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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
DALLE LETTERE EBRAICHE
BALBETTII SU DIO

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL TEMPO E IL MALE
La pagina di Genesi 3, racconto midrashico, di "ricerca" e meditazione, propone un'esperienza di sapienti d'Israele sulle ragioni dell'uomo che si separa da Dio.
Per il cristianesimo quel brano è chiave di volta del "peccato originale", scelta dell'umanità di operare da solo la ricerca della verità e del bene e del male, acconsentendo alla tentazione di vivere senza Dio.
Appare il tentatore: "Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche".



  • "Cattivo, orrido" si può dividere anche in "acceso nemico ";
  • in 2 Sam. 23,13 è tradotto schiere "...una schiera di Filistei era accampata...";
  • in vi sono le lettere del demonio .
Decriptando coi criteri del mio metodo trovo:

"Si portò nel mondo un angelo che nell'assemblea da cattivo (acceso nemico) si portò dei viventi. Per vivere tutte le schiere dei demoni uscirono", scorcio sull'immaginario della tradizione di angeli ribelli di scritti apocrifi e apocalittici.
Questo angelo si porta da nemico degli uomini, come loro tentatore, incarnato nel testo esterno del midrash come serpente e che ci sia un esercito nemico di Dio lassù è idea anche d'Isaia: "In quel giorno il Signore punirà in alto l'esercito di lassù e qui in terra i re della terra. Saranno radunati e imprigionati in una fossa, saranno rinchiusi in un carcere e dopo lungo tempo saranno puniti" (Is. 24,21s), profezia ripresa nell'Apocalisse (guerra di Gog e Magog).

Un serpente nella cosmogonia Egizia, con tanti attorcigliamenti e volute, che rappresentano corsi e ricorsi ciclici del tempo, è Apep o Apophis, simbolo del demonio, dell'Oscurità, del Male e delle Forze del Caos. Questo serpente o drago contrasta il cammino alle forze della luce. La lotta con Ra, il dio Sole, continua anche nella notte e l'acme dello scontro avviene nell'ora magici propiziavano la vittoria delle forze del bene. Nelle eclissi di sole sembrava che Apep ottenesse una temporanea vittoria. Tale accenno conferma che il contrasto tra male e verità e tra luce e tenebre è considerato da millenni e che una definitiva vittoria della luce con l'affermarsi dell'idea d'eternità comporta il pensiero di una fine dei tempi, fondamento di fede delle religioni che si rifanno al padre Abramo.

Quel serpente impersona così tempo e il male.
Il tempo implica variazione, gestazione, nascita, divenendo, acquisendo "conoscenza", uscendo dalla non conoscenza di Dio dalle cui strette l'uomo per essere completo prova a divincolarsi per portarsi a dimensioni eterne.
È questa una ricerca a cui l'uomo partecipa con la propria volontà.
Il si a Dio è il contributo dell'uomo alla propria creazione e la riuscita del progetto passa così per la volontà dell'uomo che può farla abortire.
L'uomo per cui tutta la creazione è stata preparata, pensato dall'eternità ("In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà" (Ef. 1,11.12) deve provare ad uscire dalla non esistenza che è male e s'oppone all'attuarsi del progetto.
La lotta contro la non esistenza è quella d'un pulcino che deve uscire dal guscio, e ciò che s'oppone è tenebre e male, legato al tempo e deve finire.
Il racconto propone: "Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". (Gen. 3,5)
L'albero è disponibile, piantato dal Signore, perché l'ordine di non mangiarne?
L'uomo può cercare da solo a 360°, ma perdere la vita perché la conoscenza è campo infinito e implica un tempo d'acquisizione infinito.
Come scegliere volta per volta il frutto se può essere doppio?
Una ricerca personale, per la vastità fa cadere nel problema tempo che ci si manifesta da nemico; potrebbe finire e la conoscenza non venire.
Dio, infatti, aveva detto ad Adamo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti." (Gen. 2,16s)
"Conoscenza, sapere" in ebraico si può scrivere in tre modi - - ed in quel versetto è usato e = "sbarrare, bloccare, porta" e anche "aiuto" = "tempo", "ti bloccherà il tempo ".
Il serpente in quel colloquio, riprende quella frase ed accende l'immaginazione di Eva "...e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male."



"Nel mondo ove si sta vi saranno segni per i viventi ; la rettitudine di Dio sarà ad entrare nei viventi nell'esistenza . La conoscenza a stare nei cuori porterà dentro per portare le teste/menti a sentire ."

