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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
DALLE LETTERE EBRAICHE
BALBETTII SU DIO

di Alessandro Conti Puorger
 

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INTRODUZIONE »

LA CONOSCENZA DELL'UNICO
Nel "decalogo" (Es. 20,3 e Deut. 5,7) si legge: "Non avrai altri dèi di fronte a me", alla lettera "Non sarà per te altro Dio di fronte a me".



Il termine 'Elohim definito dalla tradizione Eloista con Dio, o dèi, è un plurale, "Le Potenze", entità soprannaturale, trascendente (in latino "deus" da "divus, dium, dies" dal sanscrito "dèvas" splendente, sottinteso nel cielo, quindi giorno da cui in greco Jovis - Zeus. Il singolare, cioè il bi-letterale 'El è il nome di un divinità Cananea).

Le lettere = "uno, origine, primo" e = "potente" (testa d'un Faraone con ureo=serpente) propongono per quel bi-letterale "il primo per potenza ", il più potente dell'ambito o del collettivo considerato; onde è più potente di tutti i potenti, cioè "primo per potenza nel mondo ove sono i viventi ".

Una traduzione possibile di quel versetto allora con le lettere è:

"Non vi saranno per te altri primi per potenza nel mondo ove sono i viventi al disopra della mia persona ".

Nel testo dell'A.T. le sporadiche profezie d'avvento e missione del Messia, passando dalle lettere esplodono in tutta la loro tensione ed evidenza come ho dato ampia dimostrazione e nel prosieguo darò volta per volta piccoli assaggi.
Se, infatti, si spezzala parola "mia persona " essendo = "Verbo, volto, faccia" e = "inviare, energia" e = "essere, forza", si ricava "Verbo che inviato sarà", perciò quel versetto si allarga ancora in: "Non vi saranno per te altri primi per potenza nel mondo ove sono i viventi al disopra del Verbo che inviato sarà".

Una conferma sul concetto d'essere 'Elohim insieme di potenze prime per origine di tempo e graduatoria dei valori, è nel libro d'Isaia: "Io sono il primo e io l'ultimo; fuori di me non vi sono dèi 'Elohim" (Is. 44,6), cioè "...senza di me non vi sono potenze" e con soggetto il Messia verifico la lettura per lettere:



"L'Unigenito inviato sarà nel corpo d'una donna () . Si porterà dagli angeli e ad incontrare () ; sarà i fratelli a saziare () d'energia . In un vivente ad abitare la potenza dell'Eterno sarà . In un primogenito sarà inviata la divinità nel mondo per stare tra i viventi ."

Il risultato tutto di seguito è veramente interessante e sintetico.

"L'Unigenito inviato sarà nel corpo d'una donna.
Si porterà dagli angeli e ad incontrare; sarà i fratelli a saziare d'energia.
In un vivente ad abitare la potenza dell'Eterno sarà.
In un primogenito sarà inviata la divinità nel mondo per stare tra i viventi.
"

Il libro dell'Apocalisse raccoglie l'idea che il Primo e l'Ultimo è il Cristo:

  • "...egli... mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo" (1,17b);
  • "...Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita" (2,8);
  • "Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine (22,13).
L'autore dell'Apocalisse in Io sono il Primo e l'Ultimo, ha letto quella profezia e sancisce che la profezia s'è avverata: "L'Unigenito inviato sarà nel corpo di una donna. Si porterà dagli angeli e ad incontrare sarà i fratelli per saziarli d'energia".
Sono il primo e l'ultimo, tutto inizia e finisce e non vede il mio inizio e la mia fine, io duro e il resto no, quindi io sono l'unico eterno, cioè unica causalità originaria, unico ed incomparabile, "Io sono il Signore e non v'è alcun altro; fuori di me non c'è dio... non esiste dio fuori di me. Io sono il Signore e non v'è alcun altro." (Is. 45,5.6)

In altri libri dell'Antico Testamento si trova che il mutamento è solo nell'uomo:
  • "Io sono il Signore e non cambio" (Mal. 3,6);
  • "In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come abito tu li muterai e passeranno. Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine." (Sal. 102,26-28)
L'ebraismo nell'esilio in Persia si trasformò in giudaismo lottò con la teologia zooroastrica dei due regni, tenebre e luce, bene e male e restò monoteismo puro; infatti il deutero-Isaia (45,7), precisa:
  • "Io formo la luce
  • e creo le tenebre,
  • faccio il bene
  • e provoco la sciagura
  • io, il Signore, compio tutto questo".
Inequivocabilmente lì invece di bene è usato pace, dal radicale "essere compiuto", è Lui, quindi, che porta ad essere perfetto, "autore della pace" e riecheggia "Consigliere ammirabile, Padre per sempre, Principe della pace." (Is. 9,5b)
Nella parola ebraica "pace" c'è pure il concetto di "trarre fuori", perciò di "salvare", perciò nel dire "Dio fa il bene " è dire che a "trarre fuori () porta la vita " e c'è anche la promessa che a "per trarre fuori () si porterà i viventi ".

