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SAN GIUSEPPE...

 
FAMIGLIA SANTA, SORGENTE DELL'UOMO NUOVO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA ROTTURA DEL PATTO »
MATRIMONIO PER LA TORAH »
I COMPITI DELLA DONNA NELLA FAMIGLIA EBRAICA »

MATRIMONIO NEL CRISTIANESIMO E IL COMPITO DI CRISTO
Il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce implicitamente essere proprio il patto matrimoniale fine di tutta la creazione, disegno iniziale e finale di Dio.
A riguardo, così s'esprime:

1602 "La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio e si chiude con la visione delle nozze dell'Agnello (Apocalisse 19,9) Da un capo all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento nel Signore (1Corinzi 7,39), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa.

Ogni individuo della razza umana, invero, uomo o donna, tra varie fatiche, superando i problemi esistenziali e le difficoltà dell'ambiente che si frappongono là ove opera, sente in sé un impulso che lo fa tendere a tornare alle acque pure della propria sorgente di vita che ognuno interpreta a modo proprio.
Molti tendono a cercare in qualche modo, appunto, una sorgente d'eternità.
Sorge spontaneo pensare ai salmoni che hanno in sé l'istinto di risalire le rapide dei fiumi per il compimento della loro missione che nel caso specifico per quei pesci è la procreazione.
Chi interpreta in questo senso il viaggio della propria vita, pur senza tante spiegazioni, comprende che Dio c'è ed è una relazione complessa d'amore.
Se tale persona poi crede nel Dio unico creatore dell'Universo si sente corresponsabile dello stato della terra e della perduta armonia per il peccato e s'impegna a migliorare nel proprio campo d'operatività ciò che gli è intorno e soprattutto aspira a rendersi intimamente presentabile a un giudice attento.
È così portatore di una responsabilità personale verso se stesso, il prossimo e il mondo, e sente che non può arrivare alla sorgente, la felicità, se non si dota di parti mancanti non proprie e nella propria indole.
Ha bisogno come di completarsi per essere, divenire diverso e nuovo arricchendosi dell'altra metà del cielo - se maschio di quello femminile e se femmina di quello maschile - perché sente che è incompleto e che l'amore vero ha potere di redenzione in quanto solo così il mondo si può salvare dalla distruzione che tesse invece l'odio e l'inimicizia.
Maschile e femminile però sono parole stereotipate relative precipuamente al sesso, ma che non riescono a chiarire il complesso del modo di sentire della sfera "uomo" e della sfera "donna".
Se alla domanda "Da dove veniamo" la risposta è "Veniamo da Dio" è chiaro che chi così risponde sente che è come in deficit d'amore, perché in modo spontaneo quasi per magnetizzazione è un ago sensibile orientato a Lui, che crea un campo amorevole, onde l'individuo, toccato da quella grazia, cerca vie d'amore per raggiungerlo.
Una via che porta a tale amore è seguire le tracce che portano a immergersi in quel campo e seguirne la via ricevendo il dono delle grazie battesimali che Cristo elargisce a chi lo cerca.
Iniziato tale cammino, l'istituto che poi pare proprio voluto da Dio perché un essere umano ricomponga in sé una frattura sentita che va rimarginata è il sacramento del matrimonio.
È questo il patto matrimoniale, fondato sul Signore che è orientato soprattutto alla comunione/amore permanente per il bene dei coniugi e comprende procreazione ed educazione in Cristo dei figli, basato sul "comandamento nuovo" di Cristo, vale a dire "...che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri." (Giovanni 13,34s)
Il "come io vi ho amato" è l'amore nella dimensione della croce, sconosciuto e impossibile per il mondo.
Per riceverlo occorrono due battezzati che si amano, vale a dire che coprano tutto il campo del sentire a sua immagine e somiglianza, ad imitazione di Dio, che spazia il sentire paterno e materno e i due lo possono sperimentarlo in una vita in comunione, ove s'eserciteranno ad essere un'unità, come Dio lo è in sé, partecipando così del suo amore, indi nella misura che la coppia ha conosciuto l'amore ricevuto dal Signore che li ha uniti si potranno donare l'un l'altro.
Col sacramento del matrimonio i due battezzati di sesso diverso grazie a Lui possono superare le incomprensioni che pur vorranno spuntare e formare un legame duraturo non sentimentale, ma solido.
Ciò almeno intendono coloro che, volontariamente, sentono la vocazione di prendere la via di un matrimonio in Cristo per una famiglia che sia una relazione di gratuità in cui ciascuno dei componenti si senta amato non per i meriti.
In un tale ambito, però, il partire nell'intimo con l'idea eventuale che il matrimonio, all'occorrenza, si può ridurre ad un patto a termine è una mina vagante e motivo che vanifica il matrimonio stesso con un principio di nullità.
Il dare per premessa "l'amore può finire" sarebbe, infatti, un il cancro del legame, in quanto l'idea a base è che l'amore vince la morte "...forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore!" (Cantico dei Cantici 8,6)
Certo è un errore se si scambia il desiderio sessuale per amore.
L'amore vero sponsale alla lunga supera anche il sentimento e tende ad uno stato dell'essere che aspira ad un divenire "eterno".
Se i due provano ad essere discepoli di Cristo, amandosi tra loro come Lui desidera, il matrimonio è allora un cammino di perfezione e di servizio che coinvolge figli, parenti e chiunque vede quella meraviglia, se attuata.
Di tale rapporto dice il Catechismo della Chiesa Cattolica:

1601 "Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento."
Ecco che il patto in Cristo dell'unione uomo - donna, supera la sola sfera sessuale e sentimentale del maschio - femmina.
Diviene, così, la piattaforma di che porta ad una creatura nuova.
È da scoprire la parte di cielo non di nostra frequentazione per spaziare con due ali là dove nessuno dei due si sarebbe potuto addentrare e si percorrerà così il cielo completo, aiutati dalla "moglie" o dal "marito" che ha la diversa polarità e sensibilità e coglie aspetti che il singolo non capta, s'unificherà "l'uomo" completo che c'è stato precluso a seguito della definizione naturale iniziale della nostra polarità, ma che è anche un aiuto a cercare l'opposto.
Papa Lucani, Giovanni Paolo I, nell'Angelus del 10-09-1978 disse "Dio è papà, più ancora è madre..."; rompeva così un velo sulla trascendenza allacciandosi alla radice biblica di Genesi 1,27 "Dio creò l'uomo simile a sé, lo creò ad immagine di Dio, maschio e femmina li creò".
Maschile e femminile sono, infatti, stereotipi per definire l'animus dell'uomo e della donna, ma l'optimus è una sintesi di forza e compassione, di coraggio e difesa dei deboli, decisione e protezione, padre e madre, fratello e sorella, la famiglia delle famiglie.
Questa creatura nuova, o meglio l'insieme di tutte queste creature nuove, vale a dire l'umanità redenta, è quella con cui Dio vuole sposarsi per l'eternità.
Il matrimonio in terra di una coppia in Cristo è un anticipo della famiglia più estesa in Paradiso.

