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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
LA VECCHIAIA E LA BIBBIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA STORIA DELLA SALVEZZA PASSA PER I VECCHI
C'è il luogo comune che sapienza ed in genere saggezza sono proprie dei vecchi, ma è da distinguere tra sapienza e saggezza.
Sapienza è più connessa al conoscere e la saggezza al ben decidere in base alla conoscenza.
La saggezza viene ai vecchi dall'esperienza passata e in misura maggiore dall'esperienza presente, dalla fermezza e dalla serenità con cui aspettano che arrivi la morte.
Diceva Albert Einstein, "La saggezza non è un prodotto dell'istruzione ma del tentativo di acquisirla, che dura tutta la vita."
Il grande Socrate era "sapiente" perché sapeva di non sapere, ma poi... si uccise.
Fu veramente saggio?
Evidentemente non aveva più nulla da attendere dal futuro e non aveva fede in una vita oltre la morte, quindi la sua sapienza era tutta terrena il cui limite paludato è una sorta di misto di cinismo e di stoicismo.
Sin dall'antichità s'è però consolidata presso i popoli la figura del vecchio saggio da cui l'istituto del "senato", l'assemblea dei vecchi che sono saggi, o che si spera lo siano, per governare gli Stati.
Guai quando si perderà questa buona idea e si esalterà il pragmatismo dei giovani perché s'incrementerà il fuggire dalla saggezza e si andrà incontro a gravi errori, perché non vi saranno sufficienti remore o resipiscenze a compiere atti anche atroci nel nome del ritenuto e spesso condizionato interesse della maggioranza, manipolata dai media, che diventerà sempre più cieca, perché mancheranno giusti maestri.
Basta pensare al riguardo che chi tenta di alterare la propria età cercando di presentarsi più giovane di quanto non sia, dimostra indirettamente un interno disagio nei riguardi di una storia che va mal digerendo e quindi manifesta un'evidente falla nella via della saggezza, perché tenta di propinare un se stesso non vero, il che la dice tutta sulle sue buone intenzioni.
È proprio così, il vecchio che non accetta la propria età, e si colora i capelli o si mette un parrucchino, o peggio ancora si fa fare il lifting e si comporta, o dice di fare, certe cose che di solito i vecchi non fanno più, dimostra d'essere stato sordo ai consigli di saggezza che vengono dal tempo che passa.
Il poeta romano Marziale stigmatizzò così il comportamento di un certo Letino che era un vecchio che non si rassegnava alla vecchiaia:

"Mentiris iuvenem tinctis, Laetine, capillis,
tam subito corvus, qui modo cycnus eras.
Non omnes fallis; scit te Proserpina canum:
personam capiti detrahet illa tuo."
(Ep. III, 43)

Questo pensiero in italiano suona così:

"Letino sei un giovane finto con i tuoi capelli tinti,
tutto ad un tratto sei un corvo quando prima eri un cigno.
Non tutti ingannerai; Proserpina (la dea degli inferi)
sa che sei canuto; sarà lei a strapparti la maschera.
"

Vale a dire, dice Marziale, caro il mio Letino, potrai ingannare qualcuno, ma non la morte.
In definitiva purtroppo non tutti i vecchi sono saggi perché l'egoismo inevitabile se lasciato crescere a dismisura, porta a galla avidità, malignità, inclinazione a mentire e tutti gli altri vizi a cui gli uomini sono soggetti, ma che sono anche chiamati a dominare.

Torno a me.
A tempo debito, ma comunque sempre troppo tardi, a poco più della metà della vita che finora ho vissuto come direbbe Dante, direi a metà della maturità, a 40 anni, ebbi però la grazia di avere l'orecchio aperto e di ascoltare un annuncio che mi ha fatto muovere ed intravedere una meraviglia dietro l'angolo che resta tale per ogni età.
Mi ha fatto interrogare sul dono dell'esistenza che va oltre la vita di questo mondo e sul mio Creatore, e mi ha portato ad iniziare un cammino assieme ad altri, nella Chiesa, per il ritorno a Lui.
Si è verificato in modo positivo proprio quanto esorta quel capitolo 12 del Qoelet all'inizio, onde posso asserire oggi, pur nella terza età, che non è vero che "non ci provo più gusto", anzi si è acceso in me un sano cristiano ottimismo che mi consente di assaporare con curiosità la vecchiaia fisica come dono non offerto a tutti e come periodo nuovo della vita.
È d'altronde il tempo della vecchiaia l'autunno tra le stagioni dell'anno, stagione bellissima per colori e raccolti.
Sono perciò proprio curioso di procedere nel cammino della vita per vedere come se la caverà con me il mio Signore, certo che il Signore in cui credo a tutto provvede e tutto può.
Mentre che il cielo era completamente aperto, senza nubi fisiche e spirituali, nel godere del sole dell'annuncio di Cristo risorto, della luce della rivelazione, della luna della Chiesa che vive del riflesso di Lui, e delle stelle che sono i fratelli della comunità cristiana, allora, per me è stato possibile incamerare fiducia, come fa scorte di cibo la formica per l'inverno, fiducia che torna utile ora e lo sarà sempre di più nei tempi difficili quando si affievolisce tutto ed il pessimismo può farsi avanti.
Bene!
Invece di vivere come un condannato a morte che sente avvicinarsi il giorno del pagamento della pena debbo costatare con sorpresa che la fiducia nel Signore fa svanire la paura come il sole fa con la nebbia.
La condizione dell'uomo è di essere un pellegrino in questo mondo che abita in quella tenda d'argilla, ma la propria traiettoria, lui lo sappia o non, è verso chi l'ha creato.
Questi è come se l'avesse mandato a scuola con gli altri fratelli e lo attende a casa cresciuto e più sapiente, pronto per altri compiti più importanti a seconda del come per le vie di questo mondo ha dato esito il suo comportamento.
Ai cristiani di Corinto San Paolo espresse la propria convinzione, che poi fa parte del credo cristiano della "risurrezione della carne", da cui anch'io prendo forza, con questi termini in cui appunto parla del corpo come di una tenda: "Sappiamo, infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come, una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito." (2Corinzi 5,1-5)

