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GIUSEPPE VICE FARAONE D'EGITTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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UN TESTO MESSIANICO
Spero che il lettore esamini con attenzione quei versetti decriptati; contengono, infatti, tanta teologia sulla figura del Messia.
Il succo che se ne ricava è che la sua venuta è necessaria per passare all'umanità la forza per soffiare la cenere depositatasi sulla divinità d'origine, forza che gli farà vincere l'istinto bestiale inseritosi proditoriamente nella vita dell'uomo all'inizio dei tempi procurando la malattia e la morte.
Lo sviluppo del discorso nel contempo è essenziale e articolato.
Il demonio scese nel mondo e condizionò così la vita dell'uomo.
Nel mondo attuale ove ancora ha potere il demonio con tutte le sue tentazioni la santita non si eredita.
È stata questa persa da Adamo ed abbiamo così come una malattia genetica.
Per ripristinare il disegno originario ed espellere il demonio si portò Dio da una prescelta con la forza per consumare l'energia nemica.
La emetterà e risorgeranno gli uomini morti o vivi, il nemico in loro sarà distrutto, cambieranno natura.
Li guiderà fuori dal mondo, retti e il suo corpo sarà il veicolo "la merkabah", poi si vedrà che era Lui, il Crocifisso, Dio che s'era portato nel mondo.
Ciò si sviluppa nei primi 16 versetti anche se l'immagine della "merkabah" si troverà poi nel 43°.
Dal 17° si inizia così a parlare della sua morte in croce.
Dal suo corpo uscirà la forza per la conversione.
Un primo uomo si risveglierà dalla morte.
Questa è la vittoria sulla morte!
In un uomo, un vero uomo, finalmente nel suo DNA si è risvegliato il gene originario di figlio di Dio che non può rimanere vincolato nella morte e l'essenza che impediva la rinascita era la perdita della rettitudine.

Scrive il santo vescovo Ambrogio nel libro Sulla morte del fratello Satiro:
"La morte allora, causa di salvezza universale, non è da piangere. La morte che il Figlio di Dio non disdegnò e non fuggì, non è da schivare. A dire il vero, la morte non era insita nella natura, ma divenne connaturale solo dopo. Dio, infatti, non ha stabilito la morte da principio, ma la diede come rimedio. Fu per la condanna del primo peccato che cominciò la condizione miseranda del genere umano nella fatica continua, fra dolori e avversità. Ma si doveva porre fine a questi mali perché la morte restituisce quello che la vita aveva perduto, altrimenti, senza la grazia, l'immortalità sarebbe stata più di peso che di vantaggio. L'anima nostra dovrà uscire dalle strettezze di questa vita, liberarsi delle pesantezze della materia e muovere verso le assemblee eterne. Arrivarvi è proprio dei santi."
Quindi morte come rimedio di misericordia per evitare un danno eterno.

Nel versetto 20 si trova: Si portava per la conversione in azione nel mondo.
C'è su questo un discorso illuminato di San Fulgenzio di Ruspe (462-527 d.C.) vescovo della conversione nel Trattato "La remissione":

"In un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati." (1Corinzi 15,52). Quando dice noi Paolo mostra che con lui conquisteranno il dono della futura trasformazione coloro che insieme a lui e ai suoi compagni vivono nella comunione ecclesiale e nella vita santa. Spiega poi la qualità di tale trasformazione dicendo: "È necessario, infatti, che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità" (1Corinzi 15,53). In costoro allora seguirà la trasformazione dovuta come giusta ricompensa a una precedente rigenerazione compiuta con atto spontaneo e generoso del fedele. Perciò si promette il premio della rinascita futura a coloro che durante la vita presente sono passati dal male al bene. La grazia prima opera, come dono divino, il rinnovamento di una risurrezione spirituale mediante la giustificazione interiore. Verrà poi la risurrezione corporale che perfezionerà la condizione dei giustificati. L'ultima trasformazione sarà costituita dalla gloria. Ma questa mutazione sarà definitiva ed eterna. Proprio per questo i fedeli passano attraverso le successive trasformazioni della giustificazione, della risurrezione e della glorificazione, perché questa resti immutabile per l'eternità. La prima metamorfosi avviene quaggiù mediante l'illuminazione e la conversione, cioè col passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla giustizia, dalla infedeltà alla fede, dalle cattive azioni ad una santa condotta. Coloro che risuscitano con questa risurrezione non subiscono la seconda morte. Di questi nell'Apocalisse è detto: "Beati e santi coloro che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte." (Apocalisse 20,6) Nel medesimo libro si dice anche: "Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte." (Apocalisse 2,11) Dunque, come la prima risurrezione consiste nella conversione del cuore, così la seconda morte sta nel supplizio eterno. Pertanto chi non vuol esser condannato con la punizione eterna della seconda morte s'affretti quaggiù a diventare partecipe della prima risurrezione. Se qualcuno, infatti, durante la vita presente, trasformato dal timore di Dio, si converte da una vita cattiva a una vita buona, passa dalla morte alla vita e in seguito sarà anche trasformato dal disonore alla gloria."

Questi discorsi sono insiti nel decriptato e vengono portati avanti dalla missione degli apostoli e della Chiesa con il loro annuncio portano all'illuminazione e alla conversione e danno luogo alla prima risurrezione di cui parla Fulgenzio.
E questa capace di portare alla giustificazione, cioè a rendere giusti coloro che ascoltano e mettono in pratica attendendo la resurrezione e la glorificazione finale.
I versetti 25, 26 e 27 ci dicono della funzione della Chiesa nel mondo che annuncia il suo ritorno che in verità avverrà nella gloria, versetto 28.
Proseguono considerazione sul Messia e sulla sua azione purificatrice.
Il testo del decriptato poi si riempie di fatti divenendo un vero e proprio proto vangelo che si sviluppa nei versetti:

  • 44 - Annuncio dell'incarnazione a Giuseppe;
  • 45 - Giuseppe accoglie la sposa incinta, ma un potente vuole uccidere i primogeniti;
  • 46 - un angelo li manda in Egitto;
  • 47 - alla morte di quel re fa tornare la Santa Famiglia;
  • 48 - Gesù vive tranquillamente in casa;
  • 49 - morte di Giuseppe;
  • 50 - Gesù vive con la madre. Gesù è stato iniziato da Giuseppe allo scrutare le Scritture.
  • 51 - Giuseppe fu portato dal Potente per nascere una seconda volta.
  • 52 e 53 - Gesù inizia la vita pubblica.
  • 54 - Un apostolo viene invaso dal maligno, lo tradirà.
  • 55 - In croce con accuse precise e calzanti con i Vangeli: "Genesi 41,55 - Lo portarono in croce i cattivi. Da dentro la prigione il corpo issarono, tra angustie fu (prima) dai viventi bastonato. Furono grida ad uscire tra il popolo da un migliaio di cattivi entrativi dei potenti. Dai potenti incaloriti portati erano a (dire) che il primogenito i viventi guariva con il male da cui gli usciva la potenza. Pur se retto per i potenti dei viventi un avversario era. Da re si portava. Dio era a portarsi in giro parlando. L'Unico a liberarlo sarà se (lo fosse). Le teste/i capi dei potenti, che anelavano di crocifiggerlo, un'azione bruciante portarono."
  • 56 - ucciso, nella sera gli aprirono il costato... ne uscì la sposa con l'acqua.
  • 57 - La sposa porterà la rettitudine nel mondo, che è forza per risorgere.
Questa sposa porta i figli che ha grazie allo Spirito Santo ad ereditare la santità.

a.contipuorger@gmail.com

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