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di Alessandro Conti Puorger
 

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IL DRAGO SINUOSO
Siamo con Isaia nell'VIII sec. a.C..
"...il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatàn serpente guizzante, il Leviatàn serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare. In quel giorno si dirà: La vigna deliziosa: cantate di lei! Io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che venga danneggiata, io ne ho cura notte e giorno." (Isaia 27,1-3)

Dov'è quella vigna? Il "Signore piantò un giardino in Eden". (Genesi 2,8)
Le acque? "Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino". (Genesi 2,10)
Dove era il guardiano? " Il "Signore passeggiava nel giardino". (Genesi 3,8)

Come mai è viva quell'idea del serpente che certamente ha origini egiziana? (Vedi: "Tracce di geroglifici nel Pentateuco - 1° parte" e 2° parte nella rubrica "Lettere ebraiche e codice Bibbia".)
Nelle mitologia egizia, infatti, c'è anche il dio Apofi o Apopi o Apep o Apophis, divinità del buio e del caos, rappresentato come un serpente dalle molte spire, nemico del dio-sole Ra a cui cerca ogni notte di impedirne il sorgere tentando di frenarne il viaggio attraverso il Duat.


(In "L'arcangelo Michele lotta con basilisco e leviatano" ho tra l'altro inserita un'immagine egizia ove si vede con le sue spire.)
Ogni faraone, per conto di Ra, era impegnato a cercare di schiaccargli la testa, come d'altronde ogni uomo nella propria vita deve cercare di fare se vuole un ordine morale.


Il concetto evidentemente fu ripreso dal Libro della Genesi nel famoso versetto 3,15 quando Dio nel giardino dell'Eden disse: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno".
Se vale l'idea che vuole che nella mente dell'autore di quel libro della Torah proprio la valle del Giordano e la zona del Mar Morto fosse il Paradiso terreste, "il Gan Eden", lì ci dovrebbe anche essere la radice a base dell'idea del serpente.
Il Mar Morto, peraltro, è un paesaggio naturale sorprendentemente drammatico con un potente simbolismo spirituale, sì che in testi medievali è chiamato "Mare del Diavolo", altri nomi sono Mare "dell'Araba", "di Sale" e "Orientale" (Genesi 14,3; Deuteronomio 3,17; Giosué 3,16; Numeri 34,12; Ezechiele 47,18), ma gli arabi lo conoscono come Bahr Lut o Mare di Lot, la cui storia si trova anche nel Corano con varie differenze rispetto ai racconti biblici.
Il nome Lot ha, peraltro, lettere allusive a quella situazione geografica, perché porta all'idea di "serpeggia portandosi in un pozzo sigillato " e colui che serpeggia è il fiume Giordano. (Vedi: significati delle lettere ebraiche cliccando sui simboli nella colonna a destra della Home di "Bibbiaweb.net" ove sono le relative schede.)
Chi dalle alture della Giordania sulla sponda sinistra del Giordano guarda la valle il fiume appare maestoso e arcano, perché si vedono nitidamente, come in questa immagine, le tante anse prima di terminare nel Mar Morto.


Chi proveniva dall'Egitto che doveva pensare?
Mosè vede solo da lontano la terra promessa dal Monte Nebo (800metri s.l.m.) appunto su tali altopiani in sinistra del fiume e questo che scorre a 1200-1100 m più in basso con tutte le sue anse pareva proprio il dio Apophis, il Leviatano, al serpente antico.
Nella cosmogonia egizia, in effetti, vi erano due classi di dèi personificati in serpenti, quelli dalla parte di Ra, e quelli del nemico Apophis.
Il Nilo, era pensato come una divinità amica dei Tiniti fondatori della dinastie faraoniche e la femmina di cobra era segno dell'occhio Udjat di Osiride ed era rappresentata sulla fronte del faraone, il dio sole in terra, ad indicarne la forza distruttrice che sputa veleno contro i nemici.
Udjat, cioè "La Verde", colore del papiro, era la protettrice del Basso Egitto ove risiedevano gli Ebrei secondo i racconti Biblici prima dell'Esodo e guidava le inondazione necessarie alla sopravvivenza dell'Egitto.
Erano quelli "serpenti buoni", che vegliavano perché non si precipitasse nel caos di Apophis contrario al buon funzionamento del mondo.

La lotta in quel punto nella piana di Moab, peraltro, tra forze benevole, l'alto Giordano proveniente dalle fresche sorgenti dell'Hermon, e le malevoli acque di quel sinuoso drago in cui si era trasformato il termine del corso d'acqua che vomitava nel Mar Morto, era evidente.
Il libro dell'Apocalisse (12,15-16), infatti, segnala: "Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca."
In quel punto già c'era stata una vittoria di Giosuè (3, 4, 5) con l'aiuto di Iahwèh; era questo un segno della vittoria finale.
Giosuè l'aveva, infatti, attraversato davanti a Gerico a piedi asciutti fermandone il corso quando i Leviti che portavano l'Arca della Testimonianza in spalla furono seguiti da tutto il popolo d'Israele.
L'immagine della stirpe della donna che schiaccia il serpente doveva perciò avere uno sviluppo, un segno reale, concreto che lo ricordasse.
Se quello era l'immaginario fisico del libro della Genesi doveva ben accadere che un figlio di donna si immergesse figurativamente nel serpente, entrando nella morte la finisse per risorgere a nuova vita.
Occorreva che un nuovo Giosuè, il Signore Gesù, schiacciasse la testa al serpente e così fu.
Sant Agostino nel discorso 263 su Ascenzione del Signore e il Battesimo di Gesù raffigura così l'entrata nella morte e la sua risurrezione: "Il diavolo esultò quando morì Cristo, ma con la stessa morte di Cristo il diavolo fu sconfitto: ghermì l'esca rimanendovi però intrappolato. Godeva della morte di lui, come principe della morte. Ma proprio con ciò di cui godeva gli fu tesa la trappola. La trappola del diavolo fu la croce del Signore; l'esca per prenderlo fu la morte del Signore. Ed ecco che il Signore nostro Gesù Cristo risuscitò."
Là si immerse nel Giordano e fu battezzato da Giovanni per segnare l'inizio del tempo finale di conversione e per sancire l'inizio della ultima battaglia per il Regno, la famosa guerra di Gog e Magog ai cui accenna l'Apocalisse.
"Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? Ma Gesù gli disse: Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". (Matteo 3,13-17)
Richiama un giudizio da iniziare dal Giordano ove c'è chi deve essere giudicato.