Tutto ciò mi ha fornito lo spunto per una rapida rivisitazione dei testi della Bibbia in ebraico ed in italiano, del Nuovo e dell'Antico Testamento, sotto la particolare angolatura dei pensieri che si possono evincere sulla vecchiaia.

Quando di recente, nel rileggere nelle Sacre Scritture, precisamente nel libro della Genesi, sulla chiamata da parte di Dio del nostro padre Abramo nella fede ho riprovato una gran commozione ed ho preso atto che parlava ancora anche a me che avevo quella stessa età.

"Il Signore disse ad Abram: Vattene dal tuo paese,
dalla tua patria e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò" (Genesi 12,1)

Accadde, infatti, che: "Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni..." (Genesi 12,4).

Mi sono così detto che la caparra che ho di certo ricevuta dello Spirito Santo mi sta consolando e mi vuole ricordare che per tutti i giorni della mia vita non mi debbo lasciare andare, anzi debbo proseguire il cammino intrapreso.
Vecchiaia o non vecchiaia, non sono esonerato, anzi devo persistere con tenacia, perché come dice San Paolo "...perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti." (Romani 13,11b)
La meta, la terra promessa e ora più vicina.
È, infatti, come se dicesse proprio a me, non è il momento di sedersi davanti alla tua tenda, ma è ancora tempo di camminare verso il paese che "io ti indicherò", "la Terra Promessa", ove si trova il frutto atteso, l'albero della vita a cui tutti aspirano, Gesù "Ieshua'" , mia salvezza "ieshe'" .
Ecco che allora sono andato a cercare sul tema della vecchiaia nella Bibbia.
Secondo come sono ordinati i vari libri in questa raccolta delle Sacre Scritture la prima volta che si trovano le parole "vecchio", "vecchia" e "vecchi" è nello stesso libro della Genesi, al capitolo 18, riferita proprio alla coppia Abramo e Sara.
Abramo allora aveva 99 anni e 13 anni aveva Ismaele, il figlio avuto da Agar la serva di Sara, ed era accaduto (Genesi 17) che per rispettare l'alleanza, come il Signore aveva chiesto, s'era circonciso con tutti i maschi della casa, servi compresi.
Si era al momento dell'incontro di Abramo col Signore alle Querce di Mamre, infatti, il testo inizia proprio così: "Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno." (Genesi 18,1)
Gli si manifestò in questo modo: "Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui."
Erano evidentemente tre angeli, in cui la tradizione cristiana ha intravisto una manifestazione della SS. Trinità venuta in terra per punire Sodoma e Gomorra, ma soprattutto per parlare ad Abramo ed annunciargli la nascita del figlio della promessa.

Riporto il testo della traduzione in italiano della C.E.I. del 2008.
Chi parla, in effetti, è al singolare, è uno solo, è il Signore.

Questi si rivolse ad Abramo così:
"Poi gli dissero (disse): Dov'è Sara, tua moglie? Rispose: È là nella tenda. Riprese: Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio. Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda, dietro di lui. Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio! E il Signore disse ad Abramo: Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C'è forse qualche cosa d'impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio. Allora Sara negò: Non ho riso! perché aveva paura; ma egli disse: Sì, hai proprio riso." (Genesi 18,9-15)
(In "Gerusalemme la città del gran re" ho, tra l'altro, riportato la decriptazione di Genesi 18,1-15, bellissimo brano in cui si dice della risurrezione e del trasporto a Dio delle anime e dei corpi risorti.)

"Data l'età Sara pensava che un simile miracoloso ringiovanimento sarebbe stato un prodigio grandioso quanto la risurrezione dei morti, che solo Dio stesso può realizzare." (Radak: Sforno)

E così fu, nella vecchiaia, a 100 anni Abramo ebbe un figlio da Sara, Isacco, "Yitzqach" , dal radicale ebraico di "ridere" , il figlio della promessa, figura del Cristo, il Messia, il liberatore, il Redentore che porterà la resurrezione sulla terra, darà un corpo glorioso come il suo e condurrà come su di una navicella spaziale i risorti via con Lui:

"Io sono la via, la verità e la vita." (Giovanni 14,6)

Si pensi che: "La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni." (Genesi 25,7), vale a dire Dio gli diede altri 100 anni di vita in questa terra per compiere a pieno la sua volontà e 100 è un numero che indica nei Vangeli la pienezza del raccolto.
In definitiva si può concludere che le religioni a cui si riferisce la metà dell'umanità - ebraismo, cristianesimo e islam - sono nate dall'ascolto prestato a Dio da parte di un vecchio, Abramo, che ha creduto ad una voce e s'è realizzata una sorpresa meravigliosa che l'aspettava oltre ogni logica aldilà dell'angolo della vita che credeva ormai trascorsa.

"Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette." (Galati 3,5-9)


I giusti in seno ad Abramo


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