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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
TORAH - TARGUM PALESTINESI
VERSETTI SCELTI CON COMMENTI

di Alessandro Conti Puorger
 

UN ACCENNO SUI TARGUM DEL PENTATEUCO O TORAH
Il targum "targùm" (plurale "targùmim") è traduzione, in genere commentata, dall'ebraico in aramaico di uno o più libri della Tenak o Bibbia canonica ebraica.
I lettori - traduttori - commentatori si dicevano "turgeman" o "meturgeman" da cui in italiano medievale il "turcimanno" e "dragomanno".
Già alcuni secoli prima di Cristo l'ebraico non era più compreso da tutti i ceti sociali della popolazione della Palestina ove si parlava aramaico, idioma semitico, traslitterato dai giudei con gli stessi caratteri dell'alfabeto ebraico.
Nel 539 a.C., al ritorno dall'esilio babilonese, i reduci di nuova generazione del popolo ebraico in Palestina nell'uso pubblico corrente gradualmente dovettero sostituire l'ebraico con la lingua aramaica, ormai parlata in quel territorio occupato dalle popolazioni vicine, dopo l'esilio delle 12 tribù d'Israele avvenuto a più riprese (721 a.C. regno del Nord e 587- 586 a.C. regno del Sud).
Nel libro di Esdra alcuni documenti ufficiali da e per quelle terre, infatti, sono riportati in lingua aramaica (tutto il testo 4,8-6,18; 7,12-26 è in aramaico).
Il Talmud designa "targum" i testi biblici in lingua aramaica, cosicché quei brani su indicati sono i "targum di Esdra" cioè le parti aramaiche del libro di Esdra.
Del pari per "targum di Daniele" si indicano le parti di Daniele in aramaico, ossia Daniele 2,4 - 7,28, ma in seguito col termine di targum si intesero ogni traduzione della Bibbia in lingua aramaica per l'uso liturgico della sinagoga.
Nel libro di Esdra, prima di tali passi in aramaico, si trovano le lettere ebraiche della parola "targum", quando si legge: "Poi al tempo di Artaserse re di Persia, Bislam, Mitridate, Tabeèl (personaggi palestinesi) e gli altri loro colleghi scrissero ad Artaserse re di Persia: il testo del documento era in caratteri aramaici e redatto in aramaico." (Esdra 4,7)



(Aramaico è "'aramit", come scritto nel suddetto versetto - ultima di sinistra.)

Negli anni, col crescere delle nuove generazioni dei ritornati, la lingua del luogo venne a sopraffare l'idioma antico dei reduci e per gli usi liturgici nelle sinagoghe in Palestina e per uso privato fu sentita la necessità di traduzioni della Bibbia ebraica in aramaico.
Le autorità sinagogali, poco inclini a cambiamenti, non consentirono culto non in ebraico, ma poi si arrivò al compromesso della lettura di un brano ebraico seguito dalla traduzione aramaica.

È da ritenere che tale attività di traduzione almeno per il Pentateuco (Genesi, Esodo Levitico Numeri, Deuteronomio) fosse già iniziata all'epoca di Esdra, perché al capitolo 8 del libro di Neemia il racconto della lettura del libro della legge di Mosè dice: "Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge. Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di... leviti, spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto. Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura." (Neemia 8,1- 4;7s)