Il battezzato come singolo, uomo o donna, ha la missione d'essere cristiano, vale a dire di vedere nel prossimo il Signore e di essere un buon discepolo operando per quanto la grazia e la propria volontà glielo consentono in modo di essere anche lui un Cristo per gli altri, ricordandosi in ogni occasione, appunto, cosa significa essere cristiano, cioè di Cristo.
Il matrimonio cambia, se così si può dire, la missione dei singoli, e diviene una missione unica per la coppia.
Di fatto il matrimonio di un uomo e di una donna è il battesimo di una creatura nuova, la coppia stessa, che è una sola carne nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e questa creatura, diviene, per partecipazione, una culla atta a far nascere Figli di Dio naturali e/o spirituali.
Ovviamente occorre che tra i due in principio vi sia un fuoco, abbia luogo un qualcosa che coinvolge il sentimento, un'attrazione, e ancor più un affetto mai prima provato che i due chiameranno già "amore", ma che serve solo da spinta per iniziare.
Guai però se i due pensano che il sentirsi uniti dipenda solo da loro, perché possono capitare tanti fatti nella vita coniugale e tante incomprensioni.
Fonte della loro unità non è da basare sulla buona volontà e pazienza dei singoli, ma sul fare memoria su chi è il cemento, la fonte della loro unità e del loro vero amore, Cristo, e chiedere a lui l'aiuto concreto, che verrà!
Se sono coscienti che la loro unità è basata su tale fondamento s'avvera che hanno "costruito la casa sulla roccia", allora "cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e s'abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia." (Matteo 7,25)
Ecco che così attuano la missione che gli ha dato Cristo che è sempre la stessa, essere sacerdoti, re e profeti nella loro famiglia e come famiglia agli occhi degli altri, avendo rispetto di tale sottesa missione, mai rinnegandola, operando spontaneamente in ogni occasione in armonia con tale mandato con riflessi benefici per tutti, così nella famiglia si verifica un bagliore dell'amore di Cristo per la sua Chiesa... la famiglia cristiana la piccola chiesa domestica, "la vampa del Signore".
Si comprende allora come l'idea del divorzio non è conciliabile col matrimonio cristiano che è eterno, perché la coppia è sposata col Signore che "...non può rinnegare se stesso." (2Timoteo 2,13b)

Cristo condannò il divorzio di Mosè.
Quando alcuni farisei per metterlo alla prova gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie...? Ed egli rispose: Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio." (Matteo 19,3-9)
Certo è che se il matrimonio è disposizione divina e non umana non può essere che l'uomo ripudi la moglie visto che l'amore assoluto è divino ed eterno.
Inoltre, se è amore è reciproco non è una concessione dell'uomo verso la donna e Dio ama egualmente uomo e donna.
Nel divorzio secondo Mosè, infatti, non pare esservi cenno di reciprocità, il che è contrario al comando, non fare all'altro ciò non vorresti fatto a te.

Dopo tale episodio i discepoli commentarono tra loro e dissero "...allora non conviene sposarsi e Gesù rispose loro: Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca". (Matteo 19,10-12)
Cerchiamo allora di capire; Gesù non dice fate così, ma precisa che alcuni capiscono che alla finalità ultima del matrimonio, l'amore per raggiungere il Regno dei cieli, si può arrivare anche per altre vie, verginità e celibato, che comportano la scelta della continenza.
La dimensione matrimoniale, comunque, sussiste ancora nella misura in cui Cristo diviene lo sposo finale per le vergini e i celibi che hanno fatto tale scelta nel Signore, divenendo potenziali sue mogli, come dice la lettera agli Efesini: "Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto." (Efesini 5,23s)
Il desiderio e il fine ultimo della esistenza dell'uomo è amare e alcuni trovano il modo d'amare senza passare per la via del matrimonio; in estrema sintesi vale il pensiero di Santo Agostino "Dilige et quod vis fac - Ama e fa ciò che vuoi".
Giovanni Paolo II nell'udienza generale del 5-05-1982 sulla continenza per il regno dei cieli e l'ethos della vita coniugale e familiare ebbe a dire: "...sebbene la continenza per il regno dei cieli si identifichi con la rinuncia al matrimonio - che nella vita di un uomo e di una donna dà inizio alla famiglia - non si può in alcun modo vedere in essa una negazione del valore essenziale del matrimonio; anzi, al contrario, la continenza serve indirettamente a porre in rilievo ciò che nella vocazione coniugale è perenne e più profondamente personale, ciò che nelle dimensioni della temporalità (ed insieme nella prospettiva dell'"altro mondo") corrisponde alla dignità del dono personale, collegato al significato sponsale del corpo nella sua mascolinità o femminilità."

Gli sposi cristiani, che sono i ministri del matrimonio, liberamente chiamano a testimoniare la Chiesa quale comunità dei credenti al sacramento e questa li sottopone a un interrogatorio, per accertare e farsi confermare che intendono contrarre un patto con Dio e davanti a Dio con l'intento fondamentale che "ciò che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".
Alla Chiesa, pertanto, quando appaiono situazioni onde ritengono che il loro matrimonio sia nullo i contraenti portando argomenti.
La Chiesa, raccogliendo l''insegnamento di Gesù non dà divorzi, ma constata, su richiesta dei contraenti, l'eventuale nullità del loro patto che comporta certi presupposti di libertà di scelta ecc..
L'errore di non considerare paritari i due sposi il cristianesimo non lo fa, onde la richiesta è promossa indifferentemente dell'uomo o della donna, poi c'è un esame processuale sul fatto che il matrimonio possa essere invalido perché nullo, se non è nullo non è annullabile, e se annullabile vuol dire che non esistevano i presupposti, era falso e non c'è mai stato e l'unione, in caso di annullamento, pur se ci fosse prole, era un'unione fuori del vincolo del sacramento del matrimonio.
Nella 1 a Timoteo si legge "...bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare..." (1Timoteo 3,2)
Non c'era ancora la tradizione che i preti non si sposassero, ma c'era l'obbligo per gli sposati cristiani di sposarsi una sola volta.
Anche San Pietro era sposato, aveva una suocera, ma nei Vangeli si legge che dopo la chiamata ad apostolo "lasciò tutto" (Matteo 19,27), anche la moglie, ovviamente col suo consenso e Gesù disse che per il Regno di Dio c'è chi lascia anche "moglie o figli"... (Luca 18, 29).
L'ordinazione, allora, di uomini sposati, era una prassi, era chiesta però la "continenza" dopo l'ordinazione, anche per chi si fosse già sposato.
Nell'A.T. l'obbligo della purità sessuale per i sacerdoti ebrei era chiesta solo nei periodi di servizio al Tempio, ma nel N.T. il servizio investe la totalità del tempo e la chiamata alla purità di conseguenza diviene totale.
Col divulgarsi del cristianesimo aumentarono però le ordinazioni e le infrazioni alla continenza pur se concili e papi intervennero più volte a riaffermare la disciplina definita "tradizionale".
Le infrazioni erano punite, ma troppo frequenti e per contrastarle la Chiesa iniziò a scegliere i suoi sacerdoti tra i celibi e ciò e divenuto tradizione.

V'è un episodio nei Vangeli sinottici: "...vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono: Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta. E Gesù rispose loro: Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione, infatti, non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi. Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina." (Matteo 22, 23-33; Marco 12,18-27; Luca 20,27-40)

Gesù subito sostiene "Alla risurrezione, infatti, non si prende né moglie né marito" e stigmatizza il matrimonio se acquisizione e possesso per utilità quindi senza "amore, infatti, più avanti dirà "...come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo". (Matteo 24,38s)

Sono poi importanti alcune chiose del parallelo nel Vangelo di Luca:

  • 36 "...e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio."
  • 38 "...Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui."
  • 39 "Dissero allora alcuni scribi: Maestro, hai parlato bene."
Per gli scribi aveva parlato bene, perché?
Il nocciolo è che i "figli della risurrezione, sono figli di Dio... tutti vivono per lui"; alla risurrezione il matrimonio è globale; Dio ha sposato tutta l'umanità.
L'uomo con la risurrezione ha raggiunto il ricomponimento di tutte le sue parti ed è un uomo nuovo, è come Dio, ha tutte le doti per comprendere gli aspetti dell'esistenza, ha ricongiunto le due metà del cielo di cui dicevo prima, maschile e femminile, a immagine e somiglianza di Dio.

Gesù non s'è sposato, perché sposa l'umanità.
I Vangeli ci rivelano avere la dimensione completa dell'amore.
Numerosi sono poi gli episodi che ci manifestano una profonda conoscenza di Gesù del mondo delle "donne" a cui si rivolge con particolare affetto, ma sempre nella verità.
Del pari il rapporto di Cristo con la Torah è di profondo amore, eppure difende la donna e imputa a Mosè quel brano di Torah sul divorzio.
Riconosce però nella Torah e nelle Sacre Scritture le parole del Padre.
Dice che Mosè ha scritto di Lui e fa comprendere che quelle Scritture sono da scrutate per capirne il senso, filtrandole attraverso la sua figura.
Alcune volte poi rettifica il senso comune che si traevano da quelle.
Cristo s'è opposto anche alla lapidazione che la legge di Mosè prevede, facendo in modo di evitarla nei confronti di una donna adultera.
In tale episodio si nota la volontà nei Vangeli di segnalare una azione maschilista del tempo, in quanto a Gesù gli scribi e i farisei conducono una donna sorpresa in adulterio, portano solo "la colpevole", ma come poteva essere in flagrante adulterio, doveva esserci anche il colpevole.
Forse era fuggito o lasciato fuggire?
Il racconto, infatti, propone che gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Ed essa rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neanche io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più." (Giovanni 8,3-11)
L'uso della lapidazione rimase in Israele finche non ci fu la diaspora poi fu difficile applicarla e ora il "comandamento" non risulta più applicato, mentre si ritrova poi rimbalzare nell'Islamismo.
La procedura descritta dalla legge israelita nella Misnah (significa ripetizione, con le discussioni dei saggi fino al II secolo dopo Cristo) posteriore a quella della Torah, in Sanhedrin 6,1-4 permette la sospensione della pena fino all'ultimo momento se compaiono prove in favore dell'imputato come pure una confessione prima della morte. Il colpevole era spogliato e gettato giù da una pedana alta sei cubiti da un testimone del crimine, se sopravviveva, l'altro testimone lasciava cadere un masso sul suo petto e se ancora vivo i presenti lo lapidavano.
Ho trovato che secondo quei testi: "Alla vigilia della Pasqua, Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell'esecuzione, un araldo gridava: Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l'apostasia." (Talmud Babilonese, trad. di I. Epstein, vol. III, 43a/281; cfr. Sanhedrin B, 43b).
Nella lapidazione era più facile incappassero le donne che gli uomini ed è una estrema difesa del maschilismo per difendere, sbagliando, la famiglia, ma conseguendo con ciò un insegnamento pessimo che eccitava gli animi.
Si comprende bene così che Torah doveva avere un "compimento" in Cristo ed essere per lo meno chiarita da Lui che disse: "Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (Matteo 5,27)
Gesù, mette in chiaro ai maschilisti: non dico che siete adulteri se andate con la moglie di un altro, ma addirittura se anche andate con una donna qualsiasi, anzi anche se la guardate solo con desiderio, già solo per questo siete adulteri...
Cristo, così scioglie vecchi e astrusi legami.
Ho raccolto i punti in cui il Cristo chiarisce la Torah di Mosè con autorità con l'avversativo "MA IO VI DICO":
  • "...fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. MA IO VI DICO: chiunque s'adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna." (Matteo 5,21)
  • "...fu detto: 'Non commettere adulterio'; MA IO VI DICO: chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (Matteo 5,27s)
  • "Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio'; MA IO VI DICO: chi ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, l'espone ad adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio." (Matteo 5,31 s)
  • "Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti'; MA IO VI DICO: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re." (Matteo 5,33-35)
  • "Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente'; MA IO VI DICO di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello." (Matteo 5,38-40)
  • "Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico; MA IO VI DICO: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti." (Matteo 5,43-45)
  • "L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive. MA IO VI DICO di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato" (Matteo 12,35-37)
  • "Allora i discepoli gli domandarono: Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? Ed egli rispose: Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. MA IO VI DICO: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro". (Matteo 16,10-11)

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