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SAN GIUSEPPE...

 
FAMIGLIA SANTA, SORGENTE DELL'UOMO NUOVO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IN PRINCIPIO, "BER'ESHIT" »

DA MASCHIO E FEMMINA A UOMO E DONNA
Debbo in primis ricordare che:

  • le lettere ebraiche sono solo consonanti;
  • i segni di vocali con puntini sono tardivi, nei primi secoli dell'era moderna;
  • i testi erano scritti senza separazione di parole e con lettere tutte equispaziate;
  • non esistevano le 5 lettere particolari di fine parola.
Ora, la parola "'esh" fuoco nello stesso libro della Genesi, appare la prima volta proprio in occasione dell'alleanza che Dio fece con Abramo in Genesi 15.
Ha così senso, allora, per come erano scritti i testi all'origine, domandarsi quando appaiono adiacenti nel testo della Genesi quelle stesse due lettere che abbiamo trovato in "Ber'eshit".
Scorrendo i testi è facile accorgersi che nella parola "donna", "'ishah" in ebraico, che si legge con la lettera "sh" d'intensità forte come raddoppiata, si ritrovano vicine quelle due lettere.
Per la prima volta queste sono nel capitolo 2 del libro della Genesi, quindi vengono prima di fuoco di Genesi 15, che in ebraico è anch'esso un femminile.
Questa parola "'ishah" , se si guarda solo le lettere consonanti e non le vocali che non c'erano, è perciò il femminile della parola femminile il fuoco "'esh". Che fuoco in ebraico è femminile s'evince dal versetto "Il mantice soffia con forza, il piombo è consumato dal fuoco..." (Geremia 6,29) ove lì, invero, fuoco è al plurale, perciò sarebbe da leggere "dai loro fuochi" "'eshetam".
Parlare di fuoco allora evoca anche la donna che è "il fuoco del mondo ", è lei, infatti, che tiene acceso il fuoco della famiglia e accende le luci del sabato.
Sviluppando l'idea di quel patto di fuoco, ci porta a considerare tutta l'umanità come la donna da sposare da parte del Signore.
Questo pensiero come vedremo è concretamente perseguito in quei testi.
Nel primo racconto della creazione, detto di fonte 'elohista, perché Dio è definito "'Elohim", Dio disse "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Genesi 1,26) e quell'uomo è "'adam" .
Subito dopo però chiarisce che, invero, "'adam" è un "duo" costituito da un maschio e da una femmina, come evidenzia il versetto:

"Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò." (Genesi 1,27)

L'uomo "'adam" è anche il radicale del verbo "essere rosso" ed il neonato, sia esso maschio o femmina, al momento del parto è rosso di sangue "dam" ; in tal senso "'adam" è definizione generica di un nato, sia maschio che femmina, ma le lettere ci dicono subito "all'Unico simili ()" ( = ).
Il testo pone in evidenza la somiglianza "demut" di Dio con questo duo "'adam" e per far comprendere sono sottolineate le qualità paterne e materne.
In "demut" però ci sono le lettere di "morte" "movet" e, proprio perché associate a Dio il pensiero che induce è che per l'uomo in Dio la morte non sarà la fine anzi essendo a sua somiglianza "impedirà la morte ".
Filtrando inoltre il tutto nel pensiero cristiano "demut" è anche profezia che il "sangue porterà dalla croce !".
È invalso poi il pensiero di definire il capitolo 2 della Genesi di fonte Yavista, perché ivi il Signore è definito col Tetragramma Sacro YHWH , il che ha portato a ritenere tale pagina essere un altro racconto o modo di vedere la formazione dell'uomo, ma da associare al primo.
Non è però detto che sia proprio così.
Forse col secondo capitolo l'autore, che per la tradizione è unico, voleva dare elementi ulteriori che sono stati espressi in quella forma midrashica e, in tal caso, il nome IHWH spiega un'altra qualità di Dio.
Troppo importante, infatti, e denso di significati è quel momento iniziale da cui dipende il comprendere e l'intonare tutto ciò che segue, perché l'autore sacro non abbia proprio così volute quelle pagine sottilmente raccordandole per una più completa esposizione e legate intimamente in modo da investigare.
La lettera Yod rappresenta una forza e la lettera He un luogo ove si entra o da cui si esce e queste due lettere assieme ben si prestano a rappresentare la funzione maschile e quella femminile, l'essere e l'aprirsi .
Yah , con quelle due sole lettere è già dare il nome completo YHWH; in tal guisa come Yah è usato in Esodo 15,2 e 17,16, in Isaia 12,2; 26,4 e 38,11 e almeno 30 volte nei Salmi.
Appena in Genesi 2 appare l'idea della famiglia, uomo-donna che escono da quel "duo" maschio-femmina, si manifesta per la prima volta il Tetragramma.
Questa associazione porta a chiarire il pensiero di Genesi 1,26 "...a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò."
Ecco che già questo apre una luce a guardare quel secondo capitolo della Genesi come sviluppo del primo.
La lettera "Waw" che si trova nel Tetragramma è di collegamento e sta per "portare, condurre, recare" è quanto proviene dal padre e dalla madre ed è portato dalla madre , quindi il figlio della famiglia.
Direi che così nel Tetragramma c'è l'idea di tre elementi.
Poi, anche se non vi fosse procreazione, l'unione Yah è pur sempre IHWH.
Un pensiero del genere riferito appunto al Tetragramma sacro si trova nello Zohar ove considera le due He, simbolo del femminile, mentre la Yod e la Waw, simboli del maschile, ove Waw in particolare collega il Padre alla Madre.