La decriptazione di seguito è:

"Nel mondo ove si sta vi saranno segni per i viventi; la rettitudine di Dio sarà ad entrare nei viventi nell'esistenza. La conoscenza a stare nei cuori recherà dentro per recare le menti a sentire."

L'idea che si ricava è la necessità di saper distinguere e scegliere e chi può guidare è Dio stesso che offre la scorciatoia per uscire dal tempo.
L'uomo se si porta alla conoscenza senza l'idea di Dio può sbagliare strada e si perde senza difesa nell'arcano senza limiti che lo sovrasta.
L'idea che ne trapela è che l'uomo è stato messo in un paradiso terrestre ove parlava con Dio e quella conoscenza l'avrebbe pur mangiata, ma quando Dio fosse stato in sua compagnia, altrimenti non avrebbe messo l'albero.
Sarebbe, così, arrivato alla conoscenza col Suo aiuto, perché da sarebbe diventata , cioè Dio "l'avrebbe aiutato a sentire il/nel mondo ".

L'individuo, corpo, mente, anima e spirito ha necessità di:
  • un'anima fornita da Dio;
  • di un corpo fornito dai genitori;
  • di acquisire la conoscenza in una vita umana.
L'individuo finale è mirabile sintesi della volontà dell'uomo e di Dio.

Dice il Catechismo di Pio X: "Dio ci ha creato per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell'altra in paradiso."

Hermann Cohen (1842-1918) filosofo ebreo osserva: "Dio è creatore della natura e dell'uomo, creatore della natura per l'uomo. Dio è in ultima analisi il creatore dell'uomo. Ma l'uomo ha bisogno con la connessione con la natura; egli non è soltanto spirito della santità: Egli è immortale e la sua anima ha dunque bisogno, per l'infinità del suo sviluppo, anche dell'eternità della natura." (Religione della ragione dalle fonti dell'ebraismo", "Il problema religioso richiede per l'uomo, così come per Dio la connessione con la natura" - Capitolo XVII 437)

L'uomo nella concezione giudeo cristiana non si può enucleare dal corpo, che può essere tempio dello Spirito Santo, e dalla natura.
Per il cristianesimo Dio è così concretamente collegato al corpo tanto che è venuto nella carne in Gesù Cristo ed il credo nella risurrezione della carne certifica poi questa visione concreta che esclude per l'uomo, anche dopo la morte fisica un'anima incorporea "E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt. 3,13) promessa che si trova nel profeta Isaia (65,17; 66,22) e l'Apocalisse così conclude: "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più." (Ap. 21,1)
Nella nuova Gerusalemme dell'Apocalisse c'è l'albero della vita ma non più quello del bene e del male "perché la saggezza ( conoscenza) del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare." (Is. 11,9b)
Per un "peccato" d'orgoglio per apporto di proprie scelte fatte col libero arbitrio lo spirito dell'uomo s'è corrotto e lo fa attardare e perdere nella non esistenza.
Si ricorda spesso che "Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Gen 1,26), ma meno ricordato è che dopo il peccato, la "cacciata" di Adamo e l'assassinio d'Abele è scritto: "Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio creò l'uomo (Adamo), lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set. Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni (930 anni e non 1000 che rappresenta la pienezza) e generò figli e figlie..." (Gen. 5,1-5)
Per l'autore del Genesi la generazione successiva non è a immagine e somiglianza d'Adamo che "era" stato creato a immagine e somiglianza di Dio; s'è interposto un velo e come Adamo, morì perdendosi nel tempo senza arrivare alla piena conoscenza di Dio, così muoiono i figli d'Adamo.
Ciò conferma che ad Adamo, essendo a immagine e somiglianza di Dio, è stato dato di avere potere sulla propria creazione e sul proprio divenire e l'esistenza d'un peccato d'origine con la necessità d'un salvatore che "...strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre..." (Is. 25,7.8a)
Lo spirito dell'uomo è stato come invaso da uno spirito alieno nemico di Dio.
Il Talmud Babilonese, Avodà zarà 3b osserva "Il culto idolatrico fu in effetti praticato dai figli dell'uomo" cioè dai figli di Adamo, ossia del primo uomo.
Gesù si referenzia il "figlio dell'uomo" atteso dalle Scritture, cioè il figlio che attendeva Dio da Adamo senza apporto del male.
Dante nel XXVI canto dell'Inferno nell'episodio di Ulisse riferendosi a ciò osserva: "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza" e con chiaro riferimento al pensiero che il maligno non è alla destra di Dio "...e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino." (Divina Commedia Inferno XXVI 120 e 126; il folle volo e quello che nell'immaginario Lucifero fece con gli altri angeli quando fu precipitato dal cielo.)
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