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GERUSALEMME LA CITTÀ DEL GRAN RE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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AI TEMPI DI ABRAMO
Gerusalemme, Jerosalem (nei Settanta), Hierosolyma (nella Vulgata), in Ebraico è YRShLIM "città della pace", in greco Ierosoluma, da Iereus IereuV "Sacerdote", dal momento che Gerusalemme è la ricostruzione di Salem, di cui Melchisedek era il Re sacerdote.
Secondo alcuni questo personaggio sarebbe stato adoratore del Sole, "il Più Alto", quasi un precursore del faraone Achenaton, ma per gli ebrei e per i cristiani era sacerdote del Dio Altissimo, che è più alto del sole, ossia Iahwèh.
Per la Bibbia ebraica la risposta è chiara, infatti, la conclusione a cui ci vogliono portare i coordinatori dell'insieme dei libri dei tempi di Esdra e Neemia, poi quelli della stessa scuola autori del libro del Genesi e di parte del libro di Giosuè è che ben prima del culto al Sole sarebbe nato il culto ad un Dio unico spirituale, il creatore del cielo e della terra.
È indubbia la tensione e la lotta dell'idea del Dio unico ebraico nei riguardi degli dei pagani tra i quali è evidentemente inserito anche il Dio sole; infatti, il libro di Giosuè segnala al riguardo che circa 500 anni dopo la morte di Mosè, Giosuè nella località di Salem vi trova Adoni-Zedek, l'ultimo dei sovrani Gebusei che avevano il Sole nella propria cosmogonia.

Secondo alcuni il nome di Gerusalemme deriverebbe, infatti, dall'antica lingua cananea "ur salimi", da "ur", "altura" e "shlm", "pace", perché sul monte Sion vi sarebbe apparso il dio Shalom di origine siriana.
Si racconta che "El", il capo di tutti gli dei avesse una figlia di nome Ashtar, e dal padre marito, in modo puro, ebbe due gemelli Shalem a Shahar.
Per quanto riguarda la città di Gerusalemme si tramanda che la gente raccontava di aver assistito all'apparizione del dio Shalem su cui sorge ora il primo nucleo dell'abitato.

Il primo re-sacerdote di Gerusalemme che il Genesi 14,18 ricorda è, infatti, "Melchisedek, re di Salem", e volontà conclamata nelle Sacre Scritture è considerare il libro del Genesi, anche se scritto più tardivamente rispetto agli altri libri della Torah, il primo libro della Bibbia.
Che Salem sia Gerusalemme lo conferma il Salmo 76 in cui nella traduzione italiana appare Gerusalemme anche se il testo ebraico della Bibbia masoretica usa solo il termine Salem e lo accosta al nome di Sion.
Le traduzioni più accreditate, infatti, sostituiscono Gerusalemme a Salem: "È in Gerusalemme (Salem) la sua (di Dio) dimora, e la sua abitazione in Sion. Qui spezzò le saette dell'arco, lo scudo, la spada e la guerra." (Sal. 76,3.4)
Questi due versetti confermano che in genere nei nomi le lettere delle parole ebraiche sono atte a fornire per decriptazione, con Dio come soggetto, idee per possibili sviluppi nei testi sacri.
L'idea verificata, di cui ho detto in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", implica peraltro che i testi ebraici biblici in genere hanno anche una faccia nascosta ottenibile per decriptazione.
La decriptazione si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere di cui ho prima detto che ho inseriti in "Parlano le lettere".

Vediamo ad esempio la parola Gerusalemme, in ebraico; questa si può suddividere ad esempio - - così:

  • e secondo la VII regola del metodo inserito in "Parlano le lettere" poiché dai radicali l'eventuale può essere recessiva e si può aggiungere, si può considerare () e questo è il radicale del verbo "lanciare, gettare", anche "far piovere" ed il suo participio è "arciere" da "lanciare saette";
  • è una lettera che indica un bastone, un'asta, perciò si può vedere vicino al verbo lanciare come una freccia (ed in egiziano un bastone è anche la "parola");
  • è "pace", radicale di "essere salvo, vivere in pace, avere pace", "essere compiuto-essere terminato".
Da ciò discende che una lettura di Gerusalemme con soggetto Dio è "Lancerà () una saetta/asta di pace ", il che è congruente con l'idea "Qui spezzò le saette dell'arco, lo scudo, la spada e la guerra." (Sal. 76,4)

La faccia nascosta poi dei decriptati è relativa alle vicende del Messia, ed allora, Gerusalemme diviene parola profetica in quanto in quel luogo:
  • "Fu ai corpi a portare con la risurrezione la potenza ai viventi ";
  • "Sarà dal corpo la Parola a salvare () i viventi ".
Alla fine dei tempi poi a Gerusalemme "Saremo saziati () di pace ".

