BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2011  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheDecriptazione Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
PER RICORDARSI
DOVE SONO LE NOSTRE RADICI

di Alessandro Conti Puorger
 

SOLILOQUIO SULL'UOMO E L'ALLEGORIA DELL'ALBERO
Una mia meditazione iniziava così: "Se l'uomo viene dal cielo là torna".
Nella primavera del 2008, accadde che, invitato a Fiè in Val Gardena al matrimonio della figlia di un mio caro amico che sposava un giovane del luogo, alcuni invitati che mi conoscevano si sono accorti e m'hanno fatto notare che su una panchina del sagrato della chiesa c'era targhetta di cui la foto sottostante.

la targhetta Riprendeva l'inizio di quel mio articolo, riportava il mio nome e su una panchina adiacente ce n'era un'analoga con un pensiero di Sant'Agostino.
Il mio amico non ne sapeva nulla e la figlia nemmeno.
Immaginate la mia sorpresa, tra l'altro era in un posto dove non avrei mai pensato d'andare se non ci fosse stato quel evento e mi domandai che probabilità poteva avere un caso del genere, tanto più che sono un sedentario che abita a Roma a 750 Km di distanza.
Mi confortò il pensare che il mio pubblicare in Internet non è come l'invio di messaggi in bottiglia, ma c'erano altri che vanno alle loro radici!
Sono le radici che ritengono essere quelle della famiglia umana, i fondamentali da cui questa ha avuto origine, che parlano della sua elezione nel creato.
Le radici implicano però il concetto di albero e, allora, vado subito al sodo.
C'è, appunto, chi ritiene la nostra radice nei cieli, cioè la nostra origine è l'aldilà.
Impertinente uno spiritello della mente: Come lo sai? Ci sei stato? Sei ritornato?
Stessa domanda si può fare a chi non crede nell'aldilà: Come sai che non c'è?
L'ateo non può dimostrare la non esistenza con prove scientifiche inconfutabili; lo scientismo, infatti, ha dei limiti.
La ragione opera in questo mondo, ma non s'oppone ad altre possibilità; su queste può solo concludere che non è in grado di dimostrarle.
Voltaire (1694-1778) sull'anima e la vita dopo la morte sosteneva: "L'anima è come il ronzio di un'ape. Forse il ronzio dell'ape resterà quando non ci sarà più l'ape?"
Questo sapiente aveva prove certe che Dio non esiste?
È però certo che se c'è una causa prima, il Dio Creatore, l'esistente per antonomasia, questi non si dimentica del ronzio di quel ape e lo può far rivivere.
Baruch Spinoza (1632 -1677) diceva: "A nessuna cosa meno che alla morte pensa l'uomo libero e la sua sapienza non è meditazione della morte, ma della vita", però la morte è un fatto oggettivo che relativizza la vita dell'uomo. Non è da confondere libertà con saggezza e non si può dire che un uomo libero del genere che non mediti sulla morte si possa definire anche saggio.
"Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Giovanni 8,32) dice Gesù di Nazaret e verità è che si muore, perciò non pensarci non rende di certo nemmeno liberi.
La risurrezione, la cui prova provata è Cristo Risorto, apparso a tanti nella sua gloria, è gioia totale che supera la morte ed è solo vita raggiante ed in un tale prospettiva può non solo rivivere il ronzio di quel ape, ma l'ape stessa.
Sotto questa aspetto è utile una festa che ci ricordi le nostre radici.
Quale miglior motivo dei una festa che il ricordarci che siamo uomini "liberi" dalla morte grazie alle nostre radici.
Questa festa per i cristiani è la Pasqua che presenta la gloria della risurrezione.
Guardando però nelle tradizioni in effetti, c'è una festa ebraica che riguarda l'albero e le sue radici!
Detta così parrebbe una festa ecologista, ed è comunque anche una festa ebraica.
Gesù Cristo avrà certamente portato a compimento anche tale festa!
Vediamo un po', Ebreo viene da "e'boer" , "regione posta aldilà", perciò, di fatto, etimologicamente per la lingua ebraica è "ebreo" chi è di una regione del genere, così lo è chi viene dal cielo che sta "nell'aldilà"; allora, chi crede che la propria origine sia nell'aldilà da cui ritiene di venire e auspica di tornare alla fine del proprio viaggio, è Ebreo!
Con quelle stesse lettere v'è il termine "e'bur" "il prodotto", legato in pratica allo stesso radicale .
Pensando all'aldilà se ci fosse un albero del cielo questo darebbe come prodotto, un frutto celeste.
Ora, le lettere ebraiche "e's" di "albero - legno", per l'albero terreno ci dicono "si vede salire ", ma per l'ambivalenza salire-scendere del segno della lettera di un eventuale albero celeste ci dicono "si vede scendere ", vale a dire si vede pendere.
Riferito a prodotto "e'bur" si può spezzare in - quindi si vede il e questo viene da in cui ci sono l'idee di "frumento", "bar", e di "puro" e di "figlio", questi in aramaico.
Da un albero, da un legno può pendere un prodotto.
Da un legno si vide pendere un figlio! Ci parla di un crocifisso.
Con i significati grafici delle lettere, "e'bur" si può spezzare in "si vede puro ", come potrebbe essere un frutto dell'aldilà...
Ho voluto andare più a fondo su tale questione e riporto il succo di quanto trovato e pensato al riguardo dell'albero e delle norme della Torah sui frutti.
L'albero è un elemento prezioso della natura e se secolare, imponente, ombroso, pare incurante del tempo.
Dà un senso di stabilità che contrasta con l'idea della finitezza della natura umana, della sua caducità e fugacità ed apre le porte a ricordare i nostri avi.
Le querce millenarie sono i santuari delle tradizioni, della continuità che non è interrotta da morte, odio e da vicende umane.
Il Deuteronomio (20,19s) prescrive il rispetto dell'albero da frutto del nemico addirittura in tempo di guerra: "Quando cingerai d'assedio una città per lungo tempo, per espugnarla e conquistarla, non ne distruggerai gli alberi colpendoli con la scure; ne mangerai il frutto, ma non li taglierai, perché l'albero della campagna è forse un uomo, per essere coinvolto nell'assedio? Soltanto potrai distruggere e recidere gli alberi che saprai non essere alberi da frutto..."
Sotto gli alberi piantati dai genitori gli uomini crescono i loro figli.
Nell'antica giudea alla nascita di un figlio o di una figlia si piantava un albero e alla vigilia del matrimonio si dice che il loro albero era tagliato per farne i pali del baldacchino nuziale.
La prima composizione inserita del libro dei Salmi inizia così: "Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere." (Salmo 1,1s)
La "legge", ripetuta 2 volte, in effetti, sono le "torot" che ci propongono le Sacre Scritture e la vita; vengono comunque dal Signore, quindi quei corsi d'acqua di cui parla il Salmo 1, sono acque di un mondo superiore.
Il libro dell'Apocalisse, infatti, segnala nella Gerusalemme celeste: "...un fiume d'acqua viva limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita che da' dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni." (Apocalisse 22,1s)
Quelle acque escono dal costato di Cristo appeso alla croce il frutto celeste.
Nei cieli "shemaim" , infatti, vi sono le acque "maim" che sono state separate nel secondo giorno della creazione, tramite il firmamento, dalle acque inferiori, quelle fisiche, che portano alimento anche agli alberi della terra.
Queste sono separate nel terzo giorno e fanno nascere gli alberi, le prime creature vive che spuntano sulla terra secondo Genesi 1.
Ecco che appare evidente il parallelo tra l'albero che ha le radici in terra e si alimenta delle acque della terra e l'uomo le cui radici sono in cielo ed ha bisogno di un cibo spirituale che viene dai cieli, la parola di Dio.
L'uomo perciò, a tutti gli effetti, è un albero che ha le radici in cielo e da cui vengono frutti in questa terra.
Gli uomini sono "alberi che camminano" dirà il cieco guarito in Marco 8,24.
Il frutto è "perì" ove, per prima lettera, troneggia la che riferita a Dio è la Sua bocca, la Parola o Verbo.
Il frutto allora è il "Verbo che in un corpo sarà ".
L'attesa di tutta la creazione è che si verifichi questa profezia per proclamare: "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio..." (Salmo 67,7)
L'attesa era di un frutto particolare che riportasse la "benedizione".

"Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il Signore: mia roccia, in lui non c'è ingiustizia." (Salmo 92,13-16)
Su questo tema ci conforta anche il pensiero del profeta Geremia: "Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti." (Geremia 17,7s)
Il profeta Michea mette queste parole in bocca di Dio che sulla terra cerca come chi va a racimolare tra gli alberi da frutto: "Ahimè! Sono diventato come uno spigolatore d'estate, come un racimolatore dopo la vendemmia! Non un grappolo da mangiare, non un fico per la mia voglia. L'uomo pio è scomparso dalla terra, non c'è più un giusto fra gli uomini." (Michea 7,1s)
Nei Vangeli (Matteo 21,19; Marco 11,12-14,20-24) Gesù, evidentemente, ripropone questa immagine quando va a cercare frutti nel fico; il padrone del campo, cioè figurativamente il Signore "aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò" e dice all'agricoltore: "Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai". (Luca 13,6-9)
Il parallelismo tra l'uomo e gli alberi è poi evidente nei Vangeli:
  • Giovanni Battista nella sua predicazione diceva: "Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco." (Luca 3,8s)
  • "Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore." (Luca 6,43-45)
In tale contesto gli uomini malvagi sono "...alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati..." (Giuda 12)
Il profeta Geremia sulla stessa scia del Salmo 1 dice: "Maledetto l'uomo... il cui cuore si allontana dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere." (Geremia 17,5)
Ciò che è là "come tamerisco nella steppa" è ove vicine tra loro ci sono tre volte le lettere "a'r" di "nemico" e ricordano la parabola della zizzania ove Gesù commenta: "Un nemico ha fatto questo." (Matteo 13,28)
Questa allegoria tra l'uomo e l'albero è da tenere presente nel prosieguo di questa meditazione che s'interessa, come si sarà compreso, di una festa particolare, quella dell'albero.
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2011 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  RACCONTI A SFONDO BIBLICO...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy