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VANGELI, PROFEZIE ATTUATE DAL CRISTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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4 - IL PADRE ABRAMO
Abramo non s’è sempre chiamato così: "Eccomi la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò" (Gen. 17,4.5); interessiamoci, perciò del suo nome.

Prima si era "A'beram", poi Dio gli aprì il nome in "A'beraham".
Nel cambiamento del nome c'è insita l’idea che Dio gli ha ribaltato totalmente la situazione, allargandogli oltre al nome, la stesso vita.
Questa aggiunta fa ricordare la parola Raab (Vedi: "La risurrezione dei primogeniti") che in ebraico si scrive RHB, mentre, per rispettare l’idea egiziana da da cui proviene, si sarebbe dovuto scrivere RA"A’B, ma siccome in occasione del passaggio del Mar Rosso Dio ha squarciato Raab ed al posto dei nobili A"A' egiziani (dai geroglifici) al centro della parola in ebraico abbiamo per ricordo una aperta e si può dire il "corpo (d’Israele) Ne uscì da dentro (sottinteso Egitto, in quanto la B in egiziano è il luogo ove si posa il piede).
Seguendo quest’analogia viene l’idea che in Egiziano il nome di Abramo si sarebbe traslitterato in A’BRA"M, ossia , quindi "il primo A’ che il luogo B di RA" ha visto M"; oppure "stette A’B l’Egitto (per traslato) RA" a vedere M" cioè "Il primo che l’Egitto vide", ma essendo inviso - perciò per lo stesso motivo della parola Raab - la potrebbe essere stata tolta divenendo e poi fu sostituita come profezia con l’ divenendo .
In ebraico in entrambi i casi o la prima parte del nome "'ab" è inequivocabilmente "padre";
- può farsi derivare dal radicale "essere alto", ed allora, "altero, alto, orgoglioso"; ma c'è anche "putrefarsi" da cui la parola "verme".
In egiziano A'B è il radicale che indica "stare" (come in RA"-A’B, vuol dire "dove sta Ra", ossia l'Egitto);
RM vuol dire "pesce" che sottende "l'essere umido" ed "il piangere" RMI' o "pianto" RMW;
In egiziano AB-RM indica "stare da pesce"; quindi, "melanconico, piangiolente".
Riassumendo il primo nome dà queste idee:

  • in ebraico "padre orgoglioso", "padre di vermi";
  • in egiziano "stare da pesce", "stare melanconico" e "padre pesce".
E Gesù vuole la conversione dei figli d’Abramo e che gli apostoli da pescatori di pesci divengano pescatori di uomini!.
Per il nome cambiato in , tenuto conto che in ebraico non vuol dir nulla, ma vuol dire "ricco", "forte" n’esce l’idea che "ricca s’aprirà la vita" e Dio effettivamente così gliela rese.
Con i segni da RM "corpo d'acqua", "popolo d'acqua" (conferma il discorso dei pesci) si ha RHM "corpo che esce dall'acqua", "popolo che esce dall'acqua" ed anche "corpo che esce alla vita"; c'è insita e congruente con la promessa da Dio e con l’alleanza stipulata al Cap. 17 della Genesi da cui sono partito col versetto del cambiamento del nome; da padre di pesci, melanconico a padre di popoli liberi.
Nel Vangelo di Luca questo padre Abramo si trova nel brano del "ricco epulone" (16,19.20):

"C'era un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante di nome Lazzaro giaceva alla sua porta coperto di piaghe..."

In questo brano Gesù constata la non accoglienza delle Scritture nei riguardi della "risurrezione" quando il ricco chiede al padre Abramo di mandare il povero Lazzaro dai fratelli per avvertirli del luogo di tormento dove si trova.
Soltanto il secondo personaggio ha un nome, il primo no, perché "il nome degli empi svanisce" (Pr 10,7).
Dell'uomo ricco, infatti, non è dato il nome, ma la descrizione che porta alla mente lo "stolto" Nabal - "l’energia ha dentro del serpente " - il ricchissimo di Maon, marito d’Abigail che poi divenne moglie di David quando rimase vedova.
Il secondo personaggio ha nome Lazzaro, in ebraico 'Ela"zar , "Dio aiuta" e, letto con i segni, tra le varie possibilità ci dice anche: "Dio visto straniero " e questo è il comportamento dello "stolto" e dei suoi contemporanei nei confronti di Lazzaro - non vi hanno visto Dio.
Nel nome c'è anche la storia della sua sofferenza: "uno potente ha agito colpendo il corpo " per effetto della cupidigia dei potenti sui miseri.

