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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
IL SIGNORE COSTRUISCE LA CASA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL "GIUSTO" E LA GIUSTIZIA »

LA "DONNA" DELLA NUOVA CREAZIONE
Disse Gesù a Nicodemo: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". (Giovanni 3,3)

La creazione è in corso, sono in atto contrazioni e dolori e si avvicina il momento del parto.
Del resto Gesù ebbe anche a dire: "Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo." (Giovanni 16,20s)

Il libro dell'Apocalisse, che chiude gli scritti neotestamentari della Bibbia, riporta la visione della donna incinta che partorisce e l'episodio, che sintetizza l'attesa dell'umanità degli ultimi eventi annunciati dal Cristo, inizia in 12,1-2 con: "Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto."

Questa donna è "vestita di sole"; ossia è rivestita della luce del sole e splende completamente e, allora, è da pensare quel "sole" col suo nome in ebraico "Shoemoesh" che è "luce per cui la vita si accende - sorge ", ma soprattutto se riferita a Cristo è rivestita del "Risorto che salva ()", quindi, della Sua salvezza e giustificazione, insomma è riconosciuta "giusta".
Su di Lei si è riversata la luce in aiuto ossia la "Santità" di Dio ha rivestito quella donna, la Chiesa, sposa di Cristo.
Ormai lo splendore della luna, ossia la luce riflessa dal sole per Lei è solo un ricordo, infatti, la luna sta sotto i suoi piedi; Lei è come il suo sposo, emette la stessa santità e partorisce figli di Dio.

È evidente il voluto riferimento dell'Apocalisse di Giovanni a Isaia 54,12 l'unico versetto in cui c'è il termine "shimshotaik" che è tradotto come "tua merlatura" in cui sono usate le tre lettere della parola ebraica di sole "shoemoesh" .

Quel versetto 54,12 di Isaia recita: "Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore..." e riguarda proprio la descrizione della futura Gerusalemme descrizione molto importante ripresa in quella dell'Apocalisse nel Nuovo Testamento della Bibbia.

Si trova, infatti, in Apocalisse:

  • Apocalisse 21,2 - "E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo."
  • Apocalisse 21,23 - "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."
La merlatura "shimshotaik" di quella citta, infatti, è il "sole del Crocefisso che è la rettitudine ".
La sposa è la nuova Gerusalemme, la Chiesa vestita dal vero sole, il Crocefisso retto, l'Agnello senza macchia.

Nel Cantico dei Cantici che canta l'amore del Signore per Gerusalemme che considera sposa e sorella nella traduzione C.E.I. 2008 si trova tradotto con merlatura nel versetto 8,9 un altro termine ebraico.
Parla il Signore al plurale e poi risponde la sposa matura: "Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella nel giorno in cui si parlerà di lei? Se fosse un muro, le costruiremmo sopra una merlatura d'argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro. Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così io sono ai suoi occhi come colei che procura pace!" (Cantico 8,8-10)

Quella merlatura è "trita" lettere che lette come merlature di una fortificazione parlano di arcieri che "con un occhio tappato lancia () a segno , mentre con riferimento alla Nuova Gerusalemme, città dell'Agnello "amore lancia () il Crocefisso ".

La nudità dell'umanità che si manifestò evidente dopo il peccato originale di cui parla Genesi 3,7 quando "...si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi" è stata superata per intervenuta grazia di Dio con un vestito splendente fornito da Dio stesso.
Dio, infatti, ha fatto giustizia "shafat" , ha giustificato il peccato della prima coppia che ha investito tutta la progenie.
Le lettere di giustizia "shafat" parlano di "illuminare il volto - un aspetto sigillato - occulto " e le prime due lettere danno luogo al radicale di "essere nudo, essere scoperto", in quanto, "alla luce il volto aprire " fa pensare alle donne che si velano il volto o che lo scoprono.
Dio ciò che era () nudo Dio ha tappato - sigillato ; ha acceso il Verbo l'amore nell'umanità redenta e nascono figli di Dio.
Ora la "giustizia" "shafat" viene dal potere di Dio che in alcuni casi demanda a giudici da Lui costituiti (Antico Testamento) e costituisce quello che legalmente è un diritto cui si assoggetta l'uomo che vuole fare la volontà di Dio.

Ecco che il comando di osservare la giustizia per l'uomo diviene un obbligo sia morale sia legale, una legge da osservare.
In uno stato d'impostazione teocratica com'erano allora i regni d'Israele e di Giuda la giustizia di Dio e dello stato si confusero e questa assunse quello che in italiano è il significato leguleio di "diritto", per cui l'uomo che non aveva da Dio tale mandato - re, sacerdote o di giudice - non era chiamato a fare giustizia che è compito divino, ma era chiamato solo a "osservare il diritto", per cui il termine "shafat" ecco che in ebraico assume appunto anche il significato di "diritto".

Nella Bibbia comunque la parola "giustizia" ha significato diverso da quello nel diritto romano del rispetto delle leggi dello stato, ma comporta rettitudine morale e uniformarsi alla volontà di Dio.
Il profeta Isaia 56,1, infatti, aveva annunciato "Osservate il diritto praticate la giustizia" e fa distinzione tra il diritto "shafat" e la giustizia da praticare da parte dell'uomo che invece è chiamata "tzedaqah" .

Andiamo a vedere le parole di quel versetto anche nel testo in ebraico:

"Così dice il Signore:
Osservate il diritto
praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi."

Questo versetto con tutto il capitolo 56 di Isaia in "Filippo e il carro della prima evangelizzazione" lo presentai decriptato, e il risultato è una profezia estremamente interessante perché' si trova attuata con i Vangeli ossia con la "Buona notizia" di Gesù Cristo.

Isaia 56,1 - "Così al mondo inizia a vivere col corpo il Signore. Da custode si porta per liberare. La Parola la carità porta ad operare. Si reca il Giusto al mondo. La rettitudine il diletto porta ad abitare nel mondo. Con Gesù, tutto è stato il cuore portato dell'Unico. E giù alla polvere completamente (a finire) è dal - il serpente del mondo. A rivelarsi si porta finalmente."

Ora fornisco a dimostrazione giustificativa di quella decriptazione:

Isaia 56,1 - Così al mondo inizia a vivere col corpo il Signore . Da custode si porta per liberare - salvare (). La Parola la carità porta ad operare (). Si reca il Giusto al mondo . La rettitudine il diletto porta ad abitare nel mondo . Con Gesù , tutto è stato il cuore portato dell'Unico . E giù alla polvere a finire è il serpente del mondo . A rivelarsi () si porta finalmente .

Era attesa la nascita di un vero giusto, Giusto pienamente gradito al Signore.
Del resto nell'Antico Testamento un solo uomo sulla terra corrotta fu riconosciuto da Dio nella sua generazione, Noè che salvò dal diluvio, come si trova in Genesi 6,9.11: "Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio... Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza."

Nella parola "giusto" "tzadiq" viene da essere giusto è importante quella lettera iniziale la "sade" o "tzade" = che manifesta una tensione a sollevarsi, a alzarsi.

Secondo il racconto di Genesi 2 gli uomini, plasmati da Dio con polvere del suolo, accettando in Genesi 3 per verità le false dichiarazioni del serpente, avendo rifiutato il soffio dello spirito divino, sono venuti ad essere come questo loro padre nella fede, insomma degli esseri striscianti nella polvere della terra e polvere sono costretti a tornare con la morte.

