 anni come si legge in Genesi 35,27-29, "Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arbà, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri. Isacco raggiunse l'età di centoottant'anni. Poi Isacco spirò, morì e si riunì ai suoi antenati, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe."
Aggiunge Giacobbe in Genesi 49,31: "Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia."