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LA VECCHIAIA E LA BIBBIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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VECCHIO IN EBRAICO
In ebraico "essere vecchio, diventare vecchio" ha per radicale da cui derivano sostantivi, aggettivi e le altre forme come:

  • "zaqan", "barba e mento barbuto";
  • "zaqen" e "ziqan" "vecchio, anziano", con plurale "ziqenim" e "ziqenei";
  • "zaqanet" "vecchia, anziana", con plurale "zeqenot";
  • "zoqoen", "ziqenah" e "zeqenim" per "vecchiaia e vecchiezza".
Perché tali lettere?
È mia abitudine, infatti, approfondire il perché delle parole ebraiche con i significati grafici delle lettere usate per quella parola.
Prima di far ciò vado a controllare però se il vocabolario può aiutare.
Ecco che vi si trova:
  • "zeq": plurale "ziqqaim" per "catene, ceppi" e anche per "saette", ove le lettere che lo formano possono così interpretarsi, per catene e ceppi "attrezzo che si piega/rovescia " e per saette "colpiscono rovesciandosi ".
  • radicale del verbo "fondere, liquefate" (un metallo), "stillare, colare" (di pioggia), indi "purgare, affinare" (l'oro) ed essere purificato (di vino e metalli), ove le lettere che lo formano possono così interpretarsi, per "stillare, colare", "tra saette/scintille si rovescia " e per "purgare, affinare" "in attrezzo curvo versare ".
Non dobbiamo poi dimenticare il radicale che può anche riferirsi al "formare, creare" onde "versare energia che entra ".
A questo punto pare rilevante il concetto alchemico del "purificare" del portare al color bianco.
I tre stadi fondamentali nell'alchimia, infatti, erano:
  • Nigredo o "opera al nero", in cui la materia si dissolve, putrefacendosi;
  • Albedo o "opera al bianco", ove la sostanza si purifica, sublimandosi;
  • Rubedo o "opera al rosso", stadio in cui si ricompone, fissandosi.
Il vecchio "zaqen", quindi, è stato come sottoposto ad un processo di "Albedo", "colpito da un rovescio di energia " "questo ha versato energie " ed è "questi uno formato ()", cioè è ormai pronto.
Gli effetti della vecchiaia, con tutti i malanni e gli acciacchi conseguenti, sono le offese del tempo, della corruzione che procede a causa della scelta del peccato che ha allontanato l'umanità dal disegno di Dio su di noi che, per evitarci la catastrofe, ha inventato il tempo e la fine del delle vicende negative, onde il vecchio è anche "un colpito dai rovesciamenti dell'angelo ribelle di questo mondo ".

Altro modo per parlare di vecchiaia in ebraico è il radicale (con la lettera di "sin") di "diventare canuto, essere canuto" da cui "sheib" e "sheibah" "canutezza, vecchiezza" e "shab" "vecchio, anziano".
Dal punto di vista fisico "sheibah" si può considerare che è uno che "bruciato/arso è stato dentro al mondo ".
Dal punto di vista morale "sheib" si spera che il canuto di fatto "illuminato sia stato dentro ".

Il pensiero che vecchiaia possa portare sapienza si trova più volte nei libri sapienziali, come in:
  • Proverbi 16,31 - "Corona magnifica è la canizie, ed essa si trova sulla via della giustizia."
  • Siracide 6,18 - "Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina, conseguirai la sapienza fino alla canizie."
La canizie così può portare a ritenere un intervenuto raggiungimento di sapienza, ma gli stessi scritti sapienziali della Bibbia mettono in guardia che ciò purtroppo non sempre è vero, infatti, il testo seguente, tratto dal libro della Sapienza è esplicito al riguardo: "Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un'età senile è una vita senza macchia." (Sapienza 4,8s)

Se però s'è cominciato presto ad interrogarsi su Dio, come dice il salmo 71 che poi scruterò attentamente, si può sperare che anche nella vecchiaia si possa essere utili: "Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi. E ora, nella vecchiaia e nella canizie, Dio, non abbandonarmi, finché io annunzi la tua potenza, a tutte le generazioni le tue meraviglie." (Salmo 71,17s)

Un altro spunto per meditare sul "vecchio" è il radicale (con la lettera di "shin") che è relativo al "condurre in esilio" in quanto contiene in pratica le stesse lettere di essere canuto, ed è verbo che agita anche il pensiero di uno che desidera il ritorno a casa dopo essere stato pellegrino nel mondo.

Ognuno, infatti, in modo più o meno pesante passa attraverso le tribolazioni del mondo vale a dire dolore, malattie e morte dei congiunti ed infine propria.
L'uomo nella vecchiaia, arrivando al color bianco della canizie, passando per l'esilio del mondo viene come bruciato.
Almeno formalmente pare come si stia purificando, come se abbia subito il processo in cui si fanno passare i metalli portandoli al color bianco per far perdere loro tutte le scorie.
Parlando dei giusti, il libro della Sapienza fa pensare proprio a ciò col dire: "Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto." (Sapienza 3,5s)
E gli olocausti sono bruciati totalmente sull'altare!
L'altare è il mondo, la vita un fuoco e vivendo secondo la volontà di Dio si è come un sacrificio vivente per Lui che in definitiva ha desiderato la nostra piena esistenza, perché, dice Gesù "chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà." (Matteo 10,39)

Nel cristianesimo, nel Regno tutti i Santi di Dio, peraltro, sono in veste bianca (Apocalisse 7), lavati dal sangue dell'Agnello e sono tutti "anziani" nella fede, "sheibah" in quanto "illuminati sono stati dentro al mondo ", illuminati dal Battesimo, che appunto è nel contempo illuminazione e promessa di risurrezione.
L'Apocalisse, infatti, parla di questo e segnala la presenza dei vegliardi.
Vi sono dei vegliardi in cielo e là da loro arrivano tutti quelli della terra, i vestiti di bianco per il lavacro ricevuto nel corpo di Gesù Cristo.


"Uno dei vegliardi, allora, si rivolse a me e disse: Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono? Gli risposi: Signore mio, tu lo sai. E lui: Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro." (Apocalisse 7,13-15)

Questi vegliardi, e chi arriva da loro, vedranno Dio così come egli è.
Dice, infatti, la prima lettera di Giovanni: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro." (1Giovanni 3,1-3)

Dio, infatti, da sempre nell'iconografia è immaginato con i capelli bianchi, perché nell'eternità.
Questa, infatti, è la visione di Lui riportata nel libro del profeta Daniele: "Io continuavo a guardare, quand'ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti." (Daniele 7,9s)


Cappella Sistina - Dio crea Adamo


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