Ora in le lettere "daq" parlano di una polvere minuta di un pulviscolo.
Ecco che l'uomo che pratica la giustizia "tzedaqah" "si alza dalla polvere minuta del mondo " ponendo in essere attitudini per staccarsi dalla polvere animalesca degli istinti e con il suo alzarsi essere preso in considerazione di Dio come fosse l'aroma di un prezioso profumo; del resto quella parola "daq" è usata per i profumi da bruciare nel Tempio davanti a Dio, infatti, "Il Signore disse a Mosè: Procurati balsami: storace, onice, galbano e incenso puro: il tutto in parti uguali. Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l'arte del profumiere, salata, pura e santa. Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta ( "daq") e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta." (Esodo 30,34-36)

La giustizia come un aspetto della qualità intrinseca di Dio implica essenzialmente di fare la Sua volontà, quindi, di "fare cose corrette" e di "non arrecare danno ad alcuno", anzi "fare del bene".
Ora tale volontà si può subire e limitarsi a tentare di applicare quanto fissato dalle sue Leggi o cercare invece di fare quanto il nostro spirito si sente che a Lui faccia piacere o sia suo desiderio.

Questo secondo modo implica un rapporto confidente e di fiducia e alleanza pressoché' matrimoniale un rapporto nascosto, velato con Lui come quello ricevuto nel talamo e nell'alcova "chuffah" e nello stesso tempo innocente "chap" .
Tale tipo di rapporto comporta il piacere e supera il mero dovere ed è quanto definibile in ebraico col termine "chafetz" usato circa 50 volte nell'Antico Testamento che riguarda, appunto, il gradimento, il compiacimento e l'affetto oltre che la volontà.

Il profeta Isaia in particolare lo citano 8 volte in 44,28; 46,10; 48,14; 53,10; 54,12 (il già citato versetto di Isaia sulla Nuova Gerusalemme); 58,3.13; 62,4.

Che il termine "chafetz" richiama il rapporto matrimoniale viene evidente da questo versetto di Isaia: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia ("chafetz" ) e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia ("chafetz" ) e la tua terra avrà uno sposo." (Isaia 62,4)

Particolarmente significativi per spiegare l'aspetto della volontà di Dio che è disegno d'amore per l'uomo sono i versetti:
  • Isaia 46,10 - "Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà! ("chafetz" )".
  • Isaia 53,10 - quando parla del servo di IHWH "Ma al Signore è piaciuto ("chafetz" ) prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà ("chafetz" ) del Signore."
Vi sono in Isaia critiche sul modo di molti di trasformare lo spirito delle feste o di eludere i desiderata del Signore, in quanto, uscite per i vostri piaceri, ivi compresi i vostri affari, e non per il piacere del Signore, infatti:
  • Isaia 58,3 - "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai? Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari ("chafetz" ), angariate tutti i vostri operai."
  • Isaia 58,13 - "Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerabile il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari ("chafetz" ) e di contrattare..."
I Salmi, infine, sottolineano:
  • Salmi 5,13 - "Signore, tu benedici il giusto: come scudo lo copre la tua benevolenza."
  • Salmi 14,5 - "...Dio è con la stirpe del giusto."
  • Salmi 17,1 - "Accogli, Signore, la causa del giusto, sii attento al mio grido."
All'azione disgregatrice del peccato il Giusto attende l'opera di ricostruzione di Dio che fa nuova ogni cosa, e l'apostolo Pietro il primo apostolo della Chiesa del Giusto ricorda alla stirpe del Giusto "Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali abita la giustizia." (2Pietro 3,13)

Ecco, allora, che la conclusione "Il giusto vive per la sua fede" cui era pervenuto il profeta Abacuc è la stessa cui perviene San Paolo nella lettera ai Romani quando scrive: "Ora, noi sappiamo che quanto la Legge dice, lo dice per quelli che sono sotto la Legge, di modo che... il mondo intero sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio... si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono... È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati... Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede... Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo, anche delle genti! Poiché unico è il Dio che giustificherà i circoncisi in virtù della fede e gli incirconcisi per mezzo della fede..." (Romani 3,19-31)

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