LA CONQUISTA DI GERICO
di Alessandro Conti Puorger
LA CITTÀ DI GERICO AI TEMPI DI MOSÈ
Gerico attualmente è una città della Cisgiordania, vicina al fiume Giordano.
La città con una popolazione 25.000 abitanti è situata a -240 metri s.l.m. a circa 8 km a nord dello sbocco del Giordano nella depressione nel Mar Morto, in una zona fertile, ma circondata dal deserto.
Il nome della località di Gerico è ricordato 70 volte nella Bibbia, 63 nell'Antico Testamento e 7 nel Nuovo Testamento, precisamente 6 volte nei Vangeli ed 1 nella lettera agli Ebrei.
La prima volta che nella Bibbia si trova il nome di Gerico è nel libro dei Numeri, quando con Mosè gli Israeliti s'accamparono a est del Giordano e Balak, re di Moab, chiamò Balaam, un profeta dei gentili, per far maledire gli Israeliti che si presentavano bellicosi sulla faccia dei luoghi.
La presenza degli Israeliti era sentita come un pericolo evidente per la stabilità della zona, come è ben segnalato da questa considerazione: "Poi gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, oltre il Giordano verso Gèrico. Ora Balak, figlio di Zippor, vide quanto Israele aveva fatto agli Amorrei e Moab ebbe grande paura di questo popolo, che era così numeroso; Moab fu preso da spavento di fronte agli Israeliti. Quindi Moab disse agli anziani di Madian: Ora questa moltitudine divorerà quanto è intorno a noi, come il bue divora l'erba dei campi." (Numeri 22,1-4)
Negli scritti della Bibbia che si riferiscono ai tempi relativi alla storia di Mosè e del successore Giosuè, Gerico è citato:
- 9 volte nel libro dei Numeri;
- 3 volte nel libro del Deuteronomio;
- 30 volte nel libro di Giosuè.
Nei libri dei Numeri e del Deuteronomio, Gerico però è definito "Irechu"
,
ma nel libro di Giosuè è scritto
.
Nel primo modo di scrivere appare esaltato la triletterale
che porta a pensare all'idea di "luna", "iarecha", quindi, a città lunare o della luna.
Era così forse ad indicare la dedicazione alla dea del cielo di una delle antiche città del sito archeologico che data i primi reperti alla base delle colonne stratigrafiche a molto prima del periodo neolitico pre-ceramico (8000 - 7.200 a.C.).
Il libro di Giosuè pare però dare una svolta al nome di Gerico con l'inserimento di quella lettera
,
iniziale di IHWH, che pare proprio voler spaccare come un cuneo quella realtà per aprire un periodo nuovo in cui si sarà evidente la Sua opera.
In questo secondo modo la triletterale che viene all'attenzione è
che individua il concetto di profumo, odore "reicha", sì che il nome di quella città è pronunciato "Ariha" dai palestinesi col significato "profumato" che si riallaccia, come vedremo, al nome dato anticamente a quel sito dagli egizi.
Quel
in effetti deriva dallo stesso radicale
che da luogo ai significati di respiro, alito, vento e spirito.
Ci si attendeva perciò, grazie ad una lettura del genere, che a Gerico si manifestasse in modo evidente lo Spirito di IHWH.
Al riguardo per gli scettici, comunque, almeno... un gran vento vi si manifesta con frequenza ancora oggi.
La tradizione, peraltro, pone nelle prime alture del deserto di Giuda prospicienti a Gerico il Monte delle Tentazioni ove: "...Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo." (Matteo 4,1)
Là, infatti, l'aria caldissima dalla piana rovente insolata, incontrando nella sua espansione le alture, provoca un energico vento ascensionale.
In quella zona, detta "Iebel Quarantal", ove Gesù sarebbe stato per quaranta giorni e quaranta notti, c'è un monastero ortodosso detto, appunto, della quarantena.
Monastero ortodosso detto "della quarantena"
La lettera agli Ebrei pare cogliere il pensiero indirettamente nel sottolineare che là si manifestò lo Spirito quando dice che "
Per fede, caddero le mura di Gerico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni." (Ebrei 11,30)
Gerico è anche chiamata la città delle palme (Deuteronomio 34,3, Giudici 1,16 e 3,13 ed in 2Cronache 28,15).
Il sito archeologico di Gerico si trova a circa 2 km dalla città ove c'era un'oasi con una sorgente, "Ain es-Sultan", vicino ad una collina detta "Tell es-Sultan" (estensione di circa 3,5 Ha) formatasi per sovrapposizione di numerosi strati di abitati antichi a partire, come ho accennato, dal neolitico.