Il Vangelo (16,21) parla di stranieri, i "cani", e di piaghe sul corpo "bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe", mentre il ricco, suo fratello in Abramo, che però evidentemente non credeva nella vita nel mondo a venire, non n’aveva misericordia; cioè anche i romani, avevano pietà di lui che aveva il corpo piagato come Giobbe.
Lazzaro, si riunisce con Abramo - "Un giorno il povero morì e fu portato nel seno d’Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto." (Lc. 16,22) -, l’altro è semplicemente sepolto, il che ci fa ricordare il profeta Geremia che dice "Sarà sepolto come si seppellisce un asino" (Ger. 22,1 La vulgata traduce: "fu sepolto nell’inferno"; nota Bibbia di Gerusalemme a Lc. 16,22)

Nella parola Abramo c'è anche: "Dall’Unico dentro al (suo) col corpo entreranno i viventi " quindi lassù non si sta nel seno d’Abramo ma: "Nel Padre con il corpo entreranno a vivere ."
C’è poi anche latente il contrappasso, che viene dall’idea che in Abramo c’è anche il radicale "mangiare", in quanto come il ricco banchettava in terra, Lazzaro lassù sta con Abramo e "con l’Unico mangia da vivente ".
Possiamo anche leggere "Ha inizio da dentro il corpo ad uscire l’acqua " ed il Vangelo lo capta: "Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui." (Lc. 16,23)

Metto, allora, Lazzaro vicino ad Abramo: .

Provo a leggere e, tenuto conto che l’idea del Padre lassù c’è già in di provo a considerare di Lazzaro come il negativo "non", ammesso dall’ebraico, ed allora trovo che il Vangelo di Luca in questo modo sta dicendo: "Dal Padre con il corpo entra a vivere , non lo vedrà da straniero ".
Sta cosi citando la celebre profezia di Giobbe, una delle poche che nel testo esterno del canone ebraico (tolti i libri dei Maccabei che non vi sono inseriti) parla di resurrezione, (19,25-27a): "Io lo so che il mio vendicatore è vivo e che ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero."
Questa parabola del vangelo di Luca, in pratica è un midrash sulla risurrezione dei morti e sembra svilupparsi aprendo con più interpretazioni i nomi dei personaggi; provo così un ulteriore lettura dei due nomi: "Il Padre il corpo riapre alla vita , Dio ha visto i colpi sul corpo ."
Il pensiero s’eleva alla passione e morte di Gesù Cristo ed alla resurrezione dai morti; e questo è il tema del racconto?
Basta scorrere i versetti di quel brano del Vangelo e portarci al finale (16,31): "Abramo rispose: se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi."
Questo spinge a leggere la parola Abramo per trovare profezie su Gesù pensando Gesù figlio di Dio Padre e figlio d’Abramo secondo la carne e la fede nel "Padre , il mio corpo riuscirà in vita ".
Continuo, perciò, ad esaminare il brano con questo pensiero e sembra proprio di colloquiare con l’estensore.

Lc. 16,24 "Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro ad intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura."

Ecco che appena ho messo Lazzaro vicino ad Abramo ed ho letto con i segni le lettere della parola Abramo da cui si fa uscire con somma semplicità la parola "Padre" il Vangelo conferma la via ripetendo la parola Padre in bocca al ricco epulone.
Non chi dice "Signore, Signore..." e non tutti sono figli di Abramo, anche se lo chiamano Padre.
Ora, c'è un altro aiuto: l'acqua che deve prendere Lazzaro.
Certo è che stando Lazzaro nel seno d’Abramo l’acqua non la può che prendere che nello stesso seno di Abramo!
Senz'altro nel nome stesso d’Abramo il "ricco epulone" chiede di mandare Lazzaro ad intingere nell'acqua la punta del dito.



Lazzaro, infatti, non deve fare un gran sforzo basta solo che allunghi il dito e l'acqua gli è accanto, nell'ultima lettera di Abramo.
Raccolgo allora il messaggio di leggere Abramo anche con i segni in altro modo, utilizzando la parola acqua.
"Il Padre il corpo fa uscire dall’acqua ", e se questa frase la riferiamo a Gesù ci parla del suo battesimo.
Ora, continuando a leggere il brano trovo che Abramo è scritto in totale 7 volte, e mi manca 1 per arrivare alla pienezza dell’8.
Ho imparato la lezione!
Ciò sta ad indicare che la parola di Abramo si può leggere in molti modi, ma che per arrivare alla pienezza 8 è da rivolgere sempre i predicati che si ottengono a Gesù Cristo.
Ho provato a scriverne 8 pensando a Gesù ed alla Sua vita ed ho ottenuto uno spaccato della storia di Gesù:
  • Originato da dentro la testa esce alla vita. Pensato dalle origini.
  • Dell’Unico il Figlio entra nella Madre. Concepimento.
  • Il primo Figlio esce tra i viventi. Nascita.
  • Il Padre il corpo fa uscire dall'acqua. Battesimo.
  • Del Padre il corpo nel mondo vive. Il ministero.
  • Inizia dal Figlio ad uscire la vita. La morte.
  • Inizia da dentro il corpo ad uscire l'acqua. Acqua dal costato.
  • Il Padre il corpo fa (ri)uscire alla vita. È risuscitato.
Nel racconto è detto che mentre Lazzaro può attingere facilmente l'acqua, tra Abramo ed il ricco epulone c'è invece un baratro che li divide: "E quegli replicò; Allora, padre ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento." (Lc. 16,27.28)
Erano in tutto 6 fratelli, e stavano nel tormento, quindi con il demonio, di cui cosi ricorda i sette spiriti.
Il numero non era necessario se non a fini cabbalistici, è esplicito, e converge a far vedere nel ricco epulone e nei fratelli l'opera del demonio di cui 6 è l'espressione numerica per quanto riguarda i titoli che l’accompagnano rispetto alla pienezza dell’8.
Quel numero serve anche a far rivolgere l'attenzione appunto ai numeri, come abbiamo fatto, nei riguardi delle volte che è citato Abramo; inoltre insito nel n° 5 che in ebraico è c’è una preghiera: "dalla tomba salvami ()"!