Dal radicale crea viene il participio "creatore "; di che è creatore?

Di , il "male" e delle tenebre !?

Pur se adusi all'idea di creazione dal nulla, per l'esistere d'un essere totalizzante, Dio, di fatto, il nulla, non esiste; le due lettere di Dio in ebraico indicano, infatti, pure la negazione - il no - che si scrivere sia che .

Per quel biletterale che significa "male" e "cattivo" le lettere dicono = "testa (mente), corpo"; = "sentire, vedere, agire", perciò s'ottiene anche "mente che sente " cioè, Dio accende la mente, perciò "Dio crea con la conoscenza".

La conoscenza non è male, ma in ebraico per lettere è vicina al male ; errore, non solo di trascrizione, si fa cambiando conoscenza in ricerca del male.
Dio così ci crea con la conoscenza, quindi, col fare esperienza.
Tutto il nostro vivere è perciò creazione continua, e siamo spettatori e attori dell'esistenza, creati dal nulla attratti alla/dalla luce, si può uscire da un labirinto.
Nell'universo tra forze d'una d'enormità inimmaginabile e non tutte note in un involucro d'una fragilità totale inizia la coscienza di una vita, le probabilità per cui non dovrebbe esistere non sono misurabili.
Questo essere che più di tanto non può capire ha in sé un sigillo di vita, unica garanzia certa d'amore assoluto, realtà impossibile che s'è realizzata garanzia di altre realtà che non puoi immaginare e allora prende atto e questa è l'idea che "è stata portata giù nella mente l'unica che porta nella testa ", la luce ", cioè "Io formo la luce ".
Mentre Dio è assoluta e piena conoscenza di tutto il nulla è la nostra situazione di partenza, chiamati a inserirci nell'ignota realtà uscendo dalla non conoscenza; abbiamo si una visione frammentaria, ma dentro si ha quanto serve da guida per la ricerca, uno speciale filo d'Arianna.

Per si considera una derivazione da un e un "essere forte".
  • è preposizione, "a", verso, presso, contro (Gen. 4,8), a causa (2 Sam. 2,24);
  • è nome, "Dio", "il potente" e "potere, facoltà" (es. potere della mano Pr. 3.27);
  • è pronome, "questi" - verbo, "giurare, maledire" - sostantivo, "giuramento, maledizione", "quercia" (sotto vi si fa il patto).
Approfondisco il concetto del "nulla", con le lettere ebraiche:
  • si trova in forma di particella negativa, come "né";
  • come "il nulla" (Giobbe 24,25) è sostantivo (nulla, vanità, come visto in Sal 96,5 // 1Cr 16,26) = ;
Nella nulla o v'è il termine che vuol dire notte.
C'è l'interessante versetto che vado ad analizzare: "Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla , ma il Signore ha fatto i cieli" (Sal. 96,5 // 1Cr. 16,26)



Una decriptazione fornisce:

"Così sarà nella prigione del serpente l'Essere , agirà da vivente stando tra i viventi. L'Unico di notte sarà tra i viventi a portarsi, sarà nel mondo a recare ad uscire un'illuminazione. Da madre sarà dal seno () alla luce ad uscire."

Per l'autore del Genesi le tenebre paiono preesistenti alla luce,"Dio disse sia la luce! E la luce fu" e squarciò "le tenebre che ricoprivano l'abisso" (Gen. 1,2). Con la Parola, il Verbo formò la luce è 'awor e visto che le lettere = "uno" - = "portare, bastone" - = "corpo, testa/mente"; una lettura possibile di tali lettere è: "L'Uno/Unico si porta nella mente", infatti, se l'idea di Dio Unico entra nella mente è per l'uomo inizio di nuova creazione.
La parola tenebre in ebraico è "cheshoek" (shin ) con le = "stringere, chiudere, nascondere" - = "fuoco, fiamma"... = "coppa, mano/vaso a coppa, liscio, retto" calza il predicato "nascondere il fuoco in una coppa ", come se vi fosse uno, qualcosa, un'intenzione onde la luce, che potrebbe invadere tutto, non può esplicarsi appieno, ma è trattenuta, nascosta (C'è un radicale con s'in con puntino sopra la fiamma sinistra anziché destra - che indica "trattenere, rifiutare").
Ciò fa venire a mente il detto del Vangelo "Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché quanti entrano vedano la luce." (Lc. 11,33 // Mc. 4,21 e Mt. 5,15)

La notte è espressione delle tenebre, infatti, "Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte..." (Gen. 1,4); cosa c'era prima della creazione? Il nulla ?
C'era "prima la notte ", in ebraico lil ossia le tenebre e la notte cosa è? È "Uno potente ; è un serpente " e ciò ha avuto peso e per accrescimento ha portato al racconto midrashico del Cap.1 del Genesi.
Nell'immaginario ebraico la notte ha assunto aspetto demoniaco, la famosa Lilit, la regina della notte, sposa di Sammaele signore delle forze del male, cioè del mondo dei demoni, l'altra parte o in ebraico il Sitra Achra.
Il credo della Kabbala è che il Sitra Achra non possieda energia propria, ma che dipenda dalla luce divina per la sua attività; ritengo ciò legato alle lettere; l'altra parte è il nulla , in cui, comunque, ci sono le lettere di Dio , è la notte , le tenebre, è il serpente e non a caso in Sammaele, capo della Sitra Achra, c'è il nome Sam e Dio 'al ; forse quel Dio è da leggere in negativo, cioè "Nome negativo " ed allora "il negativo è il serpente ", "lo brucerà vivo Dio ".
Dice san Paolo evidentemente collegandosi a ragionamenti di questo tipo "Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro, voi tutti, infatti, siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre." (1 Tes. 5,4s)

Seguendo le lettere della parola si ha:
  • "Prima potenza che aprì l'esistenza della vita ".
  • "Dio esce sul mare " ricorda "Lo Spirito aleggiava sulle acque" (Gen. 1,1).
  • "Dio che aprì il mare " con riferimento alla storia d'origine d'Israele e all'uscita dall'Egitto con l'apertura del Mar Rosso.
  • "Dio nel mondo è vivente "; porta all'idea d'incarnazione.
Dio è l'esistente assoluto, mentre noi siamo e non siamo ancora e conosciamo, qualcosa e a malapena; ciò che non conosciamo è non esistenza, l'opposto di Dio, che non può sussistere e quindi è male, il non essere che non può coesistere con Dio, è può esistere solo con noi.
Dio crea, porta all'esistenza, fa uscire dalla non esistere, dall'ignoranza, dal male che risulta "l'attrito" dell'essere all'uscire dalla non esistenza, lo sforzo del parto ed, esperienza comune, è che ha un tempo, cioè una durata poi si nasce, s'arrivare alla conoscenza totale, "faccia a faccia" con Dio.
Ciò detto il prosieguo di quel "Io formo la luce e creo le tenebre" di Is. 45,7 potrebbe essere pensato "Io il Signore formo l'essere compiuto e creo una mente che sente" capace di portare alla perfezione l'esistenza, uscire dal nulla, dal disordine; così il male è visto come quanto manca all'esistenza.

Tra Dio unico immutabile e che provoca variazioni dell'essere sensibile occorre considerare intermediario che unifichi, percepibile nel sensoriale che s'interessi di creare uguale e distinto dal primo, che compie la volontà del Dio immutabile, mischiato col tempo, il Logos, idea sviluppata da Filone d'Alessandria (20 a.C. - 50 d.C.) che trovò eco nel Vangelo di Giovanni (Capitolo 1).
La conoscenza completa di Dio, peraltro, essendo Dio unico, non è possibile, perché se lo si conoscesse perfettamente si sarebbe Lui e ciò che si può conoscere di Lui viene solo dal Figlio, il Logos, che si è fatto carne perché per gli uomini tutto deve passare per il sentire dai terminali fisici per il monitoraggio della realtà di cui sono stati dotati.

San Giovanni della Croce (Salita al Monte Carmelo da 2,22) considera: BR>
"...ora che la fede è fondata in Cristo e la legge evangelica è promulgata in questa era di grazia non c'è più motivo d'interrogare Dio come prima perché parli o risponda come faceva allora. Avendoci, infatti, donato suo Figlio, che è l'unica sua Parola, egli non ha altra parola da darci. Ci ha detto tutto in una volta e una volta per sempre in questa sola Parola, e non ha altro da aggiungere. Questo è il significato di quel testo, in cui san Paolo cerca d'indurre gli ebrei ad abbandonare le antiche pratiche e i modi di comportarsi con Dio consentiti dalla legge di Mosè, per fissare gli occhi solo su Cristo... 'Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio'." (Eb. 1,1-2)

"...Dio ora tace: non ha altro da dire, perché ciò che aveva detto in parte mediante i profeti, l'ha ora rivelato completamente nel suo Figlio, e ci ha donato così il Tutto, che è suo Figlio... Cosa ti potrei rispondere o rivelare di più? Fissa il tuo sguardo unicamente su di lui, perché in lui ti ho detto e rivelato tutto e troverai in lui anche più di ciò che chiedi e desideri... Il giorno in cui, sul monte Tabor, scesi su di lui con il mio Spirito, ho detto... 'Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo'." (Mt. 17,5)

Il nulla esiste per le esistenze come le nostre che deducono d'avere un inizio.
Ha però senso chiedersi il perché Dio crei; è come se avesse un desiderio?
Dio certamente crea per amore che comporta altri esseri liberi questo desiderio implica altri che liberamente possano partecipare della sua vita e soddisfare quel desiderio che è di trovare chi accetti il regalo del suo essere.
L'uomo in un certo modo è quel desiderio di Dio; il nulla che riteniamo esista, è quanto manca all'attuazione del desiderio di Dio nel presente - eternità.
Dio, così, principio d'ogni cosa, forma anche un essere spirituale e materiale dotato di propria liberta che nel tempo tende al prototipo che per il cristianesimo è il Figlio non creato, l'Unigenito che ha avuto il desiderio d'essere uomo, da una donna, madre dei nati della nuova creazione, che nella libertà disse sì.

Dal primo versetto del Genesi "In principio Dio creò ( barà) il cielo e la terra" (Gen. 1,1) la creazione pare opera di Dio dal nulla, ma allora andando a fondo è esplicazione d'un desiderio che s'estrinseca per un uomo che capti in modo integrale l'esistenza, perché per Lui creare è "Da dentro la mente/testa l'origina " e crea attraverso "il Figlio Unigenito ", Lui è il "creatore " e "dentro si portò in un corpo l'Unigenito ."

La preghiera quotidiana ebraica proclama "...col suo bene egli rinnova costantemente ogni giorno l'opera dell'inizio", provoca il rinnovamento continuo del mondo "chiddush tamid ha 'olam", e tale rinnovamento è la creazione, e il creato va, infatti, in continutà rinnovato visto che non ha in sé la Sapienza creatrice, infatti, questa "sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in sé stessa, tutto rinnova" (Sap. 7,27) pure lo spirito dell'uomo "...se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno." (2 Cor. 4,17)
Ne consegue che la rivelazione è prosecuzione della creazione, fa crescere l'assieme spirituale e razionale dell'uomo e tutti gli atti creativi della rivelazione sono eterni e contemporanei per ogni uomo.

Dice la Torah: "Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita. Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco, mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore..." (Deut. 5,2-5), versetti importanti ove si sottolinea l'alleanza totalizzante del Signore che di più non si può: faccia a faccia.
La parola alleanza del Signore infatti, meditata con i criteri visti porta a tante idee a base di profezie cristologiche.

Il Signore:
  • "Dentro al corpo sarà alla fine ", s'incarnerà;
  • "Dentro al corpo sarà in croce "; sarà crocifisso;
  • "Il Figlio sarà crocifisso " in aramaico = figlio;
  • "Chiara sarà l'indicazione ", sul Tabor nella Trasfigurazione;
  • "Da dentro irrigherà in croce ", dal costato esce sangue ed acqua;
  • "Mangiato () sarà da tutti ", la nuova alleanza;
  • "Cibo () per tutti ", eucaristia.
Di quei versetti, che sono importanti anche per la decriptazione - ove le ripetizioni sono segnali - fornisco la decriptazione fatta col solito criterio, ma per brevità senza dimostrazione.