Quindi "'adam" la prima volta non è l'uomo da solo, ma è una coppia di un maschio "zacar" e di una femmina "neqebah" .
Nel primo racconto del capitolo 1 della Genesi la coppia "uomo", cioè umana - maschio e femmina - è formata da Dio dopo aver creato gli animali.
Nel secondo racconto "'adam", che comprende in sé sia il maschio che la femmina, come si arguisce dal seguito del racconto stesso, è posto nel paradiso terrestre, e subito dopo "...il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo ('adam) sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile." (Genesi 2,18)
L'uomo, quella coppia maschio e femmina, pur se in paradiso, di fatto, ancora si sente non coppia, sono soli, sono due individui, ma non riescono a comunicare, non sono d'aiuto l'uno per l'altro, non si servono a vicenda, c'è un muro tra i due, sono come in due sfere differenti, c'è incomunicabilità, vale a dire è assente ancora la comunione.
Quella separazione che Dio sembra poi effettuare, togliendo la costola, in effetti, è un rompere i due gusci e creare una unione!
A questo punto in Genesi 2 il Signore formò gli animali, "...ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile." (Genesi 2,20)
Un "aiuto che gli fosse simile" è lì "e'zoer benoegeddò" il cui significato è un aiuto che fosse di fronte, che fosse da contrappeso uno per l'altro, indi conveniente, adatto rispetto a ciascuno dei due, come i due piatti di una bilancia che stanno in equilibrio uno perché c'è l'altro e lo sono ancora solo se sopra vi sono pesi eguali, pur se di tipo diverso.
La coppia maschio femmina era ancora sola, pur se in paradiso esteriore.
Questo è ancora il dramma in cui si dibatte l'umanità, l'illusione romantica della soluzione dell'isola dei sogni, ma al risveglio l'illusione si palesa.
Nel caso specifico, invece, come vedremo, accade che al risveglio si troveranno nel paradiso vero, ma andiamo per gradi.
Quel racconto degli animali mette in evidenza che i due hanno potuto notare come per istinto quelli s'aiutino, e si saranno pure tra loro aiutati, eppure, manca ancora un quid, perché la solitudine sia risolta e il paradiso sia totale e divenga tale, anche interiore.
Morale: da soli non si è felici nemmeno in paradiso; là ove c'è tutto, per essere felici, non lo si è se si ha anche solo la sensazione di sentirsi soli.
Questa pagina però c'insegna che la soluzione non la trova per conto proprio la coppia con la propria buona volontà, ma occorre un intervento di Dio.
Vale a dire la coppia uomo = umana = maschio + femmina, da sola, non riesce ad intravedere una soluzione di vera e concreta felicità.
Dio per provvedere a ciò, come fece? "...fece scendere un torpore sull'uomo..." cioè sulla coppia (Genesi 2,21).
Poi, com'è noto, il racconto prevede un taglio e una separazione della coppia maschio-femmina, come a dire in modo allegorico che quel vecchio modo di stare assieme, simile sotto l'aspetto fisico a quello animale di cui prima ha parlato il testo, rapporto istintuale utile per l'accoppiamento, sia pure completato dei sentimenti precipui della sfera umana, da solo non è efficace e sufficiente.
Occorre che il maschio e la femmina della razza umana siano indotti ad un passo che da soli non sono capaci di compiere di essere pari, simili in tutto e fatti proprio l'uno per l'altro.
Il racconto è noto Dio, "...gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo , una donna " (Genesi 2,22)
Su cosa sia la costola indagherò in seguito.
Svegliatasi la coppia disse e si chiama ancora "Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta." (Genesi 2,23)
Dio, comunque, opera sulla coppia uomo = maschio + femmina, la taglia!
La femmina la trasforma in "donna" "'ishah" e come tale la presenta al compagno che trasforma in "uomo" che, cambia nome "'Ish" e finalmente la coppia riconosce, questa è la mia vera carne, la mia carne unica.
Tale evento costituì il primo vero matrimonio, patto d'alleanza in presenza del Signore Dio tra l'uomo e la donna, divisi dal vecchio legame maschio femmina, ma che in Dio sono una unità, una carne sola, "basher 'achad", una carne unica, una nuova creatura.
Dopo quel fatto si trova per la prima volta la parola moglie "'ishet" e il commento divino che sancisce il tutto: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." (Genesi 2,24)
Nel testo ebraico "i due" non c'è.
Il vero nome della parte femminile della prima coppia fu Donna "'Ishah" e il vero nome della parte maschile fu Uomo "'Ish" .
Nell'uomo "'Ish" e nella donna "'Ishah" ci sono le due lettere di fuoco "'èsh", nel primo separate da una lettera Yod e nella seconda con l'aggiunta finale di una lettera He e se rispettivamente perdono la Yod e la He, cioè Yah , il Signore che li salda, la loro unione è preda di un fuoco divorante, che puntualmente si verifica se viene perso il senso sacrale del matrimonio; tutto attorno si fa terra bruciata.
La nuova coppia è un soggetto unico l'(uomo e donna = marito e moglie) che scritto in ebraico dà la sequenza in cui è facile riconoscere in due fuochi - - con in mezzo Iahwèh; senza di lui si consumerebbero (Vedi: "Lo sposo della coppia nel matrimonio, roveto ardente")... e Mosè, incontrò il Signore nel roveto ardente dopo il matrimonio con Zippora!

Adamo, "'Adam" era il nome della coppia, ma dopo la cacciata dal paradiso rimase a definire il nome del maschio di quella prima coppia.
Come precisa Genesi 3,21, Eva "Chavah" fu il nome che Adamo dette alla Donna dopo il peccato, come a dirgli, hai visto che m'hai combinato da "essere" siamo relegati, invece, solo a "vivere" , hai chiuso l'H dell'esistenza!
Gesù, nel racconto delle nozze di Cana, chiama Donna la madre.
Per me non è la Nuova Eva, ma la nuova Donna da cui nasce l'Uomo nuovo.

I rabbini del Talmud si chiesero: di cosa s'interessò Dio dopo la creazione?
Al riguardo risposero col seguente midrash.
"Un matrona romana una volta chiese al maestro del Talmud rav Yosè ben Chalaftà cosa avesse fatto Dio dopo la fine della creazione del mondo. Il Saggio replicò che Dio era stato molto occupato a combinare matrimoni. La matrona restò sorpresa. Questo è ciò che fa il vostro Dio? Ma come! Posso farlo persino io! Ho molti servitori e serve; potrei accoppiarli in un attimo! Il Saggio le disse: Può pure sembrarti semplice, ma per Dio è un compito complesso come aprire le acque del Mar Rosso! La matrona se ne andò e fece mettere in fila i suoi tanti servi e serve quindi comandò: Tu sposerai questa donna e questa donna sposerà questo uomo, e così via. Il giorno successivo le coppie arrivarono tutte abbattute, alcuni anche feriti, perché questo uomo non era felice con sua moglie e quella donna non era felice con suo marito. La matrona mandò a chiamare rav Yosè e gli disse: Rabbi la tua Torah è vera." (Bereshit Rabbà 68,4)
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