Puntuale, infatti, il profeta Isaia 2(1-5) ci parla in visione futura di Gerusalemme:

"Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri.
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore."

La decriptazione di tale testo fornisce questa profezia del come.

Isaia 2,1 - Al mondo il Verbo, di una Donna il corpo racchiude. Questa uscirà da Gesù, con l'acqua scenderà per l'azione del serpente che con forza aprirà (Gesù) con un bastone; fuori la porta di Gerusalemme.

Isaia 2,2 - L'Unigenito costretto col corpo è in croce, dalla destra a coppe per un bastone l'energia sarà ad uscire; partorita da dentro sarà dal crocefisso Signore da dentro il corpo della Donna, emessa alla luce dall'Unigenito, l'acqua che scorre da dentro si vedrà portarsi dalla croce. E un fiume si porterà, da Dio sarà recata la sposa con l'acqua.

Isaia 2,3 - E fuori si porterà ai popoli nell'amarezza. E inviata dall'alto al mondo, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore sarà della maledizione (per il serpente) la forza alla fine portata. Sarà portata dagli apostoli in cammino; sarà portata un'azzima.

Isaia 2,4 - La Parola il cuore invierà in cammino, porterà l'esistenza del Vivente a sperare ai popoli, indicherà che è uscita dal Vivente una potenza ai viventi per colpire l'amarezza portata dal serpente. Gli uomini inizieranno a camminare portando le esistenze a Dio, ai popoli sarà la spada (della parola di Dio) recata del potente Unigenito. Ad ammaestrare si porteranno a testimoniare ai viventi, del serpente il veleno faranno uscire.

Isaia 2,5 - Dentro c'è il segno che è il calcagno porterà energia al serpente per spegnerlo dal mondo.

Questa profezia di Isaia con parole un poco diverse si trova anche nel Capitolo 4 del profeta Michea di cui riporto il testo C.E.I. e la decriptazione.
"Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore resterà saldo sulla cima dei monti e s`innalzerà sopra i colli e affluiranno ad esso i popoli; verranno molte genti e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe; egli ci indicherà le sue vie e noi cammineremo sui suoi sentieri, poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà arbitro tra molti popoli e pronunzierà sentenza fra numerose nazioni; dalle loro spade forgeranno vomeri, dalle loro lame, falci.
Nessuna nazione alzerà la spada contro un`altra nazione e non impareranno più l`arte della guerra.
Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!
Tutti gli altri popoli camminino pure ognuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore Dio nostro, in eterno, sempre." (Michea 4,1-5)

Decriptazione
Michea 4,1 - In campo aperto, l'Unigenito costretto il corpo è stato in croce.
Uscì l'acqua, con la forza aperto; partorita dal crocefisso Signore ucciso portò con energia dal corpo, della Donna con l'acqua il corpo è portato, l'acqua che scorre da dentro si vede portarsi dalla croce, è un fiume, da Dio è recata, si vede con l'acqua essere la Madre.

Michea 4,2 - In cammino si porta dagli stranieri. È stato con l'acqua portato dall'Unigenito in vita un corpo al serpente per arderlo. E inviata, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore, è il segno della maledizione portata. Portato il corpo della bella gli apostoli in cammino. Origine dal corpo in croce; è un'azzima portata dagli apostoli a segno dall'Unigenito dalla croce. Recano il corpo al mondo portano la parola del Signore.