Lc. 16,29ss "Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dei morti andrà da loro, si ravvedranno. Abramo rispose: se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi."

Questo discorso è connesso al tema, che è il motore di questa ricerca, cioè della lettura per decriptazione di Mosè e dei profeti che facevano gli antichi.
Il discorso è evidentemente in opposizione ai sadducei che non credevano alla risurrezione dei morti, perché non la trovavano così evidente dai testi dell’A.T., perciò, quelli che non credono alla lettura delle profezie della risurrezione (che però esaurientemente s’ottengono per decriptazione) prova ne è che non vivono in modo congruente a tale fede, non crederanno a chi dirà che uno è risorto dai morti.
Questo discorso, pure con origine dalla parola Abramo, è ampiamente ripreso nel Vangelo di Giovanni (8,31-59) ove sorprende che la discussione è con: "...quei Giudei che avevano creduto in lui..." e non con gli altri.
I primi, però, evidentemente minimizzavano, credevano d’essere già liberi, perché: "Nostro padre è Abramo"; credevano a Gesù quale predicatore itinerante e non comprendevano la pienezza della missione di Gesù.
La discussione s’accende e Gesù: "Voi che avete per padre il diavolo"; cioè, il vostro padre non è Abramo, quello a cui Dio ha cambiato il nome e l’ha reso libero, ma è ancora l'Abram padre dei pesci e dei vermi, emanazioni tutte del serpente e del demonio.
(Vedi: "Geroglifici: Gesù primo figlio dell’uomo e non di Satana"

Il discorso in sostanza è identico a quello nel brano del ricco epulone, perché i giudei sono invitati a non crogiolarsi con "Abramo è nostro Padre", ma di considerare Abramo una profezia su Gesù Cristo; infatti: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò." (Gv. 8,56) e a questi Giudei Gesù (Gv. 8,58) dà questa parola: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse Io sono."
Gesù, con lo stesso Io sono conclude il discorso sulla resurrezione in Mt. 22,23-33, Mc. 12,18-17 e Lc. 20,27-40: "Quanto poi alla resurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe?" (Mt. 22,31.32a) in cui riporta le parole di Dio a Mosè al roveto ardente nel Cap 3 dell’Esodo.

Tutto converge a farle decriptare col metodo dei segni:

Es 3,6 "E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio."

Decriptando i segniando si può leggere di seguito:

"Recherà a stare l’Unico tra i viventi nel corpo con l’Unigenito l’energia della rettitudine (cosicché) sarà la divinità nel mondo ad esistere(con cui) il Padre sarà ad affliggere il serpente nel mondo.
(Ciò avverrà quando? Lo spiega)
Sarà dall’Unigenito da dentro del corpo ad uscire con l’acqua la divinità per entrare nell’esistenza.
Sarà fatto scendere imprigionato rovesciato con bastone dai primi potenti, fatto uscire sarà, con forte agire abbattuto, dentro bastonato sarà legato, dalla croce il corpo alla vita risorgerà, uscirà a soffiare sugli apostoli che saranno a portare alla rettitudine di Iahweh.
Sarà nei corpi l’originaria vita a rientrare dentro,
(quella) che è nel cuore di Dio; uscirà (così) la maledizione che c’è per i viventi."

È una profezia sintetica della passione di Gesù, esauriente in quanto spiega i motivi, il come ed il quando.
Evidente è poi la tensione di Giovanni per l’uscita dell’acqua dal costato di Cristo in croce "Uscì sangue ed acqua" (Gv. 18,34); che uscisse sangue era normale, ma l’acqua certificava l’adempiersi della profezia contenuta nel Legge e nei profeti.
Solo Giovanni sottolinea il fatto, è testimone ed anche un profondo conoscitore della parola sotto tutti gli aspetti.
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