Veduta di Tell es-Sultan
Numerose sono state le campagne di scavi portate avanti in tempi diversi da più equipe di archeologi:
- della Deutsche Orient-Gesellschaft condotta da E. Sellin dal 1907 al 1909;
- scavi britannici dal 1930 al 1936 diretti da J. Garstang, poi dal 1952 al 1958 da K.M. Keynon;
- dell'Università di Roma "La Sapienza" e del Dipartimento Palestinese delle Antichità dal 1997 al 2000, diretta da N. Marchetti, L. Nigro e H. Taha, con il coordinamento di P. Matthiae.
Tali investigazioni hanno portato a concludere che Gerico è una delle più antiche città finora conosciute in quanto si sono rinvenute tracce d'insediamenti del periodo paleolitico anche di 11 millenni a.C. e del neolitico pre-ceramico, quest'ultimo tra l'8.000 e il 7.200 a.C., quindi forse è la più antica città che si conosce abitata continuamente da oltre 13.000 anni.
Nell'età del bronzo, 3400 - 1150 a.C., fu distrutta più volte sia da eventi naturali (terremoto del 2700 a.C.) sia da incursioni di altre genti e ricostruita forse nel 2300 a.C. dagli egizi della VI dinastia, onde nell'età del bronzo, come altre città cananee, fu vassalla dell'impero egiziano.
Gli scavi portati avanti dall'Università della Sapienza di Roma hanno poi presentato un secondo fiorente fenomeno di urbanizzazione nel II millennio a.C., epoca in cui Gerico e la sua oasi fu di nuovo centro propulsore dello sviluppo socio-economico e culturale della bassa Valle del Giordano.
Sono state rinvenute mura ciclopiche dell'età del Bronzo Medio, 1650-1550 a.C., che indicano la ricostruzione di un agglomerato urbano, inglobante la sorgente, in stretto rapporto con l'Egitto delle XII-XV dinastie faraoniche, vale a dire ai tempi degli Ittiti.
In definitiva tra il 2000 e il 1550 a.C. la città fu ridotata di sistemi di difesa.
Le popolazioni cananee ebbero rapporti ondivaghi con i faraoni e gli stessi che l'avevano ricostruita probabilmente ne furono i demolitori, forse durante le campagne dei Faraoni della XVIII dinastia con Tutmosi III il Conquistatore.
Al tempo in cui la Bibbia riferisce che arrivò Giosuè, Gerico era già in rovina o comunque le sue mura non erano più continue e la città non era più nel suo splendore massimo di alcuni secoli prima, anche se è possibile che fosse abitata.
Non era più però la piazzaforte di un tempo avendo già mura diroccate in più parti, ridotta ad un piccolo centro di scarsa importanza.
Gli scavi però non hanno rivelato tracce di ricostruzione di mura che si possano riferire a dopo l'invasione Israelitica del XIII secolo a.C., come appunto se si fosse voluto lasciare la città così a monito per sempre.
Il racconto biblico, del resto, dopo la presa di Gerico, narra l'attacco ad un'altra la città, Ai
che in ebraico vuol dire "rovine", anche essa evidentemente nelle condizioni storiche di Gerico e così ridotta da eventi analoghi.
All'epoca degli ultimi scavi un rinvenimento a Gerico particolarmente degno di nota fu quello di uno sigillo rinvenuto nella tomba di una fanciulla.
Tale sigillo a forma ovale di scarabeo nella parte inferiore ha una incisioneo dai cui segni geroglifici è stato dedotto il titolo egizio, "amministratore" di "Ruha" e questo sarebbe appunto il nome della città nell'antichità, che significa profumo, con riferimento ai fiori abbondanti dell'oasi.
Sigillo dell'amministratore egizio di Gerico
È invece attestata una ricostruzione al tempo del re Acab (870 a.C.), ma la città fu poi distrutta dai Babilonesi (587 a.C.).
Ripopolata dagli Ebrei di ritorno dall'esilio, in epoca ellenistica fu abbandonata.
In età romana Erode il Grande impiantò un nuovo centro a 3,5 km dall'attuale.
Fu sede vescovile nel 325 d.C., ma andò progressivamente decadendo finché nel XII secolo d.C. i crociati costruirono nei pressi una nuova città, che poi fu edificata nel XIX secolo divenendo l'attuale centro.