Michea 4,3 - La Parola, il cuore ha inviato ai popoli, è la Madre dalle moltitudini è a portarli dalla perversità alla rettitudine. Dall'albero della vita è la Madre dell'Eterno dal chiuso del corpo portata la fune, recata dalla croce uscita con l'acqua, porta la grazia. È il segno che è uscita dal Vivente una potenza ai viventi per colpire l'amarezza portata tutta dal serpente. Gli uomini iniziano a camminare portandosi Dio, ai popoli la spada portano del potente Unigenito. Ad ammaestrare si portano gli apostoli a testimoniare ai viventi, del serpente il veleno fanno uscire.

Michea 4,4 - È stato risorto, a casa si riporta, c'è stata la risurrezione dalla tomba del Crocefisso, di persona si porta da sotto, l'Unigenito agli apostoli i segni ad indicare reca, l'energia della vita dall'Unico è stata portata, forate sono le mani a coppa, è a soffiare la forza il Signore, a casa l'Unigenito ha portato il segno.

Michea 4,5 - Così tutti gli apostoli escono in azione, i viventi recano alle acque, al serpente che portò la devastazione la maledizione è portata, la grazia recano, finisce la devastazione, esce la calamità del serpente; al serpente hanno portato sbarramento.

Questo brano di Michea forse è quello che indirettamente Gesù nel Vangelo di Giovanni (1,43-51) nel colloquio con Natanaele gli ricorda per fargli presente i tempi messianici.
Le lettere ebraiche sono così di per sé capaci di creare idee teologiche e racchiudono storia, profezia e poesia.
L'autore o gli autori del Genesi hanno rivisitato la storia delle alterne vicende di tale città che ai tempi di David, età dell'oro, fu capitale del regno di Giuda, e ne hanno fatto l'emblema del sito eletto da Dio per rivelarsi all'uomo.
Nell'idea dello scrittori di quei libri sacri tale città, anche se detto solo con cenni per fare intendere, è dove il Signore s'era riservata la sua sede sin dai tempi del Paradiso Terrestre e che anche come segno fisico intende restituire all'uomo; peraltro, proprio l'autore del Genesi parla di una cacciata dell'uomo da un luogo fisico speciale e con ciò intende prepara un prologo alla storia di salvezza per un ritorno.
Al riguardo, si veda "Il giardino dell'Eden" e "I Cherubini alla porta dell'Eden" ove ho esaminato elementi che si ricavano dal libro del Genesi che portano ad individuare quel giardino nella depressione del Mar Morto.
Quegli autori hanno quindi riservato a quel posto una tensione particolare.

Fin dai tempi di Abramo, prima della distruzione di Sodoma e Gomorra da parte di Dio che punì le cinque città (Sodomia, Gomorra, Adma, Zeboim e Bela o Zoar - Gen. 14,8) della valle (Gen. 19,29) di Siddim o Sittim o Siddom (Gen. 14,3) troviamo infatti, alle porte del giardino il regno di Melchisedek, figura, del Messia che doveva venire, in una città collocata da quegli stessi autori su un monte, la "città della pace", la città di Salem.
Abramo fu coinvolto nella guerra di conquista che re pagani da Oriente tentavano di quella valle meravigliosa come doveva apparire nel pensiero dell'autore del Genesi prima che si verificasse la situazione di distruzione con lo sprofondamento e la formazione del Mar Morto.
Accadde così che ciò che si era verificato in epoche geologiche fu rivisitato e portato come fatto fisico ad indicazione che il peccare dell'umanità aveva raggiunto un nuovo culmine alle origini della storia mitica del patriarca Abramo.
Sempre sul clinale del complesso in destra del Giordano e del Mar Morto, su un monte, alle "querce di Mamre", luogo a 20 km a sud di Gerusalemme e a 4 km circa a nord di Ebron, ove Abramo abitò diverse volte, vi fu l'incontro con i tre personaggi misteriosi che Abramo riconobbe come "Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo" (Gen. 18,3) e vi ebbe l'annuncio della nascita di Isacco e della prossima distruzione delle città della valle.
In quel luogo Abramo costruì un altare e, in una grotta acquistata da un Ittita vi seppellì Sara; successivamente vi fu sepolto lui stesso, quindi Isacco ed infine Giacobbe (Gen. 13,18; 18,1; 23,17-19; 25,9; 35,27; 49,30; 50,13).
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