Deut. 5,2-5 - Il Signore Dio nel mondo fu ad abitare. Con la rettitudine in un corpo scelse di agire. Alla madre che da frutto nel corpo le sarebbe stato indicò. Elesse una casa/famiglia. Il Potente Unigenito venne da primogenito nella casa scelta. Era la casa, ove si portava, retta. In un corpo finalmente il Signore venne per l'alleanza. Al mondo con questi venne la rettitudine nell'esistenza. Dell'Unico finiva il rifiuto, inviava la grazia,. Portava Dio al mondo ad uscire il Verbo. Nel mondo entrò un giorno dentro nel cammino. Vi si portò a vivere per stare con i viventi. In una persona fu a vivere in una casa il Verbo. Un angelo fu della madre in mano. Da cibo si portava per il mondo. Videro i viventi un retto vivente, dentro su un monte i viventi a crocifiggere portarono. Per la rettitudine uscì da primo risorto. L'Unigenito che ucciso fu risorse. A casa rifù dagli apostoli il Signore che dentro stavano tra i lamenti con la retta madre. Dentro videro il Crocifisso rientrare. Lui potente rientrò camminando, era libero. La rettitudine della vita gli venne in aiuto dentro nel corpo al Signore..."

Piena rivelazione ci sarebbe stata perciò quando Dio si fosse fatto uomo.
Gli atti creativi e salvifici di Dio portano a dimensione eterna e l'uomo se li coglie esce dal tempo e sfora nella dimensione di Dio.
Si tratta cioè di cogliere il Kairos (Kairos) che in greco significa "momento giusto/opportuno" o "tempo di Dio" pensando che non è detto vi possa essere altra occasione: "Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore..." (Sal. 95,8)
All'atto pratico per il cristiano il Kerigma, annuncio della morte e risurrezione di Cristo, o un'eucaristia recano alla contemporanea dei fatti, quindi, ad una realtà ove essere non solo passivi, ma attori davanti al Signore presente sulla croce, alla risurrezione dal sepolcro o all'ultima cena. (Il Canone in latino ad esempio dice "Prese questo glorioso calice"... non un altro, proprio quello che consacrato, da cui berremo.)

I rabbini giocano sui termini ebraici "charut" (inciso) e "cherut" (libertà) ed insegnano a pensare i precetti della Torah "libertà" su tavole anziché prassi "incisa" su tavole ["Mishnà", Avot VI, 2 "Non leggere - al tiqra' - inciso, bensì libertà sulle tavole."], così che quell'insegnamento va accolto e vissuto come da testimoni di quella parola di Dio che libera e trasforma la storia personale in storia di salvezza.
Il desiderio di Dio per ciascun uomo esistente è evidentemente eterno?
S'esplica con un proseguo di creazione e ha un preciso momento per ciascuno quando questi incontra la rivelazione che diviene crescita della sua ragione e del suo spirito e accesa non si ferma mai:
  • "Dice il Signore che stende i cieli e fonda la terra e forma lo spirito dell'uomo nel suo intimo". (Zac. 12,1);
  • "...sapienza. Ma certo essa è un soffio nell'uomo; l'ispirazione (anima) dell'Onnipotente lo fa intelligente." (Gb. 32,8);
  • "Lo spirito di Dio mi ha creato (mi ha fatto) e il soffio (l'anima) dell'Onnipotente mi dà vita." (Gb. 33,4).
Lo spirito dell'uomo dallo Spirito di Dio trova nutrimento, crescita e realizzazione come dice il Maimonide "Quando avrai avuto percezione di Dio e delle sue opere, secondo quanto ti avrà insegnato l'intelletto, allora comincerai a dedicarti a Lui, a tentare d'avvicinarti a Lui e a rafforzare il legame che intercorre tra te e Lui, cioè l'intelletto" (Mosè Maimonide Guida dei perplessi III,51) e che comporta amore per la conoscenza:"Grande è la conoscenza perché (nelle Scritture) fu posta tra due segni (nomi di Dio), poiché è detto (1Sam. 2,3): Invero Dio della conoscenza è il Signore " (Berakot 33° del Talmud Babilonese) traduzione più pregnante e letterale di "...il Signore è il Dio che sa tutto" (C.E.I.).
La preghiera delle XVIII Benedizioni (Thefillah) prevede: "Padre nostro, concedici la conoscenza (che viene) da te, la comprensione e il discernimento (che vengono) dalla tua Torah. Benedetto sei tu, Signore, che concedi la conoscenza."
Tra Dio e l'uomo c'è solo omonimia di qualità non d'essenza, perché quelle in noi sono frammentate; in un colloquio con Mosè: "Il Signore passò davanti a lui proclamando: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore (amore) per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione" (Es. 34.6.7), quindi giusto e santo, cioè diverso ed inimmaginabile, cioè unico.
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