D'altronde ogni "offerta di oblazione non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio" e Gesù di fatto si salò "nelle acque del serpente si racchiuse " e fu Lui il sale perfetto che compì la purificazione e nel contempo il pane spezzato che fu per il serpente veleno ().
Si trova nel libro dei Numeri al capitolo 21,4-9 l'episodio enigmatico del serpente di rame che Mosè fece issare nel deserto per difendere il popolo da serpenti velenosi.
Questo episodio nello specifico conferma che nell'immaginario c'era l'idea di un serpente favorevole e di serpenti velenosi contrari.

"Dall'angelo (ribelle) che lo stringeva risorse ".
"L'angelo (ribelle) chiuderà nel fuoco ".

Gesù stesso si paragona a quel serpente in Giovanni 3,14s.
A Timna' nella Valle dell'Arabah sono state trovate miniere egizie di rame, ora dette "di Salomone". Nel 1969 furono trovati i resti di un tempio dedicato a Hator, la dea-mucca (B. Rothenberg, "The Egyptian Mining Temple at Timna", London 1988) con iscrizioni, cartigli di Seti I (1318-1304 a.C.) e Ramses II (1304-1237 a.C.). Il santuario egiziano era contro la montagna entro cui c'era una nicchia, ma a cielo aperto (m. 9x7) con "naos". Si trovarono due basi di colonna con la faccia di Hator e sue statuine, incensieri, due tavole in pietra per le offerte, vasi di alabastro, placche in oro e rame, incensieri, doni votivi con motivi zoomorfi con serpenti. Fu occupato dai madianiti nel XII° secolo a.C. e il santuario pare fosse coperto da una tenda (recuperati frammenti gialli e rossi) che ricorda il santuario mobile dell'Esodo.

È lui che combatte il male e dà inizio alla sua missione terrena col battesimo proprio là nel Giordano ove la testa del serpente vomitava acqua nel Mar Morto.
Quel battesimo è figura della sua morte "O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?" (Romani 6,3)
Dal suo costato sgorgheranno le acque, segno della continuità spirituale ristabilita alle acque del Paradiso che irrigano la terra nelle fonti battesimali interrote dal peccato nel Mar Morto.

Nasce la domanda: nel battesimo di Gesù dove si trova il segno del sale che c'è nel battesimo cristiano?
È Lui il sale, è Lui che lo mette nel Giordano.
I Padri vedevano nel sacrificio di Cristo la vittima salata, pura e santa.
Così infatti doveva essere il Figlio di Dio!
Lui salò e si salò nel Giordano.
È Lui il "farmaco di immortalità", il "carbone ardente" che riceviamo con l'eucarestia e il 9-3-2008 il Papa al centro Giovanile San Lorenzo ha invitato, infatti, a non avere paura della morte, a credere nell'eternità consapevoli che "L'unico vero farmaco dell'immortalità è l'eucarestia e la certezza di essere amati e rispettati da Dio, sempre."

Col battesimo si diviene neonati in Cristo.
In Palestina c'era l'usanza di lavare e frizionato col sale il neonato, per, purificarlo dopo il parto, poi avvolto in un panno e fasciato tenendo ferme anche le braccia e per la tradizione anche Gesù neonato fu lavato e cosparso di sale e gli furono fasciati stretti gli arti perché crescessero forti e diritti; poi ebbe la poppa dalla madre.
L'iconografia, infatti ci presenta il bambino anche interamente fasciato di bianco come una mummia, segno di regalità e germe di risurrezione.
L'usanza è ricordata dal profeta Ezechiele 16,4: "Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico e non fosti lavata con l'acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce." (Ezechiele 16,4)
In "Miracoli - La sposa vede lo sposo attraverso il velo" nella rubrica "Ricerche di Verità " ho decripato tra l'altro anche quel versetto.
Lo riporto, perché anche questa è calzante col tema che ho ora trattato.

Ezechiele 16,4 - Porterà a recidere l'essere impuro. A finire che sarà spengendo un giorno nel mondò chi si portò da serpente. La legge divina quel primogenito gli porta nella prigione. Un Agnello lo finirà risorgendo i corpi con la rettitudine che reca dentro. Per i viventi ci sarà la pienezza. Nei corpi chi si nasconde scenderà finito perché bruciato. La rovina porta nel mondo dei viventi al serpente. Nella prigione il rifiuto esce. Un vivente il vigore per finirlo porta al mondo per stappar via il serpente. Il rifiuto (già) in fasce gli indica.
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