Alla luce di quanto detto è chiaro che Esdra leggeva il libro in ebraico e i leviti lo traducevano con commenti al popolo.
Analogo processo si verificò più tardi anche a favore della lingua greca per le comunità ebraiche rimaste nella diaspora e per i proseliti che si aggiungevano che sentirono il bisogno della traduzione della Bibbia ebraica in greco, da cui la famosa traduzione detta dei Settanta (La Lettera di Aristea a Filocrate riferisce che il faraone ellenista Tolomeo II Filadelfo, 285-246 a.C. commissionò la traduzione in greco del Pentateuco per la biblioteca di Alessandria. Il sommo sacerdote Eleazaro di Gerusalemme nominò 72 eruditi ebrei, 6 scribi di ognuna delle tribù di Israele che inviati ad Alessandro vi provvidero; poi di seguito estesero la traduzione dell'intera Bibbia per le comunità ellenizzate.).
L'ebraico restò, però, la lingua ufficiale dotta e liturgica delle classi istruite alla stregua del latino, lingua politico giuridica in Italia ed in Europa fino al XVI-XVII secolo d.C. e che nel campo liturgico cattolico lo fu fino al Concilio Vaticano II.
Si dovette così contemperare la rigidità della tradizione con l'esigenza, sempre sentita dall'ebraismo, di divulgare capillarmente nel popolo la conoscenza delle Sacre Scritture, redatte nella lingua del santuario.
In definitiva nelle sinagoghe, alla lettura in ebraico di ciascun versetto della Torah, seguiva da parte del targumista la proclamazione in aramaico e subito dopo la traduzione, mentre, per gli altri libri la traduzione avveniva dopo ogni gruppo di tre versetti.
Accadeva, comunque, che il targumista venisse ad aggiungere spiegazioni sintetiche, chiarimenti di tempo e di luogo, collegamenti ad eventi raccontati in altri punti della Scrittura, tradizioni popolari, considerazioni esegetiche personali o di scuole rabbiniche, che contribuivano ad edificare ed istruire l'assemblea nonché ad iniziarla alla comprensione dello spirito della Legge.
Così, i racconti o le istruzioni, le norme ed i comandamenti della Bibbia, venivano fatti rivivere e vibrare per ricreare nel Popolo di Dio lo spirito della generazione dell'esodo.
Nel tempo, di tali aggiunte, che variavano di volta in volta ad ispirazione dei targumista, un certo numero divenne un corpo tradizionale consolidato con diversificazioni proprie delle singole scuole targuminiche.
Grazie a tali scuole le sinagoghe ebbero a disposizione testi delle Sacre Scritture tradotti in aramaico, appunto i Targum, traduzioni utilissime, soprattutto, per le sinagoghe dei villaggi in cui non sempre era disponibile un targumista.
In definitiva il targum riflette le idee del tempo e della scuola (Bet ha-Midrash) e tende a rendere accessibile anche con spiegazioni il testo a gente comune con allegorie e midrash, smussa passi oscuri e collega passi tra loro anche distanti.
Da Qumran provengono alcuni frammenti di targum dei libri di Giobbe e del Levitico, mentre i testi più antichi d'altra provenienza sono di ambiente palestinese tra la il 74 e il 135 d.C..
In questo mio excursus sui Targum mi interesso di quelli relativi alla Torah e solo dei più antichi pressoché coevi agli eventi dei Vangeli.
Tra questi i più noti sono:
  • i Targum Onkelos, traduzione quasi letterale dei cinque Libri di Mosè, che alcuni studiosi fanno risalire al 60 a.C., ma che ha inserimenti ed apporti successivi, scritto nel cosiddetto "aramaico imperiale", quello in cui sono redatte le parti aramaiche della Bibbia, include il testo ebraico del Pentateuco, i cinque Libri di Mosè, di cui è traduzione quasi letterale, ove con circonlocuzioni si sono eliminati caratteri antropomorfi di Dio, sono inserite variazioni di parti oscure e cambiamenti di nomi di località con la toponomastica esistente al momento della redazione (esempio: Babilonia per Sennaar e Arabi per Ismaeliti).
  • la famiglia dei Targum palestinese tra cui lo pseudo Jonathan, detto anche "Jerushalmi", più allargato per materiale haggadico dell'"Onqelos" rispetto alla sola traduzione e che secondo recenti studi sarebbe il padre del precedente tra cui fu trovata una edizione particolarmente completa detta Targum Neofiti I.
    (Questo manoscritto fu trovato nel 1949 a Roma, gia catalogato come targum di Onqelos. Proveniva dalla "Pia Domus Neophytorum", copiato a Roma nel 1504 per Egidio da Viterbo, ministro generale degli eremiti di S. Agostino. In un blocco di 42 volumi l'acquisì nel 1896 con la sigla "Neofiti I" la Biblioteca Vaticana. Il confronto con frammenti di targum palestinesi dalla Genizah del Cairo lo confermarono appunto con haggaddah e midrash propri dei Targum palestinesi.)
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